TIPOGRAFIA PIXAR Studio e analisi dei caratteri utilizzati nei lungometraggi Pixar
Silvia Concu Lorenzo Maffei
Indice 06
Introduzione
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Toy Story
Dallo studio del Gill Sans alla creazione del primo titolo Pixar 20
A Bug's Life
Due caratteri per un titolo con dei protagonisti inaspettati 34
Monsters, Inc.
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Cars
La creazione di un carattere nuovo e il suo sviluppo
Dal chromelettering delle auto degli anni ‘40 al Magneto Bold per un titolo da corsa 58
Ratatouille
Uno studio particolare per l'insegna di un ristorante francese 70
Fonti
Buzz Lightyear, in Toy Story 2, mostra la scritta "Andy" sotto la scarpa. Il nome, scritto dal bambino a cui appartengono i giocattoli della storia, di grande importanza in questa parte di film perchÊ è grazie a quello che Woody riesce a riconoscere il vero Buzz.
Introduzione I film targati Pixar, vere e proprie opere d'arte e fantasia, sono ormai conosciuti e amati in tutto il mondo. Con Toy Story, la loro computer grafica ha letteralmente rivoluzionato il cinema di animazione. Nel 1995, i 116.640 fotogrammi di Toy Story hanno dato vita ad un film ormai alla pari dei grandissimi titoli che hanno lastricato la cinematografia mondiale. Ma i lungometraggi di questo tipo non nascono da soli. Dietro questi capolavori ci sono gruppi di disegnatori, animatori, registi e tecnici che lavorano senza sosta per creare personaggi che, senza di loro, non sarebbero mai nati. Persone che si occupano di progettare i protagonisti e gli ambienti; chi sviluppa i modelli tridimensionali, chi lavora alle luci, alle scene e al montaggio video. Tra tutte queste figure vi è un posto anche per i designer dei titoli. La tipografia, nei film, aiuta il pubblico ad inquadrare meglio il tipo di ambientazione e di atmosfera. Spesso accade perfino che alcune scelte tipografiche assumano grande importanza nello sviluppo della storia. Questo libro è un'indagine su come sono nati alcuni dei titoli Pixar piÚ conosciuti e sulle possibili scelte progettuali dei designers che si sono occupati della loro realizzazione. Su come abbiano scelto di riprendere caratteri già esistenti e li abbiano modificati per creare qualcosa di nuovo, qualcosa di veramente singolare dal punto di vista grafico.
capitolo uno Gill Sans Ultra Bold di Eric Gill
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Toy Story
Il primo vero titolo Pixar
Toy story John Alan Lasseter è uno dei membri fondatori della Pixar, della quale ha supervisionato tutti i film, fungendo da produttore esecutivo. Ha inoltre personalmente diretto Toy Story e il suo seguito, A Bug's Life e Cars. Dal 2005 è anche direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios. È da molti considerato come un innovatore e come il "moderno Walt Disney". 1
Susan Bradley vanta un percorso ventennale nel design di film e titoli. Ossessionata dalla tipografia, ha iniziato a produrre film pre-digitali con effetti ottici fotochimici tradizionali presso una casa di post-produzione a Los Angeles. Ha lavorato nei Walt Disney Studios per sei anni come lead designer e responsabile della divisione Title Graphics. I suoi progetti per i titoli Pixar includono, oltre a Toy Story (1995), A Bug's Life (1998), Toy Story 2 (1999), Monsters Inc. (2001), Ratatouille (2007), WALL-E (2008), Up (2009), Toy Story 3 (2010), Brave (2012) e Monsters University (2013). In molte interviste Bradley ha sottolineato l'influenza che il designer Saul Bass e il lettering artist Harold Adler hanno avuto nella sua carriera. 2
"Toy Story - Il mondo dei giocattoli" è il primo film di animazione completamente sviluppato in computer grafica. Diretto da John Lasseter1, è stato realizzato dalla Pixar e distribuito dalla Walt Disney Pictures nel 1995. I crediti di apertura dell'intera trilogia sono stati progettati dalla designer Susan Bradley2, che si è occupata principalmente del progetto dei titoli durante il suo periodo lavorativo alla Pixar. La prima collaborazione di Bradley con Pixar risale al 1995, il suo primo progetto infatti è quello che riguarda il design del titolo iniziale di Toy Story. I caratteri da cui Bradley è partita per il disegno del titolo sono ripresi dal font Gill Sans di Eric Gill. In particolare in questo caso viene usata la versione Ultra Bold che, tramite piccole modifiche - illustrate nelle pagine successive - e un buon uso dei colori primari, si va a comporre dando vita a nuovi caratteri tipografici il cui disegno richiama l'idea di giocattolo e si relaziona bene con un pubblico giovanissimo. Nella pagina a fianco, dall'alto verso il basso, una progressiva semplificazione di "Toy Story" partendo dal titolo originale fino a quello composto utilizzando esclusivamente i caratteri del Gill Sans Ultra Bold senza nessuna loro modifica.
Toy Story
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Toy Story
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Gill Sans Eric Gill fu incaricato di sviluppare un nuovo carattere dal suo amico Stanley Morison, un influente dirigente della Monotype3 e storico della stampa. Morison sperava di poter avere una nuova famiglia di caratteri che potesse fare da concorrente a un'ondata di famiglie sans-serif tedesche in un nuovo stile "geometrico", lanciate in Germania per la fine degli anni ‘20, che comprendevano Erbar, Futura e Kabel. Gill Sans fu pubblicato nel 1928 da Monotype. Lo scopo di Gill era quello di fondere le influenze di Johnston4, i classici caratteri serif e le iscrizioni romane per creare un design che fosse moderno e classico allo stesso tempo.
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Monotype Imaging, Inc è una società che si occupa di design in ambito tipografico, in particolare della creazione dei caratteri di stampa, ed è stata protagonista di molti progressi in ambito tecnologico - in particolare le macchine della Monotype sono state le prime stampatrici completamente meccaniche - e nella progettazione e produzione di molti font nel XIX e XX secolo. Il suo carattere più conosciuto è il Times New Roman. 3
Johnston (o Johnston Sans) è un carattere tipografico senza grazie progettato da Edward Johnston, che è stato professore di Eric Gill. 4
Questa frase venne scritta sul poster che la Monotype utilizzò per promuovere il nuovo carattere di Gill. 5
Sopra, a sinistra, il disegno tecnico di Gill per la lettera "g" della sua famiglia di caratteri. A destra la lettera "g" del Gill Sans come lo conosciamo oggi.
Commercializzato da Monotype come un progetto di "classica semplicità e reale bellezza5", era inteso come un carattere tipografico da utilizzare per poster e pubblicità, nonché per il testo di documenti che devono essere chiaramente leggibili in piccoli taglie, come fascicoli di libri, orari e listini prezzi. Progettato prima che diventasse comune impostare i documenti in testo sans-serif, il suo peso standard è notevolmente più audace rispetto alla maggior parte dei corpi dei font da testo moderni.
