SICILIA ROSA Anno I - N. 5 - Settembre/Ottobre 2011 - Euro 2,50 - Copia in abbinamento gratuito al numero odierno de LA SICILIA
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Guia Jelo «SONO COME LA SCIARA» mamme&lavoro IL BIMBETTO DOVE LO METTO
italian gigolo SE L’ESCORT È UOMO
trendsetter TANTO DI CAPPELLO
photoshoot MOOD D’AUTUNNO
sett/ott 2011
SICILIA INROSA
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In copertina, Guia Jelo (servizio a pag. 26) ph Dario Azzaro
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6 detto tra noi pari opportunità ai tempi della crisi
7 quellocheledonne... 10 jelodicoaguia un uomo diviso a metà
11 ci piace 12 donne&lavoro il bimbetto dove lo metto
16 slow model tanya gervasi, tra cucina e passerelle
20 italian gigolo quando l’escort è un uomo
24 siciliane 26 da donna a donna guia jelo: «sono come la sciara»
29 questione di stile festival di venezia look da red carpet
30 moda stylist marco de vincenzo effetto trompe l’oeil
33 trendsetter tanto di cappello
36 mid-season style 38 photoshoot mood d’autunno
42 beauty le novità di settembre
44 make up un trucco fatto a pennello
46 tempopernoi
il sorriso della salute
48 ecostyle stylish bags amiche dell’ambiente
51 cotto e bloggato
38 photoshoot
mood d’autunno
voglia di tenerezza
52 arredo a volte ritornano
54 designcorner
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fabio cammarata il sarto dei gioielli
56 globetrotter una vacanza da paura
58 happy hour 62 city lounge 65 l’oroscopo
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detto tra noi
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PAROLE
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L’ITALIA SARÀ UN PAESE NORMALE QUANDO UNA DONNA AL COMANDO DI UNA ALL NEWS NON FARÀ PIÙ NOTIZIA
LA PARITÀ AI TEMPI DELLA CRISI di paola pasetti
sili nido e servizi per l’infanzia, possibilità di lavorare part-time, desiderio di maternità represso. Quando si parla di pari opportunità e di questioni di genere, chissà perché, si tende a ridurre la questione alle quote rosa o a certe rivendicazioni da veterofemminismo. Forse pochi, specie tra gli uomini, si rendono conto che la parità richiesta dalle donne non è solo una questione di principio; inciderebbe concretamente sulla sostanza e sulla forma delle nostre vite. Di tutti: uomini, donne, bambini, anziani. Eppure in tempi di crisi, si fa presto a tagliare proprio su quelle questioni percepite dai più come di lana caprina. Chi crede che siano le solite lagne delle donne, vada a leggersi il rapporto Istat sulla natalità in Italia diffuso pochi giorni fa: per la prima volta, dopo 15 anni, le nascite sono in calo. Le donne decidono di diventare mamme sempre più tardi: in media, il primo figlio arriva a 31,2 anni, quando la Medicina le classifica già come “primipare attempate”, e il 6% dei nati ha una madre over 40. Alle donne-mamme-lavoratrici dedichiamo in questo numero il servizio d’apertura, per mettere il dito su una questione non da poco: la possibilità concreta per una madre di continuare a coltivare le sue legittime aspirazioni, di conciliare realmente casa e lavoro, senza per questo dover rischiare l’esaurimento nervoso. Certo a qualcuno fa comodo pensare che certe “disfunzioni” sociali siano colpa del nuovo modello di donna, tutta protesa verso la propria realizzazione personale. Eppure basterebbe soffermarsi un attimo per vedere come stanno realmente le cose: viviamo in un Paese in cui una donna continua a essere penalizzata sul lavoro - pagata meno dei colleghi uomini, e con possibilità ridotte di arrivare ai posti dirigenziali - e se ha figli spesso si vede pure costretta a rinunciare alla carriera se non addirittura a lasciare il lavoro. A volte persino a tempo indeterminato. Una penalizzazione che con la crisi diventa sempre più evidente: nel corso del 2010 (sempre secondo l’Istat) tra le donne è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia ed è aumentata quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center. Adesso arriva pure l’innalzamento dell’età pensionabile, una bella batosta. Perché chi fa le leggi continua a ignorare un dato incontestabile, e cioè che il carico complessivo di lavoro per una donna che divide la sua vita tra carriera, cura della casa, accudimento dei figli e spesso pure degli anziani - è ancora molto superiore a quello degli uomini. I quali, ancora oggi, quando cambiano un pannolino o passano l’aspirapolvere si sentono dei supereroi. Altro che parità.
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(Sarah Varetto, direttrice Sky tg 24, Sette del 7 luglio 2011)
L’ARTE È LA MEDICINA DELL’ANIMA E DEL CUORE (Amina Aloui, cantante marocchina, Il Venerdì del 5 agosto 2011)
PIÙ CHE LE ASPETTATIVE DEGLI ALTRI HO PAURA DI DELUDERE ME STESSA
(Federica Pellegrini, Sette del 21 luglio 2011) VI SONO MOMENTI, NELLA VITA, IN CUI TACERE DIVENTA UNA COLPA E PARLARE DIVENTA UN OBBLIGO. UN DOVERE CIVILE, UNA SFIDA MORALE, UN IMPERATIVO CATEGORICO AL QUALE NON CI SI PUÒ SOTTRARRE. (Oriana Fallaci)
NON MI PIACE ESSERE CIRCONDATO DA PERSONE CHE DICONO SEMPRE SÌ. PENSO CHE LA CREATIVITÀ NASCA DAL CONFLITTO (Alexander McQueen, stilista inglese)
L’ELEGANZA NON È DISTINGUERSI MA ESSERE RICORDATI
(Giorgio Armani)
SOLO LE GRANDI MENTI POSSONO PERMETTERSI UNO STILE SEMPLICE (Stendhal)
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quellocheledonne(non)dicono
CONTRO CORRENTE
di paola pasetti
(maleodorante)
L’ARIA DEL CONTINENTE uando i signori della differenziata arrivarono, in paese erano tutti eccitati come bambini. Si sentivano come se un po’ di civiltà del Continente, di quella che vedevano raccontata in tv, fosse arrivata anche lì da loro. C’era pure il signor Giovanni, diffidente come al solito, convinto che sempre di munnizza si trattava e che a feto andava a finire. Domenica si presentarono tutti all’autoparco: ritti come scolaretti al loro primo giorno di scuola, leggevano con attenzione la tabella settimanale che era stata distribuita: lunedì carta, mercoledì plastica… “A feto finisce”, sentenziò il signor Giovanni, e tutti lo mandarono a quel paese. Alla fine se ne tornarono a casa soddisfatti, con il secchiellino per l’organico e le buste colorate sottobraccio. Due giorni dopo, i signori della differenziata chiamarono ai citofoni. “Ma come? Perché non buttate la munnizza?”. Confusi su come distribuire la spazzatura e nel timore di combinare qualche guaio, infatti, in paese quasi nessuno si era azzardato a inaugurare il nuovo metodo. Piuttosto si mettevano in macchina e buttavano l’immondizia nei paesi vicini, dove quella diavoleria non era ancora arrivata. Ma quando i signori della differenziata si presentarono, si sentirono sollevati, e li sommersero di domande. “E dove la dobbiamo buttare questa benedetta munnizza, se man-
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co i cassonetti ci sono?”. “Ma come? E allora le buste colorate che ve le abbiamo date a fare?” risposero quelli. “Ammucchiatele davanti ai portoni che noi all’alba le veniamo a ritirare”. L’indomani il miracolo, timidamente, si compì: davanti alle palazzine comparvero piccole montagnette colorate. Di giallo il lunedì, d’azzurro il mercoledì, di verde la domenica… Durò poco, però. Attirati da tanto bendidio, presto arrivarono anche gli altri abitanti del paese: prima i gatti, più discreti, poi i canazzi di bancata, a gruppi. E le montagnette, non più colorate – ché intanto i signori della differenziata avevano finito le buste – divennero piccole discariche a cielo aperto. Persino rientrare a casa di notte divenne un problema, perché si rischiava di interrompere i maleodoranti banchetti canini. Ma anche questo durò poco. Quasi tutta la gente del paese, infatti, preferì tornare al vecchio, inconfessabile vizio: di primissimo mattino, lontano da occhi indiscreti, caricava la munnizza in macchina e la buttava nei cassonetti degli altri paesi. E ai signori della differenziata non restava che ritirare quei pochi sacchetti di chi continuava diligentemente ad alimentare la piccola discarica accanto ai portoni. Come al solito, pensarono in paese, aveva ragione il signor Giovanni. Altro che aria del Continente; anche questa volta, a feto finì.
MUMBLE MUMBLE
IL PESCE FUOR D’ACQUA di gianluca reale
di Maria Enza Giannetto
LA LAVASTOVIGLIE CI AIUTA MA ANCORA NON BASTA
DOPO TERRAFERMA, RICORDIAMO TUTTE LE ALTRE SARA
i sono uomini che capiscono le donne. Quantomeno ci provano. Per esempio condividendo con loro, volenti o nolenti, alcune faccende domestiche come lavare i piatti. Diciamolo, in molte famiglie l’accordo è più o meno tacito: io cucino, tu “fai i piatti”. Una partecipazione agli alienanti riti casalinghi, forse figlia delle lotte per l’emancipazione della donna e di una concezione più paritaria di diritti e doveri. D’altronde, a quali faccende adibire l’uomo senza fargli fare danni rilevanti? Al lavello della cucina. Un’idea poi fortificata nel sentire comune dal perfido refrain di quella pubblicità che «i piatti li vuole lavare lui». Ve la ricordate? Quella réclame ha sancito una sorta di compromesso storico e obbligato varie generazioni di Homo Nelsen al “minimo sindacale casalingo”. Un dovere di convivenza sottoposto però a rigido e sistematico controllo di qualità. «Lo sporco di uovo va sgrassato meglio», «qua si sente ancora odore di pesce», «le incrostazioni! Vanno strofinate di più» e via dicendo. In tanti abbiamo provato a metterci in salvo con quella grande invenzione che è la lavastoviglie, limitando l’intervento a una prima sciacquata. Una svolta. Il controllo del “superiore in grado”, però, non è scomparso. Perché la capacità del maschio di sciacquare bene e sistemare al meglio le stoviglie nel cestello non è garantita. Ci scusiamo, ma evidentemente serve una formazione continua. In attesa che un po’ di casalinghitudine si radichi nei nostri cromosomi.
erraferma incanta e commuove, non si legge altro in questi giorni. Il film di Emanuele Crialese, di indubbia poeticità, ha soprattutto un merito: aver dato una voce e un volto a una delle tante storie di “ordinaria” disperazione. Quella di Sara (interpretata da Tinmi T.), una donna etiope incinta e con un figlio, salvata dal mare e approdata sull’isola, punta estrema dell’Europa, portando con sè solo il sogno di un futuro per i suoi figli. Si è detto che il cinema italiano, negli ultimi anni, ha quasi creato un nuovo genere, quello dell’immigrazione. Già perché se la settima arte spesso fotografa la realtà, oggi, non può non raccontare le storie di vecchi e nuovi italiani. Storie di persone che approdano in Sicilia nella speranza di sopravvivere, ma anche storie di chi vive l’arrivo dei migranti come una minaccia. Storie di isolani che, in barba alle leggi sull’immigrazione, aiutano i clandestini perchè sospinti dalla legge superiore della solidarietà, ma anche storie di malfattori che sulla pelle di quegli immigrati continuano a speculare. Storie di vita, che rischiano di passare inosservate e di scomparire dietro a numeri, dati e statistiche. Si parla di centinaia di sbarchi, migliaia di disperati, decine di clandestini e “senza nome” queste vite finiscono tutte in un mucchio. Eppure, se fissando un volto, provassimo a dargli un nome e un passato, ci accorgeremmo di quante Sara non conosciamo. È vero, in tempi di crisi è più facile dire: qui non c’è lavoro neanche per noi; ma come facciamo a ospitarli? Basterebbe, però, ricordare che ogni Sara fugge da un passato e, probabilmente, anche da un futuro di fame, guerra e povertà, scegliendo di andare incontro a un’incerta vita piuttosto che a una certa non vita. Basterebbe ricordare che, ogni giorno, centinaia di Sara continuano ad arrivare sulle coste; che migliaia di Sara piangono perchè su quelle carrette del mare non riescono a salire; che decine di Sara restano in un paese del Maghreb a pagare i debiti contratti per mettere il proprio figlio adolescente su uno scafo che lo porterà verso una terraferma “migliore”. Fatelo. Se dopo ne avrete ancora il coraggio, provate a dire: poteva starsene nel suo Paese.
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Chi dice donna... di karen basile
L’insulto? UNA QUESTIONE DI GENERE e permettete, parliamo di insulti. Di insulti alle donne per la precisione. Non scopriamo l’acqua calda rivelando che anche la contumelia soffre di distinzione di genere. Anzi, di vera e propria discriminazione. L’epiteto normalmente rivolto alle donne ha sempre caratteristiche di natura sessuale attinenti alla prostituzione, all’esercizio mercantile e strumentale della propria sessualità. Fateci caso: di un uomo si dirà che è uno stronzo o una merda (e siamo in campo fecale); oppure, riferito all’area genitale, una testa di... ; un cazzone se particolarmente sciocco o inetto; più genericamente un cornuto (quindi con mo-
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glie sessualmente disinvolta). Una donna, invece, secondo le zone geografiche sarà una zoccola, una pulla, una troia, una tappina. Insomma, definitela come volete, ma sempre in area prostitutiva restiamo. E se rivendicassimo la parità di trattamento tra uomini e donne anche in materia d’insulti? Chiamateci pure stronze, oche o ‘ncunnate (se sciocche o inette), iene o streghe se di carattere determinato. Ma puttane perché? Ma ve la immaginate, voi, una donna che dà del gigolo ad un tale che le frega il parcheggio auto? Eppoi: se siamo rigorose ci danno delle “rigide”, in assonanza con frigide, e comunque sessualmente insoddisfatte; se lo spleen ci vela lo sguardo è perché “abbiamo le nostre co-
se”; se siamo incavolate nere, va da sé, è colpa della menopausa. Insomma il nesso causa-effetto delle nostre azioni, reazioni, emozioni, pulsioni, sta sempre e solo lì. Nelle nostre mutande. Già lo spiegava lo zio Sigmund (Freud, per intenderci) trattando dell’isteria femminile. E isteria deriva proprio da hysteros, utero in greco. Siamo praticamente uterine, dovremmo farcene una ragione? Immaginate una psicanalista, un tantino ossessionata dai misteri e meandri della sessualità maschile, enunciare serissima che un uomo è “pisellare” (o forse dovremmo dire “penico”). Siamo sicuri che non sarebbe sommersa da una risata planetaria?
fimminazze di lavinia d’agostino
QUELLE BUGIE CHE PIACCIONO
alle donne
on indignatevi, ma esistono bugie che piacciono alle donne. E non sono le menzogne che un certo tipo di uomini elargiscono generosamente, ma quelle belle bugie a cui le donne non riescono a fare a meno; quelle che si raccontano da sole e alle quali credono con grande convinzione. Le donne, sotto questo punto di vista, sono delle perfette bugiarde, capaci di sostenere tesi difensive che neppure Perry Mason riuscirebbe ad argomentare. Qualche esempio? Al ritorno dell’estate pur di non ammettere che hanno esagerato osserveranno, stupite, che tutti i vestiti si sono ristretti, “colpa di quell’ultimo lavaggio a 60°”! Ma le bugie su cui tutte cadono sono quelle che riguardano gli uomini. Quante volte avete sentito frasi del tipo “mi ha lasciata perché mi amava troppo” oppure “sta con tutte perché vuole attirare la mia attenzione” e - apoteosi della menzogna - “è innamorato di me, ma ha paura ad ammetterlo”. Non voglio demolire frasi entrate nel mito femminile, ma sostengo che tutto questo non esista. È frutto inconsapevole della nostra fantasia. E accade perché le donne cerchiamo di applicare agli uomini il “nostro” modo di pensare. Crediamo che se “lui” non chiama, è perché vuole lanciarci un messaggio. In realtà non telefona perché non ci ha pensato, e basta. Non c’è altro. Nei loro discorsi non ci sono messaggi subliminali, siamo noi che ce li vogliamo trovare. Un uomo è, banalmente, una linea retta da A a B. Una donna, invece, è una linea sinuosa che da A si attorciglia per arrivare a B, passando prima da C, sfiorando D, intercedendo per Z e supponendo E ed F complementari a G… Soluzione? Nel caso dell’armadio ristretto consultate la bilancia, mentre se il cruccio è un “lui”, pensate a tutte le volte che non vi ha chiamato, che non vi ha detto “ti amo”, che vi ha fatto piangere o che ha preferito uscire con un’altra. Fate un respiro profondo e, con convinzione, ditevi: «La verità è che non gli piaccio abbastanza».
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DE GUSTIBUS
di rita la rocca
E KATE DECRETÒ: «NIENTE BOTOX, SIAMO INGLESI»
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el cuore dell’estate, mentre in Italia dive e starlette si contendevano le copertine delle riviste di gossip con i loro amorazzi stagionali, c’era chi, dall’altra parte della Manica, si faceva notare per scelte decisamente controcorrente. Mi riferisco a Kate Winslet, l’attrice britannica che ha conquistato l’attenzione dei media fondando la British Anti-Cosmetic Surgery League, una lega anti-ritocchino a cui hanno aderito le connazionali Rachel Weisz ed Emma Thompson. Sarebbe quasi il caso di dire, facendo il verso alla nota commedia teatrale di Marriot & Foot, “Niente botox, siamo inglesi”. Scherzi a parte, tanto di cappello alla Winslet che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla tacita regola per cui, se lavori a Hollywood, prima o poi una visitina al chirurgo estetico la devi proprio fare. Ma se fino a poco tempo fa, zigomi pompati e occhi tirati erano prerogativa di star da lustrini e red carpet e manager rampanti, oggi il lettino del chirurgo accoglie sempre più spesso “comuni mortali”, uomini e donne della porta accanto decisi a farsi cancellare dal viso quelle dieci o venti primavere di troppo. Gli afficionados del botox ormai sono tra noi, li incontriamo al panificio, al ristorante, in palestra, e li riconosciamo per quelle espressioni facciali statiche, quasi “congelate”, su visi di una perfezione fantoccesca. Perché la verità è che invecchiare fa paura a tutti e, se proprio si deve vivere a lungo, si preferirebbe farlo in un corpo da ventenne. Quello che ci si rifiuta di capire è che la chirurgia non può magicamente riportare indietro le lancette, e a pensare il contrario si rischia solo di scadere nel ridicolo. Le rughe e i segni del tempo contro cui combattiamo forse sono lì per ricordarci tutte le esperienze, positive o negative, di cui il tempo ci ha fatto dono e che ci hanno reso le persone che siamo. Chi ne ha paura rischia di trasformarsi in una caricatura di se stesso, mentre ci sono donne, dive ma anche massaie, che non si preoccupano delle zampe di gallina e sembrano diventare più belle ed eleganti ogni giorno che passa. Perché la classe, quella vera, non è acqua. E neanche botox.
