Il Gracidio

Page 1

VAT E LE

PR

OGETT

O

il gracidio la voce delle rane

Riqualificazioni e dintorni: un pensiero più ampio sul nostro futuro Ormai da tempo, circa un decennio, si parla di opere infrastrutturali che potrebbero radicalmente cambiare volto al nostro paese. Alcune di queste in modo profondo, altre in modo più “leggero” ma comunque chiaramente visibile. I progetti sono tornati attualissimi visto che nel corso degli ultimi mesi pare abbiano iniziato a svilupparsi ragionamenti sempre più pratici e meno teorici che potrebbero portare alla realizzazione delle diverse opere in tempi brevi. Queste opere, sostanzialmente, trasformeranno parti del nostro territorio sostituendo zone agricole (o comunque zone attualmente non edificate) in zone dal fortissimo impatto di catrame, smog e cemento.

talmente fitta che possiamo trovare qualsiasi prodotto di cui necessitiamo nel raggio di meno di 10km (anche meno); E allora torna attualissima l’originaria idea di sviluppare questa zona affinché sia davvero utile gli abitanti del nostro comune, cercando il minimo impatto ambientale e al tempo stesso favorendo la piccola distribuzione, quella che una volta chiamavamo “a conduzione famigliare” o “la bottega”: fornai, pasticceri, calzolai, ferramenta. Perché quindi non chiedere agli investitori di sviluppare l’area AT2 con un mix di negozi al dettaglio integrato in una più ampia possibile area verde?

Ora i temi sono due: l’utilità di queste opere e l’impatto ambientale che le stesse portano. Del tema IPB (Autostrada Bergamo-Treviglio) se ne è parlato molto e, se per esso pare esserci un parere fortemente contrario all’opera da parte di tutte le forze politiche e non di Levate, per la realizzazione di un Polo Commerciale nella zona AT2 non è ancora ben chiaro quale sia il progetto e di conseguenza la sua effettiva utilità per la comunità. Il dubbio che spontaneamente sorge è: tale realizzazione sarà davvero a favore dei levatesi o sarà la solita e ormai scontata opera che porterà beneficio solo a pochi grandi distributori di beni e servizi? Lo sviluppo commerciale dell’area in cui viviamo ha già portato ad un carico piuttosto elevato di attività commerciali e quindi siamo convinti che un nuovo ed ulteriore centro commerciale (inteso come polo di negozi e di servizi) non sia assolutamente di strategica importanza per i cittadini del nostro paese e, più in generale, per i cittadini dei comuni limitrofi. La rete commerciale (fisica e dell’e-commerce) è ormai

La terza opera, purtroppo già in corso di realizzazione, è quella che riguarda la “riqualificazione” di Viale Rimembranze. Vogliamo davvero fingere di credere che l’abbattimento di una trentina di alberi vecchi di oltre 50 anni ma che godono di ottima salute sia riconducibile alla parola “riqualificazione”? Certo, i problemi che hanno negli anni creato le loro radici al manto stradale e ad alcune abitazioni private vanno risolti, ma tra gli estremi del “non fare nulla” e “abbattimento degli alberi” siamo davvero sicuri che nel mezzo non ci siano


il gracidio la voce delle rane soluzioni a tutela sia dei cittadini che del verde? Siamo davvero certi che nel 2020 non si possano trovare soluzioni alternative ad un così radicale intervento? Il nostro parere è che il progetto in corso segnerà pesantemente un pezzo del nostro comune e il peso (negativo) dell’abbattimento degli alberi sarà molto più ampio del risultato che porteranno le nuove piantumazioni e la revisione della viabilità della zona. La valutazione dell’impatto ambientale di quel che decidiamo di fare deve essere uno dei principali cardini che guidano le nostre scelte; in un mondo che sta urbanisticamente cambiando sempre più velocemente, non più di decennio in decennio ma di anno in anno, il tema del “verde pubblico” diventa sempre più importante. L’impronta ecologista che la nostra società si era prefissata di calcare ad inizio del nuovo millennio non ha purtroppo avuto una fortunata sorte e nel recente passato stiamo assistendo ad una urbanizzazione selvaggia di qualsiasi parte del territorio che risulti inutilizzata come se qualsiasi campo, terreno, prato incolto debba per forza essere utilizzato per costruire qualcosa.

