spettacoli
Lunedì 14 settembre
Zona esterna
Ore 17.30 – ingresso gratuito
INDUMA TEATRO – MANIFATTURE KNOS
Letture sceniche da “Il centro del discorso” Premio nazionale di drammaturgia contemporanea
Cinque Letture Sceniche
Progetto-premio di drammaturgia contemporanea. L'utopia che ci guida è restituire al teatro un ruolo sociale, di farlo sentire come necessario non solo per gli artisti ma per la comunità in cui esso agisce, Workshop con la partecipazione degli autori dei 5 testi vincitori del premio.
Con Lea Barletti, Simone Franco, Cecilia Maffei, Anna Lisa Gaudino, Werner Waas Musiche Tobia Lamare, Josè Molteni
I testi “GLI ILLUMINATI” di Vittoria Tambasco “H” di R.Placuzzi, I.Faletto, C.Scioldo “RICORDATI DI RICORDARE, COSA?” di Valentina Diana “ENTE CONNI” di Erik Sogno “I SOCCOMBENTI” di Paolo Musio
Musiche
“Lemmings” (dal testo “Lemmings”, di Lisa Nur Sultan ) “I want you” (dal testo “La facciata” di Francesca Sangallo)
Lunedì 14 settembre
Sala B bis – posti limitati Ore 19 e ore 22
Martedì 15 settembre Ore 20 e ore 21.30
TEATRI DI VITA Dondolo di Samuel Beckett
uno spettacolo di Andrea Adriatico con Angela Baraldi duranta 20’
Scritto da Beckett nel 1980, Dondolo è tra le sue ultime opere teatrali. In scena una donna su una sedia a dondolo, il racconto di una vita di attesa, e l'invito a proseguire all'infinito questo racconto: "ancora". "Un commovente poema sulla solitudine", è stato definito. Nel 1989 Andrea Adriatico debutta come regista in uno spettacolo dal titolo Le ceneri di Beckett che contiene Dondolo. A venti anni di distanza (che coincidono con i vent'anni dalla morte dell'autore), Adriatico decide di riproporre il suo primo spettacolo esattamente come fu allestito nell'89, anno dello storico "crollo del muro di Berlino" e dunque soglia di passaggio dall'epoca dei blocchi post-bellici all'epoca nuova che stiamo vivendo oggi. Dall'edizione del 1989 cambia solo l'interprete, che oggi è Angela Baraldi, che ha già lavorato con Adriatico in Le cognate di Tremblay, e che è una delle più espressive e originali attrici e cantanti italiane della sua generazione. Lo spettacolo è stato presentato la prima volta in un trittico che comprende le altre due produzioni beckettiane di Teatri di Vita: Giorni felici e Non io
ANDREA ADRIATICO
Andrea Adriatico è tra i registi teatrali più singolari della generazione degli anni 90. Nato all'Aquila nel 1966, nel 1989 crea il suo primo lavoro come autore e regista: Le ceneri di Beckett. Due anni più tardi diventa regista residente di Santarcangelo dei Teatri. Contestualmente nel 1991 dà vita alla compagnia :riflessi e nella stagione 1992/93 fonda un nuovo teatro a Bologna: Teatri di Vita-Centro Internazionale per le Arti della Scena. Come regista teatrale ha realizzato spettacoli affrontando autori come Koltès, Pasolini, Mishima, Cocteau, Copi, e ha presentato i propri lavori in Italia e all’estero. Nel 2007 dirige a Venezia Le serve di Goldoni, produzione dalla Biennale Teatro. Andrea Adriatico è anche regista cinematografico. Il suo primo film Il vento, di sera (2004) ha debuttato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il suo secondo film All’amore assente (2007) è invece stato presentato al London Film Festival e ha vinto il Premio della Giuria al festival di Annecy. Sta per uscire il suo ultimo lavoro + o – il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era aids, un documentario sul delicato tema dell’aids.
ANGELA BARALDI
Esordisce come cantante al seguito di musicisti quali Ron, Lucio Dalla e Francesco De Gregori, per poi avviarsi a una solida carriera da solista con sei album all’attivo. Partecipa al Festival di Sanremo del 1993 con il brano "A piedi nudi", che le vale il premio della critica. Come attrice di teatro è stata diretta, fra gli altri, da Giuseppe Bertolucci e Lucio Dalla per il suo allestimento de L'opera da tre soldi di Bertolt Brecht. L'esordio da attrice è nel film di Giacomo Campiotti “Come due coccodrilli”. Per il cinema ha lavorato con Giancarlo Giannini, Fabrizio Bentivoglio e Stefano Accorsi, fino al grande successo di Quo Vadis, Baby?, per la regia di Gabriele Salvatores, poi diventato un serial televisivo.
LIBERO FORTEBRACCIO TEATRO
Ore 19.30 Iago di e con Roberto Latini durata 1h
ore 21.00 Desdemona e Otello di e con Roberto Latini e con Elena De Carolis
musiche originali Gianluca Misiti suono Paolo Carrer luci e direzione tecnica Max Mugnai organizzazione e cura Federica Furlanis foto Francesca Fravolini produzione Libero Fortebraccio Teatro; Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Teatro San Martino, Bologna; Infinity Studio durata 45’
All’interno del progetto RADIOVISIONI, LIBERO FORTEBRACCIO TEATRO, presenta “IAGO, DESDEMONA e OTELLO”, due tempi costituiti dal precedente concerto scenico intitolato a IAGO e la rinnovata edizione di DESDEMONA E OTELLO SONO MORTI che aveva debuttato, in altra forma e formazione, nella primavera scorsa.
Due riscritture dell’Otello di Shakespeare sviluppate da differenti punti di vista, due fasi diverse di uno stesso percorso proposte insieme come fossero un unico corpo, una dimensione sola.
La ricerca intorno alle possibilità dell’amplificazione rende IAGO, DESDEMONA E OTELLO interlocutori di un dialogo indiretto, sostenuto dalla parola detta e immaginata, suggerita, ricercata, reiterata, abbandonata, reinventata, scacciata, sussurrata, respirata dentro un bacio, soffocata in un bacio ancora.
Il silenzio ne accompagna ogni capacità, permettendo ai ruoli dell’interlocuzione di scambiarsi, fondersi, moltiplicarsi come fanno le immagini coi suoni.
LIBERO FORTEBRACCIO TEATRO, dall'unione di Fortebraccio Teatro e Il Gruppo Libero, è compagnia teatrale riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con sede presso il Teatro San Martino di Bologna.
L'indagine sulle possibilità dell'amplificazione negli spettacoli dal vivo all'interno del progetto RADIOVISIONI è la direttrice principale del lavoro della compagnia, dal 2007 sostenuta dalla Fondazione Pontedera Teatro. La collaborazione artistica tra Roberto Latini, Gianluca Misiti e Max Mugnai, firma la seguente "teatrografia recente": IAGO, DESDEMONA E OTELLO, 2009; BIKINI BUM BUM, 2008; NNORD, 2007; MADONNE, 2006; UBU INCATENATO, 2005; PER ECUBA, AMLETO NEUTRO PLURALE, 2004; BUIO RE _ da EDIPO a EDIPO in RADIOVISIONE, 2003; CALIGOLA, 2002; ESSERE e NON _ le apparizioni degli spettri in Shakespeare, 2001.
Lunedì 14 settembre Sala B
IMMOBILE PAZIENTE
K 465 (studio)
performance coreografica a partire dal quartetto d’archi delle dissonanze di W. A. Mozart
di e con Manuela De Angelis, Caterina Inesi, Marcella Mancini, Francesca Neri Macchiaverna e con Matteo Angius ideazione e regia Caterina Inesi musica Wolfgang Amadeus Mozart e Marco Della Rocca progetto luci Lorena Cosimi durata 20’
“La sera del 12 febbraio 1785, nella casa di Mozart a Vienna, vennero presentati sei quartetti d’archi dedicati ad Haydn; fu un incontro fra pochi intimi, per festeggiare l’ingresso di Mozart nella massoneria. Una bella casa nel centro di Vienna, una musica che pretende la dimensione raccolta di una camera, chi la fa vivere e chi la ascolta riuniti insieme in uno spazio piccolo, a misura di sguardo e di contatto fisico.” (Sandro Cappelletto “La notte delle dissonanze”)
L'ultimo tra i quartetti presentati è il n. 19 in do maggiore K.465, noto comunemente come "Quartetto delle dissonanze", su di esso si concentra la nostra intenzione performativa.
Con questo nuovo progetto stiamo lavorando su una concretizzazione sotto forma di azione scenica, dell’esigenza misteriosa che si materializza in musica, una traduzione nel linguaggio del corpo della pulsione oscura e della particolare ilarità che risuona nel quartetto delle dissonanze. Non c'è testo, non ci sono immagini, descrizioni, non c'è canto: tutto è affidato unicamente al suono, alla sua capacità di accumulare impulsi misteriosi e grotteschi e di comunicarli ai corpi dei danzatori. Tecnicamente, la dissonanza nasce dalla seconda minore che è una risorsa espressiva usata per descrivere il caos, le tenebre, il timore, il dolore.
