Master thesis "SchOOl: project for a temporary school in emergency contexts"

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Tesi di Laurea Magistrale

SchOOl:

progetto per una scuola temporanea in contesti di emergenza.

Simone Vacca D’Avino

Politecnico di Torino Facoltà di Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città a.a. 2016/2017 Relatore: Lorena Alessio

Luglio 2017



Tesi di Laurea Magistrale

SchOOl:

progetto per una scuola temporanea in contesti di emergenza.

Politecnico di Torino Facoltà di Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città a.a. 2016/2017 relatore:

Lorena Alessio

Luglio 2017

candidato:

Simone Vacca D’Avino


INDICE

PREMESSA 001

INTRODUZIONE

7 11

PARTE 1: FASE DI RICERCA 002

L’EMERGENZA 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5

003

DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE LE FASI DELL’EMERGENZA LE REAZIONI UMANE L’ARCHITETTURA NELL’EMERGENZA LO STATO DELL’ARTE

LA SCUOLA 3.1 3.2 3.3 3.4

LO SPAZIO EDUCATIVO L’APPROCCIO PEDAGOGICO TIPOLOGIE EDILIZIE CASI STUDIO

17 20 24 28 30 33

47 50 54 58 61

PARTE 2: FASE DI PROGETTO 004

IL PROGETTO 4.1 4.2

IL BANDO DI CONCORSO CONCEPT DEL PROGETTO 4.2.1 ADATTABILITÀ 4.2.2 IDENTITÀ 4.2.3 FATTIBILITÀ 4.2.4 TEMPORANEITÀ

83 86 89 97 100 108 110


INDICE

005

LE COSTANTI E LE VARIABILI 5.1

5.2

“LA REGOLA E IL CASO” di Bruno Munari LE COSTANTI “LA REGOLA” 4.2.1 IL MODULO 4.2.2 I MATERIALI IL LEGNO IL POLICARBONATO IL TESSUTO LA LAMIERA LE VARIABILI “IL CASO” 4.2.1 L’AMBIENTE PROTEZIONE DALLA PIOGGIA ORIENTAMENTO SCHERMATURE RACCOLTA DELL’ACQUA PIOVANA 4.2.2 IL CLIMA VENTILAZIONE SERRE

113 114 116 117 120

126 127

128

006

MANUALE DI COSTRUZIONE

131

007

IL CASO STUDIO: SCHOOL_5X5_TROPICAL CLIMATE

139

CONCLUSIONI

157

BIBLIOGRAFIA

161

SITOGRAFIA

167

RINGRAZIAMENTI



PREMESSA

PREMESSA

La tesi proposta è il risultato di un insieme di esperienze che si sono incrociate durante questi cinque anni di percorso universitario e che hanno permesso di definire il mio punto di vista fino a farmi diventare la persona che sono oggi. Senza dimenticare gli insegnamenti del professore di disegno e rilievo, Mauro De Bernardi, ho cercato di prendere il più possibile gli strumenti, le esperienze e le occasioni offertami dal Politecnico, infatti, come lui stesso ci disse il primo giorno, con riferimento alle differenze che intercorrono tra università e liceo (forse non letteralmente poichè sono passati un po’ di anni) “ l’università vi offrirà tanta teoria e differenti strumenti, adesso siete voi che sceglierete quali usare e fare vostri ”. Con questa premessa mi sembra doveroso introdurre l’argomento di tesi con tre importanti esperienze che ho avuto l’opportunità di cogliere e che sono state parti fondamentali al raggiungimento e approfondimento di determinate tematiche e più in generale al risultato finale presentato in questo documento.

7


SUNSLICE

Il primo importante salto formativo è stato caratterizzato dall’esperienza Sunslice, un progetto per un’abitazione sostenibile ed ecologica inserito all’interno della competizione Solar Decathlon 2014 . Il progetto è stato sviluppato da un team di più di 50 persone provenienti dalle differenti facoltà del Politecnico di Torino (dall’ingegneria biomedica al design del prodotto industriale) coordinato dal professore e faculty advisor Matteo Robiglio. L’intenso periodo di lavoro mi ha consentito, al secondo anno di università, di lavorare da subito a stretto contatto con professori e specializzandi. L’esperienza è stata un volano importante per la mia formazione poichè nel giro di un anno mi ha permesso di assistere a riunioni di progetto, collaborazioni con grandi aziende e più in generale al raggiungimento di un livello di dettaglio esecutivo del progetto. Questa esperienza è riscontrabile nella tesi relativamente alla percezione spaziale, caratterizzata dalla flessibilità e tridimensionalità del vuoto non vincolato su determinati livelli prefissati ma adattabile in base alle esigenze. Inoltre, la sua influenza è riscontrabile nella definizione di una struttura leggera adattabile e trasformabile in base ai differenti contesti nonché alla definizione di un concept di progetto con un preciso storytelling .

BIOSPHERA 2.0

La seconda esperienza è rappresenta da Biosphera 2.0, un progetto per un modulo sostenibile itinerante zero energy nonché una ricerca scientifica sull’esperienza abitativa e sulla qualità ambientale. Il progetto coordinato dal professor Guido Callegari e stato realizzato insieme ad un team di 7 persone con l’aiuto di importanti aziende specializzate nella teoria dell’abitare sostenibile. L’esperienza è stata particolarmente importante poichè ho avuto modo di seguire i processi di realizzazione in cantiere e soprattutto mi ha permesso di scoprire le potenzialità del legno è l’importanza di una corretta progettazione sostenibile

8


PREMESSA

nella fase preliminare del concept generale. Nella tesi è riscontrabile l’influenza del legno come materiale strutturale e l’utilizzo della modularità come concept generale del progetto nonché la scelta di strategie passive al fine di ottenere un buon comfort termico degli ambienti interni. La terza esperienza che mi ha permesso di concretizzare l’argomento di questa tesi è il progetto intrapreso a dicembre 2016 e ancora in fase di sviluppo, H.E.L.P. ( House in Emergency for Life and People ). Il progetto sviluppato da un team di 8 persone e coordinato dalla professoressa Lorena Alessio (relatrice di questa tesi), prevede la realizzazione di strutture temporanee in legno compensato da inserire nei contesti colpiti dai terremoti del 2016 ad Accumoli e Amatrice. La struttura è caratterizzata, per la sua natura temporanea, dall’utilizzo di materiali economici e leggeri, come policarbonato e lamiere ed inoltre prevede l’utilizzo di giunti ad incastro che facilitano in questo modo la realizzazione del progetto anche da parte di manodopera non specializzata. L’innovazione della soluzione proposta è rappresentata dall’utilizzo di materiale compensato prodotto con l’utilizzo di stampanti laser CNC a taglio numerico. Questa esperienza è stata fondamentale al fine di questo elaborato poiché mi ha consentito di avvicinarmi all’architettura sociale e più nello specifico all’architettura dell’emergenza permettendomi di approfondire il tema delle strutture temporanee da inserire in contesti colpiti da calamità di tipo naturale e antropico.

9

H.E.L.P.


001


INTRODUZIONE

001

INTRODUZIONE

L’elaborato proposto ha come oggetto lo studio di una soluzione per uno spazio educativo temporaneo da inserire in contesti colpiti da un’emergenza di tipo catastrofico o più in generale da una crisi umanitaria. Oggi più che mai si parla di architettura come risposta pratica e veloce ai differenti tipi di emergenze e al contempo come strumento per il recupero del tessuto urbano già costruito. In questa ricerca si è voluto approfondire l’architettura dei contesti poveri e di guerra poiché in tali situazioni il progetto è obbligato a seguire dei processi di semplificazione relativi all’efficienza energetica e ambientale contemporaneamente all’utilizzo di strutture realizzabili in tempi rapidi e con materiali facili da reperire. La necessità di progetti per questo tipo di emergenze è diventata l’occasione per ripensare l’architettura sociale, semplificata sulla base dei criterio di funzionalità, adattabilità e bellezza. Relativamente al criterio di bellezza, spesso ritenuto inadatto in determinate situazioni, è interessante citare il neologismo di bellitudine coniato per un errore di traduzione della parola inglese beautiness, dal co-fondatore Raul Pantaleo dello studio d’architettura TAM, da tempo impegnato in soluzioni da inserire in contesti d’emergenza; con questa parola si riesce a definire la bellezza di un progetto semplice e funzionale svincolato da qualsiasi tipo di definizione filosofica e indirizzo estetico del momento1. Sempre secondo la filosofia dello studio, un progetto giusto è il risultato

11

R. Pantaleo,“Fare architettura nell’emergenza”, larchitetto.it (URL: http:// www.larchitetto.it/magazine/luglio-agosto-2015/ riflessioni/zoom.html) 1


001

Immagine di Bruce Chatwin: “Expanded eye”. Copertina della Biennale di Architettura di Venezia 2016 diretta dall’architetto e curatore Alejandro Aravena.

2

Aa. Vv., La Biennale di Venezia. 15ª Mostra internazionale di architettura, Ediz. illustrata, Marsilio, 2016

di un “processo di riduzione del superfluo diventato metodo, paradigma dell’approccio progettuale”. La stessa tematica con il titolo “Reporting from the front” è stata sviluppata nell’ultima biennale di architettura di Venezia (2016) dall’architetto e curatore della mostra Alejandro Aravena. Con il titolo “Expanded eye” si è cercato di sollevare lo sguardo del pubblico nei confronti delle problematiche sempre più visibili della società contemporanea con l’obiettivo ultimo di dimostrare delle buone soluzioni proposte oggi al fine di attenuare il distacco tra la disciplina dell’architettura e la società civile. A tal proposito è di particolare rilievo l’icona scelta per l’evento biennale rappresentato dallo scatto di Bruce Chatwin dove è ritratta una donna dall’alto di una scala che osserva il passaggio desertico del Perù; con questa immagine l’architetto Aravena ha voluto evidenziare l’importanza del ruolo di sensibilizzazione nei confronti del grande pubblico in riferimento all’azione dell’architettura di fronte alle grandi complessità e varietà del mondo contemporaneo2. Infatti, in una società evoluta come quella odierna, diventa prioritario rispondere alle numerose emergenze scaturite dai cambiamenti climatici e dai conflitti tra nazioni responsabili delle sempre più importanti migrazioni di massa d’intere popolazioni.

12


INTRODUZIONE

Con questi presupposti si è cercato di approfondire nella seguente tesi l’importanza del ruolo dell’architettura scolastica in contesti che solitamente esulano da questo tipo di approfondimento poiché rappresentano problemi secondari rispetto alla vera è propria situazione emergenziale. La complessità della tematica è stata approfondita attraverso due differenti fasi di studio contraddistinte da un periodo di ricerca e analisi del fenomeno e successivamente dall’elaborazione di una soluzione architettonica da adottare in questo genere di contesti. Nel dettaglio, la prima parte è caratterizzata da un approfondimento teorico, una fase di ricerca, connessa all’emergenza in termini generali (definizione, classificazione, analisi delle reazioni umane e dello stato dell’arte) e un secondo capitolo circoscritto al problema di questo tipo di eventi imprevedibili, nel dettaglio degli spazi educativi, intesi non solo in termini di qualità e comfort spaziale ma anche con un’analisi delle soluzioni oggi disponibili con particolare riguardo alla letteratura dei metodi pedagogici (Montessoriano, Steineriano e di Reggio). Nella seconda parte è stata elaborata una proposta di progetto per una soluzione spaziale e tecnologica con finalità educativa. Nello specifico, si è cercato di coniugare il progetto architettonico con gli aspetti della pedagogia moderna, in modo da offrire degli spazi che possano aiutare a prevenire l’interruzione dell’apprendimento, evento che si genera solitamente nei momenti dell’emergenza. A tal proposito, la fase di progettazione ha previsto la partecipazione al bando di progetto “International Finsa Award”, un concorso che ha richiesto lo studio di una soluzione spaziale con destinazione d’uso relativa all’attività educativa e più nello specifico riguardante la progettazione di una scuola per 25 bambini. I criteri del bando prevedevano la progettazione di una struttura in legno, semplice e veloce da realizzare, adattabile nei diversi contesti climatici del pianeta. Il progetto presentato al concorso con il nome di SchOOl, esposto nei successivi capitoli, è stato selezionato tra i trenta progetti finalisti su più di mille partecipanti.