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jelodicoaguia la posta di guia jelo scrivete a lettere@siciliainrosa.it
L’OMOSESSUALITÀ NON È UN PROBLEMA Un figlio PARTICOLARMENTE “AGGRAZIATO” DEVE ESSERE DIFESO DA UNA SOCIETÀ INGIUSTA E DALL’EVENTUALE PREGIUDIZIO FAMILIARE CHE PUÒ COMPROMETTERE LA SUA SERENITÀ o un dilemma che mi sta togliendo il sonno… penso che mio figlio preferisca le compagnie maschili, in tutti i sensi. Insomma, la sua figura bella ed esile mi sembra che sia troppo femminile, e anche i suoi atteggiamenti non fanno pensare a un maschietto di 16 anni… Sono in crisi, non tanto per la situazione, ma perché non so come potrebbe prenderla mio marito. Cettina, Ragusa
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Madonna santa, mi rivolgete delle domande emozionanti! Abbiate pietà del mio povero cuore, lui è troppo morbido e allora, poi ci rimanete male, perchè spesso vi do delle risposte che magari possono non piacervi! Cara Cettina, quello che per adesso, prima della “diagnosi definitiva”, deve interessarti, è che l’eventuale dilemma non tolga il sonno a tuo figlio! Per il tuo di sonno, ricorri ai bei Fiori di Bach (fanno miracoli!
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«Se la redazione mi ha invitato a rispondere alle vostre lettere immagino sia perché conosca la mia sensibilità e il mio culto per il prossimo. Ma, forse, non sa quanto io sia tollerante con l’umanità. L’uomo è fragile ed è per questo che va seguito e sostenuto dagli angeli che possiamo esser tutti, cioè gli altri; nella sua fragilità c’è la forza! Con tutto il mio cuore, sempre». Guia
ad esempio il “white chestnut” per i pensieri ossessivi), chiedi consiglio a un medico adatto e competente, un po’ di melatonina e così, per adesso, dormi tranquilla. Goditi la figura bella ed esile di tuo figlio, quella che tutti i ragazzini, anche i più “maci”, dovrebbero avere. E perchè no?! Meglio i suoi bei atteggiamenti aggraziati anzichè rozzi, “ordinari”, scomposti e volgari come molti altri ragazzini! Goditeli e sii serena, fregatene di tuo marito, al quale penserai dopo aver dato, e di conseguenza avuto, amicizia e comprensione, consapevolezza, rispetto e dignità. Eventualmente, e sottolineo eventualmente, tuo figlio dovesse essere gay, ricordati che non sarà un lebbroso o un drogato o un rapinatore di banche, alcolizzato e depravato, ma un normalissimo, e sottolineo normalissimo, omosessuale! L’unica cosa che ti dovrà allarmare è la sua eventuale sofferenza, a causa di una mediocre e sbagliata
società vicina a lui o, peggio, un atteggiamento di rifiuto (consentimi di dirtelo, da troglodita) di suo padre, cosa che lo porterà a non godersi le sue verità, cioè la sua vita! Allora sì che dovrai lottare per imporre la serenità, sacrosanta, a questo bel figlio che hai! Sempre col cuore, Guia
ho paura di avere un uomo “diviso a metà” o 33 anni e da due anni sono fidanzata con un uomo separato che, a periodi, si deprime perché l’ex moglie si fa viva. Lo amo moltissimo, che faccio? Mi devo accontentare di avere un uomo che secondo la mia amica è “diviso a metà”? Ludovica, Catania
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Ludovica, penso che, questa volta, riuscirò a rispondere, interessarmi, essere confidente e solidale, principalmente col cervello più che col cuore! Di solito il cervello non lo tengo in considerazione, dato che dico sempre di usare solo il cuore per parlarvi (cioè, per scrivervi!). Ma in questo caso mi ci vuole tutta la testa, i miei pensieri, perchè mi sento tuffata a ritroso nel mio passato, quando avevo 20 anni, due figli piccolissimi e una vita grandissima, troppo grande per me! E anche
un marituccio giovane, biondo, bello, aitante e “duttile”... ma poverino tanto buono: neopadre ineccepibile, ma imbrigliato nel ruolo di “sposato”! E così ragiono, ragiono e mi rivedo nella (ex) moglie di questo signore, innamorato tanto di te da soffrire! E lui forse non sa, non pensa (ma puoi farlo tu) che gli uomini, in fatto di donne, nascono tutti rivolti verso la mecca! Diciamo che “mussulmaneggiano”! Tutti gli uomini (tranne qualche caso atipico) possono, e vorrebbero fortissimamente, amare contemporaneamente anche più donne, anche se in modi e in quantità diverse! Siccome io ho vissuto e “patito” il ruolo di “mogliettina” monogama, mettiamoci io e te nei panni della sua ex (io sottolineo ex, fallo pure tu, cosi stai meglio!). Aiuta, sostieni e comprendi il tuo compagno, che è il tuo uomo, con complicità e tanta leggerezza (quella qualità che quasi certamente, ahimè, non avrà l’ex moglie!). Allegria, tenerezza, molta sensualità e, si capisce, tanto amore! E scusa se è poco! Vi deve bastare! Non c’è da dire altro se non “amore”, e chiudo con questa bellissima parola carica di sentimento e significato! In merito alla tua amica, sai cosa puoi risponderle? Che vi amate, punto e basta! Guia
CI PIACE Il lato social
DELL’IMPRESA prirà le porte all’inizio del 2012 The Hub Siracusa, nato all’interno del progetto Euro-South Hub da un’idea dell’associazione The Hub Sicilia. Il progetto ha come obiettivo la creazione di un centro di ricerca e di aggregazione, un “incubatore” di progetti e di impresa sociale, sulla base di quanto già realizzato in oltre 27 città in tutto il mondo nell’ambito della rete The Hub (www.the-hub.net). The Hub è una comunità mondiale di persone di ogni professione, provenienza e cultura che percorre nuove frontiere di imprenditorialità e innovazione con l’intento di rispondere alle pressanti sfide sociali, culturali e ambientali. Il progetto Euro-South Hub mira a realizzare un centro Hub a Siracusa con una succursale a Lampedusa e un doppio spazio virtuale sul web e a connettere così il Mediterraneo con i circuiti internazionali emergenti che vogliono promuovere impresa sostenibile e innovazione sociale. Sebbene sia ancora un “cantiere”, The Hub Siracusa (con sede in via Mirabella 29 a Ortigia) ospiterà il 23 e 24 settembre il workshop “Fare impresa verde” aperto a imprenditori verdi o aspiranti tali, studenti e appassionati del settore. Promosso dall’Unep (United Nation Environment Programme), l’agenzia dell’Onu che si occupa di ambiente, il workshop ha l’obiettivo di informare e preparare gli imprenditori siciliani all’imprenditorialità sostenibile. Connessa al seminario è la Social Innovators Parade (il 24 settembre dalle 16.30 alle 21.30), durante la quale la community degli innovatori sociali siciliani sarà invitata a proporre e affrontare temi di discussione sull’argomento: “Come portare innovazione in Sicilia?"
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Casa Tua. È il nome della casa rifugio che aprirà entro fine ottobre a Siracusa e che potrà ospitare fino a dodici donne vittime di violenza insieme ai figli minori di 14 anni. La struttura offrirà inoltre assistenza pricologica e morale. Una bella iniziativa in una Regione che detiene il primato italiano della violenza sulle donne.
Mezzo secolo di pillola. Cinquant’anni fa arrivava in Italia la pillola anticoncezionale. Oggi sono due milioni e mezzo le italiane che fanno uso di contraccettivi orali, con significativi vantaggi per la salute. Ricerche scientifiche hanno infatti dimostrato che, nel lungo termine, l’uso della pillola riduce la mortalità e assicura migliore salute.
Santiago in Rosa. Sport, salute e solidarietà si sposano nel progetto “Santiago in Rosa”, promosso da Cancro Primo Aiuto Onlus. Dal 19 al 25 settembre, dieci atlete percorreranno gli 800 km del cammino di Santiago de Compostela per raccogliere fondi per la ricerca e la cura del carcinoma all’endometrio e del carcinoma ovarico. È possibile sostenere il progetto acquistando simbolicamente i chilometri percorsi dalle atlete.
Walking Africa. Ci sarà anche la carovana delle donne africane di “Walking Africa” alla marcia della Pace Perugia-Assisi del 25 settembre. La carovana ha girato il mondo per sostenere la campagna Noppaw che chiede un Nobel per la Pace collettivo alle donne dell’Africa che portano sulle loro spalle sogni e fatiche di un continente.
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mamme al lavoro caccia al nido.
LE PIÙ FORTUNATE POSSONO CONTARE SUI NONNI O CHIEDERE IL PART TIME. PIÙ SPESSO PERÒ LE MAMME CHE LAVORANO DEVONO RICORRERE AD ASILI E BABY SITTER. TRA SENSI DI COLPA E SACRIFICI ECONOMICI. «MAI AFFIDARE PASSIVAMENTE I FIGLI - AVVERTE LA PEDIATRA GINA BELLIA -. BISOGNA OSSERVARE I PICCOLI PER FARE LE SCELTE GIUSTE»
IL bimbetto DOVE LO METTO di paola pasetti ndate e moltiplicatevi. Se siete donne senza figli, e avete superato i trenta, è probabile che questa divina “ingiunzione” - chiamiamola così - vi sia particolarmente familiare. L’avranno evocata i vostri genitori e, se ce li avete, i suoceri, improvvisamente ansiosi di diventare nonni; ma non avranno mancato di farvi una certa fretta neppure le amiche con prole, mimando il ticchettio inesorabile dell’orologio biologico e intortandovi con la storia delle gioie della maternità. Tutto vero, per carità. Quello che non vi dicono, però, è che il difficile viene dopo, specie se lavorate. Perché l’Italia non è un Paese per donne e men che meno per bambini. E il risultato sta tutto nei numeri, da record: nel 2010
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siamo state le donne meno prolifiche al mondo, con una media di 1,2 nati a testa. Un caso? Vediamo un po’. Secondo l’Istat se prima della gravidanza lavorano 59 donne su 100, dopo il parto ne continuano a lavorare solo 43, con un tasso di abbandono pari al 27,1%. Una tendenza destinata ad aggravarsi, specie con il venir meno di quella “rete familiare” costituita dalla schiera di nonne, zie e vicine di casa intime come sorelle che fino a qualche generazione fa riusciva a supportare le neomamme. E oggi? Lo Stato italiano, con una spesa per la famiglia ferma all’1,2% del Pil - contro una media europea del 2,2% - certo non aiuta. E sole, le mamme, lo restano davvero. Se ne accorgono subito dopo il parto quando, terminato il periodo di astensione obbli-
gatoria (cinque mesi a stipendio pieno, di cui due prima e tre dopo la nascita del bambino), devono rientrare al lavoro. A meno che non possano permettersi il lusso di prolungare l’astensione - stavolta facoltativa - percependo intorno al 30% dello stipendio. Negli altri casi, la scelta è una ed una sola: affidare il bimbo a “terzi”. I nonni, nei casi più fortunati. Secondo l’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, sono loro il cardine delle famiglie del ceto medio, tanto che più di un terzo delle donne lavoratrici decide di avere figli solo se genitori o suoceri sono disponibili ad accudire i nipotini. Le altre, invece, devono darsi da fare e aprire la “caccia”: alla baby sitter, per chi può permetterselo, o più semplicemente
IN SICILIA POCHI NIDI E LUNGHE ATTESE In tema di asili nido e servizi per l’infanzia la Sicilia resta indietro rispetto al resto d’Italia. Il quadro tracciato dal report dello scorso anno su commissione dell'Assessorato regionale alla Famiglia, nell'ambito di un progetto finanziato con fondi comunitari del piano 2007-2013, è disarmante. Nel 68,5% dei comuni siciliani non esiste nemmeno un asilo nido pubblico e i bimbi che riescono a entrare sono appena il 5,16% degli aventi diritto; agli altri non resta che rivolgersi alle strutture private. Tra le province più virtuose c'è Siracusa con 15 strutture, “maglia nera” invece alla provincia di Palermo che registra solo il 23% di Comuni forniti. In mezzo stanno Agrigento (42%), Ragusa (38%), Catania (36%), Trapani (33%), Caltanissetta (27) e Messina (26%). Su 147 mila 600
bambini da 0 a tre anni soltanto 7600 risultavano iscritti lo scorso anno. Non va meglio neanche sul fronte delle liste di attesa: sono 4770 le mamme che attendono un posto per il proprio bambino. La situazione siciliana è certo tra le peggiori, ma in tutto il Paese c’è ancora da lavorare per costruire un’Italia baby friendly. È l’allarme lanciato a giugno durante l’ultimo congresso della Società italiana di pediatria. «Siamo indietro rispetto al resto d’Europa - denuncia il presidente della Sip Alberto Ugazio -, ci distinguiamo in negativo anche per quanto riguarda i nidi aziendali, uno strumento che cambierebbe radicalmente la vita delle mamme. L’obiettivo dev’essere quello di riportare il bambino al centro delle scelte sociali e politiche del Paese».
all’asilo nido. E qui cominciano i dolori, per le tasche e per lo spirito. Dal punto di vista economico, mandare i figli al nido non è impresa da poco. Anzitutto perché la disponibilità dei posti nelle strutture pubbliche è bassissima: anche in questo caso l’Italia è in fondo alla classifica europea, con l’11% di copertura del fabbisogno. In Sicilia, poi, è peggio che andar di notte: solo il 5% dei bambini siciliani d’età compresa tra zero e due anni riesce ad accedere alle strutture pubbliche. Ma chi ha la fortuna di entrare può ben dire di godere di un privilegio, visto che, secondo l’Istat, la nostra regione è quella in cui i genitori pagano l’integrazione alla retta più bassa d’Italia, il 5% circa contro il 30% di compartecipazione richiesto in Lombardia. I posti disponibili nel pubblico, si diceva, sono pochi. Da qui tutto un proliferare di strutture private, che sotto varie diciture nido, materna, babyparking, ludoteca non fanno altro che dirci una cosa: abbiamo un estremo bisogno di trovare un posto per i nostri bambini. Già, ma a che prezzo? La scelta è ampia e le rette variano molto. Giusto per dare un’idea, però, si può dire che con una spesa di 500 euro al mese si riesce ad affidare il bimbo a un nido privato almeno fino alle 17.30. Ma bisogna mettere nel conto anche tutte le volte in cui si ammalerà - e chi c’è passato sa che non sono poche. Per cui sarà necessario prendere una baby sitter, preferibilmente con cui il bambino abbia già avuto modo di entrare in confidenza, che permetterà al piccolo di riprendersi pienamente prima di rientrare al nido. Il costo? In media 7 euro l’ora. Fatti due conti, il rischio è che se ne vada uno stipendio intero. Uno dei motivi per cui persone come Maria, ex segretaria d’azienda e due figli di 7 e 2 anni, hanno deciso di mollare tutto: «Quando ho capito che il mio stipendio non sarebbe bastato a coprire le uscite per la cura dei bam-
bini, ho messo le mie ambizioni da parte», racconta. L’azienda per cui lavorava non aveva un nido aziendale - formula che stenta ancora a decollare in Sicilia - e non le è stato consentito nemmeno di passare al part-time. «È già doloroso dover sottoporre i propri figli allo stress del distacco dalla mamma - sottolinea Maria, messinese e una laurea in Economia riposta nel cassetto - doverli imbacuccare alle sette del mattino e lasciarli all’asilo per sette-
POCHI I POSTI
DISPONIBILI NELLE STRUTTURE PUBBLICHE: SECONDO L’ISTAT IN SICILIA SOLO IL 5% DEI BIMBI DA ZERO A DUE ANNI ENTRA NEI NIDI COMUNALI otto ore. Figurarsi, poi, se il gioco non vale la candela. Un ragionamento ineccepibile, che pure lascia l’amaro in bocca, perché la dignità del lavoro non dovrebbe stare - ci si augura - “solo” nello stipendio, ma nella sua capacità di dare forma alla vita di una persona e, perché no, di incanalare un talento. Rinunciarvi per motivi di bilancio familiare non è mai una scelta indolore. Eppure sono ancora molte le persone che ritengono che una donna che decide di avere figli dovrebbe votarsi esclusivamente alla maternità. Una concezione che persino le mamme stentano a superare: per quanto si parli di pari opportunità, per quanto ci si voglia mostrare emancipate, una donna che lavora porta sempre con sé un piccolo, doloroso, tarlo. Che si fa sentire più forte ogni volta che si lascia il piccolo al nido o quando ci si rende conto di aver perso quei tanto attesi
LA PEDIATRA CATANESE GINA BELLIA, MEMBRO DELLA SOCIETÀ DI MEDICINA ANTROPOSOFICA
progressi - la prima parola, il primo dentino, il primo passo - vissuti da ogni madre come un miracolo. Insomma, come se non bastasse la falciatura dello stipendio, arrivano pure i sensi di colpa e gli interrogativi: non sarà troppo piccolo per affidarlo ad altri? Meglio il nido o la baby sitter? E come sceglierli? «I primi tre anni di vita - spiega la pediatra catanese Gina Bellia - sono un periodo importantissimo per lo sviluppo dell’organismo umano sia dal punto di vista fisico sia per quanto riguarda la formazione dell’autostima, del senso della fiducia e di tutto ciò che concorre a strutturare l’inconscio. In questa fase il bambino deve ricevere gli stimoli giusti, adeguati alla sua età. Ecco perché, se e quando è possibile, un bimbo dovrebbe rimanere in casa fino ai due anni e mezzo o tre, e cioè fino a quando il bambino ha bisogno del rapporto esclusivo, di quella dedizione materna che lo aiuta a strutturarsi e ad acquisire quelle qualità che si porterà dietro anche da adulto. L’asilo per un neonato può costituire un iperstimolo pure per il sistema immunitario. Intorno ai tre anni, invece, le cose cambiano: il bambino comincia a non avere la necessità di un rapporto esclusivo, inizia a interagire con i compagnetti, riesce a starsene concentrato su un giochino. Quando, però, non si ha la possibilità di lasciare il bimbo in casa, è importante che i genitori sappiano fare le scelte giuste, a cominciare dalla struttura a cui affidare il bambino». I parametri che un genitore deve valutare nella scelta del nido sono vari: riguardano la preparazione delle puericultrici, anzitutto; l’amore che mettono nel loro lavoro; ma anche gli spazi a disposizione dei piccoli. «È importante che chi si occupa del bambino - spiega ancora la dottoressa Bellia, che è anche socia della Società di Medicina antroposofica - conosca le tappe dello sviluppo e abbia nozioni di fisiologia, a partire dall’accudimento igienico, SICILIA INROSA
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mamme al lavoro VOTO CON BEBÈ. L’ANNO SCORSO LICIA RONZULLI SI È PRESENTATA NELL'EMICICLO DI STRASBURGO CON LA FIGLIA VITTORIA, DI SEI SETTIMANE, NELLA FASCIA PORTABEBÈ. ACCOLTA DA UN APPLAUSO, L'EURODEPUTATA HA RIVENDICATO MAGGIORI DIRITTI PER LE DONNE
che ha molta importanza perché riguarda il benessere della persona. Una brava puericultrice, per esempio, sa quanto sia importante anche un semplice cambio di pannolino; sa che bisogna evitare i movimenti bruschi, che è bene accompagnare il movimento con le parole, pronunciarle con il giusto tono. Il bambino in questa fascia d’età è tutto organo di senso, impara imitando e immedesimandosi nel mondo che lo circonda: se chi lo accudisce gli sor-
GINA BELLIA:
«NEI PRIMI ANNI DI VITA IL BAMBINO È TUTTO ORGANO DI SENSO E HA BISOGNO DI STIMOLI ADEGUATI ALLA SUA ETÀ» ride, il bambino strutturerà nel suo profondo che il mondo sorride, che il mondo è gentile. Imitazione e identificazione sono fattori fondamentali nei primi tre anni di vita. Questo vuol dire che il bambino ripeterà tutto ciò che osserva attorno a sé: come ci si rivolge a lui, se chi gli parla lo guarda negli occhi, se tra parole e gesto c’è dissonanza o no. Osservate la puericultrice che si occupa di vostro figlio, stringetele la mano, parlatele e avrete un’idea più precisa della persona che avete dinanzi. E poi valutate l’ambiente: è gioioso? Le persone sono gentili?».