Ecco lo spaesamento: questo stato d’ansia, d’incertezza armonica ed espressiva, si prolunga e non si placa. In fondo il tema ultimo di questa musica ci sembra essere l’emergenza di qualcosa che è ingabbiato, la paura e l’urgenza della liberazione.
Le azioni coreografiche si svolgono all’interno di uno spazio condiviso da performer e spettatori, separati semplicemente da una traccia sul pavimento. Tale traccia disegna il perimetro delle stanze di un’abitazione, un segno lontano della casa di Vienna dove questi suoni sono nati; all’interno di spazi delimitati da pareti virtuali, gli interpreti traducono nel linguaggio del corpo le inesprimibili tensioni della musica di Mozart.
Le stanze della casa sono occupate da esseri umani che tentano disperatamente di comunicare, negano i rapporti e soffrono nell’impossibilità di trovare un percorso comune. Forse le mura fittizie delle loro stanze sono l’unica cosa che hanno, nonostante questo giocano. Il pubblico entra nell’intimità di vicende suggerite, sussurrate per mezzo di un’azione performativa in cui musica e movimento giocano lo stesso ruolo, parlano la stessa inesprimubile lingua.
IMMOBILE PAZIENTE nasce a Roma nel 2006. Il gruppo inizia il suo percorso artistico con la performance Madam I'm Adam. Questo lavoro si evolve in Madam i'm adam #2, piccole danze di non amore, andato in scena al Festival Contemporaneamente e al Teatro Vascello. Tutto di prima, ispirato ad un racconto di M. Haruki, ideato e diretto da Caterina Inesi, debutta al Teatro India al Festival Short Theatre
Nel 2008 e nel 2009 Immobile paziente è all’interno del progetto ETI per la danza contemporanea, con lo spettacolo Tutto di prima al Teatro Furio Camillo e al Teatro Rivellino di Tuscania e con due laboratori a Tuscania e partecipa con lo spettacolo Madam I’m Adam #2 alla Piattaforma della danza contemporanea organizzata a Torino.
I progetti del 2008 sono Animale Omega, prodotto da Officine Area06 e ZTL pro, che è andato in scena in forma di studio al CRT di Milano e al Palladium di Roma e ha debuttato al Teatro India nell’ambito del festival Short Theatre e Cattive Figure, su testi del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga che è andato in scena al Teatro Vascello.
Lunedì 14 settembre Foyer Ore 20.30
ANDREA COSENTINO
Primi passi sulla luna (studio) divagazioni provvisorie per uno spettacolo postumo
di e con Andrea Cosentino indicazioni di regia Andrea Virgilio Franceschi collaborazione artistica Valentina Giacchetti disegno luci Dario Aggioli durata 1h
Non uno studio né una prova aperta, ma l’esposizione (in)formale, senza schermi né schemi, della genesi di uno spettacolo. E’ un divertissement comico e surreale che parla di immagini del futuro ormai passate, prendendo spunto dal quarantennale del primo allunaggio, ma anche dal centenario del futurismo e dal bicentenario della nascita di Darwin, passando per il ventennale della caduta del muro di Berlino, il cinquantenario della creazione della prima barbie e i dieci anni dalla morte di Stanley Kubrick. Ed è al contempo uno squarcio di storia intima, quasi una confessione, che ha a che fare con la paternità e le fragilità dell’infanzia. Un racconto portato avanti al tempo imperfetto, che è il tempo dei giochi e dei sogni, e che si dissolve al presente.
Andrea Cosentino Attore, autore, comico e studioso di teatro. Tra i suoi spettacoli 'La tartaruga in bicicletta in discesa va veloce', il ‘dittico del presente’ costituito da L'asino albino e Angelica (i cui testi son pubblicati in Carla Romana Antolini (a cura di), Andrea Cosentino l’apocalisse comica, Roma, Editoria e spettacolo, 2008) e Antò le Momò-avanspettacolo della crudeltà, tutti con la collaborazione di Andrea V. Franceschi e Valentina Giacchetti. In televisione partecipa nel 2003 alla trasmissione televisiva Ciro presenta Visitors (RTI mediaset), per la quale inventa una telenovela serial-demenziale recitata da bambole di plastica. Con l’ass. cult. MARA'SAMORT opera per un'ipotesi di teatro del-con-sul margine, e promuove il format para-televisivo autarchico Telomomò.
Lunedì 14 settembre Zona esterna Ore 22.00
KATAKLISMA
DANIELE TIMPANO/AMNESIA VIVACE
Sì l'ammore no
di e con Elvira Frosini, Daniele Timpano disegno luci Dario Aggioli registrazioni audio Marco Fumarola, Dario Aggioli, Lorenzo Letizia foto di scena Jacopo Quaranta, Ulisse & Cannone produzione Kataklisma, amnesiA vivacE, Consorzio Ubusettete in collaborazione con Arti Vive Festival, Centro di documentazione Teatro Civile, Armunia Finalista Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche Dante Cappelletti 2008 durata 1h
Le più belle storie d'amore sono quelle che finiscono quando uno dei due muore sul colpo. Un uomo e una donna. S' incontrano. Si amano. Si mangiano. L’amore nell’immaginario collettivo, tra cliché, misoginia, pornografia, femminismo, sdolcinatezze e melensaggini. Daniele Timpano e Elvira Frosini attraversati e scossi dai più disparati materiali: da Faccetta nera a Little Tony, dalle canzoncine anni trenta a Celentano, da Goethe e Cavalcanti a Beautiful e Mahler, passando per gli Harmony e il Vangelo. La mamma è sempre la mamma? La donna è una madonna? E l’uomo è cacciatore? Noi facciamo l'amore così. In playback. Tutto il mondo lo fa. [ EF + DT ]
Il progetto prevede, oltre all'assemblaggio di materiali testuali di diversa provenienza (testi di canzoni di Califano e Little Tony, estratti dai sonetti di Cavalcanti e dai Vangeli, da “I dolori del giovane Werther” e dai romanzi rosa più melensi ed improponibili), l'utilizzo di brani musicali preesistenti di vario genere come la registrazione di tracce audio create in fase da lavorazione. Il tutto completato e reso drammaturgicamente organico da alcuni testi originali scritti appositamente per il progetto. Attraverso un lavoro basato su partiture fisiche (posture, atteggiamenti, gesti) e incentrato sull'idea del corpo come insieme di segni e territorio di colonizzazione da parte dell'immaginario, l'idea è quella di farsi attraversare da modelli e stereotipi (provenienti da epoche e generi diversi) sull'amore e sul rapporto tra i due sessi. In particolare dal Ventennio ad oggi.
Tutto ciò partendo dall'assunto arbitrario che, pur nella disparità qualitativa e concettuale che separa una pagina di Goethe da un refrain di Little Tony, alcune costanti archetipiche sembrano non essere state mai definitivamente superate (almeno in Italia): l'amore come rapporto di potere che implica violenza, il ruolo idealizzato e insieme marginale della donna in una società pur sempre maschile, il patetismo logorroico e autocompiaciuto dell'uomo che soffre solo per amore, la posizione ambigua della donna che oscilla tra “emancipazione” e “tradizione”.
DANIELE TIMPANO autore-attore e regista di teatro. Come attore ha lavorato con Michelangelo Ricci (Finale di Partita, La Meglio Gioventù, Ubu Re), Carlo Emilio Lerici, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica (Grand Guignol). Ha collaborato con diverse compagnie della scena indipendente romana, tra le quali OlivieriRavelli teatro (L'immaginario malato , Trilogia del consenso ) e LABit (Mani). Fondatore del gruppo 'amnesiA vivacE', ha scritto e interpretato Storie di un Cirano di Pezza (1998); Teneramente Tattico (1999); Profondo Dispari (2000); Oreste da Euripide (2001); caccia 'L drago da J. R. R. Tolkien (2004), vincitore della terza edizione del premio Le voci dell'anima - incontri teatrali); Gli uccisori del chiaro di luna – cantata non intonata per F. T. Marinetti e V. Majakovskij (2005); dux in scatola. Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito (2006), finalista al Premio Scenario 2005, pubblicato in volume da Coniglio Editore nel 2006 e sulla rivista di teatro Hystrio nel 2008); Ecce robot! Cronaca di un'invasione (2007), ispirato all'opera di Go Nagai (Jeeg Robot, Goldrake, Mazinga), Risorgimento Pop (2009). È redattore (e collaboratore) della rivista on line www.amnesiavivace.it e di Ubu Settete, periodico di critica e cultura teatrale. È tra gli ideatori e organizzatori della rassegna romana Ubu Settete – fiera di alterità teatrali.