13


PARTE 1

FASE DI RICERCA

1/2


002 L’EMERGENZA 003 LA SCUOLA


002

DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE 2.1 LE FASI DELL’EMERGENZA 2.2 LE REAZIONI UMANE 2.3 L’ARCHITETTURA NELL’EMERGENZA 2.4 LO STATO DELL’ARTE 2.5


L’EMERGENZA

002

L’EMERGENZA

Nel 2017 è stato stimato che circa 165 milioni di persone si sono trovate in una situazione di emergenza. Più di un terzo di questi si trova in contesti conflittuali caratterizzati da violenze sanguinose e conflitti a fuoco; mentre la restante parte, rappresentata da circa 100 milioni di persone, si trova in situazioni disagiate a causa di catastrofi naturali e per effetto dei cambiamenti climatici. Bruce Aylward, vice direttore della sezione emergenze dell’OMS, ha dichiarato: “ci troviamo ad affrontare contemporaneamente un numero di crisi umanitarie e sanitarie multiple senza precedenti. Si tratta di crisi molto più complesse che stanno interessando un altissimo numero di persone mai registrato dai tempi della fine della seconda guerra mondiale3”. Questa serie di emergenze ha provocato l’abbandono d’intere città e villaggi con il conseguente allontanamento delle persone dalle proprie vite, segnato dalla perdita della propria casa, dei beni e affetti. È con l’inizio del nuovo millennio che la parola emergenza ha ripreso un ruolo importante nelle scelte progettuali e organizzative della società. A causa del ripresentarsi sempre più costante di una serie di eventi sfortunati è diventata prioritaria la pianificazione di piani e progetti d’emergenza. Il ripetersi di terremoti, alluvioni, tsunami, attacchi terroristici, guerre e migrazioni ha evidenziato come spesso il pericolo di perdere la propria casa risulti frequente e di facile compimento.

17

3

Report “Il ruolo dell’OMS e il numero di emergenze nel mondo contemporaneo” UNRIC (URL: http://www.unric. org)


002

Non è da definirsi un periodo circoscritto all’ultimo secolo il ripetersi di eventi di tipo emergenziale e calamitoso. La storia ci ha dimostrato come fin dai tempi più antichi l’uomo si sia trovato difronte a situazioni che lo hanno costretto più volte ad allontanarsi dalla propria casa per le più svariate cause. È quindi corretto dire che le catastrofi hanno da sempre influenzato la vita dell’uomo modellando nel tempo l’evoluzione della società. Un esempio classico, è rappresentato dalla prima catastrofe nella storia dell’uomo sulla terra descritta nella Bibbia con il Diluvio Universale. Un altro evento simbolo della forza della natura è rappresentato dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che ha provocato la distruzione di intere città tra le quali oggi rimane segno premonitore la città di Pompei. L’emergenza, quindi, è sempre stato un argomento dibattuto negli anni, in particolare il suo significato è stato spesso affiancato alla parola abitare poiché il pericolo di perdere la propria casa è sempre stata una paura diffusa. numero di persone coinvolte da un’emergenza

persone colpite da un disastro naturale

165 milioni

102

persone sottoposte a persecuzioni, conflitti, violenze o violazioni dei diritti umani

40,8 Numero di persone coinvolte da un disatro naturale o crisi umanitarie di vario tipo (conflitti armati, violazioni dei diritti, ecc...) fonte: “Word Humanitarian - Data and Trends 2016” OCHA. Global Peace Index, IDMC, Heidelberg Institute for International Conflict Research, UNHCR

65,3

21,3 richiedenti asilo

3,2

18

rifugiati

IDPs (sfollati interni)


L’EMERGENZA

Classificazione dei maggiori disastri naturali per anno. fonte: “Word Humanitarian - Data and Trends 2016” OCHA. CRED, MunichRE, UNHCR

principali disastri naturali

alluvione

uragano terremoto siccità

184

155

137

148

135

106

100

95

84

90

25

30

29

28

20

16

16

9

2010

2011

2012

2013

Per questo motivo l’architettura nell’ultimo secolo ha sperimentato forme abitative provvisorie investigando il campo dell’abitare in stretto contatto con il temporaneo e il provvisorio definendo un nuovo concetto contemporaneo di rifugio. Già a partire dagli anni ‘50, in seguito alle guerre mondiali e alla crescente paura della bomba atomica, si svilupparono progetti di rifugi in cemento armato. Oggi, l’uomo moderno, sempre più connesso con il mondo si trova a rispondere ad una moltitudine di emergenze, non solo di tipo naturale, e questo sta aumentando le paure di fronte ad emergenze sempre più indefinite e imprevedibili che rendono inermi gli abitanti delle grandi città contemporanee4. Lo scopo di questa tesi, e più nel dettaglio di questo capitolo, non è quello di investigare le cause dell’accadimento di questi eventi fortuiti piuttosto capire come la società risponde oggi, in modo concreto, alle difficoltà che si stanno presentando sempre più di frequente.

19

152 113

49

21

35

26

2014

2015

4

Alessandro Valenti, Architettura per l’emergenza (URL:http://living.corriere. it/tendenze/architettura/ architettura_emergenza-20197778691/


002

2.1 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE

5

voce emergènza, Vocabolario Treccani Web

6

7

ibid

M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008 - tabella 4 caratteri intrinseci differenziali

Etimologicamente la parola emergenza può essere utilizzata con accezione positiva o negativa, più in generale essa si usa per indicare qualcosa che emerge all’improvviso5 senza che nessuno l’abbia previsto. Oggi la parola emergenza ha assunto, anche grazie all’influenza del termine inglese emergency, un carattere torbido con il quale si vuole fare riferimento ad un evento improvviso che definisce una particolare condizione di cose che richiede un intervento immediato6. Più precisamente in questa tesi il termine viene utilizzato per far riferimento ad un improvviso sconvolgimento dell’organizzazione sociale a seguito di un disastro. Gli eventi catastrofici si differenziano fra loro in base ad una serie di caratteri intrinseci, tra i quali emergono: la causa e la frequenza, la controllabilità di un fenomeno, la durata della fase di allarme e impatto, l’estensione dell’area d’impatto, il potenziale distruttivo, la durata e la probabilità che l’evento si ripeta7. Questi eventi possono essere generati per opera di eventi naturali, natural disasters, o per azione dell’attività dell’uomo, man-made disasters. La prima, relativa alle catastrofi naturali, caratterizzata dall’imprevedibilità del fenomeno, avviene quando si sprigiona l’energia liberata dagli eventi naturali. A questo insieme appartengono fenomeni di tipo geologico (come terremoti ed eruzioni vulcaniche), eventi di tipo metereologico (nubifragi, siccità e uragani) e infine fenomeni idrogeologici (frane, valanghe e alluvioni).

20


L’EMERGENZA

Un evento emergenziale, come testimoniato da una lunga serie di eventi dell’ultimo decennio trascorso, può essere innescato anche dall’azione dell’uomo, in seguito a catastrofi di tipo conflittuale e sociologico. Più in generale, questo tipo di eventi viene inserito dentro una categoria più ampia denominata di tipo tecnologico o antropico8. Questa classificazione vuole categorizzare tutta una serie di eventi che sono opera dell’agire umano ma che spesso non rappresentano un’emergenza di tipo collettivo. È corretto puntualizzare che spesso fenomeni che rientrano all’interno di questo insieme sono relativi a eventi puntuali che non fanno riferimento a situazioni di emergenza oggetto di tesi. Il sociologo, Charles Fritz definisce meglio un disastro come “un evento, concentrato nel tempo e nello spazio, nel quale una società o una sua parte relativamente autosufficiente subisce gravi danni e va incontro a perdite tali per le persone e le proprietà che la struttura sociale ne risulta sconvolta ed è impedito, in tutto in parte, lo svolgimento delle funzioni sociali essenziali9”. Sono eventi che causano questo tipo di sconvolgimenti: i conflitti armati internazionali, l’utilizzo di armi chimiche, epidemie, carestie e come gli eventi degli ultimi anni ci dimostrano, le migrazioni forzate di popolazioni con il conseguente problema relativo all’organizzazione dei campi profughi.

Disastri naturali

Disastri antropici

eruzione vulcanica siccità tornado tifone terremoto inondazione uragano tsunami epidemia

crisi umanitaria conflitto terrorismo incidente nucleare catastrofe ecologica inquinamento chimico

8

A. Morra, L. Detto, C. Bozza, Disaster Management, Regione Piemonte settore Protezione Civile, Torino 2008.

9

M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008

Classificazione dei disastri naturali e quelli provocati dall’uomo fonte: M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008. Tabella “Emergenze antropiche e naturali” FAO

TIPI

21


002

CATASTROFI NATURALI - CRISI UMANITARIE numero di rifugiati

Sovrapposizione del grafico relativo al numero di catastrofi naturali (fonte: International Disaster Database, URL: www. emdat.be) e quello relativo al numero di rifugiati (fonte: UNHCR Global Trends, URL: www.unhcr. it), entrambi corrispondono all’arco temporale 19502015.

numero di catastrofi naturali

1950

costi connessi alle perdite complessive

1700 terremoto di Cascadia (USA) 1707 terremoto di Hoei in Giappone 1730 terremoto di 8.7 gradi a Valparaiso (Cile) 1737 terremoto in Russia 1746 terremoto colpisce Lima (Perù) 1751 terremoto in Cile 1755 terremoto colpisce Lisbona (Portogallo) 1762 terremoto in Bangladesh 1787 terremoto nel Messico 1822 terremoto di Valparaiso (Cile) 1833 terremoto di Sumatra (Indonesia) 1835 terremoto Cile 1861 terremoto in Indonesia 1868 terremoto in Cile 1877 terremoto di Iquique in Cile 1896 terremoto del Tohoku (Giappone) 1906 terremoto nelle regioni costiere di Ecuador e Colombia 1914 prima guerra mondiale 1922 terremoto in Cile 1931 terremoto in Cina 1938 terremoto in Indonesia 1939 seconda guerra mondiale 1945 viene fondata l’organizzazione delle Nazioni Unite 1950 terremoto in Tibet e Cina • viene fondata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite l’UNHCR 1952 terremoto in Russia 1957 terremoto negli Stati Uniti 1960 violento terremoto colpisce il Cile 1963 terremoto di Skopje (Repubblica di Macedonia) 1964 terremoto in Alaska 1965 terremoto negli Stati Uniti 1968 terremoto del Belice (Italia) 1972 terremoto Nicaragua 1976 terremoto del Friuli 1988 terremoto di Spitak (Armenia) 1990 guerra del Golfo 1991 guerra civile in Jugoslavia che si protrarrà per quattro anni 1995 intervento dei caschi blu in Bosnia per salvare parte della popolazione mussulmana dallo sterminio per mano dei serbi • la Nato interviene militarmente in Bosnia • terremoto colpisce Umbria e le Marche • viene firmato il protocollo di Kyoto per contenere l’effetto serra • Belgrado invade la provincia del Kosovo • terremoto di Kobe (Giappone) 1999 terremoto in Turchia 2000 si diffonde in Europa la mucca pazza • diffusione casalinga di internet 2001

22


L’EMERGENZA

64.000.000

2015

500

Bush ordina un attacco al regime talebano in Afganistan • la seconda intifada fra israeliani e palestinesi 2003 gli Stati Uniti invadono l’Iraq • guerra civile nel Darfur (Sudan) • si diffonde la SARS in Asia 2004 si scatena un maremoto nell’Oceano Indiano che genera un violento tsunami lungo le coste indonesiane • nasce Facebook 2005 terremoto di Sumatra in Indonesia • nasce YouTube • l’uragano Katrina colpisce la costa sud degli Stati Uniti devastando New Orleans 2006 invasione del Libano da parte di Israele • intervento dei caschi blu 2007 terremoto di Sumatra in Indonesia • “bolla immobiliare” USA 2008 crisi militare fra Russia e Georgia 2009 un terremoto colpisce l’Abruzzo (Italia) • guerra in Nigeria per mano dell’organizzazione terroristica Boko Haram che ha provocato 2.200.000 sfollati 2010 inizio della primavera araba • un violento terremoto di magnitudo 7 colpisce Haiti provocando 170.000 vittime e 1.700.000 sfollati • terremoto di magnitudo 8.8 colpisce il Cile • erutta il vulcano islandese Eyjafjoll causando la sospensione dei collegamenti aerei • crisi economica in Grecia • disastro ambientale in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico 2011 nascono le rivolte in Africa settentrionale e in Medio Oriente • terremoto in Giappone di magnitudo 8.9 seguito da un terribile tsunami che provoca il disastro nucleare di Fukushima • scoppia la guerra civile siriana 2012 terremoto in Indonesia 2013 colpo di stato in Egitto 2014 si diffonde l’epidemia dell’Ebola in Africa • Facebook presenta la funzione “stai bene?” 2015 guerra in Yemen e crisi umanitaria per circa 19 milioni di persone 2016 una serie di terremoti colpisce l’Italia nelle regioni di Lazio, Umbria e Marche

23


002

2.2 LE FASI DELL’EMERGENZA

10

M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008 - tabella 1 alcuni motivi dell’interesse attuale per i disastri

