Short Theatre 3 / Ai confini della realtà

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AI CONFINI DELLA REALTA, TEATRO INDIA 7/13 settembre 2008 Roma / Lungotevere dei Papareschi teatro danza performance conversazioni concerti libri zona chill out direzione artistica accademia degli artefatti in collaborazione con AREA06 Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali

TEATRO

Short Theatre in collaborazione con L’AGENZIA CULTURALE DEL QUÉBEC IN ITALIA

TEATRI DI VITA

Spazio B domenica 7 settembre ore 19.00 lunedì 8 settembre ore 19.00

LE COGNATE (2h30) di Michel Tremblay (Canada)

uno spettacolo pop di Andrea Adriatico per Teatri di Vita traduzione di Jean-René Lemoine e Francesca Moccagatta con la cura drammaturgica di Stefano Casi e l'aiuto di Daniela Cotti

con le sorelle Francesca Ballico, Francesca Mazza, Angela Malfitano, Tita Ruggeri le loro amiche Anna Amadori, Angela Baraldi, Rossella Dassu, Olga Durano, Maria Grazia Ghetti, Ida Strizzi la cognata Lea Cirianni e sua suocera Ilde Passera la figlia/nipote Sara Kaufman e le sue amiche Eva Geatti e Valentina Grasso

scene e costumi di Andrea Cinelli con Maurizio Bovi, Arian Matuka, Isabella Sensini e ideeintesta immagini di Raffaella Cavalieri tecnica Matteo Nanni suono Alessandro Saviozzi comunicazione Giampiero Leoni produzione esecutiva di Monica Nicoli con Mariaconcetta Mercuri, Valeriano Pesante

una produzione Teatri di vita realizzata per bè_bologna estate 2008 con Comune di Bologna-settore cultura; Regione Emilia Romagna-servizio cultura; Ministero per i Beni e le attività culturali; Fondazione Carisbo; Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

aBarbaraNativi (madeinBologna)

Le Cognate Quindici pettegole intorno ad uno spropositato numero di punti da incollare per riempire un’infinità di cartelle-premi e, con esse, un indicibile vuoto esistenziale. Un’esilarante tragicommedia per un cast tutto femminile. È del 1965 questo testo-rivelazione del canadese Michel Tremblay un dramma corale di ordinaria follia nel quale il totem dell’oggetto da possedere diventa il simulacro dei desideri repressi, e il demone della tentazione possibile. Ed è la piatta vita quotidiana, non a caso, il refrain delle lagnanze di ciascuna delle donne, alle prese con frustrazioni pronte a essere ribaltate con spreco di cinismo e cattiveria sulle più deboli fra le ‘cognate’… Se non che, nella trama di malcelate invidie, ingenue furbizie e ipocrisie codine, rimane imbrigliata la stessa primadonna Germaine, defraudata – per mano dell’affollato branco rosa che lei stessa aveva chiamato a raccolta – dei preziosi premi a punti… Il dramma ironico di Tremblay – che alterna il dialogo al monologo, e al coro di modernissime e minimali baccanti divoratrici di premi a punti – è insieme feroce satira di un modello culturale e intenerita partecipazione a un piccolo mondo femminile della provincia canadese, ancora ignaro dell’incipiente rivoluzione.

In principio era il frullatore. Il set di coltelli. La trapunta. E poi tessere, carte-fedeltà, bollini e punti-fragola sono arrivati a fidelizzare, in Italia, un consumatore su tre, per un totale stratosferico di 80 milioni di cartelle punti. Ecco allora l’idea – giocando tra il serio e il faceto (ma fino in fondo) con questa mania – di offrire anche allo snobistico spettatore teatrale, punti e premi perché indovini il vip che si cela sotto l’ambiguo nome di Ilde Passera… Ci voleva un testo esilarante quale Le cognate di Michel Tremblay, allestito per la prima volta in Italia nel 1995 dalla compianta Barbara Nativi (cui lo spettacolo è dedicato) a convincere un regista ‘impegnato’ come Andrea Adriatico a giocare seriamente sul tema delle carte-fedeltà.

E il risultato è un’inedita versione “pop” de Le cognate (con tanto di punti e premi per il pubblico!) segnate da uno speciale marchio di fabbrica: il “made in Bologna”. Si tratta infatti di uno spettacolo prodotto dal teatro di ricerca del Comune felsineo, Teatri di Vita, e destinato a bè, l’Estate Bolognese 2008. E ancora, un allestimento composto da un cast al femminile di quindici attrici, tutte della scuola bolognese.

Ecco dunque “le sorelle” Francesca Ballico, Francesca Mazza, Angela Malfitano, Tita Ruggeri; “le loro amiche” Anna Amadori, Angela Baraldi, Rossella Dassu, Olga Durano, Maria Grazia Ghetti, Ida Strizzi; “la cognata” Lea Cirianni e “sua suocera” Ilde Passera; “la figlia/nipote” Sara Kaufmann e “le sue amiche” Eva Geatti e Valentina Grasso

E insieme a loro, ad evocare una provincia ‘pop’ più della bassa emiliana che quebecchiana, sono le scene di Maurizio Bovi e Andrea Cinelli, che firma anche i costumi con l’aiuto di Isabella Sensini e Arian Matuka; le immagini di Raffaella Cavalieri, il suono di Alessandro Saviozzi e l’aiuto regia di Daniela Cotti.

Andrea Adriatico è tra i registi teatrali più singolari della generazione degli anni 90. Nato all'Aquila nel 1966, nel 1989 crea il suo primo lavoro come autore e regista: le ceneri di beckett. Due anni più tardi diventa regista residente di Santarcangelo dei Teatri. Contestualmente nel 1991 dà vita alla compagnia :riflessi e nella stagione 1992/93 fonda un nuovo teatro a Bologna: Teatri di VitaCentro Internazionale per le Arti della Scena. Come regista teatrale ha realizzato spettacoli affrontando autori come Koltès, Pasolini, Mishima, Cocteau, Copi, e ha presentato i propri lavori in Italia e all’estero. Andrea Adriatico è anche regista cinematografico. Il suo primo film Il vento, di sera (2004) ha debuttato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il suo secondo film All’amore assente (2007) è invece stato presentato al London Film Festival.

Michel Tremblay, scrittore e drammaturgo, è nato a Montreal (Quebec, Canada) nel 1942, e cresciuto in uno dei sobborghi della città di lingua francese, abitato dalla classe operaia che parlava il dialetto joual, di cui successivamente avrebbe riutilizzato le tipiche espressioni nelle sue opere. A cominciare da Le cognate, scritta nel 1965 e rappresentata nel 1968, con uno straordinario successo. Questa commedia è così considerata la capostipite della drammaturgia quebecchese, un vero capolavoro ‘classico’. Tremblay ha scritto 26 commedie, 3 musical, e poi romanzi, racconti, sceneggiature, traduzioni e perfino un libretto d’opera.

In Italia è stato introdotto da Barbara Nativi attraverso il festival Intercity e la prima messa in scena italiana de Le cognate (con la regia della stessa Barbara Nativi) nel 1995.

Anna Rosa Amadori

Nel 1990 ha fondato, insieme al regista e drammaturgo Fulvio Ianneo, il Teatro Reon di Bologna. Al mestiere di regista ed attrice teatrale (con Valdoca, Marco Balliani, Letizia Quintavalle, ed altri) ha accostato quello di interprete di drammi radiofonici (per Radio Rai 3) e di pubbliche letture, senza rinunciare ad attività didattiche ed educative nell’ambito del teatro-ragazzi e teatro sociale.

Francesca Ballico

Dopo un lungo sodalizio artistico con Luigi Gozzi, lavora con Andrea Adriatico in molte delle sue regie teatrali (Madame de Sade, Le quattro gemelle, Orgia, L’auto delle fughe) e cinematografiche (Il vento, di sera e All’amore assente). Nel 2008 dirige e interpreta il monologo Quel che si chiama vita, ispirato a Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci.

Angela Baraldi

Esordisce come cantante al seguito di musicisti quali Ron, Lucio Dalla e Francesco De Gregori, per poi avviarsi a una solida carriera da solista con sei album all’attivo. Come attrice di teatro è stata diretta, fra gli altri, da Giuseppe Bertolucci e Lucio Dalla. Per il cinema ha lavorato con Giancarlo Giannini, Fabrizio Bentivoglio e Stefano Accorsi, fino al grande successo di Quo Vadis, Baby?, per la regia di Gabriele Salvatores, diventato un sequel televisivo attualemente in onda su Sky Cinema.

Lea Cirianni

Lavora con realtà di spicco dell’area bolognese ed emiliano-romagnola, quali l’ERT, il Teatro Comunale di Bologna, l’Arena del Sole e Itc-Teatro dell’Argine di San Lazzaro, per il quale svolge laboratori teatrali. È stata diretta, nel teatro, da registi come Nanni Garella e Giancarlo Cobelli e, per il cinema, da Alessandro D’Alatri (in Casomai) e Giampaolo Tescari (ne Gli occhi dell’altro).

Rossella Dassu

Attrice del teatro di ricerca e per varie compagnie, è anche un’instancabile promotrice di nuove formazioni. Da Andrea Adriatico è stata diretta in Orgia di Pasolini e ne Le quattro gemelle di Copi. Al cinema ha lavorato con Enza Negroni e Tonino de Bernardi.

Olga Durano

Dopo aver seguito la Scuola di Jaques Lecoq – e le successive incursioni formative nel teatro Kabuki e in quello di Pina Bausch –viene chiamata al Teatro Pier Lombardo sotto la direzione di Franco Parenti. A Bologna giunge per lavorare con Nuova Scena e, tra i molti registi, con Leo de Berardinis. Per la televisione ha preso parte a numerose trasmissioni e fiction, sia sulla Rai che su Mediaset.

Eva Geatti

Formatasi alla scuola romagnola di Motus e Masque Teatro, nel 2001 dà vita – insieme al performer Nicola Toffolini – alla compagnia Cosmesi, con la quale ottiene il Premio Iceberg 2005.

Esordisce nell’avanguardia romana degli anni 70, per poi trasferirsi nel decennio successivo a Bologna, dove è protagonista degli spettacoli del Teatro Presenza, diretti da Enor Silvani. In seguito a una personale ricerca sulle tematiche femminili, collabora con la compagnia Teatroaperto-Teatro Dehon di Bologna. Ne Il ritorno al deserto, diretta da Adriatico, ha interpretato il ruolo della saggia Maame Queeleu.

Valentina Grasso

Diplomatasi alla Scuola ‘Galante Garrone’, lavora nel teatro-ragazzi dell’Antoniano di Bologna, continuando a recitare con registi dell’area bolognese quali Giorgio Comaschi, Marco Cavicchioli, Maurizio Cardillo, nella cui compagnia omonima entra a far parte dal 2006.

Sara Kaufman

Dopo aver frequentato la Scuola Colli di Bologna e svolto stages con Danny Lemmo (Actor's Studio) e Vadim Mitchenko (Teatro di Mosca), ha debuttato come professionista ne Il ritorno al deserto, diretta da Andrea Adriatico (interpretazione che le è valsa molte lodi della critica).

Angela Malfitano

Attrice storica della ‘scuola’ di Leo de Berardinis, nonchè di Thierry Salmon e Jodorowsky, in seguito al successo de La morte della sacerdotessa (Premio Iceberg 1992), si è confrontata anche con la regia e la drammaturgia. Da Andrea Adriatico è stata diretta ne Il ritorno al deserto di Koltès.

Francesca Mazza

Premio Ubu come miglior attrice 2005, Francesca Mazza è sublime attrice del teatro e del cinema di ricerca italiani. Co-fondatrice del Teatro di Leo (con de Berardinis), ha lavorato con molti registi di primo piano, fra cui Andrea Adriatico che l’ha diretta in Madame de Sade, Le quattro gemelle, Il ritorno al deserto e nei film Il vento, di sera e All’amore assente.

Tita Ruggeri

Talentuosa attrice bolognese, da sempre a suo agio nei varii generi teatrali (dal cabaret al comico, alla ricerca più raffinata), ha lavorato molto per la televisione (in diverse sit-com delle reti nazionali) e per il cinema (con Antonio Albanese, ed altri artisti).

Regista di teatro ragazzi, operatore culturale e insegnate presso l’Itc-Teatro dell’Argine di San Lazzaro, ha lavorato come interprete per varii registi, tra cui Giancarlo Cobelli, Laura Curino, Lorenzo Salveti.

RICCI/FORTE

Bagni

domenica 7 settembre ore 20.30/23.00 ogni 15 minuti lunedì 8 settembre ore 20.30/23.00 ogni 15 minuti

Ingresso gratuito

WUNDERKAMMER SOAP di Ricci/Forte

performer: Nicolò Todeschini

Wunderkammer soap L’unica via possibile, come predicava Marlowe, è la reiterata distruzione di certezze. Didone, Faust, Tamerlano, Edoardo II, ovvero quattro individui che hanno pagato a caro prezzo la loro libertà di uscire dal mucchio. Da qui parte il percorso “a tappe” di wunderkammer soap, frammenti inquieti di 25 minuti (esattamente come una soap opera televisiva), ispirati all’universo elisabettiano, da replicare in loop. Didone diventa così il lungo viaggio verso la notte di un travestito che, dentro la sua stanza da bagno, ripercorre la storia di un amore impossibile con un suo cliente che lo vuole chirurgicamente identico a Nicole Kidman; Faust - divo mediatico di un reality show sul viale del tramonto - vende la sua anima alla televisione; Tamerlano e Zenocrate, giovani malavitosi con brame di potere anni ’70, consumano amplessi nel garage che accoglie la loro latitanza; Edoardo II, o del torturante senso di colpa di Isabella, assassina di fronte all’amore assoluto, scoccato in fila alla cassa di Ikea, tra suo marito e un commesso, Gaveston. Voci parallele. Corpi ordinati. Catalogati. Disposti come feti sottovetro, in moderne stanze borghesi (bagno, cucina, camera da letto, garage, salotto). Acquari umani, dove il cuore di tenebra, a nudo, degli interpreti fibrilla all’unisono con quello di chi guarda… perché, in fondo, è solo un incidente di percorso che stabilisce chi sia lo spettatore, chi il protagonista della tragedia.