Lunedì 14 settembre Sala B Ore 23.00
ELVIRA FROSINI performer-autrice-regista,conduce una ricerca sui linguaggi scenici e sul corpo inteso come incrocio spazio-temporale di cultura, convenzioni, rapporti di potere, comunicazione, politica dunque. Fondatrice di Kataklisma, ha realizzato: Innesto (2000), lavoro di danza ed interventi sonori elettroacustici dal vivo con il musicista Luca Venitucci; S-E - Studio per E (2001), III° International METU Contemporary Dance Festival, Ankara (Turchia), Giovanna prenatal (2001), ENZIMI Teatro 2001; V - siamo in un deserto e volete lettere da noi? (2004) ; Runabout (2004); Collapse (2006); WASTE (2006); Reperto#01 (2006), finalista della quarta edizione del premio Le voci dell'anima - incontri teatrali; Buffet (2007): Blitz (2007); Istruzioni per la sopravvivenza (2007); 'NACOSAPROVVISORIA/ Primo studio per Ciao Bella (2008). Ha realizzato numerose performance site-specific: Duets in square - performance urbana (2006); Transito - performance urbana (2006); Disseminazione – performance urbana (2006); Italiana (2006); X-performance (2007); Niente di grave (2007); Time (2008).
Ha ideato e realizzato nello spazio Kataklisma teatro di Roma la rassegna Generatore X (dal 2004), Uovo –spazio performance (dal 2004) e il progetto Uovo Critico - incontri tra critica e nuova scena contemporanea (2008). Dal 2007 organizza a Tivoli (Roma) la rassegna di teatro, danza e performance Assaggi-Generatore Nomade.
Zona esterna – ingresso gratuito Ore 24.00
H.E.R. Magma
Concerto
Un disco inusuale, tra avant-garde e tentazioni pop, già violino con i Nidi D’Arac e stabile nel gruppo di Teresa De Sio, attrice e performer, H.E.R. lancia la sfida con la grazia e la sfrontatezza di una grande artista.
MAGMA, disco per violino e voce , è il frutto dell'evoluzione stilistica e personale dell'artista H.E.R. che riassume nelle 13 tracce (tra le quali un brano recitato su un testo della scrittrice Mariangela Gualtieri) tutta la sua estetica del provvisorio, della lacerazione, ma anche della rinascita. MAGMA è un disco "circolare" che fa coincidere la fine di un mondo con un "Apeiron " embrionale e scarno, un caleidoscopio che ha distorto ogni linearità delle quattro cover non tradendone le intenzioni e rivelando invece negli inediti elementi contrastanti i quali (proprio come in un MAGMA) si congelano saldamente insieme, legati da un motorismo quasi elettronico (J.S. Bach e Philip Glass tra i suoi riferimenti basilari).
“E’ stimolante confrontarsi con il pubblico "semplicemente " col mio violino e la voce. è una scommessa con me stessa ogni volta.
Dover mantenere una concentrazione ZEN nella leggerezza e, al tempo stesso, far suonare il tutto con la stessa forza di una rock - band cattivissima ....”
H.E.R.
HER
Nasce a S. Giovanni Rotondo (FG). Si diploma in violino al Conservatorio di Benevento e in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Foggia, debutta nel 1993 firmando le musiche per “La bottega del caffè” con Mastelloni e i “Dialoghi mancati” con Herlitzka.
Nel 1995 collabora con Giovanni Albanese alle scenografie del film “Silenzio si nasce” di Veronesi con Sergio Castellitto e Paolo Rossi. Nel 1996 interpreta il ruolo della “donna ideale” nel film “Cartoni animati” di Franco Citti, nel 1998 collabora con il gruppo Restart alla colonna sonora del film Viol@ di Maiorca.
Nel 1997 entra nei Nidi D’Arac, gruppo dedito alla rivisitazione della musica etnica salentina, ma in chiave moderna, con loro incide due Cd, entrambi per la CNI. Partecipa alla colonna sonora del film “Figli di Annibale” di David Ferrario e ad alcune compilation come “La notte del Dio che balla” (progetto diretto da Teresa De Sio) e “Fango” (organizzato da Legambiente).
Ha collaborato con gli Agricantus (“Ethnosphere”), Lucilla Galeazzi (“Lunario”), il gruppo romano Radici nel Cemento. Da segnalare la collaborazione con il trombettista Roy Paci in un percorso sperimentale a metà tra la musica elettronica ed acustica.
Dal 2005 è stabilmente nel gruppo di Teresa De Sio partecipando sia nel disco che nel tour “A Sud! A Sud!”. Sempre assieme alla De Sio, questa volta con Giovanni Lindo Ferretti, aveva partecipato allo spettacolo culto “CRAJ”, dedicato ai grandi cantori della musica popolare pugliese, Uccio Aloisi, i Cantori di Carpino e Matteo Salvatore, dal quale è stato realizzato un film per la regia di Davide Marengo che ha vinto il premio “Lino Miccichè” del CSC per la migliore opera prima al Festival del Cinema di Venezia 2005.
Il suo nuovo CD “Magma”, è prodotto dalla C.O.R.E. SRL e distribuito dalla EDEL.
Lunedì 14 settembre
TEATRO DELLE APPARIZIONI
POP UP
La terza dimensione del libro
un’idea di Fabrizio Pallara e Dario Garofalo regia e luci Fabrizio Pallara con Dario Garofalo, Paola Calogero, Valerio Malorni musica dal vivo Federico Ferrandina scene Fabrizio Pallara e Sara Ferazzoli produzione TEATRO DELLE APPARIZIONI coproduzione AREA 06 con il sostegno di RIALTOSANTAMBROGIO (Roma), ass.cult La luna al guinzaglio (PZ), KILOWATT FESTIVAL (AR), FREEZERO9 (Roma) con il contributo di GRUPPO MAZZILLI srl, UNIPOSTA RECAPITO, DADAS srl, ARTI GRAFICHE srl, ORAD Srl. Durata 45’
Una platea piena di libri, una scena vuota. Bianca, come una pagina di libro. Spazio che va ancora popolato. Pagina da scrivere. Un libro è come un uomo, e tutti i libri, come ogni uomo, se interrogati sono capaci di dare risposte. È certo che i libri pop up fossero utilizzati già dal XIV secolo come libri scientifici d’anatomia. Apri una pagina, e c’è un cuore dentro. Chiediamo agli spettatori di portare un romanzo da condividere, da trasformare in teatro. Attori, narratore, musicista, light designer e spettatori diverranno tutti, nello stesso tempo e nello stesso spazio, lettori del romanzo che verrà scelto tra quelli presenti in platea. Ad ogni rappresentazione un viaggio unico, tutto lo spettacolo è interamente affidato all’improvvisazione degli artisti in scena.
La struttura viva del teatro a vista, leggibile ed esposta al vento, solida e capace di generare visioni; una struttura mostrata nella sua semplicità.
“E’ quando una casa brucia – diceva Kafka – che si vede la struttura che la sorregge”.
IMPORTANTE: Affinché lo spettacolo abbia luogo è necessario che gli spettatori portino un romanzo a loro scelta. Il romanzo potrà essere utilizzato nello spettacolo e sarà in ogni caso restituito integro allo spettatore.
Teatro delle Apparizioni
La compagnia, nata a Roma nel 1999 da Fabrizio Pallara, concentra le sue prime sperimentazioni attorno al teatro sensoriale, producendo spettacoli come frammenti di buio d’ombre (2000), La favola (2001), progetto‘città invisibili’ (2002) e danza con me (2003), sviluppandone competenze e tecniche esperite direttamente sugli spettatori. Lo spettatore diviene così elemento partecipante e fondante dello spettacolo stesso. Questo percorso di sperimentazione ha portato ad una percezione dello spazio, non come semplice spazio scenico bensì come mondo da vivere insieme allo spettatore. Dietro queste riflessioni nascono spettacoli come dove tutto è molto piccolo, 2001 – Apparizioni III:lear, 2002. La platea è affrontata in occasione del premio scenario 2003 con il paese dei sussurri (finalista 2003), mentre organizza eventi di arte, musica e teatro come Dromo (2003), Adieu, mon amour (2004) e el primer sueno BCN (2004). Con gli occhi di andersen (2005) la compagnia sperimenta il teatro d’attore unito al teatro di figura, mentre in occasione del Festival Zona Franca 2005 di Parma, incontra il teatro ragazzi con il la stanza dei segreti. Nel 2007 collabora con il Teatro dei Sassi di Matera, nascono la performance L’omino di carta e lo spettacolo Il giocattolo con i fili. Nel 2008 la compagnia produce il nuovo spettacolo per bambini e adulti Uno vincitore del premio FIT. Nel 2008 viene pubblicato il libro monografico teatro delle apparizioni sul lavoro di ricerca della compagnia edito dalla casa editrice Editoria & Spettacolo.