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Un buon asilo deve dare gli stimoli adeguati all’età e concedere gli spazi giusti: «In generale, è importante che al bambino venga offerto un ambiente che lo renda attivo e creativo. È consigliabile che un nido abbia un giardino e che i bimbi vengano portati a giocare all’esterno, che possano avere un contatto con la natura, perché il gioco libero stimola uno spazio di fantasia. Per intenderci, un bimbo che a cinque mesi prova a gattonare deve poter sperimentare il movimento, non lo si può lasciare seduto in un infant-sit tutto il giorno. Insomma, l’ambiente deve essere adatto al bambino e non il bambino adattarsi all’ambiente. E poi bisogna chiedere come viene suddiviso il corso della giornata: i bambini hanno bisogno di ritmi, se ne nutrono, perché dai ritmi traggono sicurezza».
Certo non è compito facile per una madre capire se il proprio bambino, specie se molto piccolo, si trova bene o vive un disagio e forse è questo il cruccio più grande quando si decide di laciare il figlioletto di pochi mesi alle cure di estranei. «Mai - avverte la pediatra - avere un atteggiamento passivo. Spesso succede che i genitori, anche in buona fede, si affidino in toto alle puericultrici. Lasciano il bimbo al mattino e lo “prelevano” al pomeriggio, e i tempi sono così stretti che non riescono nemmeno a osservare bene l’effetto di questo “stare” all’asilo. Invece dovrebbero fermarsi e osservare: è un esercizio che richiede un investimento di tempo, ma che permette di capire quando dobbiamo agire. Un esempio: se il bambino all’uscita dall’asilo è iperattivo, se a casa si scatena, può voler dire che qualcosa non fun-
ADA, SICILIANA IN GERMANIA: «TAGESMÜTTER, UNA TROVATA GENIALE» Si chiamano Tagesmütter, letteralmente “mamme di giorno” e sono un’alternativa valida ai nidi tradizionalmente intesi. L’idea, a ben pensarci, è semplice: una donna - solitamente una mamma, ma non è obbligatorio che lo sia - tiene in casa propria fino a un massimo di cinque bambini (compreso il proprio, se presente) nelle ore di lavoro di altre mamme. Una formula nata in Germania, dove ha grande diffusione, e da qualche anno sperimentata con successo in Trentino Alto Adige, dove le aspiranti tagesmutter seguono un corso formativo, ma che in Sicilia non ha trovato terreno fertile, almeno fino ad ora. «È una questione di mentalità, i siciliani sono diffidenti per natura e fanno fatica ad affidare i propri figli a un’altra madre», dice Ada Tumminelli, palermitana trapiantata in Germania, ad Amburgo. Che la tagesmütter l’ha pure fatta: «Avevo solo la mia prima figlia - racconta - e tenevo altri quattro bambini. Per me era una grande comodità, potevo crescere la bimba e allo stesso tempo guadagnare e piuttosto bene: prendevo 1700 euro al mese dallo Stato e circa 400 euro di integrazione dai genitori dei bimbi. È una trovata favolosa: rispetto al nido offre ai bambini la possibilità di essere seguiti meglio, in un ambiente familiare, e dà la possibilità ai genitori di vivere serenamente la giornata, senza l’ansia di arrivare puntuali. I genitori, infatti, concordano con la tagesmütter orari ed esigenze. In Germania è una formula molto diffusa e funziona attraverso una rete di
ziona, che non è stato libero di muoversi in maniera spontanea. Quello che dico sempre alle mamme è di farsi delle domande, di informarsi, perché la conoscenza insieme a una buona dose d’intuito aiuta a fare le scelte giuste». Bando ai sensi di colpa, dunque. Le ore che una mamma passa lontano dai figli sono tante, specie se lavora full time, «ma - assicura Gina Bellia - esistono dei modi
uffici che copre tutto il territorio, dove si possono trovare “mamme di giorno” per tutti i gusti: che cucinino macrobiotico o che non cucinino carne di maiale, che non abbiano dispositivi elettronici in casa, che lavorino di notte, che parlino più lingue...». Oggi Ada ha 36 anni, quattro figli (nella foto) e cura la contabilità di un’azienda. «Riesco a conciliare famiglia e lavoro grazie a un’organizzazione ferrea, con tanto di tabelloni su cui appunto tutti gli impegni della famiglia, ma devo dire che lo Stato, qui in Germania, agevola molto le madri lavoratrici e pensa pure ai bambini. Qualche esempio? Una donna dopo il parto può stare a casa per due anni percependo lo stipendio intero; sono previsti assegni familiari di circa 200 euro per ogni figlio. E soprattutto, lo Stato si fa carico delle spese per le attività sportive dei bambini, a noi genitori spetta un’integrazione minima. Tornare in Italia? Credo che lì una famiglia numerosa come la mia incontrerebbe molte più difficoltà». (pa.pas.)
per provare a stare vicini al proprio bambino. Un consiglio che do spesso alle madri che lavorano è quello di “portare con sé” il bambino anche al lavoro. Si tratta di un “portare” nel pensiero, ovviamente; significa trovare dei momenti nella giornata in cui segue animicamente cosa sta facendo il bambino. È un modo per creare un “ponte” tra madre e figlio, che facilita il momento in cui si ritrovano, e per
mettere a frutto anche quelle due ore serali in cui stanno insieme. È importante avere sempre la consapevolezza di ciò che i figli sono per noi. Alle mamme consiglio di provare a sedersi accanto al bambino mentre dorme e di avere l’immagine che quel bambino è venuto come dono per loro. Si tratta di un esercizio semplice, un modo per sentire che quel “germe in divenire” è un dono per la propria vita».
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fascinoCURVY oltre la 44.
ESCLUSA DALLE PASSERELLE PERCHÈ TROPPO FORMOSA, TANYA GERVASI HA IMPARATO A CONVIVERE CON LE SUE CURVE ED È TORNATA A SFILARE COME MODELLA PLUS SIZE. «PER SENTIRSI BELLE SPIEGA - NON È NECESSARIO ESSERE MAGRE MA SAPERSI AMARE»
«HO FATTO pace CON IL MIO CORPO» di mariella caruso ra mamma Elena, bielorussa, e papà Angelo, siciliano di Leonforte, è stato amore a prima vista dopo il primo incontro in un ristorante di Minsk. Lei modella, lui imprenditore, si sposano. Da quel matrimonio, nel 1988, nasce Tanya, detta Tatà, Gervasi. Modella già a 13 anni per Vogue Italia e volto di campagne pubblicitarie di marchi in voga in quel tempo, Tatà è tornata in passerella a 19 anni dopo aver fatto pace con se stessa e con quel corpo che era cresciuto più di quanto lei volesse, regalandole forme morbide con le quali venire a patti. Un metro e ottanta di curve mozzafiato, viso angelico e occhi che strega-
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no al primo sguardo, oggi Tatà è una ventitreenne che sfila per le collezioni più glamour della moda curvy, o plus size che dir si voglia, sempre nell’accezione che il mondo della moda dà alle taglie dalla 44 in su. Nello stesso tempo prepara la sua tesi sulle verdure latto-fermentate in maniera tradizionale nelle campagne bielorusse per laurearsi in Scienze Gastronomiche all’Università di Pollenzo targata Slow Food. Non per niente si definisce “Gastromodel”, che è anche il suo nickname su Twitter, non mangia carne perché è contro gli allevamenti intensivi e neppure pesce allevato. «Tutti i percorsi che facciamo sono per noi stessi. Ho scelto di studiare quello che per me era
un problema: il cibo», esordisce Tatà che nei mesi estivi è stata animatrice in Romania, per il secondo anno consecutivo, del campus gastronomico per bambini di Liquirizia Onlus e in questi giorni si prepara per animare la passerella della ‘moda plus size’ di Elena Mirò a Milano Moda Donna al via mercoledì 21. «Infatti ho dovuto posticipare a febbraio la consegna della tesi prevista per ottobre per i tanti impegni di questo periodo, compreso il lungo soggiorno a Londra ‘al servizio’ di Anna Scholz che seguirà le passerelle milanesi», afferma sorridendo. «A 13 anni – racconta Tanya – ero una taglia 40, facevo molto sport: tennis, pallavolo, karate, basket e già litigavo con la
SETTIMIO BENEDUSI
È STATO IL PRIMO FOTOGRAFO A RITRARRE TANYA SENZA VELI PER MAX. «L’HO FATTO PER NARCISISMO. ALL’INIZIO ERO IMBARAZZATA MA POI IL RISULTATO MI È PIACIUTO» mia agenzia perché si lamentavano delle mie gambe troppo muscolose. Adesso, riguardando le mie foto, mi rendo conto che tutti quei muscoli non li avevo proprio. Dai 13 ai 16 anni ho lavorato tanto». Poi la doccia fredda. «Quando mi hanno detto che dovevo dimagrire, di diete ne ho provate molte. Ho avuto problemi del comportamento alimentare. Per me in quel momento è stato un fallimento – ammette - dopo aver assaggiato un pezzo di questo mondo non vorresti uscirne, vorresti rivederti sui giornali, rivederti bella». Ma lei è bella… «Lo so, ma a questo pensiero ci sono arrivata dopo. Quando il corpo cambia ci si mette un po’ ad accettarsi. Io l’ho fatto uscendo dal mondo della moda per dedicarmi allo studio che non avevo mai lasciato. I miei genitori mi avevano imposto come regola per fare la modella il mio impegno scolastico e una media sotto la quale non dovevo scendere. Molto è cambiato quando a 19 anni mio papà mi fece leggere un articolo che raccontava la
MODA E CUCINA. Sopra, Tanya Gervasi ritratta in cucina per Max da Settimio Benedusi. Nella pagina a fianco, la modella curvy scelta da Gattinoni per la collezione Couture Fall/Winter 2011-12 (per gentile concessione di Gattinoni - foto di Mastro Barrella e Topo Libellula)
storia di Crystal Renn (la modella plus size più famosa al mondo, ndr) e mi disse: “Dovresti provare con le taglie forti”. In quel momento lo presi come un grandissimo insulto, perché da ‘modella magra’ non prendi sul serio il mondo plus size. Poi, per provare, mandai delle foto a Elena Mirò e due mesi dopo ero in passerella a Milano Moda Donna». Che taglia indossa adesso? «Rispondo sempre 46 ma non è vero perché non lo so. E sto benissimo così. Del resto ogni casa ha le sue misure tanto da ritrovarti a provare jeans taglia 46 che
non ti entrano, taglie 48 che stringono e 50 troppo grandi. Così io compro molto poco anche perché dà fastidio entrare in un negozio e sentirsi dire subito: “Per lei non abbiamo niente”. Molti abiti me li faccio realizzare dalla sarta su disegni di mia mamma, che non è una designer ma ha un gusto eccezionale, altri li prendo dalle aziende per le quali lavoro, altri al mercato perché a me non piace essere schiava di un marchio. Mi piace essere messa in risalto dall’abito che indosso, non il contrario come è d’uso in questo periodo. Questo non adattarsi ai vestiti
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fascino curvy
LE CAMPAGNE. Dal 2007, Tanya Gervasi ha posato per molte campagne pubblicitarie di noti brand internazionali. Da sinistra: sexy nel catalogo autunno-inverno 2009-2010 di Taviani; la campagna di El Corte Ingles (ph. Alicia Aguilera); fascino retrò per la collezione primavera-estate 2010 di Bartin (ph. Daniela Rettore); sofisticato urban outfit per lo spagnolo Adolfo Dominguez (ph. Pablo Manet); ironica ma seducente la campagna Per te by Krizia; un bacio all’obiettivo per il catalogo primavera-estate di Laura per Laura.
fa nascere nelle ragazze e nelle donne un senso d’inadeguatezza». Lei può dire adesso di essere felice e soddisfatta? «Sì, anche se ci sono molte cose della moda plus size sulle quali non sono d’accordo. Non trovo corretta questa battaglia ‘grasse contro magre’. Non mi è piaciuta la copertina di Vogue Italia con le tre modelle plus size definite ‘Belle vere’: è stupido. Per me la bellezza vera è rappresentata da una donna coerente con il suo corpo. Che sia magra o in carne non fa alcuna differenza. È necessario
GASTROMODEL.
È IL NICKNAME DI TANYA, CHE AMA LA CUCINA E STA PER LAUREARSI IN SCIENZE GASTRONOMICHE amarsi. Quando le donne impareranno a farlo saranno più felici». Lei, quindi, ha fatto pace col cibo e col suo corpo? «Credo di sì, è un lungo percorso. Il cibo è importante, non è solo quello che noi mangiamo, è anche e soprattutto cultura. Oggi è fondamentale l’educazione alimentare. Per il secondo anno consecutivo ho partecipato a un campo gastronomico per bambini in Romania insieme a Ornella Ru, psicologa presidente di Liquirizia Onlus. Un’esperienza che mi ha lasciato soddisfazione e felicità; abbiamo parlato di disturbi ali-
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mentari, di immagine corporea e cibo per cercare di insegnare a questi bambini a ragionare con la propria testa. Un’esperienza utile anche per me che ho imparato l’arte della pazienza e l’emozione nel donare qualcosa che non è materiale. È stata la cosa più appagante che io abbia mai fatto». Più appagante delle ancora cliccatissime foto di Settimio Benedusi che l’ha ritratta nell’accoppiata col cibo per Max? «Quella è stata una “botta” di narcisismo personale perché sono sempre stata insicura del mio corpo e di me stessa. Quando ho avuto l’occasione di posare per Max e di conoscere Settimio Benedusi ho pensato: “Questo l’ho fatto per me”. Il risultato poi mi è piaciuto. È stato molto divertente, per la prima volta ho fatto foto senza veli. All’inizio ero veramente imbarazzata ma poi è passato». Tornando alle sue origini: cosa conosce della Sicilia e della cucina siciliana? «Mia nonna preparava una superba caponata e anche i cannoli, anche se adesso non cucina più. Della Sicilia, purtroppo, non conosco molto, sono stata una sola volta a Leonforte, il paese di mio papà. Però sono stata invitata dalla condotta Slow Food di Caccamo e spero di poterci andare molto presto. Vorrei fare un tour di tutta l’Isola, scoprire soprattutto le spiagge. Qualche mese fa ho chiesto a mio papà di insegnarmi il siciliano perché quando dico di essere siciliana per metà, nessuno mi crede. Ma è molto difficile impararlo».
Lei si sente più russa, italiana o siciliana? «Niente di tutto questo, io mi sento cittadina del mondo. Prima mi sentivo italiana, poi russa, invece sono un mix. C’è in me un po’ di ogni paese che ho visitato: Romania, Albania, Sud Corea, Canada. Alla gente che ho incontrato ho cercato di “rubare” tutto il buono e di farlo mio. Non per nulla il più bel complimento che abbia mai ricevuto è stato quando in Sud Corea mi hanno detto: “Il tuo animo è asiatico”».
IN PASSERELLA. Sopra, un’immagine di Tanya alla sfilata di Elena Mirò primavera-estate 2011 (su gentile concessione Elena Mirò)
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reportage
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professionisti
DELL’EROS
italian gigolo. NOIA, CURIOSITÀ, VOGLIA DI TRASGRESSIONE
O SOLITUDINE. SONO TANTI I MOTIVI PER CUI SEMPRE PIÙ DONNE CERCANO LA COMPAGNIA DI UN ESCORT. UN MESTIERE CHE RICHIEDE ANCHE COMPRENSIONE E UN PO’ DI PSICOLOGIA di ilenia suma uguaglianza tra i sessi viene spesso considerata una presunzione, cattiva conoscenza del corpo e dell’animo umano. Oggi però un altro tabù crolla di fronte alla potenza di ciò che fa girare il mondo. Che non è il denaro (non solo), e neppure la forza di attrazione tra corpi celesti (non solo). È l’amore. Sempre più donne comprano amore: in Italia, una su 4 ha pensato almeno una volta di pagare un uomo in cambio di compagnia; e quasi 2 su 10 si sono tolte concretamente lo sfizio. Sono per lo più imprenditrici, manager, libere professioniste, ma anche impiegate, che alzano la cornetta e chiamano un gigolo. Per semplice curiosità, per imparare qualcosa da condividere con i
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partner di relazioni un po’ stanche, per trasgredire, per riempire il vuoto della solitudine, o per avere l’illusione di un rapporto perfetto. Sono donne libere, desiderose d’affetto o di svago, non solo rampanti con il trip del potere. Spesso sono giovani, la fascia d’età che contatta e conclude affari d’amore online (che si aggirano intorno agli 8.000 al giorno) va dai 30 ai 40 anni, e non sono tutte single. Nel grande mare di Internet, siti e annunci fioccano da ogni dove, dal nord al sud del nostro Paese, isole comprese. Ce n’è davvero per tutti i gusti: dai venti ai quarant’anni, biondi, mori, fisici atletici, giovani ignudi e glabri con la barba ancora rada, o più anziani in doppio petto. Molti di loro viaggiano in tutta Italia, ma non tutti fanno tappa in Sicilia. E, so-
prattutto, la maggior parte dà l’impressione di essere un braccio, per necessità e recessione, tolto all’agricoltura. In un mercato che forse vive ancora un po’ nell’ombra rispetto a quello più sdoganato delle colleghe, non è così facile trovare un vero professionista della “compagnia”. Al quarto tentativo di parlare con un gigolo doc, uno di quelli che se nella vita non avesse fatto il gigolo avrebbe fatto il gigolo…, l’immagine di Richard Gere si allontana sempre più, come un fantasma nella nebbia. I prezzi variano in base a tempistica e aspettative della cliente. «Il prezzo è indice di professionalità», spiega Roy, Dolce di cognome, 39 anni, escort da 10, da 6 a tempo pieno, lingua straniera parlata: inglese, uno dei più costosi d’Italia.