Ricci/Forte Formatisi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e alla New York University, studiano drammaturgia con Edward Albee. Vincono il Premio Studio 12/Anticoli Corrado con fuochi fatui. Si aggiudicano il Premio Oddone Cappellino con l’acchiappatopi e i Premi Vallecorsi e Fondi-La Pastora con facchini dell’orsa maggiore. Ricevono il Premio Hystrio per la Drammaturgia. ‘abbastarduna e matria sono il primo e secondo capitolo della trilogia orgia dei sentimenti Rappresentano il Teatro Eliseo/Roma alla prima edizione di ExtraCandoni. troia’s discount (prodotto dal Festival Castel dei Mondi di Andria, Nuovo Teatro Nuovo di Napoli e Asti Teatro) è andato in scena nel 2006, regia di Stefano Ricci. La prima fase del progetto wunderkammer soap #1_#2, regia di Stefano Ricci, ha debuttato al Festival Quartieri dell’Arte 2006. Vengono invitati dall’Ambasciata di Francia per “Face à Face” con Olivier Py. A giugno 07, a Venezia/Biennale Danza, in collaborazione con La Scala di Milano, debutta il progetto mare in catene, di cui hanno curato la partitura drammaturgica. Fanno parte dell’Osservatorio Critico del Premio Scenario. Al Festival Internazionale Castel dei Mondi, agosto/settembre 07, presentano metamorpHotel e la seconda fase del progetto wunderkammer soap #3_#4_#5, regia di Stefano Ricci. Lo spettacolo integrale sarà ospite dell’Edinburgh Festival 08. A marzo 08, all’Universitè d’Avignon, viene presentata l’edizione francese de ‘abbastarduna. Ad aprile 08 ripresa di troia’s discount, al teatro Eliseo di Roma e Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. 100% furioso debutterà in anteprima, nell’agosto 08, al Festival Castel dei Mondi. Nella stagione 08/09, pluto di Aristofane, di cui cureranno la riscrittura, regia di Massimo Popolizio, prodotto dal Teatro di Roma. Elisabetta Pozzi, Maria Paiato, Manuela Mandracchia, Piero Maccarinelli, Serena Sinigaglia sono stati, tra gli altri, interpreti e registi dei loro testi. Svolgono, oltre a quella di autori teatrali, l’attività di sceneggiatori. I loro ultimi lavori sono i cesaroni (Telegatto come fiction dell’anno) e la serie tv hot (prima e seconda stagione), che hanno scritto e diretto per Jimmy (SKY).

PERFORMANCE

MANIFATTURE KNOS/INDUMA TEATRO

Spazio B bis domenica 7 settembre ore 21.45

TRA 1 ORA E 12 MINUTI (1h12) liberamente tratto da Forganglighet di Lars Norén (Svezia)

con Lea Barletti foto di scena Maurizio Buttazzo regia Werner Waas

Tra un’ora e 12 minuti Un ragazzo diciottenne si prepara ad ammazzare il maggior numero possibile di alunni e professori nella scuola dove lui ha “sofferto”. Sa bene che non sopravvivrà. E’ cresciuto in un ambiente non a rischio, si è allenato a fare la guerra giocando ai videogiochi. Nel novembre 2006 prima della tentata strage nel liceo della cittadina di Emstetten in Westfalia (Germania) in conclusione della quale si suiciderà Sebastian B. realizza un video amatoriale, disponibile su Internet, in cui spiega le ragioni che lo hanno portato a questo gesto. Lars Norén utilizza nel suo Forganglighet ampiamente questo testo. Noi utilizziamo il testo di Sebastian B. e stralci del testo di Norén per rendere visibile un’assenza.

Quando un pazzo dice la verità, di quale verità si parla? E’ strano trovarsi d’accordo con un folle che si accinge a sterminare un’intera scuola. Anche se non ne condividi le conclusioni è strano lo stesso. Mi fa rabbia assistere da spettatore a come un mondo ingiusto si costruisce i propri carnefici-vittime senza battere ciglio, senza abbandonare per un attimo la posizione di chi la sa comunque meglio, salvo poi non poter rispondere a chi fa giuste domande sul senso della sua esistenza qui. Il capitalismo è in guerra da quando sono nato, la sua ingiustizia disumana è la causa del mio sentirmi vicino a questo folle. E’ straziante il suo essere puro oggetto, anche da morto. Il suo giovane pensiero è impigliato in una rete prefabbricata di cui lui avverte la presenza ma che non riesce a strappare. Quanta confusione, quanta energia sprecata c’è in questa sua battaglia, persa, per un “io”. Chi o cosa non gli ha permesso di diventare adulto? A furia di essere trattata come una massa di bambini di 6 anni, nemmeno troppo svegli, la società si sta forse rimbambendo tutta quanta e non si accorge di essere nel bel mezzo di una guerra strisciante. L’impotenza di fronte a tanta cecità mi fa diventare produttivo, mi fa venire voglia di cambiare le cose. Non ho paura. Guardo le cose. Cerco cosa c’è dietro a quell’assenza che qui ci parla.

L’associazione INDUMA si costituisce nel 2007 a Lecce per volontà del regista Werner Waas, dell’attrice Lea Barletti e dell'amministratore Giuseppe Suppa. Induma si presenta come un innesto all'attività di Quellicherestano, compagnia teatrale fondata a Roma 15 anni fa da Paolo Musio, Massimo Bellando Randone, Fabrizio Parenti e Werner Waas. Ad oggi l’associazione si è arricchita e si avvale della collaborazione di nuove risorse umane in ambito artistico, organizzativo, logistico e amministrativo. INDUMA (Interventi Necessari Duri e Urgenti Mediante le Arti) nasce dall’esperienza delle Manifatture Knos di Lecce. Struttura che per oltre trent'anni ha ospitato la scuola di formazione professionale per operai metalmeccanici ed elettrotecnici creata dai Salesiani a metà degli anni ’60. Uno spazio, di circa quattro mila metri quadri coperti, abbandonato per una decina di anni, ora restituito alla città come centro multidisciplinare dedicato alla cultura e all'arte contemporanea. L'istituzione di un'attività teatrale in questo posto richiede un ripensamento profondo delle pratiche e priorità artistiche adottate finora. Nasce così un nuovo tipo di progettazione che parte dal basso, dalla partecipazione, dall'eterogeneità di esperienze di diversa provenienza, da un duttile processo di comunicazione trasversale che travolge le sicurezze e consuetudini di tutti costringendoli alla quotidiana invenzione della propria identità, alla creazione per arrivare infine a ridisegnare il concetto stesso di lavoro e di un'etica culturale. Dunque il teatro inteso come uno strumento utile per comprendere ciò che siamo, come un esperimento culturale sul vivo della società di oggi, come lavoro della de-manipolazione, della presa di coscienza in mezzo al torpore culturale.

Werner Waas Nato nel 1963 vive e lavora fra Monaco di Baviera, Roma e Lecce. Inizia il suo percorso come aiuto regista di Carlo Cecchi, Sandro Sequi, Massimo Castri e Giancarlo Cobelli.

Lavora come regista a Erlangen, Ulm e Berlino. Ed è alla direzione della Bosch Bühne Berlin, con Rolf Kemnitzer. Fonda nel 1993 la compagnia Quellicherestano presente in quasi tutti i maggiori festival teatrali in Italia. Cura la Direzione artistica della sezione prosa di Magliano Sabina Teatro, progetto pilota della Regione Lazio per una residenza di teatro, danza (Ugo Pitozzi) e musica (Rita Marcotulli). Cura le regie nei teatri stabili di Brescia, Napoli, ma anche a Roma al Teatro Eliseo e al Teatro Argentina sotto la direzione di Mario Martone.

Tra le ultime regie Renata al Teatro Colosseo di Paolo Musio, prima assoluta; Bocca di cowboy di Sam Shepard, prima nazionale al Teatro India; Das Geheimnis mitten im gewöhnlichen Leben loop teatrale da un testo di Don DeLillo in collaborazione con M+M, realizzato con il contributo del Comune di Monaco, Schrannenhalle. Jackie di Elfriede Jelinek, prima nazionale, Mittelfest, Cividale/Friuli; Drammi di Principesse I-III di Elfriede Jelinek, radiodramma per Radio Rai 3, musica originale di Carlo Hintermann; Dulce Est“ di Herbert Achternbusch, prima nazionale, Cantieri Teatrali Koreja, Lecce Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino, Teatro Stabile di Napoli. Tra le pubblicazioni due traduzioni: L’Addio di Elfriede Jelinek, teatro, Castelvecchi Editore e L’ora della morte di Herbert Achternbusch, romanzo, Effigie.

Lars Noren è uno degli autori più acclamati di questi anni nel mondo. Svedese, cinquantaquattro un passato di poeta e una pratica di regista dietro una fluviale attività di commediografo, può essere considerato l’erede di Strindberg.

TEATRO

Dal 1973 - anno del debutto sulla scena svedese con il dramma Fursteslickaren - sino ad oggi, sono oltre 50 le pièces di Norén rappresentate dentro e fuori i confini della Svezia. Nato a Stoccolma nel 1944, la sua infanzia e adolescenza furono contrassegnate da una forte instabilità e da tragedie famigliari, alle quali Norén tornerà assiduamente nella sua produzione Negli anni seguenti si dedicò con ardore alla poesia, pubblicando in media una raccolta ogni anno fino al 1980 e riscuotendo ampi successi critici: le sue liriche, in cui è palese l’influsso dei poeti modernisti e surrealisti, sono state definite urla, grida, frammenti vocali [tratti] dal caos della schizofrenia e dal silenzio e risentono dell’esperienza dell’ospedale psichiatrico, in cui Norén fu internato per alcuni mesi dopo la morte della madre, nel 1964. La crisi psicotica che lo colpì si manifestava con forti allucinazioni, durante le quali il drammaturgo si sentiva sommergere da veri e propri diluvi di voci e immagini che reclamavano di essere rappresentate e che non cessavano di tormentarlo fino a che egli non le avesse trasposte sulla pagina. Prima ancora che esercizio letterario, l’atto dello scrivere costituì dunque per Norén una forma di terapia per dare sfogo alla propria nevrosi, un modo per liberarsi dal carico di angoscia e pulsioni autodistruttive che lo invadevano. Come è stato ben sintetizzato da un critico: “L’atto dello scrivere è per Norén una necessità imprescindibile, lo strofinare una ferita costantemente aperta che ha nome infanzia e crescita. La scrittura si è fatta rituale, scongiuro contro il passato”.

TEATRO/PERFORMANCE

Short Theatre in collaborazione con ESTЗRNI COSMESI

Spazio Esterno domenica 7 settembre ore 22.45 martedì 9 settembre ore 19.45

Ingresso gratuito

CUMULONEMBI ALLA MIA PORTA (15 min) di Eva Geatti e Nicola Toffolini

Come se i paesaggi interiori potessero realmente scorrere all’interno della stanza. La sequenza avviene all’interno di un abitacolo che è un’automobile, considerata come unità abitativa individuale dallo spazio ridotto, una cella minima, una voliera per un uccellino con le fattezze di una donna. Cambia l’umore dell’evento e cambia la densità dell’aria, l’abitacolo diventa fumoso, s’ingrigisce l’interno e l’azione si proporziona all’andamento della visibilità nel rapporto di stretta dipendenza tra gli accadimenti all’interno e all’esterno dell’auto, la modificazione della densità dell’aria e lo scarico del fumo all’esterno, trova origine il processo di regolazione dei flussi che determina in tempo reale la possibilità della visione.

Eva Geatti e Nicola Toffolini formano il gruppo di ricerca Cosmesi nel 2001. L’idea di partenza nasce dalla volontà di realizzare spazi che diventino l’unico teatro possibile, una scena che non è più una costruzione per lo spettacolo ma un’architettura autonoma, una drammaturgia, un pensiero forma; è un progetto che sin dal suo esordio trascende il semplice attuare spettacoli a favore di un’indagine della scena come dispositivo, del teatro come libero luogo di coinvolgimenti ed esperimenti dell’immaginazione visiva.

Eva Geatti si forma come performer lavorando con compagnie teatrali già affermate nella ricerca, collaborando con Motus, Teatrino Clandestino e Masque Teatro. Nicola Toffolini, artista visivo multisciplinare, indaga diversi aspetti dell’arte: allestisce esposizioni personali e collettive, e contamina la ricerca teatrale con le competenze acquisite negli ambiti del design o del disegno. Ha partecipato a diverse mostre tra le quali la Quadriennale di Tornio, TECHNE 02, Wundergarten… Al momento espone per alcune tra le più importanti gallerie italiane.

MASQUE TEATRO

Spazio B bis domenica 7 settembre ore 23.00 lunedì 8 settembre ore 21.45

HEAD VI (44 min) ideazione e regia: Lorenzo Bazzocchi con: Eleonora Sedioli, Federica Cangini scene: Lorenzo Bazzocchi, Eleonora Sedioli elettronica: Matteo Gatti physical computing: Lorenzo Bazzocchi suono e luci: Lorenzo Bazzocchi tecnica: Andrea Basti progetto grafico: Eugenio Debegnak organizzazione e ufficio stampa: Catia Gatelli, Rosanna Lama produzione: Associazione Culturale Masque, Mood indigo (Bo) col contributo di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena

Head VI Liberamente ispirato a "Francis Bacon. Logica della sensazione" di Gilles Deleuze. Il saggio del filosofo francese può essere inteso come un vero e proprio breviario per le arti performative. Deleuze individua tre elementi nella pittura di Bacon: - Le grandi campiture come struttura materiale spazializzante - La Figura, le Figure e il loro fatto - Il contorno

Il contorno viene inteso come luogo di uno scambio nei due sensi. La figura è a volte seduta sulla sedia, a volte coricata sul letto. Sembra che stia attendendo che qualcosa possa accadere. Nell'individuare la dinamica del movimento e quindi una ritmica della percezione accettiamo l'ipotesi di Deleuze, ossia: ciò che accade è sul punto di accadere o è già accaduto.

