KYOSS - MENSILE N. 173 dicembre 2014 - POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N째 46) ART. 1, COMMA 1, NE/PD - EURO 7,00
dicembre 2014
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kyoss si trova nei musei italiani e nei luoghi dell’arte, del design, dell’architettura, della musica, del teatro, della danza e della letteratura
Art Director, Direttore Responsabile: Simone Pavan artdirector@kyoss.it free press mensile
DICembre GRANDI VIAGGI
Dicembre 2014 anno 14 numero 173 Capo redattore: Elisabetta Badiello redazione@kyoss.it Progetto grafico: Kyoss Agency Fotografia: Wilder Arley Biral Simone Pavan Hanno collaborato a questo numero: Cristiana Albertini Guendalina Anzolin Elisabetta Badiello Michele Bertuzzo Marianna Bonelli Anna Caldera Andrea Danzo Stefano Danzo Joelle De Jaegher Enrica D’Incalci Laura Ferraro Michela Luce Alessandra Plichero Gelindo Pretto Giorgia Riconda Carlo Stratta Giorgia Toscani
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ALL’INIZIO FU CICLOTURISMO INTERVISTA COSA SUCCEDE IN CITTà MUSEUM DESIGN RUBRICHE kyoss.diariodelweb.it
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MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TRENTO E ROVERETO
Museo delle Scienze di Trento
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Museo Design Chiasso Svizzera
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l’altra copertina
La fotografia di Marco Mancini La perfezione imperfetta dell’individuo vista da un fotografo autodidatta www.kyossplus.tumblr.com
ALL’INIZIO FU CICLOTURISMO Di Elisabetta Badiello
Parlando in chiave italica c’è un’istituzione che si è adoperata più di ogni altra per lo sviluppo turistico del nostro paese, fin dalle origini: è il Touring Club
Viaggiamo da sempre. Spostamento e migrazione sono iscritti nel nostro patrimonio genetico, fin dall’origine. Se in principio per necessità di sopravvivenza, successivamente furono il desiderio di scoperta e conoscenza a spingerci a varcare l’ignoto, fossero terre o popoli. Nel medioevo, grandi viaggi erano i pellegrinaggi mossi da motivi religiosi e in seguito a spostarsi furono i giovani aristocratici europei che nel XVII secolo partivano per il Gran Tour, soprattutto alla volta del nostro paese, per un’esperienza che era innanzitutto di formazione e poteva durare da pochi mesi fino a qualche anno. Italia voleva dire cultura classica. Si studiavano l’architettura e le arti, si visitavano i siti archeologici che raccontavano e mostravano lo splendore della civiltà romana e greca. L’Italia era meta obbligata dei giovani di buona famiglia di tutta Europa. Non turismo come oggi lo intendiamo ma desiderio di conoscere, di formarsi grazie al contatto con la ricchezza del nostro patrimonio, che non ha eguali nel mondo. Il primo viaggio organizzato di massa spetta a un intrepido inglese, Thomas Cook, che nel 1841 realizzò un tour di 11 miglia in treno per ben 570 persone, dando avvio a quella che conosciamo come moderna industria turistica. Parlando in chiave italica c’è un’istituzione che si è adoperata più di ogni altra per lo sviluppo turistico del nostro paese, fin dalle origini: è il Touring Club. All’inizio fu cicloturismo! Oltre alle carrozze trainate da cavalli e alla ferrovia che rappresentava l’avvento della modernità, la bicicletta costituiva il mezzo principe per gli spostamenti quotidiani così come per il viaggio. Era novembre 1894 quando 57, tra imprenditori, pubblicisti, commercianti, professionisti, impiegati, tutti accomunati dalla passione e dalla pratica ciclistica, decisero di costituire il Touring Club Ciclistico Italiano. In quegli anni le strade erano considerate secondarie rispetto ai collegamenti ferroviari e proprio il Touring si adoperò per la sistemazione delle vie di collegamento. 8
Percorrere sterrati, disseminati di buche e insidie, non era agevole nemmeno con la due ruote. Spesso gli spostamenti si rivelavano una vera impresa come quel tragitto Milano Roma che nella primavera del 1895 una sessantina di soci, tra Veloce Club e Touring Club, affrontarono per ben 750 chilometri in sella a una bicicletta, con bagaglio a seguito, in ferrovia. Le strade vanno di pari passo con i segnali. Quindi, oltre al problema viario, lo sviluppo turistico dell’Italia passò anche attraverso la necessità di segnaletica. Da principio, niente strade e niente indicazioni finché il Touring istituì al suo interno, una sezione dove venivano prodotti i cartelli stradali: nel 1915 erano 15.000 i cartelli realizzati dal Club e sistemati a indicare i percorsi. Così come fu il Touring Club a ideare le prime cartine turistiche stradali che fino ad allora erano appannaggio dell’Istituto Geografico Militare. La missione era “far conoscere l’Italia agli italiani”, dalle bellezze naturali al patrimonio artistico. Arrivano poi nel 1900 le auto e, comprese le sue potenzialità turistiche, il Touring divenne Touring Club Italiano dandosi da fare in una serie di iniziative come le convenzioni con autofficine, realizzando una rete di distribuzione di benzina e fornendo ai soci le targhe automobilistiche. Compreso che nulla come le strade, anzi le autostrade, avrebbe unito fisicamente l’Italia, il Touring si prodigò nell’invenzione e la costruzione della Milano Laghi, la prima autostrada al mondo. Così, passo dopo passo, aprì nuove vie e nuove prospettive contribuendo più di ogni altro a far scoprire il nostro paese.
AT FIRST THERE WAS CYCLING TOURISM By Elisabetta Badiello
Traveling and migrating have always been part of our genes. At first it was for a need to survive, then for a desire of discovering and learning that lead us beyond the unknown, be it lands or people. In the Middle Ages, pilgrimages were moved by religious reasons and then European aristocratic youngsters left for the Grand Tour in the 17th century, mainly towards Italy for an learning experience that could last a few months or even a few years. Italy meant classical culture, architecture, arts, archeology of the Roman and Greek civilizations. Italy was a must for the wealthy Europeans’ youth. It wasn’t tourism in the way we think of it today but rather a wish to learn, to be educated thanks to contact with the wealth of our heritage, with no parallel worldwide. The first mass organized trip was thanks to an intrepid Englishman, Thomas Cook, who set up an 11 mile train tour for 570 people in 1841, giving life to what we now know as the modern tourist industry. In Italy there’s an institution which committed itself to developing
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tourism in our country more than any other from the start: the Touring Club. They started with cycling holidays. Bikes were the main means of transport and for holidays, as well as horse-drawn carriages and trains In November 1894 57 professionals who were all keen on cycling, decided to establish the Italian Cycling Touring Club. In those days roads were secondary compared with railways and Touring Club made efforts for improving the road system. Shifts were often a real challenge like the Milan Rome route that in the Spring of 1895 about sixty members took on for as much as 750 kilometers on a bike, with their luggage, by train. Roads go hand in hand with road signs so, as well as the road issue, Italian tourism development went through the need of signals. There were no roads and no indications at the beginning, until Touring established its own section to produce road signs: in 1915 the Club had made and arranged 15,000 signs in order to indicate routes. In the same way Touring Club designed the first tourist road maps which until then had be-
en prerogative of the Geographical Military Institute. The mission was to get “Italians to discover Italy�, from its beautiful landscape to the artistic heritage. Then in 1900 cars came and, understanding its tourist business potential, Touring became Touring Club Italiano organizing a series of initiatives like conventions with garages, creating a network of petrol stations and providing members with number plates. Understanding that nothing like roads, or motorways, would unify Italy physically, Touring made an effort to design and build the Milan Lakes, the first motorway in the world. So time after time, they opened new paths and opportunities contributing more than anyone else to the discovery of our country.
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VIAGGI... SPAZIALI Di Simone Pavan
Abituati alla tecnologia, agli effetti speciali così come alla realtà virtuale, oggi niente sembra più impossibile. In tema di viaggi però, c’è ancora un limite che non è stato varcato. Parliamo di viaggi privati… nello spazio. In risposta al già visto e alle solite mete, sembra che i “viaggi senza frontiere” rappresentino una nuova dimensione, ai limiti del possibile. Si tratta del “volo suborbitale”, una tre giorni “all inclusive” per complessivi 200.000 dollari. Malgrado il progetto abbia dovuto fare i conti con un tragico incidente accaduto il mese scorso, che ha provocato la morte del copilota e il ferimento del pilota, la società ha assicurato di voler procedere alla costruzione del secondo SpaceShipTwo, un velivolo identico a quello appena esploso. Nato dall’idea di Richard Branson, magnate della Virgin, il progetto prevedeva l’avvio dei voli, con frequenza settimanale, già nel 2010 dal primo aeroporto spaziale della storia situato in New Messico, lo “Spaceport America”, firmato dall’architetto britannico Norman Foster è inaugurato soltanto nell’ottobre del 2011. Per chi fosse disposto ad accettare rischi e spesa, si tratta di tre giorni di pensione completa in una “suite spaziale”, DVD personalizzato dell’intero viaggio, visite mediche e allenamenti. Incontro con i piloti e il team medico per le visite specialistiche il primo giorno. Il secondo giorno si indossa la tuta spaziale e si prende “confidenza” con la SpaceShipTwo (la navicella spaziale). Quindi, prove di resistenza alla forza G (gravità) e alla forza centrifuga oltre a esercitazioni su come muoversi in assenza di gravità. Finalmente, il terzo giorno, ecco il viaggio vero e proprio. Poche le controindicazioni: Virgin Galactic assicura che l’esperienza è possibile anche a chi non è più giovanissimo! Volontà e disponibilità economica non sono però sufficienti a garantire la partenza. Se decideste per il viaggio, sappiate che prima di essere accettati a bordo dovrete sottoporvi a una serie di esami clinici da effettuare nel luogo di residenza. Un volta trasmessi i risultati starà all’organizzazione ritenervi idonei o meno. Se avrete la fortuna di venir ammessi tra i pochi eletti non è finita. A questo punto sarete sottoposti a visite specialistiche da parte dei medici del centro aerospaziale e, successivamente, vi verrà chiesto di superare i test di forza G e forza centrifuga. Sopravvissuti ai controlli, che richiedono un impegno non solo fisico ma soprattutto psicologico, eccovi pronti al decollo. SpaceShipTwo, la navicella spaziale, ospita fino a sei astronauti più due piloti. Trainata per circa 45 minuti dall’aereo madre WhiteKnightTwo fino a 15.000 metri, dove potrete già vedere la curvatura terrestre, viene poi sganciata proseguendo da sola con l’accensione di razzi propulsori raggiungendo in circa 12 secondi una velocità pari a tre volte la velocità del suono, arrivando a 120 Km dal suolo terrestre. A questo punto i fortunati viaggiatori spaziali lasceranno i loro posti per sei minuti, in assenza di gravità, godendosi la visione della terra in ogni direzione. Ma è già ora di tornare, 90 secondi la durata del rientro nell’atmosfera in cui si passerà da gravità zero fino a gravità 6G per poi atterrare a gravità 1. La fase di atterraggio dura in tutto 45 minuti e gli organizzatori assicurano che la navicella planerà dolcemente come un aliante. Durata totale del volo circa due ore e mezzo, ma il ricordo sarà per sempre. 12
Space... trips
As we’re so used to technology, special effects and virtual reality, nothing seems impossible today. In terms of traveling though, there’s still a limit that has not been explored, the one of private space trips. Opposed to the usual destination, “trips without limits” represent a new dimension to what’s possible. Specifically “suborbital flights” are a three-day all inclusive trip for 200,000 dollars. Despite a tragic accident that occurred last month and which caused the death of the co-pilot and the injury of the pilot, the company assured they want to to carry on building the second SpaceShipTwo, an identical aircraft to the one that’s just exploded. Born from an idea by Virgin’s chief Richard Branson, the project envisaged the weekly departure of flights already in 2010 from the first space airport in history located in New Mexico. “Spaceport America”, designed by Norman Foster, opened only in October 2011. For those willing to accept the risks and the expense, it consists of threes day full board in a “space suite”, customized DVD of the whole journey, medical tests and training. Meeting with the pilots and the medical staff the first day. The second day you wear the space outfit and become confident with SpaceshipTwo. Then there are tests on gravity force. At last, the third day, the proper trip. There are few downsides: Virgin Galactic guarantees that the experience is available even for those who are no longer too young. Good will and financial wealth aren’t enough though to be guaranteed a trip. If you decided to go on the trip, you should know that before being accepted on board you’d ll have to undergo a series on clinical tests in your hometown. If you have the luck of being admitted a month the few lucky ones it’s not all. At this point you’ll undergo specialized tests by the aero spacial center’s doctors and then, you’ll have to pass the G-force and centripetal force tests. After surviving the checkups, which require both physical and psychological engagement, you’re ready for taking off. SpaceShipTwo hosts up to 6 astronauts plus two pilots. Towed for about 45 minutes by the main plane WhiteKnightTwo up to 15,00 meters, where you’ll already see the Earth’s curving, it is then released and continues on its own the ignition propelling rockets and reaching in about 12 seconds a speed equal three times the speed of sound, at a distance of 120 Km from Earth. At this point the lucky space travelers will leave their seats for six minutes, in absence of gravity, enjoying the sight of the Earth in every direction. But it’s already time to go back. The return to atmosphere and from zero gravity to 6G and then again 1G lasts 90 seconds. The landing phase in total lasts 45 minutes and the organizers assure that the ship will glide gently like a sailplane. The flight lasts two and a half hours but the memory will last forever.