Negli ultimi quarant’anni la società moderna ha intrapreso un importante percorso relativo allo studio degli eventi catastrofici, in modo particolare sulle conseguenze dei disastri in termini di danni su persone e cose. Per esempio gli anni dal 1990-1999 sono stati impegnati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come “Decade Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali”. La presa di coscienza sull’importanza della prevenzione e pianificazione di un disastro ha assunto particolare importanza in base ad una serie di fattori che si sono venuti a formare in seguito all’evoluzione della società moderna; alcuni di questi sono10: • aumento demografico della popolazione mondiale, che ha aumentato il rischio di perdite di vite umane • diffusione di grandi impianti industriali e utilizzo di mezzi di trasporto con una crescita del rischio di incidenti catastrofici • valutazione del costo economico dei disastri • diffusione dell’informazione, attraverso dati e immagini • movimenti di difesa dell’ambiente e fiducia nella possibilità di un maggior controllo degli eventi catastrofici

24


L’EMERGENZA

Sulla base di questi fattori si è venuta a sviluppare una medicina delle catastrofi11 e una serie di istituzioni (OMS, Croce Rossa Internazionale, UNIDR) e movimenti ecologici preposti alla difesa dell’ambiente. Tra questi, fu istituito nell’ottobre del 1987 il COMEC, Centro Europeo per la Medicina delle Catastrofi, con l’obiettivo di mitigare le conseguenze dei disastri naturali e tecnologici attraverso la diffusione della cultura della medicina dei disastri e la formazione degli operatori dell’emergenza12. Lo studio delle reazioni umane difronte ad una catastrofe ha definito 4 fasi evolutive di un’emergenza: 1. Fase emergenza-evento: inizia con lo scatenarsi dell’evento, sia esso di tipo naturale o umano, ed è caratterizzato dall’autosoccorso e improvvisazione. L’obiettivo di questa fase è la ricerca di vite umane, soccorso e prima assistenza. Questa fase si conclude con il superamento dell’emergenza con l’assistenza e distribuzione dei ricoveri. 2. Fase emergenza-post evento: è l’inizio dell’emergenza vera e propria, o meglio, è il momento in cui la struttura sociale viene stravolta. In questa fase inizia un processo di coordinamento fra le figure istituzionali e quelle incaricate al soccorso che analizzeranno il danno e la possibilità che l’evento si ripeta in tempi brevi. A seconda dei casi la popolazione viene spostata in zone più sicure e accoglienti, in contemporanea si apre una fase di redazione del programma d’emergenza che prevede la scelta del sito e lo studio di un’area accessibile. È fondamentale che in queste dinamiche le autorità competenti instaurino un contatto con la realtà locale per definire i bisogni di questi ultimi. 3. Fase di consolidamento: sul piano dell’emergenza post evento, quella del consolidamento, rappresenta la fase che definirà il futuro dell’area colpita sia nel breve che lungo termine. Verranno presentati i primi programmi di ricostruzione della comunità e in seguito verrà definita la pianificazione

25

11

Noto, Huguenard, Larcan, Medicina delle catastrofi, Esevier-Masson, Amsterdam 1989

12

Centro Europeo Medicina delle Catastrofi, (URL: www.cemec-sanmarino.eu)


002

e la durata del campo d’accoglienza. Quest’ultimo può essere a breve termine (da qualche mese ad un anno) o a lungo termine (più di un anno). Appartiene a questa fase la progettazione dell’area con il primo insediamento che prevede: l’attivazione delle funzioni essenziali, l’installazione dei servizi primari provvisori (acqua, wc, corrente), il montaggio delle strutture di ricovero e l’installazione di aree adibite all’alimentazione (cucine, catering). Successivamente diventano fondamentali tutti quei servizi utili alla comunità per svolgere la propria vita all’interno del campo d’accoglienza: aree sociali e ricreative, aree didattiche, zone per l’assistenza sanitaria.

13

A. D’Auria, Abitare nell’emergenza. Progetto per il post disastro, edizioni Firenze, Firenze 2014

14

Nazioni Unite, Shelter after Disasters: Guidelines for Assistance, Parigi 1982

4. Fase cronica: non sempre si verifica, poichè spesso l’emergenza è circoscritta in un periodo di breve termine. Nel caso in cui si presentasse questa fase, essa potrebbe durare diversi anni (anche decenni). In questi casi è fondamentale la formulazione di un piano che consideri il rapporto tra la pianificazione e la progettazione urbanistica13. L’obiettivo è quello di pianificare un progetto urbano (spesso assimilato a quartieri periferici o borghi extraurbani) che abbia una concezione unitaria con una direzione e sviluppo di un modello urbano che si integri in un determinato contesto socio-politico. Un modello di best practice14 prevede l’installazione dei campi d’emergenza vicino ai centri urbani danneggiati per evitare la migrazione della popolazione colpita verso i grandi centri. Un esempio è quanto avvenuto nel Friuli in occasione del terremoto del 1976, in seguito al quale per gli sfollati venne prevista l’installazione di case temporanee prefabbricate vicino alle zone colpite. 5. Fase risolutiva: è la fase finale di un’emergenza, in cui le persone ritornano alla vita normale e si riprendono i normali processi produttivi e commerciali. In questi casi, per accelerare la risoluzione di un’emergenza post disastro è fondamentale

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L’EMERGENZA

pianificare un processo di riattivazione basato sull’autoproduzione15. Infatti per garantire lo sviluppo di un nuovo insediamento, è indispensabile creare delle opportunità di produrre del reddito al fine di migliore le qualità di vita delle popolazioni colpite.

15

A. Magnaghi, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Bollati Boringhieri, Torino 2010

EVENTO FASE DEI SOCCORSI FASE DI CONSOLIDAMENTO - allestimento di tende e rifugi - allestimento di strutture per il soccorso medico - valutazione dell’emergenza

FASE CRONICA

SchOOl

- progetto urbano - allestimento di campi d’accoglienza - costruzione di alloggi temporanei - progettazione e costruzione di scuole, asili, negozi, uffici comunali, ecc...

FASE RISOLUTIVA - ricostruzione e risanamento delle abitazioni - riattivazione processi produttivi e commerciali

27

Schema di sintesi delle fasi di un’emergenza.


002

2.3 LE REAZIONI UMANE

16

M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008 17

Bolin 1982

18

N. Farberow, N. S. Gordon, National Instituite of Mental Health (U.S.), Disaster Assistance and Emergency Mental Health Section - Manual for child health workers in major disasters, DHHS publication, 1981

19

Gist, Lubin, Psychosocial Aspects of Disasters, Wiley, 1989

Al fine di progettare architetture in contesti d’emergenza è indispensabile analizzare le reazioni umane che si vengono a creare successivamente ad un evento calamitoso. I comportamenti di questi soggetti rappresentano variabili estremamente complesse non trascurabili in contesti dove le emozioni acquistano una innegabile rilevanza16. In seguito ad una catastrofe le reazioni umane variano a seconda di quattro fattori17: emotional recovery (emotivo), economic recovery (economico), housing recovery (l’abitazione) e quality of life recovery (qualità della vita). Il Center of Mental Health Services nell’analisi dei comportamenti delle persone difronte ad un disastro, ha individuato una “dimensione temporale della reazione psicologica 18” composta da quattro stadi: fase eroica, fase della luna di miele, fase di disillusione e una fase di stabilizzazione. Le prime due si concludono nei primi due mesi successivi all’evento e sono caratterizzate da un generale ottimismo e attivismo trainato dall’offerta di aiuti e dalla volontà di dimenticarsi dell’accaduto. Successivamente sopraggiunge la fase della disillusione e della ricostruzione in cui i sopravvissuti hanno una presa di coscienza con la realtà dei fatti. Un elemento da tenere in considerazione nella pianificazione successiva ad un evento è la volontà da parte delle persone colpite di rimanere nel proprio luogo di appartenenza accrescendo l’idea di comunità. “Un disastro è un evento a livello di comunità19”.

28


L’EMERGENZA

In generale, quindi, una corretta gestione dell’emergenza deve tenere in considerazione le diverse fasi che sopraggiungono in seguito ad un disastro. Questo, avviene attraverso una corretta pianificazine dei comportamenti e degli interventi in accordo con le caratteristiche e la cultura20 della popolazione colpita. “it makes you place more importance on human relationships and less on material possession [...] we feel closer as a family21” In seguito ad un evento calamitoso le persone presentano un certo tipo di preferenze sulla scelta del tipo di sistemazione, in ordine preferiscono: • rimanere il più possibile vicino alla propria casa • spostarsi temporaneamente a casa di familiari o amici • spostarsi in rifugi improvvisati nella zona del disastro • occupare edifici destinati ad altri usi • utilizzare tende da campo, vicino alla propria casa • utilizzare rifugi forniti da organizzazioni di soccorso • spostarsi in siti distanti dal luogo di abitazione

20

M. Cuzzolato, L. Frighi, Reazioni Umane alle Catastrofi, Gangemi, Roma 2008 21

Bolin. Analisi relativa ai legami all’interno di una famiglia in seguito ad un’emergenza. traduzione: “fa sì che venga data maggiore importanza alle relazioni umane piuttosto che ai beni materiali [...] ci sentiamo più uniti come famiglia”. Estratto da Reazioni Umane alle Catastrofi

Fattori che influenzano le reazioni umane che si generano in seguito ad un’emergenza.

EMOTIONAL RECOVERY

ECONOMIC RECOVERY

HOUSING RECOVERY

QUALITY OF LIFE RECOVERY

29


002

2.4 L’ARCHITETTURA NELL’EMERGENZA

22

D. Sanderson, Architects are often the last people needed in distaster reconstruction, The Guardian, 3 Marzo 2010

23

Ian Davis, Learning from Disaster Recovery Guidance for Decision Makers, Maggio 2016

In seguito ad un evento, superato il momento dell’emergenza determinato dal soccorso e dal salvataggio di più vite possibili, diventa prioritario occuparsi della sistemazione degli sfollati. In questa fase è importante il ruolo dell’architetto, incaricato di immaginare e progettare in tempi brevi delle strutture provvisorie capaci di dare riparo e conforto alle persone che si trovano nell’area colpita. L’esperienza degli eventi passati ci permette di analizzare le soluzioni adottate nei più svariati contesti territoriali e ci dimostra come spesso gli interventi da parte degli architetti risultino sconnessi dalle dinamiche dell’emergenza vera e propria. Infatti, David Senderson22 afferma che “spesso gli architetti sono le persone meno necessarie durante una ricostruzione” questo perché spesso si focalizza l’attenzione sulla costruzione fisica del patrimonio esistente tralasciando aspetti più importanti legati alla ricostruzione della comunità colpita. L’intervento nelle diverse fasi di un’emergenza dipende da più variabili23: la visione di uno scenario da parte dei soggetti competenti, la qualità e quantità delle risorse disponibili e in seconda battuta dalla partecipazione e l’organizzazione dei soccorsi. In una primissima fase le proposte si limitano a fornire un riparo in tende da campo e, se presenti e ancora idonei, in edifici preesistenti. Più in generale, in situazioni d’emergenza, la ricerca si concentra su strutture semplici che spesso trovano soluzione, per la loro natura temporanea, nell’architet-

30


L’EMERGENZA

tura leggera. Infatti, è nel campo delle light structure, che è possibile trovare una serie di soluzioni che sono frutto di ricerche impegnate nelle grandi questioni ambientali legate ai cambiamenti climatici e alla conservazione delle risorse naturali. È a partire dalla seconda metà del Novecento, dopo la fine della seconda guerra mondiale, che un vasto gruppo di architetti e utopisti incominciarono ad approfondire il tema dell’architettura leggera, esempi celebri sono il progetto Habitat 67 di Moshe Safdie a Montreal del 1967 e la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa del 1972. Questi ed altri progetti famosi fanno parte del filone dei metabolisti, al quale appartengono anche Yona Friedman e Eckhard Schulze Fielitz con i loro studi relativi a strutture urbane con cellule prefabbricate. Uno dei massimi esponenti delle light structures è stato l’architetto Richard Buckminster Fuller, precursore dell’environmental design24 il cui obiettivo era quello di limitare i rifiuti prodotti dalla nostra società e ridurre il consumo di energia a livelli sostenibili. Con questo scopo, negli anni cinquanta, coniò il termine astronave terra per esaltare la similitudine che intercorre appunto con l’astronave, caratterizzata dal possedere risorse limitate. Nel processo di ricerca per migliorare gli standard di vita, R. Fuller propose il principio dell’efemeralizzazione25, ossia “fare di più con meno” con lo scopo di invogliare la società al riciclo delle risorse in prodotti nuovi e di maggior valore. Da questi concetti Fuller intraprese un progetto più ampio chiamato Dymazion Philosopy26, il cui scopo era quello di migliorare le condizioni di vita dell’uomo proponendo soluzioni per l’abitare temporaneo e in emergenza. Appartengono a questi studi la Dymaxion House (1930), un’abitazione prefabbricata pensata per essere indipendente energeticamente e adattabile in qualsiasi contesto climatico, e le cupole geodetiche pensate per essere prodotte in un cantiere fisso e poi trasportate per mezzo di un elicottero in contesti d’emergenza (nei suoi disegni sono famose le cupole geodetiche trasportabili nei campi militari; l’esercito statunitense fu utilizzatore e sponsor dei suoi progetti).