Altro elemento che abbiamo utilizzato nel lavoro con la figura è il cosiddetto coefficiente di deformazione dei corpi e in particolare come suggerisce lo stesso Bacon, quello di allungamento. Abbiamo seguito l'indicazione che il pittore ritiene necessaria affinché la pittura possa strappare la Figura al figurativo: isolare la figura. Tre sono le opere prese in considerazione: Head VI del 1949, Study for a bullfight N. 1 del 1969, Painting del 1978 e tre gli accadimenti realizzati lavorando su procedimenti di isolamento, attenendoci costantemente ai suggerimenti di Deleuze per la costruzione di dispositivi che non costringano la figura all'immobilità, bensì ne rendano visibile il percorso, in una sorta di esplorazione che vada a definire un campo operativo, in quella operazione liberatoria che lui stesso ha definito come: attenersi al fatto.

La scena prevederà una figura isolata, questo è vero. Una figura che come un lottatore avrà a che fare di volta in volta con dei testimoni, un pianoforte smembrato, la testa di un corpo-maiale, una valigia sanguinante. Ma cosa c’è oltre alla figura sulla scena? Il depotenziamento del luogo deve far posto all’arena: lo spazio scenico che Masque concepisce sarà allora un dispositivo di natura spazializzante, si avvicinerà alla figura cercando di interagire fisicamente con essa, se ne allontanerà come se diventasse uno strumento prospettico, si dilaterà per permettere l’anamorfosi, si schiaccerà per comprimere. C’è nell’aria già dopo pochi minuti dall’inizio una sensazione quasi tattile; la struttura diviene per lo spettatore lo strumento per toccare con mano la figura. E a proposito della mano; due le questioni: cosa ci dice la mano. Come lavora la mano… se l’unica parvenza organica è una testa-corposenza corpo … è pur vero che questa tensione di doppio scambio tra la struttura e la figura, tra la figura e il testimone, sembra comunque definire una sorta di funzionamento. Come non ricorrere qui a Self-portrait del 1973, a quell’uomo con la testa di maiale rispetto al quale la deformazione avviene sul posto. Lo sforzo del corpo si compie su di sé. Deleuze ci aggira, egli stesso fluttuante sul cerchio di un contorno che stabilisce le regole del sopravvivere del senso ricordandoci come tutto il corpo sia pervaso da movimento = “movimento deformemente deforme, che ad ogni istante riconduce l’immagine reale sul corpo per costruire la figura …Un quadro ci può fare da guida. Figure standing at a washbasin del 1976: aggrappato all’ovale del lavandino, incollato con le mani ai rubinetti, il corpo-figura si costringe ad un intenso sforzo immobile per poter fuggire, passando tutto intero attraverso il tubo di scarico.”

Masque Teatro nasce nel 1992 a Bertinoro (Forlì-Cesena) per opera di Lorenzo Bazzocchi e Catia Gatelli. La forza visionaria del loro teatro si esprime nel complesso dialogo che la compagnia sviluppa tra il discorso filosofico, la creazione di elaboratissime architetture sceniche e il fondamentale ruolo della Figura. Alcuni spettacoli hanno aperto una possibilità che identifica non solo una cifra stilistica ma una nuova modalità produttiva ed una rinnovata relazione con il pubblico. Nel 2000 ricevono il premio Ubu per il progetto Prototipo e nel 2002 il premio Francesca Alinovi per l’attività artistica. Dal 1994 sono ideatori e organizzatori del festival Crisalide.

Le creazioni di Masque sono state ospitate in Italia e all’estero: Teatro Valle-Roma, Teatro Vascello-Roma, Musei capitolini, centrale Montemartini-Roma, CRT-Milano, Teatro Franco Parenti-Milano, La Triennale-Milano, Teatro delle Passioni-Modena, Arena del sole-Bologna, Laboratori DMS, la Soffitta-Bologna, Teatro studio-Scandicci(FI), Teatro della Limonaia-Sesto Fiorentino, Politeama Rossetti-Trieste, Teatro Sanzio di Urbino, Teatro Rasi-Ravenna, Teatro Diego Fabbri-Forlì, Festival di Santarcangelo (1993, 1999, 2004), Festival di Volterra, Festival Inequilibrio, Festival opera Prima-Rovigo, LTD Performing arts Festival-Torino, Mayfest, Glasgow-Scozia, Scènes étrangères, Vilneuve d’Ascq-Francia, Infant Festival, Novisad-Serbia, Bitef Festival, Belgrado- Serbia.

TEATRO

ARDECORE

Spazio esterno domenica 7 settembre ore 23.45

Ingresso gratuito

Marco Di Gasbarro: batteria, percussioni, xilofono Ludovica Valori: tastiera, fisarmonica Giampaolo Felici:chitarra, voce

Chimera, il nuovo lavoro per il gruppo Ardecore, esce a distanza di due anni dal primo album, omonimo. L’esordio, del 2005, ha ottenuto in poco tempo un ottimo riscontro di pubblico e critica, con entusiastiche recensioni dalle maggiori testate specializzate, magazine e quotidiani ed effettuando decine di interviste radiofoniche presso le più importanti radio e network italiani.

A differenza del primo, CHIMERA propone soprattutto canzoni originali oltre a nuove interpretazioni di vecchi brani della tradizione musicale italiana.

Il progetto diretto da GIAMPAOLO FELICI diventa in questo secondo disco decisamente più ampio nelle collaborazioni dando spazio, oltre che ai componenti presenti nel primo album (tutti ancora presenti in Chimera), musicisti e strumenti "nuovi" che rendono questo secondo lavoro molto più versatile e ricco nei contenuti e nelle sonorità.

Il carattere acustico del primo disco è ora ampliato da un apporto "elettrico" che non allontana comunque il gruppo da quei temi che avevano in precedenza acceso una forte attenzione sulla loro musica.

La presenza in molti brani di sezioni fiati ed archi allarga ulteriormente gli orizzonti sonori di questo nuovo album.

Chimera è composto da dieci tracce, dove la melodia di radice italiana è accompagnata da strutture musicali, che partendo dal folk nostrano e attraversando una vasta serie di generi contemporanei che vanno dal blues al jazz dei primordi, arriva a toccare sonorità che precorrono i tempi, con un gusto del tutto originale e personale.

L'approccio alla parte strumentale risulta ora meno legato alla tradizione, valorizzando ulteriormente la melodia delle canzoni che richiamano in maniera ancora più evidente, rispetto al primo lavoro, le prime incisioni della musica nostrana, partendo dalla lezioni dei cantanti italiani dei primi del '900 come Carlo Buti, Gabrè, Ettore Petrolini, Romolo Balzani e tanti altri dimenticati interpreti della nostra radice musicale contemporanea

Ardecore è lo straordinario progetto nato da un’idea del cantautore folk blues GIAMPAOLO FELICI. Un laboratorio in piena espansione che dal 2005, anno del folgorante esordio omonimo, ha macinato musica e consensi. Tanto da arrivare con il successivo “Chimera” a vincere la Targa Tenco 2007 come miglior opera prima. Tanto evocativo e composto da brani della tradizione popolare romanesca il primo quanto denso di originali il secondo lavoro, ARDECORE è una creatura musicale mutevole a seconda delle esigenze, all’interno del quale convivono in armonia molti musicisti. Tra quelli presenti nel disco LUCA VENITUCCI alla fisarmonica e pianoforte (tra le sue collaborazioni quella al fianco di Lou Reed con l'ensemble di Berlino Zeitkratzer), VALERIO BORGIANELLI allo xilofono, vibrafono e percussioni (attivo nella musica contemporanea, è stato invitato da Steve Reich alla Columbia University di New York), e moltissimi ospiti della scena musicale romana, sia essa d’avanguardia come MARCO DI GASBARRO alle percussioni, FABIANO MARCUCCI al contrabbasso, MANLIO MARESCA alla chitarra elettrica (provenienti dagli Squartet), ALEKSANDAR “ZAR” KARIC al mandolino, i componenti degli ZU; sia quelli più “tradizionali” come le nutrite sezioni di fiati e di archi presenti in molte delle dieci tracce del cd; MARIO CAMPOREALE e LUDOVICA VALORI al trombone, LUCA D’AMATO e ERSILIA PROSPERI alla tromba, ALESSANDRO FEDERICO al clarinetto, ALBERTO SÀRCINA al bombardino AGNÉS TRINCAL e FRANCESCO PISANELLI al violino, GIORGIA FRANCESCHI alla viola, MARCO ALGENTI al violoncello.

Ospite in entrambi i dischi il chitarrista statunitense GEOFF FARINA (ex leader dei Karate).

L’idea di ARDECORE nasce dall’amore per la radice popolare della cultura romanesca, dalla capacità di mettere anima e cuore nel ricollocare questa musica in un contesto più ampio di quello in cui è stata relegata nell'ultimo scorcio di storia. Le particolarità della sua struttura negli arrangiamenti, come nei testi, la rendono unica e il bisogno di darle nuova visibilità è la scintilla che ha "riacceso il cuore" verso i suoni e le storie di Roma.

CHIMERA è il passo evolutivo successivo, con un organico ancora più ampio. Una straordinaria prova di scrittura originale e di arrangiamento personale e ineguagliabile, nel nostro paese, per quello che concerne la rilettura e l’attualizzazione della tradizione romanesca. Al lavoro di produzione e scrittura di Giampaolo Felici si affianca anche la collaborazione preziosa di Luca Venitucci (suoi gli arrangiamenti delle sezioni archi e fiati).

CONCERTO

PERFORMANCE

Short Theatre in collaborazione con Instituto Cervantes

ROSA CASADO Y MIKE BROOKES

spazio esterno lunedì 8 settembre ore 22 Ingresso gratuito

SNAPSHOTS/SOMETHING BURNING di Rosa Casado e Mike Brookes

Il progetto è un’intersezione di due lavori di Mike Brookes e Rosa Casado Something burning è il tentativo di esplorare in spazi pubblici le possibilità sociali ed artistiche di azioni dalla forte connotazione plastica e di creare dei punti di contatto tra un’azione semplice e lo spazio in cui viene attuata. In quest’ottica, Mike Brookes genera un evento intimo che qualcuno potrebbe aver voglia di ricordare. Con Snapshots Rosa Casado lega quest’evento all’impossibilità di fissare un momento vissuto, ai tentativi e alle strategie che si attuano per sostenere quei momenti e al desiderio istintivo di conservare una reliquia “materiale” degli stessi. Gli spettatori saranno chiamati a partecipare alle immagini che verranno realizzate e all’evento.

Mike Brookes è artista e designer. Attualmente vive nel Regno Unito ma lavora in tutto il mondo producendo oggetti e performance all’interno di contesti specifici. Le sue opere sono conosciute per aver indagato pratiche performative pensate per diversi spazi grazie all'uso sperimentale delle tecnologie, e per l’approccio innovativo alla drammaturgia e alla documentazione. Collabora con Mike Pearson - Pearson/Brookes - ed è anche Artista Associato della compagnia di performer 'Quarantine', con la quale si è aggiudicato il premio dell’Arts Council dell’Inghilterra nel 2005. Nel 2007 è stato insignito del prestigioso Creative Wales Award dall’Arts Council del Galles, per la creazione di una serie sperimentale di nuove opere. Inoltre ha accettato la posizione di Creative Research Fellow, all’Aberystwyth University del Galles.

Rosa Casado è artista e performer indipendente. Il suo lavoro è incentrato sulla riscrittura della realtà attraverso la decontestualizzazione di azioni ordinarie e quotidiane al fine di esplorare nuovi modi di "pensare" e "fare", e sulla creazione di spazi interdisciplinari per promuovere la prassi artistica contemporanea. Nel 2000 ha iniziato a collaborare con gli artisti gallesi Jill Greenhalgh e Mike Brookes, creando la performance: 7 attempted crossings of the Straits che ha girato in Spagna, Germania, Argentina, Colombia, Australia, Danimarca, Galles e Italia. In seguito ha iniziato a far parte dei progetti di Jill Greenhalgh: Water[war]s (Brisbane, Australia) e The Acts (Festival Magdalena Barcellona, Spagna; The Hemispheric Institute Encuentro a Buenos Aires, Argentina). Ha partecipato a progetti di ricerca artistica in Serbia, Paesi Bassi, Italia, Svezia, Spagna, Stati Uniti e in Germania. Attualmente sta collaborando con la Co-operative Dance Education Center - Progetto Pilota Tanzplan e con la Universität der Künste di Berlino nel MA Solo Dance Autorship. È stata borsista dell’Accademia di Spagna a Roma nel 2007/08.

Rosa Casado e Mike Brookes hanno creato le performance Paradise 2- the incessant sound of a falling tree che ha girato in Galles, Stati Uniti, Spagna, Australia, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera e Italia. Attualmente stanno lavorando su altri progetti tra cui: Some things happen all at once / Some things happen more slowly. Attualmente sono responsabili del Centro Coreográfico Galego Fellowship e hanno invitati artisti in residenza presso il Festival MAPA a Girona, Spagna.

FATTORE K

Spazio A bis lunedì 8 settembre ore 22.45

DRAMMI DI PRINCIPESSE

LA MORTE E LA FANCIULLA I-Biancaneve e il cacciatore (40 min) di Elfriede Jelinek (Austria)

Spazio A bis martedì 9 settembre ore 20.00

DRAMMI DI PRINCIPESSE

LA MORTE E LA FANCIULLA III-Rosamunda e Fulvio (40 min) di Elfriede Jelinek (Austria)

traduzione Werner Waas regia di Federica Santoro con Luisa Merloni e Federica Santoro luci Gianni Staropoli aiuto alla scenografia Valentina Fusco una produzione Fattore k direttrice di produzione Simona Patti collage loc. Daniele Villa dahville.blogspot.com si ringraziano C. De Fabritiis e L.Tilli

la morte e la fanciulla le ossa , le ossa, le ossa questo ci riguarda

I Prinzessendramen (Drammi di Principesse) è un ciclo di atti unici di varia forma e misura che Elfriede Jelinek va elaborando dal 2001. La morte e la fanciulla I e III sono i primi atti della serie: due dialoghi tra Biancaneve e il Cacciatore e tra Rosamunda e Fulvio, tra una figura maschile e una femminile, tra la Morte (in tedesco al maschile) e la Fanciulla, appunto. Due favole. Eccoci, eccoci eccoci. la radicalità di questi testi si evidenzia lì dove il personaggio sparisce nella Figura, il Maschile e il Femminile si confrontano su un terreno assoluto, l'idea della non rappresentazione è il tema principe nei Drammi di Principesse- la domanda è talmente forte la visione talmente accecante da diventare irrapresentabile (questo lo dice subito la Jelinek: scordiamoci il teatro, per favore! più o meno in questo modo!), questo ci pone la questione x, ci materializza e concretizza ad un livello tale da essere mostruose, e tremendamente belle, innominabili eppure siamo Federica e Luisa e il pubblico ci guarda!