Martedì 15 settembre Sala B Ore 19.00
ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI
Spara, trova il tesoro e ripeti NASCITA DI UNA NAZIONE
di Mark Ravenhill traduzione Pieraldo Girotto dramaturg Luca Scarlini regia Fabrizio Arcuri con Miriam Abutori, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Fabrizio Croci, Pieraldo Girotto assistente alla regia Luigi Coluccio cura degli ambienti Diego Labonia organizzazione Miguel Acebes produzione Accademia degli Artefatti08 collaborazione alla produzione Festival Magna Graecia (Catanzaro), Le Chant du Jour (Roma) Durata 50’
Nella primavera del 2007 Mark Ravenhill ha un attacco epilettico che gli causa un coma e una perdita di memoria. Quando si risveglia non ricorda di aver preso l’impegno di scrivere una pièce al giorno per ognuno dei 16 giorni dell'Edinburgh International Festival. Nelle settimane successive, fortemente segnato da questa esperienza, Ravenhill scrive Spara, trova il tesoro e ripeti, un ciclo di 17 pezzi ispirati ad altrettanti classici della letteratura, del cinema o della musica -tra gli altri: Le troiane, Il paradiso perduto, Il crepuscolo degli dei, Orgoglio e pregiudizio, La guerra dei mondi. Ogni pezzo è autonomo, tutti raccontano della guerra contro il terrore sostenuta dalle ‘potenze occidentali’. Il risultato è una epopea contemporanea immersa in un’atmosfera da tragedia classica.
BIRTH OF A NATION è uno dei più importanti e controversi film nella storia del cinema americano. Girato nel 1915 da D.W. Griffith e ambientato ai tempi della guerra civile americana, il film è fortemente innovativo nella tecnica narrativa ma suscitò aspre polemiche per l’accusa che gli venne rivolta di promuovere la supremazia dei bianchi e di giustificare fenomeni come il Ku-Klux-Klan. Nella trasposizione contemporanea di Ravenhill, dopo che una potenza straniera si è ritirata, un gruppo di artisti del paese occupante viene ora a lavorare nel paese devastato per promuovere l’efficacia dell’arte e della pratica artistica come rimedio taumaturgico per i disastri e le tragedie causate dalla guerra.
MARK RAVENHILL vive a Londra. La sua prima opera importante è Shopping and Fucking, prodotta dall’Out of Joint Theatre di Londra e andata in scena per la prima volta al Royal Court Theatre nel settembre del 1996. Successivamente ha scritto Faust is dead (1997), Handbag (1998) -che ha vinto l’ Evening Standard Award- e Some Explicit Polaroids, che ha debuttato all’Ambassadors Theatre di Londra nel novembre 1999. Nel 1998, mentre dirigeva Paines Plough, una compagnia che dal 1974 si dedica alla drammaturgia contemporanea, ha organizzato il progetto di scrittura collaborativa 'Sleeping Around'. Mother Clap's Molly House, ambientato nella Londra del XVIII secolo, è stato rappresentato nel 2001 al National's Lyttleton Theatre. Nel 2006, sono state pubblicate quattro nuove opere: The Cut, Product, Citizenship e Pool (no water).
ACCANDEMIA DEGLI ARTEFATTI si forma intorno agli anni ‘90 con lo specifico progetto di promuovere, organizzare e diffondere la cultura teatrale. Produce numerosi spettacoli, performance e azioni teatrali che hanno trovato ospitalità nelle più importanti manifestazioni e rassegne teatrali: Santarcangelo International Festival of the Arts, VolterraTeatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi, MittelFest, Teatri 90 Festival, Primavera dei Teatri, Enzimi, Trend – Nuove frontiere del teatro britannico...
Diversi i premi raccolti in questi anni. Nel ’96 e nel ‘99 il primo premio e la menzione speciale al Riccione TTV con “Dati” e “Sulle possibilità irrazionali di vita ad una data qualsiasi”. Del ‘03 è la vittoria al Premio Dioniso del teatro classico dei giovani con lo spettacolo –e, in precedenza, laboratorio- “Cori tragici”. Nel ‘05 arriva il Premio Ubu – migliore proposta testo straniero con “Tre pezzi facili”.
Martedì 15 settembre Sala B Ore 20.30
Molti sono i libri che parlano del lavoro di Accademia degli artefatti tra cui ricordiamo Nuovo teatro italiano di Paolo Ruffini e Stefania Chinzari ed. Castelvecchi. Sono in pubblicazione con Editoria&Spettacolo, le traduzioni dei testi delle ultime produzioni di accademia degli artefatti: “Progetto Ab-uso: My arm + An oak tree” di Tim Crouch e “Spara, trova il tesoro e ripeti” di Mark Ravenhill.
Dal 1998 è riconosciuta dal Ministero e riceve il sostegno dal Ministero - Dipartimento dello spettacolo.
Zona esterna – ingresso gratuito Ore 21.00
SISTEMI DINAMICI ALTAMENTE INSTABILI
CRUOR _ estrazione short site specific
di Alessandra Sini e Antonella Sini selectronic live set Stefano Montinaro disegno luci Max Mugnai scena Sistemi dinamici altamente instabili costumi Francesca Sassi produzione CIULINGA in collaborazione con Area06/Officina culturale con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali coreografia e danza Alessandra Sini e Antonella Sini Durata 20’
Il lavoro parte dal corpo, dalla concentrazione quasi ipnotica dentro la personale percezione delle forze che scatenano la creazione materica di ogni gesto, fino ad intuire legami di connessione che muovono lo spazio, la relazione tra le azioni e gli intervalli fra i silenzi. Il tema del “doppio” ci è caro, partendo da ciò che evidentemente siamo, da quello che ci è vicino. Il processo di lavoro ci ha spinto verso la parte ombra, verso il rimosso e il perturbante, attraversando l’umanità che ci è propria, affrontando lo scontro e l’incontro relazionale. Abbiamo scelto una via emotiva di riflessione per immagini, atmosfere e sapori anche per quest’occasione: Cruor_estrazione è una performance costruita appositamente per Short Theatre 2009 estrapolando materiali e visioni dal nostro ultimo spettacolo, Cruor_sottrazione
CRUOR è un progetto triennale che nasce da una profonda riflessione sulla creazione coreografica in relazione al rapporto di differenza/similitudine del pensiero occidentale e di quello orientale e alle risultanti che questa relazione implica sulla modalità della ricerca creativa e sulla organizzazione dell'opera. E’ necessario spostare le premesse, le nostre premesse culturali, le nostre premesse artistiche. Sistemi dinamici altamente instabili mette in prospettiva il pensiero che ci appartiene, quello occidentale, per aprire altre possibilità e modificare la pratica e la costruzione coreografica.
Questo progetto di ricerca, partito nel 2007 e giunto alla sua seconda tappa, tende ad ampliare e diversificare le modalità di realizzazione dell'opera, partendo da una pratica vicina al pensiero cinese, adottata per corrispondenze e affinità, e sfruttata proprio per la distanza che questa pratica implica dal nostro modo di ideare, vedere, finalizzare e strutturare.
Il luogo [di riferimento] è altro, esiste un altrove e questo altrove del pensiero fa reagire il nostro pensiero. Da Pensare l'efficacia. In Cina e in Occidente di Francois Jullien
Questo processo di ricerca ha convalidato le riflessioni sulla necessaria mobilità nella pratica del nostro lavoro e ha favorito l'attuazione di una nuova strategia creativa.
Sistemi dinamici altamente instabili
Il gruppo persegue da tempo un percorso di ricerca originale ed autonomo nell’ambito della corporeità di segno contemporaneo. La qualità mutevole delle dinamiche coreografiche è lontana da codificazioni possibili, si lega al gusto materico del corpo e al suo linguaggio astratto, mai narrativo o contenutistico. La ricerca si concentra su spazio e su modalità diversificate di fruizione e percezione, ed è oggetto di progetti didattici ed eventi coreografici progettati per spazi urbani o non teatrali (musei, gallerie d’arte, aree archeologiche o industriali). All'attivo 20 produzioni coreografiche e molteplici allestimenti performativi site specific. Sistemi dinamici altamente instabili è ospite dei più rappresentativi Festival di danza in Italia e all’estero (Vorpommern Festival/Germania; European Dance Festival/Cipro; Notte Bianca di Parigi). E’ invitato presso musei e gallerie d’arte per eventi unici a carattere performativo e installativo (il più recente, presso la Sala del Marco Aurelio ai Musei Capitolini), partecipa a diversi Festival di Danza Urbana con spettacoli e performance che si occupano dello spazio e delle diverse modalità di fruizione del pubblico.