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ASSENTE... PER UN ANNO
Di Guendalina Anzolin
Di tradizione anglosassone, l’anno sabbatico rappresenta una parentesi nella vita di uno studente prima di affrontare il dubbio amletico: cosa farò da grande?
Un periodo, non necessariamente un anno, in cui viaggiare per capire. Forse un’esperienza unica perché non finalizzata a qualcosa di specifico. Non è vacanza, premio, ricerca, lavoro ma si tratta di catturare la vita in tutta la sua pienezza. Ecco che le mete sono le più disparate e quello che poi si porta nel cuore rimane indelebile. Lasciamo la “penna” a Guendalina Anzolin e al racconto della sua esperienza. Perché prendersi un gap year? Qualche mese in un’altra parte di mondo? È davvero tempo perduto come sostengono alcuni, o è un’esperienza indimenticabile che ti cambia la vita? Dopo la laurea in giurisprudenza a luglio ho deciso di partire per qualche mese prima di mettere in moto la ricerca del lavoro, prima di fare quello che molti si aspettano da una studentessa al termine dell’università. Ho deciso di seguire la strada di giovani in altri paesi. Perché se a molti italiani, giovani e non, partire sembra una follia ho trovato lungo la strada decine di inglesi, australiani, francesi, americani, spagnoli, tedeschi, svedesi. Per loro è così normale che non hanno cercato una giustificazione per partire, semplicemente non ne avevano bisogno. Io invece l’ho cercata e ne ho trovate diverse. Volevo partire per conoscere, per mettermi alla prova, per cercare di capire se fuori dalle mura familiari i meccanismi sono diversi, il metro di giudizio, le cose importanti, i valori.
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Ho cercato e trovato il senso della mia partenza negli sguardi e nella compagnia degli sconosciuti. I due mesi trascorsi in Messico mi hanno fatto scoprire una cultura immensa e diversissima, persone ospitali, vivaci e disperatamente felici condannate da un lato o dall’altro, da una barriera sociale quasi impenetrabile. Il Messico è stato, inaspettatamente, il paese dei grandi contrasti, da un lato i barrios ricchi, quelli che non mettono piede nella metropolitana e viaggiano con autista privato e dall’altro il 70% della popolazione che cerca ogni giorno di sbarcare il lunario vendendo patatine e caramelle lungo i semafori e le stazioni. Nonostante il forte classismo, l’aria grigia di Città del Messico e i ritardi di ore e ore in qualsiasi appuntamento, mi sono innamorata di questo paese, dei suoi mercati dai colori accesi, degli odori e dei profumi per le strade, degli sguardi indigeni, profondi e diffidenti e della speranza di poter cambiare di cui vive il Messico di oggi. Sono partita con la voglia di conoscere il diverso e l’ho trovato: nel Messico dei contrasti, nell’Argentina, italiana negli usi e costumi più tradizionali e latina nella vita di tutti i giorni; nel Brasile, terra del divertimento e della bellezza, dove mare, spiaggia, montagne e laghi riescono a incastrarsi in una geografia perfetta. In questo viaggio ho trovato molto più di quello che cercavo e spero che questa “usanza” meravigliosa si diffonda anche nel nostro paese perché partire, in ogni caso, non può che migliorare e arricchire la nostra vita.
Away… for a year A gap year is an anglo-saxon tradition. It represents the stage in a student’s life before facing the great doubt: what shall I do as a grown up? A time for traveling and learning. Perhaps a unique experience because it isn’t aimed at anything specific. It’s not a holiday, a prize, a quest, a job, but it’s about embracing life. So the destinations are the most varies and what one carries in one’s heart remains forever. Here’s Guendalina Anzolin’s experience. What’s the point of taking a gap year? A few months in another part of the world? Is it a waste of time as some claim or is it an unforgettable experience that changes ones life? After graduating in law in July I decided to set off for a few months before starting my job search, what many people would expect from a student at the end of university. I decided to follow the steps of many young people abroad. In fact I met lots of English, Australians, French, Americans, Spanish, German, Swedes. For them it’s so normal that they don’t need a reason to leave. I looked for one instead and I found many. I wanted to learn, to test myself, to understand if away from home things work differently, important stuff, values I found the sense of my departure in the eyes and the company of strangers. The two months I spent in Mexico made me discover a totally different broad culture, welcoming friendly happy people doomed on one side or the other, by an impenetrable social bar-
rier. Mexico was, unexpectedly, the country of contrasts, on one side the wealthy barrios, of those who don’t take the subway and travel with a private driver and on the other side 70% of population what tries to earn a living selling fries and sweets at traffic lights and train stations. Despite strong class division, Mexico City’s grey air and huge delays, I fell in love of this country, of its lively colored markets, of the scents in the streets, of the eyes of the indigenous people, deep and and wary and of the hope of changing things. I left with the wish to learn about diversity and I found it: in Mexico’s contrasts, in Argentina, Italian in its traditional customs and latin in everyday life. In Brazil, a land of fun and beauty, where the sea, the beach, the mountains and lakes manage to create a puzzle of perfect geography. In this journey I found a lot more than what I was looking for and I hope that this marvelous habit spreads even in our country because leaving home definitely improves and enriches our lives.
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Ricerca materiali
Realizziamo i nostri progetti con estrema attenzione sia alla forma che ai contenuti e per questo ricerchiamo soltanto materiali preziosi ed antichi come rame, ottone, bronzo e ferro. Dall’Italia alla Svizzera passando per la Croazia e l’ Austria arriva il legno antico di recupero come il rovere, il castagno, l’abete, il larice ed il cirmolo, da tutto il mondo i legni pregiati come il wengè, il cipresso orientale, il red ed il ceder canadese. L’utilizzo di pietre di granito e di pietre semipreziose a fianco di legni pregiati conferisce qualità e caratteristiche uniche ad oggetti che saranno duraturi e in cui non vi sarà traccia di pannelli truciolari o compositi
Oggetti originali
La creatività nasce osservando l’ambiente che ci circonda, guardando le forme armoniose che la natura ci offre, prendendo spunto dalla vita rurale, assecondando le passioni e gli interessi dei nostri clienti. è dalla fusione di tutte queste espressioni d’arte che gli oggetti originali della RI-NOVO prendono vita. Opere uniche nella forma e nella progettazione in grado di esprimere concretezza come il materiale in cui sono realizzati. I nostri oggetti originali si rivolgono a persone amanti del design e della ricerca , interessate a materiali preziosi che possano trasmettere storie antiche con la loro patina. I dettagli fanno la differenza nel risultato finale, per questo diamo molta importanza al recupero di oggetti originali e di valore
Arredamento e design
Lo stile RI-NOVO è in tutte le nostre realizzazioni. Forme originali che escono dal nostro studio di progettazione coniugando il design e le materie prime all’’ambiente in cui andranno inserite. Ecco che il legno antico si integra all’acciaio per esempio per progettare oggetti moderni in ambienti minimalisti. Oppure lasciare il materiale quasi allo stato naturale, sapendo con maestria nascondere i segni delle lavorazioni, per creare oggetti ispirati al mondo rurale e mai banali. Ristrutturazioni particolari in cui il recupero dell’originalità del luogo è l’aspetto fondamentale. Una costante ricerca di nuove forme armoniose prendendo spunto dalle lavorazioni antiche e manuali dei nostri avi.
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intervista a leonardo pavan Di Elisabetta Badiello
CAPO COMMISSARIO DI BORDO DI UNA NAVE DA CROCERA
Perché si decide di imbarcarsi in una nave e di farne la propria vita? Amore per il mare, desiderio di viaggiare? È nato tutto dal desiderio di viaggiare sicuramente: fin dai tempi del liceo mi affascinava l’idea di visitare posti nuovi e di lavorare nel turismo. Tant’è che iniziai come barista stagionale, vidi che mi piaceva e decisi che il turismo era il settore in cui volevo lavorare. Mi attraeva l’idea di vedere il mondo e incontrare gente nuova. Poi ebbi la fortuna di trovare lavoro come Junior Assistant Purser, o Allievo Commissario di bordo, e partii, oltretutto non sapendo esattamente cosa comportasse questo lavoro e pur non avendo mai visto una nave da crociera prima di allora. Sono stato fortunato a entrare in questo mondo in un periodo di forte espansione: era il 1996 e in quegli anni si stavano costruendo navi sempre più grandi, a ritmi serrati. Inizialmente la mia doveva essere un’esperienza sporadica e invece, dopo il primo ritorno a casa, mi resi conto che in un imbarco di sei mesi, all’età di 23 anni, avevo visto i Caraibi, Panama e l’Alaska: chi tra i miei coetanei poteva vantare ciò. Senza poi parlare dell’esperienza di vita: non solo l’incontro con i passeggeri, ma anche la condivisione di spazio, tempo ed esperienze con colleghi di nazionalità così disparate e diverse. Insomma, si combinava un’esperienza di vita di respiro internazionale con ottime prospettive di carriera, in un ambiente sicuramente diverso da quello che mi ero lasciato alle spalle, più aperto e disponibile. Ecco quindi che decisi di tornare per un altro imbarco. È da allora se ne susseguirono parecchi altri... 18 anni più tardi... Come si vive sempre in viaggio? Svegliarsi con un affaccio diverso ogni giorno? Il vantaggio del lavorare in nave è che, pur essendo sempre in movimento, ci si ritrova sempre a casa: ogni giorno è un porto diverso, ma la nave rimane il tuo punto di riferimento. Pertanto tornare a bordo dopo essere scesi a terra per qualche ora è come tornare a casa dopo una gita fuori porta: si hanno le proprie comodità, i propri oggetti. Per noi marittimi è normale imbarcarsi con due valigie belle cariche. Portiamo con noi una piccola parte della nostra casa, se vuoi, un po’ di più dell’essenziale che ci si porta quando si va in vacanza. Per non parlare poi del fatto che ogni volta che sbarchiamo per tornare a casa, le valigie sono sempre più pesanti con quello che abbiamo comprato nei diversi porti, per lo più oggetti che con il passare degli anni ci ricorderanno le nostre esperienze. 18
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Si sente la nostalgia di casa? Ma, soprattutto, che luogo si vive come casa propria? Quello di nascita, degli affetti, degli amici o si sceglie in base alle esperienze? C’e sempre la nostalgia di casa e degli affetti. La canzone “Gente di mare” è emblematica: moriamo di nostalgia, ma dopo un po’ non vediamo l’ora di andare via. La casa è il luogo dove si ha la residenza ma in realtà noi “viviamo” a bordo. Con gli anni, si crea un giro di amicizie e conoscenze per cui anche quando non ci si è visti per anni, è come se nulla fosse cambiato. In nave l’equipaggio cambia continuamente, ciononostante c’è sempre un senso di cameratismo, perché alla fine quello che conta è “deliver the product” ai nostri passeggeri. Come ci si rapporta con i luoghi dove si sbarca? Diventano familiari o rimangono sempre dei posti da scoprire? La prima volta che si arriva in un porto c’è sempre il fattore novità, è normale. Poi alcuni porti diventano familiari poiché magari ci si torna spesso, visto che parecchi itinerari sono particolarmente conosciuti e popolari e quindi vengono ripetuti. È altresì vero che c’è sempre un angolo da scoprire, un luogo che non si è mai visto prima, un’esperienza che non si è mai fatta. Come sono i rapporti con i passeggeri che cambiano a ogni imbarco? Migliaia e migliaia di persone che transitano per pochi giorni e che non rivedrai mai più? È vero, impressionante se uno ci pensa, ma ormai ci siamo abituati: su tremila passeggeri può capitare che tu ne conosca solo una dozzina, ma durante il viaggio si interagisce con un numero ben maggiore di persone. Certo è che alcuni colleghi non concepiscono l’idea di lavorare su una nave che porti più di 500 passeggeri, in quanto si perde il concetto più classico, se vuoi un po’ datato, di nave. Io rispondo sempre che di navi così piccole ne sono rimaste ben poche, e ce ne saranno sempre meno... Che cosa ti piace più di tutto del tuo lavoro? Il fatto che nonostante un’apparente routine, spesso e volentieri ci sia il fattore sorpresa. Essendo a capo di un albergo da 1000/1300 camere, con 800 persone di equipaggio (senza contare il personale di macchina e coperta) e oltretutto sempre in movimento, comporta sovente situazioni diverse, che devono essere risolte per lo più prontamente e velocemente. Ci sono contesti di logistica, servizio e gestione del personale che poche altre realtà lavorative possono vantare. Se potessi scegliere di stabilirti definitivamente in un paese, quale sceglieresti e perché? Sicuramente un paese del mediterraneo: Italia, Spagna, Francia, Grecia... Vanno tutte benissimo, sono i posti più belli del mondo, ce li invidiano tutti! Senti mai la nostalgia di una vita più stanziale? Alle volte sì, e probabilmente un giorno smetterò di navigare, ma per il momento va bene così. Ti rimando alla canzone di cui sopra. Quando vai in vacanza che cosa preferisci fare? Mi piace molto visitare quei posti in cui non si arriva con la nave. L’Europa è talmente splendida, varia culturalmente e in quanto a offerta, che difficilmente considero l’idea di prendere un aereo per le mie vacanze. Oltretutto, quando si è abituati a viaggiare con il confort di una nave, l’idea di aver a che fare con un aeroporto costituisce un deterrente.
