Jacob e Wilhelm Grimm
Il coboldo
Traduzione dal tedesco di Silvia Pellacani
Dalla raccolta © Sul treno per Dovevuoiandaretu Per le traduzioni: © 2013 dei rispettivi traduttori e traduttrici Per l'edizione: © European School of Translation e Dragomanni Illustrazioni: © Valentina Volpi
Il coboldo
Silvia Pellacani
In alcuni paesi quasi ogni contadino, e la moglie, il figlio e la figlia, hanno un coboldo, lo spirito della casa. Il coboldo fa ogni genere di lavoro domestico: porta l’acqua in cucina, spacca la legna, prende la birra, fa da mangiare; striglia i cavalli nella stalla, porta via il letame e cose così. Dove c’è lui, le bestie ingrassano e tutto riesce bene e prospera. Ancora oggi, se una serva fa bene e presto il suo lavoro si dice: «Quella ha il coboldo.» Stia in guardia però chi lo fa arrabbiare. Prima di andare a vivere in una casa, il coboldo fa una prova. Di notte porta in casa della segatura e nei bidoni del latte mette lo sterco di diversi animali. Se poi il padrone di casa sta bene attento che nessuno spazzi via la segatura e che lo sterco sia lasciato nei bidoni e da questi si beva il latte, allora il coboldo resta nella casa, e ci resterà finché vive anche uno solo dei suoi abitanti. Se una cuoca ha preso un coboldo che la aiuti di nascosto, ogni giorno a un’ora stabilita e in un luogo particolare della casa dovrà lasciargli la scodellina pronta e piena di buon cibo, e poi allontanarsi. Se fa così, potrà oziare tutto il giorno e andare a letto presto la sera: di buon mattino troverà il lavoro bell’e fatto. Basta che se ne scordi una volta e da quel momento dovrà di nuovo fare tutto da sé, e in più avrà anche le mani maldestre: si scotterà con l’acqua bollente, manderà in pezzi pentole e stoviglie, rovescerà il pranzo, tanto che i padroni dovranno per forza sgridarla. E quando succede, spesso si sente il coboldo ridacchiare e sghignazzare. Se cambia la servitù della casa, il coboldo rimane: la serva che va via deve anzi raccomandarlo alla nuova, perché anche questa si prenda cura di lui. E se non vuole farlo, sarà perseguitata dalla sfortuna finché non se ne va anche lei. Estratto dall’ebook Sul treno per Dovevuoiandaretu, a cura di European School of Translation e Dragomanni (Narcissus.me, 2013). Sono vietati la duplicazione, trasformazione o rappresentazione, totale o parziale, dello stesso, così come lo sfruttamento economico, previa autorizzazione dell’Editore e dei detentori dei diritti sulla traduzione.
Il coboldo
Silvia Pellacani
Si pensa che i coboldi siano persone vere, simili nell’aspetto a bambini piccoli vestiti con giacchette di colori sgargianti. A questo molti aggiungono altre storie: alcuni raccontano che abbiano un coltello piantato nella schiena, altri li descrivono in modo diverso, e sempre orribile, a seconda che siano stati uccisi in questa o quella maniera, con uno strumento o un altro, perché si crede che siano le anime delle persone assassinate un tempo nella casa. Ogni tanto la serva arde dalla voglia di vedere il coboldo, il suo piccolo aiutante, che chiama Kurd Chimgen o Heinzchen, e se il suo desiderio non si placa, lo spirito le dice dove potrà vederlo, ma le ordina anche di portare con sé un secchio di acqua fredda. Lei ci va e lo trova, per esempio, steso a terra nudo su un puntaspilli, con un coltellaccio piantato nella schiena. A volte la serva si piglia un tale spavento da perdere i sensi: il coboldo balza subito in piedi e la innaffia con l’acqua fredda da capo a piedi per farla tornare in sé. Così alla serva passa la voglia di vedere il coboldo.
Nel folclore germanico il coboldo è uno spirito domestico (Hausgeist), spesso raffigurato come un nano; di natura benevola, malizioso e scaltro, protegge la casa e i suoi abitanti. Nel folclore napoletano compare una figura simile di spirito domestico: il «munaciello» (o «monaciello»), rappresentato in genere come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura, che si manifesta di volta in volta in modo benevolo o dispettoso nei confronti degli abitanti della casa.
Kobold, illustrazione di JNL, tratta da Wikipedia
Estratto dall’ebook Sul treno per Dovevuoiandaretu, a cura di European School of Translation e Dragomanni (Narcissus.me, 2013). Sono vietati la duplicazione, trasformazione o rappresentazione, totale o parziale, dello stesso, così come lo sfruttamento economico, previa autorizzazione dell’Editore e dei detentori dei diritti sulla traduzione.