Martedì 15 settembre
INDUMA TEATRO
Viva l’anarchia! Liberamente tratto da “Anarchia in Baviera” di Rainer Werner Fassbinder
con Lea Barletti, Simone Franco, Anna Lisa Gaudino, Cecilia Maffei, Otto Marco Mercante, Giuseppe Semeraro musiche dal vivo Tobia Lamare regia Werner Waas organizzazione Anna Lisa Gaudino promozione Margherita Capodiferro amministrazione Giuseppe Suppa elementi scenici Dario Rizzello comunicazione Pierpaolo Lala, Gemma Montinaro produzione Induma, Manifatture Knos Durata 1h30’’
Viva l’anarchia! utilizza il teatro come illusoria via di fuga da una serie di prigioni. E’ confessione, rivoluzione, provocazione, sogno, esperimento e scherzo. Non si censura ed è programmaticamente incerto sulla propria forma definitiva. Ha una forma corale polifonica e narra attraverso brevi scene, quasi come in una sorta di moderna rivista, i retroscena di una rivoluzione temporanea di matrice anarchica in Baviera. E’ la storia di un fallimento, e nel fallimento stanno la sua bellezza, realtà e necessità. Libertà è la parola che vi ricorre di più ed è allo stesso tempo la cosa meno praticata e conosciuta da tutti, rivoluzionari e non. Viva l’anarchia! non offre soluzioni e guarda al presente con l’occhio di chi usa il gioco teatrale per capirne di più, chiedendo per questo anche l’attiva collaborazione dello spettatore. Ogni riferimento al presente è del tutto voluto. Viva l’anarchia! non intende partecipare in modo serio alla discussione sul senso che ha il fare teatro, oggi, in Italia ma preferisce fare teatro, oggi, in Italia. E’ un esperimento. Che fare?
L’associazione INDUMA si costituisce nel 2007 a Lecce per volontà del regista Werner Waas, dell’attrice Lea Barletti e dell'amministratore Giuseppe Suppa. Induma si presenta come l’innesto all'attività di Quellicherestano, compagnia teatrale fondata a Roma 15 anni fa da Paolo Musio, Massimo Bellando Randone, Fabrizio Parenti e Werner Waas. Ad oggi l’associazione si è arricchita e si avvale della collaborazione di nuove risorse umane in ambito artistico, organizzativo, logistico e amministrativo.
INDUMA (Interventi Necessari Duri e Urgenti Mediante le Arti) nasce dall’esperienza delle Manifatture Knos di Lecce. Struttura che per oltre trent'anni ha ospitato la scuola di formazione professionale per operai metalmeccanici ed elettrotecnici creata dai Salesiani a metà degli anni ’60. Uno spazio, di circa quattro mila metri quadri coperti, abbandonato per una decina di anni, ora restituito alla città come centro multidisciplinare dedicato alla cultura e all'arte contemporanea. L'istituzione di un'attività teatrale in questo posto richiede un ripensamento profondo delle pratiche e priorità artistiche adottate finora. Nasce così un nuovo tipo di progettazione che parte dal basso, dalla partecipazione, dall'eterogeneità di esperienze di diversa provenienza, da un duttile processo di comunicazione trasversale che travolge le sicurezze e consuetudini di tutti costringendoli alla quotidiana invenzione della propria identità, alla creazione per arrivare infine a ridisegnare il concetto stesso di lavoro e di un'etica culturale.
Dunque il teatro inteso come uno strumento utile per comprendere ciò che siamo, come un esperimento culturale sul vivo della società di oggi, come lavoro della de-manipolazione, della presa di coscienza in mezzo al torpore culturale.
Martedì 15 settembre Zona esterna Ore 21.30
Zona esterna ingresso Ore
EMANUELA VILLAGROSSI
Mamma mia!
Reading
Durata 45’
Un frammento, un piccolo viaggio dentro Petrolio: una narratrice “descrive” eventi che si svolgono parallelamente in video, muti ed impietosi. Questa formula di messa in scena separa forzatamente tutti i livelli espressivi per cercare di mantenere la stessa struttura compositiva di quest’opera pasoliniana immensa ed irrappresentabile. Del resto è così che è stata scritta, per appunti, stratificazioni, incursioni, debordaggi, e sbandamenti… ma sempre secondo una esasperata matematicità, un freddo calcolo descrittivo che continuamente sottrae l’Autore -ed il lettore - ad ogni facile coinvolgimento od immedesimazione emotiva, perché “(…) il racconto deve restare sulla materia (…) non essendo altro che la realizzazione, prevedibile razionalmente, di un piano.”
L’incompiutezza pare allora essere magicamente integrata nel piano progettuale, essendo ancor più deturnante l’effetto provocatorio che essa contiene: provocatorio nel senso etimologico del termine, ovvero di pro-vocare, chiamare fuori, mettere a nudo, di nuovo, senza pietà alcuna.
È stato scelto un frammento dell’esistenza dell'ingegnere Carlo, contenuto negli appunti iniziali del romanzo: il ritratto di un uomo borghese e della sua relazione con la madre. Il tema dell’incesto ricorre più volte nell’opera di Pasolini che, in Petrolio, non esita a metterlo a nudo con un linguaggio una sincerità disarmanti (e proprio per questo scandalosa), ma che non può non far riflettere. A questi frammenti si contrappone e accosta il monologo della madre in Teorema. In questo caso la tensione incestuosa è vissuta dalla madre che individua nell’ unione con il figlio l’unica possibilità per riscattare la sua vita perduta nel “vuoto di valori sbagliati”. Lo spettacolo costituisce una scheggia narrativa, in cui le relazioni affettive si muovono violentemente tra istinti di conservazione e pulsioni rivoluzionarie, tra derive distruttive e impulsi liberatori, nella toccante e umanissima letteratura pasoliniana.
Emanuela Villagrossi
Attrice teatrale ha da sempre lavorato con gruppi di ricerca a partire dai “Magazzini” -con la regia di Federico Tiezzi ha preso parte a moltissimi spettacoli della compagnia, da Artaud ad Amleto - e attualmente con il gruppo Motus. Ha quindi privilegiato e frequentato i territori di confine in cui il teatro si scambia segni con arti visive, video e musica. Significativa anche la collaborazione con Marco Baliani ne “Le serve” di Genet e “La seconda vita di Francesco d’Assisi” di Saramago.
Inizia l'attività teatrale di attrice a Mantova come socio fondatore della Cooperativa Teatro Ipadò partecipando a tutti gli spettacoli del gruppo fino al 1983.
Segue laboratori teatrali tra i quali ritiene significativi gli incontri con il Living Theatre, Il Carrozzone, Anatolij Vassil'ev, Carmelo Bene. Consegue il Diploma del Corso di Formazione Superiore per Attori presso ERT di Modena diretto da Giancarlo Cobelli e Cesare Lievi.
Alla Laurea in Filosofia presso l'Università Statale di Milano segue recentemente la Laurea in Logopedia con una tesi di ricerca sulla voce dell’attore.
Ha recentemente debuttato con Elegie, tratto dalle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, spettacolo realizzato con la Fondation Rilke di Sierre e Diventare Uomo- racconti estremi di donne albanesi- con Lucia Vasini e Livia Grossi
Il suo attuale impegno teatrale è con Motus con “Rumore Rosa” tratto da “Le lacrime amare di Petra von Kant” di R.W. Fassbinder e “L’Ospite “ Come un cane senza padrone” tratto da Petrolio e “Mamma Mia” tratto da Teorema di P. P .Pasolini, è voce narrante in “A Place” da S. Beckett.
In teatro ha interpretato testi di Heiner Muller, Schwob, Artaud, Shakespeare, Maraini, Saramago, Ibsen, Brecht, Wilde, Genet, Pirandello, Flaubert, Shaw. Registi con i quali ha lavorato, tra gli altri:Marco Baliani, Federico Tiezzi, Cesare Lievi, Hervé Ducroux, Antonio Sixty, Massimo Luconi.
In cinema ha interpretato recentemente “Gomorra di Matteo Garrone e “Ceremony” per la regia di Maria Arena presentato al festival del Cinema di Locarno. Ha preso parte tra l’alto a “Il Mnemonista” di Paolo Rosa ed è protagonista di “La Fattoria degli anormali” di Andrea Balzola.
Martedì 15 settembre
–
gratuito
23.00
IMAMAMA
Come bestie che cercano bestie
con Marco Rapisarda e Massimo Genco regia Marco Rapisarda e Massimo Genco tecnico audio e luci Fabio Manniti Durata 30’
Il progetto ha ricevuto una Menzione Speciale della Giuria al Premio Scenario per Ustica 09.
La solitudine: bisogna essere molto forti per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare raffreddore, influenza o mal di gola; non si devono temere rapinatori o assassini…
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo, che valga una camminata senza fine per le strade povere, dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani. (P.P.P.)