31

24

Michael J. Gorman, Buckminster Fuller : architettura in movimento, Skira, 2005

25

Ibid

26

Ibid


002

27

Richard Horden, Light Structure, The University of Michigan, College of Architecture + Urban Planning, 1996

28

C. Schittich, In Detail: Small Structures, Birkhauser Architecture, 2010

Questo tipo di architetture oltre a prestarsi alla sperimentazione di nuove proposte abitative e tecnologie sostenibili, rappresentano delle soluzioni valide in situazioni d’emergenza, dove il problema del tempo e dello spazio diventa di primaria importanza. L’architetto Richard Horden, sostenitore delle light structure, definisce questo tipo di soluzioni come una risposta della società moderna difronte alla crescente influenza del concetto di mobilità accresciuta dalla produzione di massa di auto, biciclette e aerei27. Nella conferenza “Light architecture” R. Horden analizza il duplice significato della parola light, appunto leggerezza e luce, individuando l’evoluzione nel modo di pensare gli spazi fisici, definendoli più “leggeri e aperti”. Da questi concetti un suo progetto rappresentativo è lo Ski Haus, un modulo abitativo spostabile attraverso l’utilizzo di un elicottero che “tocca la natura senza conquistarla”. Più in generale questo tipo di soluzioni, pensate direttamente per l’emergenza o scaturite da sperimentazioni di unità abitative, sono il risultato della pianificazione dei processi di costruzione e vita del progetto, in queste condizioni lo studio degli spazi diventa essenziale e non segue formule tradizionali28. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo l’utilizzo di materiali in modo da facilitarne il trasporto, per questi motivi le soluzioni adottate prevedono elementi modulari e prefabbricati, di facile costruzione e sostituibili nel tempo. È attraverso un approccio interdisciplinare con altri settori che negli anni sono stati raggiunti diversi gradi di ottimizzazione tecnica e funzionale che hanno permesso di fornire una serie di soluzioni utilizzabili nelle diverse situazioni d’emergenza.

32


L’EMERGENZA

2.5 LO STATO DELL’ARTE

In questo capitolo, la ricerca sullo stato dell’arte non si è concentrata solo ed esclusivamente sull’analisi di soluzioni per l’edilizia scolastica poichè l’obiettivo era quello di indagare che cosa l’architettura è capace di offrire nelle differenti situazioni d’emergenza. L’analisi è stata organizzata in modo tale da delineare una serie di soluzioni utili nella fase successiva di progettazione. In particolare, i progetti proposti sono caratterizzati dall’utilizzo di materiali e tecnologie differenti, alcuni di questi sono il risultato di un approccio interdisciplinare tra più settori mentre altri sono legati alla tradizione costruttiva di un determinato paese. Gli esempi proposti si riferiscono a contesti emergenziali differenti e questo ha permesso di definire un insieme di best practise utili successivamente nella definizione di un progetto flessibile e adattabile nei diversi contesti, sia in quelli poveri e in via di sviluppo che in quelli più industrializzati. È interessante notare come i progetti selezionati siano caratterizzati dall’utilizzo di materiali economici e facili da reperire e come l’intero processo di ideazione dipenda fortemente dalla semplificazione e innovazione del successivo montaggio. Infatti, la maggior parte di queste soluzioni si sono dimostrate vincenti poichè economiche, facili da trasportare o realizzare direttamente in sito e soprattutto, semplici da smontare e riutilizzare in altre situazioni.

33


002

The Instant House

World Shelters Superadobe Domes

Equatore

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L’EMERGENZA

House of Clothing Paper Partition System Takatori Catholic Church Better Shelter Veneer House Big Delta

Paper House12

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002

28

Huffingon Post (URL: www.huffingtonpost.it), Better Shelter (URL: www. bettershelter.org).

BETTER SHELTER28 IKEA, UHCR [2015]

Prototipo del progetto Better Shelter nel rifugio di Kobe, nel campo rifugiati in Etiopia. immagine tratta da IKEA Foundation [URL: www.ikeafoundation.org]

Better Shelter è un rifugio temporaneo, pensato per dare un “riparo migliore” ai rifugiati. Ideato dal designer Johan Karlsson in collaborazione con Ikea Foundation, è una soluzione che ha trovato un’importante riscontro perché ha permesso di fronteggiare diverse emergenze umanitarie, come nell’isola greca di Lesbo e in alcuni paesi del Nord Europa. Il progetto è interessante perché facile da montare e smontare, inoltre per il suo costo che si aggira intorno ai 1000 euro. La struttura pieghevole, presenta un telaio in acciaio e un rivestimento in plastica riciclata, (resistente agli agenti atmosferici e al fuoco), inoltre presenta un pannello solare sul tetto per la produzione di energia. Le casette ospitano fino ad un massimo di cinque persone e possono essere assemblate in circa quattro ore in base all’esperienza e al luogo dove vengono posizionate. Il progetto è facilmente adattabile anche ad altri usi, per esempio viene utilizzato come punto distributivo alimentare, come struttura sanitaria o come centro di supporto. Il progetto ha vinto il premio internazionale Beazley Design of the Year Award (premio assegnato dal museo del design di Londra, dedicato ai migliori progetti di design dell’anno) ed è entrato in produzione a partire dal 2015 con la collaborazione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR). Dall’inizio della produzione ad oggi sono state realizzate circa 16 mila casette, dati che dimostrano quanto dichiarato dal designer J. Karlsson in merito ad una sempre più crescente emergenza umanitaria.

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L’EMERGENZA

VENEER HOUSE KOBAYASHI LAB [2013]

Progetto del Kobayashi Lab in Nepal immagine tratta da prtimes [URL: www.prtimes.jp]

Nel 2011, in seguito al terremoto del Giappone, la Keio University, ha istituito un laboratorio per la progettazione di strutture temporanee da inserire nelle zone colpite dal sisma. Il progetto è caratterizzato da elementi modulari in legno compensato, di spessore dai 15 ai 20 mm, questo permette di ottenere una struttura leggera, resistente ed economica. Gli elementi, disegnati al CAD, vengono successivamente tagliati su fogli di legno attraverso l’utilizzo di macchinari a controllo numerico (CNC, Computer Numerical Control). I moduli una volta tagliati vengono incastrati e assemblati in modo da costruire dei portali che andranno a costituire il sistema portante dell’edificio. La forma dei componenti è generata sulla base nell’analisi statica della struttura in modo da evitare i punti di massimo momento nelle parti occupate da nodi e giunzioni. Il team coordinato dal prof. Hiroto Kobayashi ha già sperimentato quattro progetti in quattro paesi diversi, quali: il centro dei pescatori (Giappone, 2014), la scuola in Cogon (Filippine, 2014), il Manawhaei learning center (Myanmar, 2013) e la Veneer House (Nepal, 2014). Inoltre negli ultimi mesi il Kobayashi Lab ha avviato una collaborazione con il gruppo H.E.L.P. del Politecnico di Torino, coordinato dalla professoressa Lorena Alessio, per la progettazione di una serie di edifici temporanei destinati alla collettività. L’obiettivo è quello di progettare una serie di strutture temporanee nelle zone colpite dal sisma dell’agosto 2016, più precisamene uno di questi verrà costruito nel paese di Amatrice e sarà destinato a diventare un punto d’incontro per la comunità del paese.

37


002

29

Massachusetts Institute of Technology (URL: www. architecture.mit.edu).

THE INSTANT HOUSE 29 MIT, LAWRENCE SASS [2008]

Fase di montaggio componenti, “fabricating the modern dwelling” MoMA. immagine tratta da MIT [URL: www. ddf.mit.edu]

Il progetto è sviluppato da un team del Massachusetts Institute of Technology ed è stato esposto all’evento Home Delivery: fabricating the modern Dwelling organizzato dal MoMA di New York. Questa soluzione nasce dalla ricerca di una soluzione per fornire rifugi d’emergenza in seguito all’emergenza generata dall’uragano Katrina nello stato della Louisiana nel New Orleans. Si tratta di una struttura in pannelli di legno compensato prodotta con l’utilizzo di macchine a controllo numerico che sfruttano la tecnologia laser per la realizzazione dei singoli moduli. Nello specifico gli elementi vengono tagliati attraverso fresatrici CNC e uniti tramite incastro, mentre i componenti secondari, come porte e finestre, vengono agganciati sempre tramite incastro alla struttura principale. I punti di forza del progetto sono l’autocostruzione composta dalla fabbricazione e il successivo assemblaggio.

38


L’EMERGENZA

BIG DELTA 30 WORD’S ADVANCED SAVING PROJECT [2015]

30

Was Project (URL: www. wasproject.it).

Progetto del Word’s Advanced Saving Project immagine tratta da WASP [URL: www.wasproject.it]

È un progetto nato nel 2012 dalla volontà di costruire case in argilla a prezzi bassi e in tempi brevi. Big Delta è una soluzione proposta dall’azienda italiana WASP (Word’s Advanced Saving Project) concentrata sullo studio di una stampante 3D di grandi dimensioni accessibile da tutti. È appunto il principio open source di WASP che rende l’intero progetto competitivo basato sullo sviluppo sostenibile e sull’autoproduzione. L’innovazione del progetto è caratterizzata da tempi rapidissimi di costruzione e dall’utilizzo di materiali poveri a chilometro zero, come il fango, la paglia e la canapa. Il risultato è frutto di un intenso studio di diverse variabili, si va dalla ricerca dei materiali fino all’ottimizzazione del trasporto e del consumo energetico. Per quest’ultimo elemento è stato scelto un macchinario con un consumo pari a 100 watt (meno di un classico elettrodomestico), energia ottenibile grazie ad un semplice pannello solare. L’elemento più innovativo rimane comunque l’additive manufacturing, e quindi l’utilizzo di risorse legate al territorio.

39


002

31

Calearth (URL: www. calearth.org), Vide Terra (URL: www.videterra.org).

SUPER ADOBE31 NADER KHALILI [1992]

Cantiere ecodome. immagine tratta da California Institute for Earth Architeture [URL: www. calearth.org]

Il progetto è stato sviluppato nel 1992 dall’architetto Nader Khalili ed è stata una proposta per la costruzione di case sulla Luna e su Marte. Successivamente l’UNCHR ha adottato questa soluzione per fornire un’abitazione economica e temporanea per i rifugiati. La struttura è un’evoluzione del metodo antico della terra battuta con l’aggiunta di materiali contemporanei. Infatti quest’ultima viene inserita all’interno di sacchi o tubolari di juta o materiali sintetici. Successivamente gli elementi vengono posizionati per creare i muri e dopo battuti con delle mazze per rendere stabile l’intero elemento. Questa tecnologia permette di realizzare delle abitazioni sicure anche in zone sismiche. “Il superadobe utilizza materiali di guerra per scopi di pace, integrando l’architettura in terra tradizionale con i requisiti di sicurezza contemporanei globali”32.

32

Istituto Cal-Earth (URL: www.calearth.org)

40


L’EMERGENZA

PAPER CHURCH33 SHIGERU BAN [1995]

33

Shigery Ban Architects (URL: www.shigerubanarchitects.com), ArchDaily (URL: www.archdaily. com).

Immagine tratta da Shigeru Ban Architects [URL: www.shigerubanarchitects.com]

In seguito al terremoto di Kobe (Giappone) del 16 gennaio 1995, l’architetto Shigheru Ban si impegnò nel progetto di una chiesa cattolica per una comunità di coreani e vietnamiti. Il progetto di forma ovale presenta una struttura portante composta da pilastri di tubi di cartone industriale del diametro di 330 mm che sostengono una copertura con una membrana tesa di tessuto rivestito con del teflon. Il perimetro di rivestimento è composto da pannelli di plastica trasparente collegati ad una struttura leggera in acciaio. La soluzione ha rappresentato nei mesi successivi alla catastrofe un luogo temporaneo di preghiera e una sala d’incontro per la comunità.

41


002

34

Ibid

PAPER HOUSE 1234 SHIGERU BAN [1995]

Immagine tratta da Shigeru Ban Architects [URL: www.shigerubanarchitects.com]

È un progetto proposto per l’emergenza di Kobe, in seguito al terremoto del 1995, e successivamente utilizzato in Turchia (2000) e in India (2001) Lo sviluppo del progetto consiste nel trovare una soluzione che non richiedesse manodopera specializzata e che fosse realizzabile in tempi brevi. Il risultato ottenuto è composto da casette di forma quadrata 4x4 metri, composte da muri, pavimenti e copertura in tubi di cartone dello spessore di 4 mm e del diametro di 108 mm. Il tetto è composto da una strato doppio di tessuto rivestito con teflon, mentre le fondazioni sono state risolte con l’utilizzo di contenitori per il trasporto delle bottiglie di birra, riempiti di sabbia per garantire l’ancoraggio a terra. La soluzione risulta facilmente trasportabile e riciclabile in seguito all’emergenza e inoltre presenta dei bassi costi di produzione, intorno a 2.000 dollari. Tra le caratteristiche più interessanti è importante evidenziare l’utilizzo di materiali riciclati, come il cartone, scelta che ha permesso di impedire il taglio indiscriminato di foreste per la costruzione di abitazione per la comunità.