svoltando finalmente verso una soluzione più green: rafforzare il trasporto merci su rotaia, sviluppare in modo deciso e forte il trasporto pubblico per facilitare le persone negli spostamenti, soprattutto quelli brevi, rivedere le rotte commerciali delle grandi industrie che volte paiono assurde aiutando le stesse a trovare soluzioni migliori per garantire lo spostamento delle merci. Non si tratta quindi di trovare una soluzione ad un “piccolo” problema rientrante nel perimetro dei confini comunali ma si tratta di iniziare a ragionare con una vista più ampia e con un respiro più lungo. Il momento in cui bisognava fermarsi a pensare al futuro più sostenibile è passato da un po’ ma questo non significa che non si possa ancora cambiare rotta. Il nostro pensiero non è volto a contrastare il progresso o comportarsi come gamberi retrogradi, ma è un pensiero di più ampie vedute che considera il verde, l’ecologia, la salute come principali temi da salvaguardare in un progresso che sia sostenibile per l’uomo e non solo per i suoi interessi economici. “Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso.” (Confucio)

•••

Vie Rimembranze: il fine ciclo funzionale di un viale alberato

La domanda che ci poniamo quindi è molto semplice: necessitiamo davvero di nuove strade, di nuove autostrade e di nuovi poli commerciali? Secondo noi no, non solo nel nostro territorio ma anche in tutta la vasta area, di strategica importanza europea, qual è il nord Italia che è ormai sovraccarica di industrie, centri commerciali, grandi vie di comunicazione e quindi di traffico ed inquinamento. La soluzione al problema del traffico non può essere lo sviluppo di nuove strade ma piuttosto un cambio di rotta sulla modalità del trasporto, sia di merci che di persone,

Durante l’assemblea pubblica tenutasi il giorno 16/09/2020 presso la sala civica di Levate, i pochi e contingentati partecipanti – la maggior parte erano i residenti – hanno assistito alla presentazione di ciò che si sta realizzando in via Rimembranze (lavori avviati il 12/11/2020). Riprendendo al delibera di Giunta n. 75 del 16/06/2020 sullo studio di fattibilità, leggiamo che “l’opera pubblica denominata “Rifacimento Viale Rimembranze“ per l’importo complessivo di € 350.000,00 con previsione di stanziamento con mezzi propri di bilancio e relativa previsione di entrata nel bilancio per l’ anno 2021” altro non è che quanto già di previsione della precedente amministrazione da realizzarsi, però, nel corso del 2020 come da programma triennale delle opere pubbliche 2019/2021. Pertanto, nulla di nuovo rispetto al piano OOPP che Progetto Levate, come gruppo di maggioranza, aveva approvato nel corso dell’ultimo mandato. Tuttavia, sempre nella stessa delibera, apprendiamo che l’Amministrazione ha deciso di destinare interamente i fondi regionali per


il gracidio la voce delle rane l’emergenza Covid per la cosiddetta “Messa in sicurezza e riqualificazione urbana del viale Rimembranze”, facendo così marcia indietro rispetto al proprio cronoprogramma, anticipando i termini dell’intervento, e all’investimento iniziale (200mila€ e non più 350mila€ come previsti dalla precedente Amministrazione). Anche in questo caso, notiamo un certo desiderio di accelerare i termini a discapito di una più attenta pianificazione che tenga conto di tutte le problematiche riguardanti il nostro territorio: a dicembre 2019 con il bilancio di previsione che portò ad aumentare l’addizionale IRPEF comunale e oggi con il piano delle opere pubbliche. Solo che, ancora una volta, riteniamo che l’eccessiva fretta porti a risultati poco vicini agli interessi dei levatesi. I fondi stanziati dalla Regione Lombardia, si legge dal DGR 3313 del 5 maggio 2020, avevano/hanno diverse destinazioni. Tra queste, l’unica possibile per ottenere il finanziamento è considerare l’intervento di via Rimembranze come una riqualificazione urbana.