Leggere Pasolini è entrare dentro ad un mondo fatto di miseria, disperazione ma anche poesia. I suoi ‘eroi’ di eroico non hanno nulla se non il fatto di essere costretti a combattere contro la vita che li ha messi nel posto più scomodo e lontano, confinati al limite della città, al limite dell’esistenza stessa. Si potrebbe pensare che questo mondo sia del tutto scomparso, che faccia parte di una memoria letteraria, ma così non è: se si guarda bene, se ci si allontana dall’ologramma che Roma offre al mondo (il Papa, il Colosseo, Trastevere etc.) si scopre che quella ‘disperata vitalità’ è ancora tutta lì, con le stesse facce, gli stessi modi, la stessa desolata desolazione. Gli ‘eroi’ hanno solo cambiato nomi e provenienza, così Romano il Burino non arriva più da Tuscania, ma da Sibiu, sud della Romania. I lavori che fanno sono sempre gli stessi, al limite della legalità e della sopravvivenza. La solitudine che li accompagna è la stessa. La fine che fanno è la stessa.
‘Ma noi siamo borghesi, e quindi abbiamo innato il senso della prudenza, della capacità a rimandare a domani quello che non possiamo fare oggi, del rispetto per ciò in cui la vita si consolida, si ordina e si fa opinione pubblica e buon senso. Siamo conservatori di nascita, e in fondo non dimentichiamo mai quello che la madre ci ha insegnato da bambini: l’idea che la vita è sicura e lunga.’
Marco Rapisarda e Massimo Genco
Il Gruppo Teatrale ‘Imamama’ si costituisce nell'anno 2007 con l’intento di partecipare a progetti banditi da Enti Pubblici per la promozione e lo sviluppo della cultura sul territorio romano.
Mercoledì 16 settembre Sala B Ore 19.30
GENERAZIONE SCENARIO
ANAGOOR Tempesta
con Anna Bragagnolo, Pierantonio Bragagnolo studio del movimento Simone Derai, Anna Bragagnolo riprese video Marco Menegoni, Moreno Callegari, Simone Derai montaggio e regia video Simone Derai, Marco Menegoni suono Marco Menegoni assistenza Marco Menegoni, Moreno Callegari consulenza storica e iconografica professor Silvio D'Amicone scrittura Simone Derai, Eloisa Bressan regia Simone Derai Durata 20’
segnalazione speciale Premio Scenario 2009
Ne La Tempesta, nel Fregio e in altri dipinti di Giorgione l'attimo fulmineo viene congelato nella rappresentazione naturale del lampo, dell'atmosfera e della luce di un Veneto che non ritornerà, catturato dallo sguardo che fissa la stagione e le fasi del ciclo di vita vegetale, sconvolto dal vento, saturato dalle buie nubi incombenti. La natura offre un codice - la cui chiave è da ricercare nella tradizione sapienziale veterotestamentale e nei testi apocalittici - per annunciare la fine dei giorni. Giorgione rappresenta una sensibilità artistica e spirituale in cui ci riconosciamo, a cui ci siamo educati e di cui continuano a nutrirsi le nostre pur diverse esperienze formative. La nostalgia per un'età della terra e il tentativo di conciliarla con la modernità, comprendendo la profonda frattura e le tensioni che questa frattura continua incessantemente a esercitare nel profondo della nostra società, caratterizza da tempo, come una linfa comune, i lavori di ANAGOOR. Apparteniamo a una generazione che non ha conosciuto il proprio territorio vergine ma è nata e cresciuta durante e dopo la sua definitiva devastazione. Un periodo storico in cui le Venezie sono tornate a essere un singolare motore economico, produttore di consumi e ingranaggio della cultura mercantile globale, porta inevitabilmente aperta agli orienti del mondo, con tutte le conseguenti tensioni politiche ingenerate dal pensiero miope di chi crede che la porta aperta da Venezia al mare non debba essere altrettanto aperta dal mare a Venezia. Questa stessa generazione non conosce guerre, avendole l'occidente allontanate da sé e spinte in Terre Sante perennemente ferite e purulenti. Tuttavia è la prima ad aver assimilato l'angoscia di un olocausto nucleare, la paura di pandemie e di un contagio sessuale che ha cambiato per sempre l'amore e le relazioni, l'inquietudine per un visibile collasso ecologico. È questa percezione di noi stessi, locali e globali, visione intima e quadro d'insieme, l'oggetto d'indagine. L'Apocalissi (battaglia finale e rivelazione) che ci interessa è tanto quella universale quanto quella personale, di ciascun individuo che sente e soffre il tempo breve della giovinezza, l'irreparabile finitezza. La crescita, la sfida contro il chaos, la caducità. Alle previsioni astrologiche dei cieli del primo lustro del XVI secolo si sostituiscono i segni dell'incombente contemporaneo, ma la condizione umana di cosciente essere effimero (che dura un giorno) rimane il primo motore dell'angoscia e dei suoi risvolti più sublimi: l'arte e la poesia. Nel giorno e nel suo trascorrere, per ciascun uomo la propria apocalisse personale. Come in Giorgione l'Anticristo è uno di noi, così è in noi stessi che cresce l'antagonista della nostra personale battaglia.
ANAGOOR nasce a Castelfranco Veneto nel 2000 raccogliendo, attorno alle figure di Simone Derai, Marco Menegoni, Anna Bragagnolo e Paola Dallan, la precedente esperienza decennale di un gruppo di artisti del teatro. Nel 2008 è finalista con *jeug al Premio Extra - segnali dalla nuova scena italiana. Nei primi mesi del 2008, in un'ottica di decentramento dei poli culturali attivi, ANAGOOR ha inaugurato, a Castelminio di Resana (TV), LA CONIGLIERA. Situato in aperta campagna, questo spazio teatrale nasce dal recupero di un precedente allevamento cunicolo ed è ora una culla per le arti performative.
Mercoledì 16 febbraio Sala B Bis Ore 20.10
Nel 2007 "Il Corriere della Sera", insieme a Regione Veneto e Fuori Biennale, nella pubblicazione Please Disturb annovera ANAGOOR tra le principali quattro compagnie venete di teatro contemporaneo. OperaEstate Festival e Regione Veneto nel 2007 hanno inserito ANAGOOR - insieme a Pathosformel, Babilonia Teatri e Grumorin Piattaforma Teatro Veneto: vetrina delle nuove realtà teatrali della regione. Dal 2003 ANAGOOR organizza a Castelfranco Veneto ogni estate un appuntamento dedicato alla nuova scena italiana: obiettivo primo la diffusione dei linguaggi teatrali e performativi contemporanei
GENERAZIONE SCENARIO
ODEMÀ
A tua immagine
progetto drammaturgico Davide Gorla diretto e interpretato da Enrico Ballardini, Giulia D'Imperio, Davide Gorla musiche originali Enrico Ballardini luci Monica Gorla, Francesco Collinelli Durata 20’
segnalazione speciale Premio Scenario 2009
Circondati dalle nebbie di un non luogo, ci troviamo dinanzi a dei personaggi altolocatissimi. Il primo di essi è venuto per chieder conto al padre di quali siano i doveri e i privilegi che comporta questo essere figlio suo. Il secondo, il padre, sembra tergiversare dinanzi a queste richieste. Infine il terzo è venuto perché anch'egli può trarre degli interessi da questa unione. Ed è proprio il terzo personaggio, questo diavolo, un po' triste e un po' ironico, a introdurci in un quadro famigliare terribile: quello di Lui, di Dio e di suo figlio Gesù. Parla di un Dio pessimo, ambizioso e insensibile più di chiunque altro alla pena e al dolore. Unico suo scopo, dominare sulle genti. Ben vengano, se utili, il sacrificio dell'unico figlio e altre nefandezze, tali da far sperare al diavolo stesso che non venga attribuita a lui la colpa di tutto questo. Un progetto che si porta dietro la più orrenda, interminabile scia di morte, soprusi e nefandezze che la storia ricordi e che è ancora miracolosamente in vita oggi. Progetto fin troppo umano e materiale per essere volontà divina, che da un lato sottrae al testo e ai personaggi un peso altrimenti insostenibile e dall'altro mette in risalto la mollezza di una società facile da plasmare e controllare. Il fortissimo disagio del personaggio (come un'ape in un luogo senza fiori) è anche il nostro nei confronti di una cultura che da millenni ci opprime, facendo leva su un assurdo ricatto morale. Illusione nel nome della quale si tengono nell'ignoranza popoli interi. Disagio che ci porta a lanciare questa provocazione, per niente velata, dati gli argomenti in questione; anche se l'intento, più che sollevare polemiche dovute alle parole grosse, è un invito a una riflessione intima. Il progetto nasce dall'incontro umano e artistico tra Davide Gorla, Enrico Ballardini e Giulia D'Imperio, con l'intento di far convergere le esperienze di ognuno in un percorso creativo comune. Tra le occasioni di incontro, lo spettacolo Quando usciremo, in scena a Milano allo spazio Zazie nel 2006, diretto e interpretato da Davide Gorla ed Enrico Ballardini. A Tua Immagine è il primo progetto che vede noi tre uniti alla lavorazione di uno spettacolo a livello di scrittura, regia e interpretazione.