ROY DOLCE, 39 ANNI, SVOLGE LA PROFESSIONE DI GIGOLO DA DIECI. LE SUE TARIFFE SONO TRA LE PIÙ ALTE SUL MERCATO
«E poi, diffidare sempre di quelli che non danno molte informazioni, o troppo giovani; e - secondo Roy estremamente importante - di quelli che arrivano all’appuntamento in treno o in autobus, è una caduta di stile». Si percepisce la spontaneità che Roy mette nel suo lavoro, e una certa autoironia, doti che distolgono dalla meccanicità della compravendita. Come gli at-
roy dolce:
«LE RICHIESTE DAL SUD SONO IN AUMENTO. LE DONNE MERIDIONALI SONO PIÙ DECISE E QUANDO MI CHIAMANO HANNO LE IDEE CHIARE SU CIÒ CHE VOGLIONO» tori che non smettono mai di recitare, lui non smette mai di essere un gigolo. «Ricevo telefonate da ragazzi che vogliono fare l’escort, molti perché sono disoccupati. Ma è un lavoro che non puoi fare per i soldi. I soldi sono una conseguenza piacevole di quello che fai, se lo fai bene». Ed è un mestiere che ha le sue difficoltà: «Devi essere anche un po’ psicologo, consulente, confessore, capire chi ti sta davanti in trenta secondi, interpretare il ruolo che quella donna desidera, quindi devi essere sensibile, camaleontico, devi entrare nella testa altrui, e ogni volta è una testa diversa. Io a un appuntamento vado sempre con l’emozione della prima volta».
UN’IMMAGINE ALLO SPECCHIO Il mestiere di gigolo visto da un gigolo. Un libro, edito da Marco Serra Tarantola Editore, che raccoglie 15 racconti in cui Roy Dolce tenta di superare i cliché della sua professione; fatta, secondo l’autore, non solo di prestazioni, ma di forti esperienze.
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L’identikit della sua cliente tipo non esiste: «In genere, le donne tra i 30 e i 50 anni mi chiamano per una cena e un dopo cena, dai 50 in su per accompagnarle a teatro o a un matrimonio; ma mi chiamano anche ragazze molto giovani». I motivi per i quali si contatta un gigolo sono i più disparati: si va dalle tattiche per ingelosire, al sexual training (attualmente molto in voga) per donne che si sentono un po’ insicure o alla loro prima volta. Ma anche prove di fedeltà, in cui Roy si è specializzato: «Ho il compito di portare a cena e sedurre, se ci riesco, delle donne in procinto di sposarsi», recando poi le prove della vittoria o della disfatta (foto, registrazioni audio e video) al candidato futuro marito.
raul: «AGLI INCONTRI
CERCO DI NON SEGUIRE UN COPIONE FISSO, PERCHÉ PENSO CHE UNA DONNA HA BISOGNO DI ESSERE SORPRESA SEMPRE» E gli capita pure d’essere utilizzato a fini curativi: «È successo che qualche psicologo abbia consigliato alla paziente di passare una serata con un escort. Uno ha fatto espressamente il mio nome». E poi ci sono le clienti famose: «Che non chiamano mai direttamente, ma ti fanno chiamare, che ti pagano molto perché quello che pagano è soprattutto il tuo silenzio, e spesso scopro chi è il personaggio solo quando arrivo all’appuntamento». Dal sud arrivano meno contatti che dal nord, «Ma è un mercato in crescita. Sono stato varie volte in Sicilia, recentemente a Ragusa e a Catania, e a Bari lavoro con una società che vende yacht e organizza
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delle feste per possibili compratori, e sottolinea – rispettive consorti. In genere al sud le donne mi sembrano più decise, nel momento che ti chiamano hanno le idee chiare, e spendono di più senza far problemi». Nata da una necessità più che da un’ispirazione la carriera di Raul, 35 anni, solo da un paio gigolo, lingua straniera parlata: francese, fa base a Trieste ma viaggia in tutta Italia. «Ho cominciato perché avevo problemi finanziari cui far fronte in breve tempo, ma facendolo ho capito che è un mestiere verso il quale sono portato». Sguardo malizioso e voce profonda, di solito viene contattato tramite il suo sito: «Mi scrivono un’email per sapere cosa propongo; quelle che all’email fanno seguire una telefonata sono in genere le donne che poi incontro. Magari perché si instaura un rapporto, una confidenza». La maggior parte delle sue clienti sono sposate o fidanzate e hanno un’età compresa tra i 35 e i 40 anni, tante le clienti fisse. «Credo scelgano un gigolo proprio perché già impegnate, per avere garantita la massima discrezione». E sono per lo più donne comuni che non vanno solo in cerca di una soddisfazione sensoriale, ma di un uomo vero, che sembra scarseggiare sui banchi del mercato non a pagamento. «Nella maggior parte dei casi andiamo a mangiare qualcosa, pranzo o cena, mi piace studiare e ascoltare cosa lei ha da dirmi, cosa pensa e cosa vuole, non si può avere un copione prestabilito. E poi, molto importante, la metto a proprio agio, e da cosa nasce cosa. Non si deve programmare ogni singola azione, la donna ha bisogno di essere sorpresa, sempre».
le tariffe PER
INCONTRARE UN ESCORT PARTONO DA 500 EURO, MA POSSONO ARRIVARE FINO A UN PAIO DI MIGLIAIA DI EURO PER APPUNTAMENTO. DIPENDE DALLA CLIENTE E DAGLI ZERI DELLA SUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI. PER WEEK-END E VACANZE LE PARCELLE LIEVITANO
GIGOLO PER NECESSITÀ. RAUL HA COMINCIATO PER SOLDI MA POI HA CAPITO DI AVERE UNA NATURALE PREDISPOSIZIONE
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IL NOSTRO ZOOM SUI TALENTI NOSTRANI, DONNE CHE SI SONO DISTINTE PER IL LORO LAVORO, PER L’IMPEGNO NEL SOCIALE O SEMPLICEMENTE PER LA LORO BELLEZZA X
FRANCESCA CANNIZZO Il palazzo della Prefettura di Catania è tornato a vestirsi di rosa con l’arrivo all’inizio di agosto della catanese Francesca Cannizzo. Il curriculum della neo prefetto catanese è di tutto rispetto: entrata in carriera nel 1986 alla Prefettura di Torino, è tornata in Sicilia come Capo di Gabinetto della Prefettura di Catania. Ha poi svolto le funzioni di viceprefetto vicario della Prefettura di Siracusa e poi della Prefettura di Venezia. Prefetto di Ragusa dal 2009 al 2011, Francesca Cannizzo, che è stata anche direttrice della Scuola di Eccellenza dell’Ateneo catanese, ha detto di essere onorata di tornare nella sua città natale con un incarico così prestigioso e ha sottolineato che lo porterà avanti con vigore e X con una sola priorità: lavorare.
CRISTINA FAZZI Il medico nubile di Enna, Cristina Fazzi, è riuscita laddove tanti prima di lei hanno fallito. Lo scorso 1° luglio, infatti, Il tribunale dei minori di Caltanissetta ha recepito la sentenza di un tribunale dello Zambia che la riconosce come madre adottiva di Joseph, un bimbo africano affidatole alla nascita. La dottoressa, che vive da dodici anni nello Zambia dove ha fondato l’associazione umanitaria “Twafwane” che offre assistenza sanitaria pediatrica, ha condotto una lunga battaglia a favore dell’adozione da parte dei single in Italia. Nel suo blog Cristina Fazzi scrive: «Tutti, coppie e single, dovrebbero collaborare per promuovere iniziative che possano assicurare una famiglia ad ogni minore che ne abbia bisogno. Per famiglia intendo un contesto in cui il minore possa sentirsi amato, sicuro e protetto».
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FRANCESCA FERRO La polvere del palcoscenico, manco a dirlo, l’ha respirata sin da piccola. Ma Francesca, figlia dell’indimenticato Turi Ferro, il teatro non l’ha semplicemente ereditato. L’ha amato, respinto, riacciuffato, infine fatto suo per la vita. In queste settimane l’attrice catanese veste i panni di Donna Grazia, coprotagonista della commedia “La Scapricciata”, diretta da Manuela Metri. Un testo scritto da Fioretta Mari (sul palco nel ruolo della protagonista Mariannina), riduzione di “Annata ricca, massaru cuntentu” di Martoglio. Queste le prossime date: il 1° ottobre a Nicolosi (Ct), il 3 a Modica (Rg) e il 9 a Palermo.
Gli anni passano, Miss Italia resta. Il concorso di bellezza, diretto ancora una volta da Patrizia Mirigliani, torna il 18 e il 19 settembre sugli schermi della Rai con due serate condotte da Fabrizio Frizzi. Tre le finaliste siciliane, tutte del Catanese. Anzitutto Vanessa Cozza, Miss Sicilia, che vedremo con il numero 20: classe 1991, vive ad Acicatena; studia all’istituto turistico e lavora come segretaria in uno studio legale. Viene da Caltagirone, invece, Janette Giuseppa Sammartino (numero 36): diciottenne, sta per iniziare l’ultimo anno di liceo scientifico. Al concorso arriva con il titolo di Miss Deborah Milano Sicilia. Completa il tris una siciliana “in incognito”: si tratta di Desirèe Ferlito, catanese di 25 anni (numero 41) che partecipa con la fascia di Miss Wella Professionals Basilicata. Chi segue la trasmissione “Insieme”, dove ha lavorato per due anni, la ricorderà al fianco di Salvo La Rosa. Desirèe è anche una delle mamme di questa edizione del concorso: a seguirla da casa, infatti, ci saranno le sue due gemelle, Asia e Maya. Tre le novità di questa edizione: oltre alla nuova sede - Montecatini Terme e non più Salsomaggiore - l’ingresso della taglia 44 e l’esclusione delle minorenni.
ph Francesco Maria Attardi
TRE “MISS” DI CASA NOSTRA
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e fosse uno dei quattro elementi, di sicuro, sarebbe il fuoco. Quello ardente della lava, incandescente che però non fa paura, ma suscita stupore e attrazione. Guia Jelo, attrice catanese di teatro, tv e cinema, è una donna passionale e irrequieta. Nei suoi occhi c’è tutto il fervore di chi è capace di cocenti passioni, grandi slanci d’amore e generosità, ma anche di chi non riesce a starsene tranquilla, neanche per un attimo. «Sono un’ansiosa, lo ammetto. Devo avere sempre tutto sotto controllo e non sopporto gli imprevisti. Ne ho quasi paura, devo poter prevedere tutto e per questo vivo male, il prima, il durante e il dopo di ogni evento. Ho una sorta di ansia da prestazione sia nella vita sia nel lavoro. L’unica cosa che oggi, davvero, mi dà serenità sono i miei nipoti». Davvero non si rilassa mai? «Nel mio karma ci sono due cose fondamentali che vengono arginate, disattivate e curate solo dall’affetto che la gente mi dimostra. Si tratta di una iattura. Non sono mai stata aiutata da nessuno e non mi sento mai rispetta-
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ta. Purtroppo, a malincuore, devo ammettere che sono cose che mi fanno stare male, ma non ne faccio una colpa agli altri. Gandhi diceva “La mia vita è il mio messaggio”, io aggiungo che si deve anche fare i conti con la debolezza dell’essere umano e comunque credo che se il destino ci è avverso significa che stiamo sbagliando qualcosa noi. Insomma, forse sono io a meritarmi quello che mi accade. Non so, per esempio, pur rispettando gli altri, probabilmente lo faccio in momenti e luoghi inopportuni, forse anche in modi esagerati». Lei parla di mancanza di rispetto, eppure è ritenuta una persona affidabile. «Assolutamente sì. È una stranezza: molti non mi rispettano però si fidano di me per questo mio essere scrupolosa, attenta e forse anche per il mio eccesso di generosità». Se dovesse scegliere un solo aggettivo che possa descriverla? «Più che un aggettivo userei una metafora: sono come la sciara, che da lontano inquieta però, man mano che ti avvicini, attira e incuriosisce. Sento di avere, un po’ anch’io, l’ani-
sono un’ansiosa
DEVO SEMPRE AVERE TUTTO SOTTO CONTROLLO E NON SOPPORTO GLI IMPREVISTI. PURTROPPO COSÌ VIVO MALE IL PRIMA, IL DURANTE E IL DOPO OGNI EVENTO ma d’acciaio e il cuore di pasta reale. E poi ho sempre avuto una grande passione per la Sicilia, per l’Etna e soprattutto per quello che il vulcano è capace di divenire... dopo. Insomma nella sciara si riassume la mia sicilianità, quella che esprimo nel mio lavoro, nei miei personaggi e quella che, dicono, si vede nei miei occhi. In genere mi piace dire che porto la mia Sicilia nel cuore e negli occhi». Suo figlio Vincenzo la definisce “enfatica”. «È una parola che non sopporto, che mi dà l’idea della finzione, della falsità e, invece, se c’è una cosa che davvero non so fare, fuori dalle
PASSIONALE E IRREQUIETA, l’attrice catanese PARLA DEI SUOI AFFETTI E CONFESSA UN SUO GRANDE SOGNO: RIUSCIRE A FARE UN FILM DA REGISTA
Guia Jelo
«SONO COME
la sciara» di maria enza giannetto
ph Dario Azzaro
scene ovviamente, è fingere. Sono schietta e sincera. Forse è più esatto dire che sono tanta, troppa, incontenibile e quindi difficile da gestire. E poi, appunto, sono ansiosa». Lo è sempre stata? «Sin da piccola. Oggi, scavando nel mio passato credo che sia stata colpa di un doposcuola che mi ha traumatizzato: mi ricordo che la maestra per farmi stare buona mi diceva che oltre la porta c’era un mondo oscuro. Poi l’ansia è cresciuta quando il mio unico fratello, più grande di me di un anno, è morto per una grave malattia a soli 23 anni. Non mi ha dato il tempo di dimostrargli quanto gli volevo bene. Ecco, la mancanza di tempo, la paura che non basti mi opprime, per questo oggi devo anticipare tutto, devo essere sempre pronta. E la mia ansia cresce per l’enorme amore e, quindi, apprensione verso tutti i membri della mia famiglia allargata». Cosa intende, di preciso? «Ho sei nipoti che adoro, i quattro figli dei miei due figli (Vincenzo Filippo e Giovanna Adelaide, ndr) e i due acquisiti (figli dell’ex marito con la seconda moglie, ndr). “Stravivo” per loro e per le loro famiglie, è un sentimento talmente grande
che non riesco neanche a spiegare. L’amore che ho inculcato loro per la nostra famiglia allargata condiziona la mia esistenza ma mi ripaga la consapevolezza che si tratta di una palestra di vita perchè sono convinta che l’unica cosa nefasta al mondo sia il non amare». È circondata dall’amore della famiglia e l’affetto del pubblico cosa la preoccupa, allora? «Vorrei poter esserci sempre per loro, vorrei poter risolvere tante cose. Mi stanco molto, non so come destreggiarmi tra lavoro e affetti. In realtà credo che se fossi ricca o comunque molto facoltosa riuscirei a risolvere tanti problemi. Odio chi dice che i soldi non sono importanti. Servono, eccome». Non pensa che l’affetto che ha per i suoi cari a loro possa bastare? «No. Non prendiamoci in giro. Io ho il culto degli Angeli e loro dicono: pensa all’anima ma non trascurare il corpo. Per fare certe cose c’è bisogno di forza fisica e quindi anche di soldi. Non possiamo limitarci al sentimento, dobbiamo prenderci cura degli altri e quindi dobbiamo anche renderci gradevoli e star bene, anche economicamente. L’amore come sentimento puro
lo darò da morta, quando sarò eterna. In fondo questo è l’unico pregio della morte, ci rende eterni, ma da viva devo esserci fisicamente, devo poter rispondere alle esigenze reali. La verità è che secondo me, oggi il vero inferno sulla Terra è la povertà». Quali sono le cose che la emozionano di più? «L’essere riconosciuta, fermata, baciata e fotografata per la strada. L’affermazione nel lavoro per me è arrivata piuttosto tardi, a 47 anni, dopo “Il commissario Montalbano” e una serie di spettacoli in teatro. Oggi, alla soglia dei 60 anni (li compirà il prossimo 6 maggio) sono ancora poco abituata a queste gratificazioni. Mi emozionano, sgomentano e imbarazzano, come se non lo meritassi. Già a Catania mi sembra troppo, poi quando mi succede a Roma mi sbigottisce». Sul lavoro, che tipo di professionista è? «Sono una rompiscatole ma anche molto altruista e solidale con i colleghi, anche se questo, purtroppo, spesso disturba gli altri. L’unica cosa che non sopporto è la mancanza di professionalità, odio chi improvvisa». Lei una volta ha detto che senza Turi Ferro oggi farebbe l’avvocato. È vero? SICILIA INROSA
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da donna a donna «stravivo per i miei nipoti. HO INCULCATO
LORO LA MIA STESSA PASSIONE PER LA NOSTRA FAMIGLIA ALLARGATA. PER LORO VORREI ESSERE ANCORA PIÙ DISPONIBILE MA SPESSO DESTREGGIARMI TRA I TANTI IMPEGNI È DAVVERO IMPOSSIBILE» Guia Jelo e i suoi nipoti. Da sinistra: Bruno (9 anni), Gianfranco (13 anni), Guia (3 anni), Alessandro (7 anni), Guia (10 anni), Luigi (11 anni) «Ho sempre voluto fare l’attrice, ma da ragazzina non conoscevo le porte da aprire. Negli anni, poi, di porte ne ho aperte tante e sempre a spallate, ma allora furono Ida Carrara e Turi Ferro a indicarmi la strada, se loro non mi avessero messo davanti alla porta del Teatro Stabile di Catania, probabilmente sì, avrei fatto l’avvocato. Devo molto ai Ferro, sono una parte della mia vita che ricordo con profonda gratitudine e affetto e che mi arricchisce come donna e come artista». A quegli anni risale anche la sua conoscenza con Mariella Lo Giudice... «Non nascondo che ho un po’ timore a parlarne, perché non vorrei essere inserita nel calderone di persone ipocrite che ho sentito parlare dopo la sua scomparsa. La sua morte mi ha portato una forte crisi e quando mi sento dire “beh, in fondo non eravate amiche”, non posso che rispondere “fatti nostri se lo eravamo o no, ma sicuramente eravamo intime da 40 anni”. Non potrei mai dire che fosse la mia più cara amica, lo è la bravissima attrice Ileana Rigano, ma ci conoscevamo da sempre e poi lei era una donna cosmica, che tutti ammiravamo. E se ammiri qualcuno, non penso che la sua morte possa non colpirti, segnarti. Eravamo molto diverse: quando lei entrava in teatro saliva sul suo trono di felicità e di vita, quando io vado in scena salgo sul “patibolo”... mi sento addosso una grande responsabilità e paura di deludere, pubblico, regista e anche me stessa». Che progetti lavorativi ha? «Tra poco comincerò le prove di “La Mennulara” per il Teatro Stabile di Catania, al cinema è uscito il film “L’erede”, in tv sono guest star in “Un posto al sole” (in attesa che si sblocchi la situazione di “Agrodolce”, la fiction siciliana sospesa da oltre un anno, ndr) e tra poco sarò, di nuovo, la madre di Manuela Arcuri in “Pupetta Maresca”. Il mio sogno è però fare un film da regista. Sono sicura che potrei dare molto ai miei colleghi. Ho già fatto un’esperienza di regia, senza però firmarla e ho avuto grandi soddisfazioni». Ha già una sceneggiatura in mano? «Sì, scritta da me e da Aurelio Grimaldi,
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s’intitola “Sciara” e sto cercando di girare una pellicola con l’aiuto della Regione. Si tratta di storia difficile e intrigante che parla di una storia d’amore platonico tra un fratello e una sorella....». C’è qualcosa di autobiografico nella storia? «Confesso che questa è la cosa in cui davvero esagero: ho mitizzato mio fratello e il mio amore per lui. A rischio di sembrare matta, voglio svelare che quando sono serena, a volte, la sera prima di andare a dormire chiudo gli occhi e per qualche istante “ballo con lui”. Mi sembra vero, poi mi vergogno e smetto subito. Non so perché lo faccio, forse è per rimediare alle tante volte in cui da ragazzi, quando durante le feste mi invitava a ballare con lui, io rifiutavo preferendogli i “biondi”». Ha un rimpianto? «Uno? Ne ho tantissimi. Innanzitutto non essere stata una madre all’antica o meglio di non essere stata la buona madre che sono ora quando i miei figli erano piccoli (già a 20 anni aveva entrambi i suoi figli). E poi non essermi mai sentita fare una proposta di matrimonio...». Ma lei è stata sposata... «Sì ma con il mio ex marito eravamo davvero giovanissimi e abbiamo deciso che era giusto sposarci perché ero incinta. Dopo di lui, anche se ho avuto altre storie, non ho mai provato questa emozione. Non so dire se sono stata poco amata o se non sono “sposabile”, ma mi piacerebbe sentirmi dire: “Guia ti amo, mi vuoi sposare” e invece, paradossalmente, non me lo chiedono neanche in scena. Insomma, io odio dover dire “il mio compagno”, non siamo a scuola. Comunque forse, anche in questo caso, sarà il mio karma, chissà...». E qualche rimpianto professionale? «Quello che mi dispiace è non essere ancora riuscita a portare in giro per il mondo il mio spettacolo “La lupa” per la regia di Turi Giordano. Tutto siciliano: autore, regista, attori, tecnici... credo che le istituzioni dovrebbero farsi carico di farlo conoscere a tutti».
