Erredi_luglio2021

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TURISMO Autrice: Giulia Zampieri

Milletrecento chilometri separano Testa Gemella Occidentale nelle Alpi Aurine, in Trentino Alto Adige, e Punta Pesce Spada nell’isola di Lampedusa, ovvero il punto più a nord e quello più a sud dell’Italia. Sono tanti ma non tantissimi, se pensiamo che su per giù il nostro Paese si dipana quanto la California. Perlustrandolo a fondo, a colpi di numeri e con le lenti d’ingrandimento, ci accorgiamo di quanta intensità e diversità il Bel Paese trasudi, sotto ogni aspetto: paesaggistico, storico, culturale, architettonico, urbano, ambientale, idrico. Tanta è la varietà, non solo biologica, a nostra disposizione, che parlare di territori è approssimazione: è una definizione a maglia larga, che non esprime la ricchezza delle migliaia di micro-territori che ci circondano. Un po’ come se ci limitassimo a parlare di pasta italiana, senza citare tutte le centinaia di specialità prodotte dai nostri pastifici. Non è tutto merito della natura. Credere che l’Italia sia solo un Paese baciato dalla natura ci sminuisce. Vantiamo 308 borghi straordinari, oltre 150 Strade del Vino; innumerevoli ettari di superficie coltivata disegnano i nostri paesaggi, chilometri e chilometri di percorsi ciclo pedonali irrorano l’intera penisola. E potremmo continuare con cifre sorprendenti riguardanti i siti museali, i mercati storici, i prodotti a denominazione d’origine. Questo per citare alcune opere frutto dell’intervento umano, che si intersecano armonicamente a catene montuose, fiumi, laghi, aree collinari, vallate, baie, distese piatte. L’Italia non è bella, dunque, solo perché ha una straordinaria conformazione geografica e delle condizioni pedo-climatiche invidiabili, ma anche perché chi ci ha fatto la storia sopra è riuscito a coglierne la bellezza e le potenzialità, seminando cultura, genio, tradizioni, usanze e sviluppando infrastrutture in grado di collegare anche il più remoto grumo di abitazioni ai centri nevralgici del commercio.

Quest’Italia dove può arrivare Viviamo in un Paese scandito dai microterritori, ricco di risorse naturali e opere umane, che dovrebbe cambiare pensiero per farsi conoscere davvero.

Ripopolare anche attraverso il cibo Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un abbandono progressivo delle aree emarginate, specie nella dorsale appenninica, nelle zone montuose e nelle cittadine del meridione, incrociate dalle rotte turistiche solo quando si approssimano le belle stagioni e sempre meno popolate dalla popolazione autoctona. Ma in qualche modo in quest’ambito le aziende agroalimentari e la ristorazione stanno facendo la loro. L’interesse crescente per la cucina locale, per i sapori buoni e conseguentemente per il prodotto, ha stimolato una riscoperta dei luoghi, anche i più isolati. Questo è un traguardo su cui ragionare per orientare il futuro legato al turismo, ai territori, all’enogastronomia. 24

| luglio 2021


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