Odemà
Enrico Ballardini, attore, musicista e cantautore, si è formato con la compagnia Com Teatro di Corsico (MI), con la quale collabora da molti anni. Approfondisce la sua formazione partecipando a laboratori tenuti da Emma Dante, Danio Manfredini, Lorenzo Loris, Theodoros Terzopulos, Tahdashi Suzuki. A teatro è stato diretto da diversi registi tra cui Claudio Orlandini ed Emma Dante. Collabora come attore e musicista con la compagnia Quelli di Grock e con diverse compagnie di teatro per ragazzi. Esordisce come regista nello spettacolo In panne di Friedrich Dürrenmatt e, insieme a Davide Gorla, nello spettacolo Quando usciremo di Gianni Hot.
Giulia D'Imperio studia lingue straniere e, nel 2002, si diploma presso la scuola di teatro Arsenale di Milano. Continua la sua formazione frequentando diversi laboratori, condotti, fra gli altri, da Claudio Orlandini ed Emma Dante. Nel 2004 si diploma a Milano presso un'accademia di danza e canto dove si avvicina all'acrobatica, studia musica e si dedica allo studio della danza contemporanea, classica e del tip tap. Negli anni lavora come attrice e ballerina per il teatro dedicato ai ragazzi e per produzioni indipendenti sia teatrali sia cinematografiche.
Davide Gorla frequenta la scuola di teatro di Quelli di Grock dal 1996 al 1998. Dal 1999 prende parte al laboratorio permanente del Com Teatro di Claudio Orlandini con il quale studia per diversi anni, prendendo parte inoltre a diversi laboratori condotti, fra gli altri, da Domenique De Fazio, Danio Manfredini, Mamadou
Mercoledì 16 febbraio Sala B Ore 20.40
Dioume. Dal 2001 inizia a lavorare come attore con alcune compagnie teatrali (Com teatro, Out Off, Palchetto Stage, Oblò dell'oblio). Nel 2006 debutta con Enrico Ballardini nello spettacolo Quando usciremo di cui è interprete e coregista. Ad oggi scrive e mette in scena spettacoli di divulgazione scientifica per la fondazione Enrico Mattei.
Zona esterna
Ore 21.00
THEHUNGRYMARCHSHOW/Yessir!
Con Marco Mazzoni
Progetto, realizzazione Kinkaleri
Coproduzione Kanuti Gildi Saal, Tallin Estonia
In collaborazione con SPAM!
Costume “Scultura morbida”: Marlene Mangold
Ringraziamenti Fratelli edison
Durata 45’ circa
Qualcuno ha deciso che i meccanismi sociali non corrispondono alle definizioni pre-definite e ben presto si scoprirà che l’evento è una crudele metafora del rapporto a due dove chi è convinto di domare è sempre più spesso domato.
Henry/me una volta era un dio, si lanciava sulle teste adulanti senza pensare, i suoi addominali scolpiti lo aiutavano a rimbalzare, un giorno qualcuno si scansò e l’addominale non più troppo elastico non lo aiutò. Adesso lavora per una ditta di illuminotecnica, monta le luci per le sfilate di moda.
THE HUNGRY MARCH SHOW è una trilogia sulla decadenza che sviluppa tre differenti spettacoli nell’arco di tre anni.
Il progetto THE HUNGRY MARCH SHOW continua il percorso di ricerca fra le pieghe della coreografia e come altri lavori della compagnia si avvale in parte dell’improvvisazione, in questo caso non come elemento portante dell’evento, piuttosto come pratica attiva della messa in scena, stratagemma per una vitalità necessaria allo spettacolo stesso. Il soggetto è da ricercarsi nell’elaborazione immaginifica di alcune figure sceniche - una per spettacolo – che assolvono alla funzione di traccia narrativa. Per ogni lavoro è investigato un personaggio e la sua alterazione.
Steve McQueen, Henry Rollins, Mikhail Baryshnikov, tre icone del 900, sono presi in prestito come stereotipi contemporanei di talento, successo e potenza, elementi da dove far partire l’elaborazione scenica che il performer ridefinisce e trasforma teatralmente su se stesso fino alla loro disintegrazione, sconfinando fra le pieghe delle proprie ossessioni. Nessun interesse nel fotografare la condizione esistenziale dell’originale, piuttosto un tentativo di trasfigurare una potenza impotente, una ricognizione soggettiva nei meandri dell’amore nichilista dell’eroe trapassato, disperato, battuto e della sua inesauribile necessità di non mollare. Fiction/nonFiction.
KINKALERI nasce nel 1995 come raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo. I sei componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività: progettazione, ideazione, drammaturgia, distribuzione, gestione. Grazie a queste caratteristiche, l’andamento produttivo di Kinkaleri da sempre ha trovato un proprio sviluppo attraverso itinerari diversificati – spettacoli, performance, installazioni, produzioni video, sonorizzazioni, allestimenti, pubblicazioni - con ospitalità in musei d’arte contemporanea, teatri, festival, rassegne di danza e di teatro, rassegne e installazioni sonore. Da gennaio 2001 la sede operativa si è trasferita nello Spazio-K, uno dei capannoni dell’ex-area industriale Campolmi nel centro storico di Prato. Tra le produzioni più importanti ricordiamo Doom (1996), 1.9cc GLX (1998), My love for you will never die (2001). Ricordiamo, inoltre, il progetto <OTTO> (2002/2003) premio UBU 2002, WEST (2003-2007), I Cenci/Spettacolo (2004) e i recenti Nerone (2006), 11cover (2006), pinocchio (2007) e THE HUNGRY MARCH SHOW // Between a carrot and I (2007), Alcuni giorni sono migliori di altri (2008).. Recentemente ha curato a Bologna Wanted (2007), progetto coprodotto da Siemens e realizzato nella cornice del Festival F.I.S.Co. organizzato da Xing. I lavori di Kinkaleri hanno ricevuto ospitalità in numerose programmazioni ibride di genere, trovando un importante riconoscimento sulla scena della ricerca italiana e soprattutto estera.
Mercoledì 16 febbraio
KINKALERI
GENERAZIONE SCENARIO
CODICE IVAN Pink, Me & The Roses
Vincitore Premio Scenario 2009
creazione collettiva Codice Ivan con Anna Destefanis, Leonardo Mazzi, Benno Steinegger scene, luci e costumi Codice Ivan foto di scena Giovanni Giacomelli, Federica Giorgetti produzione Codice Ivan co-produzione Centrale Fies residenze artistiche FAF (Firenze), Centrale Fies (Drò) cura e promozione Centrale Fies Durata 20’
Lo scorpione, portato sulla schiena della rana per attraversare il fiume, punge la rana. La rana morendo chiede allo scorpione: “Perché mi hai punto, visto che in questo modo moriremo entrambi?”. Lo scorpione risponde: “Perché è nella mia natura”. Esopo
Pink, Me & The Roses è un decadimento. Un “concerto” in cui il vecchio rocker suona musica che parla di musica. Tutto sembra tendere al basso, distruggersi e ricomporsi in un gioco apparentemente senza storia. Ci chiediamo dov'è il dentro e dov’è il fuori, dov'è il limite tra il corpo del performer e quello del personaggio, tra lo spettacolo come evento linguistico e la sua distruzione, dove sono i limiti tra le cose, tra rana e scorpione, tra vittoria e sconfitta, tra bene e male. Pink, Me & The Roses è una serie di oggetti: una parrucca, una poltrona, un golf, del linoleum, un coltello in una bocca, del pvc, un traspallet , due tacchi, un occhio di bue su due ruote, un vaso di fiori…
Ma Pink, Me & The Roses è anche e soprattutto un palloncino che esplode, il tutto che procede, comunque, a strattoni e per continui inceppi, in un dispositivo in cui l'errore è inevitabile e accettato come tale. Siamo rimasti imprigionati, non nostro malgrado ma volontariamente, dentro il teatro stesso; per questo Pink, Me & The Roses non solo rivela ciò che succede dietro le quinte, ma anche come si è arrivati alla messa in scena. Il making off, il processo, irrompe in una scena essenziale: pochi oggetti, pochi colori, poco spazio e ben marcato, in cui comunque, ancora una volta, si tenta di costruire l’ennesima finzione; ma siamo oltre la narrazione, e l’inganno non regge più. La relazione tra gli oggetti (cose e persone) si rompe continuamente in piccole morti ripetute, in cadute, scoppi, sbagli. Ma continuamente trova nuove possibilità. Probabilmente, alla fine, si dovrà ripartire da una riconquistata onestà. Pink, Me & The Roses, spettacolo vincitore del Premio Scenario 2009.
