Il Profumo di Lavanda Silvana Possenti Roma, 31 Dicembre
Al Museo di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma è conservata una Sacra Famiglia del 1612 di Orazio Borgianni, dove è dipinta una culla considerata la più bella natura morta del Seicento italiano e una delle più belle in Europa.
Incuriosita, sono andata a vedere e, come se avessi stabilito un appuntamento, tralascio tutte le altre opere, ed entro spedita in una delle tante sale che ospitano il Seicento.
Davanti al quadro di Borgianni resto perplessa: la strana luce che riflette provoca un istintivo distacco, tagliata com'è da lampi diagonali, pezzi di uno specchio in frantumi che teatralmente rompono le ombre sulla tela.
Mi colpisce la rassegnazione nel volto di Maria, una bambina pallida, costretta a vestire abiti non suoi, troppo grandi per lei.
Ed allora, scendo con lo sguardo, ed in basso a destra ecco la famosa cesta.
Utilizzata come culla per il Bambino, è illuminata da una luce di proscenio ancora più abbagliante, non più affilata ma piena.
Non è solo questo che mi stupisce, il candore del lenzuolo è certo molto bello. Ma c’è di più.
Dalla cesta emana un profumo di lino appena lavato, tra le cui pieghe ti aspetti di trovare le spighe di lavanda che si usavano una volta: non è dunque solo bello, ma piuttosto vero. Non realistico, ma piuttosto reale.
Il lino bianco prefigura il sudario del sacrificio, ma la sua grazia è dimentica di quel tragico destino, anche se il vuoto tra le stoffe non lascia molta speranza: una magnifica culla disabitata messa sotto il cono di una luce teatrale suggerisce lo strazio di fronte ad un lettino vuoto, dove ancora resta l'impronta del corpo infantile.
La cesta nelle natività è l'abbraccio del pittore al Bambino, rappresenta il luogo di accoglienza del divino nell'uomo che in quel momento tiene il pennello tra le sue mani.
In Rembrandt, nelle sue tante nativitĂ , anche quando sono vuote, le culle appaiono calde e pronte ad accogliere GesĂš.
Sono piccoli gioielli artigianali in grandi capolavori d'arte, come l'indimenticabile Holy Family with Courtain del 1646, dove il cuore della Sacra Famiglia viene posto dietro una cortina teatrale, e la elegantissima cesta è un vero e proprio attore sul proscenio.
Lo sguardo di Rembrandt è lucido, non c'è dramma, si racconta una commedia di luci dolci e di morbide ombre.
Nella Natività di Fermo del 1608 Rubens nasconde la culla sotto un soffice strato di paglia, la quale si incendia a contatto con il corpo del Bambino e tutto il quadro prende luce da quel centro. Persino la pesante cortina di angeli è sollevata verso l'alto da quel miracoloso fuoco.
Nel 1650, Murrillo, nella Sacra Famiglia con il cagnolino, dipinge il Bambino che, tra le gambe di San Giuseppe, gioca con un cane che vuole catturare un cardellino. La Madre è sullo sfondo e la cesta è piena di panni da rammendare.
Restano molti simboli dell'iconografia cristiana, ma il modo di esprimere la
dimensione religiosa è davvero cambiato.
Nel tempo, il lontano evento mistico viene meditato come una realtĂ quotidiana e domestica, con le sue radici saldamente ancorate nella vita degli uomini comuni; si sente insomma il bisogno di dare a questo accadimento, trionfalmente annunciato in tutta la cristianitĂ , un sapore di intima religiositĂ .
Nel 1661 l'olandese Peter de Hooch, dipinge una culla di vimini ne La Madre. La cesta questa volta non è per Gesù, resta però il richiamo ad un sogno di tenerezza familiare che non può non far pensare ad una nuova Natività.
L'intrusione dello sguardo del pittore che entra tra le stanze di una famiglia borghese è mitigata dalla tenerezza con cui vengono dipinti gli oggetti di tutti i giorni, tratteggiando in essi un'inattesa mite sacralità .
In una sua poesia, Jorge Luis Borges narra di un Cristo che, ritornato alla sua dimensione di trascendente onnipotenza, ricorda con nostalgia il profumo della falegnameria della sua infanzia.
Questo Messia dipinto dagli uomini lo immaginiamo ritornare con un sospiro al profumo di quella culla, dove assieme alla lavanda si mescolava il suo primo pianto, e cosĂŹ chiudere il cerchio del tempo: dalla levigata pulizia della casa di de Hooch non si sprigiona forse un profumo di lavanda?