Quest’ultima consente una prima riflessione sull’uso del termine riqualificazione. Basta prendere un qualsiasi dizionario per dedurre che questo intervento è poco o per nulla riqualificante. Infatti, a nostro avviso, l’abbattimento di 33 Celtis Australis (Bagolare) che godevano di ottima salute non rientrerebbe, se non per ampia stensione, nelle previsioni regionali sull’uso dei fondi stanziati. Quello che fu il viale alberato che, da oltre 50 anni, conduceva al cimitero non c’è più e averlo sacrificato nel suo insieme in nome di possibile finanziamento regionale ci rabbrividisce poiché, ancora una volta, emerge l’aspetto economico e opportunistico delle decisioni prese da coloro che dovrebbero, quantomeno, condividere con i cittadini tali

scelte in una dimensione più collaborativa e non di mera presa d’atto. Il nostro piano di opere pubbliche già nel 2018 aveva previsto di intervenire prevedendo una spesa di 350mila€ con le seguenti linee guida: conservazione del preesistente laddove non diversamente dimostrata la pericolosità e l’instabilità dei Celtis; intervento di rispristino e sistemazione dei manufatti preesistenti privati e pubblici. A queste linee guida sono seguiti alcuni studi di fattibilità presentati in successiva sede agli interessati, tra cui gli stessi residenti di via Rimembranze. Rispetto all’intervento attuale si potrebbe obiettare un costo superiore di circa il 40%. La risposta è contenuta nelle diverse posizioni espresse dai tecnici a suo tempo ingaggiati, tuttavia non ci nascondiamo nell’affermare che tutto ciò, pur apparendo antieconomico, va nella direzione di mantenere l’esistente considerandolo un patrimonio e non un qualcosa che abbia esaurito la propria funzione. Durante l’ assemblea, infatti, le parole utilizzate per giustificare tale abbattimento sono state: “tali piante hanno esaurito il proprio ciclo funzionale”. La domanda che ci poniamo è “ma funzionali a cosa?”. Le piante fanno ciò per cui sono nate: assorbono CO2, producono ossigeno, rinfrescano nei periodi caldi e abbelliscono il paesaggio. Ora non ci pare che tali funzionalità siano venute meno. Possiamo essere d’accordo sui potenziali disagi arrecati alle proprietà sempreché non siano riconducibili al tema del fogliame che non solo in via Rimembranze ma, in ogni dove, ogni anno si ripropone con disagi - se così vogliamo chiamarli - identici per tutti. È innegabile che il periodo che stiamo vivendo sia pervaso da una certa incertezza ma che, a nostro avviso, dovrebbe, a maggior ragione, for sollevare dubbi a coloro che sono chiamati a decidere sull’uso dei fondi erogati da terzi e destinati alla comunità levatese. Invece, rileviamo una discutibile gestione che ha portato a impegnare l’intero stanziamento su un intervento sicuramente importante ma con un interesse scarsamente distribuito e marginalmente avvertito dall’intera comunità levatese. Ci chiediamo quante altre “vie Rimembranze” ci sono a Levate oggetto di possibili interventi di riqualificazione (secondo i canoni discutibili utilizzati dall’Amministrazione). Se poche o molte, purtroppo, non ci è dato di sapere in quanto pare non esserci un piano che ragioni a 360 gradi e abbia una visione d’insieme sul verde pubblico levatese. Quanto da noi evidenziato aveva ed ha il solo scopo di aprire un confronto - cercato e mai realizzato con chi ci amministra - su temi che interessano l’intera comunità e che, specie


il gracidio la voce delle rane in questo periodo, richiedono la massima attenzione soprattutto quando si vanno a destinare fondi di questa portata, formalmente destinati al rilancio di un’economia colpita dal Covid ma sostanzialmente impiegati in una apparente riqualificazione che, a nostro avviso, non è funzionale se non ad abbattere 33 piante che godevano di ottima salute.

Serve ripensare tutta l’area in modo organico ed attuale. E lo diciamo come Progetto Levate, proprio perché abbiamo vissuto direttamente la storia del PGT, del Bailino e dell’AT2 e molti dei cambiamenti che sono avvenuti in questi anni e responsabilmente riteniamo che si debbano dare risposte adeguate ai tempi ed ai problemi che cambiano.

