FULVIA CERVONE RADICI

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FULVIA CERVONE RADICI

INAUGURAZIONE 04.09.2015 ore 18,30

Testo di Marina Mander Finissage 13.09. 2015

GALLERIA 1610 Riva Sette Martiri 1610/A Castello 30122 Venezia


Introduzione “Radici”

Terra, sabbia, sassi, legni, colle, muffa. E i colori della terra.madre, dove affondano le nostre “Radici” intrecciando storie personali e matrici universali. “Radici” forti, che resistono allo sferzare e al mutare del vento. La combinazione feconda di nomadismo culturale e radicamento spirituale partorisce figure che riverberano una memoria antica eppure promettono nuove generazioni e incessante fertilità. Una discesa nella sostanza dei corpi, fonti naturali di vita, donne madri, donne Veneri, donne materiche, concrete eppure sognanti. Se la prima Venere di Dolnì Vestonice è nata 29.000 anni e la stuatuetta paleolitica della Venere di Willendorf rappresenta un tributo-amuleto alla femminilità, attraverso le Veneri della civiltà egea scoperte da Fulvia Cervone al museo di Heraklion a Creta, altre dee si ripresentano nel contemporaneo con i loro seni e il sesso, il ventre e i glutei, a parlarci, al di là di un ormai impossibile realismo, di un’archeologia intima che riaffora e strappa il velo delle apparenze. Dolcissima la donna ferita in “La Blessure” , struggente in “Le Passè”, generatrice di un’esultanza festosa in “Infanzia” mentre il fuoco continua ad ardere nel “Braciere”. La coppia, il confondersi nel due senza temere la perdità d’identità, il ricordo, il ritorno, un rimando al primigenio, al “diamante nascosto dell’esistenza” per dirla con le parole di Milan Kundera. Ma il nostos di Fulvia Cervone non è un viaggio nostalgico, è piuttosto una ricerca in profondità che è frutto e fa da contraltare al suo muoversi trasversale nel mondo, assorbendo e ascoltando suggestioni multi-culturali e temporali. Viaggia con gli occhi aperti e dipinge con gli occhi chiusi, Fulvia Cervone, rivolgendo lo sguardo a ciò che sta sotto la pelle.

Testo di

Marina Mander



Introduction "Roots"

Soil, sand, stones, wood, glue, mold. And the colours of Mother Hearth, where our Roots”sink by weaving personal stories and universal matrices. Strong “roots” that resist to the lashing of the changing wind. The fruitful combination of cultural nomadism and spiritual roots gives birth to figures that reverberate an ancient memory, yet promise new generations and incessant fertility. A descent into the substance of bodies, natural sources of life, womenmothers, women-Venus, concrete and yet dreamy women. If the first Venus of Dolni Vestonice was born 29,000 years and Paleolithic statue of Venus of Willendorf it’s a amulet tribute to femininity, through the Venus of the Aegean civilization discovered by Fulvia Cervone at the museum of Heraklion in Crete, other goddesses recur in contemporary with their breasts and sex, belly and buttocks, to speak, beyond a now impossible realism, of an ,archaeology that rises to the surface and tears the veil of appearances. Sweet the injured woman in "The Blessure" poignant in “Le Passè”, generating festive exultation in "Childhood" while the fire continues to burn in the “Cauldron”. The couple, the two blended in one without fear of loss of identity, the memory, the return, a reference to the primitive, to the " hidden diamond of existence" to quote the words of Milan Kundera. But the nostos of Fulvia Cervone is not a nostalgic trip, it’s quite a find in depth that is the result and it’s in contrast to his cross move in the world, absorbing and listening to time and multi-cultural suggestions. Fulvia Cervone travels with open eyes and paints with closed eyes, turning his look to what's under the skin.

Text

Marina Mander



Biografia

Fulvia Cervone nasce “per caso” in montagna, a Belluno, ma dagli anni ’70 vive “per scelta” a Venezia. Vanta sangue salernitano e un gran viaggiare nell’arte e nel mondo. Venezia e i suoi fermenti culturali come fonte d’ispirazione originaria, curiosità e amore per le civiltà nella ricerca di una radice comune come motore per esplorare l’altrove. Fulvia Cervone per anni ha insegnato ai bambini e agli stranieri, ha sperimentato diversità e integrazione, ha utilizzato diversi strumenti: la voce, la musica, la corporeità, pennelli e trementina. Ha suonato il flauto barocco, intessuto arazzi, canta in un coro, ora è facile incontrarla con l’adorato cane Yuf dalle parti di San Giovanni e Paolo oppure con un trolley al guinzaglio sulla scaletta di qualche aereo per chissà dove. Si dichiara auto-didatta, decide di esporre il suo lavoro con un po’ di ritrosia, ma lo considera una mappa o un’altra tappa di un percorso da condivere, così come si condividono esperienze e passaggi, a volte con chi passa e va, a volte con chi resta nel cuore. Si considera nomade ma mai in fuga, a casa ovunque. Dal 4 al 13 settembre 2015 torna alla sua prima abitazione veneziana, oggi diventata, per un gradito scherzo del destino, la Galleria 1610 Castello che ospita la sua prima mostra personale. Un ritorno inaspettato che trasforma il tempo del distacco in materia fertile, in una nuova avventura, questa volta pittorica, che proprio da qui ha mosso i primi passi, che proprio qui, quasi in Laguna, affonda le radici.


Biography

Born "by chance" at the mountains, in Belluno, Fulvia Cervone lives "by choice" since the ‘70s in Venice. She has Salernitan blood in her veins and a wide travelling in art and in the world. Venice and its cultural ferment are her original inspiration, while curiosity and love for civilizations in search of a common root are her driver to explore elsewhere. Fulvia Cervone has taught for years to children and foreigners, experiencing diversity and integration, and using different tools: voice, music, corporeality, brushes and turpentine. She has played the baroque flute, she has woven tapestries, she sings in a choir, and now she is easy to meet with the beloved dog YuF near campo San Giovanni e Paolo in Venice, or with a trolley on a leash on the ladder of a plane to somewhere. She declares self-taught, and she decided to exhibit her work with a little of reluctance, considering it as a map or another stage of a journey to share, just as you share experiences and changes, sometimes with who comes and goes and sometimes with those who remain in the heart. She consider herself a nomadic but never on the run, at home anywhere. From September 4th to the 13th 2015 she goes back to her first home in Venice, now became, for a welcome twist of fate, the Castello 1610 Gallery which is hosting her first solo exhibition. An unexpected return that change the time of separation in a fertile material, a new adventure, this time of painting, which, exactly from here, has taken her first steps, and that here, in the Lagoon, has its roots.


Info: http://fulviacervone.jimdo.com/


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