interview to leonardo pavan
Chief Purser on board of a cruise ship Why does one decide to board on a ship and make it the centre of one’s life ? Love for the sea, a wish to travel ? Everything came up from the wish to travel safely: I was fascinated by the idea of visiting new places and working in tourism since high school. So I started working as a barman, I realized I liked it and I decided that tourism was the field I wanted to work in. I liked the idea of seeing the world and meeting new people. Then I was lucky in finding a job as Junior Assistant Purser and I left, not knowing exactly what this job implied and despite I had never seen a cruise ship before. I was lucky to enter this field in a time of great development: it was 1996 and in those years they were building larger and larger ship. Initially mine was meant to be an occasional experience, instead after coming home for the first time, I realized that in six months, at the age of 23, I had seen the Caribbeans, Panama and Alaska: who among my peers could say the same. Without mentioning the life experience: not just meeting the passengers, but also sharing space, time and experiences with colleagues dif-
of our homes with us, more than just the essentials that you’d bring on a holiday. Let alone that every time we go back home, our suitcases are always heavier with what we’ve bought in the different ports, mostly keepsakes. Do you feel homesick? But most of all, what place becomes your home? Your birthplace, the place of your dear ones, your friends or do you you make a choice based on experience? One always misses one’s home and one’s dear ones. The song “Gente di mare” is typical: we die of homesickness, but after a while we can’t wait to leave. Our house is our place of residence but we “live” aboard. With time, a group of friends and acquaintances is formed so that when you haven’t seen each other for years, it’s as if nothing has changed. On the ship the crew changes continuously, nevertheless there is always a sense of fellow-feeling, because at the end of the day what matters is “delivering the product” to our passengers. How do you relate to the places where you go ashore? Do they become familiar or do they always remain places to discover? The first time that you get to the port there’s always a sense of newness, it’s normal. Then some ports become familiar because you return there often, since many routes are particularly popular and therefore repeated. However there’s always a corner to be discovered, a place that you haven’t seen before, an experience to be done. What’s it like to meet different passengers at every trip? Thousands and thousands of people who pass by for a few days and that you won’t ever see again? It’s true, impressive if you think of it, but we’re used to it: it may happen that on three thousand passengers you get to know only a dozen, but during the journey you get to interact with a far higher amount of people. There are some colleagues who don’t conceive the idea of working on a ship that carries more than 500 passengers, since you lose the classical, if you want old fashioned concept of a ship. I answer that there only few small ships left, and there’ll be fewer and fewer... What do you like most of your job? The fact that despite the apparent routine, there are very often surprises. Being in charge of a 1000/1300 room hotel, with 800 members of crew (without counting members of staff) that’s constantly moving, often implies different situations, that need to be solved quickly. There are logistical situations, staff management that few other work environments can claim.
ferent nationalities. In other words, an international life experience was being combined with excellent career prospects, in an environment certainly different from what I’d left behind, more open. So I decided to go for another shipboard job. And from then on there have been many others, 18 years after. What’s it like to be always traveling? To wake up to a different view every day? The advantage of working on a ship is that, though you’re always moving, you always feel at home: every day there’s a different port, but the ship remains you benchmark. Therefore returning aboard after you’ve been ashore for a few hours is like coming home after an outing: you have your comforts, your things. For us seamen it is normal to go aboard with two full suitcases. We bring a small part
If you could settle down, which country would you choose and why? Definitely a Mediterranean country: Italy, Spain, France, Greece. They’re all fine, they’re the best places in the world, everyone likes them. Do you ever miss a more stable life? Sometimes I do, and probably one day I’ll stop sailing, but for the moment I’m all right. Think of the song above. When you go on holiday what do you like doing? I really like going to places that can’t be reached by ship. Europe is so wonderful, it varies culturally so much that I don’t really consider the idea of going on a plane to go on holiday. Most of all, when you’re used to traveling comfortably on a ship, the idea of having to do with an airport is a disincentive.
Un’antica storia di conoscenza liquoristica, che ritrova le sue radici nel lontano XV secolo. Periodo nel quale gli avi della famiglia Carlotto, i Potepan, iniziarono ad interessarsi all’arte del liquore diventando, agli inizi dell’800, apprezzati addirittura presso la corte imperiale di Vienna. In questo modo il Rosolio di Anton Potepan, antenato di Beppe Carlotto, divenne il liquore più apprezzato dall’aristocrazia mitteleuropea. Ancora oggi, Beppe Carlotto regala il piacere della degustazione dei suoi squisiti liquori presso la sua bottega... Rosolio, Amaro 900, Zabaione e altre prelibatezze uniche e particolari.
mille petali di rosa...
ANTICA E PREMIATA INDUSTRIA LIQUORI
LOCALE STORICO VALDAGNO
www.carlotto.it - Vicenza - Italy +39 0445 480814
ROMA COSA SUCCEDE IN CITTà?
La Roma insolita dei mercatini
La fine dell’anno rappresenta il momento ideale per scoprire un altro lato della capitale. Lasciando momentaneamente in secondo piano Colosseo, Fori e Piazza di Spagna, il clima natalizio dona a Roma un’atmosfera unica che ha reso famose a livello internazionale le oasi che si creano all’interno della città. Dagli eventi organizzati a Casa Novecento fino all’isola pedonale tra piazza dei Mirti e via dei Faggi, passando per Piazza Mazzini, San Lorenzo e Tiburtina si aprono sipari natalizi con mercatini dell’artigianato, opere creative e dell’ingegno che regalano a Roma una tradizione ricercata e particolarmente amata durante le festività. Infine, non può mancare una passeggiata nella magnifica piazza Navona dove, da inizio dicembre al 6 gennaio, si trova il mercato di Natale più importante della capitale animato da artisti di strada, bancarelle di ogni tipo e opere equosolidali.
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Guendalina Anzolin Corrispondente da Roma info@kyoss.it
Opera Romana Pellegrinaggi L’ORP, istituzione romana dal 1933, organizza pellegrinaggi e cammini per chiunque abbia voglia di intraprendere e scoprire il mondo che ruota intorno alla preghiera, alla condivisione e all’accoglienza. Ogni anno sono organizzati itinerari religioso-culturali, missionari e numerose partenze verso la Terra Santa.
La libreria del viaggiatore Un emporio di idee, avventure, viaggi da fare o anche solo da immaginare. Questo luogo nel centro di Roma, old-style e polveroso, permette anche a chi non può partire di intraprendere il viaggio più esotico. Scalare il Congo attraverso le lettere di Moravia, conoscere i luoghi più insoliti di Parigi, le montagne del Nepal, l’atmosfera della Cambogia per riuscire a far viaggiare dalla poltrona anche chi, in questo momento, non può muoversi. 25
milano cosa succede in città
Methaphysical Fino il 30 dicembre Metaphysical è una mostra di opere di otto differenti artisti contemporanei e comprende lavori con differenti media. “La mostra mira a trasmettere un’esperienza che trascenda la materialità, con un senso astratto dello spirituale, senza alludere a nessuna specifica religione”. www.galleria.mimmoscognamiglio.com
Giorgia Toscani Corrispondente da Milano info@kyoss.it
Walter Bonatti Fotografie dai grandi spazi
It’s me - Domenico Dell’Osso Fino il 16 gennaio 2015 La personale di Domenico Dell’Osso dal titolo “It’s me” è un ciclo inedito di dipinti composto da 12 opere che segnano un passo nel percorso di ricerca personale dell’artista, che mostra la sua anima fragile e infantile, attraverso i conflitti con la propria parte adulta. www.federicorui.com
Urban Icons Paolo Leonardo Fino il 24 gennaio 2015 In “Urban Icons” Paolo Leonardo è interessato alla rappresentazione della donna nella nostra società dei consumi. L’artista, attraverso un uso autonomo e personale della pittura, ha sviluppato una ricerca legata al rapporto tra arte, fotografia e pubblicità con l’obiettivo di riscattare la figura della donna. www.visionnaire.com
Fino all’8 marzo 2015 Le immagini in mostra al Palazzo della Ragione, che testimoniano oltre 30 anni di viaggi alla scoperta dei luoghi meno conosciuti e più impervi della Terra, ripercorrono, con l’ausilio di video, di documenti inediti e di un allestimento particolarmente coinvolgente, il racconto visivo, le vicende esistenziali e le avventure dell’alpinista ed esploratore italiano Walter Bonatti. “Fotografie dai grandi spazi” raccontano una passione travolgente per l’avventura, insieme alla straordinaria professionalità di un grande reporter. Il mestiere di fotografo per grandi riviste italiane lo ha portato a cercare di trasmettere la conoscenza di luoghi estremi del nostro pianeta: molte tra le sue folgoranti immagini sono “autoritratti ambientati” e i paesaggi in cui si muove sono insieme luoghi di contemplazione e di scoperta. Bonatti si pone davanti e dietro l’obiettivo: in un modo del tutto originale è in grado di rappresentare la sua fatica e la gioia per una scoperta, ma al tempo stesso sa cogliere le geometrie e le vastità degli orizzonti che va esplorando. www.palazzodellaragionefotografia.it
VENEZIA COSA SUCCEDE IN CITTà?
MUSEO CORRER
La Serenissima, la potente Repubblica Marinara che aveva luogo a Venezia e che ebbe un ruolo centrale nei viaggi dei grandi navigatori, viene raccontata in un percorso all’interno del Museo Correr. Si parte dalla sala dei dossali dedicata alla figura del doge “primus inter pares fra le magistrature con responsabilità di governo” per poi proseguire nelle sale dove sono esposti ritratti delle personalità più importanti della nobiltà veneziana. Successivamente, superata una sala in cui sono esposte in ordine cronologico le monete coniate dalla celebre zecca veneziana, si
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arriva in una sala dedicata a “Venezia e il mare” in cui si celebra quell’egemonia che raggiunse grazie alla fortunata posizione geografica (tra Oriente e Occidente) e alla potenza delle sue flotte. Le navi venivano infatti costruite nell’Arsenale di Venezia e in questo percorso è possibile ammirare un raro esempio di “veduta” di Antonio Natale dell’area cantieristica veneziana, solitamente protetta da assoluta riservatezza e da segreto militare. Infine una sala documenta la bellezza del Bucintoro, “la mitica nave su cui il Doge e la Signoria si recavano ogni anno all’Ascensione nel porto del Lido per celebrare il singolare rito dello sposalizio tra Venezia ed il Mare”. (www.correr.visitmuve.it)
Giorgia Riconda corrispondente da Venezia info@kyoss.it
Marco Polo e il Teatro Malibran
Punta della dogana Ai tempi della Repubblica, la Dogana del mar, l’edificio triangolare che si affaccia sul Bacino di San Marco e sui due Canali più grandi del centro storico, veniva utilizzato come sede doganale per il commercio delle merci che da lontano raggiungevano la Serenissima. Sovrastato dalla Palla d’oro (rotante) che rappresenta la Fortuna, oggi è un centro d’arte contemporanea (restaurato dall’architetto giapponese Tadao Ando) sede permanente delle opere della collezione di François Pinault.