Elfriede Jelinek La scrittrice austriaca si forma a Vienna nel clima della contestazione studentesca degli anni Sessanta, fin dai suoi primi esordi letterari si guadagna la fama di enfant terribile, una voce originale e provocatoria nel panorama letterario, fama che la porterà nel 2004 a ricevere il Premio Nobel per la letteratura. Il teatro della Jelinek, in un fluire ininterrotto che abolisce ogni illusione scenica e mira a svelare la menzogna che si cela dietro ogni schema espressivo storicamente e socialmente preordinato, ogni luogo comune, stereotipo, ideologia. Nell'area degli scrittori-drammaturghi contemporanei che potremmo definire "maledetti", figli degeneri della tranquilla Austria, Elfriede Jelinek si distingue per il suo radicalismo espressivo ed è la voce femminile più innovativa e provocatoria, dove per “femminile”, si intende la capacità di creare un linguaggio prolifico nel generare una molteplicità di significati; in particolare nei testi teatrali, la provocazione non riguarda solo il contenuto, che tocca temi scottanti, mai in un modo banale e moralistico, ma anche il piano della messa in scena, che viene negata nelle sue regole fondamentali: azione, personaggio, luogo, esistono solo tra le righe in una visionaria libertà

Il progetto Drammi di principesse prodotto da Fattore K è l'inizio di una collaborazione nata dall'incontro di Federica Santoro che ne cura anche la regia e Luisa Merloni. Negli ultimi anni seguendo il percorso artistico l'una dell'altra, abbiamo collaborato anche in alcuni progetti, come letture a tema e performance.

Federica Santoro Da anni lavora come attrice in molti spettacoli diretti da Giorgio Barberio Corsetti, e collabora con altre compagnia teatrali. Fonda nel 2004 insieme a Daniela Cattivelli -Cane- formazione variabile che lavora sulla rappresentazione adottando di volta in volta formati diversi. (Psicosi delle 4e48.-S.Kane...azioni sonore, live set etc...) Nel 2007 ha curato la regia di Alla meta di Thomas Bernhard di cui è anche interprete.

Luisa Merloni Nel 2001 fonda insieme alla regista Manuela Cherubini l’Associazione PsicopompoTeatro, e realizza una serie di progetti che la vedono impegnata come attrice e autrice in diversi spettacoli di teatro e opere musicali, tra cui nel 2005, Cabaret Hypocondriaque in collaborazione con il Théatre Desequilibrium, Roma-Parigi e nel 2007, Hamelin di Juan Mayorga, regia Manuela Cherubini, Short Theatre, Teatro India, Roma 2007. L'incontro con la Jelinek ci ha trovate unite nel desiderio di mettere in scena i suoi testi, non solo per la produzione di uno spettacolo a se stante, ma in una progettualità più ampia, che comprende l'approfondimento e la sperimentazione del linguaggio scenico su testi di drammaturgia contemporanea, progettualità che ciascuna di noi già porta avanti da alcuni anni .

TEATRO

DARIA DEFLORIAN / ANTONIO TAGLIARINI

Spazio A martedì 9 settembre ore 20.45

REWIND (1h 15) omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch

di e con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e con Alexandra Grillo

una coproduzione Planet 3 e Dreamachine con il contributo dell’Imaie e la collaborazione di Area 06-Roma, Rialto Santambrogio, Roma, Florian TSI, Pescara, Centro Artistico Grattacielo, Livorno, Armunia-Castiglioncello

Rewind. 1978 Café Müller di Pina Bausch. Un infarto teatrale nel mondo della danza. Un evento artistico, un pezzo di storia dell’arte del ‘900.

Per tutti noi – troppo giovani allora - Café Müller è stato una pietra di paragone, un mito, una frase fatta. A distanza di trent’anni prendiamo Café Müller come punto di partenza. Quell’oggetto oggi è inevitabilmente altro: il tempo trasforma, cancella, confonde e l’idolo, intoccabile e mitizzato si frantuma, rimangono le sacre macerie. Finalmente le macerie. E allora è possibile camminare tra queste macerie, prenderne in mano una, guardarla da vicino e frantumarla ulteriormente. E’ possibile finalmente ridere. Con quello che resta è possibile fare tutto.

“Ogni uomo uccide ciò che ama” canticchiava Jeanne Moreau in un film di Fassbinder. Un lavoro sui tradimenti della memoria quindi, un tentativo di re-invenzione fatto di continue interruzioni, da miriadi di piccoli racconti collaterali tra autobiografia e totale fantasticheria. Un improbabile riavvolgimento del tempo, rewind appunto. Le sedie, lo spazio, i corpi, la danza, e noi oggi. Lontani da quella salvifica drammaticità di allora. Lontani da noi, spossati dal troppo aver visto, nuova forma di cecità.

Daria Deflorian Attrice e regista di spettacoli teatrali. Laureata al Dams spettacolo con una tesi sul teatro immagine in Italia, ha studiato tra gli altri con Domenic De Fazio, Danio Manfredini, Pippo Delbono, Masaki Iwana, Gabriella Bartolomei. Ha lavorato come attrice per il Teatro di Roma, Teatro Stabile delle Marche, Pippo Delbono, Accademia degli Artefatti, Remondi e Caporossi, Il Pudore Bene in Vista, Dark Camera. Nel 2006 ha lavorato a New York al NYTW come interprete di Kaos, uno spettacolo diretto dalla coreografa Martha Clarke. E' stata assistente alla regia per Anna Karenina di Eimuntas Nekrosius, Edipo re di Mario Martone e per Gente di plastica di Pippo Delbono. Da sempre interessata al rapporto tra testi narrativi e poetici e loro visione sulla scena, ha ideato e interpretato spettacoli, performance e letture, in particolare su autori del Novecento: Gabriel Garcia Marquez (Diluvio, Premio Opera Prima di Narni), Ingeborg Bachman (In cerca di frasi vere); Pier Paolo Pasolini (Piccoli poemi d’azione e La passione), Fernando Pessoa (Schlafen ohne Ort con il coreografo Georg Blaschke), Samuel Beckett (Ne ide pa ne ide di Stefano Gabrini) Daniele Del Giudice (Per l’errore e Manovre di volo, con Leonardo Filastò). Nel 2004 ha partecipato al "Progetto Petrolio" per il Teatro Stabile di Napoli con lo spettacolo Torpignattara. Nel 2006 ha presentato al Teatro India di Roma Corpo a corpo, progetto condiviso con Alessandra Cristiani. Nel 2008 ha debuttato con Rewind, un omaggio a Café Müller di Pina Bausch, progetto condiviso con Antonio Tagliarini e sempre nel 2008 con ArgheTeatro ha presentato al festival Inequilibrio Esploso di Castiglioncello Bianco, testo di Azzurra D’Agostino e musiche di Fabrizio Spera, di cui ha firmato la regia.

Antonio Tagliarini. Performer, autore, regista. Studia con molti maestri della scena contemporanea, tra cui: Danio Manfredini, Raffaella Giordano, Thierry Salmon, Marco Martinelli, Giorgio Rossi, Francois Pesentì, Marco Baliani. Corso di specializzazione ERT (Emilia Romagna Teatri) e TEE (Teatro Stabile delle Marche) e della Ragione Lazio. Lavora come danzatore e attore in molte creazioni, tra cui: Massimiliano Civica, Miguel Pereira, Raffaella Giordano, B.T.Jones, Marco Baliani, Giorgio Rossi, Cilla Lakatos, Fabrizio Arcuri (Accademia degli Artefatti). Spettacoli e performance di cui è autore e interprete: rewind , un omaggio a Café Müller di Pina Bausch (2008) ideazione ed interpretazione condivisa con Daria Deflorian. Show (2007), ideazione ed interpretazione (Short Theatre, Teatro India, Roma). love me love me (2007), performance presentata al Festival Drodesera. F.A.Q. (2007) ideazione ed interpretazione condivisa con Danya Hammoud; con il supporto di Carovana. Progetto internazionale “Cites of Immagination”: Portogallo, Spagna, Slovenia, Italia, Francia. “le très très + 1” - perdues au musée (2007), performance (Centrale Montemartini-Museo Capitolino di Roma). I-box (place) (2006) Concept: creato con Luca Trevisani (APAP Advanced Performing Art Project, Germania, Austria, Polonia, Belgio, Portogallo, Italia). Una trasformazione (2006), performance (Sentieri Natura nei Parchi Naturali del Lazio). Agatha-Cristy show (2005), performance creata con Idoia Zapaleta (Portogallo, Italia). Titolo provvisorio:senza titolo (2004), ideazione ed interpretazione (Italia, Belgio, Germania, Spagna). Le serve di J. Genet (2005), ideazione e interpretazione condivisa con Francesca Viscardi. (Estate ai Fori Traianei, Roma.). Caramelle (2003), performance (RomaEuropa Festival). Freezy (2002), ideazione ed interpretazione (Italia e Slovenia). Antonio Miguel (2000), concept Miguel Pereira, ideazione e interpretazione (Portogallo, Brasile, Italia, Austria, Slovenia, Germania, Svizzera, Norvegia, Francia). Premiato dal Ministero della Cultura Portoghese come migliore spettacolo dell'anno. Il drago e il santo (1999), testo di M.Poggi, regia. La dolorosa storia di Ermengarda (1998) ideazione condivisa con Nicola Russo.

TEATRO/PERFORMANCE

PERFORMANCE

Short Theatre in collaborazione con ESTЗRNI

COSMESI

Foyer martedì 9 settembre ore 22.10

Ingresso gratuito

LA PRIMADONNA_ CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA (15 min) di Eva Geatti e Nicola Toffolini In collaborazione con Michele Bazzana

Suono di Stefano Pilia Allestimento in collaborazione con Davide Macor Elettronica in collaborazione con Tommaso Pecile Con la consulennza tecnica di: Allestimenti_ Enrico Lain Illuminotecnica_ Cristian Zanor Elaborazione file di taglio_ Stefano Paron Una produzione Cosmesi_ 2006

La primadonna_ Il Principio: La primadonna nell’occhio del ciclone.

Grandi disastri femminili - Grandi disastri al femminile «Io ti ho fatto e io ti distruggo» mi diceva sempre “Donna Giuliana”. ...Come lentamente cresce una costruzione. ...Come velocemente appare il disastro. ...Come viene percepita la distruzione mentre accade. Sono discorsi sulla potenza. Rimanere fermi, statici nel centro del ciclone...nella quiete sospesa...per non esserne rapiti, trascinati via, travolti, coinvolti. Assistere in prima persona.

Testimone oculare dell’evento che spazza e distrugge.

...E se la primadonna fosse il fulcro?

Immobile cresce tra l’approvazione degli altri una figura che mette in primo piano il valore del suo corpo, della sua immagine. Essa esprime uno sforzo costante per restare fedele al suo essere visibile. Una tensione continua nell’affermarsi.

Nella staticità, nella potenza, Lei è! Quando la distruzione si concretizza si rivela all’esterno. ...ma tutto questo sgorga dall’interno.

Lei il fulcro.

Prima in positivo...

Poi in negativo...

Esprime continua ambivalenza. Prima crescita, poi distruzione. E sempre Lei resta!

...Come una folata d’aria...Un vento forte...Un uragano “cattivo”...Una tromba d’aria improvvisa...Eventi che cambiano radicalmente il paesaggio e il comportamento dell’uomo. modifica-distruggi | modifica-distruggi | modifica-distruggi | modifica-distruggi | modifica-distruggi | modifica-distruggi | modificadistruggi

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Eva Geatti e Nicola Toffolini formano il gruppo di ricerca Cosmesi nel 2001. L’idea di partenza nasce dalla volontà di realizzare spazi che diventino l’unico teatro possibile, una scena che non è più una costruzione per lo spettacolo ma un’architettura autonoma, una drammaturgia, un pensiero forma; è un progetto che sin dal suo esordio trascende il semplice attuare spettacoli a favore di un’indagine della scena come dispositivo, del teatro come libero luogo di coinvolgimenti ed esperimenti dell’immaginazione visiva.

Eva Geatti si forma come performer lavorando con compagnie teatrali già affermate nella ricerca, collaborando con Motus, Teatrino Clandestino e Masque Teatro. Nicola Toffolini, artista visivo multisciplinare, indaga diversi aspetti dell’arte: allestisce esposizioni personali e collettive, e contamina la ricerca teatrale con le competenze acquisite negli ambiti del design o del disegno. Ha partecipato a diverse mostre tra le quali la Quadriennale di Tornio, TECHNE 02, Wundergarten… al momento espone per alcune tra le più importanti gallerie italiane.

TONY CLIFTON CIRCUS

Spazio esterno martedì 9 settembre ore 22.30 mercoledì 10 settembre 22.45

Ingresso gratuito

LA MORTE DI BABBO NATALE - EUTANASIA DI UN MITO SOVRAPPESO (50 min) di Tony Clifton Circus con Stefano Cenci, Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni, Nicola Danesi de Luca luci Chiara Martinelli soluzioni sceniche Rocco Berlingeri organizzazione Francesca Corona (PAV) una coproduzione Tony Clifton Circus, Artivive Festival, Comune di Soliera con la complicità di Famiglia Cenci (Rolo, Reggio Emilia), ANIMAKT (Saulx les Chartreux, Francia)

La morte di Babbo Natale eutanasia di un mito sovrappeso - un’ipotesi di lavoro è un santo.

è un vecchio.

è simile a Dio. è saggio.

è un supereroe. è una pubblicità.

è il simbolo assoluto del consumismo. è una delle divinità dell’Olimpo dell’Immaginario Collettivo.