42


L’EMERGENZA

PAPER PARTITION SYSTEM35 SHIGERU BAN [1995]

35

Shigery Ban Architects (URL: www.shigerubanarchitects.com), DesignBoom (URL: www.www.designboom.com).

Immagine tratta da Shigeru Ban Architects [URL: www.shigerubanarchitects.com]

Il sistema con partizioni di carta è un progetto ideato da Shigeru Ban Architects in seguito al terremoto in Giappone del 11/03/2011. Per superare l’emergenza, che ha provocato 430.000 sfollati, è stata proposta una soluzione economica e semplice composta da una struttura a telaio suddivisa da una parte portante in tubi di cartone di vario diametro e una leggera definita da moduli di compensato e tessuto. Questa soluzione è in grado di comporre spazi modulari privati all’interno di uno stesso edificio, come capannoni e palestre. Il progetto è stato proposto e successivamente accolto anche in Italia in seguito al terremo del 2016. Più precisamente nel comune di Camerino è stata disposta l’installazione di 50 moduli PPS che andranno a costituire delle abitazioni temporanee per la popolazione colpita. La soluzione caratterizzata da materiali economici e semplice da costruire permette di fornire in tempi rapidi degli spazi confortevoli e privati agli sfollati.

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002

36

World Shelters (URL: www.worldshelters.org), Design Boom (URL: www. www.designboom.com).

WORLD SHELTERS36 U-DOME [2008]

immagine tratta da Worldshelters [URL: www.worldshelters.org]

È un progetto presentato all’interno del concorso “Una casa per tutti” indetto dalla fondazione della Triennale di Milano nel 2008. Questa soluzione è stata proposta come abitazione provvisoria nell’emergenza di Haiti per rispondere alle esigenze di Medici Senza Frontiere (in questa occasione sono stati utilizzati 7.000 metri quadrati di rifugi). Inoltre successivamente è stata utilizzata anche in Guatemala e in Libano. Il progetto è ideato dallo studio di architettura World Shelters e deriva espressamente dalle intuizioni e prototipi delle cupole geodetiche di Richard Buckminster Fuller. In generale la proposta è adattabile in diversi contesti e per le diverse funzioni (cliniche mediche, centri di soccorso e alloggi). La struttura costituita da materiali locali e da pannelli pretagliati di carta permette un facile trasporto e montaggio ad un costo contenuto. Il prezzo è variabile da 1.545 a 2.495 dollari per una superficie di 200 metri quadrati e un’altezza massima di 3,6 metri.

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L’EMERGENZA

002

37

HOUSE OF CLOTHING37 MVRDV [2008]

MVRDV (URL: www. mvrdv.nl), Design Boom (URL: www.www.designboom.com).

triennale di Milano, una casa per tutti. immagine tratta da Flinkr [URL: www.flickr.com] di peri_metro

Il presupposto dell’installazione dello studio MVRDV è quello di ridare una seconda vita all’abbigliamento in Europa. Lo studio denuncia la quantità di tessuti, pari a 1 milione di tonnellate, che ogni anno vengono buttati via nel mondo. Il 70% di questi verrà controllato, classificato e messo in balle di plastica per essere spedito nei paesi sottosviluppati, come l’Africa. Per il prototipo di casa d’urgenza viene proposto l’utilizzo di balle di vestiti per costituire elementi prefabbricati con moduli di muri, porte, tetti e arredamento. Il tema trattato in “House of Clothing” ha un duplice messaggio, il primo è relativo alla produzione di massa e conseguente riciclaggio, il secondo invece tratta la tematica del locale, ossia il risolvere le emergenze con l’utilizzo di materie “prime” locali. “[…] the house of clothes dresses its inhabitants in bricks made of used high-end fashion; the Milan Fashion Brick38”.

38

Istituto Cal-Earth (URL: www.calearth.org)

45


003

LO SPAZIO EDUCATIVO 3.1 L’APPROCCIO PEDAGOGICO 3.2 TIPOLOGIE EDILIZIE 3.3 CASI STUDIO 3.4


LA SCUOLA

003

LA SCUOLA

“L’istruzione è un diritto umano in sé e per sé, e nel contempo un mezzo indispensabile per la realizzazione degli altri diritti umani.” Ad eccezione di ciò che accade nei paesi con un’economia avanzata, nel resto del mondo, o meglio, nei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo, l’istruzione è un diritto riservato ad un ristretto gruppo di persone. Per far fronte a tale disparità negli anni sono state fondate una serie di istituzioni e associazioni internazionali con l’obiettivo di rendere accessibile la scuola per ogni bambino del pianeta. Nel 1948 le maggiori istituzioni coordinate dall’ONU si sono impegnate a rendere l’istruzione un diritto di tutti i bambini attraverso la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, più precisamente l’articolo 26 tratta il diritto all’istruzione come un diritto fondamentale della persona definendo nel complesso tre elementi fondamentali39: 1. Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. 2. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione,

47

- Unesco

39

Estratto dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani” articolo 26 relativo al “diritto all’istruzione”. Janusz Symonides, Vladimir Volodin, “A guide to Human Rights - institutions, standards, procedures”, UNESCO, Parigi 2011


003

la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. 3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Dagli ultimi report dell’UNESCO si evince come il problema dell’istruzione, insieme alla salute e all’alimentazione, rappresenti ancora oggi una delle sfide più importanti per la società contemporanea. Dall’analisi di queste ricerche, è facile definire la portata dell’emergenza rappresentata dalla disparità tra i diversi paesi in merito all’accesso all’istruzione. Il problema è caratterizzato da una serie di cause che innescano complessi processi, infatti difronte al problema dell’istruzione non esiste un’unica emergenza ma un insieme di emergenze. Una di queste è rappresentata dai conflitti tra popolazioni che provocano il conseguente collasso delle istituzioni e della società civile, rendendo impensabile l’accesso all’istruzione. In base all’entità del conflitto, spesso, si assiste alla migrazione di intere popolazioni verso paesi industrializzati con lo scopo di trovare migliori condizioni di vita, questo se non previsto, genera una nuova emergenza al momento dell’accoglienza nei paesi ospitanti. A questo tipo di emergenza il più delle volte si interviene attraverso la costruzione dei campi profughi. L’obiettivo di queste strutture temporanee è quello di tenere unite le comunità in attesa di una soluzione del problema o del ripristino delle condizioni sufficienti per ritornare a vivere nei paesi di

Disparità di genere nell’educazione. Grafico estratto da “Gender Review people and planet: Creating Sustainable Futures for all”, UNESCO. UIS database

47

donne

21

41

media

20

35

uomini non iscritti

32

19 si sono ritirati

48

39 47 inizieranno in ritardo


LA SCUOLA

provenienza. In queste situazioni, specialmente nella fase preliminare, l’emergenza vera e propria mette in secondo piano l’importanza della scuola determinando l’inaccessibilità al sistema scolastico. Tra gli obiettivi del millennio, le Nazioni Unite, si sono impegnate nel rendere universale l’istruzione primaria, in particolare per quando riguarda il diritto all’istruzione per le donne, poichè strumento importante per la conoscenza e la piena partecipazione alle attività produttive40. È infatti evidente un’importante emergenza rappresentata dalla disparità di genere per quanto concerne l’accesso delle bambine all’educazione che provoca notevoli ripercussioni sulla crescita sociale ed economica della società. Più in generale, oggi, l’emergenza rappresentata dalla povertà, dalle malattie, dai conflitti, dai pregiudizi sociali e dagli eventi naturali sono tra le principali cause del mancato accesso al diritto all’istruzione per circa 54 milioni41 di bambine e bambini nel mondo.

40

ibid

41

Attack on Education - Education for All Global Monitoring Report, Unesco, Save the Children, 2015 Percentuale dei bambini senza scuola per nazione, anno 2000-2013. Grafico estratto da “The State of The World’S Children 2016 - A fair chance for every child”. Analisi UniCef basata sui dati “UNESCO institute for Statistics global database”, 2015

50% 43% 39% 40%

2000

34%

2013 50% out-of-school

30% 20%

20%

15%

18%

26% (18 milioni)

21% (33 milioni)

16% (12 milioni)

10%

10%

7%

6%

5%

(5 milioni)

6% (10 milioni)

0%

Africa centrale e occidentale

Africa sub-sahariana

Africa meridionale e orientale

Asia settentrionale

Africa medio orientale e settentrionale

5%

6%

(1 milioni)

(4 milioni)

CEE/CIS

America latina

49

4% (7 milioni) Asia orientale e Pacifico

9%

(59 milioni) Mondo


003

3.1 LO SPAZIO EDUCATIVO

“[...] Le scuole sono cominciate con un uomo sotto a un albero, che non sapeva di essere un maestro, e che esponeva ciò che aveva compreso ad alcuni altri, che non sapevano di essere degli studenti. Gli studenti riflettevano sugli scambi di idee che avvenivano tra loro e pensavano che era bello trovarsi alla presenza di quell’uomo. Si auguravano che anche i loro figli ascoltassero un uomo simile. Presto si eressero gli spazi necessari e apparvero le prime scuole. La fondazione delle scuole era inevitabile, perché esse fanno parte dei desideri dell’uomo. Tutti i nostri complessi sistemi di educazione, oggi delegati alle Istituzioni, scaturiscono da quelle piccole scuole, ma ormai si è dimenticato lo spirito con cui erano iniziate. I locali richiesti dalle nostre istituzioni scolastiche sono stereotipati e privi di ispirazione. Le aule richieste dall’Istituto, i corridoi tappezzati da armadietti e gli altri locali e dispositivi cosiddetti funzionali sono certo organizzati in belle confezioni dall’architetto, il quale ubbidisce ai requisiti di superfici e di costi stabiliti dalle autorità scolastiche. Le scuole sono belle a vedersi, ma superficiali come architetture, perché non riflettono lo spirito dell’uomo sotto l’albero. L’intero sistema scolastico scaturito dall’inizio non sarebbe stato possibile, se l’inizio non fosse stato in armonia con la natura dell’uomo. Si può inoltre affermare che la volontà di essere

50


LA SCUOLA

della scuola esisteva anche prima della circostanza dell’uomo sotto l’albero. Ecco perché è bene che la mente ritorni all’inizio: perché, per qualsiasi attività umana costituita, l’inizio è il momento più meraviglioso. Poiché in esso sta tutto il suo spirito, tutte le sue potenzialità, da cui dobbiamo costantemente trarre ispirazione per le necessità attuali. Noi possiamo rendere grandi le nostre istituzioni conferendo loro, nella architettura che ad esse offriamo, il nostro senso di questa ispirazione. Riflettiamo, dunque, sul significato di “la scuola”, “una scuola”, l’istituzione. L’istituzione è l’autorità da cui riceviamo le richieste di superfici. “Una scuola”, o un particolare progetto, è quanto l’istituzione si aspetta da noi. Ma “la scuola”, la scuola dello spirito, l’essenza della volontà di essere, è ciò che l’architetto dovrebbe esprimere nel suo progetto. E io affermo che deve farlo, anche a costo che il suo progetto non corrisponda al budget. Così l’architetto si distingue dal semplice progettista. […]” Prima di essere definita un’istituzione pubblica, la scuola, ha seguito storicamente un lungo processo di trasformazione, che l’ha vista mutare da luogo per una ristretta classe sociale a strumento di democraticizzazione della popolazione. Inizialmente la scuola era collocata nei palazzi delle ricche famiglie nobiliari o negli spazi di proprietà della chiesa, solo successivamente attraverso un lungo processo la scuola diventa un’istituzione pubblica. Da questo momento l’edificio scolastico diventa un preciso tipo architettonico, la cui tipologia edilizia è influenzata dalla relazione di più fattori, come la forma, il profilo pedagogico e didattico ed infine di quello normativo. Sul piano progettuale è interessante incominciare a parlare di scuola introducendo il discorso del pedagogista Loris Malaguzzi che arriva a definire lo spazio educativo come il “terzo educatore”, dopo il genitore e l’insegnante.