Arsenale Ai tempi della Serenissima era la fabbrica di stato di tutte le navi, civili e militari, che solcavano i mari. All’interno dello spazio fortificato, un cantiere enorme ed egregiamente strutturato dove si costruivano tutti gli elementi fino alla nave completa. Gli Arsenalotti, i veneziani che ci lavoravano, godevano di alcuni privilegi, come il servizio di guardia alle sedute del Maggior Consiglio. Ancora oggi il cantiere è zona militare e per accedervi è necessario rivolgersi all’Istituto di Studi Militari Marittimi.
Nei pressi della chiesa di San Giovanni Crisostomo si trova una targa commemorativa della casa di Marco Polo, nella Corte del Milion (che si riferisce al nome di un familiare e non all’opera letteraria). Tuttavia, la casa che vediamo oggi non è quella originale di Marco Polo, che invece si trovava nell’area dove venne edificato il teatro Malibran, destinato a diventare il più importante della città. Ancora oggi sono numerosissime le rappresentazioni teatrali in questo Teatro che, dopo diverse ristrutturazioni, è ritornato all’antico splendore.
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PECHINO cosa succede in città
La Via della Seta
Il nome evoca emozioni straordinarie e porta l’immaginazione su sconfinati scenari naturali condensando, in un’unica espressione, secoli di storia e di avvenimenti che hanno segnato il destino di popoli e culture. La Via della Seta è quell’insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungeva l’Asia Orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo, lungo il quale nei secoli transitarono carovane di cammelli carichi di seta, prezioso materiale di cui la Cina conservò a lungo il “segreto” della sua lavorazione. La Via della Seta fu iniziata nel 114 a.C., periodo della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) e sopravvisse fino almeno al XV secolo, circa 150 dopo Marco Polo, quando si aprirono le vie marittime. Raggiunse un’estensione di oltre 8000 chilometri e oltre a essere una via commerciale era un potente mezzo di scambi di informazioni, persone e idee. Oggi lungo tutto il percorso si possono trovare ancora tracce dei popoli, delle idee e delle merci che l’hanno attraversata e modellata a testimonianza che la Via della Seta rappresentò anche un dialogo tra le civiltà sedentarie della Cina e dei paesi del Vicino Oriente e Mediterraneo, mediato dalle popolazioni nomadi dell’Asia Centrale.
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Joelle de Jaegher architetto a Pechino joelledejaegher@libero.it
Dunhuang
Il Milione Marco Polo (1254-1324) nel Milione racconta il suo viaggio lungo la via della Seta fino alla Cina. Vera e propria enciclopedia geografica, riunisce in un volume le conoscenze essenziali che erano disponibili alla fine del XIV secolo sull’Asia. Il testo è considerato la descrizione geografica, storica, etnologica, politica e scientifica dell’Asia medievale.
Dunhuang, una delle più famose città culturali e storiche della Cina, chiamata anticamente “Banco di sabbia”, è situata tra le province del Gansu, Qinghai e Xinjiang. È un’oasi circondata da alte montagne e dal deserto dei Gobi dove si trovano numerosi monumenti storici e incantevoli paesaggi naturali.
Xi’an Conosciuta nel passato con il nome di Chang’an, è una città di origini antichissime. Raggiunse il suo massimo splendore nel periodo Tang (618-907 D.C.), quando arrivò ad avere un milione di abitanti. Centro commerciale fiorente, era un punto d’incrocio per gli scambi culturali con paesi stranieri. Da qui partiva la Via della Seta verso est.
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ANDREA E STEFANO DANZO INTERIOR DESIGNERS
D&D Service was established as a company in 1994. Founded by Andrea and Stefano Danzo, D&D is an interior design business. The company furnishes public and private spaces, with unique and exclusive handmade products to transform these spaces into places where they can live. D&D is able to offer project realization, from concept to completion. The quality of the products used is an expression of luxury, sophistication, but never pretentious. Materials, colours and lights are designed to give joy and warmth to any environment. Types of project: Interior design Lighting design Objects and furniture design Garden projects Graphic design
D&D Service nasce come azienda nel 1994. Fondata da Andrea e Stefano Danzo, D&D è uno studio di interior design con commerciale. La società tratta l’arredo di spazi pubblici e privati, con prodotti artigianali unici ed esclusivi per trasformare gli spazi in luoghi personali dove poter vivere. D&D offre la completa realizzazione di un progetto, dall’idea alla realizzazione finale. La qualità dei prodotti utilizzati è espressione di lusso, sofisticato, ma mai presuntuoso. Materiali, colori e luci sono studiate per dare allegria e calore a tutto l’ambiente. Rami del progetto: Interior design Progettazione illuminotecnica Oggetti e mobili di design Progetti giardini Progetto grafico
www.dedservice.com - +39 0445 409025 32
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arte
la marchesa divina Arte e vita di Luisa Casati tra Simbolismo e Futurismo a Palazzo Fortuny, Venezia, fino all’8 marzo 2015
Lo sguardo era di quelli capaci di raggelare e insieme sedurre. Accentuato da un trucco bistrato esasperato, acceso dal rosso fuoco dei capelli, accompagnato da abiti sensuali che le fasciavano il corpo, o da pellicce “a pelle”, al suo incedere, con due ghepardi o pantere al guinzaglio incuteva soggezione e curiosità, mai indifferenza. Luisa Casati (1881-1957) aveva trovato in Venezia il palcoscenico perfetto per la sua vita sopra le righe che la ponevano al centro dei salotti più in vista della Belle Epoque da Milano a Venezia, da Roma a Parigi. Ed è proprio in Laguna che le viene dedicata la prima mostra monografica, allestita nelle atmosfere intriganti di Cà Pesaro degli Orfei, spazio perfetto per celebrare la sua conturbante malia. Figlia di un ricco industriale del settore cotoniero, milanese di origine austriaca, orfana di entrambi i genitori durante l’adolescenza, eredita con la sorella un ingente patrimonio. Si sposa giovanissima col marchese Camillo Casati da cui avrà una figlia Cristina e condurrà un’esistenza inizialmente tranquilla e regolata. Ma in occasione di una battuta di caccia avviene l’incontro “galeotto” con Gabriele d’Annunzio, da cui scaturirà un sodalizio fatto di amore comune per l’arte, di mascheramenti, di feste e occultismo esoterico che hanno “l’arte per l’arte” come leitmotiv serpeggiante e che la porteranno a sperperare tutto, morendo a Londra quasi in miseria.
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La mostra a Palazzo Fortuny si snoda come un’apparizione scenografica, alzando il sipario su eccessi e passioni, alternati come abiti da cambiare a ogni nuova scena. Non una successione cronologica, ma sprazzi di teatro recitato nella quotidianità, in un percorso evocativo denso di rimandi. Dal ritratto di Giovanni Boldini che le pennella sulle spalle piume come occhi di pavone, a quello di Leon Bakst che la introdusse nel teatro dei Balletti Russi di Diaghilev, alla foto di Man Ray che per un errore di stampa la immortala con occhi sfuocati straordinariamente inquietanti, fino all’immagine simbolo della mostra dipinta da August Edwin John con i capelli come fuoco che ce la tramandano femme fatale un po’ strega. E ancora le ultime trasposizioni contemporanee di T.J.Wilcox, notturni stemperati nel blu, colore preferito dalla Marchesa. È dipinta come farfalla trasfigurata, Euterpe, Cesare Borgia o capo indiano nella visione del suo amico veneziano Alberto Martini. Immancabili i serpenti-gioiello di Cartier, come i pitoni che amava mettersi al collo quasi fossero morbide stole, o gli abiti Delphos plissettati, disegnati da Mariano Fortuny e indossati dalla Casati come novella Kore. Antesignana della Body Art, fece dipingere il corpo nudo dei suoi servitori di nero e oro, vamp un po’ Circe, attraverso le avanguardie, dal Liberty al Deco, dal Futurismo al Dada, le seppe interpretare sempre agli eccessi. Lo stesso Filippo Tommaso Marinetti fu ammaliato da quei suoi “occhi lenti di giaguaro che digerisce al sole la gabbia d’acciaio divorata”, quella gabbia che non riuscì mai a tenerla prigioniera.
Michela Luce Corrispondente da Venezia info@kyoss.it
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MART www.mart.trento.it
La guerra che verrà non è la prima Grande Guerra 1914 - 2014 Fino al 20 settembre 2015 Un progetto, Mart/Grande guerra 1914-2014, che si sviluppa a Rovereto, nel Museo e a Casa Depero oltre che a Trento negli spazi della Galleria Civica e dà vita a un programma collaterale di eventi, incontri, convegni e appuntamenti. Il centenario della Prima guerra mondiale, tra gli eventi più drammatici e significativi della modernità, rappresenta per il Mart il punto di partenza per un’indagine più ampia che attraversa la storia del XX secolo fino ad arrivare ai conflitti dei nostri giorni.
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Scenario di terra
Afterimage Rappresentazioni del conflitto Civica di Trento fino al 1° febbraio 2015 Si tratta del progetto vincitore di CXC Call for Curators, il bando nazionale per curatori under 35 indetto dal Mart lo scorso autunno. Inserito in Mart/Grande guerra 2014, si misura con la relazione esistente tra immagini e conflitto nell’epoca contemporanea.
Fino all’8 febbraio 2015 Prosegue il progetto che il Mart dedica al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d’elezione dell’esperienza umana, dopo la grande mostra “Perduti nel Paesaggio/Lost in Landscape”. Sviluppata dai curatori del Museo, l’esposizione poggia su un nucleo di opere provenienti dalla collezione permanente e su una selezione di materiali dai fondi archivistici del Mart, completati da prestiti e produzioni inedite.
Propheta in patria Cavellini 1914 - 2014 Mart Rovereto, alle Platee, Foyer dell’Archivio del ‘900 Fino all’11 gennaio 2015 Contemporaneamente alle commemorazioni della Prima guerra mondiale, ricorre un altro centenario che il Mart di Rovereto è orgoglioso di celebrare: i cento anni dalla nascita di Guglielmo Achille Cavellini (1914-1990), uno dei massimi protagonisti della mail-art internazionale.
TRIENNALE
www.triennale.org
John Latham Great Noit Giancarlo De Carlo Schizzi inediti Dal 18 Dicembre all’11 Gennaio 2015. Nel decennale dalla scomparsa di Giancarlo De Carlo, architetto, urbanista, un’esposizione piccola ma “preziosa” che mostra la qualità e l’originalità degli schizzi a mano libera (con dimensioni anche molto diverse, dalle pagine di un block-notes a grandi fogli da disegno) cercando di ritrovare e di esporre i fili che li legano, di volta in volta, a un pensiero, al volto di un amico, a un dettaglio decorativo, a una architettura. Una dimensione privata, una ricerca del tutto personale fatta di suggestioni, idee, o semplici divertimenti prodotti soprattutto nell’ultima parte della sua vita.
Opere 1955–1998 Fino al 22 Febbraio 2015. Si tratta della prima mostra antologica che un’istituzione pubblica italiana dedica al lavoro dell’artista inglese John Latham, realizzata in collaborazione con la John Latham Foundation. Latham (Livingstone, Zambia, 1921 – Londra, 2006) è una delle figure più affascinanti della scena artistica europea dal secondo dopoguerra: instancabile sperimentatore, ha attraversato i decenni senza appartenere ad alcuna corrente artistica, esercitando una profonda influenza sulle generazioni successive pur restando tuttora poco conosciuto al pubblico italiano. Sin dagli anni cinquanta ha esplorato pittura, scultura, assemblaggio, performance, film e installazione testando i limiti formali e concettuali di ciascun medium. Esperienze e approccio che lo hanno reso un artista che esula dalle facili classificazioni.