Nella pagina a fianco i caratteri tipografici in piombo del Gill Sans Bold
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Toy Story
Gill Kayo o Ultra Bold Nel 1936, Gill e Monotype pubblicarono un sans-serif estremamente audace di nome Gill Kayo (da KO, o knockout, richiamando la sua solidità). Questo è stato spesso etichettato come Gill Sans Ultra Bold, anche se in pratica molte lettere variano notevolmente dal Gill Sans. Gill, che pensava che il design fosse una novità, prese in considerazione di nominarlo "Double Elefans". I caratteri bold del Gill Sans, tra cui Kayo, sono stati particolarmente criticati per problemi di design come l'eccentrico design della "i" e della "j", e per la loro estrema nerezza.
Gill Kayo a confronto con Gill Sans Bold (sopra). Da notare le differenze nello stile, molto chiare nella "K", nella "e" e nella "r". I punti sopra le "i" sono entrambi più piccoli di quanto ci si aspetta ma la differenza di peso è molto più chiara nel Gill Kayo.
Variazione del Gill Sans da Regular fino ad arrivare ad Ultra Bold dove va completamente a scomparire l'occhiello basso della lettera "g".
Toy Story
Creazione del titolo
Quì sopra il titolo di Toy Story composto esclusivamente da caratteri del Gill Sans Ultra Bold. Alcune delle lettere sono state modificate per arrivare al risultato finale. Andiamo ad analizzare alcune delle modifiche in particolare.
Per quanto riguarda la lettera "T" è stata apportata più di una modifica. L'asta centrale è stata allungata, ma la modifica più caratterizzante è stata fatta sui vertici di incontro tra l'asta verticale e quella orizzontale, che sono stati portati verso l'alto. Infine sono stati aggiunti un bordo interno ed i colori.
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Toy Story
Non si è soliti modificare a proprio piacere la vicinanza tra i caratteri, fatta eccezione di casi specifici o per interventi di crenatura. È sicuramente più opportuno non alterare l'avvicinamento dei caratteri, per sfruttare al massimo le caratteristiche del font previste dall'autore; un avvicinamento aumentato o diminuito può essere uno stile grafico (sicuramente da valutare) per una scritta o un titolo (es.: un'insegna visibile da lontano deve avere un avvicinamento più ampio), ma per un testo in paragrafo produrrebbe sicuramente un problema visivo. 6
In ambito tipografico, con il termine crenatura (noto anche con il termine inglese kerning) si indica la riduzione dello spazio in eccesso fra coppie specifiche di caratteri, attuata al fine di diminuire spazi bianchi antiestetici e dare un aspetto più omogeneo al testo.
Anche alla lettera "Y" sono state apportate alcune piccole modifiche. Inizialmente viene attuata una compressione orizzontale del corpo, il che avvicina visibilmente le due aste oblique superiori. Viene attuato un abbassamento del vertice di incontro delle due aste superiori e di conseguenza anche dei punti di incontro tra queste e l'asta centrale. Poi, come per la "T", viene aggiunto un bordo interno e la lettera viene colorata di giallo e blu. Quest'ultima operazione viene fatta anche per la lettera "O" che però non subisce ulteriori modifiche a livello formale.
STORY L'ultima modifica è stata fatta nella scritta "STORY" del titolo. Qua sono state utilizzate esclusivamente lettere del Gill Sans Ultra Bold senza alcuna modifica per quanto riguarda la forma delle lettere ma con un aumento dello spazio tra i singoli caratteri6. Si è passati ad una distanza tra le lettere triplicata rispetto a quella originale.
Nella pagina a fianco una recente copertina del DVD di Toy Story Girando pagina. A sinistra, i crediti di apertura dei tre film nel momento in cui compaiono i titoli
Toy Story
Ma il titolo di toy Story ha visto tanti cambiamenti dalla prima volta che è stato utilizzato. A destra possiamo vedere il primissimo logo del film. Un segnaposto usato nel teaser dietro le quinte nella primavera del 1995 che utilizza il Gill Kayo comprimendolo erroneamente fino ad ottenere un risultato molto discutibile, con un gradiente di luce dal centro della scritta verso l'esterno. Capiamo subito che essendo un logo iniziale, adibito solo a dare un nome alle prime prove di animazione, non è stato curato dal punto di vista grafico. L'idea principale è stata espressa poi con il primo logo originale in cui le lettere hanno già le principali modifiche discusse in precedenza alle quali si cerca di dare una "materialità" attraverso ombre e grafica 3D. Una scelta sbagliata di colori, con il blu scuro di "story" che si confonde con le ombre della scritta e un arancione spento che lascia a desiderare. In più la scelta di una texture legno per "Toy" risulta decisamente inopportuna perché contribuisce a complicare il logo già carico di colori molto diversi fra loro. Il cambiamento radicale avviene con il "Toy story" in giallo, rosso e blu. Qui i tre colori primari sono ben equilibrati e la scelta del bordo in blu riesce a far risaltare le lettere in grande. I contrasti netti aiutano a richiamare un immaginario che è quello della camera di un bambino e dei suoi giocattoli. Le scelte successive sono state quelle di aggiungere alcune ombre per dare un senso di tridimensiolità, che avevamo trovato in precedenza ma era andato perso, e un'ulteriore caratterizzazione delle lettere per far sì che sembrassero lettere in plastica lucida. Il logo definitivo fu rivisitato dopo l'uscita del secondo film per essere riutilizzato in Toy story 3 e sostituito nelle copertine dei due film precedenti.
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Toy Story
Toy story ha avuto fin dall'inizio un grandissimo successo. Le scelte grafiche del titolo sono rimaste impresse nella testa delle persone fino al punto che per pubblicizzare l'uscita del nuovo Toy Story 3, nel 2010, la Pixar ha scelto di utilizzare solamente un numero 3 "stile Toy story" su sfondo nero. Questo è bastato a chiunque per sapere di che film si stesse parlando.
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capitolo due Futura Extra Bold di Paul Renner Cosmos Extra Bold di Gustav Jager
A Bug’s Life
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A Bug’s Life
Un titolo con gli insetti
A bug's life "A Bug's Life - Megaminimondo" è il secondo film d'animazione della Pixar, realizzato nel 1998 e diretto da John Lasseter. Il percorso che porta alla realizzazione del film inizia con grossi interrogativi, considerando che sarebbe dovuto uscire a seguito del grande successo avuto con Toy Story. Sapendo tutto ciò, gli autori decisero di creare una storia che li avrebbe inspirati nuovamente, oltre a qualcosa che avrebbero potuto raccontare in maniera eccellente attraverso l'animazione digitale. Per queste ragioni decisero di puntare su un mondo piccolissimo, quello degli insetti, che è protagonista anche del titolo. Anche per questo progetto continua la collaborazione tra la Pixar e Susan Bradley, designer che già qualche hanno prima aveva realizzato i titoli per Toy Story. Questa volta il progetto del nuovo titolo nasce dallo studio del font Cosmos, realizzato dal designer Gustav Jäger, e del carattere Futura di Paul Renner. Nella pagina a fianco si può osservare la semplificazione del titolo fino ad arrivare, in basso, all'uso di Cosmos Extrabold e Futura Extrabold senza modifiche.
