Introduction
Rudy VanderLans, cover, Emigre #31, photography by Allison White, performed by Bryan Green. USA, 1994
Negli ultimi decenni del millennio passato sono avvenuti cambiamenti radicali, dovuti a nuove tecnologie ma anche ad una nuova visione del mondo. Un mondo sempre più connesso ha fatto emergere nuove voci, le voci degli altri, che tentano di tornare ad un'espressione individuale. Gli ideali assoluti, senza tempo, hanno perso il loro fascino così come le grandi narrazioni sono ormai arrivate al loro capolinea. Questo è un momento di rottura, l’uomo si è ritrovato in una condizione in cui non si era mai trovato prima: cerca di dare senso ad un nuovo mondo privato dei suoi punti fissi, quindi più complesso e sfaccettato, ma anche ricco di opportunità. Il luogo che meglio rappresenta questo cambiamento, e su cui si concentra principalmente la ricerca, è il Nord America e più in particolare gli Stati Uniti. La ricerca racconta questo fermento culturale riflesso nel graphic design e come i progettisti abbiano contribuito attivamente ad esplorare la nuova realtà. I testi che seguono trattano alcuni nodi cruciali, contribuendo ad una riflessione sul ruolo del progettista. Per questo passaggio sono stati scelti alcuni testi di autori come Venturi e McLuhan, che vedono da punti di vista molto differenti questo cambio di paradigma; seguiti da una inquadramento di Huyssen sul postmodernismo dagli anni 60 agli anni 80 negli Stati Uniti e da un brano di Katherine McCoy e David Frej che introduce al contesto del graphic design post-moderno. La seconda sezione affronta la rivoluzione digitale, vista in prima persona dai progettisti coinvolti, come April Greiman, Zuzana Licko e Rudy VanderLans che hanno reso il digitale un elemento fondante del loro lavoro e della loro estetica. Questi autori affrontano l’introduzione del computer nella loro professione e di come abbia rivoluzionato il loro modo di pensare e operare. La transizione verso il digitale è un aspetto cruciale per la storia più recente delle comunicazioni visive, così come l’influenza delle idee decostruzioniste di Derrida, che hanno trovato nel digitale il loro mezzo ideale. Nella sezione successiva si è scelto il punto di vista di progettisti che hanno avuto un ruolo cruciale con il loro approccio decostruzionista, come Carson e Mr. Keedy. Per tutte e tre le sezioni sono stati individuati artefatti rappresentativi delle tematiche dei brani antologici e dei graphic designer coinvolti nelle vicende trattate. La scelta delle immagini è stata fatta per individuale gli aspetti più caratterizzanti del periodo, e che hanno data forma all’estetica di fine millennio. La ricerca si conclude con un brano sul lavoro di Godfrey Reggio, la sua trilogia realizzata con delle sequenze di immagini e suoni aperti all’interpretazione dello spettatore, apre uno scorcio su nuovo mondo, fatto di impressioni, veloce, in mutamento.
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