Codice Ivan è un progetto di ricerca performativa nato nel 2008 dall’incontro tra Anna Destefanis, Benno Steinegger e Leonardo Mazzi. Le provenienze eterogenee dei componenti, (danza contemporanea, teatro, performing art, fotografia, design) orientano l’attenzione del gruppo in una direzione inevitabilmente multidisciplinare. Codice Ivan, nell’inevitabile precarietà dei tentativi, ha sviluppato una propria modalità operativa in cui il lavoro comune e la completa condivisione dei processi creativi risultano fondamentali. Da questo percorso nascono, Pink, Me & The Roses, (Premio Scenario 2009) e UN SECCO NORD_(ice) primo studio (in co-produzione con Centrale Fies, creazione per Drodesera Fies ‘09).
Mercoledì 16 febbraio Sala B Ore 22.00
GENERAZIONE SCENARIO
MARTA CUSCUNÀ
E’ bello vivere liberi! Ispirato alla biografia di ONDINA PETEANI. Prima staffetta partigiana d'Italia deportata ad Auschwitz N. 81 672
ideazione, drammaturgia, regia e interpretazione Marta Cuscunà costruzione degli oggetti di scena Belinda De Vito luci e suoni Marco Rogante Co- produzione Operaestate Festival Veneto Cura e promozione Centrale Fies Durata 20’
Vincitore Premio Scenario per Ustica 2009
È bello vivere liberi! è l’ultima frase che Ondina Peteani ha scritto a poche settimane dalla morte, quando, in ospedale, il medico le chiese di scrivere, a occhi chiusi, la prima frase che le fosse venuta in mente. Ondina, allora, ha scritto quello che sentiva profondamente: amore per la libertà. Ondina è stata definita da alcuni storici “prima staffetta partigiana d’Italia”, per la precocità del suo impegno nella lotta di Liberazione, avvenuta in un territorio in cui la Resistenza è iniziata prima rispetto al resto d'Italia, grazie alla vicinanza con la Jugoslavia dove fin dal 1941 si erano formati gruppi partigiani attivi contro l’occupazione fascista. La sua storia attraversa gli anni del fascismo nel Monfalconese, viene segnata in modo indelebile dalla detenzione ad Auschwitz e continua nel dopoguerra, come ostetrica e organizzatrice culturale e politica all’interno del PCI, poi PDS. Lo spettacolo si ispira alla prima parte della vita di Ondina fino alla liberazione dai campi di concentramento e mette in luce alcune particolari tematiche: il contributo fondamentale apportato dalla Resistenza femminile all’emancipazione della donna; i sogni di libertà, gli ideali di pace e fratellanza dei giovani che aderirono al Movimento di Liberazione; l’incubo della deportazione nazista e la sopravvivenza nei lager. Vorrei che questo progetto raccontasse la Resistenza in un modo non retorico né nozionistico: trasmettendo l'entusiasmo, la voglia di vivere liberi, la gioia di lottare per difendere la democrazia e la libertà che animarono i partigiani. Vorrei raccontare tutto questo attraverso linguaggi differenti: le testimonianze (per ricreare l’atmosfera e lo spirito di quegli anni attraverso le parole di chi li visse in prima persona); il monologo civile (per creare un filo conduttore tra le vicende e un punto di vista contemporaneo); i burattini (per ritrovare la forma del teatro popolare che gli stessi partigiani utilizzavano nei bozzetti drammatici che scrivevano e interpretavano per festeggiare le vittorie); il teatro di figura con pupazzi (per raccontare in modo evocativo l’orrore dei lager; perché a un pupazzo si può fare di tutto, anche le cose più terribili; perché il rapporto tra pupazzo e manovratore è uguale a quello tra deportato e aguzzino; perché davanti alle immagini delle persone deportate ad Auschwitz lo shock emotivo è fortissimo e fa distogliere lo sguardo, mentre davanti a un pupazzo picchiato e umiliato si resta a guardare fino in fondo e l'emotività lascia spazio alla riflessione).
Marta Cuscunà nasce a Monfalcone, città operaia famosa per il cantiere navale in cui si costruiscono le navi da crociera più grandi del mondo e per il triste primato dei decessi per malattie causate dall'amianto. Si forma nell’ambito della Scuola Europea per l’Arte dell’Attore “Prima del Teatro” frequentando, dal 2005 al 2008, i corsi condotti da Joan Baixas, Paulo Duarte, Nuria Legarda (Teatro visuale), Agustí Humet, Xavier Algans, Jordi Muixi (Teatro musicale: L’Opera da tre soldi), Yuri Krasovskij (L’attore: un autore del suo ruolo. Studio per Zio Vanja, Le tre sorelle, Il giardino dei ciliegi e Il gabbiano), José Sanchis Sinisterra, Francesco Manetti, Giovanni Greco (Coralità per attori e drammaturghi). Come attrice prende parte agli spettacoli Pesciomìni di Ugo Vicic (2004) e Pippo Pettirosso di Tullio Altan (2005) (produzioni CTA-Centro Regionale di Teatro d’Animazione e di Figure), Merma Neverdies, spettacolo con pupazzi di Joan Mirò, regia di Joan Baixas (2006, prod. ElsinorBarcellona), Indemoniate! di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, regia di Massimo Somaglino (2007, prod. Teatro Club Udine, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia).
Mercoledì 16 febbraio Sala B Ore 22.00
Zona esterna – ingresso gratuito Ore 23.00
TONY CLIFTON CIRCUS
Me da igual – Reading di Tony Clifton Circus con Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni organizzazione Francesca Corona - PAV Durata 40’
Sotto il nome di Me da igual sono raccolti episodi performativi isolati. Reading è una di quelle scatole che si aprono con facilità, sono comode, piacevoli da guardare, annusare, che stanno bene ovunque le metti e dentro le quali puoi mettere quello che vuoi. La musica e le parole ne sono il contenuto. Ne nascerà un disordinato impasto di follia repressa e gioco irrazionale, quel che di meglio poesia e musica possono regalare.
Tre terroristi, tre buffoni, tre intellettuali in mutande, tre reietti della società, tre esclusi, tre frustrati, tre disperati sfogheranno il loro desiderio di vendetta distribuendo, leggendo, interpretando e commentando con musica, parole ed azioni testi scritti incontrati sul loro cammino. Tutto questo, ovviamente, solo per fare un po’ di spettacolo, solo per far ridere un po’, solo per scherzo… ovviamente… ovviamente… ovviamente.
Il Tony Clifton Circus vuole essere un’insegna luminosa, con lampadine colorate e ad intermittenza, utile a segnalare la presenza di qualcosa di inatteso.
La formazione di questo “Circo dell’anomalia” è responsabilità di Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi. Sono due clown molto diversi tra loro. Nicola è cervellotico, tenta di essere razionale, politico, cosciente... ama la parola, il suono ed il senso della parola, in scena vorrebbe cantare. Iacopo è corporale, è vittima dei suoi raptus, volutamente incosciente per sfiducia nella ragione, è umorale... balla, suda, in scena vorrebbe vomitare. Li accompagna Enzo Palazzoni, polistrumentista e incallito piromane, divenuto ben presto colonna sonora e protagonista vitale delle loro esibizioni.
Trovare una poetica, una linea di ricerca costante al lavoro del T.C.C. non è facile, quello che cercano di mettere in scena è la stranezza, l’anomalia; amano far ridere ma ancor più amano far strozzare la risata in gola allo spettatore.
Vogliono essere riconosciuti ed apprezzati ma pensano che la strada migliore per farlo sia non essere accomodanti, non assecondare le voglie del pubblico, portare davanti agli spettatori qualcosa che sia imbarazzante più che divertente.
Da queste premesse nascono i loro spettacoli veri e propri esperimenti di comicità estrema o meglio di estremismo comico, nei quali amano mischiare la più elementare demenzialità alla sottile eleganza poetica. Ma alla base c’è sempre l’irrazionale godimento che nasce dal mettere in scena tutto questo... da lì nasce tutto dal piacere di giocare come bambini e come bambini non chiedersi perché né tanto meno cosa significa... fare quello che pare e piace per loro è la cosa più importante e vederglielo fare, state certi, non è per nulla rassicurante.
Con Amore e anche un po’ di Odio
TONY CLIFTON CIRCUS
Mercoledì 16 febbraio
Incontri
Mercoledì 16 febbraio Zona esterna Ore 17.30
La cultura indipendente non si arresta: il “saper fare” del Rialto, modello di cultura senza sprechi.
Musica
Martedì 15 febbraio Ore 24.00 Zona esterna
Feder+Fraufrac (Execute+) Dj+vj live set
Ingresso gratuito
Mercoledì 16 febbraio Ore 24.00 Zona esterna
Raffaele Costantino