A Bug’s Life
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A Bug’s Life
Cosmos La Fonderia tipografica Bauer era una fonderia tipografica tedesca fondata nel 1837 da Johann Christian Bauer a Francoforte. 1
La H. Berthold AG fu una delle più grandi e importanti fonderie tipografiche del mondo per la maggior parte dell'era tipografica moderna. Nacque nel 1858 da Hermann Berthold a Berlino e giocò un ruolo importante nell'introduzione di nuovi caratteri tipografici e nello sviluppo delle macchine per la composizione dei caratteri. 2
Il Catull è un font serif realizzato da Jäger nel 1982 per Berthold. Attualmente è molto conosciuto per esser stato utilizzato per un lungo periodo per la realizzazione del logo dell'azienda Google. 3
Il Cosmos è un font realizzato da Gustav Jäger nel 1982. Il designer, figlio di uno stampatore, nacque nel 1925. Fin da giovane si dimostrò appassionato di caratteri tipografici, tanto da iniziare la sua carriera nella fonderia tipografica Bauer1, dove sviluppò diversi progetti. Inizialmente, negli anni Settanta, si occupò di display types per la H. Berthold AG2 e, solo successivamente iniziò a realizzare text types. In ogni progetto dimostrò una grande abilità nello sperimentare con le forme delle lettere al fine di ottenere un risultato efficace. Tra i caratteri più famosi di Jäger, oltre a Cosmos, si ricorda il Catull3. Approfondendo il discorso sul Cosmos, si parla di un font appartenente alla famiglia dei sans-serif, caratterizzato da ascendenti e discendenti molto ridotte rispetto all'occhio medio delle lettere. Il font presenta diversi pesi, ma nel film sembra che la scelta ricada su due in particolare: Cosmos Extrabold e Cosmos Medium. Entrambe le variazioni del Cosmos vennero scelte da Bradley per la realizzazione dei titoli di testa e dei titoli di coda del film. Utilizzati quasi sempre insieme, i due pesi del font contribuiscono ad evidenziare le parti importanti dei crediti. Come si nota nella pagina a fianco, in cui vengono proposti i titoli del film, l'Extrabold e il Medium agiscono efficacemente insieme.
Cosmos Extrabold
Cosmos Medium In alto Cosmos Extrabold a 40 pt. In basso il Medium a 50 pt.
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A Bug’s Life
Futura Paul Renner fu un tipografo tedesco, nato nel 1878 e morto nel 1956. Studiò pittura e insegnò grafica pubblicitaria e tipografia presso la scuola di arte di Francoforte, ma la sua fama si deve ai caratteri tipografici che realizzò. 4
La Bauhaus fu una scuola di architettura, arte e design della Germania che operò a Weimar dal 1919 al 1925, a Dessau dal 1925 al 1932 e a Berlino dal 1932 al 1933. Oltre ad essere una scuola, rappresentò anche il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d'innovazione nel campo del design e dell'architettura legati al razionalismo e al funzionalismo, facenti parte del cosiddetto movimento moderno. 5
Futura è un carattere tipografico sans-serif geometrico, disegnato da Paul Renner4 e realizzato nel 1927. Gli venne commissionato dalla fonderia tipografica Bauer nel 1922. Per progettarlo Renner utilizzò un carattere di riferimento, disegnato da un suo allievo. Nel disegno delle lettere è possibile riconoscere una rigorosa geometria e un design razionalista che divenne rappresentativo per la scuola del Bauhaus5. Infatti, il Futura è un esempio dello stile degli anni in cui è nato e può essere definito come uno dei caratteri tedeschi di maggior successo. Nonostante Renner non appartenesse al gruppo del Bauhaus, condivideva molti degli idiomi proposti e credeva che un carattere moderno dovesse riprendere dei modelli moderni, più che rivisitare dei design precedenti.
"Il vero moderno, cioè l'espressione oggettiva e senza distorsioni dello spirito che caratterizza un'epoca, è solo ciò che oggi riteniamo essere perfetto e senza tempo. Questo non è lo stesso in tutti i periodi, perché l'intuizione di ciò che è perfetto e senza tempo cambia da una generazione all'altra." (Paul Renner) Per queste ragioni il designer rifiutò l'approccio seguito per la maggior parte dei caratteri sans-serif precedenti, a favore delle forme geometriche: cerchi quasi regolari, triangoli e quadrati sono alla base di questo carattere.
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Inizialmente, i primi disegni di Paul Renner presentavano l'utilizzo di un geometrismo troppo rigoroso, che sembrava impedire la leggibilità immediata delle lettere. Infatti, le forme dei caratteri erano troppo stravaganti. Dopo diversi studi, nella versione definitiva Renner applicò alle lettere alcune correzioni ottiche per migliorarne la percezione. Ad esempio, i tratti orizzontali vennero assottigliati rispetto a quelli verticali, così come i punti di raccordo tra le aste rette e quelle curve. Oltre alla geometria, caratteristica principale di questo carattere, ciò che si nota maggiormente sono le lunghe ascendenti e discendenti, che fanno sì che venga usata un'interlinea piuttosto ampia. Di seguito vengono proposte tutte le lettere del Futura nella versione Medium.
Aa Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Ww Yy Zz Questo carattere fu talmente innovativo e di successo che venne utilizzato come base per alcuni font bastoni e lineari successivi. Si tratta infatti di uno dei caratteri tra i più utilizzati al mondo. La sua ascesa iniziò negli anni '50, quando molte agenzie pubblicitarie in tutto il mondo iniziarono a utilizzarlo. La sua fama si deve sia al suo design, che alla varietà dei suoi pesi, trenta, realizzati dopo il lancio sul mercato.
Nella pagina a fianco, un disegno in cui si possono notare le geometrie di costruzione di alcune lettere del Futura. Nella pagina seguente quattro esempi delle diverse variazioni del Futura raccolte da James Puckett
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La creazione del titolo Come già sottolineato, per la creazione del titolo Susan Bradley si è affidata al Cosmos e al Futura, che vengono utilizzati insieme. Molto probabilmente ha scelto le versioni Extrabold di entrambi. Di seguito viene proposto il titolo utilizzando i caratteri citati.