Gianfranco Baruchello Cold Cinema Fino al 22 Febbraio 2015. Film, video e opere 1960–1999 Una personale che riunisce, per la prima volta, un’ampia selezione di film e video sperimentali che Gianfranco Baruchello ha realizzato sin dai primi anni sessanta del secolo scorso. Quella di Baruchello è una delle pratiche artistiche più singolari e articolate del panorama italiano dal secondo dopoguerra in poi: sin dalla metà degli anni cinquanta l’artista ha esplorato pittura, installazione, assemblaggio, film, fotografia, scrittura e sonoro, espandendo la ricerca visiva ben oltre gli ambiti linguistici tradizionali e introducendo nel linguaggio dell’arte le pratiche dell’agricoltura, dell’antropologia e dell’economia come forme di analisi critica della società dei consumi.
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IL GENERALE, cm 155 x 95
La guerra attraverso l’arte di Maffeo
MAFFEO DA ARCOLE www.maffeodarcole.com 39
LE ARTI AL MAXXI DI ROMA
Huang Yong Ping Bâton Serpent Dal 19 dicembre fino al 24 maggio 2015 Considerato uno degli artisti contemporanei più interessanti, protagonista dell’avanguardia artistica cinese con il movimento Xiamen Dada da lui fondato, arriva in Italia, per la prima volta con una grande mostra, Huang Yong Ping. Le sue installazioni di dimensioni monumentali, tra cui un gigantesco serpente in alluminio, invadono gli spazi del museo rappresentando idealmente un punto d’incontro fra occidente e oriente e proponendo un’analisi critica della situazione geopolitica contemporanea. A partire dal rapporto tra le tradizioni culturali e identitarie l’artista tocca anche un altro tema fondamentale: il rapporto tra religione e arti divinatorie. In tal senso non è casuale la scelta del titolo della mostra che richiama un passo dell’Esodo nella Bibbia: “Aronne gettò il bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servi ed esso divenne un serpente”.
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www.fondazionemaxxi.it
Unedited History Iran 1960 – 2014 Fino al 29 marzo 2015 Più di 20 artisti e 200 opere raccontano il paese attraverso la sua arte dal 1960 ad oggi, passando per la Rivoluzione del 1979 e la guerra tra Iran e Iraq degli anni Ottanta. Tra realtà e ideale, politica e poetica, attualità e ricordo la mostra è uno sguardo rivolto in particolare ad alcune figure di spicco provenienti dalle avanguardie più recenti nel campo delle arti visive e del cinema, compresa l’ultima generazione di artisti. Una mostra ideata e organizzata dal Musée d’Art moderne de la Ville de Paris in coproduzione con il MAXXI.
Architettura in uniforme Dal 19 dicembre al 3 maggio 2015 Una mostra dedicata all’incredibile attività di ricerca e produzione architettonica e urbanistica degli anni della seconda guerra mondiale. Progettare e costruire per la Seconda Guerra Mondiale è tra le più importanti incursioni nella vicenda architettonica del Novecento. La mostra è concepita e realizzata dal Canadian Centre for Achitecture di Montreal, adattata dalla Cité de l’Architecture et du patrimoine, Parigi e dal MAXXI, Roma
The Future is now Dal 19 dicembre fino al 15 marzo 2015 Dalla collezione del MMCA, Korean National Museum of Contemporary Art, arriva il progetto dedicato alla video arte in Korea. Con 33 artisti per 41 opere, sono esposti i lavori dei pionieri della video arte, la video generation degli anni Novanta, fino alla generazione di artisti più giovani che operano nella società iperconnessa della rivoluzione digitale.
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GUGGENHEIM
AZIMUT/H. Continuità e nuovo Fino al 19 gennaio 2015 Ancora pochi giorni per visitare la mostra. Azimut/h è, rispettivamente, nome della rivista e della galleria fondate a Milano nel 1959 da Piero Manzoni ed Enrico Castellani. L’esposizione dedica un tributo al contesto delle neoavanguardie celebrando il ruolo che ebbe il movimento nel panorama artistico italiano di quegli anni. Come una sorta di terremoto creativo, fu uno dei catalizzatori della cultura visiva e concettuale italiana ed europea dell’epoca, un ponte ideale tra una nuova generazione rivoluzionaria, ironica e cruciale, e la più stretta contemporaneità. Oggi quello di Azimut/h è riconosciuto come fenomeno sempre più decisivo, contraddistinto da una sperimentazione radicale, rafforzata dai suoi legami con alcuni dei più grandi protagonisti della scena artistica di quegli anni, e da un vivace e dinamico dialogo internazionale. In mostra, oltre ai lavori dei maestri Manzoni e Castellani, trovano spazio le opere degli artisti che ruotarono intorno alla galassia di Azimut/h, da Lucio Fontana ad Alberto Burri, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Yves Klein, Jean Tinguely, Heinz Mack, Otto Piene, Günther Uecker e altri.
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www.guggenheim-venice.it
Jackson Pollock’s Mural Energy Made Visible Jackson Pollock Alchemy. Ricerca e conservazione Dal 14 febbraio al 6 aprile 2015 Dopo oltre un anno di assenza, torna alla Collezione Peggy Guggenheim Alchemy, uno dei dipinti simbolo del museo e della pittura astratta del Novecento. Sarà l’occasione per vedere l’esplosione dei colori originali riemersi dopo il lungo intervento di pulitura.
Charles Pollock una retrospettiva Dal 22 aprile al 14 settembre 2015. Un percorso che documenta la carriera di Charles Pollock, fratello maggiore di Jackson, attraverso una ricca serie di materiali, opere e documenti, in parte inediti, concessi dall’Archivio Charles Pollock di Parigi, grazie alla vedova e alla figlia dell’artista, nonché ai membri della famiglia Pollock. Inoltre lettere, fotografie e schizzi documenteranno il rapporto tra Charles e Jackson.
David Anfam, tra i massimi esperti dell’Espressionismo astratto americano, sta curando una mostra itinerante dedicata all’opera di Jackson Pollock Mural. La Collezione Peggy Guggenheim sarà la prima tappa europea della presentazione del Mural, il più grande dipinto di Jackson Pollock, oggi considerato, da alcuni, il dipinto singolo più importante del XX secolo. L’opera fu commissionata da Peggy nell’estate del 1943, e completata nel novembre dello stesso anno, per il suo appartamento newyorkese.
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Ph. AndreaSarti/CAST1466
Long live art! Dorsoduro 701, Venice Tel. +39 041 2405411 Opening hours 10am-6pm Closed on Tuesdays
Surf art! www.guggenheim-venice.it peggyg.mobi
MUSE
OLTRE IL LIMITE Viaggio ai confini della conoscenza Al Muse fino al 15 giugno 2015 Promossa dal MUSE e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana e con la collaborazione dell’Università di Trento e della Fondazione Bruno Kessler, la mostra è dedicata al tema del limite. Grazie a exhibit interattivi, allestimenti, video ed esperienze multimediali, i visitatori si avventurano alla scoperta dell’universo e dei suoi misteri. Tra i temi trattati, il big bang, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, le relazioni tra energia e materia, l’antimateria, i limiti della mente e della tecnologia scientifica e la natura del tempo. Il limite è un punto avanzato, un concetto che ci impedisce di andare oltre. Molti progressi della conoscenza derivano invece proprio dal superamento dei limiti. La mostra rappresenta un viaggio attraverso il capovolgimento e la trasformazione delle idee su cui si basa la conoscenza della realtà accompagnando il visitatore a comprendere come la stessa tecnologia debba la sua forza a questa capacità di guardare ed esplorare oltre, più che al potenziamento di ciò che già sappiamo fare. Le installazioni costituiscono lo sfondo di ogni area tematica e rappresentano l’esperienza visiva e sensoriale di superamento del limite in questione.
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www.muse.it
NANNA AL MUSEO Venerdì 19 dicembre ore 20,00 Un Muse magico, a portata di bambino, che nel cuore della notte può aggirarsi tra orsi, lupi, balene, dinosauri e antenati preistorici in una divertente caccia al tesoro, attività creative, spettacoli, giochi e sorprese. Al mattino, prima che il museo riapra le sue porte al pubblico, l’avventura termina con una nutriente colazione “scientifica”. Info e prenotazioni tel. 0461/270311 prenotazioni@muse.it
TEMPO DI LUPI Dal 21 dicembre al 1° marzo 2015. Inaugurazione: sabato 20 dicembre dalle 16,30, ingresso libero Il lupo è un abitante schivo e affascinante dei boschi e del nostro inconscio. La mostra in apertura al Muse racconta biologia e comportamento del proverbiale carnivoro ma soprattutto il suo ritorno, con un originale approccio espositivo: sei personaggi umani parlano del lupo partendo dal loro punto di vista soggettivo ed emozionale, per approdare a una visione oggettiva e scientificamente mediata.
NEL SEGNO DEL CAVALLINO RAMPANTE FRANCESCO BARACCA TRA MITO E STORIA Trento, Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni Fino al 12 aprile 2015 Per la commemorazione del Centenario della Grande Guerra, una mostra che racconta la figura del maggiore Asso di caccia italiano durante la Prima guerra mondiale e la storia del cavallino rampante, recentemente riconosciuto come il simbolo italiano più famoso al mondo. 47
ART EVENTS SELECTED FROM KYOSS
FIRENZE Picasso e la modernità spagnola fino al 25 gennaio Firenze, Palazzo Strozzi MILANO TOKEN - Ester Grossi fino al 15 gennaio Milano, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter
MILANO Marc Chagall Una retrospettiva 1908-1985 fino all’1 febbraio Milano, Palazzo Reale MONZA Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso fino all’1 febbraio Monza, Serrone della Villa Reale
MILANO Van Gogh. L’uomo e la terra fino all’8 marzo Milano, Palazzo Reale MILANO Juxtapoz Italiano - Four artists who defy convention fino al 10 gennaio Milano, Galleria Giovanni Bonelli
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MILANO Boldini - Parisien d’Italie fino al 18 gennaio Milano, GAM Manzoni
ROMA Escher fino al 22 febbraio Roma, Chiostro del Bramante
ROMA FRANCESCA MONTINARO “Veil of Freedom” Ritratto continuo mod. 3.375.020.000 fino al 15 marzo Roma, Erica Fiorentini Arte Contemporanea
VENEZIA Fino al 6 gennaio 2015 L’illusione della Luce e Irving Penn, Resonance Palazzo Grassi www.palazzograssi.it
TRENTO PAD - Paesaggio Architettura Design Diego Chilò e João Nunes fino al 10 gennaio Trento - Palazzo Firmian
torino Fino al 25 gennaio 2015 Roy Lichtenstein. Opera Prima GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
VICENZA Dal 24 dicembre Tutankhamon Caravaggio Van Gogh - La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento Basilica Palladiana Vicenza
TORINO A occhi aperti fino all’8 febbraio Reggia di Venaria Reale (To)
VENEZIA Fino al 16 gennaio 2015 Sedici sfumature di Grigio Giovanni Sartori e Braido Vito Stassi Mestre (Venezia) - Galleria Massimodeluca
La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi
Venezia Fino al 15 febbraio 2015 Prima Materia Punta della Dogana www.palazzograssi.it
TORINO Fino al 15 febbraio 2015 Avanguardia russa dalla collezione Costakis A Palazzo Chiablese Spazio mostre del Polo Reale www.piemonte.beniculturali.it
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DESIGN
il car design parla italiano
INTERVISTA A Enrico Leonardo Fagone, archietto, docente e autore di studi e monografie nel campo del design, quello automobilistico in particolare
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Togliamoci subito il dubbio, quando si parla di car design si cade spesso in errore credendo che il designer sia una sorta di deus ex machina. Che lui, da solo, sia in grado di creare qualcosa che tecnicamente trascende la nostra comprensione ma che esteticamente ci conquista al primo sguardo. Ecco, le cose non stanno così. Ce lo spiega Enrico Leonardo Fagone, archietto, docente e autore di studi e monografie nel campo del design, quello automobilistico in particolare. “Il car design è un ambito della progettazione che comprende molte attività che includono la dimensione estetica e tecnologica relativa all’universo automotive. Negli ultimi anni questa disciplina ha assunto un peso maggiore anche nelle strategie di produzione e di marketing. Questo significa che oggi chi acquista un’auto è attento e sensibile agli aspetti che appartengono alla forma, alla visibilità e di conseguenza al rapporto che abbiamo con l’auto”. Quindi non solo un semplice oggetto d’uso ma oggetto rafforzato di valori simbolici ed estetici.