UNA LUPA SUL PALCO uia Jelo si è formata al Teatro Stabile di Catania, negli anni Settanta con il maestro Giuseppe Di Martino e al Piccolo di Milano con Giorgio Strehler. Al cinema ha recitato come interprete di film verità come “Ragazzi fuori” di Marco Risi, e “La scorta” di Ricky Tognazzi. Ha partecipato al festival di Cannes nel 1994, in terna candidata, alla Palma d’Oro, per il film “Le buttane” di Aurelio Grimaldi, con il quale ha girato tanti film da protagonista. In televisione, l’abbiamo vista nelle fiction “La Piovra 9”, “Il Commissario Montalbano”, “Incantesimo 8”, “La vita rubata”, “Agrodolce” (a sinistra), “Il sangue e la rosa”, “L’onore e il rispetto”, “Io non dimentico”, “Io ti assolvo”, “Don Matteo”. In teatro, ha esordito con Turi Ferro (a fianco), è stata interprete di testi di Pirandello, Verga, Martoglio, Rosso di San Secondo; come interprete è stata apprezzata anche da registi come Giorgio Strehler, Lamberto Puggelli. Il 14 febbraio 2008 ha debuttato al Teatro Metropolitan di Catania con lo spettacolo “La Lupa” di Verga (foto in basso), riduzione elaborata dalla Jelo stessa e da Turi Giordano - che ne firma anche la regia - per il quale è stata candidata, in terna, come migliore attrice protagonista, agli oscar “Olimpici del teatro” 2008.
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SICILIANE DA RED CARPET DAL CAST DI TERRAFERMA A MARIA GRAZIA CUCINOTTA, AL LIDO IN VESTE DI REGISTA, LE MISE SCELTE DAI DIVI DI CASA NOSTRA PER LA 68a EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA 1 E 2. STAMPE FLOREALI PER DONATELLA FINOCCHIARO, CHE SUL TAPPETO ROSSO HA SFILATO CON UNA POCHETTE IN RASO NERO E SANDALI FERRAGAMO. BY BULGARI GLI ORECCHINI E L’ANELLO IN ORO BIANCO E DIAMANTI. ANCORA DI FERRAGAMO I SANDALI INCROCIATI IN SUEDE NERO SCELTI PER L’ABITO AL GINOCCHIO DEL PHOTOCALL 3. SEMPLICE IL LOOK DI NICOLE GRIMAUDO, IN TUBINO ROSSO PER RITIRARE IL PREMIO L’OREAL PARIS 4 E 5. I CRISTALLI IMPREZIOSISCONO L’ABITINO NERO INDOSSATO DA TIZIANA LODATO. PER LA SERA, LA SCELTA DELL’ATTRICE CATANESE È CADUTA SU UN LONG DRESS GRIGIO-AZZURRO CON RICAMI (ENTRAMBI BLUGIRL BY BLUMARINE) 6 E 7. ARMANI L’ABITO DA COCKTAIL GRIGIO CHIARO INDOSSATO DA MARIA GRAZIA CUCINOTTA AL PHOTOCALL. L’ATTRICE MESSINESE È ARRIVATA AL LIDO CON UN TUBINO A STAMPA FANTASIA DI ROBERTO CAVALLI
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MUST HAVE. DA SIMBOLO DELLA GIOVENTÙ RIBELLE A CAPO VERSATILE. IN VERSIONE CLASSICA, PUNK O RIVISITATO, IL CHIODO SI ADATTA A TUTTE LE OCCASIONI 1. BIANCA BALTI INDOSSA UNA VERSIONE CLASSICA CON ZIP 2. BORCHIATO E CON PELLICCIA IL CHIODO GLAM-ROCK DI PHILIPP PLEIN 3. FRANKIE MORELLO NON PROPONE BORCHIE, MA BECCHI D’OCA SUL SUO COLORATISSIMO GIUBBOTTO IN PELLE 4. LINEE SEMPLICI E CLASSICHE PER IL MODELLO DI MANGO 5. PHILIPP PLEIN GIOCA CON L’EFFETTO COCCODRILLO SU UN TAGLIO CLASSICO (ma.cu.) SICILIA INROSA
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STILE CONCETTUALE FOCALIZZATO SULLA SILHOUETTE, FORME PULITE ED ESTREMA ATTENZIONE PER LA COSTRUZIONE DEI CAPI: QUESTI I PUNTI DI FORZA DI MARCO DE VINCENZO (FOTO IN BASSO). IN QUESTE PAGINE, ALCUNI BOZZETTI DELLO STILISTA MESSINESE. NELLA PAGINA A FIANCO, QUATTRO MODELLI DELLA COLLEZIONE A/I 2011-12
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TROMPE-L’OEIL come un pittore. TESSUTI DIPINTI E STAMPATI UN PO’ RETRÒ, PELLICCE
E PENNELLATE BLACK&WHITE A COMPLETARE LA MAGIA. È LA DONNA AUTUNNO-INVERNO DEL MESSINESE MARCO DE VINCENZO: «ADORO IL RIGORE, QUELLA PERFEZIONE SPAZIALE CHE CERCO DI TRASFERIRE SUI MIEI CAPI» di venera coco 18 anni la scelta di superare lo Stretto per intraprendere l’avventura della moda. Un viaggio di sola andata, una scommessa che oggi, che di anni ne ha 33, Marco De Vincenzo può dire ver vinto. Perché dal giorno in cui ha lasciato la sua Messina, il giovane fashion designer di strada ne ha fatta parecchia. Dopo il diploma in Moda e Costume all'Istituto Europeo di Design di Roma, la collaborazione con l'Ufficio Stile di Fendi, dove da otto anni ormai è l'inseparabile assistente di Silvia Venturini Fendi; ma anche il debutto sulle passerelle parigine con una linea tutta sua di haute couture nel 2009, anno in cui ha pure vinto il primo premio del concorso “Who is on Next” organizzato dal direttore di Vogue Italia, Franca Sozzani. Da allora il suo prêt-à-porter sfila a Milano in occasione delle varie fashion week. Cos’ha progettato per la Fall-Winter 2011/2012? «Tendo sempre a cambiare la storia della collezione. Per questa Fall-Winter ho cercato di raccontare un percorso intriso di sartorialità e di vecchia artigianalità. Ho scelto uno stile retrò, dai tagli gestuali, molto Anni ’50 legato alla
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tradizione dei tessuti dipinti e stampati. Mosso da questa idea iniziale sono arrivato a sviluppare contrasti tra pelliccia vera e pelliccia tromp-l'œil con pennellate black & white». Quanto la Sicilia ispira le sue creazioni? «Non ha influenzato ancora in modo così evidente le mie creazioni, probabilmente perché
Messina non mi ha fornito dei codici così chiari come alcune zone dell’entroterra siciliano. Nonostante ciò, sento che è radicata in me, è in tutto quello che faccio, è nella mia mente, ma probabilmente non trapela in maniera così prorompente e prende forma solo attraverso centellinati spunti». Come vestirebbe le siciliane? «La mia idea di donna è naturalmente molto soggettiva. Chiunque faccia il mio lavoro parte da un ideale di bellezza, e forse il mio non corrisponde esattamente ai canoni mediterranei, anche perché amo molto lavorare sul corpo e mi piace segnare il punto vita. Mi entusiasma però l'idea che qualunque donna, indossando i miei abiti, riesca a interpretarli in maniera personale. La personalità è in grado di trasformare un ideale in concretezza». Da dove trae ispirazione? «M’innamoro delle cose nuove con estrema facilità. Sono una spugna, assorbo tutto ciò che mi circonda, approcciandomi alle novità con quella curiosità di chi è sempre alla ricerca di una scintilla. Quando vieni da una città come Messina e ti trasferisci in una grande metropoli come Roma, Milano o Parigi ti assale una “sete” che ti porta ad osservare ogni cosa, ogni dettaglio, ogni sfumatura che risulti nuova ai tuoi occhi. Questa sete di sapere riguarda an-
che ogni forma d’arte, da Michelangelo alle avanguardie contemporanee, vengo affascinato dalla manualità delle opere, dallo scandire del tempo che le ha prodotte e trasferite nel nostro secolo. Adoro le simmetrie, le geometrie e il rigore, quella perfezione spaziale che cerco di trasferire anche sui miei capi». Cosa suggerirebbe a un siciliano che vuole diventare uno stilista affermato? «Naturalmente di partire, la Sicilia purtroppo non offre nulla per restare. Sapere che a distanza di quindici anni, da quando sono andato via, non è cambiato molto, mi rattrista. In quest’isola nulla si muove in maniera evidente. Mi è capitato di tenere alcune lezioni in varie accademie italiane e ho notato che anche lì tutto resta fermo. I giovani non vengono incuriositi da nulla, tutto è radicato a un’idea di moda old style, collegata esclusivamente alle grandi maison. Consiglio quindi ai giovanissimi di approcciarsi alle informazioni in maniera costante, di leggere tanto, ma prima di tutto considerare questo lavoro come una piccola ossessione. La moda e la creatività in generale sono sempre in continua corsa, l’interesse non si deve mai arrestare, non si può mai staccare la spina, nemmeno in vacanza». Pensa che in Sicilia si possa davvero parlare di moda, creare la moda, “vivere” di moda? «L’organizzazione delle realtà legate alla moda in Sicilia non ha nulla da invidiare a quelle di carattere nazionale, ma sicuramente ci si trova a fronteggiare uno scenario diverso, che impone delle rinunce. A meno che non si abbia la fortuna di possedere una propria struttura in grado di prendersi carico dell’in-
tero meccanismo. Si dovrebbe prendere spunto da Antonio Marras che ad Alghero ha costruito un quartier generale dal quale dirige le sue attività. Sono convinto che non si debbano sottovalutare i limiti di queste terre; in certi casi si possono solo trasformare in punti di forza che ti permettono di creare delle realtà artigianali di nicchia, legate comunque imprescindibilmente all’isola». La moda italiana è proiettata verso il futuro o si guarda ancora troppo alle spalle? «Innanzitutto bisogna prendere atto di ciò che succede all’interno del panorama moda italiano e internazionale. Bisogna conoscere il vecchio e il nuovo e reinventarlo in chiave moderna. Prada, ad esempio, attinge spesso al passato, ma riesce a proporre una collezione Anni ’40 arricchita da declinazioni molto tecnologiche, nuove e decisamente accattivanti. Se ti piace Armani, devi riuscire a trasportare il suo straordinario messaggio di trent’anni fa nel 2011, eliminando il vecchio ed equilibrando le novità dettate dal tempo in cui vivi». Parlando del fenomeno dei fashion blogger, le piacerebbe che indossassero una sua creazione? «Non sono troppo attaccato al fenomeno blogger, trovo che in questo momento ce ne siano troppi e che il loro contenuto sia a volte generico. Spesso ci sono troppe notizie, troppa smania di postare a discapito della qualità di ogni informazione fornita. È come se entrassi in edicola e trovassi delle riviste tutte uguali, prive di nuove idee editoriali. Naturalmente esistono le eccezioni, e ogni qual volta una donna del fashion-system decide di indossare un mio pezzo ne sono davvero lusingato». Qual è il capo o l’accessorio che più
la rappresenta, che considera il suo portafortuna? «Non rimango mai troppo attaccato alle collezioni. Sto ancora formando la mia identità, cerco costantemente di capire dove sto andando e le nuove sfide sono sempre le più entusiasmanti. Porto con me invece dei piccoli libri, immagini che racchiudono significati nascosti. Sono come dei piccoli talismani, che sfoglio e leggo come se fossero dei riti giornalieri. Fortunatamente sono dotato di un’ottima memoria fotografica che mi consente di mantenere a lungo dentro di me immagini, emozioni e sensazioni che per svariati motivi mi hanno colpito». Futuri impegni e prossimi obiettivi? «Sto ultimando la collezione per la sfilata di settembre. Ogni collezione è un piccolo interrogativo per chi come me è ancora un giovane designer. C’è sempre l’ansia di sapere se l’anno successivo saremo ancora in grado di poter mostrare in passerella le nostre idee. L’impegno principale per il futuro della maison sarà rafforzare il marchio, distaccandomi pian piano dalle ansie che girano attorno alla gestione commerciale del brand, delegando finalmente delle funzioni che per adesso gestisco in prima persona». Come si vede fra vent’anni? «Non ne ho idea. La moda sta cambiando vertiginosamente e impedisce a chiunque di fare delle previsioni a lungo termine. Quello che so per certo è che ce la metterò tutta per continuare a fare questo lavoro, per rafforzare le coordinate di progetti veramente creativi, lasciando un segno vero del mio modo di intendere la moda e il design. Mi auguro anche che l’aspetto così democratico di Zara e Dal 21 al 27 setH&M non impotembre scendono verisca col temin passerella a Mipo né l’haute lano Moda Donna couture né il le collezioni S/S 2012. Per il calenpret-à-porter, dario degli eventi: che sono un www.cameramogrande pada.it. trimonio da difendere».
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d’autunno BON-TON ANNI ’20, HIPPIE ANNI ’70, STRAVAGANTE 80’S. NEL GUARDAROBA DELLA PROSSIMA STAGIONE C’È POSTO PER TUTTO. LA PAROLA D’ORDINE È REINVENTARE
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foto valerio d’urso - vdf assistente federico laudani modella Sara by Castdiva makeup&hair Cassandra Makeup artist style helmè catania a cura di marina currao
NELLA PAGINA ACCANTO IN STILE 70’S CAMICIA E PANTALONI ANTONIO MARRAS, GILET IN COYOTE E LANA MIU MIU, SCARPE PRADA, BORSA MIU MIU SOPRA A SINISTRA PER IL TOTAL LOOK DOLCE&GABBANA, SARA INDOSSA ABITO E CAPPOTTO ANIMALIER, BORSA MONGOLI E SCARPE IN CAVALLINO IN ALTO A DESTRA ABITO CON FIOCCO, CAPPOTTO IN BOUCLÈ, SCARPE E BORSA TUTTO MIU MIU. CAPPELLO KATHARINA M QUI A FIANCO TUBINO E CAPPOTTO DAMASCATO, COLLO PELLICCIA E BALLERINE TUTTO DIOR. CALZINI CON PIUME ANTIPAST CERCHIETTO KATHARINA M, BORSA LADY DIOR SICILIA INROSA
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SOPRA FORME ESAGERATE D’ISPIRAZIONE 80’S CONTRADDISTINGUONO QUESTO LOOK: CAPPOTTO PRADA, ABITO GIAMBATTISTA VALLI, SCARPE E BORSA PRADA NELLA PAGINA A FIANCO RIMANDANO AGLI ANNI ’20 L’ABITO MAURIZIO PECORARO CON SCARPE E BORSA PRADA. CAPPELLO KATHARINA M, COLLANA JAMIN PUECH, CALZE ANTIPAST 40
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a cura di rita la rocca
estée lauder Per l’autunno 2011 Estée Lauder lancia la collezione The pure Color Mercury, in cui i toni caldi della terra svelano un’anima glam grazie ai riflessi metallici e glitter. Oro sul viso con il rivoluzionario Pure Color Illuminating Powder Gelèe che combina il fascino delle polveri illuminanti a una morbida texture gelée. Per uno sguardo caldo e sensuale sono perfetti i nuovi eyeliner ed eyeshadow ricchi di pigmenti metallici e glitter.