Entriamo ora nel dettaglio delle singole modifiche che hanno fatto nascere il titolo definitivo. Analizziamo prima di tutto la "a", unica lettera del titolo per cui Bradley parte dallo studio del Cosmos e non dal Futura. Si può ipotizzare che tale scelta sia dovuta alla maggiore leggibilità del carattere del Cosmos rispetto alla "a" del Futura che, per le sue forti geometrie, risulta meno riconoscibile.
Nei passaggi illustrati si nota come la modifica principale sia l'ispessimento della parte più leggera dell'asta e il taglio che viene cambiato dall'inclinazione iniziale all'angolo di 90 gradi.
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Infine l'ultimo cambiamento riguarda l'occhiello, le cui dimensioni vengono ridotte. Passando invece alla scritta "bug's", si può ipotizzare che il carattere di partenza studiato da Bradley fosse il Futura nella versione Extrabold. Ogni singolo carattere di questa scritta ha subito delle modifiche, ma ciò che maggiormente caratterizza ogni lettera è il gioco che è stato creato tra gli occhielli e gli insetti, che oltre ad essere i protagonisti del film, sembrano impadronirsi anche del titolo. Passiamo ora all'analisi di ogni singola lettera, partendo dalla "b".
Dall'analisi si nota prima di tutto come vengano eliminate le correzioni ottiche che erano state create nei punti di raccorto delle aste delle lettere del Futura. Molto probabilmente queste venivano considerate poco utili, dato che lo scopo per cui era stato progettato il titolo implicava che questo difficilmente venisse letto in dimensioni ridotte. Infine si notano la riduzione dello spessore dell'asta verticale e l'aumento dell'ampiezza della pancia della "b". La lettera "u" invece è quella che ha subito meno variazioni. Infatti, oltre all'inserimento dell'animaletto, l'unica modifica che è stata apportata al carattere di partenza è l'allungamento delle aste verticali. Di seguito vengono illustrati i passaggi.
A Bug’s Life
Analizzando la "g", si evidenziano diverse variazioni. Innanzitutto, come per la "b", si nota un restringimento dell'asta verticale e l'eliminazione delle correzioni ottiche, che conferiscono all'asta una geometria più regolare. Successivamente è stata accorciata la terminazione dell'ascendente, modifica che molto probabilmente è stata effettuata per far interagire meglio la scritta "bug's" con "life" nel titolo. Infine, anche in questo caso la pancia della lettera è stata ampliata.
Per quanto riguarda la lettera "s", invece, oltre a registrare un occhio medio più grande, si può notare come l'unica variazione sia dovuta alla regolarizzazione del tratto curvilineo. Se con il Futura le aste della "s" percorrono delle curve piuttosto ampie e con asse poco inclinato, con le modifiche di Bradley la lettera sembra avere dei tratti più regolari che vengono brillantemente sottolineati dal gioco tra figura e sfondo che si crea con l'inserimento degli insetti, che sembrano dettare l'andamento delle curve.
L'ultima, ma non meno importante, modifica apportata si trova nell'apostrofo. In questo caso, l'idea davvero originale di dare alla figura di un insetto il compito di creare l'apostrofo completa il significato del titolo, rendendolo estremamente creativo.
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Il titolo si conclude con la parola "life", posta sotto "bug's". Questa parte, realizzata con il carattere Futura Extra Bold, è l'unica a cui non sono state apportate modifiche evidenti, se non quelle riguardanti il kerning tra ogni lettera, portandolo in negativo.
La composizione delle singole parole è stata studiata in modo tale da rendere il testo un'unica immagine. Ogni modifica è stata pensata ragionando su quale impatto avrebbe avuto in relazione alle altre parole, come si può notare dal dialogo tra "bug's" e "life". Nel complesso, il titolo sembra essere un'efficace rappresentazione di ciò che narrerà il film.
In alto la scritta "life" tratta dal titolo del lungometraggio. In basso lo stesso testo utilizzando il Futura Extra Bold. Nella pagina a fianco uno dei poster realizzati per il film
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capitolo tre Nuovo font creato da Geefwee Boedoe
Monsters, Inc.
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Monsters, Inc.
Un titolo da urlo
Monsters, Inc. Peter Hans Docter è un regista, animatore, sceneggiatore, produttore e doppiatore americano. È conosciuto per aver diretto i lungometraggi animati Monsters, Inc. (2001), Up (2009) e Inside Out (2015) e come personaggio chiave e collaboratore della Pixar Animation Studios . Si è spesso descritto come un "ragazzino geniale del Minnesota a cui piace disegnare cartoni animati". 1
Joe Grant ha lavorato per la Walt Disney Company come character designer e story artist a partire dal 1933 sui corti di Topolino. Ha creato la Regina in Biancaneve e i sette nani . Ha guidato lo sviluppo di Pinocchio e ha co-sceneggiato Fantasia e Dumbo . Durante la seconda guerra mondiale , Grant ha lavorato a cartoni animati di guerra tra cui Der Fuehrer's Face, vincitore del premio Oscar . 2
Geefwee Boedoe ha lavorato come animatore per Disney e Pixar , collaborando a film come Monsters, Inc., Alla ricerca di Nemo , Il gobbo di Notre Dame e La bella e la bestia. Alcune delle sue opere sono state esposte in una mostra Pixar itinerante e nel libro "The Art of Finding Nemo". 3
"Monsters, Inc." è il quarto film della Pixar, prodotto nel 2001. L'idea di Monsters, Inc. è stata concepita durante un pranzo nel 1994 a cui hanno partecipato John Lasseter , Pete Docter1, Andrew Stanton e Joe Ranft durante la produzione di Toy Story. Una delle idee che uscirono dalla sessione di brainstorming era quella di un film con dei mostri come protagonisti.
"Quando Disney ci ha chiesto di fare altri film, volevo riprendere un'idea infantile simile a quella dei giocattoli che prendono vita in Toy Story. Da bambino pensavo che i mostri uscissero dall'armadio, quindi ho detto: ‘Ehi, facciamo un film sui mostri.' " (Pete Docter) L'animatore Disney di lunga data Joe Grant2 - il cui lavoro si estendeva fino a Biancaneve ei sette nani (1937) - ha suggerito il titolo Monsters, Inc., un gioco di parole sul titolo di un film di gangster, "Murder, Inc.". Il designer dei titoli di apertura di Monsters, Inc. è Geefwee Boedoe3, da sempre specializzato nella grafica 2D, una competenza che lo ha portato a dare un carattere tutto suo all'intera sequenza di titoli iniziali del film. A destra possiamo vedere i due titoli che compaiono nell'intro del film, il primo in alto si trasforma nel titolo centrale che poi viene rivisto e regolarizzato nella versione ufficiale per le locandine.