Anna Caldera Giornalista e blogger annacaldera@libero.it
E ritornando al nostro deus ex machina? Se un tempo erano i carrozzieri o stilisti a definire le forme dell’auto, oggi si parla di design e progettazione che poi è la corretta traduzione dall’anglosassone del termine progettare. Tendiamo a individuare in un protagonista la paternità di un progetto ma in verità si tratta di interi team di progettazione. Ci sono esperti di color and trim ad esempio che si occupano del colore, tessuti e materiali utilizzati. Progettare un’automobile è un’attività complessa, dove operano più figure professionali che tengono conto dell’ergonomia, delle tecnologie, dei processi produttivi e di molto altro. Sfatato il mito, parliamo invece delle sue origini. Quando si inizia a parlare di car designer? Si deve risalire agli anni 60 con i grandi carrozzieri italiani, anche se l’attività di progettazione era partita anche prima. Una delle personalità più incisive è sicuramente Dante Giacosa autore della prima 500 nel 1957. Seguono negli anni i grandi carrozzieri come Pininfarina, Bertone e Zagato. Poi una fitta schiera di car designer attivi all’interno delle Case automobilistiche che da ‘centri stile’ prima, trasformano in ‘design center’ i loro reparti di progettazione. Per citarne qualcuno: Pio Manzù, Rodolfo Bonetto, Giorgetto Giugiaro, Bruno Sacco, Walter de Silva, Lorenzo Ramaciotti, Flavio Manzoni, Roberto Giolito.
Perché è così importante oggi il car designer? Ho scritto un libro a tal proposito (Car Design, genesi ed evoluzione del design automobilistico, Compositori editore, ndr) dove sostengo che il design è un vero e proprio vettore dell’industria dell’automobile, in grado di conferire appetibilità, qualità estetica e tecnologica a questi oggetti. Chi sono oggi i più famosi? Alcuni li abbiamo già citati: Walter de Silva, è alla guida del design per il Gruppo Volkswagen, a Roberto Giolito, EMEA Design Head Fiat Chrysler, si devono i risultati che Fiat ha conseguito con il progetto 500, che dopo l’esordio nel 2007, 500L nel 2012 e il lancio recentissimo di 500X ha saputo ridefinire e proiettare nel futuro con il suo team di collaboratori una delle icone della storia dell’automobile.
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“Estetica e funzionalità: binomio vincente” E l’Italia, come si pone in tutto questo? Bene, i nostri progettisti lavorano nelle Case automobilistiche di tutto il mondo. Siamo portatori di una tradizione importante. Non dimentichiamoci che il nostro Paese ha contribuito in maniera fondamentale all’evoluzione dell’automobile.
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Quali sono le aziende che oggi investono in car design? “Tutte le Case costruttrici sono necessariamente impegnate a farlo. In molti casi esistono strutture preposte a svolgere il lavoro progettuale dislocate in luoghi distanti dalle sedi centrali. Mi spiego meglio: Toyota ad esempio non ha solo un design center in Giappone ma anche in altri Paesi nel mondo, lo stesso vale per molte altre Case automobilistiche.
È giusto dunque parlare di progettazione globalizzata? È giusto parlare di globalizzazione se viene intesa dal punto di vista delle sinergie e dell’ottimizzazione tecnologica nella gestione di risorse, componentistica e ricerca. Ma riguardo al prodotto finale no, perché bisogna tener conto dei diversi contesti geografici ai quali i prodotti sono destinati. Cina e Brasile hanno caratteristiche diverse, sia ambientali che culturali e strutturali.
Quale sarà il futuro del car design? Gli scenari sono complessi, dobbiamo tener conto di un momento economico difficile, poi vi sono i temi legati alla tutela dell’ambiente e alla produzione dell’energia, non ultimo tutto il sistema dei trasporti. Come vede, l’auto è sì importante ma è solo un “pezzo” di un puzzle molto più articolato. Penso che il designer, proprio per queste ragioni e la sua indole creativa, abbia una funzione centrale nell’individuare risposte immediate alle esigenze, in costante mutazione, della nostra società. Per concludere, la sua macchina ideale? Non l’hanno ancora inventata” mi dice ridendo “e dunque c’è ancora lavoro per i car designer!. 53
BEYOND DESIGN
OAKLEY OCCHIALI L’innovazione tecnologica illuminata dal design rivoluzionario ha permesso a Oakley, che si prepara a festeggiare 40 anni di attività, di sfornare prodotti sempre più all’avanguardia per proteggersi dai raggi solari. La visione, indossando uno dei tantissimi modelli disponibili, è nitida e illimitata, quasi a ricalcare il motto dell’azienda nel suo continuo progredire alla ricerca di nuove declinazioni in materia di occhiali. Inseparabili compagni di viaggio o avventura, che siate sciatori provetti, ciclisti sfrenati o piloti di aerei supersonici, non potrete farne a meno una volta provati. it.oakley.com
OMEGA WATCHES Un aperitivo sulla Via Lattea? Impossibile arrivare tardi se al polso si indossa il Grey Side of the Moon, perfetto compagno per viaggi interplanetari. Il nuovo gioiello di casa Omega con una cassa in ceramica da ben 44,25 mm di diametro presenta un colore caratteristico che ricorda il suolo lunare ed è il risultato di 3 ore di trattamento a 20.000 gradi Celsius nel forno al plasma. Il quadrante è in platino 950 sabbiato. Il cinturino è in pelle grigia con particolari in caucciù intorno ai fori. www. omegawatches.com
BLACK SPORT SAVELLI Una telefonata allunga la vita, recitava un famoso spot pubblicitario. Forse non è così ma sicuramente se si possiede un cellulare Black Sport di Savelli, sarà più hi-tech. Vero e proprio gioiello che fonde design italiano e qualità svizzera. Dotato di sistema operativo Google Android con interfaccia grafica completamente personalizzata, corpo in acciaio rivestito in PVD nero, tasti in oro rosa, componenti in ceramica, vetro bombato inscalfibile, ne fanno un esemplare davvero unico. www.savelli-geneve.com
PENNA PAUL FISHER Ricerca, innovazione e tecnologia. Queste sono le parole chiave alla base della filosofia di Paul Fisher che 40 anni fa inventava il refill pressurizzato che ancora oggi accompagna ogni modello di fisher space pen. La prima penna ad aver toccato il suolo lunare con la missione Apollo 11. Può scrivere con la punta rivolta verso l’alto, sott’acqua, nel freddo glaciale o nel caldo pianeta mercurio. Disponibile in molti modelli nelle versioni original, trekker e bullet. A partire da 40 euro circa. www.spacepen.com
Il museo Rossi di Albizzate, uno spaccato di storia italiana dell’arredamento e del design. Dal dopoguerra ad oggi, l’Italia raccontata attraverso l’arredo che ha contribuito a diffondere nel mondo il made in Italy di qualità. Bisognerebbe studiarla a scuola la storia della Rossi di Albizzate perché ha scritto alcune tra le pagine più belle del mondo dell’arredo made in Italy, tanto che la casa editrice Electa nel 2008 gli ha dedicato una monografia. Tutto questo sapere non poteva e non doveva andare perduto e così, in occasione del 75° anniversario nel 2010, per meglio mostrare la continua evoluzione della ricerca, ha allestito il nuovo Museo Aziendale per promuovere e valorizzare il proprio patrimonio culturale. Oggi il museo è stato ampliato e ospita 250 prodotti originali Rossi di Albizzate, comprendenti poltrone, divani componibili, sedute particolari, mobili, contenitori, tavoli, tavolini, accessori, complementi d’arredo, prototipi, oltre a progetti, disegni, foto dell’epoca, manifesti, schede tecniche, foto di architetti e designer. Il museo si sviluppa in un spazio permanente di oltre 900 mq nello Showroom dello Stabilimento di Albizzate progettato dagli architetti Magnaghi, Terzaghi, Ammannati e Vitelli e mostra l’evolversi della storia produttiva della Rossi di Albizzate. Si parte con la sezione dedicata a Hans Von Klier il coordinatore immagine Olivetti dal 1972 al ‘99 che con Rossi di Albizzate ha creato, nel 1972, Sit System un sistema di sedute e scrivania per ufficio. Si prosegue e si passa dalla sezione con una collezione di opere dell’artista Lucio del Pezzo, prima esposti nello showroom in Largo Augusto a Milano, alla serie di modellini dei prototipi dei molti divani prodotti da Rossi di Albizzate fino al 1970. Infine si arriva al cuore interno del museo, dove uno spaccato di storia italiana, dal 1935 (inizio della produzione) fino ai giorni nostri, è raccontato attraverso l’evoluzione delle sedute, poltrone, sedie, chaise longue e imbottiti in generale. Oggi l’azienda prosegue grazie all’impegno di Piero e Luigi Rossi, i figli dei fondatori Giuseppe e Maria, che continuano la loro preziosa opera di diffusione del design made in Italy nel mondo. Come la serie Supersassi di Matteo Thun, le sedute Dondolo e i modelli outdoor dei fratelli architetti e designers Toso Pio&Tito e le sedute outdoor di Willem Brouwer.
ROSSI DI ALBIZZATE
info@rossidialbizzate.it
Show-Room, sede, Stabilimento: Show-Room Varese: Via Mazzini, 1 - 21041 Albizzate (VA) - ITALY Via Piave, 12 - Varese - ITALY Tel. +39 0331 993200 Fax +39 0331 991583 Tel.-Fax: +39 0332 281757
IL POETA Marco boietti “Massima virtù è avere senno, e sapienza è dire il vero e operarlo da uomo che conosce e che segue la natura delle cose”. Così parlò Eraclito (frammento 75). Marco Boietti entra subito in argomento sulla “sua” poesia con questa citazione del grande filosofo di Efeso per dire che solo con la parola poetica si possono superare i confini mentali, psicologici ed esaltare la capacità di cogliere il Bello per riprodurlo in versi. Verrebbe da dire allora che la Poesia ha un carattere di mistero e di sacralità? La risposta di Marco Boietti al riguardo è chiara e concisa ”Il poeta non è un Vate e a Vate non deve atteggiarsi ma conservare quell’umanità fervida e generosa che può e riesce a dimostrare nel corso del suo percorso esistenziale. E sempre in favore degli altri perché è per il lettore si scrive”. E questo, infatti, è quello che si percepisce leggendo i suoi libri, dove spesso prevale l’elemento della fantasia che aiuta a portare chi legge lontano, quello della storia sfrondata dell’elemento nostalgico, la memoria e i ricordi privi di un sentimentalismo fine a se stesso e il costante rapporto con la natura. “Il mio rapporto con la poesia - prosegue Boietti – risale a circa quindici anni or sono quando mi sono gradatamente dedicato alla lettura dei classici e da allora ho esteso il mio panorama formativo privilegiando ora questo ora quel particolare periodo storico così come questa o quella figura poetica”.
Alle raccolte poetiche si sono aggiunte nel tempo le sceneggiature e i poemetti. Dall’amicizia con Danilo Boietti - affermato pittore in Italia e all’estero - nasce una stretta collaborazione artistica: nei libri di Marco Boietti sono infatti raffigurati dipinti del suo omonimo. Marco Boietti vive a Milano dove è nato. La sua bibliografia comprende diverse raccolte. “Moti e maree” , 2008, Gruppo Albatros, poesie “Kismet”, 2009, AltroMondoEditore, poesie “Amaranta”, 2010, AltroMondoEditore, poesie “Dalibor”, 2011, Edizioni il Grappolo, poesie “6.25 un conflitto dimenticato”, 2012, Blu di Prussia, poesie “loro”, 2013, Blu di Prussia, sceneggiatura “Hypothesis”, 2013, Blu di Prussia, poemetto “La coda del pavone”, 2014, L’arcolaio, sceneggiatura “Cigni di giada”, 2014, L’arcolaio, poesie. I libri sono reperibili su i siti on line: Amazon, Ibis, Unilibro, Libreria Universitaria.
LOST IN COMMUNICATION
al turista cosa dico?