•••

AT2 Bailino L’Ambito di Trasformazione denominato AT2 Bailino è stato introdotto dal vigente Piano di Governo del Territorio per rispondere alla duplice necessità di riqualificare un’area degradata e di dotare il quartiere Bailino di servizi di vicinato altrimenti disponibili solo nel centro del Paese. Per questo il PGT inserì un intervento che comprendesse un insieme di funzioni e servizi che rispondesse alle richieste che gli abitanti del quartiere avevano presentato all’amministrazione in fase di predisposizione e sviluppo del PGT. Si chiedevano negozi di vicinato, locali di ritrovo e socializzazione, piccole realtà commerciali e direzionali. Negli anni seguenti l’approvazione del PGT, vennero presentati all’Amministrazione diversi progetti di intervento da parte della proprietà dell’area che però non trovarono mai il consenso del Comune perché non rispettosi delle prerogative e delle finalità che l’Amministrazione si era prefissata. Erano tutti progetti troppo sbilanciati verso la cementificazione e la destinazione puramente commerciale dell’area. Nessun progetto venne quindi approvato ed autorizzato. Nel frattempo inoltre due elementi importanti del disegno urbanistico del quartiere Bailino, ovvero la localizzazione nel quartiere della nuova scuola materna e l’intervento degli ex Ospedali Riuniti, vennero meno e con essi la fondamentale funzione di interconnessione tra centro del Paese e Bailino per aumentare la permeabilità interna del tessuto urbano. Oggi che la questione dell’AT2 ritorna alla ribalta perché si discute della rotatoria sulla ex ss42 e della strada di collegamento tra con il Bailino che l’Amministrazione ha deliberato di non sottoporre a Valutazione Strategica, è necessario, a nostro avviso, avviare una riflessione globale su AT2 e quartiere Bailino.

Facendo un’analisi responsabile della situazione attuale riteniamo che oggi si debbano dare risposte nuove a problemi che cambiano. Questo non vuole dire rinnegare le scelte di allora ma essere realistici, avere chiaro l’obiettivo finale, capire i cambiamenti, gestirli e non subirli ed essere capaci di intervenire per migliorare le soluzioni. Mai come oggi i mutamenti sono rapidi e ciò che è stato deciso dieci anni fa ora può non essere la scelta migliore. Non c’è nulla di male nel cambiare le proprie scelte se lo si fa in modo coerente con le proprie convinzioni e si colgono il mutare delle esigenze e delle necessità. Guai a chi non cambia mai, a chi resta fermo nelle proprie convinzioni anche quando i riferimenti cambiano, quando il mondo cambia. Quindi principi ben chiari e apertura ai cambiamenti. Victor Hugo diceva “Fate come gli alberi: cambiate le foglie e conservate le radici”. Per noi le radici sono la convinzione che un’Amministrazione deve sempre pensare in modo sinergico alle persone, al territorio ed ai servizi e cercare soluzioni di ampio respiro nella consapevolezza che non c’è nulla di immutabile; le foglie sono le scelte che giorno per giorno devono essere prese con sguardo aperto e animo disponibile. In dieci anni lo scenario di riferimento è cambiato e le risposte devono cambiare. Dieci anni fa non c’erano tutti i centri commerciali che ci sono oggi, si pensava che l’area degli Ospedali Riuniti dovesse svilupparsi in tempi brevi con la nuova viabilità, si stava per completare il raddoppio


il gracidio la voce delle rane della ferrovia Bergamo- Treviglio. Insomma, uno scenario diverso che aveva portato alle scelte del PGT di allora. Oggi non è più così. Oggi lo scenario è cambiato, le prospettive sono cambiate. Oggi ci sono centri commerciali grandi e piccoli a poca distanza dal quartiere; oggi l’intervento degli Ospedali Riuniti sembra del tutto dimenticato; la Scuola Materna è dalla parte opposta del Paese. Oggi lo scenario è cambiato! Ed allora le risposte devono cambiare. Non si può restare fermi mentre il modo corre, non si possono proporre ostinatamente le stesse soluzioni di allora anche se “allora” erano giuste. Oggi forse non lo sono più! Pensiamo allo sviluppo commerciale della porzione di provincia in cui viviamo che ha già portato ad un carico elevato di attività commerciali e ci chiediamo se davvero un nuovo ed ulteriore polo commerciale secondo i progetti presentati sia di strategica importanza per i cittadini del nostro paese, se la viabilità proposta sia sostenibile e quali ricadute avrebbero per il Bailino e per Levate: un beneficio o un problema? La nostra proposta è, e lo abbiamo detto anche al Consiglio Comunale, di avviare uno studio globale del quartiere Bailino, partendo dall’analisi storica delle necessità, che analizzi i cambiamenti e proponga le soluzioni che oggi sono più idonee. E’ un’occasione importante che speriamo l’Amministrazione non si lasci sfuggire: non si intervenga a compartimenti stagni pensando di poter trattare l’area del territorio levatese ad Est della ferrovia a piccole porzioni, come elementi autonomi e disgiunti, ma si avvii una revisione globale del PGT per dare al Paese risposte al passo con i tempi.