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Creazione del titolo In questo caso Boedoe non ha scelto di rifarsi ad un font esistente ma ha creato un carattere completamente nuovo. Un carattere "tremolante", incerto ma molto particolare ed incisivo. Un titolo iniziale scritto interamente con caratteri maiuscoli graziati. Delle grazie molto consistenti e irregolari, triangolari, definite dall'asta stessa che va ad allargarsi nella sua parte finale. Ma la cosa che più caratterizza questo titolo è che non è descritto da una linea di base4 ben definita ma ogni lettera è posta ad un'altezza diversa. Si creano così due linee "frastagliate", sopra e sotto il carattere irregolare.
In tipografia, la linea di base è la linea immaginaria su cui poggia una linea di testo. Nella maggior parte dei caratteri tipografici, le parti discendenti di caratteri come "g" o "p" si estendono al di sotto della linea di base mentre lettere curve come "c" o "o" si estendono sempre leggermente sotto la linea di base. Quest'ultima è anche significativa nell'allineamento dei capolettera e di altri elementi della pagina. In questo caso viene volutamente ignorata e ogni lettera (tutte in maiuscolo) si comporta a suo modo. 4
Un titolo a nostro parere molto incisivo, creato ad hoc ma molto interessante e per niente scontato. Un lettering dall'aspetto molto organico, progettato a mano libera, che fa delle sue imperfezioni un segno distintivo. Il vero e proprio titolo compare alla fine della sequenza iniziale quando uno dei mostriciattoli di Boedoe colpisce con la coda il testo che si trasforma e si colora di blu scuro. Il nuovo carattere che viene presentato assume un aspetto ben più massiccio, un bastoni senza grazie definito da aste molto spesse e da un corpo più basso del precedente.
Nella pagina a fianco alcuni fotogrammi chiave della sequenza di apertura del film
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La scelta di normalizzare il carattere è stata per così dire obbligata. Per trasformare un abbozzo in un font utilizzabile è consigliabile semplificare il disegno delle lettere, regolando la loro altezza, lo spessore delle aste, le grazie (se presenti) e l'estensione delle ascendenti e delle discendenti. 5
Ancora esclusivamente composto da lettere maiuscole, adesso emerge la "M" iniziale, con un corpo maggiore delle altre. Una "M" molto fantasiosa che diventa quasi un piccolo personaggio, grazie all'aggiunta centrale di un occhio stilizzato, e che poi nel film diventerà il logo dell'industria in cui i personaggi sono impiegati. Viene un po' mitigato l'effetto precedente di insicurezza e di imperfezione, ma rimane comunque presente il caratteristico aspetto di disegno a mano libera. Quest'ultimo verrà poi modificato, adattato e regolarizzato5 per essere utilizzato sul poster del film.
Il corpo delle lettere viene ulteriormente diminuito. Fu la stessa Susan Bradley, citata in precedenza in questo libro, con cui Boedoe doveva collaborare per i titoli finali di Monsters, Inc., che gli chiese di progettare tutti i caratteri dell'alfabeto seguendo quell'idea. Lei poi li avrebbe rivisti per creare un vero e proprio font per la parte finale del film. E così accadde. Inoltre abbiamo anche notato come, dal punto di vista formale, questo font si avvicini molto allo stile del carattere Futura di Paul Renner (che abbiamo già affrontato nel capitolo precedente). Sotto trovate il titolo scritto in Futura Extra Bold.
MONSTERS,INC. Possiamo notare che le lettere effettivamente utilizzate per il film si avvicinano moltissimo ai caratteri del Futura. Ciò che cambia radicalmente è lo spazio tra le lettere.
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Il Futura Extra Bold ragiona con una crenatura molto più ampia, mentre il "Monsters, Inc." della Pixar avvicina ogni lettera creando in alcuni casi un contatto e in altri restringendo in maniera considerevole lo spazio, come, ad esempio, tra le lettere "E" e "R" o tra la "I" e la "N".
Vediamo come la lettera "M" è quella che più cambia. Sicuramente è stata la prima ad essere disegnata perché utilizzata anche come logo per la "fabbrica di spaventi" del film. Per quanto riguarda le altre lettere abbiamo scelto di mettere a confronto, nel modo più diretto possibile, le due scritte presentate nella pagina precedente. Questo perché i due font sono veramente molto simili tra loro e solo in questo modo si riescono a vedere le piccole differenze che li caratterizzano. Le difformità che più saltano all'occhio le troviamo nell'occhiello della "O", nell'asta verticale della "T" e nella virgola. È perciò probabile che Boedoe e Bradley abbiano deciso di riprendere il Futura di Renner, perché questo si avvicinava molto all'idea da cui erano partiti, e lo abbiano leggermente modificato per le loro esigenze. Nella pagina successiva si può vedere come poi il titolo è stato utilizzato per pubblicizzare il film, con, come piccola aggiunta, un effetto di ombra dato alle lettere.
Nella pagina successiva, il poster del film recante il titolo in versione regolarizzata e definitiva
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Intervista a Geefwee Boedoe Hai avuto un sacco di ruoli in questo film, giusto? Ho lavorato a questo film facendo diversi tipi di progettazione pre-produzione. Mi sono occupato di ideare parti del racconto, ho fatto schizzi di personaggi e di ambienti, e ho progettato e supervisionato la sequenza iniziale dove compare il titolo. Spesso per i miei progetti utilizzo uno "storyboard" o, come viene chiamato nel campo dell'animazione, "sviluppo visivo". Tutto questo lavoro era per una sequenza di titoli in 2D? Il 2D è lo stile principale con cui sono solito lavorare. Quando ero alla Pixar, sviluppando tutte le parti del film che erano di mia competenza, non ho mai usato un computer. Ho progettato ogni cosa in modo tradizionale. Io sono solito fare disegni a mano libera, dipingere, tagliare fogli di carta e incollarli tra loro. Il mio intento era quello di ottenere qualcosa che ispirasse le persone, non importava il mezzo con cui progettassi anche se la mia scelta porta ad un processo molto più dispendioso in termini di tempo. L'idea che si aveva inizialmente alla Pixar era di realizzare un film molto più stilizzato e grafico di come poi in realtà è uscito nelle sale! Anche se si era già deciso che la parte di animazione sarebbe stata sviluppata al computer, lo stile visivo a cui stavamo lavorando era diverso. Successivamente quell'approccio venne abbandonato e si tornò ad un look Pixar più standard. Quest'idea fu dimenticata per un paio di anni. Poi, al momento della proiezione di prova, si accorsero che il modo in cui il film si apriva trasmetteva un'idea sbagliata del tono del film stesso. Infatti il film, visto che non era ancora presente la sequenza dei titoli, si apriva direttamente sulla prima scena, dove si vede una stanza da letto di un bambino, buia. Era un'apertura falsa, perché il film non è un film oscuro, da brividi. Tuttavia la prima impressione del pubblico sarebbe stata provocata da quella scena cupa e spaventosa. Allora Pete si rese conto e disse: «Oh, questa è l'occasione perfetta. Riportiamo la sequenza del titolo che avevamo in precedenza così definiamo da subito il tono del film in modo più chiaro. Il pubblico può dire "Oh, questa è una commedia!" e poi quando vede la scena della camera spaventosa è più rilassato e puoi andare avanti nella visione del film.»