Anticipazioni D’AUTUNNO
novità. MESSI NEL CASSETTO I COLORI
VITAMINICI DELL’ESTATE, LE GRANDI MAISON LANCIANO LE NUOVE LINEE DI MAKE-UP DECLINANDOLE IN TONI INTENSI MA SHIMMER
chanel La donna Chanel del prossimo autunno sarà misteriosa, affascinante e di gran classe grazie agli accenti dark shimmer e metallici della nuova collezione Illusion d’Ombres. La linea prevede toni pastello per guance e labbra con il blush Joues Contraste in Ecrin Blush Rose e il rossetto Rouge Coco Chanel in Plumetis ed Etole. Per gli occhi, invece, sfumature scure e intense con i sei ombretti in crema Illusion d’Ombre e l’Eye Palette Chanel Les 4 Ombres in Prélude che contiene quattro ombretti sui toni del nude e del marrone. Imperdibili i tre smalti Le Vernis di Chanel, Graphite, Peridot e Quartz, ispirati ai colori del mondo minerale e destinati a fare tendenza.
lancôme Look da femme fatale e allure anni Quaranta per Lancôme 29 St. Honoré, la collezione autunnale che prende il nome dalla via dove risiede la boutique del brand francese. Prodotti top della collezione sono l’Absolu Rouge Lipcolor nelle nuove, intense e calde tonalità del rosso Hold Up Red e Rouge Canaille, e Le French Touch Absolu in Rouge St. Honoré. Da collezione lo splendido blush multilumiére Maison Lancôme su cui è impresso il portone della boutique parisienne di Lancôme accanto alla Tour Eiffel.
dior Christian Dior sosteneva: “Il blu notte è l’unico colore che può rivaleggiare con il nero”. Ed ecco che questo colore intenso ed enigmatico avvolge l’intera collezione autunnale della maison francese. Dior Blue Tie conquista con le due minitrousse Smoking Blue e Smoking White, il cui astuccio metallico richiama il matelassé della mitica Lady Dior; le due palette 3 Couleurs Smoky, composte da una base fondente e due polveri, e gli smalti declinati in tre nuances perfette sia per il giorno che per la sera, Safari Beige, Tuxedo e Blue Denim.
armani clinique Moderna ma dal sapore vagamente vintage, la nuova collezione Clinique si affida ad una nuance di sicuro successo, la Black Honey, lanciata nel 1971 e subito diventata di culto. Protagonista della collezione il nuovo Dual-Ended Almost Lipstick & Long Last Glosswear SPF 15 Black Honey, che unisce rossetto e gloss in una tonalità viola rossastra molto intensa dal finish sheer. Per gli occhi la texture satinata e morbida di Color Surge Eyeshadow Quad Black Honey e per scolpire gli zigomi il nuovo Gradient Powder Blusher Black Honey.
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Jacquard Collection è il nome della linea autunnale lanciata da Giorgio Armani Beauty. Il nome evoca un tipo di tessuto molto utilizzato dallo stilista nelle sue sfilate e oggi riprodotto sugli ombretti di questa intrigante collezione. Le tre Quatuor Eye Color Palettes, perfette anche come blush, si compongono ciascuna di quattro tonalità, tutte molto pigmentate. Completano la linea Blushing Fabric, blush in crema in due tonalità, e quattro rossetti in edizione limitata.
hairstylist di antonio morici *
LA PROVA DEL PETTINE onostante tutte le precauzioni adottate per proteggere i capelli dalla sovraesposizione ai raggi solari e dalla salsedine, al rientro dalle vacanze bisogna comunque fare i conti con la “prova pettine”. Se quest’ultimo, dopo aver fatto uno shampoo e avere applicato una generosa dose di conditioner, non scorre neanche nella prima parte delle lunghezze dei capelli, allora vorrà dire che siamo messe male e urge un appuntamento dal parrucchiere per una ricostruzione rigenerante d’urto. Se, invece, il pettine scorre tranquillamente nella prima metà delle lunghezze ma ha qualche difficoltà nella seconda parte, significa che siete state costanti e meticolose nel prendervi cura dei vostri capelli anche in vacanza. Basteranno quindi alcuni impacchi nutrienti a base di olio d’Argan o latte di Orchidea oppure olio di Nyamplung a rendere i vostri capelli nuovamente lucidi, morbidi e setosi. Chi invece si ritrova con capelli fini e deboli per natura dovrà intervenire su due fronti: il primo esogeno (dall’esterno) con l’applicazione di cheratina pura sui capelli, il secondo endogeno (dall’interno) con l’assunzione per bocca d’integratori. Grazie a questi due interventi i capelli risulteranno più corposi e resistenti pronti per affrontare al meglio la stagione autunnale.
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angel Un nuovo angelo per Thierry Mugler. L’eterea Naomi Watts, infatti, ha ceduto il testimone di protagonista della campagna pubblicitaria del noto profumo “Angel” alla bella e sensuale Eva Mendes. La scelta di Thierry Mugler è ricaduta sulla star latina perché rispecchia l’essenza di Angel: provocante ma spontanea, sexy ma elegante. Nello spot, diretto da Baillie Walsh, l’attrice americana di origini cubane si improvvisa anche cantante interpretando “The Windmills of your Mind”, una delle sue canzoni preferite.
OPI MUPPETS COLLECTION SMALTI (PU)PAZZESCHI Chi non ricorda i Muppets, i simpatici pupazzi protagonisti della famosa serie televisiva degli anni Settanta? A gennaio Kermit la Rana e la sua banda torneranno al cinema con un film prodotto da Walt Disney Pictures. Per festeggiare l’evento, Opi ha dedicato la sua nuova collezione di smalti in edizione limitata proprio a questi mitici personaggi. Dodici i colori: sei neutri (rosso, oro, argento), ma rigorosamente shimmer, e sei glitter che grazie alle particelle fotoriflettenti, donano all’unghia una texture tridimensionale. Come tutti gli smalti Opi anche i prodotti della Muppets collection hanno una formulazione priva di Dbp, toluene e formaldeide.
Morici è un hair stylist e look maker siciliano. * IlAntonio suo salone romano è frequentato da molte celebrities
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PROFUMO DI NOVITÀ Dopo le fresche e frizzanti acque profumate dell’estate, è arrivato il momento di farci avvolgere da note e fragranze più intense e sensuali. Per l’autunno 2011 Valentino lancia il nuovo profumo Valentina, femminile e impalpabile, ma anche deciso e audace, grazie a un cuore fruttato e gourmand, nobilitato da cedro e ambra. Chanel invece rivisita il già noto profumo N° 19 presentando una versione più talcata e cipriata (poudré, appunto) giocata sulle delicate note dell’iris. Infine, annunciato da un’imponente campagna multimediale, è arrivato da pochi giorni in profumeria Burberry Body: sensuale, deciso e femminile come la sua testimonial Rosie Huntington Whiteley.
UN make-up FATTO A PENNELLO el beautycase di una vera make-up addict non dovrebbe mancare un set di pennelli, come quelli da cui non si separano mai i truccatori professionisti. Al di là dei materiali e del prezzo, ciò che conta nella scelta dei pennelli è che abbiano un’impugnatura ergonomica e che le setole distribuiscano in maniera omogenea i pigmenti del colore. Per un ma1 quillage perfetto non serve un intero “arsenale”, ma pochi pezzi fondamentali.
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Immancabile il Foundation Brush: piatto, compatto e di grandezza media, serve per stendere il fondotinta liquido (nella foto 1 Bamboo Foundation Brush di Elf). Per i fondotinta minerali, l’ideale è il pennello kabuki, le cui morbide setole catturano la polvere in modo omogeneo (nella foto 9 Kabuki
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accessori. GRANDI, PICCOLI, COMPATTI O MORBIDI. ESISTONO DECINE DI BRUSH CON FUNZIONI DIFFERENTI MA PER UN MAQUILLAGE PERFETTO NE BASTANO POCHI E USATI BENE
IL NUOVO MASCARA HI-TECH DI GIVENCHY
Face Brush di Elf). Il pennello da cipria è molto grande, di forma arrotondata e le sue setole sono particolarmente morbide (nella foto 2 Powder Brush di Revlon). Per il fard si può optare per un pennello rotondo e dalle setole morbide o per un brush angolare per sfumare in modo più preciso il blush sulle tempie (da intenditrici i blush brush 20h e 20 di Shu Uemura con setole di pony, foto 3 e 6). Il trucco degli occhi sarà più semplice e veloce con un pennello per ombretto (morbido e leggermente bombato), uno per l’ombreggiatura (compatto e bombato) e un pennello sottile per l’eyeliner in crema (nelle foto 4, 5 e 7 la linea Les Pinceaux di Chanel). Per l’applicazione del rossetto o del gloss, infine, occorre un pennello in setole naturali, dalla forma leggermente appuntita (nella foto 8 Pinceau Lèvres Dior Backstage Make-up).
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Givenchy promette ciglia smisurate grazie a Démesure Audacious Lashes. Oltre a contenere acido ialuronico, questo mascara hi-tech è dotato di uno scovolino a spazzola estensibile e di uno strumento di finitura che si estrae girando il tappo e che serve per separare le ciglia e intervenire con precisione. Tre le tonalità: Audacious Black, Audacious Brown e Audacious Green.
TRE FUNZIONI UN SOLO FONDOTINTA Molto più di un semplice fondotinta. Il nuovo Age Defying di Revlon, grazie alla tecnologia Dna Advantage, agisce come un vero trattamento di bellezza, svolgendo tre funzioni principali. Funzione scudo: previene l’invecchiamento precoce. Funzione idratante: migliora l’aspetto della cute matura. Funzione “Filler”: riempie le rughe producendo un effetto lisciante.
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a cura di lavinia d’agostino
IL SORRISO DELLA salute l’igienista dentale. «È BENE
USARE OGNI GIORNO SPAZZOLINO E FILO INTERDENTALE. IL COLLUTORIO NON È NECESSARIO - DICE GIUSEPPA CRISTOFARO - MA OGNI SEI MESI BISOGNA SOTTOPORSI A UNA PULIZIA PROFESSIONALE» l sorriso è il nostro biglietto da visita, per questo motivo sfoggiarne uno bello è molto importante. E non solo perché incide per il 60% sull’aspetto del nostro viso, ma anche perché un sorriso smagliante è sinonimo di buona salute. Per mantenere i nostri denti sani e belli possiamo seguire alcuni piccoli accorgimenti quotidiani. «La prima regola – consiglia Giuseppa Cristofaro, igienista dentale di Catania (nella foto a destra) – è eseguire una buona igiene orale a casa pulendo i denti tre volte al giorno accuratamente, ovvero spazzolando in modo corretto per almeno un minuto e mezzo, possibilmente con un dentifricio al fluoro con bassa abrasività e, almeno una volta al giorno, utilizzare anche il filo interdentale».
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E quando il collutorio? «Molti di quelli in commercio sono assolutamente inutili. Il collutorio va utilizzato solo se prescritto dal medico in caso di necessità. È buona abitudine (anche se poco diffusa), invece, fare uso dei puliscilingua, appositi strumenti adatti a questo tipo di pulizia che possono essere sostituiti anche da uno spazzolino, ma che sia diverso da quello che utilizziamo per i denti». Ogni quanto è necessario un trattamento di igiene orale professionale? «Per fare una buona prevenzione è consigliabile una volta ogni sei mesi, anche perché il trattamento è sempre seguito da una visita di controllo». Cibi e bevande da evitare? «Non ci sono cibi da bandire, ma di cui è bene evitare l’abuso. Tra questi le bevan-
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de gasate, che usurano lo smalto, e i cibi cariogeni, come merendine e caramelle. Caffè e té, invece, macchiano sì i denti, ma non li danneggiano». Sottoporsi a un trattamento di sbiancamento professionale può far male? «No, ma bisogna prima constatare l’effettivo stato di salute dei denti». Il piercing può essere dannoso? «Applicare uno zircone di vetro Swarovski sulla superficie del dente non è invasivo e può essere rimosso in qualsiasi momento. Sconsiglio vivamente, invece, l’applicazione di diamanti veri. Infatti è necessario realizzare una conca sul dente affinché aderisca, e non è il caso».
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PER UNA BOCCA SANA Collutori, dentifrici, spazzolini da sostituire frequentemente, filo interdentale, idropulsori e puliscilingua sono solo alcuni dei tanti prodotti a nostra disposizione, utili per l’igiene quotidiana della nostra bocca: non solo dei denti ma anche delle gengive e della lingua. Prendersi cura del cavo orale è importante per la salute e per il benessere psico-fisico nonché per il sorriso. Una bocca non curata e non igienica è l’anticamera di problemi legati tanto alla salute dei denti quanto a quella delle gengive, con ricadute su tutto l’organismo. La prevenzione, dunque, parte dai nostri piccoli gesti quotidiani che possono essere migliorati con i consigli e l’ausilio del dentista.
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1. PULISCILINGUA TEPE. DALLA FORMA ANATOMICA HA TRE PICCOLE SUPERFICI PULENTI. LAVABILE IN LAVASTOVIGLIE 2. AZ WHITE STRIPS. STRISCE RIVESTITE CON GEL SBIANCANTE CHE NON DANNEGGIA LO SMALTO 3. COLLUTORIO MERIDOL HALITOSIS. SENZA ALCOOL, PROTEGGE DALL’ALITO CATTIVO AGENDO CONTRO I BATTERI PRESENTI SU LINGUA E CAVITÀ ORALE 4. IDROPULSORI OXY E WATER JET ORAL-B. PULISCE E MASSAGGIA, CON UNA TECNOLOGIA TRIDIMESIONALE. ELIMINA I RESIDUI DI CIBO DELICATAMENTE
yoga della risata
RIDERE È UN’OTTIMA MEDICINA l riso abbonda nella bocca degli sciocchi. Mai detto fu più falso perché ridere fa bene, non solo all’umore ma anche alla salute. Lo dimostrano le tante pratiche di risoterapia tra cui lo “Yoga della risata”, nato dall’idea del medico indiano Madan Kataria, e la “Terapia del sorriso” sperimentata da Patch Adams. Lo yoga della risata è una pratica che combina il ridere incondizionato con la respirazione yoga. Durante le sedute - di gruppo - si simula la risata, come se fosse un esercizio fisico, aiutati dal contatto visivo e dalla giocosità. In poco tempo la risata forzata si trasforma in risata autentica e contagiosa. Venti minuti di risate sono sufficienti per sviluppare benefici fisiologici importanti: rilassa i muscoli, stimola la circolazione e innalza il tasso di immunoglobulina nel sangue. Inoltre, è stato dimostrato che a livello psicologico affrontare le sfide di tutti i giorni con il sorriso sulle labbra aiuta l’individuo a trovare il risvolto positivo anche nelle cose negative. Gli esercizi previsti da questo tipo di yoga terminano con la “meditazione della risata”. Oltre a rilassare, questa pratica è utile per ritrovare il senso dell’umorismo.
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ritocchino Oltre che per la pulizia dei denti periodica (ogni 6 mesi), è possibile rivolgersi al proprio dentista per sottoporsi ad un trattamento sbiancante di odontoiatria cosmetica professionale chiamato bleaching. La tecnica sfrutta l’azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione, potenziati da specifiche lampade. Il mezzo sbiancante più diffuso è un gel a base di perossido di idrogeno al 35-38% circa che, esposto a particolari fonti luminose, libera ossigeno capace di innesacre reazioni di ossido-riduzione. Prima di intraprendere questo tratamento è opportuno sottoporsi sempre a un’accurata visita dentistica.
BICARBONATO SALVIA E LIMONE TRATTAMENTI “FAI DA TE” Se le vostre gengive sono delicate, cosa che non vi permette di utilizzare gli sbiancanti in commercio, potete optare per alcuni rimedi naturali. La buccia e il succo di limone aiutano a sbiancare i denti e a ridurre il tartaro; la polpa di fragole sbianca i denti e rinfresca l’alito; il bicarbonato è un ottimo sbiancante, ma per le sue proprietà abrasive non va utilizzato più di una volta al mese affinché non si rovini lo smalto, che risulterebbe opaco. Infine la salvia, che le nostre nonne utilizzavano al posto del dentifricio, continua ad essere un ottimo rimedio per l’igiene orale. Strofinare le foglie sui denti non ha controindicazioni e, in più, garantisce un alito fresco. Ricordatevi poi che un rossetto scuro esalta sempre il colore dei denti, anche di quelli meno bianchi.
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QUOTEROSA di elisabetta sciotto
NESSUNA DIFFERENZA TRA I FIGLI?
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TUTTO SI TRASFORMA. DISCHI IN VINILE, VECCHI GIORNALI, KIMONO ANNI ‘50, CARTE DI CARAMELLE: TUTTI SALVATI DAL CASSONETTO. IL RISULTATO? STYLISH BAGS DAL GUSTO POP O DAL FASCINO ORIENTALE, MA ACCOMUNATE DA UN UNICO CREDO: DI QUESTI TEMPI, NON SI BUTTA VIA NIENTE
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1. QUATTRO 45 GIRI PER LA LP BAG, UN CLASSICO DI MOMABOMA, DISPONIBILE ADESSO ANCHE ON LINE (WWW.MOMABOMA.IT) 2. PER I NOSTALGICI BORSE FATTE CON VECCHIE RIVISTE, TRATTATE E ACCOSTATE A PELLI E CANVAS, ANCORA BY MOMABOMA 3. CANDY WRAPPER, BORSE E POCHETTE REALIZZATE CON MATERIALI DI SCARTO DI AZIENDE COME COCA COLA E M&M’S (WWW.ECOIST.COM) 4. PREZIOSI TESSUTI DI KIMONO E OBI RIVIVONO IN CLUTCH E BORSETTE DI MISCHA, CON DETTAGLI IN BAMBÙ, MADREPERLA, GIADA E CUOIO (WWW.MISCHADESIGNS.COM)
VISTINGIRO CREATIVITÀ DA CARTO-FANTI mmaginate due “furfanti” che giocano con la carta e con le idee raccolte durante i loro viaggi, le esperienze, gli incontri e avrete i Carto-fanti. In realtà una coppia di amici - il catanese Christian Scifo e Francesca Palazzolo, di Caltagirone che, dopo aver seguito un laboratorio creativo, ha deciso di mettere alla prova la propria creatività. Mentre Christian si dedica esclusivamente alla cartapesta realizzando specchi, lampade, scrigni, maschere e animali, Francesca con i suoi gio-
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chi polimaterici intraprende avventure cromatiche che la portano a realizzare soprattutto monili di vario tipo composti da materiali originali, tra i quali la fibra di ficodindia. Le loro creazioni, già presenti alla “Fera Bio” di Catania, ma anche a “Viscalori in fiore” e a “Creativamente”, sono visibili anche su Facebook alla pagina dedicata a “I Carto-fanti”. Nelle foto, uno specchio con cornice in cartapesta e una gruccia, anch’essa in cartapesta, dal sapore vintage.
figli sono davvero tutti uguali? In Italia, non ancora. Lo scorso 30 giugno, la Camera ha approvato il testo unificato di alcuni progetti di legge volti ad eliminare dall’ordinamento le residue differenze tra figli legittimi e figli naturali, affermando il principio dell’unicità dello stato giuridico dei figli. Il provvedimento, “Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali”, è ora passato all’esame del Senato. Se il testo di legge venisse approvato, vedremmo scomparire dal codice civile tutte quelle anacronistiche distinzioni tra figli nati da genitori uniti in matrimonio e quelli nati da coppie di fatto. Ad esempio, sarebbe finalmente riconosciuto il vincolo di parentela del figlio naturale con tutti i parenti, mentre oggi la legge prende in considerazione solo il vincolo tra figli e genitori. La parentela con i nonni non assume alcun rilievo giuridico. Si prospetta, inoltre, l’introduzione di un unico regime giuridico dei figli, indipendentemente dall’unione in matrimonio dei genitori. Secondo tale regime, tutti i figli sarebbero titolari dei seguenti diritti e doveri: il diritto ad essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori nel rispetto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni; il diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti; il diritto del minore che ha compiuto i 12 anni (e anche di età inferiore ove capace di discernimento) di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano; ma anche il dovere del figlio di rispettare i genitori e di contribuire, in relazione alle proprie capacità, sostanze e reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa.