Ma, allo stesso tempo, è un sogno d’infanzia preconfezionato deprimente e volgarmente sfruttato. Deprimente come il mondo di oggi, non a causa della guerra, del terrorismo, della povertà o dell’arroganza del potere, ma per la scomparsa della magia, del sogno, dell’infanzia, della favola e della voglia di crescere. Per ogni bambino scoprire che Babbo Natale non esiste significa capire che si sta diventando grandi e che la cosa non è poi così bella. È senza dubbio una delle prime delusioni della vita, uno dei primi miti a crollare, la fine della poesia, la morte della favola, una tappa fondamentale per l'ingresso in una società fondata sul niente.

Ma Babbo Natale, lui come si sente? cosa pensa veramente del suo lavoro, della sua missione? crede a se stesso? al suo operato? ed il controverso rapporto con le renne? cosa fa Babbo Natale quando non è Natale? si deprime? esulta per il non lavoro su una spiaggia caraibica?

Probabilmente nessuno lo riconosce fuori stagione... probabilmente una vita come tante altre. Babbo Natale esiste quindi...ma ha deciso di suicidarsi. Noi lo aiuteremo regalandogli una bella morte.

Il Tony Clifton Circus vuole essere un’insegna luminosa, con lampadine colorate e ad intermittenza, utile a segnalare la presenza di qualcosa di inatteso. Vincitore nel 2003 del premio Arts de Carrer di Barcellona ed ospite di numerosi festival internazionali in Italia, Spagna, Austria, Francia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Lussemburgo, Germania, Belgio.

Il progetto Tony Clifton Circus nasce da una causa scatenante, l’incontro con Anthony Jerome Clifton, un artista più o meno sconosciuto, italoamericano, la cui estetica può ridursi a quattro parole “la vita è strana”.

La formazione di questo “Circo dell’anomalia” è responsabilità di Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi. Sono due clown molto diversi tra loro. Nicola è cervellotico, tenta di essere razionale, politico, cosciente... ama la parola, il suono ed il senso della parola, in scena vorrebbe cantare. Iacopo è corporale, è vittima dei suoi raptus, volutamente incosciente per sfiducia nella ragione, è umorale... balla, suda, in scena vorrebbe vomitare. Li accompagna Enzo Palazzoni, polistrumentista e incallito piromane, divenuto ben presto colonna sonora e protagonista vitale delle loro esibizioni.

Nel 2007 si unisce a loro Stefano Cenci, giovane virgulto del Teatro Emiliano, cresciuto alla corte di Armando Punzo e divenuto ben presto, con la sua ilare e irriverente logorrea, protagonista degli spettacoli in sostituzione di Nicola, ritiratosi, almeno per il momento, dalle scene, per dedicarsi allo studio dell’onanismo psichico. Trovare una poetica, una linea di ricerca costante al lavoro del T.C.C. non è facile, quello che cercano di mettere in scena è la stranezza, l’anomalia; amano far ridere ma ancor più amano far strozzare la risata in gola allo spettatore.

Vogliono essere riconosciuti ed apprezzati ma pensano che la strada migliore per farlo sia non essere accomodanti, non assecondare le voglie del pubblico, portare davanti agli spettatori qualcosa che sia imbarazzante più che divertente.

Da queste premesse nascono i loro spettacoli veri e propri esperimenti di comicità estrema o meglio di estremismo comico, nei quali amano mischiare la più elementare demenzialità alla sottile eleganza poetica.

Ma alla base c’è sempre l’irrazionale godimento che nasce dal mettere in scena tutto questo... da lì nasce tutto dal piacere di giocare come bambini e come bambini non chiedersi perché né tanto meno cosa significa... fare quello che pare e piace per loro è la cosa più importante e vederglielo fare, state certi, non è per nulla rassicurante.

Con Amore e anche un po’ di Odio TONY CLIFTON CIRCUS

TEATRO/PERFORMANCE

PSICOPOMPOTEATRO

Spazio A bis mercoledì 10 settembre ore 19.45

LA STRAVAGANZA (50min) di Rafael Spregelburd (Argentina)

interprete Simona Senzacqua traduzione e regia Manuela Cherubini video Sergio De Vito suoni Graziano Lella luci Gianni Staropoli

Non si può parlare del senso della vita senza utilizzare parole sbagliate, termini inesatti. Ma non c’è modo; sta di fatto che si è stabilito un sistema solare che non si muove più. Perché si muova manca qualcosa che lo distrugga: questa è la causa della creazione dell’essere umano. Ma ciò è stato fatto senza nessuno scopo. Per questo non possiamo dire “siamo qui per…”. Lo scopo dei potenti si compie non in virtù dei potenti, ma per il nostro modo di pensare ad una causalità che tende sempre a stabilire sistemi di valore e a determinare significati. Tutta la storia, le mitologie sono il risultato di queste catene pianificate di cause. Se distruggiamo diversi frammenti di questo sistema, estrapolando dalla sua casella il sistema gravitazionale, tutto si sgretola.

LaStravaganza è il secondo capitolo dell’“Eptalogia di Hieronymus Bosh”, dell’autore argentino Rafael Spregelburd. Perché iniziare dal secondo capitolo? L’ordine nel quale lo spettatore scelga di vedere le opere, il lettore di leggerle, il regista di rappresentarle, inciderà sulla sua cosmovisione, e pertanto modificherà la sua visione particolare di ciascuna di esse e del loro insieme: arbitrio. Nello stesso modo che il quadro di Bosch cui è ispirata l’Eptalogia, La tavola dei Sette Vizi Capitali, necessita di essere “percorso” per essere visto: a partire da quale punto? Tutte le opere dell’Eptalogia rendono testimonianza della caduta dell’Ordine Moderno, che l’Uomo credeva suo e ciascuna di esse, a suo modo, formula le domande che accompagnano il turbamento dell’Uomo dinanzi a questa caduta. Dov’è la deviazione quando ormai non c’è un centro? E’ possibile la trasgressione quando non c’è una legge fondante? La Stravaganza è una forma di deviazione, dalla legge dell’Ordine. I Sette Peccati capitali sono migrati verso altri ordini morali, verso una delirante “cartografia” della morale, dove la ricerca del centro costituisce il motore di tutta l’indagine disperata sul divenire. Manuela Cherubini

Psicopompo significa “traghettatore di anime”, è uno degli attributi di Hermes, l’attributo che caratterizza la liminalità, la soglia, la frontiera. La frontiera è ciò che nello stesso tempo proibisce e autorizza il passaggio, ciò che chiude, definisce, e ciò che apre e confonde. Esiste un pensiero di frontiera, una prassi intellettuale ed artistica che si produce nelle zone di confine dei domini delle scienze e delle arti e si dedica all’esplorazione dei limiti. Le collaborazioni con artisti provenienti da ambiti ed esperienze diverse sono il fulcro del nostro lavoro, arricchiscono, alimentano e fanno crescere i nostri lavori. La poetica che abbiamo sviluppato in questi anni è policentrica e si caratterizza proprio per la sua eterogeneità. Un filo invisibile accomuna le nostre opere: è un lavoro sottile, uno spazio sensibile che include anche il pubblico, sollecitato ad un risveglio dell’ascolto, nel modo di una familiarità sorprendente, inattesa, originaria, raggiungibile attraverso la messa in scena. Principali produzioni: Istruzioni, da Julio Cortazar (2004); Hamelin, di Juan Mayorga (2006); Criminal, di Javier Daulte (2008).

Manuela Cherubini regista, Roma 1973. Laureata in Storia, da diversi anni collabora con il C.R.M. (Centro Ricerche Musicali) di Roma, approfondendo l’indagine sulla relazione fra Arte e Scienza. Per il C.R.M. realizza la regia di opere musicali, performance, istallazioni (Forte Spagnolo de l’Aquila, Giardini della Filarmonica, Goethe Institut), radiodrammi musicali (Rai Radio Tre), in collaborazione con Michelangelo Lupone e Laura Bianchini. Collabora con Marco Baliani, Maria Maglietta e José Sanchis Sinisterra. Con quest’ultimo approfondisce la relazione tra Filosofia della Scienza e ricerca nell’ambito della drammaturgia attoriale. Nel 2001 fonda PsicopompoTeatro, con Luisa Merloni e Patrizia Romeo, dove prosegue l’indagine sulla drammaturgia contemporanea, scritta e attoriale. Alcuni degli spettacoli realizzati negli ultimi anni: Artemisia, tratto dall’omonimo romanzo di Anna Banti; Anima-Li, opera di teatro musicale di Graziano Lella, Hamelin, di Juan Mayorga; Criminal, di Javier Daulte.

Rafael Spregelburd drammaturgo, regista, attore, Buenos Aires 1970. Inizia i suoi studi come attore, ma si dedica quasi da subito anche alla scrittura. Dal 1995 comincia anche a dirigere le messinscene, prevalentemente di suoi testi, ma anche adattamenti da opere altrui (Harold Pinter, Marius Von Maymeburg, Wallace Shawn). Studia in Spagna e in Argentina col drammaturgo José Sanchis Sinisterra. Nel 1998 viene selezionato dal British Council ed invitato come autore ospite al Royal Court Theatre di Londra, per il quale scriverà opere su commissione. E’ autore in residenza presso il Deutsches Schauspielhaus (Teatro Nazionale di Hamburgo), autore e regista ospite presso lo Schaubühne di Berlino. Ha tenuto corsi di drammaturgia e recitazione presso diverse università del Centro e Sud America, e Spagna. Le sue opere sono state tradotte in inglese, tedesco, francese, italiano, portoghese, cecoslovacco, fiammingo e svedese. Insignito di diversi premi, come drammaturgo e regista, in Argentina ed Europa. Fra le sue opere ricordiamo: Il ciclo “Heptalogya de Hieronymus Bosh”, sette opere distinte, ispirate alla tavola dei sette vizi capitali del pittore fiammingo: L’Inappetenza, La Stravaganza, La Modestia, La Stupidità, Il Panico, La Cocciutaggine, La Paranoia; Lucido; Bloqueo; Buenos Aires

TEATRO
A SEGUIRE UNA VIDEO INTERVISTA CON RAFAEL SPREGELBURD A CURA DI MANUELA CHERUBINI

DANZA

Short Theatre in collaborazione con ZTL MK

Spazio A mercoledì 10 settembre ore 21.00

COMFORT (50 min) di Philippe Barbut, Lorenzo Bianchi, Biagio Caravano, Michele Di Stefano, Cristina Rizzo

una produzione ZTLpro/Angelo Mai, MK08 in collaborazione con CanGo Cantieri Goldonetta Firenze. organizzazione e distribuzione Francesca Corona e Anna Damiani (PAV) si ringrazia il Centro Enea per rifugiati e richiedenti asilo di Roma

Costruire e danzare: le azioni più strutturate ed ergonomiche cercano un punto di rottura che coincida con uno spazio aperto e lo trovano a partire da attitudini domestiche. Abitare è flirtare con il disastro.

Comfort è uno spettacolo 'geografico' che attraversa dei territori senza mappa. Lo spazio non è acquisito ma determinato nell'instabilità; lo si scarta senza conoscerlo, come si scarta un regalo. Il percorso è organizzato su decisioni da prendere una dopo l'altra, in una condizione esplorativa che non si placa nell'attraversamento delle forme ma tende al cambiamento costante e alla mobilità assoluta. L'identità dinamica è costruita attraverso il disfacimento delle proprie compostezze nell'altro ed è per compensare questo continuo trasloco di sé che ci si ritrova a subire una strana attrazione verso il codice, il geroglifico, il folklore.

E' uno spettacolo che indaga il senso di appartenenza che il corpo cerca fuori da sé, nel suo movimento verso l'esterno, outdoors, o comunque al confine tra ciò che è casa e ciò che è campo aperto. In ogni caso la spedizione avviene nell'immanenza del crollo. La danza costruisce la presenza, rende possibile l'adattamento al mondo esterno, dove sfrecciano altri corpi e altri progetti. Ogni attacco del movimento è una fondazione e un crollo.

La coreografia esplora il tempo attraverso una successione di enunciazioni e scomparse di sé, delle quali la complessità anatomica diviene pura funzione. La coreografia stessa scompare e lo spettacolo è ciò che rimane – grossomodo il corpo.

MK Uno dei gruppi di punta della ricerca scenica in Italia, fondato nel 1997 da Michele Di Stefano e Biagio Caravano, musicisti di area new wave, ai quali si affiancano i performer Philippe Barbut e Laura Scarpini. Mk si occupa di ricerca corporea, coreografia e indagine sonora. Il progetto autodidatta del gruppo si è sviluppato a partire dal 1999 attraverso diverse collaborazioni musicali, accelerazioni linguistiche e continui spaesamenti. Il gruppo ha sviluppato negli anni un potente ciclo di indagine sulla percezione ritmica, l'ambiguità degli stati corporei e l'alterazione del senso, con allestimenti radicali che immergono il corpo in ambienti sonori e illuminotecnici complessi. L'accoglienza di performer esterni invitati come 'intrusi' e un'intricata rete di laboratori sperimentali contribuiscono al rapido spostamento degli obiettivi del gruppo, oggi interessato alla costruzione di habitat che lascino intatta l'ambivalenza di ogni corpo.

Tra i lavori più recenti: Real Madrid e Funzione per il Festival di Santarcangelo, Tourism da una commissione della Biennale Danza 06, (invitato quest'anno all'Indonesian Dance Festival di Jakarta), Wasted – istruzioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione compiuta per FISCo 08, prototipo dal quale prende il via Happened, una serie di progetti abitativi che coinvolgono artisti assai diversi tra loro nella precarietà di una convivenza temporanea. Comfort è la nuova produzione 2008.