Questa intervista è una parte di un articolo apparso il 10 Novembre 2016 sulla pubblicazione online Art of the Title (www.artofthetitle.com) scritto da Lola Landekic, editore manageriale e co-proprietario del sito. In alto, accanto al titolo, uno schizzo di un personaggio creato da Boedoe per un altro suo progetto di animazione in 2D
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Era la prima volta che la Pixar utilizzava una sequenza iniziale in 2D? Sì, che io sappia. Voglio dire, non si vedono spesso lunghe sequenze di titoli nei film in generale. Secondo me è come se fosse una specie di scena che anticipa il film. È comunque stato un vero impegno! La cosa più ironica è che di solito quando si pensa a una sequenza di titoli ci sono tutti i titoli di inizio film, come i crediti, il regista e cose del genere, ma in questo film tutto quello che volevano era semplicemente far leggere: "Disney Presents ... A Pixar Film ... Monsters, Inc.". Invece di dover vedere scritti tutti i nomi degli attori e così via, ebbi davvero la possibilità di divertirmi con le immagini e disegnare solamente quelle poche righe appena citate. Penso che la sequenza di Monsters, Inc. riesca bene a far capire che nasconde un'altra piccola storia oltre a quella del film. È interessante come all'inizio venga presentato un lettering dall'aspetto molto organico, e poi si trasformi in uno stile pesante e moderno. È proprio alla fine della sequenza, quando la coda del serpente colpisce il titolo iniziale che questo si trasforma e comincia ad assomigliare al logotipo del poster. Se si nota, tuttavia, anche quando cambia e viene presentato in quello stile più moderno, è ancora fatto a mano, non è perfetto, ma presenta delle irregolarità dovute al disegno senza utilizzo di mezzi digitali. Volevo assicurarmi che, anche risultando molto simile al logo ufficiale, si percepisse ancora l'organicità dell'approccio a mano libera.
A lato, un frame dei titoli di apertura del film recante altre lettere disegnate a mano libera da Boedoe
Monsters, Inc.
Sviluppi successivi L'idea di Boedoe venne ripresa tempo dopo. Un ingegnere e sviluppatore web tedesco Jens R. Ziehn rivisita il gioco dell'occhio nella "M" portandolo all'estremo e crea un font tutt'ora disponibile sul web gratuitamente: il Monster AG. Qui la scelta di aggiungere il particolare dell'occhio viene portata all'estremo e ogni lettera, ripresa da un semplice bastoni, viene modificata con il solo scopo di riuscire ad introdurre l'elemento grafico che Boedoe aveva aggiunto nel titolo.
Sopra possiamo vedere l'elenco dei glifi di questo nuovo carattere digitale. Ovviamente questo progetto non è altro che un gioco grafico, un font esclusivamente ludico e scherzoso. Guardando al rispetto delle regole progettuali di leggibilità, rapporti, pieni e vuoti, questo carattere è completamente inadatto e inappropriato. Negli ultimi tempi, con lo sviluppo delle tecnologie digitali, è diventato estremamente semplice per chiunque creare e caricare online il proprio carattere personale. Questo però ha portato anche all'aumentare del numero di font disponibili, molti dei quali mal progettati, che "inquinano" l'ambiente tipografico.
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capitolo quattro Magneto Bold di Zavier Leslie Cabarga
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Un carattere per le auto da corsa
Cars La U.S. 66 Route è una delle più famose strade statunitensi realizzata intorno agli anni ‘20 del Novecento. Il suo mito venne spesso celebrato da illustri scrittori, cantanti e film di Hollywood. È ancora oggi uno dei simboli che raccontano la Storia degli Stati Uniti. 1
"Cars - Motori ruggenti", uscito nel 2006, è il settimo lungometraggio della casa cinematografica Pixar Animation Studios, diretto da John Lasseter e distribuito dalla Walt Disney Pictures. Dopo le riprese di Toy Story 2 Lasseter decise di prendersi un lungo periodo di vacanza decidendo di dedicare maggior tempo alla sua famiglia. Durante quel periodo di riposo nacque in lui l'idea per la sceneggiatura del nuovo film. Affittò un camper e viaggiò per gli Stati Uniti con moglie e figli, usufruendo della U.S. Route 661. Proprio quest'ultima fu una delle maggiori fonti a cui i designer della Pixar si ispirarono per la progettazione degli ambienti e dei relativi caratteri tipografici di Cars. Il logotipo venne realizzato a partire dallo studio del carattere Magneto da un team di designers specializzati: Andy Dreyfus e Bob Pauley per il layout, Andrew Schmidt per il modello, Thomas Jordan e Bob Moyer per le ombre e Jean-Claude Kalache per le luci. Nella pagina a fianco si parte dal logo di Cars fino ad arrivare alla scritta utilizzando il carattere Magneto.
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Magneto Zavier Leslie Cabarga, nato a New York nel 1954, è un popolare autore, illustratore, animatore, fumettista e font designer americano. 1
Magneto è un carattere tipografico realizzato nel 1995 dal designer Zavier Leslie Cabarga1, appartenente agli studi Font Bureau2.
Font Bureau, Inc. è una società tipografica digitale con sede a Boston, Massachusetts, negli Stati uniti. È una delle maggiori produttrici di caratteri tipografici, specializzata in caratteri per riviste e quotidiani. 2
Come la stessa società riporta, Leslie Cabarga si rifà agli script preparati dai designer industriali a metà del secolo per l'ispirazione di questo carattere. È evidente il richiamo alle scritte cromate sulle forme arrotondate dei frigoriferi smaltati e dei bagagliai per auto degli anni ‘30 e ‘40. Non è un caso infatti che i designer della Pixar siano partiti proprio da questo carattere per raccontare un film d'animazione incentrato sul mondo delle automobili. Nella pagina a fianco vengono riportate alcune fotografie di un frigorifero e di automobili il cui chromelettering riprende la stessa idea base di Magneto.
Tutti i caratteri del font Magneto
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Creazione del titolo Per la creazione del logotipo sono partiti dal carattere Magneto Bold e ne hanno modificato alcuni dettagli per rendere ancora più efficace l'ulitizzo del font nel film. Di seguito viene proposto il logotipo utilizzando Magneto Bold.