•••

Utilizzo a fini sociali dei finanziamenti messi a disposizione dalla Regione Lombardia per l’emergenza Covid Il Consiglio regionale il 4 maggio us ha approvato la Legge regionale n.9 con cui ha stanziato 3 miliardi di euro per la ripresa economica, a seguito dell’emergenza causata dal Covid-19. Delle risorse stanziate, la somma di 400.000.000 di euro è stata destinata a favore di Comuni, Province e Città Metropolitana di Milano. Le risorse rivolte ai Comuni potevano essere utilizzare per

opere pubbliche in materia di: sviluppo territoriale sostenibile, ivi compresi interventi in materia di mobilità sostenibile, nonché interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale, abbattimento delle barriere architettoniche e interventi per fronteggiare il dissesto idrogeologico e per la riqualificazione urbana; efficientamento energetico, ivi compresi interventi volti all’efficientamento dell’illuminazione pubblica, al risparmio energetico degli edifici di proprietà pubblica e di edilizia residenziale pubblica, nonché all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili; rafforzamento delle infrastrutture indispensabili alla connessione internet, con particolare riferimento alla fibra ottica e alla realizzazione e ampliamento di aree “free wi-fi”; Progetto Levate aveva già espresso delle proprie considerazioni rispetto al difficile periodo che abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo a causa dell’emergenza Covid. Aveva già infatti messo in luce che la particolare situazione che stiamo vivendo richiede una nuova e ben più attenta gestione delle risorse e soprattutto delle problematiche sociali. La perdurante crisi economica iniziata nel 2008 aveva di fatto già portato ad un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie, ad un aumento delle disuguaglianze sociali estendendo la vulnerabilità anche a fasce di popolazione normalmente non coinvolte in questo tipo di problemi e creato l’urgenza di trovare risposte innovative rispetto all’abitare spazi e luoghi. Aspetti questi che si sono maggiormente acuiti con l’emergenza dettata dal Covid che sta portando alla necessità di rispondere ad un bisogno plurimo e non categorizzabile che sia in grado di uscire da una logica di pacchetti frammentati di assistenza specialistica per far emergere nuove forme di convivenza e di valorizzazione e interconnessione delle potenzialità che esistono all’interno delle Comunită (si può torgliere). E allora ci siamo chiesti: come avremmo potuto investire le risorse messe a disposizione per l’emergenza Covid ? La nostra proposta sarebbe stata quella di investire sull’acquisto e riattamento dell’immobile sito in via Mirandola per adibirlo ad un progetto di sperimentazione sociale poichè riteniamo che ciò che stiamo vivendo non sia solamente un’emergenza sanitaria ma un’emergenza umanitaria che deve portare a sperimentare nuove forme di convivenza e soprattutto del sostegno delle persone fragili. Avremmo quindi investito in un ptogetto che andasse a


il gracidio la voce delle rane lavorare contemporaneamente sulla rigenerazione urbana e sulla generatività sociale per dare risposta sia al tema della casa che a quello della tenuta sociale. È per noi interessante infatti pensare alla promozione di politiche di housing sociale nel nucleo antico orientate al cohousing, in modo da riuscire a contemperare forme di mutualità e costruire forme di welfare di comunità e generando un risparmio mediante l’economia della condivisione (share economy). L’immobile, la cui ristrutturazione avrebbe anche potuto beneficiare dell’Ecobonus del 110% messo a disposizione dal Governo, avrebbe previsto la sistemazione di alloggi per anziani, per giovani coppie e/o studenti universitari e per persone con disabilità (beneficiando anche dei fondi messi a disposizione dalla legge 112/2016). Si prevedeva la realizzazione di uno spazio condiviso da adibire a uso sociale per vari scopi tra cui la condivisione del momento del pranzo tra le persone che abitano all’interno dell’immobile e di persone che, essendo sole, avrebbero così trovato un luogo di condivisione del pasto e non solo. Avere una pluralità di soggetti con una tenuta della progettualità sociale da parte del Comune, avrebbe consentito anche di sperimentare forme di mutualità e di condivisione di spese legate alla figura del badante sociale e figure socio-sanitarie. Questo immobile poteva quindi davvero essere generativo di prassi e modalità del vivere insieme che avrebbero potuto rinsaldare quei legami sociali che purtroppo , molto spesso, questo periodo sta velocemente sgretolando lasciando soprattutto ancor più sole le persone prive di una rete parentale e amicale solida.