TEATRO

Short Theatre in collaborazione con ESTЗRNI

TEATRO SOTTERRANEO

Spazio B mercoledì 10 settembre ore 22.00 giovedì 11 settembre ore 20.00

LA COSA 1 (50 min) creazione collettiva di Teatro Sotterraneo

in scena Iacopo Braca, Sara Bonaventura, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri dramaturg Daniele Villa disegno luci Roberto Cafaggini costumi Lydia Sonderegger montaggio audio Lea Landucci

produzione Teatro Sotterraneo/Fies Factory One coproduzione Centrale FIES, Fondazione Pontedera Teatro – 4 Cantieri per Fabbrica Europa, festival Armunia Costa degli Etruschi, festival es.terni 2008 – progetto Dimora Fragile promozione Elena Lamberti

La Cosa 1 Lo spazio così com’è, privo di accessori. Uno svuotamento. Un atletismo che si espande e si ritrae, investe i luoghi. Un’invasione. Montaggio di minimi comuni denominatori delle biografie di ognuno. Il trailer di una vita. Si accendono le luci. La folla si compatta. Ha inizio il movimento, qualsiasi movimento, tutto purché qualcuno faccia qualcosa – una messa alla prova continua di muscoli e nervi, un corpo precario che dà tutto anche quando non ne ha più, inscena il fare per fare, fare2, fare3, lo strafare, lo stroppiare, una presentazione d’iperattività che va dalla culla all’apocalisse. Per voi. La Cosa 1 è l’evento, ma è anche il momento subito dopo, quando ci si ferma, stanchi, saturi: La Cosa 1 invece continua, ripete, insiste, riparte a muoversi, correre, fare: la fine sostituita dal sequel: si vive una volta sola.

Teatro Sotterraneo è un collettivo di ricerca teatrale in cui cinque elementi coabitano una pratica orizzontale che va dalla progettazione del prodotto scenico alla sua circuitazione. Il gruppo si definisce nel 2004: quattro performer e un dramaturg collaborano alla costruzione di oggetti artistici che indagano un’estetica condivisa in continuo spostamento. Teatro Sotterraneo finora ha prodotto, tra gli altri: 11/10 in apnea (Generazione Scenario 2005), uno, 100°C: Cose di Andersen, Post-it, Suite e La Cosa

TEATRO STABILE DELL’UMBRIA/CUT PERUGIA

Spazio A giovedì 11 settembre ore 21.15

PURIFICATI (1h) di Sarah Kane (Inghilterra)

traduzione Barbara Nativi a cura di Antonio Latella regista assistente Tommaso Tuzzoli disegno luci Giorgio Cervesi Ripa Didascalia Carolina Balucani Tinker David Berliocchi Voci Maria Varo

Robin Domenico Viola Graham Francesca Colli Rod Caroline Baglioni

Carl Stefano Cristofani

Donna Francesca Aiello Grace Marta Pellegrino elettricista Giorgio Cervesi Ripa sartoria Raffela Massei

Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria, Centro Universitario Teatrale Perugia

Purificati è il tentativo di un gruppo di giovani attori emergenti, guidati dalla professionalità di Antonio Latella, di dare una risposta alla straziante richiesta di aiuto dell’autrice. Nessun orpello, nessun inutile realismo, movimenti del corpo appena accennati, una forte plasticità; tutto in Purificati è affidato al potere lacerante che la parola ha di evocare immagini e suscitare emozioni ed alla straordinaria potenza visionaria del verbo. È il viaggio nel subconscio, il cammino verso l’anelata catarsi, l’esperienza, la seconda pelle. Nasce “per via di togliere”, scavando giù, sempre più a fondo, fino alla polpa, al cuore, al testo, lasciatoci come il testamento dall’autrice e restituito a Sarah nella sua natura primordiale, privo di adulterazioni e sofisticazioni e trasferito al pubblico nella sua essenza, scena dopo scena, silenzio su silenzio. Purificati è Sarah Kane e, ora, siamo noi.

Antonio Latella Nato nel 1967 a Castellammare di Stabia (Napoli), Antonio Latella si forma alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e alla Bottega teatrale diretta da Vittorio Gassman a Firenze. Nel 1986 inizia a lavorare come attore, un’attività che nell’arco di un decennio lo vede interprete di spettacoli diretti da Walter Pagliaro, Vittorio Gassman, Luca Ronconi, Massimo Castri, Elio De Capitani, Antonio Syxty.

Il suo esordio nella regia risale al 1998, con Agatha di Marguerite Duras.

Da questo momento in poi, Latella si afferma come uno dei registi più interessanti della scena italiana. Nel 2001 vince il premio speciale Ubu per il progetto “Shakespeare e oltre”, che include le sue personali riletture di Otello (1999), Macbeth (2000), Romeo e Giulietta (2000) e Amleto (2001).

Oltre a proseguire una radicale ricerca su Shakespeare, di cui dirige anche Riccardo III (2002), La Dodicesima Notte, La Tempesta e La Bisbetica domata (tutti nel 2003), il regista porta in scena tre testi da Genet, Stretta sorveglianza (2001), I Negri e Querelle (entrambi nel 2002) e I Trionfi da Testori (2003).

Nel 2002 comincia a lavorare sull’opera di Pier Paolo Pasolini mettendo in scena Pilade (2002), Porcile (2003) e Bestia da stile (2004).

Si cimenta anche con l’opera lirica: nel 2004 all’Opera di Lione con l’Orfeo di Monteverdi e al Puccini di Bari con Orfeo ed Euridice di Gluck; nel 2005 allo Sferisterio di Macerata con la Tosca di Puccini. Dal 2003 collabora stabilmente con il Teatro Stabile dell’Umbria. Nel 2004, con Edoardo II, affronta per la prima volta il teatro di Christopher Marlowe, e nell’ottobre 2005, Antonio Latella mette in scena La cena de le ceneri, uno dei sei dialoghi filosofici scritti in volgare da Giordano Bruno fra il 1584 e il 1585 (Premio nazionale della critica). Nel corso dell’estate 2006, ha condotto l’Atelier su Pericle, nell’ambito della terza edizione del Progetto Thierry Salmon, diretto da Franco Quadri per l’Ecole des Maîtres, a partire dell’atelier metterà in scena del 2007 Pericle di Shakespeare con gli attori di quattro nazionalità allievi del Progetto Thierry Salmon.

Le ultime produzioni sono: Le Lacrime amare di Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder, Studio su Medea, un racconto in tre capitoli del Mito di Medea ( Premio UBU miglior spettacolo dell’anno 2007) e Aspettando Godot di Samuel Beckett, Moby Dick da Hermann Melville, La trilogia della villeggiatura da Carlo Goldoni spettacolo messo in scena per la Schauspiel Köln con un cast di attori italiani e tedeschi.

TEATRO

TEATRO

I SACCHI DI SABBIA

Sala A bis giovedì 11 settembre ore 22.20 venerdì 12 settembre ore 20.15

SANDOKAN O LA FINE DELL’AVVENTURA (55 min) Liberamente tratto da Le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari

di Giovanni Guerrieri con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano collaborazione artistica Giulia Solano collaborazione tecnica Federico Polacci costumi Luisa Pucci

Produzione: I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi-Tiezzi, Teatro in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi Con il sostegno della Regione Toscana

Sandokan o la fine dell’Avventura “Signore e Signori, buona sera!

Perdonate ai nostri rozzi e piatti ingegni l’ardire di esporre su questo indegno palchetto un così alto argomento, come quello che appunto ora vedrete.

Può mai questa nostra pedana contenere i vasti mari della Malesia? Chi potrebbe inzeppare in questa O di legno anche soltanto le scimitarre che sbigottirono e atterrirono gli inglesi di Labuan?

Oh, perdonateci!

Ma se può una semplice cifra su un foglio rappresentare un milione, concedete anche a noi, gli zeri di questa grossa somma, di muovere le forze della vostra fantasia: supponete racchiuse entro le cinta di questo tinello due terribili potenze, che dalle sponde opposte di un rischioso braccio di mare si minacciano! Gli invasori inglesi, coloni a Sarawak e i terribili pirati di Mompracem, giustizieri e paladini dei mari, guidati dall’invincibile Sandokan, la Tigre della Malesia! Sopperite alla nostra insufficienza con la vostra immaginazione. Fate d’un uomo mille uomini; createvi di fantasia un poderoso esercito. Se noi diciamo navi figuratevi vere navi, e guardatele rincorrersi sfidando le furie dei venti. Sarà il vostro pensiero qui a vestire d’armi i nostri guerrieri, a trasportarli d’un lampo da un luogo all’altro! Riducendo a un’ora di clessidra il passaggio dei giorni e dei mesi!” Shakespeare, Prologo dell’Enrico V, riadattato per l’occasione.

Riferimenti teatrali essenziali: 1939 de I Sacchi di Sabbia (2007): questo Sandokan ne segue le tracce, alla volta di una seria riflessione sull’“agire” nel presente, sulle sue “declinazioni”, sulla sua goffaggine. Sandokan; Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan di Aldo Trionfo e Tonino Conte (1972): una pietra miliare, in cui abbiamo inciampato (per nostra ignoranza) solo durante il percorso. Ubu di Marco Sodini (1992): un Ubu quotidiano il cui ricordo continua a farci pensare.

I Sacchi di Sabbia si sono uniti a Pisa nel 1995. Negli ultimi anni la compagnia si è distinta sul piano nazionale, ricevendo importanti riconoscimenti per la particolarità di una ricerca improntata nella reinvenzione di una scena popolare contemporanea. Ricordiamo, oltre ai riconoscimenti del Premio Eti “Il Debutto d’Amleto”, la nomination al Premio Ubu 2003 per lo spettacolo “Orfeo. Il respiro”: "Sacchi di Sabbia (Orfeo) per il loro intreccio di ironia, storia e metafisica". In perenne oscillazione tra tradizione e ricerca, tra comico e tragico, il lavoro de I Sacchi di Sabbia ha finito per concretizzarsi in un linguaggio in bilico tra le arti (arti visive, danza, musica), nella ricerca di luoghi performativi inconsueti, e sempre con uno sguardo vivo e attento al territorio in cui l’evento spettacolare è posto.

Short Theatre in collaborazione con FLORIAN TEATRO D’INNOVAZIONE

VELLACCIO/FRATTAROLI

Spazio Esterno giovedì 11 settembre ore 23.15

Ingresso gratuito

ALP ANNA LIVIA PLURABELLA (20 min) da Finnegans Wake nella versione italiana di James Joyce (Irlanda)

Rilettura di scena per voce sola di Enrico Frattaroli Voce Anna Paola Vellaccio

Pasta pesta di pappapanforte! ’Papé Satàn, papé Satàn Aleppe!’ Padre Dante mi perdoni, ma io sono partito dalla sua tecnica di deformazione per raggiungere un’armonia che vince la nostra intelligenza, come la musica. Vi siete mai fermato vicino a un fiume che scorre? Sareste capace di dare valori musicali e note esatte a quel flusso che vi riempie le orecchie e vi addormenta di felicità?” [da un dialogo di Joyce con Ettore Settanni] Questo principio vale per tutto Finnegans Wake, ma in modo particolare per Anna Livia Plurabella, un episodio del testo legato tematicamente, linguisticamente e sintatticamente allo scorrere del fiume: “Ho finito Anna Livia. [...] In poche parole, si tratta di un ciarliero dialogo dalle rive opposte del fiume tra due lavandaie che al cadere della notte diventano un albero e una pietra. Il fiume si chiama Anna Liffey.” [da una lettera di Joyce a Miss Weaver]

In questo “ciarliero dialogo”, Joyce non articola in due distinte dramatis personae le identità delle due lavandaie, ma ne presenta le voci all’interno di un flusso di scrittura continuo, indistinto: così come il significato delle parole non è mai fermo, anche le identità delle due lavandaie fluttuano, restando indeterminate, sciolte nel flusso mutevole delle parole, delle intonazioni, dei registri, delle efflorescenze inarrestabili del senso.

La realizzazione teatrale per voce sola prevede lo scorrimento vocale del testo italiano tradotto dallo stesso Joyce, il disfogliamento delle pagine sulla scena, il fluttuare visivo del manoscritto inglese e, nel finale, risonanze notturne della voce di Joyce che legge Anna Livia Plurabelle in una registrazione del 1924.

Enrico Frattaroli (1951) è autore di opere d’arte teatrali, acustiche, plastiche e audiovisive, descrivibili separatamente ma parte di un unico universo poetico. Tra i suoi lavori teatrali più importanti spiccano fluidofiume (1988-89) e fluidofiume : ricorsi (1998) da Ulisse e Finnegans Wake di James Joyce; Opera composto sul testo in greco antico dell’Oidipous Tyrannos di Sofocle (1991-92); Amor di lontano dal poema di Jacqueline Risset in risonanza con i versi in provenzale degli antichi trovatori (1993); Il tamburo di fuoco da F. Tommaso Marinetti, in lingua italiana, ceca e francese (1996); i cinque lavori del suo ultimo progetto, interamente dedicato all’opera del Marchese de Sade, tutti rappresentati in spazi non teatrali: SADE neroluce (Roma, Carcere di Correzione del San Michele, 2002); SADE cum figuris (Roma, Palazzo Braschi, 2002); SADE ex machina (Terni, Ex Officine Bosco, 2003), SADE per speculum (Ferrara, Chiesa sconsacrata di San Francesco 2004); SADE: opus contra naturam, (Roma, Carcere di Correzione del San Michele, 2007). Le sue opere acustiche sono o versioni audio di lavori teatrali o elaborazioni originali concepite per il mezzo audio. Le ultime incisioni sono state prodotte da RAI-Radio3 per la rassegna “Il Consiglio Teatrale”: Il funambolo, oratorio profano dall’opera omonima di Jean Genet (2003); Tanto va la gatta al lardo…, silloge radiofonica su testi di Achille Campanile (2005); Hic habitat Minotaurus, da La casa di Asterione di Juan Luis Borges e I re di Julio Cortázar (2007); La guerra dei mondi, da Orson Welles, reimmaginata in Italia il 1 febbraio 2008. Le sue opere audiovisive comprendono installazioni plastiche con interventi audio dal vivo come in Mandala Bianco: scrittura come perturbazione del vuoto. (“Oriente d’Occidente”, Roma, Museo Nazionale d’Arte Orientale, 2001); installazioni plastiche, acustiche e illuminotecniche quali Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra (Sistema bastionato di Padova, Bastione dell’Impossibile, 2002); produzioni audiovisive in DVD come Cuore crudo, realizzato insieme ad Elizabeth Frolet (Berlino, ArtMbassy, 2007). Le sue opere sono state rappresentate nell’ambito di rassegne e festival internazionali a Parigi, Lione, Praga, Dublino, Sydney, Melbourne, New York, Podgorica, Il Cairo, incise per i tre canali radiofonici della RAI e per il canale culturale della Radio Svizzera Italiana (RSI-2); tra di esse, Opera è stata selezionata dall’EBU (European Broadcasting Union) per la radiodiffusione europea e presentata in ambiti espositivi internazionali di arte acustica come la AART di Dublino.