Una delle prime modifiche che risalta è l'inclinazione delle lettere. Infatti, i caratteri nel logotipo di Cars risultano molto più inclinati verticalmente rispetto al font di partenza. Si può ipotizzare che la differente inclinazione sia stata scelta dai designer per creare un effetto più dinamico e rappresentare con maggiore enfasi la velocità delle auto da corsa.
Un'ulteriore modifica che riguarda ogni singola lettera è la larghezza dei tratti di uscita: se nel Magneto ogni tratto viene allungato orizzontalmente, per la creazione del logo di Cars questo dettaglio viene enfatizzato per dare maggiormente l'idea della velocità.
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Nel Magneto si percepisce il distacco tra le singole lettere, mentre nel carattere realizzato dai designer della Pixar si ha una sensazione di continuità maggiore, dettaglio dovuto alla congiunzione del tratto in uscita di una lettera con quella seguente. Infine ad ogni lettera sono state modificate le proporzioni tra le aste: se con il Magneto Bold le aste hanno poco contrasto di spessore, nel logotipo di Cars le differenze si fanno più evidenti. Per quanto riguarda la modifica delle singole lettere invece si può notare come la "r" e la "s" siano quelle che hanno subìto maggiori trasformazioni.
Innanzitutto si nota, come già discusso, una maggiore larghezza e inclinazione della lettera, seguite dal cambiamento dello spessore delle aste. Tuttavia ciò che maggiormente caratterizza la nuova "r" è l'arrotondamento del tratto sinistro superiore (quinto passaggio).
Anche per la "s" le modifiche base sono le stesse apportate alle altre lettere: dall'inclinazione maggiore, all'allargamento e al diverso spessore delle aste. Il cambiamento principale si trova nell'allungamento del tratto in entrata, che diventa punto di connessione con la lettera precedente. Inoltre si può notare il taglio netto che è stato effettuato sul tratto basso interno (quarto passaggio).
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Lo sviluppo del titolo nei film seguenti Dopo il grande successo del primo film, gli autori della Pixar hanno proposto altri due sequel. Pur mantenendo le caratteristiche fondamentali del primo titolo, "Cars 2" e "Cars 3" necessitano inevitabilmente di un cambiamento all'interno del logotipo. L'introduzione del numero, indicante il film, rende necessario apportare una modifica alla "V" cromata che caratterizza lo stemma di Cars. Di seguito viene proposto il confronto tra "Cars" e "Cars 2". Le caratteristiche di quest'ultimo sono le stesse di "Cars 3".
L'espansione della "V", avvenuta sia in alto che in basso, permette al numero di essere parte integrante dello stemma, così come avveniva già per la scritta "Cars". Non si tratta dunque di una semplice aggiunta del numero del film, ma di un mettere nuovamente in discussione la creazione del logotipo. Lo studio effettuato in questo senso risulta efficace nella resa dei rapporti tra ogni singolo elemento. Per quanto riguarda il carattere scelto per i numeri, i designer non si affidano al Magneto Bold, ma ne creano di nuovi. Come visto nelle pagine precedenti, i numeri nel font di Cabarga sono in linea con lo stile generale delle lettere, mantenendo l'inclinazione e le connotazioni principali. I designer della Pixar sembrano staccarsi da questo tipo di scelta, favorendo dei numeri con un'apparenza più solida e meno dinamica, ma la cui leggibilità è sicuramente premiata.
Nella pagina a fianco i dettagli tratti da alcuni poster realizzati per l'uscita dei film "Cars 2", in alto, e "Cars 3", in basso. Girando pagina, a sinistra alcuni esempi di poster in cui compare il titolo del film in diverse lingue. A destra il poster realizzato per l'uscita di "Cars"
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capitolo cinque Copperplate Gothic di Frederic William Goudy
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Insegna da ristorante
Ratatouille Phillip Bradley Bird è un regista americano, sceneggiatore, animatore, produttore e doppiatore occasionale. Ha lavorato come animatore per la Disney, è stato consulente creativo dei Simpsons durante le prime otto stagioni, dove ha contribuito a sviluppare lo stile di animazione dello show e, successivamente, ha diretto il suo primo film d'animazione, Il gigante di ferro (1999). I film a cui lavorò successivamente furono Pixar: Gli incredibili (2004) e Ratatouille (2007). 1
Jan Jaroslav Pinkava è un regista e sceneggiatore ceco-americano. Ha diretto il famosissimo cortometraggio Pixar Geri's Game del 1997, vincitore dell'Oscar per miglior cortometraggio d'animazione. 2
Thomas Keller è uno chef americano , ristoratore e scrittore di libri di cucina . Lui e il suo famoso ristorante The French Laundry a Yountville, in California , hanno vinto numerosi premi (in particolare il Best California Chef nel 1996, e il miglior chef in America nel 1997). Il ristorante è costantemente nell'elenco annuale dei 50 migliori ristoranti del mondo. 3
Nella pagina a fianco, semplificazione partendo dal titolo originale fino a quello composto utilizzando Copperplate Gothic Bold
"Ratatouille" è l'ottavo film prodotto dalla Pixar ed è stato co-sceneggiato e diretto da Brad Bird1 , che è subentrato a Jan Pinkava2 nel 2005. Il titolo fa riferimento a un piatto francese, "ratatouille", che appare alla fine del film, ed è anche un gioco di parole sul fatto che il protagonista è proprio un topolino di nome Remy. Lo sviluppo di Ratatouille iniziò nel 2000, quando Pinkava scrisse le prime linee guida del film. Nel 2005, la Pixar contattò Bird per dirigere il film e rivedere la storia, e lui, assieme agli altri collaboratori del film, ha cominciato a visitare Parigi e i suoi luoghi tipici per trovare ispirazione. Per ricreare il cibo e i piatti tipici di un ristorante sono stati consultati alcuni chef francesi e statunitensi e Bird è stato anche ospitato dal ristorante The French Laundry di Thomas Keller3, l'inventore del byaldi confit, la variante di ratatouille presente nelle scene conclusive del film. Anche il lettering di questo film è stato progettato dalla designer Susan Bradley. In questo caso il carattere dal quale ha trovato ispirazione è il Copperplate Gothic progettato da Frederic W. Goudy alla fine del 1800. In questo caso il titolo riprende l'immaginario delle insegne da ristorante. La scritta "Ratatouille", scritta in Copperplate Gothic Bold - leggermente strecciato e modificato nello spessore delle aste e negli spazi tra le lettere - è posta al centro di una placca ovale in metallo. È presente inoltre un'aggiunta giocosa sulla lettera "I" che richiama il viso del topolino-chef protagonista del film.