•••

Una riflessione sulla crisi COVID-19 Negli anni abbiamo dato per scontato che alcuni valori fondamentali quali la salute, l’istruzione, il lavoro, l’economia di base, i servizi fossero ormai un bene acquisito e disponibile sempre e comunque per tutti, così ce ne siamo disinteressati ed abbiamo rivolto le nostre attenzioni altrove convinti di poterlo fare perché tutelati da una struttura sociale forte e sicura. Il COVID-19 ci ha fatto capire che abbiamo fatto un grande sbaglio perché i valori fondamentali non sono scontati ed ora dobbiamo provare a ripensare il nostro modello di

comportamento e modificare la scala dei valori e delle priorità. Anche Levate ha dovuto fare i conti con questa crisi e ha pagato un prezzo altissimo che lascia un segno indelebile in ognuno di noi. Se si è riusciti a resistere e ad andare avanti comunque, lo si deve soprattutto ai singoli, ai volontari, a tutti i fornitori di servizi essenziali – medici, farmacisti, negozianti, insegnanti, forze dell’ordine, dipendenti comunali, amministratori, operatori ecologici – ai quali deve andare il più sentito Grazie ! da parte di tutti noi. Questa esperienza ci ha fatto capire che dobbiamo impegnarci, tutti insieme, per essere pronti, più organizzati e meno fragili di fronte alle avversità. E noi, come Gruppo che rappresenta in Consiglio Comunale una parte dei Levatesi vorremmo che il Paese riflettesse su quanto accaduto fare un passo in avanti e mettere le basi per una società rinnovata, non solo a Levate ma in tutta l’Italia perché non siamo un’isola, siamo parte di un insieme molto più grande che ha bisogno del contributo di ognuno di noi perché tutti, alla fine, possiamo essere più sicuri e possiamo guardare al futuro con maggiore serenità. Per farlo dobbiamo guardare a ciò che non ha funzionato ed alle criticità che sono sotto gli occhi di tutti, ovvero: la sanità, l’assistenza, la scuola, i servizi alla persona; il lavoro, le produzioni strategiche, la distribuzione; la comunicazione sociale; l’informazione rispettosa della verità e dei basilari principi etici, chiara, univoca e veritiera; il coordinamento e la gestione delle emergenze e del postemergenza; Non illudiamoci di essere in grado di cambiare il mondo ma pensiamo di poter dare un contributo anche piccolo ma che possa crescere ed espandersi verso l’esterno. Perché non pensare di organizzare alcune strutture di riferimento (sul modello del C.O.C. Centro di Coordinamento Comunale) che dovrebbero essere sempre attive nel Paese per affrontare le possibili emergenze. Ad esempio: Una struttura Tecnico-Operativa che coordini le azioni del Comune e sia di interfaccia gli Enti superiori. Una serie di Gruppi di Lavoro - o Commissioni o Unità Operative - per i vari settori quali: Sanità. Per gestire, attraverso le realtà locali – Medici, Farmacisti, ATS - le emergenze sanitarie applicando le direttive ricevute e sviluppando proprie capacità di intervento.


il gracidio la voce delle rane Assistenza. Per gestire le emergenze assistenziali sia per persone in situazione di fragilità cronica che per le persone colpite direttamente o indirettamente dalle emergenze. Scuola. Per gestire la necessità di supporto diretto ed indiretto alle scuole del paese ed agli studenti che frequentano scuole fuori dal territorio comunale durante le situazioni di emergenza. Servizi. Per gestire l’erogazione dei servizi essenziali (servizi alla persona, servizi collettivi, pratiche, richieste, operazioni varie, trasporti, manutenzioni, comunicazioni, etc….). Produzioni strategiche. Per gestire la produzione di beni di consumo e prodotti strategici (alimentari, sanitari, reti di comunicazione, manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e delle infrastrutture, etc…). Comunicazione Sociale. Per gestire la comunicazione in modo puntuale, attento, preciso, chiaro, corretto ed efficace (Social media – Internet – Comunicazione cartacea mirata – comunicazione vocale, etc.) Come fare? E’ un lavoro che deve ovviamente essere organizzato e coordinato dall’Amministrazione Comunale con il supporto di tutti, attraverso l’ istituzione di una Commissione o di un Gruppo di Lavoro che, definito il piano strategico, sviluppi il programma di realizzazione e si faccia carico di interfacciarsi con le realtà interessate per arrivare alla definizione della struttura di Gestione delle Crisi che mantenga costantemente monitorata la situazione, definisca le necessità e identifichi responsabilità e procedure operative nonché le necessità strumentali, e le scorte strategiche per la sicurezza personale e collettiva. Noi come Progetto Levate l’abbiamo più volte fatto presente all’Amministrazione e siamo pronti a collaborare e lavorare su questo tema che non ha colori politici, sempre più convinti che “Oggi più che mai conta il Noi ! ! !” Possiamo imparare dalla crisi COVID-19? Si, come da tutte le crisi che generano difficoltà e dolore, anche l’epidemia di COVID-19 può comunque lasciarci qualche interessante spunto di riflessione per modificare in meglio i nostri comportamenti. Ne vogliamo citare alcuni che ci sembrano importanti: Lo “Smart Working” o, più semplicemente, il “Lavoro a distanza”. In questi mesi ci siamo resi conto che ci sono lavori che