Anna Paola Vellaccio Laureata al DAMS di Bologna, debutta in teatro a 15 anni con Paradis di Philippe Sollers, regia di Gian Marco Montesano, prodotto dal Florian Teatro Stabile di Innovazione di Pescara, con il quale da allora collabora costantemente. Tra gli spettacoli prodotti: Nadja di Claudio Collovà, La cerimonia di Walter Manfrè, Dialoghi delle carmelitane di G. M. Montesano. Attualmente è impegnata nella trilogia Ombre, curata dal regista Giorgio Marini, di cui sono andati in scena Occhi Felici di Ingeborg Bachmann e I gemelli di Fleur Jaeggy. Negli ultimi anni ha collaborato con compagnie di ricerca come il Meta-teatro di Pippo Di Marca (Pirandello e Giulietta e Romeo), Fortebraccio Teatro di Roberto Latini (Buio re) e Accademia degli Artefatti (Attentati alla vita di lei di Martin Crimp, regia di Fabrizio Arcuri).

PERFORMANCE
STABILE

Ha recitato in cortometraggi, per la TV (Diritto di difesa, Rai2), per il cinema (Il siero della vanità di Alex Infascelli) e per la radio, partecipando a diversi radiodrammi prodotti da RAI-Radio3 (tra gli altri Orchidee al chiaro di luna di Carlos Fuentes, assieme a Iaia Forte, regia di Emilio Greco; Il re muore di Ionesco, con Paolo Bonacelli e Ludovica Modugno, regia di Pippo Di Marca; Tre donne alte di Albee, regia di Giorgio Marini).

PERFORMANCE

MOTUS

Spazio A venerdì 12 settembre ore 19.30 sabato 13 settembre ore 21.30

CRAC (35 min) ideazione e regia Enrico Casagrande & Daniela Nicolò

con Silvia Calderoni visual design Francesco Borghesi sound design Enrico Casagrande, Roberto Pozzi elementi scenici Giancarlo Bianchini/Arto-Zat

una produzione Motus, con la collaborazione di L’Arboreto di Mondaino, Galleria Toledo Napoli, Museo d'Arte Contemporanea MADRE Napoli, POGAS-Politiche Giovanili e Attività Sportive

Crac è scoppio_rottura_caduta_esplosione_frattura_dispersione e nuova rinascita dei pezzi_ Crac è deriva non teatrale del progetto “X(ics) racconti crudeli della giovinezza”. Architettura sonora che ingloba voci e rumori di ogni città in cui viene presentato e li trasforma in percorsi algoritmici, tracciati e pixel.

La danzatrice-pattinatrice precipita fra queste geometrie che stabiliscono spazi concentrici, gabbie, delimitano un dentro e un fuori: tensione nel riappropriarsi del fuori, sforzo nell’allargare ed espandere il dentro, mentre la precisione dell’esercizio fisico diventa anatomia di una nevrosi.

Crac come piccola isola di resistenza psico-fisica-attitudinale.

Circonferenza ultima di un mondo prossimo all’implosione-esplosione: sull’asse di questa catastrofe una fragile figurina bianca ci prova, viaggia, combatte, si arrende, si alza di nuovo, instancabile, nel tentativo di ridefinire confini che tendono a delimitare, chiudere, separare.

Tutto sembra precipitare, corrompersi, ma alla fine una nuova piantina dallo sfacelo nasce… Nello spettacolo “Racconti crudeli della giovinezza” c’è l’esortazione a creare un coro di corpi, una partitura fisica d’emergenza in attesa dell’ora X del pianeta: Crac è forse questo tentativo. 2 settembre ’08

Motus nasce a Rimini nel ’91 fondato da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, una coppia d’arte e di vita. Il gruppo ha sviluppato attorno a sé un movimento di presenze fisse o passeggere che ne hanno caratterizzato il volto e lo stile, strutturandone l’identità come nucleo artistico aperto. In un’ottica di promiscuità tra le forme espressive Motus ha prodotto numerosi spettacoli, spesso presentati come eventi speciali nel loro essere concepiti per spazi anomali. Daniela Nicolò è lo sguardo esterno alla scena, Enrico Casagrande lavora con lei all’ideazione e in alcuni spettacoli è anche in scena, portando il gioco dell’attore a una sfida con l’immagine, in un vortice del narcisismo che, mentre si cala nei canoni di una superficie ben nota al nostro oggi, la mette a nudo rivelandone gli aspetti di feroce solitudine.

L’Occhio belva (’94), Catrame (’96), O.F. ovvero Orlando Furioso impunemente eseguito da Motus (’98), Orpheus Glance (’00) e Visio Gloriosa (’00) - coprodotto dal Teatro di Roma - sono gli spettacoli con cui la compagnia si impone a livello nazionale ed internazionale.

Con il video Orlando Furioso ispirato all’omonimo spettacolo, Motus vince il premio di produzione del Festival Riccione TTV ’99. Nel novembre ’99 gli viene attribuito anche il Premio UBU Speciale: “Per la coerenza testarda e creativa di una ricerca visionaria nel ridisegnare spazi e filtrare miti attraverso uno spasmodico uso del corpo e il recupero di materiali degradati e quotidiani sull’onda trascinante della musica”. Nello stesso anno riceve il premio “Giovani talenti” dalla rivista “Lo straniero” diretta da Goffredo Fofi. Anche nel 2000 consegue il Premio Ubu Speciale per il Progetto “Prototipo” realizzato ad Interzona di Verona e coprodotto dalla Biennale di Venezia per “….la proficua esperienza di collaborazione fra giovani compagnie teatrali in uno spazio straordinario".

Tra gli anni 2001 e 2004 Motus lavora al progetto ROOMS che ha come filo conduttore il tema della stanza d'albergo. Ne sono nate tre diverse produzioni: Vacancy Room presentata nel luglio 2001 in occasione del Festival di Santarcangelo; Twin Rooms che debutta nel febbraio 2002 in occasione del festival Temps d'Images, organizzato dalla Biennale di Venezia; Splendid's messa in scena dall'omonimo testo di Jean Genet, con un allestimento che è proposto esclusivamente all'interno di suite di hotel. La prima ha avuto luogo presso il Grand Hotel Plaza di Roma in occasione della rassegna Cercando i Teatri organizzato da ETI (maggio 2002). Nel dicembre ’02 la critica italiana attribuisce a Motus il Premio Ubu Speciale per “il gioco di sdoppiamento delle immagini e del racconto nell’evoluzione del Progetto Rooms”. Come tappa finale del percorso, nella primavera del 2004, la compagnia presenta al Festival Riccione TTV l’istallazione Room, ispirata a Twin Rooms;, realizza Splendid’s film, girato in digitale, tratto dall’omonimo spettacolo.

I progetti si intrecciano: tra il 2003 e 2004 Motus compie un viaggio artistico tra le immagini e le parole di Pier Paolo Pasolini che porta al debutto degli spettacoli: Come un cane senza padrone (Napoli, novembre 2003) e L’Ospite (aprile 2004) creato, quest’ultimo, dopo una lunga residenza presso il Théâtre National de Bretagne a Rennes.

Dalla primavera 2005, per continuare a confrontarsi con contemporanei, Motus rivolge la sua attenzione a Rainer Werner Fassbinder. Le produzioni dedicate all’autore tedesco sono Pre Paradise Sorry Now Piccoli Episodi di Fascismo Quotidiano (2005), Rumore Rosa (2006).

Il Teatro Studio di Scandicci celebra nell’inverno 2006 il centenario della nascita di Beckett ed invita Motus a ritornare a lavorare sulle orme dello scrittore e drammaturgo e irlandese. Ne nasce la video performance A Place [That Again] che debutta nel marzo 2006.

Ubu Libri pubblica nella primavera 2006, nella collana I Libri Quadrati, Io vivo nelle cose, un testo che ripercorre le fasi del processo artistico e creativo tra gli anni 2000-2005: da Rooms alle produzioni dedicate a Pier Paolo Pasolini, attraverso le parole di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, interventi critici e una vasta galleria fotografica. Nella primavera 2007 per il 5^ festival Internazionale di danza contemporanea/La Biennale di Venezia, Motus da avvio ad un nuovo viaggio senza appigli o riferimenti a testi e autori che sempre hanno popolato i propri universi creativi, per cercare una diversa formula espressiva in grado di coniugare, secondo percorsi inattesi, il freddo crudele dell’immagine digitale con l’erotismo ingenuo della fisicità, perseverando nella sfida con quest’ostinato presente sia amato che odiato. La produzione X (ics) Racconti Crudeli della Giovinezza debutta alla Biennale di Venezia /Danza il 27 e 28 giugno 2007, proseguendo con la presentazione di X (ics) Racconti Crudeli della Giovinezza [movimento secondo] a la Comedie de Valence in Francia. L’ultimo movimento ha debuttato nel giugno 2008 nell’ambito del Festival Internazionale Theater der Welt in Halle, Germania.

DANZA

Short Theatre in collaborazione con ZTL

IMMOBILEPAZIENTE

Spazio B bis venerdì 12 settembre ore 21.20 sabato 13 settembre ore 19.00

ANIMALE OMEGA (55min) Ideazione, progettazione e realizzazione Caterina Inesi e Francesca Neri Macchiaverna

interpretazione e coreografia Mikel Aristegui e Francesco Villano musica Marco Della Rocca immagini video Francesca Neri Macchiaverna drammaturgia Manuela Cherubini testi tratti da: Michel Houellebecq, Le particelle elementari; Agota Kristof, Trilogia della città di k progetto luci Lorena Cosimi Produzione Immobile Paziente in collaborazione con Officina Culturale AREA06 e ZTL pro

Animale Omega Due fratelli si cercano, si perdono e si ritrovano. Sono uno l’opposto dell’altro, si vogliono bene e si disprezzano. Uno è uno scienziato asettico, l’altro è un seduttore disordinato. Sono uniti dalla genetica ma anche dalla concretezza dello spazio fisico che li tiene lontani. Sono necessari l’uno all’altro, perché si realizzano nel proteggersi l’uno con l’altro; sono complementari; i movimenti dei loro corpi soggiacciono a un confronto continuo, l’uso della parola è come il movimento, un insieme di ritmi frenetici e leggeri.

Costruiscono degli spazi immaginari che li proteggono dal mondo esterno, questo non gli impedisce di accusarsi e rinfacciarsi il passato quando sono soli.

Inventano dei giochi che sono in realtà un allenamento con il quale potenziano le loro facoltà rendendoli più forti quando sono insieme.

Il loro unico scopo è quello di trovare l’altro. Il progetto nasce dall’idea di far incontrare due interpreti dalle qualità specifiche differenti per sviluppare teatralmente la materia riguardante le relazioni tra fratelli. I testi di riferimento che abbiamo scelto, affrontano questo tema sviluppando sia l’aspetto che riguarda la diversità, che quello della somiglianza. Questo ha consentito di approfittare delle peculiarità sceniche dei due interpreti: un attore, Francesco Villano, e un danzatore, Mikel Aristegui,. L’intenzione è quella di portare avanti la ricerca delle intersezioni tra le caratteristiche professionali e artistiche dell’attore e del danzatore. Queste confluenze, oltre ad essere l’obiettivo del prodotto finale dello spettacolo, sono anche messe in gioco nella fase di costruzione del lavoro, durante la quale le distinte qualità sceniche che contraddistinguono i due interpreti vengono fatte dialogare; nel caso specifico, sottolineano la distanza e l’intima contiguità che esiste tra un individuo e suo fratello che è “l’unico interlocutore che la vita gli ha concesso”. Tutto ciò viene fatto grazie al sostegno tematico e strutturale dei testi scelti e alla disponibilità di altri codici scenici oltre la parola e il movimento:l’immagine videoproiettata e il suono registrato e prodotto dal vivo.

Immobile Paziente è nato nel 2006, è costituito da individualità con esperienze tanto variegate quanto eterogenee e unisce la pratica artistica e organizzativa con la competenza di interpreti e docenti nell’ambito del movimento e dell’uso corretto dell’energia del corpo. Il gruppo è caratterizzato da una spiccata curiosità nei confronti della tecnologia e l’interesse per la scrittura che ha mostrato nelle produzioni "tutto di prima", ispirato ad un racconto dello scrittore giapponese Murakami Haruki, e “Madam I’m Adam” inspirato a “mi ami” di Laing che sono andati in scena a Roma, Bologna, Torino e Milano. Nel 2008 Immobile Paziente è all’interno del progetto ETI per la danza contemporanea. Il nostro intento è quello di costruire una piattaforma che abbia come nucleo della ricerca il lavoro sul corpo, illuminato dai vari aspetti di interesse dei componenti del gruppo. Questo significa mettere in relazione il lavoro sull’approfondimento di una personale e stravagante qualità di movimento, con altri aspetti della messa in scena: il video, la musica e il testo, una sorta di organismo pluricellulare che si pone in relazione con artisti di vario genere.

Tuttavia i nostri lavori hanno in comune il desiderio di un agire scenico che, partendo dal movimento e coinvolgendo altri possibili linguaggi, crei una realtà oltre il concreto, usufruibile dallo spettatore. L’intento è contemporaneamente non astratto e neanche descrittivo: mettere in scena la realtà irrazionale.

TEATRO

Short Theatre in collaborazione con I QUARTIERI DELL’ARTE

MANUELA INFANTE

Spazio esterno venerdì 12 settembre ore 22.00

Ingresso gratuito studio per FINE di Manuela Infante (Cile)

Fine testo concepito da Alejandro Moreno e sviluppato da Manuela Infante

Regia di Manuela Infante. Con Beniamino Marcone, Arianna Moriones.

Festival "Quartieri dell'Arte" in collaborazione con CSC Centro Sperimentale di Cinematografia, ERT -Vie Scena Contemporanea Festival, IILA Istituto Italo Latino Americano. Con il sostegno dell'ETI Ente Teatrale Italiano

Fin testo scritto e messo in scena da Manuela Infante rappresenta una affascinante riflessione dell’artista cilena sulla direzione, sul senso, sui significati e sul mistero dei finali.