51

- Louis Isadore Kahn


003

“Occorre tener conto che l’ambiente è determinante rispetto alle acquisizioni di carattere affettivo, cognitivo e linguistico. L’ambiente viene a far parte dell’individuo stesso; per cui un’azione che l’individuo compie, ogni questione che l’individuo si pone, e nel nostro caso, ogni richiesta che facciamo ai bambini, ogni richiesta che i bambini fanno agli adulti si esplica nei modi consentiti, liberati od occlusi dall’ambiente, dal luogo, dalla spazialità. In genere la misura che gli architetti chiedono: quanti bambini ci sono? 20,30? Il posto per i banchi? Già non tengono conto che questo va tutto bene per una scuola seduta. Per una scuola in piedi non serve un conto di questo genere. Tenendo conto che ogni bambino è un’unità organica che non si può misurare usando un metro…ha bisogno di un suo spazio d’azione, di movimento e nel modo suo, personale, di cui bisogna tener conto.” - Loris Malaguzzi42 42

Carolyn Edwards, Lella Gandini, George Forman, I cento linguaggi dei bambini, Junior, Bergamo, 1995

43

Beate Weyland, Sandy Attia, Progettare scuole tra pedagogia e architettura, Guerini scientificia, Milano 2015

44

45

ibid

Parecchi Monica, Weyland Beate, Pedagogia dello spazio: appunti sulla scuola e la sua architettura in ottica educativa, 2012

Il tema dello spazio è stato approfondito in più teorie educative nel corso dell’ultimo secolo arrivando a definire precise indicazioni progettuali. Lo spazio educativo è inteso come l’organizzazione spaziale al fine di raggiungere una certa qualità degli ambienti in relazione al fattore pedagogico richiesto da un determinato Piano dell’Offerta Formativa43. Il grado di qualità di una scuola è dato quindi da una giusta relazione tra due differenti impegni progettuali, quello dell’architettura chiamata ad interpretare le necessità del committente, e quello della pedagogia impegnata a definire i processi dell’educare; per ultimo interviene la didattica mettendo in pratica il pensiero pedagogico44. Più in generale, nei contesti scolastici lo spazio è inteso come oggetto pedagogico e per tale motivo è quasi sempre relegato esclusivamente all’aula e ai suoi arredi. Questa logica di sfruttamento materiale45 dei luoghi si sta evolvendo in modo da dislocare l’insegnamento e le lezioni nei diversi spazi dell’edificio educativo.

52


LA SCUOLA

Le nuove generazioni di architetti stanno alterando il pensiero tradizionale di scuola, in modo da definire degli spazi più flessibili e vivibili in ogni parte in modo da limitare l’effetto “barriera” che tende inevitabilmente a rendere più rigide le interazioni che inducono gli adulti ad un ruolo di controllo46. A tal proposito, Markus Rieger Ladich47, sostiene che l’organizzazione e le proporzioni dei banchi all’interno di una classe definiscono uno strumento di potere capace di essere rappresentativo del grado di civilizzazione di una comunità. Anche sul piano pedagogico si sta cercando di indirizzare l’educazione su modelli che definiscono una nuova cultura dell’apprendimento legata agli interessi dei bambini. Per rispondere a queste esigenze è necessario trasformare le classi in laboratori e spazi aperti in modo da ottenere spazi adattabili e flessibili alle diverse attività. Queste dinamiche spesso sono rallentate da rigide normative edilizie di tipo scolastico che alterano il modo di pensare gli spazi intesi come fabbricati preposti ad una funzione pubblica piuttosto che come strumenti per l’educazione. Per tale motivo, oggi, architetti e pedagogisti sono impegnati ad innovare la normativa scolastica in modo da definire degli spazi moderni e funzionali capaci di rispondere alla nuove esigenze didattiche. MANAGER

PEDAGOGISTA

scuola da gestire, organizzare, amministrare

persone da guidare, ascoltare, amare

BISOGNI

DIRIGENTE

sicurezza, sostenibilità, arredi, ecc.

il progettista tecnico risolutore

VISIONI l’uomo di cultura

ARCHITETTO

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46

Fortunati A., Fumagalli G., Galluzzi S., La progettazione dello spazio nei servizi educativi per l’infanzia, Junior, Bergamo, 2008 47

Friebertshäuser B., Rieger-Ladich M., Wigger L. (a cura di), Reflexive Erziehungswissenschaft. Forschungsperspektiven im Anschluss an Pierre Bourdieu. VS-Verlag, Wiesbaden, 2006. In “La progettazione dello spazio nei servizi educativi per l’infanzia”

Schema stakeholder coinvolti in un progetto scolastico. fonte: “Progettare Scuole tra Pedagogia e Architettura”


003

3.2 L’APPROCCIO PEDAGOGICO

48

49

ibid

Froebel individua due fasi dell’infanzia,: la prima caratterizzata dallo sviluppo del linguaggio e definita dall’espressione del bambino, e la seconda impostata sull’apprendimento sviluppato dall’istruzione formale.

Negli anni, l’intersezione48 tra architettura e pedagogia ha prodotto differenti approcci nel modo di concepire un ambiente educativo. A tal proposito è importante citare una serie di correnti di pensiero che si sono sviluppate nell’ultimo secolo e che hanno condizionato la scuola così come oggi si presenta. Un primo approccio che ha mutato il modo di concepire la scuola e ha ispirato le successive teorie dell’educazione, è dato dalla visione del “Kindergarden” o “Giardino d’infanzia” del pedagogista tedesco Friedrich Froebel (1782-1852). In questo metodo il bambino conquista maggiore libertà nell’apprendimento attraverso la sperimentazione tra l’io individuale e il mondo che lo circonda. Questo è permesso attraverso la progettazione di spazi interni in continuità con il giardino, attraverso un approccio pedagogico orientato ad accompagnare l’evoluzione del bambino sull’osservazione del mondo. Nella scuola giardino il bambino, paragonato a una pianta, è libero di crescere e scoprire il mondo all’interno di uno spazio sicuro (accudito dalla maestra giardiniere) pensato appositamente per le sue esigenze. Nel pensiero di Froebel ogni atto spontaneo va salvaguardato perché espressione del divino che è in ogni uomo; attraverso questo presupposto introduce il concetto del gioco come strumento educativo. Successivamente alla teoria del “Kindergarden”, specifica per la seconda infanzia49 del bambino, si sviluppano nuovi modi di concepire l’educazione. Questi prevedono metodi che stimolano la curiosità e l’interesse

54


LA SCUOLA

dell’infante attraverso un processo di autoapprendimento e intuito. Un nuovo approccio successivo alla scuola giardino è stato sviluppato da Rudolf Steiner alla fine della prima guerra mondiale in seguito ad un processo di rinnovamento sociale. La scuola steineriana è profondamente influenzata dall’architettura organica e definisce un metodo di spiritualizzazione legato al rapporto tra l’uomo e la natura. L’ambiente immaginato da Steiner è il risultato dell’integrazione di tutti gli elementi architettonici che compongono lo spazio educativo al fine di stimolare l’apprendimento del bambino. Nei suoi progetti la scelta dei materiali, forme e colori è legata al mondo reale, infatti è importante che questi elementi siano il più possibile riscontrabili in natura. Il metodo steineriano è incentrato sull’educazione del bambino nelle diverse fasi del processo di crescita, infatti ogni dettaglio è pensato per una determinata fascia d’età; ad esempio l’utilizzo del colore prevede tonalità differenti in base al momento evolutivo del bambino (si parte dall’utilizzo di colori chiari e caldi per i più piccoli fino al raggiungimento di colori più freddi nel momento in cui il bambino incomincia a sviluppare un ragionamento critico). Il metodo, basato sull’evoluzione dell’essere umano, ha permesso al modello steineriano di diffondersi nei paesi di tutto il mondo slegandosi da qualsiasi vincolo di tipo sociale e culturale. Un altro metodo, diffuso nel mondo in più di 20.000 scuole, è quello relativo alla scuola montessoriana concepito dall’educatrice, nonché scienziata, Maria Montessori. Questo metodo si basa sull’indipendenza e libertà di scelta del percorso educativo al fine di rispettare il naturale sviluppo cognitivo, sociale e fisico del bambino. Nel definire il lavoro attraverso il concetto di “pedagogia scientifica” è possibile constatare l’intuizione della Montessori nello studio delle scienze pedagogiche associate alle neuroscienze, attraverso quello che può essere definito approccio neuropedagogico50. Il modello educativo facilità la crescita del bambino

55

50

Maria Montessori, Pedagogical Anthroopology, 1910


003

attraverso la progettazione di un ambiente preparato, che permette l’interazione con lo spazio al fine di sviluppare l’apprendimento e la costruzione del proprio carattere. Alla base del metodo c’è la necessita di progettare uno spazio preparato su misura per le specifiche caratteristiche dei bambini in età differenti. Lo spazio educativo assume quindi particolare importanza per quanto riguarda lo sviluppo dell’autonomia da parte del bambino nelle diverse discipline. Oltre all’importanza dell’ambiente scolastico la Montessori ha individuato delle tendenze universali e innate, definite comportamenti guida, che facilitano la crescita del bambino e che quindi nel metodo è importante facilitarne l’espressione. A questo scopo, sono utili degli strumenti di sviluppo cognitivo ai quali il bambino può accedere liberamente in modo da sviluppare un processo di autoeducazione e autocontrollo. Comportamenti guida che facilitano l’educazione in ogni fase di sviluppo, denominati nel 1957 “Tendenze umane” fonte: Mario Montessori, The Human Tendencies and Montessori Education, Amsterdam, Association Montessori Internationale, 1966.

51

Autori di Wikipedia, Reggio Emilia Approach, Wikipedia, l’enciclopedia libera, 2017

- ISTINTO DI CONSERVAZIONE

- LAVORO (ATTIVITÀ INTENZIONALE)

- ORIENTAMENTO NELL’AMBIENTE

- MANIPOLAZIONE DELL’AMBIENTE

- ORDINE

- ESATTEZZA

- ESPLORAZIONE

- RIPETIZIONE

- COMUNICAZIONE

- ASTRAZIONE

- AUTO-PERFEZIONAMENTO

- MENTE MATEMATICA

Successivamente alle teorie di Steiner e della Montessori si è diffuso il Reggio Approach, un metodo educativo ideato da Loris Malaguzzi dopo la seconda guerra mondiale. L’approccio della scuola di Reggio definisce il bambino un “soggetto di diritti” capace di seguire i propri interessi ed essere costruttore attivo di conoscenze. In questo processo è il bambino il fulcro del pensiero educativo e non le discipline da insegnare, questo attraverso un perfetto equilibrio tra momenti pratici ed insegnamenti orientati allo sviluppo delle proprie attitudini e personalità51. L’approccio si ottiene attraverso la progettazione degli spazi in relazione all’impostazione della didattica che non ha schemi predefiniti ma è soggetta alle variabili

56


LA SCUOLA

del contesto in cui viene applicata. Anche la scuola di Regio, come le precedenti due, ha assunto una vocazione internazionale diffondendosi in più paesi del mondo e diventando nel 1994 un centro internazionale per la difesa e lo sviluppo dei diritti e delle potenzialità dei bambini. Negli ultimi anni si sono sperimentati nuovi approcci di ricerca basati su una visione dinamica della progettazione degli ambienti, un esempio è l’Evidence Based Design. L’EBD è un concetto che deriva da un metodo applicato in origine alla medicina (Evidence Based Medicine) e attraverso il qualche si cerca di studiare quali siano le possibili relazioni tra l’utente e lo spazio costruito, al fine di individuare come gli ambienti possono influenzare il comportamento degli individui al suo interno. La progettazione quindi ha il compito di valutare le esigenze dell’utenza in relazione alle caratteristiche ambientali, poiché ogni processo di tipo educativo e sociale è fortemente influenzato dai vincoli che si creano con gli ambienti fisici. Il risultato di questi concetti è un’architettura della pedagogica52, basata sull’abbandono del dualismo banco-cattedra attraverso la progettazione di spazi più ampi e informali che consentono l’espressione della relazione tra la scuola, l’individuo e il contesto53.