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cucina: cotto e bloggato*
a cura di paola pasetti
CRUMBCAKE DI MORE Ingredienti: (per il crumble) 150 g di farina 00, 100 g di burro freddo tagliato a pezzetti, 100 g di zucchero di canna, un pizzico di sale; (per la torta) 100 g di burro morbido, 80 g di zucchero semolato, 2 uova medie, 100 g di farina 00, 1 cucchiaino di lievito per dolci, 2 cucchiaini di estratto di vaniglia; (per il ripieno) more, scorza di mezzo limone, 2 cucchiai di zucchero di canna. Preriscaldare il forno a 160°C. Per il crumble mettere gli ingredienti nel frullatore fino ad ottenere un impasto sbricioloso, lasciar riposare in frigorifero. Per la torta: lavorare burro e zucchero, incorporare una ad una le uova e unire l’estratto di vaniglia. Aggiungere farina e lievito e mescolare. Versare il composto in una teglia (20 x 20 cm) rivestita con carta forno, livellarlo e ricoprirlo con le more, la scorza grattugiata di limone e lo zucchero di canna. Distribuire il crumble sulla frutta e infornare per 30-40 minuti: la superficie dovrà risultare dorata e l’interno asciutto. Lasciar raffreddare e cospargere con abbondante zucchero a velo.
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VOGLIA DI tenerezza UNA CILIEGINA SUL WEB
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arigi l’ha stregata con le vetrine delle sue grandi pasticcerie e da allora è stato amore. Per i dolci, s’intende: da forno, al cucchiaio, da colazione o per l’ora del tè... Tanto che nel 2007 Jessica, ventottenne di origini campane che vive in Friuli, ha deciso di dare vita al suo blog, la sua personale “ciliegina sulla torta”, «uno spazio - scrive lei stessa nella presentazione - in cui annotare e condividere ricette ed esperimenti a base di zucchero, burro e farina». Il tutto condito con una buona dose di fotografie, altra passione di Jessica, che rendono il blog - utilissimo, oltre che bello, per la precisione con cui vengono spiegate ricette e procedimenti - ancora più goloso: www.cilieginasullatorta.it.
coccole da mangiare.
DOLCI, MORBIDI, IN UNA PAROLA: CONFORTANTI. DAL FORNO SAPORI SEMPLICI E GENUINI, IDEALI ANCHE PER LA MERENDA DEI PIÙ PICCOLI
CARROT CUPCAKE Ingredienti: (per 10-12 cupcakes) uova a temperatura ambiente (circa 2), 100 g di zucchero di canna, 75 g di olio di semi, 100 g di farina 00, 10 g di lievito per dolci, 100 g di carote grattugiate, 50 g di cocco disidratato, 50 g di noci tritate (facoltativo), un cucchiaino raso di cannella, un pizzico di sale; per il frosting: 100 g di Philadelphia a temperatura ambiente, 50 g di burro morbido, 25 g di zucchero a velo. Mescolare farina e lievito, cocco e cannella e tenere da parte. Montare le uova con lo zucchero, l'olio e il sale fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Incorporare la farina con una spatola e unire carote e noci. Versare l'impasto nei pirottini riempiendoli a 3/4 e cuocere in forno preriscaldato a 170°C per circa 20 minuti. Intanto preparare la crema: montare il burro
con lo zucchero, quindi unire il Philadelphia, continuando a lavorare. Versare la crema in una sac à poche e decorare le tortine raffreddate; spolverare con cocco disidratato o noci tritate. Conservare in frigorifero per massimo due giorni.
TORTA PARADISO Ingredienti: 200 g di burro a temperatura ambiente, 200 g di zucchero a velo, 100 g di farina 00, 100 g di fecola di patate, la scorza grattugiata di un limone, 2 uova intere e 2 tuorli (a temperatura ambiente). Montare il burro con un cucchiaio di legno fino a farlo diventare una crema spumosa. Incorporarvi lo zucchero a velo in due volte, delicatamente. In un altro recipiente stracciare le uova e i tuorli con l’aiuto di una forchetta, come per fare una frittata; aggiungere le uova al burro, un cucchiaio alla volta, mescolando e montando ad ogni aggiunta fino a completo assorbimento dell’uovo e conseguente rigonfiamento della massa. Aggiungere infine le farine setacciate e la scorza di limone ed incorporarle molto delicatamente con l’aiuto di una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto. Versare l’impasto in una teglia da 20 cm di diametro, imburrata ed infarinata, e cuocere in forno statico preriscaldato a 180°C per un’oretta circa. Lasciar raffreddare e cospargere con zucchero a velo. SICILIA INROSA
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arredo
a cura di eleonora costa
A VOLTE RITORNANO le storiche aziende del design RIPROPONGONO LE CREAZIONI PIÙ NOTE DEI GRANDI MAESTRI DEL MODERNISMO RENDENDOLE CLASSICI SENZA TEMPO
ell’architettura dei tardi anni Venti e dei primi anni Trenta un nuovo linguaggio formale raggiunse il suo apice con lo Stile Internazionale, i cui principi sociali, estetici e tecnici vennero adottati anche per la progettazione di interni. Le nuove concezioni spaziali e i prototipi di grandi progettisti come Gropius, Le Corbusier, Aalto ebbero per l’evoluzione del mobile un’importanza pari al ruolo che i loro edifìci svolsero per l’architettura moderna. Per celebrare e ridar vita al design della prima metà del ‘900, alcune aziende storiche del settore rieditano i mobili più significativi dei grandi maestri di quel periodo, rendendoli veri e propri classici dello stile contemporaneo. Per Cassina la collezione ha inizio nel 1965 con le “architetture minori” di Le Corbusier, segue con le sedie di Gerrit Thomas Rietveld e di Charles Rennie Mackintosh, con i mobili di Erik Gunnar Asplund (dal 1981), Frank Lloyd Wright (dal 1985) e, dal 2004, con i progetti di Charlotte Perriand.
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1. PROUVÈ RAW È UNA RIEDIZIONE DELLA SEDIA CITÈ PROGETTATA DA JEAN PROUVÈ NEL 1930 2. I TAVOLINI PETALO DI CHARLOTTE PERRIAND DELLA LINEA “I MAESTRI DI CASSINA” POSSONO ESSERE ACCOSTATI PER COMPORRE GEOMETRIE MUTEVOLI 3. DISEGNATI DA LE COURBUSIER, LC 14 01 TABOURET CABANON E LC 14 02 TABOURET MAISON DU BRASIL (“I MAESTRI DI CASSINA”) SONO SGABELLI IN MASSELLO DI CASTAGNO O DI ROVERE TINTO NATURALE 4. EAMES PLASTIC ARMCHAIR DI VITRA È STATA LA PRIMA SEDIA IN PLASTICA PRODOTTA IN SERIE 52
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La collezione chiamata I Maestri ripropone, rispettando l’intenzione dell’opera originale, alcuni dei progetti dei più importanti Maestri del Modernismo. Le vecchie creazioni diventano oggetto di studio e di ricerche approfondite, e rinascono nel presente, grazie a processi di produzione in grado di garantire la fedele interpretazione del disegno originale. Alla collezione Vitra Design Museum si deve invece la riscoperta di alcuni progetti di Charles e Ray Eames e Jean Prouvè, di cui l’omonima azienda (Vitra) possiede oggi tutti i diritti di produzione. Negli ultimi anni, Vitra, insieme al marchio internazionale di denim G-Star, ha inoltre collaborato con la famiglia Prouvè alla produzione di diciassette reinterpretazioni di classici, per conferire un look fresco e contemporaneo ad alcuni dei progetti di design più noti di Jean Prouvé, attraverso una rilettura essenziale e pulita (Prouvé Raw).
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5. IMITATISSIMA LA CHAISE LONGUE LC4 DI LE CORBUSIER (“I MAESTRI DI CASSINA”) 6. UN ALTRO CLASSICO DI LE CORBUSIER PER CASSINA LC15 TABLE DE CONFÈRENCE 7. PLURIMA DI CHARLOTTE PERRIAND PER “I MAESTRI DI CASSINA” RICORDA IL DESIGN DEI MOBILI GIAPPONESI 8. CHARLES E RAY EAMES FIRMANO PER VITRA IL PARAVENTO FOLDING SCREEN SICILIA INROSA
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a cura di Venera Coco
FABIO CAMMARATA
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abio Renato Cammarata nasce nel 1963 a Caltanissetta in una famiglia dedita da generazioni all’oreficeria. Trasferitosi a Milano, nel 1994 sceglie di dedicarsi alla gioielleria a tempo pieno dopo aver collaborato con prestigiosi nomi della moda italiana come Gianfranco Ferrè e Diego Della Valle. Nel suo atelier-laboratorio nelle campagne della Brianza, si dedica ai gioielli realizzati in esclusiva per i suoi clienti e alla collaborazione stilistica con le grandi maison. Ha una sensibilità trasgressiva e un amore innato per la materia e per la sperimentazione. I metalli diventano per Cammarata simili ai tessuti preziosi e, abilmente armonizzati, producono l’effetto dell’impalpabile seta, hanno i riflessi del taffetà e la trasparenza del pizzo. I suoi lavori sono stati esposti alla Triennale di Milano, all’Istituto Italiano di Cultura a Madrid, al Kunstgewerbe Museum a Berlino e al Museo di Arti Decorative Pietro Accorsi a Torino, e sono venduti negli store più importanti del mondo come Barney’s a New York, Chicago, Las Vegas, San Francisco e Beverly Hills.
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Il sarto
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1. CON RUBINI IL CUFF D’ORO PEOPLE LACE 2. VIVACI ACCOSTAMENTI CROMATICI PER GLI ORECCHINI PEOPLE LOVE IN ORO E CORALLO 3. DA GRAN SOIRÉE I PENDENTI PEOPLE BAROQUE CON SMERALDI 4. INTENSO IL BLU DELL’OPALE AUSTRALIANO DEL CIONDOLO PEOPLE NOUVEAU 5. FOGLIE D’ORO SUGLI ORECCHINI IN ARGENTO OLBRICH 6. “GRAPPOLI” DI DIAMANTI IMPREZIOSISCONO LA COLLANA PEOPLE ALL AROUND 7. IN DUE VARIANTI L’ANELLO MILANO PEOPLE CON RUBINO O SMERALDO 8. QUARZO FUMÉ E FOGLIE D’ORO SULL’ANELLO OLBRICH 9. PEOPLE WORLD È UN ANELLO IN ORO, PATINA BIANCA SU ARGENTO E AMETISTA VERDE 54
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globetrotter
a cura di mariella caruso
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DOLCETTO o scherzetto? UNA VACANZA PAUROSA olcetto o scherzetto? La notte di Halloween si avvicina con tutte quelle suggestioni che hanno attraversato l’Oceano per approdare sulle nostre coste. Se siete mamme di bambini in età consona, sarà difficile che riusciate a svicolarvi dalla smania di travestimenti e dall’eccitazione collettiva che la tradizione della festa di Ognissanti ha importato da quella terra globale che sono gli Stati Uniti. Se, però, dal bilancio familiare riuscite a tirare fuori un budget per una coda di vacanza, l’ideale per evitare di stressarvi troppo e trovare zucche, travestimenti e piccoli capolavori di horror serviti su piatti d’argento è trasferirvi, armi e bagagli, in un parco di divertimenti: Gardaland in Italia (www.gardaland.it) e Disneyland a Parigi (www.disneylandparis.it) non vi deluderanno. Apertura straordinaria per il parco di Castiglione del Garda il 31 ottobre (dalle 10 alle 22) e l’1 novembre (dalle 10 alle 18) per il Gardaland Magic Halloween e programma ad hoc a Disneyland Paris (nella foto) con ingresso gratuito per i bambini sotto i 7 anni. Se, invece, i vostri figli, affaccendati in altre questioni, vi hanno già “scaricati”, siete single o in coppia e amate il
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halloween. CHE
SIATE SINGLE, IN COPPIA O CON FAMIGLIA, SONO TANTE LE PROPOSTE PER CELEBRARE LA FESTA DI OGNISSANTI IN VERO STILE AMERICANO
brivido, potete tingere di giallo la festa di Ognissanti trasformandola in un “Weekend con delitto” al Grand Hotel dei Castelli di Sestri Levante, dove impegnarvi nella soluzione del giallo preparato per voi (www.delittiemisteri.it). Ci sono poi i luoghi notoriamente infestati dai fantasmi. Senza andare troppo lontano, nel castello di Caccamo, in provincia di Palermo, si aggirerebbe quello del proprietario Matteo Bonello, lasciato morire nelle segrete ancora visitabili. L’importante è essere preparati a una notte inquietante. Se, invece, volete un Halloween d’autore, salite su un aereo e volate oltreoceano: imperdibile a New York la tradizionale parata lungo la Sixth Avenue nel Greenwich Village. Se ciò non bastasse, a Salem, la “città delle streghe”, nei pressi di Boston, il Festival of the Dead va avanti per un mese intero.
SUA MAESTÀ, IL TARTUFO BIANCO DI ALBA Il classico sono le uova al tegamino con grattata di tartufo bianco d’Alba. Poco importa se la grattata può costare dai 20 ai 30 euro. Il tartufo bianca d’Alba, infatti, è una prelibata delizia. Gli antichi lo consideravano cibo degli Dei, con poteri afrodisiaci. Per sperimentarli il luogo preposto è Alba, nel Cuneese, dove dall’8 ottobre al 13 novembre è tutto un fiorire di iniziative dedicate a questo particolarissimo fungo dal sapore agliaceo e dal marcato profumo nell’ambito della Fiera del Tartufo bianco d’Alba. Ogni weekend, dalle 9 alle 20, il cortile della Maddalena della cittadina albese si apre al Mercato Mondiale del tartufo, diventando il luogo fisico in cui si può conoscere il tartufo, immergendosi in un’atmosfera profumata e unica. (m.c.)
Cremona
dolcissima
LA FESTA DEL TORRONE
ucchero, mandorle, nocciole, canditi, uova, ostie da pasticceria, scorzette d’agrumi, acqua e vanillina, sapientemente miscelati da mastri pasticcieri… e il torrone cremonese è servito. Riservato ai golosi di ogni età, l’appuntamento da non perdere con lo squisito dolce è a Cremona dal 18 al 20 novembre con la Festa del Torrone (www.festadeltorronecremona.it), nota anche come “Torrone & Torroni” in onore del dolce per eccellenza tipico della città lombarda. Tre giorni in cui le strade e le piazze della città in riva al Po si riempiranno di bancarelle stracolme di torrone (lo scorso anno ne furono vendute più di 24 tonnellate), ma anche di spettacoli, ospiti, eventi e prelibate degustazioni, tutte rigorosamente a base di torrone cremonese utilizzato anche come ingrediente per l’alta cucina. Quest'anno il tema della festa sarà il “viaggio” a tutto tondo. Oltre al torrone, quindi, protagonisti saranno il fiume, con degustazioni organizzate sulla motonave Stradivari, e l’arte liutaia, da scoprire camminando con una guida attraverso le strade di Cremona, che sono state la patria di Stradivari e dei suoi inimitabili violini. (m.c.)
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MUSICAL E BLACK CABS NELLA CAPITALE BRITANNICA I taxi sono il mezzo preferito dai turisti. Quelli londinesi, poi, sono i più accoglienti del mondo. Rigorosamente neri, i “London’s Black Cabs” sono un’icona della capitale britannica e varrebbero – già da soli – una visita in riva al Tamigi. Non è un caso che una speciale classifica stilata da Hotels.com li abbia messi in cima alle preferenze dei viaggiatori di tutto il mondo. Una fila infinita di Black Cabs, per esempio, si trova a Londra nel West End, la zona dei teatri dove, in questo periodo, la novità è “The Wizard of Oz” che ha debuttato l’1 marzo al London Palladium aggiungendosi al nutrito cartellone consultabile MILOS, PARADISO sul sito www.londramusical.it. AUTUNNALE Per chi non ha Mare, tramonti, atmosfera riposante. Se vi preferenze di tisiete dovute inchinare alle ferie in ottobre tolo invece meper necessità, potete farle diventare un’ocglio approfittare casione per un soggiorno a Milos, piccola delle offerte last isola delle Cicladi, l’unico posto al mondo minute in vendidove gli onomastici sono celebrati più dei ta nei botteghini compleanni e ogni chiesa organizza una di Piccadilly Cirfesta (panaghiri) la sera prima della ricorcus. (m.c.) renza. Settanta spiagge, temperature tra i 16 e 21 gradi e, volendo, pure un occhio alla cultura con la visita alle catacombe che sono le terze al mondo dopo quelle di Roma e Gerusalemme. Informazioni su www.milostravel.com. (m.c.)
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happyhour TREWQE LET’S GO! EDITORI INDIPENDENTI Ritorna a Catania, dal 4 al 27 novembre, l’appuntamento con “DeScritto”, il Festival dell’editoria indipendente che coinvolgerà le librerie di Catania, Milano, Roma e Napoli con incontri e presentazioni. Il tema di quest’anno è la meritocrazia, al centro anche del Concorso “DeScrivi 2011”, introdotto in questa terza edizione e dedicato agli autori di reportage. Per informazioni: www.descritto.it.
COUS COUS SAPORI E MUSICA orna a San Vito Lo Capo (Trapani), dal 20 al 25 settembre, il Cous Cous Fest, Festival internazionale dell’integrazione culturale. Come sempre, al centro di questa edizione - la quattordicesima - sarà la gara gastronomica internazionale, oltre alle degustazioni e ai laboratori di cucina. Attesi anche gli appuntamenti con la musica in piazza Santuario: si comincia martedì 20 settembre con il live dei Subsonica (nella foto); seguono Alex Britti (il 21) e, giovedì 22, i Modena City Ramblers. Venerdì 23 è la volta degli Agricantus seguiti dal dj set di Luca Morino from Mau Mau; sabato tocca ai Muchachito Bombo Inferno e i Mau Mau. Domenica si chiude con il cantautore siciliano Filippo Cannino e la band pugliese Puntinespansione. Info su: www.couscousfest.it.
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L’ARTE SI FA STRADA Giocolieri, acrobati, illusionisti, sputafuoco, musicisti, clown. Dal 12 al 16 ottobre street performer di ogni nazionalità si riverseranno nei vicoli e nelle piazze della Ragusa barocca per la 17a edizione di “Ibla Buskers”, il festival degli artisti di strada che ogni anno attira migliaia di visitatori. Una festa diffusa, immersa nell’atmosfera magica e avvolgente di Ibla. Info su www.iblabuskers.it.
SULL’ETNA È TEMPO DI OTTOBRATA Dal 2 al 30 ottobre, a Zafferana Etnea (Catania) torna l’Ottobrata, la mostra-mercato dedicata alle tipicità del territorio. Ogni domenica una sagra, dedicata ai prodotti del vulcano: uva, mele dell’Etna, funghi, miele, castagne e vino. Tra gli stand allestiti lungo il corso del paesino e in piazza Umberto si potranno degustare e acquistare anche frutta di stagione, conserve, liquori, olio, dolci. Previste anche escursioni e visite guidate. Info: tel. 095.7082825 - 095.7081975.