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Copperplate Gothic Copperplate Gothic è un carattere tipografico progettato da Frederic W. Goudy4 e pubblicato dall'American Type Founders (ATF) nel 1901. Anche se definito "gotico" (un altro termine per sans-serif ), le lettere hanno piccole grazie che servono ad enfatizzare la parte terminale di tratti verticali e orizzontali. Questo carattere tipografico mostra una combinazione insolita di influenze: i glifi5 ricordano incisioni su pietra o su rame6, l'ampio asse orizzontale è tipico dei caratteri vittoriani, tuttavia il risultato è molto più pulito e lascia un'impressione nitida in stampa tipografica o offset.
AQR AQR I caratteri del Copperplate Gothic Bold (sopra) e Regular (sotto) qui con un corpo di 100 punti tipografici
Goudy ha progettato il Copperplate Gothic solo in maiuscole visto che era destinato a essere utilizzato per titoli e parole chiave piuttosto che per un lungo testo. Si distacca un po' dai progetti che era solito sviluppare, che si rifanno generalmente al genere graziato vecchio stile. Goudy lo creò all'inizio della sua carriera in un periodo in cui aveva bisogno di commissioni, ma fu poi integrato e sviluppato per iniziativa del manager ATF Clarence Marder che propose altre versioni, come gli stili bold e condensed (ma mai uno stile con caratteri in minuscolo).
Frederic W. Goudy è stato un tipografo, artista e type designer americano. È stato il terzo designer di caratteri più prolifico negli Stati Uniti (dietro Morris Fuller Benton e R. Hunter Middleton ), con novanta font progettati e molti altri progetti tipografici. I suoi caratteri più famosi sono Copperplate Gothic e Goudy Old Style. Oltre alla stampa, ha anche lavorato a numerosi progetti di lettering a mano (soprattutto all'inizio della sua carriera) e ha creato un ampio set di "e" commerciali. 4
Il termine glifo in origine indicava un qualsiasi segno, inciso o dipinto, come ad esempio i glifi della scrittura maya o di quella egizia conosciuti invece come geroglifici (dal greco "segni sacri"). In tipografia, un glifo è una rappresentazione astratta di un grafema, di più grafemi o di parte di un grafema, senza porre attenzione alle caratteristiche stilistiche. Per esempio, la sequenza di due lettere <fi> contiene due grafemi (o caratteri) ma potrà essere rappresentata dal solo glifo "fi" nel caso in cui i due grafemi siano combinati in una singola legatura. Viceversa, alcune macchine da scrivere richiedono l'uso di più glifi per scrivere un solo grafema: per esempio due trattini per un tratto lungo, oppure un apostrofo sopra un punto per un punto esclamativo. 5
In inglese la parola "copperplate" significa proprio "piastra di rame". 6
Nella pagina a fianco una foto di Frederic Goudy al lavoro nella sua tipografia Nelle due pagine successive. A sinistra, alcuni dei più famosi font progettati da Goudy. A destra, tre esempi di utilizzo del Copperplate nelle insegne di locali
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Creazione del titolo Per la creazione del titolo di Ratatouille Susan Bradley ha lavorato molto sulle singole lettere, modificandone gli aspetti formali e cambiando i rapporti di chiaroscuro. In questo caso ogni carattere è stato modificato. Abbiamo scelto di prendere ad esempio due lettere, la "R" e la "E", perchÊ riteniamo che siano abbastanza esplicative per quanto riguarda le trasformazioni che sono state attuate per arrivare al risultato finale. Ovviamente le considerazioni riguardanti queste due lettere valgono anche per gli altri caratteri utilizzati per scrivere il titolo. Ogni carattere ha subito alcune modifiche chiave i cui passaggi vengono evidenziati di seguito.
Per prima cosa è stata apportato un notevole allungamento del carattere verso l'alto, che ha inevitabilmente portato alla perdita di alcuni rapporti e proporzioni tra le aste che caratterizzano il Copperplate Gothic. Lo stesso accade nel secondo passaggio, dove si ha invece una compressione che porta ad un restringimento di tutte aste verticali.
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Quest'ultima modifica viene compensata da un deciso ispessimento di tutte le parti della lettera che riequilibra in un certo senso i rapporti persi in precedenza creando una nuova forma che, pur perdendo le proprietà del Copperplate, riesce ad avere una sua dignità tipografica. Infine viene aggiunta una sottile linea nella parte destra di ogni lettera che, riprendendo il profilo del disegno tipografico, simula una specie di ombra esterna conferendo un leggero volume e caratterizzando il carattere avvicinandolo molto agli stili propri delle insegne da ristorante. Bisogna notare che uno degli elementi che piÚ caratterizzano il copperplate Gothic, le grazie, è stato volutamente lasciato invariato e dialoga bene anche con la nuova forma dei caratteri.
La lettera "E" del titolo, con evidenziate in rosso le sue grazie, inalterate rispetto a quelle presenti nel font originale.
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Questo titolo viene reso unico da un espediente che è tipico della Pixar: l'aggiunta di qualche particolare grafico ad alcune lettere. Un gioco che abbiamo trovato in Monsters Inc, in A Bug's life e perfino nello stesso logotipo Pixar, che ha portato a identificare la famosa lampada come vera e propria mascotte dello studio di animazione. Qui troviamo un'aggiunta molto semplice, ma a nostro parere efficacie. Alla lettera "I" maiuscola - che quindi non dovrebbe avere il punto nella parte superiore - viene aggiunto un cerchietto rosato e sfumato che ci ricorda proprio il naso da topolino del protagonista. In piÚ alcune semplici linee simulano i baffetti e un piccolo cappello da chef completa il tutto ricreando un po' il viso del personaggio del film ed evidenziando ancor di piÚ il gioco di parole tra il titolo, il piatto tipico e la natura del protagonista.
Nella pagina a fianco, uno dei poster del film dove non appare ne il nome della Disney ne quello della Pixar, ma è stato aggiunta la pronuncia della parola tra parentesi
Sono stati creati diversi tipi di poster per pubblicizzare il film, in alcuni questo particolare era presente, in altri era stato eliminato. A volte veniva presentata anche una parte aggiuntiva in giallo che suggeriva la pronuncia della parola francese "Ratatouille".
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Fonti Cees W. de Jong, Alston W. Purvis, Jan Tholenaar, Type. A Visual History of Typefaces & Graphic Styles, Taschen, 2017 www.annyas.com www.artofthetitle.com www.behance.net www.brand-identikit.it www.brandsoftheworld.com www.chromeography.com www.fontmeme.com www.fontsinuse.com www.geefwee.com www.ilovetypography.com www.kylelovesanimationnmore.wordpress.com www.linotype.com www.logos.wikia.com www.pixar.com www.susan-bradley.com www.thunderchunky.co.uk www.typografie.info www.typographicmatchmaking.com www.typophile.com www.typotheque.com
Politecnico di Milano - Scuola del Design Corso di laurea in Design della Comunicazione Typographic Design - prof. James Clough A.A. 2017-2018