Per quanto incantevole possa essere stata la nostra meta vacanziera, spesso è la qualità del servizio ricevuto il metro di giudizio che ci fa dire se una vacanza è stata grandiosa o invece un incubo. Se a volte è facile dimenticare i posti visitati, più difficile è scordare i dialoghi e le relazioni create con le persone durante i viaggi. Cosa tenere a mente, quindi, nella comunicazione con i turisti? Questi possono benissimo non sapere proprio niente del nostro paese, dalla lingua agli usi, tutto può essere sconosciuto. Potrebbero essere appena arrivati da un viaggio faticoso e lungo, stanchi e preoccupati per il nuovo ambiente. Potrebbero non rendersi conto che le cose che sono scontate nella loro cultura non lo sono in quella del paese che visitano. Però eccoli lì, coraggiosi e curiosi, che se hanno speso denari e tempo per venire a visitare il nostro paese, siamo comunque un po’ in debito. Quindi, anche solo per questo, meritano gentilezza. Come comunicare con il turista? Partiamo dalla base, visto che noi italiani siamo piuttosto chiacchieroni: la comunicazione è anche ascoltare e non solo inondare di chiacchiere il nostro interlocutore. E attenzione a cosa si dice con il corpo. Si può, senza rendersene conto, mandare a quel paese qualcuno pur negli scambi verbali più cortesi e professionali. In caso di incomprensioni, pensate a che barriere ci sono nella comunicazione, rumore, accenti diversi, problemi di lingua? Non è indispensabile conoscere perfettamente tutte le parole di una lingua straniera, a volte è sufficiente capirne i concetti. Accogliere i turisti con un saluto anche nel loro idioma, vuol dire già segnare un punto a vantaggio di un futuro buon rapporto. In alcune culture, l’abitudine di toccare braccia e spalle dell’interlocutore è segno di affettuosa vicinanza, in altre un fastidioso segnale equivoco, assolutamente da evitare.
Nel fornire informazioni, non dare niente per scontato, da come si paga al casello dell’autostrada a come si fa una telefonata. Voi lo sapete, i turisti magari no. Se avete beghe da faida familiare con il sindaco del vostro paese, al turista in fondo non interessa granché, evitate di coinvolgerlo e informatelo invece sulle attrazioni del territorio, spiegate come prendere i mezzi pubblici, informateli su spettacoli, teatri e manifestazioni. Siete proprietari di un grazioso bed and breakfast e alle prime armi nell’intrattenere i turisti? Può essere che qualche chiacchiera sia ben accetta, insistere per presentare il vostro nipotino magari è troppo. E banale, ma neanche tanto, badate alla pulizia. Oltre a quella dei locali dove li ospitate, anche la vostra. Camicie stropicciate e l’abitudine di pulirvi l’orecchio con il mignolo, riservateli all’esclusività della vostra casa. Sottoponetevi al giudizio, con l’imperare di tripadvisor non potreste comunque farne a meno, magari prevedendo un angolo dei suggerimenti. Servirà per migliorare. Qualche buona guida per capire come trattare le diverse nazionalità può essere utile: saprete così che gli inglesi difficilmente vi diranno cosa pensano realmente, che gli italiani si lamenteranno inevitabilmente della cucina, che i francesi vi tratteranno con sufficienza e che nel sud est asiatico, se sorridono insistentemente, lo fanno perché imbarazzati dalle vostre domande forse non troppo acute, cercano di riservarvi comunque una gentile benevolenza.
Alessandra Plichero Consulente di comunicazione e relazioni pubbliche e membro del Chartered Institute of Public Relations di Londra
a.plichero@gmail.com
What shall I tell tourists?
No matter how wonderful you holiday destination’s been, the quality of service is often what makes us say if a holiday has been great or a nightmare. You can forget places, but it’s hard to forget the conversations and connections made during when traveling. What should you bear in mind then, when communicating with tourists? They may now know much about our country and its customs. They may have just arrived after a tiring journey and they may be worried about the new environment. They may not realize that what they take for granted may not be so in the country they’re visiting. However they’re there, and if they’ve spent their time and money to come and visit our country, we still owe them something. Even just for this reason they deserve kindness. How should you communicate with a tourist? Let’s start from the essentials, since we Italians are quite chatty – communication means also to listen and not just overwhelm with our chat our speaker. And mind your body language. You may insult someone without realizing even in the kindest and most professional conversation. If there are misunderstandings, think of what communication barriers there may be. You don’t need to know all the words of a foreign language. Sometimes you just need to understand the concepts. Welcoming tourists with a word even in their language, is already an advantage for good relationships in the future. In some cultures the habit of touching arms and shoulders is a sign of affection, in others it’s an annoying and ambiguous. Don’t take anything for granted when giving information. If you have issued with the town’s mayor, tourists wouldn’t be that interested, so avoid telling them and talk about the famous sights, explain how public transport works, tell them about shows, theaters, events. Are you the owner of a pretty b&b and you’ve only just started entertaining tourists? They may like to have a chat, but insisting on introducing your grandchild might be too much. And remember to keep clean the rooms as well as yourselves. Spare crinkled shirts and the habit of cleaning your ears with your fingers for your home. Be subject to judgement, with the power of tripdadvisor you couldn’t do without it, perhaps envisaging a suggestions space that could help to improve. Some good book guide to understanding how to deal with different nationalities could be handy: you’ll learn that the English will rarely tell you what they really think, Italians will complain about the food, the French will patronize you and in South-East Asia, if they insistingly smile it’s because they’re embarassed by your slightly dumb questions and are trying to be kind.
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SEI METROPOLI RICCHE DI MEMORIA
Quale vero viaggiatore non vorrebbe percorsi alternativi, anziché quelli piatti e soliti destinati ai turisti? Con il libro di Mario Maffi, fresco di stampa ed edito da Il Saggiatore Città di memoria - Viaggi nel passato e nel presente di sei metropoli, si ha la possibilità di conoscere, come anticipato già dal titolo, sei metropoli tra gli Stati Uniti e l’Europa, lasciandosi stupire dal fascino delle geometrie di edifici insoliti, scoprire la storia nascosta tra i labirinti delle vie e il magnetismo delle mappe che disegnano, rievocare frammenti eroici o drammatici di memoria collettiva. Ecco allora che Maffi, da ottimo esploratore urbano, nonché prolifico autore e insegnante di letteratura angloamericana a Milano, ci guida attraverso la Manhattan del Lower East Side, porta di ingresso per milioni di immigrati a due passi da Wall Street; nella New Orleans multietnica segnata dalle tragedie della schiavitù, passando per le colline di Parigi che ancora narrano della Comune del 1871 e il lungo Senna, luogo testimone di feroci repressioni. Le strade e le fabbriche di Manchester e Salford, culle della rivoluzione industriale, fino all’East End londinese, ieri proletario, oggi ristrutturato e abitato dalla middle class per quel processo chiamato gentrification (middle class, ovvero la nuova gentry). Tra conflitti e rivolte, scorci inaspettati, musiche e sapori racchiusi in quartieri riportati alla luce dall’autore, altre geografie e altre storie dialogano tra loro e non smettono di raccontarsi ai viaggiatori di oggi.
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Marianna Bonelli Promotrice innovativa di cultura www.mariannabonelli.com www.spritzletterario.com
Parlare di grandi viaggi senza citare Tiziano Terzani, sarebbe un errore imperdonabile. Andiamo In Asia con lui grazie all’editore Longanesi. Una storia lunga una vita, dove sorge il ragionevole dubbio che sia più l’Asia a raccontare Terzani, che viceversa. Un legame forte tra l’uomo e il contraddittorio continente asiatico, pagine di cronaca e costume, reportage e avventure, tradizioni millenarie e accadimenti storici.
Se state pensando di trasferirvi all’estero, magari in Cina, o avete semplicemente in programma di andarci da turisti, ecco la guida che fa per voi: Shanghai (mai dire mai) di Michele Soranzo, Fazi editore. Indicazioni pratiche anche sulla lingua e le numerose opportunità che offre la metropoli più popolosa del mondo. Capitale economica e tecnologica della Cina, Shanghai è chiamata la “Parigi d’Oriente” per l’armonica fusione tra antiche tradizioni, edifici caratteristici e i grattacieli del distretto finanziario di Pudong. www.vivishanghai.com
Edito da Corbaccio, non è una novità ma ormai un classico imperdibile della narrativa di viaggio Nelle terre estreme di Jon Krakauer, da cui è stato tratto il film “Into the wild”. L’autore, imbattutosi per caso in questa storia vera d’avventura estrema, ne è rimasto ossessionato, tanto da dedicare tre anni alla ricostruzione del viaggio di Chris McCandless, nel 1992, quando decise di lasciare ogni suo avere e contatto umano, per cercare uno stato di purezza assoluta nella natura incontaminata della selvaggia Alaska, trovando la morte quattro mesi dopo la partenza, per l’equipaggiamento non adatto e la scarsa conoscenza dei limiti che quel luogo impone.
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movie
OLTRE LO SPAZIO PER SOPRAVVIVERE
Viaggi straordinari, interstellari, cosmici. Viaggi nel vuoto, in assenza di gravità, che spingono l’uomo fuori della terra per riportarlo al centro del proprio universo: l’ultima frontiera, ciò che resta di un mondo in difficoltà che cerca la propria sopravvivenza. In realtà il soggetto è sempre l’umanità alla ricerca di un significato profondo dell’esistenza, di una nuova consapevolezza e una diversa responsabilità nei confronti della vita stessa. Il cinema cerca di rendere visibile l’inconoscibile, tenta di svelare qualche pallido mistero con l’ausilio, spesso, di tecniche e strumenti all’avanguardia anche assai costosi, a volte pone domande, talaltre sciorina risposte funzionali al botteghino. È il caso dell’ultimo film di Christopher Nolan “Interstellar”, mix di innovazione e coraggio, tecnologia, scienza e confusione ideologica. 64
Cristiana Albertini redattore albertinicristiana@libero.it
La terra è alla fine, un’ennesima piaga di polvere ocra devasta i raccolti nei campi e i polmoni delle persone, non c’è più posto per il ritorno all’agricoltura, gli uomini hanno decretato la loro sconfitta. La strana famiglia Cooper vive isolata nella propria decadente fattoria, sono rimasti solo il padre e il nonno ad allevare i due figli e la famiglia si stringe intorno a sé stessa nel tentativo di superare il pericolo dell’estinzione. Il padre è il capitano Cooper (Mattew McConaughey), ex astronauta che vive in una sorta di strana simbiosi con l’adorata figlia di 10 anni dal nome simbolico di Murphy detta Marph (bravissima Mackenzie Foy), una bambina con doti straordinarie e con una intuizione veloce, il personaggio chiave del film. È grazie a Marph che papà e figlia scopriranno la possibilità di una nuova speranza: la base segreta della NASA dove si sta elaborando una nave spaziale in grado di partire alla ricerca di nuovi mondi dove trasferire il genere umano.
Da qui si snodano una serie di intrecci, il viaggio entra nell’esperienza vera e simbolica dello spettatore costringendolo a una concentrazione partecipe e attenta. La gravità è al centro del tutto, lo spazio si scopre con il suo fascino: come non restare rapiti dagli anelli di Saturno o dal vortice di un “wormhole”, buco nero che apre un mondo a più dimensioni che si curva, si raddoppia, si piega e si chiude intorno a noi. Film audace, complesso e affascinante questo di Nolan (Memento, Inception) che sa giocare con la dimensione tempo/spazio, con l’uso sapiente del montaggio parallelo, l’utilizzo di cineprese IMAX ad alta definizione e la supervisione scientifica del fisico teorico americano Kip Thorne. Molto lontano Interstellar dal substrato “filosofico” di 2001-Odissea nello spazio di Kubrick, dalle storie di Star Wars di Lucas, da Solaris di Soderbergh , da Moon di Jones, da Spielberg e ,forse, più vicino all’ultimo Gravity di Cuaròn, anche nel costo: 100 milioni di dollari contro i 156 di Interstellar!
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qualità che nasce dalla mano leggera degli chef e dalla bontà degli ingredienti usati. Un’atmosfera calda e accogliente, un luogo di incontro e punto di riferimento per le famiglie, le aziende e per tutti coloro che vogliono ritagliarsi
attimi di tranquillità e di gusto in un contesto curato e famigliare. La Moreieta è il risultato lampante di una ricerca aperta a tradizioni enogastronomiche diverse. E di una scelta accurata dei prodotti.