CHECCO ZALONE... RESTA UMILE Il debutto riminese del 14 settembre ha dato il via al “Resto Umile World Tour”, il nuovo spettacolo di Checco Zalone. Il comico pugliese, che con l’ultimo film ha battuto ogni record - 43 milioni e mezzo incassati da “Che bella giornata” sarà a Palermo, al Velodromo Paolo Borsellino, il 28 settembre. Sul palco, oltre alla band che accompagna Zalone i “Mitili Ignoti”, ci saranno anche un grupo di fiati e le coriste. Filo conduttore sarà la dicotomia tra il personaggio e la persona: come quella tra Checco, politicamente scorretto per natura, e l’attore Luca Medici da Capurso, laureato in Giurisprudenza e musicista jazz. Tra i personaggi portati sul palco, Roberto Saviano e “Il Trota”.
sport MONDIALI DI SCHERMA 2011 Manca poco all’avvio della 73esima edizione dei Campionati Mondiali di Scherma, ospitati a Catania all’interno del Palaghiaccio, evento per il quale sono attesi 1.100 atleti impegnati nella prova individuale ed oltre 600 nelle prove a squadre, in rappresentanza di oltre 130 Paesi. È possibile acquistare i biglietti online (10 euro per ogni singola giornata di gara) attraverso il sito www.bookingshow.com. Sabato 8 ottobre, in Piazza Università, la cerimonia di inaugurazione, durante la quale sarà messo in scena “Dalla Terra al Fuoco”, spettacolo con Vincenzo Pirrotta, con le coreografie di Roberto Zappalà e la regia di Guglielmo Ferro. In fase di definizione, inoltre, l’allestimento a Piazza dell’Università di un’area di spettacoli, di degustazioni eno-gastronomiche e di una “Casa della Scherma” per far vivere il Mondiale anche nel cuore della città. Il programma e tutte le informazioni sui Mondiali di Scherma su www.cataniaescrime2011.com.
sa A SCICLI 40 TAVOLE DI HUGO PRATT Si è appena inaugurata al Palazzo Scimone di Scicli la mostra internazionale dedicata al noto fumettista Hugo Pratt (1927-1995), con cui la Regione Siciliana, nell’ambito del Circuito del Mito, celebra uno dei più importanti fumettisti italiani attraverso il personaggio più noto ed emblematico delle sue tavole: Corto Maltese. Oltre quaranta le tavole originali esposte che offrono al visitatore uno sguardo ampio ed esaustivo sui molteplici aspetti che compongono la figura di questo avventuroso marinaio, svelando al contempo il complesso e articolato modo di operare del suo autore. In Pratt, infatti, la grande padronanza dell’espressione grafica si coniuga con il gusto per le citazioni letterarie e per l’esotismo, senza dimenticare il ruolo essenziale che rivestono nel suo lavoro l’immaginazione e l’ironia. La mostra accoglie i disegni originali in bianco e nero e a colori, strisce di fumetti e un’ampia selezione di materiali documentari. Fino al 16 ottobre.
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happyhour TREWQQEWTQE LIBRI LA RINASCITA DI MAYA
TRA LE RIGHE di ilenia suma IL QUADERNO DI MAYA di Isabel Allende Feltrinelli pp 384 Euro 20 (circa)
LE CULTURE MEDITERRANEE SI INCONTRANO A SALINA
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STEFANO BOLLANI CONDUTTORE TV A partire dal 18 settembre il pianista e compositore Stefano Bollani sbarca su RaiTre con “La musica racconta”, in onda per sei domeniche in seconda serata. Sarà un vero e proprio show dedicato alla musica, niente promozioni commerciali ma tanta buona musica con tre ospiti per puntata, con i quali il pianista-conduttore parlerà e suonerà.
IL VIAGGIO SPIRITUALE
ALEPH di Paulo Coelho Bompiani pp 260 Euro 18,50
Arriva in libreria a settembre il nuovo libro di Paulo Coelho. Come il protagonista del suo romanzo più famoso, “L’Alchimista”, anche l’autore brasiliano sta affrontando una crisi di fede ed è alla ricerca di un cammino che lo aiuti nella sua rinascita spirituale. Il romanzo parla di come affrontare le paure, credere nel proprio istinto e aprire la mente alle infinite strade che ci collegano mentre affrontiamo il viaggio della vita, pur seguendo percorsi diversi.
CD/DVD UNA RACCOLTA STELLARE
COFANETTO STAR WARS Saga completa - 9 blu-ray Lucasfilm - 20th Century Fox
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Nell’isola che negli Anni ’40 fu sede della Panaria film ci si riunisce per raccontare la realtà, utilizzando non solo le parole ma lo strumento narrativo del documentario. È il Salina Doc Fest (dal 20 al 25 settembre), alla sua quinta edizione, che metterà insieme scrittori e registi dell’area del Mediterraneo per condividere e individuare le increspature di una realtà “altra” ma che riguarda tutti, perché non esiste montagna abbastanza alta o mare tanto profondo che possa contenerne le conseguenze, anche sui nostri equilibri. Ideato e diretto da Giovanna Taviani, il festival, sin dalle sue origini, è focalizzato sulla centralità del Mediterraneo in quanto culla e crocevia di popoli, civiltà e culture. “Confini e orizzonti” è il tema dell’edizione 2011: l’orizzonte che accomuna mondi e culture diverse separate da confini puramente geografici, nella consapevolezza che la definizione di human race è l’unica strada perseguibile e sostenibile. Che la distanza e la separazione sono limitate a un concetto geografico che la storia, le evidenze del mondo moderno e la realtà dei fatti stanno progressivamente erodendo in favore di una contaminazione positiva. Intorno a questo concetto si muoveranno le proiezioni dei documentari, incontri, workshop, musica e convegni; e il Premio dal testo allo schermo, assegnato a uno scrittore internazionale che lavori all’integrazione tra i popoli del Mediterraneo. Quest’anno il premio sarà consegnato al poeta franco-marocchino Tahar Ben Jelloun (nella foto), per “Marocco” (Einaudi, 2010), e “La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della primavera araba” (Bompiani, 2011). Originario di Fez, Ben Jelloun risiede ormai da tempo a Parigi, e da sempre nelle sue opere è stato attento alla questione dell’identità dei paesi arabi e al confronto tra identità e alterità. Premio Goncourt per “La Nuit sacrée” nel 1987, con il libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, nel 1998 gli è stato conferito dal segretario delle Nazioni Unite il Global Tolerance Award. «È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per se stessi», dice lo scrittore, che per l’occasione terrà un incontro con il pubblico di Salina.
Isabel Allende torna a raccontare la vita di una grande donna, Maya, in un romanzo che affronta con grande delicatezza le relazioni umane: le amicizie incondizionate, le storie d'amore palpabili come quelle più invisibili, gli amori adolescenziali e quelli lunghi una vita. Ma anche una fuga, tra alcol e droga, che da Las Vegas approderà in Cile. “Il Quaderno di Maya”, già pubblicato in molti paesi del mondo, in Italia sarà disponibile da novembre.
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RICETTE PER I PICCOLI Pagine colorate, ricette con prodotti biologici e di stagione, schede sull’alimentazione e giochi. È il “Ricettario per bambini” realizzato dall’associazione culturale Piccolo Artista al quale hanno contribuito più di 20 coppie mamme-bimbi. Suddiviso in mesi, offre menù completi per i piccoli da 3 a 9 anni. Si può acquistare on line in formato cartaceo (info@piccolocuoco.com) o in versione e-book: piccolocuoco.blogspot.com/p/ricettario-per-bambini.html.
La saga completa finalmente in un unico cofanetto. Questo Star Wars Senitype, in edizione limitata, contiene un prezioso frammento estratto dalla pellicola originale del film. Il cofanetto include contenuti speciali, scene tagliate, estese ed alternative, modellini, riproduzioni e costumi, mascherino e progetto grafico, interviste supplementari con il cast e la troupe, e anche un viaggio negli archivi della Lucasfilm. Disponibile dal 15 settembre.
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ALMODOVAR DA THRILLER Dal 23 settembre torna nelle sale cinematografiche Pedro Almodovar. Il regista spagnolo però, questa volta si avventura nel territorio del thriller (con intreccio noir) proponendo un film ispirato al libro “Tarantula” di Thierry Jonquet. Presentato al Festival di Cannes, “La pelle che abito”, che vede nel cast attori eccellenti quali Antonio Banderas, Marisa Paredes e Elena Anaya, è un’esplorazione del lato oscuro dell’animo umano analizzato sullo sfondo di temi più attuali, quali la chirurgia estetica e gli esperimenti transgenici.
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LOUNGE SWAROVSKI ILLUMINA TAORMINA In una calda notte siciliana, il San Domenico Palace di Taormina è stato avvolto e illuminato dallo scintillio di migliaia di cristalli per l’esclusiva serata dedicata al glamour Swarovski. Quattrocento gli ospiti dell’evento dello scorso 31 luglio, tra cui giornalisti provenienti da tutt’Italia, che hanno reso omaggio ai pezzi icona del brand e conosciuto in anteprima la prossima collezione autunno/inverno 2011-2012 Wings of Fantasy, ispirata alla vita artistica delle ballerine. Scenografie, abiti e allestimenti sono stati creati su misura per esaltare la nuova immagine glamour e fashion di Swarovski e celebrare il suo passaggio dalla tradizione all’innovazione, simboleggiata dal seducente cigno nero. Tra i due chiostri del San Domenico Palace, un’installazione ha reso omaggio ai prodotti simbolo di Swarovski, l’anello Nirvana e i cigni bianco e nero. Oltre alle performance delle ballerine della scuola “Centro studio Danza” di Catania, la serata ha visto l’esibizione della cantante Antonella Ruggiero (foto in basso), presentata dal direttore della divisione Swarovski Italia Cgb Michele Molon (nella foto al centro con Daniela Chessari, marketing manager e le muse della serata). (ve.co.)
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ph. lapilli.it
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LE NOZZE SPONSORIZZATE DI DANIELA E RUBENS Quello che è stato celebrato il 26 agosto nel piccolo Santuario Madonna di Fatima a Santa Tecla (Ct) non è stato un matrimonio come tutti gli altri. Gli sposi, Daniela Scorza di Catania e Rubens Malagò di Feltre (Bl), non sono personaggi pubblici eppure sono riusciti a ritagliarsi una discreta fetta di notorietà grazie a un’idea che ha riscosso subito un grande successo. I due giovani infatti, oltre ad essere i vincitori del concorso di RaiUno “Perfetti Innamorati”, sono gli ideatori della fortunata formula A nozze con lo sponsor. Dopo aver creato e pubblicizzato tramite social network il blog del loro matrimonio (anozzeconlosponsor.it), Daniela e Rubens hanno proposto alle aziende pubblicità sul proprio blog in cambio di sconti. Grazie all’idea delle nozze sponsorizzate, imitata ormai da decine di coppie in tutta Italia, gli sposi sono riusciti a risparmiare più del 60% rispetto alle spese stimate. Dopo la cerimonia a Santa Tecla, alla quale Daniela è arrivata a bordo di una 500 d’epoca ricoperta con i loghi degli sponsor, la coppia ha accolto i 150 invitati al lido Le Palme di Catania. Il ricevimento si è trasformato in una grande festa grazie alla musica dell’orchestra folk che ha unito gli ospiti siciliani e quelli veneti in una danza che è andata avanti per ore. La serata è stata un susseguirsi di sorprese, tra il confessionale degli invitati, i mimi e il cooking show multietnico ideato da un noto chef catanese.
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ph. Nino Toscano
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l’oroscopo
SETTEMBRE/OTTOBRE L’ESTATE SI ALLONTANA LASCIANDO TANTA ENERGIA. UN’ATMOSFERA AUTUNNALE INSOLITA, ANNUNCIATA DA UN ESUBERANTE TRIGONO DI GIOVE. FAVORITI I SEGNI DI TERRA CHE, GUIDATI DA NETTUNO, CAMBIERANNO PELLE
di lucia arena www.luciaarena.com
aariete Settembre, se ben gestito, non sarà poi così deludente: non appena cambierà il vento, tutto assumerà un colore diverso. La prima metà del mese non è stata il massimo, ma dal momento in cui Venere balzerà in Bilancia e Marte entrerà in Leone, tutto s’illuminerà d’immenso. Fatevi sotto, la carriera è nelle vostre mani: protagoniste dei successi pianificati all’inizio dell’anno, raccoglierete gratifiche, stima e anche qualche sorpresa. Gli uomini, però, non amano la competizione con le donne, quindi guardatevi dai colleghi.
IL SEGNO FAVORITO
f vergine
iete il segno più ben voluto dalle Stelle: un momento di gloria, care amiche, dopo anni di stenti e sofferte svolte. Tenetevi forte e cominciate a essere ottimiste. Nettuno è con voi e, come per magia, darà il suo contributo migliore. Libere da catene fisiche e mentali, andrete baldanzose verso il futuro. Marte sarà un amico affidabile, complice insostituibile di nuove strategie. Venere esalterà la bellezza rendendovi attraenti, seducenti e sicure del fatto vostro. Giove, benevolo, vi presenterà all’esame più emozionante della vostra vita: il vero amore!
S
l capricorno ELISABETTA CANALIS (12/9/1978) Archiviata la storia con Clooney, la showgirl è tra le concorrenti del reality americano Dancing with the Stars
btoro Approfittate di queste Stelle lussuriose e ricche d’impetuosi stimoli: siete amabili e indiscutibilmente conturbanti. Belle e passionali, sarete irresistibili agli occhi del partner che non saprà cosa fare per rendervi felici e soddisfatte. Dal 9 ottobre, colori forti e decisi caratterizzeranno la sfera sentimentale. Vi muoverete sicure di quello che vorrete, tanto da mettere in discussione le relazioni consolidate, le reputerete poco appaganti e come tali le archivierete, lasciando il passo a ciò che gradirete di più.
c gemelli Siete ritornate dalle vacanze e gli impegni vi hanno totalmente sommerso. Bravissime nel pianificare il vostro ambito successo, siete in piena full immersion. I riscontri celesti, in merito alle recenti scelte professionali, sono positivi ma per portarli avanti bisognerà teutonicamente attenersi alla parola d’ordine: “Non esagerare!”. Non fatevi prendere la mano e aspettate la fine di ottobre per il grande salto. La Luna Nuova del 27 settembre annuncia un amore nuovo di zecca, passione e sentimento saranno al top. Matrimoni in vista, qualcuna farà il bis.
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cancro
Se vi guarderete intorno, non ci sarà di cosa lamentarsi, finalmente
siete appagate! Le situazioni convulse dei mesi passati si sono trasformate in dolci momenti di quiete. Certi equilibri non sono facili da raggiungere ma voi, senza calcare la mano, avete ottenuto l’armonia che vi mancava. Un solo appunto “stellare”: a breve aumenteranno gli impegni professionali, quindi non venite meno alle responsabilità familiari o rischierete, per la prima volta, di essere oggetto di critiche da parte di un coniuge diventato stranamente troppo capriccioso.
sotto questo mirabile cielo, il tutto confermato dalla Luna Nuova di fine settembre. Non mancheranno i presupposti per essere candidate ai matrimoni e alle convivenze, qualcuna piacevolmente inaspettata. Nuove amicizie e ambienti sociali di alta classe. Non meravigliatevi: sarete baciati dalla buona sorte.
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Marte, perché anche tu mi tradisci? Care Scorpionesse, non saranno momenti di dolce riposo, sappiatelo! Venere e Mercurio arriveranno a metà ottobre, ma le loro energiche risonanze accorreranno in vostro aiuto quasi subito, sollevandovi da seccanti insidie. Per una boccata di ossigeno bisognerà però aspettare la Luna Nuova del 26 ottobre. Per adesso sarà necessario essere presenti in famiglia, specialmente se si hanno figli adolescenti. In amore cominciate a fare programmi, anche senza il consenso del partner, e nel campo professionale tanto sacrificio, buon senso e occhi apertissimi.
leone
L’unica cosa che vi mancava arriverà con la nuova stagione: il pianeta Mercurio! Proiettate verso un periodo florido, fatto d’inediti avvenimenti, qualcuno anche turbolento, sarete eccitatissime. Ottimo il settore del lavoro e degli affari, periodo perfetto per gli investimenti. Ma il bello avverrà in amore: trascinate dalla passione, vivrete una storia sospesa tra eros e sesso senza eguali, consumerete tra le lenzuola autunnali una carica che neanche voi sapevate di avere, e non siete certamente delle suffragette alle prime armi.
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bilancia
Bilancine innamorate, fatevi avanti: siete favorite da una magica Venere che andrà sposa all’integerrimo Saturno, un collante indissolubile per le coppie che nasceranno
h s corpione
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amore intenso, impetuoso e sconosciuto vi aspetta. Nettuno, trigono magico, è allucinogeno, non promette se poi non mantiene, quindi preparatevi a vivere mesi d’intenso coinvolgimento ma soprattutto di cubitale “movimento”.
sagittario
Raccoglierete il meglio di queste generose Stelle, ogni occasione che si presenterà davanti sarà favorita. Novità nella sfera intima e personale: perdutamente innamorate sarete nell’occhio del ciclone, un
Gli Astri vi adorano: giorni, settimane, mesi all’insegna di un’armonia che avete aspettato e che finalmente assaporerete in tutta la sua straordinaria amabilità. I sentimenti sono gradevoli, l’amore riempie i vostri cuori e siete felicemente ricambiate. Attente però alla passione che freme in maniera insolita e sembra non allinearsi alle performance di un partner bravo con le parole ma non nei fatti. E allora quali espedienti avete intenzione di adottare? Non fate passi azzardati, perlomeno non prima del 26 ottobre: la Luna Nuova in Scorpione smuoverà l’impossibile.
m acquario Adesso anche Marte si toglie dall’opposizione e alleggerisce l’aria rendendola più trasparente e propositiva. Incomprese e garbate, nessuno vuole prendervi in considerazione ma non è colpa vostra: la verità è che siete troppo esclusive, singolari. Le probabilità di fare centro sono poche, ma voi cercate di agevolarvi il lavoro: rendetevi più accessibili, siate meno stravaganti. Avete grandi opportunità, Venere vi è amica, potete contarci, fatevi furbe e approfittate di questo stupendo periodo stellare.
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Avrete voglia di dedicarvi all’amore travolgente, passionale e off-limits, se poi anche il sesso funziona, tanto di guadagnato, ma per il momento bisognerà accontentarsi. Sarà comunque il caso di gioire di questo momento stellare in cui la Luna Piena nel segno ha già spalancato, nel settore professionale, strepitosi scenari di successo. Per l’amore ci sarà tempo, del resto avete vicino l’anima gemella, cosa volete di più? Venere continua a mandarvi messaggi: matrimoni e convivenze favorite, perché non cogliete? SICILIA INROSA
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