possono essere svolti, in parte, anche da casa riducendo gli spostamenti, l’inquinamento, il tempo perso nelle code del traffico o nelle attese dei mezzi, e lasciando più spazio alla famiglia, alle necessità di casa ed alla cura dei famigliari che necessitano di assistenza. Se ben organizzato e gestito può essere un modo nuovo di lavorare per molte persone con vantaggi sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Una grande opportunità. L’uso delle tecnologie informatiche. Non tanto per perdersi nei vari “Social Media” ma per sfruttare al meglio le possibilità che la tecnologia offre. Abbiamo già sperimentato le ricette mediche telematiche, le prenotazioni di esami clinici, servizi, e prestazioni attraverso le applicazioni; possiamo pensare che queste esperienze diventino la consuetudine per semplificarci la vita, evitarci spostamenti, code, attese, ed avere più tempo per noi. La riduzione dell’inquinamento L’inquinamento dell’aria si è ridotto. L’aria è più pulita e si respira meglio. (alcuni studi dicono che l’elevata percentuale di contagi nella nostra area è stata determinata anche dall’inquinamento dell’aria che ha favorito la diffusione del virus). E con la riduzione dell’inquinamento e del traffico si sono visti più animali riprendersi un pezzo di natura che gli avevamo rubato. Un bel segno. La capacità di rinunciare al superfluo- Forzatamente abbiamo dovuto rinunciare a molte abitudini ormai consolidate ma, a volte, superflue: gli esodi per i fine settimana, gli affollamenti ai centri commerciali, le “movide”, le corse alle spiagge o alle piste di sci. La crisi ci ha fatto capire che forse ci vuole più attenzione, più moderazione. Tutto ciò non deve andare perso. Noi ci auguriamo che a partire dalla realtà locale, ci si rendiamo conto di quanto di positivo c’è in questi comportamenti,. Ed allora perché non riflettere anche su questo, tutti insieme, a partire da chi amministra, per provare a cambiare in meglio le nostre abitudini ?


… le scelte che non avremmo fatto: • non avremmo aumentato l’IRPEF: non era necessario e non si sa quali “servizi in più” porterà ai levatesi. • non avremmo modificato il contratto di affitto dell’area del ripetitore di viale Italia: avere 120.000 € ora e rinunciare a 13.000€ all’anno per i prossimi 20 anni non la consideriamo una decisione saggia; • non avremmo concesso la prerogativa di avere 2 posti all’asilo nido al finanziatore dei lavori di ristrutturazione: • non ci sembra una decisione rispettosa di tutti gli altri utenti. • non avremmo perso l’occasione di presentare osservazioni al PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) in relazione alla proposta di realizzare l’autostrada Bergamo – Treviglio: era l’occasione “istituzionale” per ribadire l’opposizione di Levate all’Autostrada. • non avremmo asfaltato il tratto terminale di viale Italia, pochissimo frequentato. A chi serve?: avremmo asfaltato il resto del viale molto più frequentato e con il manto d’asfalto in cattive condizioni. • non avremmo utilizzato fondi COVID per ridurre del 50% la tassa rifiuti alle aziende ed alle attività commerciali: • avremmo pensato prima ai cittadini, è una scelta politica. • non avremmo utilizzato i fondi COVID per finanziare i lavori in via Rimembranze: i fondi COVID li avremmo utilizzati per interventi strutturali connessi alle emergenze: sanità, scuola, servizi.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.