“Alle 9,10 del mattino dell’11 settembre 1973 il presidente Salvador Allende si rivolse per l’ultima volta al popolo cileno. Col suo discorso dava FINE a molte cose, un ideale politico, un momento storico, una trasmissione radio, e una vita, solo per citarne alcune. Ma questo discorso “finale” è stato ripetuto. Più e più volte è stato ripetuto negli ultimi 35 anni, in momenti vari, in lingue varie, un finale che viene reiterato, traslato e che si mantiene nel tempo. Ma che cos’è un finale che si ripete? Possiamo continuare a definirlo una FINE?

E possiamo veramente credere di sapere dove si concluda una cosa? O se qualcosa termini realmente? Posso scrivere FINE sul mio computer, posso mettere un punto finale, ma il mouse continua a funzionare, il cursore a lampeggiare, perché sa, il cursore sa che i finali sono elementi fictional. Il progetto di ricerca FINE si interroga sull’ambiguità della cosa che potrebbe apparire come la meno ambigua: il finale”

Manuela Infante

Manuela Infante è autrice dei testi teatrali “Prat”, “Juana”, “Narciso”, “Hipolito”, “Rey Planta” tutti rappresentati in importanti festival e spazi teatrali cileni e internazionali. “Cristo” la sua ultima creazione è stata vista quest’anno al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

TEATRO

Short Theatre in collaborazione con ESTЗRNI

BABILONIA TEATRI

Spazio B

venerdì 12 settembre ore 22.40 sabato 13 settembre ore 20.15

MADE IN ITALY (1h)

di e con Valeria Raimondi, Enrico Castellani scene Babilonia Teatri/Gianni Volpe costumi Franca Piccoli luci e audio Ilaria Dalle Donne movimenti di scena Luca Scotton coproduzione Operaestate Festival Veneto con il sostegno di Viva Opera CIrcus/Teatro dell’Angelo

VINCITORE PREMIO SCENARIO 2007

Made in Italy non racconta una storia. Affronta in modo ironico, caustico e dissacrante le contraddizioni del nostro tempo. Lo spettacolo procede per accumulo. Fotografa, condensa e fagocita quello che ci circonda: i continui messaggi che ci arrivano, il bisogno di catalogare, sistemare, ordinare tutto. Procede per accostamenti, intersezioni, spostamenti di senso. Le scene non iniziano e non finiscono. Vengono continuamente interrotte. Morsicate. Le immagini e le parole nascono e muoiono di continuo. Gli attori non recitano. La musica è sempre presente e detta la logica con cui le cose accadono. Come in un video-clip.

Made in Italy è un groviglio di parole.

E’ un groviglio di tubi luminosi.

E’ un groviglio di icone.

Per un teatro pop.

Per un teatro rock.

Per un teatro punk.

Un teatro carico di input e di immagini: sovrabbondante di suggestioni, ma privo di soluzioni.

mio padre è comunista e considera la gente una massa di coglioni massimiliano si è preso otto anni per spaccio e teme per l’effetto serra mio zio è ignorante e sa tutto casini non può essere alleato con un gruppo parlamentare denominato lega per l’indipendenza della padania quindi gli chiede di cambiare nome

il presepe è la famiglia

se lo stato non fosse burocrazia sarei un cittadino se l’ideologia non fosse scissa dalla realtà sarei ideologico se la chiesa non esistesse sarei cattolico

Babilonia Teatri è stata fondata da Valeria Raimondi e Enrico Castellani. Da un progetto del 2005 sulla guerra in Iraq intitolato Cabaret Babilonia è nato il nome della compagnia: Babilonia Teatri. Il primo spettacolo, Panopticon Frankenstein, è il risultato del lavoro svolto all’interno del carcere di Montorio. Lo spettacolo nel 2006 è finalista della prima edizione del Premio Scenario Infanzia e nel 2007 è vincitore di Piattaforma Veneto di Operaestate Festival Veneto. Sempre nel 2007 la compagnia debutta con Underwork-spettacolo precario per tre attori tre vasche da bagno tre galline e vince l’undicesima edizione del Premio Scenario con Made in Italy.

TEATRO DELLE MOIRE

Spazio esterno

venerdì 12 settembre ore 23.00

Ingresso gratuito

VIOLENTLY SNOW WHITE (20min) di Teatro delle Moire

Prima Biancaneve: Elisa Nardin Biancaneve XL: Alessandra De Santis Trans Biancaneve: Attilio Nicoli Cristiani coreo-regia: Attilio Nicoli Cristiani costumi e maschere: Michela Benini, Monia Giannobile e Silvia Moro disegno luci: Lorenza Bonfanti sound: Stefano Greco

Violently Snow White fa parte di una serie di progetti che, a partire dal 2001, hanno esplorato personaggi molto popolari e di immediata riconoscibilità dei cartoni animati e dei fumetti e dell’immaginario pop in generale di cui ci serviamo come traccia narrativa, appoggio e spunto per l’indagine di ricerca. In scena tre Biancaneve incarnate da corpi assolutamente differenti per peso, volume, genere e qualità. Ognuna di esse ha una sua specifica psicologia: Prima Biancaneve incarna lo stereotipo della principessa disneyana, Biancaneve XL e Trans Biancaneve ne sono le ossessioni e/o le deformazioni, ma allo stesso tempo ognuna di esse è anche le altre due. Il nostro intervento è quindi quello di un violento scippo al personaggio: una sorta di creazione “virale” che attacca/intacca la figura prescelta, la succhia, ne assume le sembianze e si sostituisce ad essa. Il moltiplicarsi delle figure che potrebbero essere anche molte di più, è il moltiplicarsi dell’io, è le infinite possibilità dell’essere, è la bellezza della differenza.

Teatro delle Moire Interessato ad indagare nuove forme di linguaggio, il Teatro delle Moire ha frequentato molti ambiti ed esperienze sia riguardo la creazione sia riguardo la rappresentazione. Questo approccio ha fatto sì che le sue produzioni non si possano ascrivere in nessuna categoria specifica, avendo tutte in comune un lavoro di ricerca tra teatro e danza che si intende fuori da ogni codice formale. Dal 1999 cura inoltre, nella città di Milano, la direzione artistica ed organizzativa di DANAE FESTIVAL, progetto interessato a rendere visibili esperienze artistiche nuove della scena contemporanea tra teatro, danza e performing art.

PERFORMANCE

TEATRO

Short Theatre in collaborazione con L’AGENZIA CULTURALE DEL QUEBEC IN ITALIA

NUOVO TEATRO NUOVO

Spazio A bis sabato 13 settembre ore 22.15

IL SENTIERO DEI PASSI PERICOLOSI (1h10) di Michel Marc Bouchard (Canada) traduzione di Francesca Moccagatta

regia Tommaso Tuzzoli Victor Andrea Capaldi Ambroise Andrea Manzalini Carl Silvio Laviano

disegno luci Simone De Angelis suono Franco Visioli trainer Sabrina Jorio personal boxing trainer Lino Silvestri (Napoli Boxe/Mediterranea) foto di scena Brunella Giolivo progetto video Paco Capaldi assistente alla regia Luisa Tuzzoli

Nuovo Teatro Nuovo - Teatro Stabile di Innovazione; Pim Spazio Scenico in collaborazione con Festival Internazionale, Castel dei Mondi di Andria si ringraziano LEGRENOBLE – institutfrançaisedenaples

Il sentiero dei passi pericolosi. Un tempo assente, un incontro di tre fratelli da tempo lontani. Credere di aver percorso luoghi. Credere di conoscersi, conoscere e credere che il passato possa svanire. Dal risveglio di una memoria che diviene ossessione e ripetizione in forma di poesia giunge un padre/poeta/ubriacone che era meglio lasciar morire. Una colpa che non svanisce e una lingua dura, violenta che non scende a compromessi. Scontro/incontro; ogni battuta ha la forza e la velocità di un pugno dato allo stomaco. Un ritmo vertiginoso che rende gli attori pugili, capaci con le parole di schivare colpi con cinismo o incassare verità scomode ma anche capaci attraverso un nudo abbraccio di sentire il respiro e gli affanni dei propri fratelli. Una ripetizione che è tragedia, coro per mezzo della poesia. Per poter vivere, farsi ascoltare vomitando. Una sofferenza che ci rende estranei agli altri e a noi stessi.

TommasoTuzzoli

Nasce a Napoli il 9 Ottobre 1977. Nel 2001 inizia la sua intensa attività di aiuto regia per lo spettacolo EDOARDO II regia di Pierpaolo Sepe, PENULTIMI (2002) regia di Antonello Cossia, Raffaele Di Florio, Riccardo Veno. Lavora come regista assistente di Antonio Latella per gli spettacoli: I NEGRI (2001), QUERELLE (2002), PORCILE (2003), LA TEMPESTA (2003), LA BISBETICA DOMATA (2003), BESTIA DA STILE (2004), EDOARDO II (2004), LA CENA DELLE CENERI (2005), ASPETTANDO GODOT (2007). NEL 2005 debutta con la sua prima regia per lo spettacolo I RE di Julio Cortàzar e nel 2007 cura la regia de IL SENTIERO DEI PASSI PERICOLOSI di M.M. Bouchard, entrambi prodotti dal Nuovo Teatro Nuovo.

Michel Marc Bouchard

Michel Marc Bouchard (1958) è uno degli autori canadesi più noti al mondo e docente universitario. Inizia la sua attività nei primissimi anni Ottanta, segnalandosi al National Arts Centre con La Contre-nature de Chrysippe Tanguy, écologiste (1983), ma il successo arriva alcuni anni più tardi con Le feluettes, in italiano Le mammole, prova o ripetizione di un dramma romantico (1988), tradotto in inglese (Lilies), e trasposto in film per la regia di John Greyson , presentato in Italia al festival a tematiche omosessuali Da Sodoma a Gomorra di Torino. Nello stesso anno compone Le muse orfane, testo rappresentato in vari paesi, Storia dell'oca (1991), Il viaggio dell'incoronazione (1995), Pierre et Marie... et le Demon (1997), Il sentiero dei passi pericolosi, una tragedia stradale (1998), Sous le regard des mouches (2000), I manoscritti del diluvio (2003) e De Occhi di vitro (2007). Ha scritto appositamente per Intercity Festival Il pittore di madonne. Nascita di un quadro (2003), durante una sua permanenza in Italia. Ha ricevuto molti riconoscimenti fra i quali il Premio Chalmer, il Dora Moore, il premio dell'Associazione Critici Teatrali del Québec, il premio del Journal de Montréal, il premio del Centre National des Arts du Canada e il premio arte Candoni. http://michelmarcbouchard.com/

Spazio esterno

martedì 9 settembre ore 18.00

Short Theatre in collaborazione con SCENARI INDIPENDENTI, PROVINCIA DI ROMA, REGIONE LAZIO, MIBAC

QUAD Quali spazi per la drammaturgia contemporanea. Ipotesi di produzioni e residenze a partire dalla scrittura teatrale.

Coordina Graziano Graziani

Ospiti: Azzurra D’Agostino, Renato Gabrielli, Giulio Marzaioli, Daniele Timpano, Ricci&Forte e altri

Quad – «antologia di drammaturgie contemporanee italiane», un progetto di osservatorio della nuova drammaturgia scaturita dalla scena contemporanea promuove insieme a Short Theatre un pomeriggio di discussione attorno alle possibili forme di sostegno alla drammaturgia italiana. In particolare sono invitati drammaturghi, registi, operatori, editori del settore a discutere di residenze teatrali espressamente dedicate alla drammaturgia, e del rapporto tra la creazione drammaturgica e quella scenica. In prospettiva, a partire dalle idee che scaturiranno dall'incontro, si cercherà di costruire delle forme innovative di residenza legate al lavoro drammaturgico, grazie alla disponibilità dello spazio «OZU – officine zone umane», centro culturale in provincia di Rieti che ha messo a disposizione i suoi spazi nel corso della prossima stagione.

Nell’ambito dell’incontro, inoltre, verrà proposta una lettura scenica di un nuovo testo di Azzurra D’Agostino, tra le più interessanti voci della nuova drammaturgia italiana, accompagnata dalle musiche dal vivo di Fabrizio Spera.

Quad è un’antologia di drammaturgia italiana contemporanea diretta da Graziano Graziani e Giulio Marzaioli, edita da La Camera Verde. Il nome riprende, per ossimoro, il titolo di un testo di pure didascalie che Samuel Beckett scrisse per la tv. Nell’antologia vengono invece raccolti quattro testi teatrali che tornano a usare la parola come nucleo espressivo irrinunciabile; non l’unico, certo, ma neppure un semplice pre-testo per il gesto attoriale. Non a caso, si tratta di testi nati sulla scena, cioè dalla penna di teatranti, e non di semplici drammaturghi.

Graziano Graziani. Giornalista e scrittore, si occupa di teatro sulle pagine di Carta settimanale e sulla rivista di critica on line www.differenza.org. Dal 2004 cura la programmazione teatrale del Rialto Santambrogio di Roma. Ha curato l'indagine sulla scena indipendente romana dal 2000 a oggi «Hic Sunt Leones», edita da Editoria&Spettacolo. Giulio Marzaioli (Firenze, 1972) vive a Roma. Suoi testi appaiono in antologie, riviste cartacee e telematiche e sono tradotti in Francia, Germania, Stati Uniti. In poesia ha pubblicato diverse sillogi, tra le quali In re ipsa, Premio Lorenzo Montano (Edizioni Anterem, 2005). Nel 2006 sono pubblicate le prose di Quadranti (Oedipus Editore). Ha scritto testi per il teatro, raccolti nel volume Appunti del non vero (Editrice Zona, 2006) e allestiti in vari teatri e festival. Collabora con il Centro Culturale “La Camera Verde”.

Sabato 13 settembre ore 18.00

DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA DEL QUEBEC

A cura dell’Agenzia Culturale del Québec in Italia.

Ospiti: Michel Marc Bouchard, Tommaso Tuzzoli e altri

LIBRI

Spazio esterno giovedì 11 settembre ore 18.00

ANATOMIE DI UN CORPO SCENICO

Presentazione del libro a cura del Teatro Delle Moire. Mondadori-Electa

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