ANTICA TRATTORIA MOREIETA SRL V. Soghe n. 35 - 36057 Arcugnano (VI) Tel. +39 0444273311 moreieta@libero.it www.moreieta.com
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cucina con vista
SI VIAGGIARE MA A MANGIARE DOVE SI VA? Quando si è in viaggio, mangiare fuori casa si deve. Ma cenare al ristorante può diventare un piacere o, sempre più spesso, la stessa ragione del viaggio. Allora, come orizzontarsi e scegliere tra ristoranti, trattorie, winebar e pizzerie? Una volta c’erano solo le guide. Quelle di carta da sfogliare e leggere, in cui vengono descritti e valutati i ristoranti. Con i punti per la guida de L’Espresso, a suon di forchette per il Gambero Rosso o con le famigerate stelle per la più autorevole – e temuta dai ristoratori – guida Michelin. Ci sono ancora, ma di certo è più comodo utilizzarle sul web. Come la Michelin, finita tutta dentro un’App gratuita. Le recensioni sono più brevi e danno meno informazioni rispetto alla versione cartacea, ma offre il vantaggio di geolocalizzare i locali e quindi di individuare quelli più vicini, offrendo la possibilità di inserire commenti e leggere i giudizi degli altri utenti. Anche i commenti più entusiastici possono però lasciare a bocca asciutta se non si trova un tavolo libero. Ed ecco intervenire nuovi servizi che alla recensione abbinano la possibilità di prenotare online, in tempo reale, sapendo subito la disponibilità dei posti. Su Mytable.it si prenota online in più di 4000 locali in tutta Italia. Per ciascun ristorante sono riportate le informazioni essenziali, mentre per le opinioni rimanda a Tripdavisor. Una community di utenti invece partecipa e si scambia opinioni su 2spaghi.it, dove i ristoranti tra cui scegliere sono 3200, con la possibilità in più di cogliere sconti e promozioni, in stile Groupon. Ancora di più offre Ristoranti Che Passione, anche se solo in Veneto. Acquistando la guida, cartacea o online, si ottiene una Card che consente un taglio del prezzo fino al 50% cenando in due persone in oltre 150 ristoranti, selezionati e provati dal curatore Riccardo Penzo. Gli utenti si scambiano informazioni e opinioni e anche qui si prenota online. Per chi non ha la Card c’è comunque uno sconto del 10%. E poi ovviamente c’è Tripadvisor, di gran lunga il più usato tra i siti di recensioni online. 170 milioni di recensioni e commenti relativi ad alberghi e ristoranti in tutto il mondo, 100 nuovi post ogni minuto. Non facilissimo orizzontarsi, anche perché – tra tante recensioni sincere e oneste – c’è sempre chi cerca di fare il furbetto postando elogi per un amico e stroncature per il suo concorrente. Federalberghi italiana ha dichiarato guerra al colosso americano, denunciando la mancanza di controlli sui contenuti pubblicati e chiedendo che chi posta debba allegare una ricevuta fiscale per attestare di esserci effettivamente stato. Il tutto è ora nelle mani dell’Autorità Garante per la Concorrenza, per una storia che sa tanto di Davide contro Golia.
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Michele Bertuzzo Corrispondente da Vicenza mic.bertuzzo@gmail.com
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COMICS
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Enrica D’Incalci Fumettista enripdincalci@live.it
pirata... per caso
Sogni, speranze, scoperte. Queste sono le prime parole che associo all’idea di “viaggio”. C’è un fumetto poi che narra di un pittore, uno di quegli uomini indispensabili per far conoscere nella terra d’origine ciò che gli esploratori e i membri dell’equipaggio avevano visto con i proprio occhi! “Isaac il pirata”, racconto a fumetti in tre volumi di Christoph Blain e pubblicato nel 2000, ci racconta di Isaac Sofer, pittore per destino e... pirata per caso. Questo giovane squattrinato, alle prese con la fidanzata Alice, conosce tutto di navi e di imprese piratesche ma non ha mai lasciato il proprio Paese. Il protagonista viene ingaggiato con l’inganno da un medico di bordo, ritrovandosi a salpare per le Americhe. A bordo, viene subito preso in simpatia dal capitano Jean, che lo esorta continuamente a dipingere, prima lui, poi l’equipaggio e qualsiasi cosa voglia. Le avventure di Isaac solcano i mari e gli permettono di vedere cose straordinarie come, nel secondo volume, i freddi mari del sud, l’aurora boreale, i pinguini. Tutto questo, Christoph Blain ce lo descrive tramite i suoi personaggi, instabili e riottosi, pronti a grandi gentilezze ma anche a risse. I volti espressivi di Jean, Isaac, Henri (il medico) e di tutti gli altri, passano da momenti di grande serietà a follia pura, da rabbia e desiderio di rivalsa a
tenerezza e languidi sguardi. La precisione per i dettagli, infatti, si ritrova nei disegni della nave, nei paesaggi, nelle pose, e tuttavia si sposa perfettamente con i suo segno a volte grezzo e veloce, a volte più dolce ed essenziale. Forse è proprio questo che più dà la sensazione di essere in un vero viaggio, in cui gli elementi certi e il caso si scontrano continuamente, dando equilibrio ed emozione. Durante la storia, Isaac vive momenti di nostalgia, attimi in cui pensa solo a dipingere, serate in cui vorrebbe una donna accanto a sé e altre in cui deve cercare di restare vivo durante una tempesta spaventosa che sembra debba inghiottire la nave. Anche Alice a casa, vive nuove emozioni. Trova un altro innamorato, colto come lei e col quale può parlare e raccontarsi con naturalezza. Alla fine dei tre volumi, entrambi hanno passato momenti difficili e trovato equilibri diversi, ma non sappiamo cosa sarà di loro se non che Isaac si dice stanco e desideroso di tornare a casa. Ed è così forse, la fine di ogni viaggio, di ogni racconto: vorremmo saperne di più e spingere ancora più là l’avventura, ma non necessariamente ci va di seguirla. E anche il desiderio del ritorno contribuisce così a darle un senso, una dimensione emotiva che rimane scolpita nell’animo e, perché no, anche in qualche disegno.
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SOUND AND VISION
2 CELLOS VIOLONCELLISTI SLOVENO-CROATI CHE FANNO IMPAZZIRE IL WEB
I 2Cellos sono un duo di violoncellisti composto da Luka Šulic e Stjepan Hauser. Luka Šulic nasce a Maribor in Slovenia, il 25 agosto del 1987 e si dedica alla musica classica fin da bambino. All’età di 5 anni prende lezioni di violoncello da suo padre, violoncellista anche lui, per poi proseguire gli studi all’Accademia Musicale di Zagabria e a Vienna. Frequenta infine la Royal Academy of Music di Londra. Stjepan Hauser nasce a Pola in Croazia, il 15 giugno 1986 dove inizia a studiare musica. Si diploma a Fiume e completa gli studi universitari con Natalia Pavlutskaya a Londra, per poi spostarsi a Manchester e negli Stati Uniti dove studia con il violoncellista statunitense Bernard Greenhouse. Provenienti entrambi dal panorama musicale classico, nel 2011 formano il duo arrangiando brani di musica contemporanea in chiave moderna, utilizzando solamente i loro due violoncelli per le esecuzioni. Nel gennaio dello stesso anno pubblicano un video musicale su YouTube in cui eseguono il brano di Michael Jackson “Smooth Criminal “, diventando un vero e proprio fenomeno del web. Sempre nel 2011, il brano esce come singolo, seguito da un altro singolo Welcome to the Jungle, cover dei Guns N’ Roses . Nell’ultimo video-clip dei 2cellos si passa da Le Quattro Stagioni di Vivaldi a Thunderstruck degli AC/ DC. Pensate che in una sola settimana il video aveva già conquistato il pubblico di tutto il mondo e oggi vanta più di 28 milioni di visualizzazioni. Ambientato in un teatro rinascimentale, il duo si esibisce davanti a una platea di nobili e dame, che applaudono inizialmente la più classica delle esibizioni sulle note de “Le Quattro Stagioni”. Di li a poco tutto cambia, dalle note dei due violoncellisti scaturisce il rock di “Thunderstruck” degli ACDC. I due artisti si contorcono e consumano letteralmente i propri strumenti, lasciando alla fine sbigottito l’ingessato pubblico. Un video che spiega in maniera esaustiva il largo successo ottenuto sul web per i due artisti che si scatenano nelle interpretazioni di grandi successi del rock. Nell’ultimo disco “In2ition”, uscito lo scorso anno per Sony Music, ci sono collaborazioni davvero eccellenti come l’eroe delle sei corde Steve Vai nella rivisitazione di “Highway to Hell” degli AC/DC. E ancora in “Clocks” dei Coldplay la star cinese del pianoforte Lang Lang, che a inizio febbraio, in occasione del capodanno cinese, ha suonato con il duo davanti a 950 milioni di telespettatori. Poi l’attrice Naya Rivera in “Supermassive Black Hole” dei Muse e Zucchero Fornaciari in “Il Libro dell’amore”, rivisitazione di “The Book of Love” dei Magnetic Fields. Un successo davvero eclatante quello riscontrato dai 2CELLOS, già scelti dal grande Elton John che li ha definiti come “La cosa più emozionante vista dal vivo dai tempi del concerto londinese di Jimi Hendrix al Marquee Club negli anni Sessanta” e portati in tournée nel 2011 e nell’autunno del 2013 per il suo ultimo tour mondiale. Adesso sono finalmente in Italia con il loro tour “elettrico” l’11 dicembre al Gran Teatro Geox di Padova, per poi proseguire alla volta di Roma all’Atlantico Live il 12, all’Estragon di Bologna il 13, al Fabrique di Milano il 14 con tappa finale il 15 al Teatro Nuovo Giovanni a Udine. Assolutamente da non perdere. Give peace a chance. Gek Folley 76
Gek Folley alias Gelindo Pretto redattore gelindo.pretto@gmail.com
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MUSIC EVENTS SELECTED FROM KYOSS
Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi dal 6 dicembre al 30 gennaio Roma, Chiesa All Saints Anglican Church www.vivaticket.it
Elisa 9 dicembre Milano, Alcatraz 12 dicembre San Biagio di Callalta (Tv), Supersonic Music Arena 20 dicembre Roma, Atlantico info: www.ticketone.it 78
Pino Daniele 11 dicembre Bari, Palaflorio 13 dicembre Roma, Palalottomatica 16 e 17 dicembre Napoli, Palapartenope 22 dicembre Assago (Mi), MediolanumForum info: www.ticketone.it
Biagio Antonacci 12 dicembre Roma, Pala Lottomatica 13 dicembre Livorno, Modigliani Forum 16 dicembre Trento, Pala Trento 19 dicembre Bologna, Unipol Arena 20 dicembre Paodva, Arena Spettacoli della fiera info: www.ticketone.it
Giorgia 14 dicembre Napoli, Teatro Palapartenope 15 dicembre Roma, Palalottomatica 18 dicembre Padova, Gran Teatro Geox 20 dicembre Torino, Pala Alpitour 21 dicembre Assago (Mi), MediolanumForum info: www.ticketone.it
Glenn Miller Orchestra 13 dicembre Padova, Gran Teatro Geox info: www. granteatrogeox.com
Stefan Anton Reck 19 dicembre Bologna, Auditorium Teatro Manzoni www.vivaticket.it
Balletto di Mosca 25 dicembre - Il lago dei cigni Padova, Gran Teatro Geox 26 dicembre - Lo schiaccianoci Padova, Gran Teatro Geox 31 dicembre e 1 gennaio Giselle Milano, Teatro Carcano info: www.ticketone.it
Umberto Tozzi 20 dicembre Padova, Gran Teatro Geox info: www. granteatrogeox.com
La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi
I solisti dell’opera dal 2 dicembre al 27 gennaio Roma, Chiesa All Saints Anglican Church www.vivaticket.it
Renzo Arbore 22 dicembre Torino, Teatro Alfieri 31 dicembre Roma, Auditorium Parco della Musica info: www.ticketone.it
Lionel Richie 13 febbraio Assago (Mi), MediolanumForum info: www.ticketone.it
La Traviata fino al 29 dicembre Auditorium Duomo di Firenze www.vivaticket.it Gran Concerto di Natale 27 dicembre Padova, Gran Teatro Geox info: www. granteatrogeox.com
Anastacia 15 gennaio Padova, Gran Teatro Geox info: www. granteatrogeox.com
Massimo Ranieri 31 dicembre Padova, Gran Teatro Geox info: www. granteatrogeox.com
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