57

52

Beate Weyland, Sandy Attia, Progettare Scuole tra Pedagogia e Architettura, Guerini Scientifica, 2015

53

Flavia Santoianni, Lo spazio e la formazione del pensiero: la scuola come ambiente di apprendimento, RTH


003

3.3 TIPOLOGIE DISTRIBUTIVE

54

ibid

55

ibid

L’edilizia scolastica in ogni paese ha precise disposizioni in ambito normativo, la cui finalità è quella di fissare un modello tipologico così da definire i limiti dimensionali dei singoli ambienti, il numero delle classi, il tipo di aerazione e illuminazione, la percentuale di illuminazione naturale ed altri requisiti utili al progetto di una scuola. Più in generale la crescente domanda di edifici scolastici in seguito ai grandi conflitti mondiali ha determinato54 la necessità di modelli edilizi che hanno permesso di definire un processo di standardizzazione della struttura architettonica. Questo ha prodotto conseguentemente una sistematizzazione della didattica, basata su un metodo d’insegnamento asimmetrico tra l’insegnante e il soggetto che apprende, con il risultato di una progettazione ripetitiva delle aule55. Un classico esempio di gerarchizzazione degli utenti è dato dalla differenza dimensionale della cattedra, generalmente più alta e larga rispetto ai banchi, che definisce appunto la non simmetria, o meglio una barriera, nel rapporto allievo-docente. A prescindere dal fatto che ogni edificio scolastico è un qualcosa di situato in uno specifico contesto culturale e temporale, e che quindi ha una propria storia e identità, è possibile fare una classificazione generale dei modelli di edilizia scolastica sulla base della distribuzione interna delle aule in relazione con gli spazi secondari. In generale è possibile individuare due distinti schemi distributivi, sviluppati in periodi storici differenti e

58


LA SCUOLA

con diversi approcci pedagogici: lo schema a corridoio e lo schema a unità funzionali. Il primo si è sviluppato intorno alla prima metà del XX e prevede uno schema rigido caratterizzato dalla ripetizione di aule vicine collegate tra loro attraverso l’utilizzo di corridoi. In questa tipologia l’aula scolastica diventa l’unico centro dell’apprendimento, relegando in spazi secondari e privi di finalità (corridoi di servizio) i momenti per la socializzazione. Il secondo schema, definito ad unità funzionali, è un nuovo modo di concepire gli spazi ed è permesso dalle nuove costruzioni post belliche. Questo tipo di distribuzione è caratterizzato da nuclei di base combinati tra loro al fine di creare situazioni sempre diverse allontanandosi in questo modo dai rigidi schemi della soluzione a corridoio. Attraverso questo nuovo approccio gli spazi di non aula56 acquistano una nuova identità e indipendenza, diventando parte del programma pedagogico.

modello distributivo

tipo edilizio

56

Parricchi M., Weyland B, Pedagogia dello spazio: appunti sulla scuola e la sua architettura in ottica educativa. In Antonietti A, Triani P., Pensare e innovare l’educazione, p. 309-317, Milano

evoluzione del tipo edilizio BLOCCO ACCORPATO

SCUOLA A BLOCCO

BLOCCO CON VUOTO INTERNO

SCHEMA A CORRIDOIO

A GRADONI SCUOLA A PIASTRA

A PIASTRA CON VUOTO INTERNO A CROCE

SCUOLA ESTESA

A PETTINE APERTA

UNITÀ FUNZIONALE OPEN PLAN

Schema dei modelli distributivi e delle possibili distribuzioni interne. fonte: Paola Boarin, Edilizia scolastica. Riqualificazione energetica e ambientale - Metodologie operative, requisiti, strategie ed esempi per gli interventi sul patrimonio esistente, Edicom Edizioni, 2014

SCUOLA - STRADA

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003

Pianta concettuale dei modelli distributivi: “corridoio” e “unità funzionale”.

MODELLO A CORRIDOIO

MODELLO A UNITÀ FUNZIONALE

aree comuni-corridoi

collegamenti verticali

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aule

amministrazione e servizi


LA SCUOLA

3.4 CASI STUDIO

La scelta dei casi studio si è orientata verso l’analisi di progetti inseriti in contesti poveri e in via di sviluppo. Questo ha permesso di definire un insieme di soluzioni tecnologiche di facile realizzazione caratterizzate dal principio della costruzione partecipata e dall’utilizzo di materiali reperibili nel posto. Inoltre, la ricerca si è diretta verso l’analisi di progetti con vocazione educativa in modo da definire la qualità e il tipo di locali indispensabili in questo tipo di edifici. È interessante evidenziare come ogni progetto ha avuto un preciso ruolo all’interno della comunità, ad esempio molti di questi sono stati realizzati per promuovere lo sviluppo sostenibile delle piccole realtà rurali.

colori terra cruda bambù mattoni in argilla promozione alimentazione

2_SRA POU VOCATIONAL SCHOOL 1_METI

bioclimatica

7_WHY NOT ACADEMY

legno sviluppo comunità rurale

3_PRIMARY SCHOOL IN GANDO

costruzione partecipata esperienza povertà economicità struttura galleggiante terremoto costruzione a secco

4_MAKOKO FLOTING SCHOOL 6_MOVING SCHOOL 001 8_PLAN SELVA

manodopera non specializzata valorizzazione dell’educazione modulare

5_BAAN NONG BUA SCHOOL

struttura di metallo migranti flessibilità

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003

PRIMARY SCHOOL IN GANDO

anno: 2001 superficie: 520 m2 costo totale: 30.000 €

Equatore PLAN SELVA

anno: 2015 superficie: variabile

62


LA SCUOLA

BAAN NONG BUA SCHOOL

anno: 2015 superficie: 215 m2

METI

MOVING SCHOOL 001

anno: 2005/2006 superficie: 275 m2 costo totale: 22.365 €

anno di costruzione: 2012 superficie: 12 m2 (modulo di base)

SRA POU VOCATIONAL SCHOOL

MAKOKO SCHOOL

anno di costruzione: 2011 superficie: 200 m2 costo totale: 13.350 €

anno: 2012 superficie: 220 m2 costo totale 45.000 €

WHY NOT ACADEMY anno: 2015 superficie: 300 m2


003

57

METI School (URL: www.meti-school.de), ArchDaily (URL: www. archdaily.com).

Modern Education and Training Institute (Rudrapur, Bangladesh)57 Anna Heringer Architecture

PIANTA PIANO TERRA

1

PIANTA PIANO PRIMO

1

2

2

0

1

2

2

5m

2

2

AREA GIOCO 1 CLASSE 2

La scuola è inserita nel nord dell’India in una zona dove la povertà e la poca disponibilità di infrastrutture ha portato le piccole comunità locali a spostarsi dalle campagne alle città. La METI School dello studio Anna Heringer Architecture ha l’obiettivo di promuovere nuovi percorsi di sviluppo finalizzati ad offrire nuove prospettive per la popolazione rurale attraverso il coinvolgimento e l’insegnamento dei valori del villaggio. Tutte le fasi del progetto si sono sviluppate attraverso il principio della partecipazione con il coinvolgimento degli abitanti della comunità locali e i futuri allievi e insegnanti. Nel progetto sono state adottate tecniche tradizionali per contenere i costi dei materiali, come l’utilizzo della terra cruda per le partizioni verticali e del bambù per la struttura portante della copertura. La scuola è stata progettata secondo i principi della progettazione bioclimatica assicurando un giusto comfort termico all’interno degli spazi educativi. Il progetto prevede un sistema educativo incentrato sull’educazione infantile integrata con le dinamiche di sviluppo rurale. Sul piano pedagogico METI mira a promuovere le capacità e gli interessi dei singoli bambini seguendo le diverse velocità di apprendimen-

64

to attraverso una forma di educazione libera senza l’utilizzo di lezioni frontali. L’architettura della scuola segue i principi pedagogici offrendo diverse tipologie di spazi che permettono metodi diversi di insegnare e apprendere. L’edificio presenta un piano terra occupato dalle aule ognuna con un collegamento verso un sistema organico caratterizzato da un ambiente “a grotta”. Questi spazi destinati all’autoapprendimento del bambino sono pensati per trasmettere nuove percezioni sensoriali. Come spiegato dall’architetto A. Heringer, questi sono fatti per essere “toccati, per adagiarvisi contro, per ritirarsi in esplorazione o per concentrarsi”. Il piano terra è realizzato con muri portanti composti da una miscela di paglia e terra prodotta con l’aiuto di mucche e bufali d’acqua, successivamente disposta sulle fondazioni in mattoni (profonde 50 cm) per strati progressivi di 65 cm seguendo un periodo di essiccazione di una settimana. Il livello superiore presenta uno spazio più ampio e luminoso caratterizzato da una struttura in bambù con ampie aperture (a differenza del piano terra che presenta spessi muri in terra cruda) che permettono di godere della vista dell’intero villaggio.


LA SCUOLA

Immagini tratte da Divisare [URL: www.divisare. com] di Kurt Hoerbst.

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003

58

ArchDaily (URL: www. archdaily.com), Ukumbi (URL: www.ukumbi.org), Archilovers (URL: www. archilovers.com).

Sra Pou Vocational School (Oudong, Cambogia)58 Rudanko, Kankkunen Architects

PIANTA PIANO TERRA

PIANTA PIANO PRIMO 4

2

2

3

2

2

4

1

0

5m

AREA GIOCO 1 CLASSE 2 LABORATORIO 3 BAGNO 4

Il progetto è inserito all’interno di uno dei contesti più poveri della Cambogia, nel paese di Oudong, vicino alla capitale Phnom Penh. La Vocational School nasce dalle necessità della comunità locale di istituire un centro di riferimento sostenibile, con l’obiettivo di avviare nuove attività professionali per migliorare le condizioni di vita dei residenti, come per esempio insegnare i principi dell’autocostruzione della propria casa. L’edificio è composto da due livelli ed è caratterizzato dall’utilizzo di prodotti locali senza l’aiuto di mezzi meccanici e con la collaborazione delle maestranze del posto. Il progetto prevede l’utilizzo di mattoni crudi, realizzati con un impasto di terra, argilla, paglia, cemento e acqua, e successivamente essiccati al sole. Nelle pareti durante la costruzione dei muri sono stati lasciati dei piccoli fori per permettere la penetrazione della luce e del vento durante il giorno, accortezza che conferisce l’idea di una lanterna nelle ore notturne. L’edificio è caratterizzato dalla scansione di porte e finestre in legno colorato che fungono da richiamo, rendendosi visibili da lontano, e invitano ad entrare nella scuola e partecipare alla formazione e alla crescita della comunità.

La vocazione del progetto è quella di coinvolgere la popolazione locale, promuovendo l’autocostruzione e insegnando un lavoro basato sull’adozione di tecnologie sostenibili e l’utilizzo delle poche risorse messe a disposizione dal territorio.

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LA SCUOLA

Immagini tratte da Inhabitat [URL: www.inhabitat. com] di Architects Rudanko + Kankkunen.

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003

59

ArchDaily (URL: www. archdaily.com), Afritecture (URL: www.afritecture. org), AKDN (URL: www. akdn.org).

Primary School in Gando (villaggio di Gando, Burkina Faso)59 Kèrè Architecture

PIANTA PIANO TERRA

2

0

1

2

5m

1

2

AREA GIOCO 1 CLASSE 2

Il progetto per una scuola primaria in un piccolo villaggio del Burkina Faso è il risultato dell’esperienza acquisita da Francis Kérè durante l’infanzia. Infatti, da bambino era obbligato a percorrere quotidianamente 40 km per raggiungere l’unica scuola della zona, un edificio con una scarsa illuminazione e ventilazione. Il grado di consapevolezza raggiunto dall’architetto Kèrè insieme alle nuove conoscenze acquisite in Europa, gli ha permesso di rispondere in modo concreto alle diverse necessità richieste dalla piccola comunità del villaggio di Gando. Il progetto prevede una lunga serie di parametri da considerare, tra cui il costo, il clima, la disponibilità delle risorse e la fattibilità della costruzione. Per ottimizzare la costruzione e rendere il progetto economicamente competitivo si è deciso di utilizzare materiali locali, tra cui l’utilizzo dell’argilla, disponibile in grandi quantità e utilizzata dalle comunità del luogo per la costruzione delle abitazioni. L’utilizzo di un materiale della tradizione misto alle tecnologie moderne ha permesso di ottenere elementi più resistenti a forma di mattoni. Un elemento interessante che ha consentito di ridurre l’impronta ecologica

è determinato dalla scelta di distaccare la copertura in lamiera dagli ambienti interni. Questo ha consentito una giusta ventilazione evitando carichi termici tipici degli interventi che prevedono l’utilizzo di lamiere. La scuola presenta delle unità rettangolari che definiscono tre spazi educativi separati dall’esterno con spessi muri in mattoni di argilla locale; questa distribuzione in pianta ha permesso di aumentare l’inerzia termica dell’edificio al fine di fronteggiare le temperature elevate. All’esterno è presente un quarto spazio educativo “piazza”, dedicato all’incontro tra le classi e allo svago. Il progetto ha previsto il coinvolgimento degli abitanti locali che ha permesso di ottenere un edificio di qualità, semplice da costruire e facile da conservare nel tempo.

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LA SCUOLA

Immagini tratte da Archdaily [URL: www. archdaily.com] di SimĂŠon Duchoud, Erik-Jan Ouwerkerk.

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003

60

NLÉ (URL: www.nleworks.com), ArchDaily (URL: www.archdaily.com), Architettura Eco Sostenibile (URL: www.architetturaecosostenibile.it).

Makoko Floting School (Lagos, Nigeria)60 NLÈ

PIANTA PIANO TERRA

PIANTA PIANO PRIMO

PIANTA PIANO SECONDO

2

1

2

3

2

3

2

0

5m

AREA GIOCO 1 CLASSE 2 LABORATORIO 3

La soluzione proposta dallo studio NLÈ definisce una scuola galleggiante da inserire all’interno del contesto di Makoko, uno slum alla periferia di Lagos, in Nigeria. Il progetto è stato pensato per resistere alle maree e alle variazioni dei livelli dell’acqua che interessano l’area lagunare in cui è inserito, la quale risulta spesso colpita da tempeste e piogge. La proposta ha seguito un iter di analisi e indagine condotta sulla comunità locale per definire le reali esigenze della popolazione di Makoko, una baraccopoli popolata da decine di migliaia di persone che vivono in palafitte inserite sulla laguna. Il progetto è stato proposto per essere una soluzione anche in altre zone del mondo con l’intento di portare l’istruzione nei luoghi più difficili da raggiungere o eventualmente come possibile soluzione alle situazioni di emergenza determinate dai cambiamenti climatici. La scuola è capace di ospitare fino a 100 bambini ed è composta da differenti spazi distribuiti su tre livelli; questi sono organizzati al piano terra con una grande area aperta destinata al gioco, mentre al primo e al secondo piano sono presenti le aule e i laboratori. Il progetto è stato pensato per avere un basso impatto sull’ambiente, per tale motivo sono

presenti dei pannelli fotovoltaici che permettono di sfruttare l’energia del sole ed inoltre è previsto un sistema di accumulo dell’acqua piovana. La scuola è definita da una struttura in legno ed è caratterizzata da una forma triangolare per garantire la giusta stabilità; questa scelta ha permesso infatti di spostare verso il basso il baricentro dell’edificio, evitando in questo modo il ribaltamento in caso di forte vento. Lo scheletro è definito da una struttura “A-frame” composta da 16 moduli in legno appoggiati su una struttura galleggiante definita da 250 barili di plastica rinvenuti nell’area. L’intero processo è stato pensato per essere facilmente eseguito da personale non specializzato, per avere un costo contenuto e ed essere flessibile nei diversi contesti del mondo. Il primo prototipo realizzato nell’area di Makoko è andato distrutto in seguito ad una tempesta che ha colpito la scuola. Successivamente, in occasione della biennale di Venezia del 2016 è stata proposta una nuova versione migliorata del progetto, intitolata Makoko Floating School II, realizzata da 4 operai specializzati in 10 giorni.

70


LA SCUOLA

Immagini tratte da NLÈ [URL: www.nleworks.com].

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003

61

ArchDaily (URL: www. archdaily.com), Architettura Architecture in Development (URL: www. architectureindevelopment.org).

Moving school 001 (Mae Sot, Thailandia)61 Amedeo Bennetta, Dan LaRossa

MODULO BASE 3 x 4,80

2

0 O

2

5m

CLASSE 2

E

Moving School è un progetto vincitore di un concorso proposto dall’associazione Building Trust, la cui competizione richiedeva ai partecipanti di ricercare nuove proposte per la progettazione di edifici pubblici e scolastici in contesti d’emergenza, più precisamente l’ambito del progetto si concentrava sulle necessità dei migranti che si trovavano temporaneamente nel confine tailandese-birmano. La soluzione proposta definisce una struttura capace di adattarsi ad ogni contesto, inoltre il progetto è accompagnato da un manuale di costruzione che ne facilità il montaggio anche in presenza di manodopera non specializzata. Questo permette di rispondere alle necessità della comunità birmana che si trova nella situazione di costruire più volte la stessa struttura per rispondere alla mancanza dei diritti di proprietà terriera. L’edificio è costituito da un telaio in acciaio composto da elementi modulari di lunghezza standard, leggeri e facili da trasportare e provvisti di giunti per facilitarne l’ancoraggio in sito. Per il rivestimento in copertura è stato proposto l’utilizzo di un telo fissato alla struttura portante, questo è capace di resistere ai raggi UV e al surriscaldamento del sole ed inoltre garantisce un buon isolamento

acustico nei giorni di pioggia, rappresentando un’ottima alternativa ai tetti in lamiera e paglia tipici del luogo. Per le fondazioni è stato pensato l’utilizzo di copertoni riciclati, facili da reperire e trasportare; questi vengono inseriti all’interno del terreno e dopo riempiti con ghiaia per garantirne la stabilità. In pianta Moving School presenta delle pareti mobili che permettono di definire spazi flessibili che diventano più grandi o più piccoli a seconda dell’utilizzo desiderato. In generale, l’obiettivo del progetto è stato quello di formare un gruppo di maestranze capace di realizzare il progetto pilota, infatti l’intero processo di costruzione è pensato per essere uno strumento educativo e di crescita per le comunità locali. In seguito al primo prototipo, il progetto ha riscosso parecchio successo poichè permetteva di ridurre i tempi di interruzione dell’istruzione, per questo motivo in seguito sono state realizzate nuove soluzioni che prevedevano anche l’utilizzo di materiali più semplici da reperire, come il legno e il bambù.

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LA SCUOLA

Immagini tratte da Archdaily [URL: www. archdaily.com] di Building Trust International.

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003

62

ArchDaily (URL: www. archdaily.com), Dezeen (URL: https://www.dezeen. com), Design Boom (URL: www.designboom.com).

Baan Nong Bua School (Chiang Rai, Tailandia)62 Junsekino Design Studio PIANTA PIANO TERRA

2

2

2

2

1

0

5m

Il progetto è inserito all’interno di un ampio piano d’interventi proposti in seguito al violento terremoto che nel 2014 ha colpito la provincia di Chiang Rai a nord della Thailandia; l’evento ha distrutto 73 edifici scolastici determinando l’indisponibilità di uno spazio per l’educazione per circa 2000 studenti. In seguito è stato proposto a nove architetti tailandesi emergenti un piano per la costruzione di nove edifici scolastici progettati per resistere a questo tipo di eventi sismici. Una di queste è Baan Nong Bua School a Chiang Rai, un progetto realizzato dallo studio Jusekino Design che ha permesso di rendere fattibile la costruzione dell’opera, nonostante i pochi fondi stanziati, attraverso l’utilizzo di una struttura modulare e di facile assemblaggio. Il progetto in fase preliminare era stato disegnato per essere un padiglione provvisorio e, per questo motivo, presenta una struttura semplice costituita da travi in acciaio capaci di assorbire eventuali vibrazioni qualora dovesse verificarsi un altro terremoto. Gli elementi di rivestimento in copertura e nelle pareti sono stati realizzati con pannelli di cemento misto legno, che permettono di garantire un buon isolamento termico e risultano essere economici.

AREA GIOCO 1 CLASSE 2

L’edificio pensato per le zone rurali, spesso inserite all’interno di foreste, presenta una copertura elevata per garantire il giusto ingresso di luce nelle ore diurne e per permettere una corretta ventilazione dei locali interni; il solaio è stato realizzato ad una certa altezza dal livello terreno per prevenire eventuali inondazioni. L’organizzazione dello spazio educativo, pensato per bambini tra i cinque e i dieci anni, presenta quattro aule di 48 m2 collegate attraverso una zona centrale pensata per favorire l’incontro tra gli studenti. Inoltre, la progettazione modulare permessa dalla costruzione a secco, permette di rendere gli spazi flessibili e modificabili all’occorrenza; per tale motivo in seguito si è deciso di rendere permanente la struttura. Un elemento interessante che dimostra l’appartenenza del progetto alla cultura tailandese è rappresentato dall’ampia veranda tipica dell’architettura del luogo. Infine l’edificio scolastico è pensato per essere costruito in collaborazione con la gente del luogo.

74


LA SCUOLA

Immagini tratte da Archdaily [URL: www.archdaily.com] di Spaceshift Studio.

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003

63

Live in Slums (URL: www.liveinslums.org), Divisare (URL: www.divisare. com), Abitare (URL: www. abitare.it).

Why Not Academy (Mathare, Nairobi)63 Gaetano Berni, Ivan Cosentino, Giulia Celentano VISTA ASSONOMETRICA

Immagine tratta da divisare (URL: www.divisare. com), di liveinslum.

La Why Not Academy è una scuola inserita all’interno delle baraccopoli di Mathare, nella periferia di Nairobi, e oggi ospita circa 240 studenti distribuiti in otto classi primarie e due asili. Il progetto ha previsto la realizzazione di una piccola cucina con portico, in questa fase si è intervenuti anche alla realizzazione di un orto urbano pensato per offrire un’adeguata alimentazione per i futuri bambini. Per garantire il normale svolgimento delle lezioni scolastiche, la costruzione degli spazi educativi è avvenuta attraverso due fasi di costruzione che hanno permesso di completare l’edificio che oggi si presenta su due livelli, definiti dalla struttura modulare in legno. Per rispondere alla necessità di spazi multifunzionali, sono state realizzate ampie aule flessibili che permettono di essere espandibili all’occorrenza. L’edificio scolastico è stato realizzato con la partecipazione della comunità e con l’utilizzo di materiali reperiti sul luogo; il progetto è caratterizzato dall’utilizzo della terra cruda e del bambù per le partizioni verticali, mentre per la struttura portante si è scelto di utilizzare il legno di cipresso. Dopo la Why Not Academy, la comunità di

Mathare ha iniziato a riconsiderare l’utilizzo del materiale offerto dalla terra, infatti, inizialmente era stato scartato per ragioni estetiche e solo in seguito al coinvolgimento della popolazione si è riusciti ad incentivare l’utilizzo di una tecnica costruttiva tradizionale ed economica. Inoltre il progetto, oltre a fornire un nuovo spazio per l’educazione dei bambini, ha definito la riqualificazione di una parte dello slum trasformando un lotto occupato abusivamente in un orto di 700 m2 destinato alla gestitone e mantenimento da parte della comunità locale. L’intervento quindi, non ha definito solo uno spazio educativo, ma ha permesso di offrire un’occasione per favorire la buona alimentazione e offrire nuovi posti di lavoro ai membri della comunità.

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LA SCUOLA

Immagini tratte da Divisare [URL: www.divisare. com] di Filippo Romano.

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003

64

Bienales de Arquitectura (URL: www.bienalesdearquitectura.es), Ministerio de Education (URL: www. minedu.gob.pe), Plataforma arquitectura (URL: www.plataformaarquitectura.cl). FORMA AD L

Plan Selva (Amazon, Perù)64 Sandra Barclay, Jean Pierre Crousse

FORMA RADIALE

FORMA CENTRALE

Immagini tratte da archdaily (URL: http://www. archdaily.com.br).

Il progetto Plan Selva, presentato alla biennale di Venezia del 2016 con il titolo “Our Amazon Frontline”, rientra all’interno di un grande piano che prevede la progettazione di centinaia di scuole da inserire all’interno della foresta amazzonica peruviana (un “fronte” che occupa 785.201,74 km). Questo progetto rappresenta l’opportunità di creare uno spazio per un incontro equilibrato tra il mondo occidentale e il mondo ancestrale della comunità locale; basti pensare che il Perù possiede 47 lingue native delle quali 43 provengono dalla selva amazzonica, ed è attraverso questo piano che si vuole ricostruire la grammatica di tutte queste lingue. La vocazione del progetto è definita dalla volontà di portare l’istruzione in zone impervie e difficili da raggiungere con l’obiettivo di preservare attraverso l’educazione, la ricchezza biologica del Perù. Il piano è inserito in una regione contraddistinta da una forte povertà, dove il percorso medio di ogni bambini per raggiungere la propria scuola, a piedi o in barca, è di circa cinque ore e mezzo. Nello specifico le nuove scuole sono state disegnate seguendo criteri di modularità e facilità di costruzione, con una particolare attenzione alla scelta dei

materiali in base alle condizioni climatiche e ambientali. La scuola è costituita da una struttura metallica che definisce un ampio tetto a falde che permette di ottenere degli ambienti interni che si adattano a utilizzi differenti. Il pavimento in legno è distaccato dal terreno per mezzo di piccoli plinti in cemento armato. Le partizioni verticali sono composte da moduli prefabbricati e flessibili, pensati per favorire la ventilazione naturale. In fase di disegno il progetto presenta una serie di moduli liberamente assemblabili che definiscono i singoli spazi di una scuola (le aule, i servizi, i corridoio, ecc.); questi possono essere assemblati in modo da configurare forme differenti in base alle possibilità offerte dall’area.

“Plan Selva relies on architecture to restore dignity to a population that was historically relegated and offers a space for the balanced encounter between two apparently irreconcilable worlds” - S. Barclay

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LA SCUOLA

Immagine tratta da Eevistacodigo [URL: www.revistacodigo.com] di Ministry of Peru Education.

Immagini tratte da Archipanic [URL: www. archipanic.com] di Veronica Lanza.

Immagine tratta da Il giornale dell’architettura [URL: www.ilgiornaledellarchitettura.com] di Veronica Lanza.

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PARTE 2

FASE PROGETTUALE

2/2


004 IL PROGETTO 005 LE COSTANTI E LE VARIABILI 006 MANUALE DI COSTRUZIONE 007 IL CASO STUDIO:

SchOOL_5x5_TROPICAL CLIMATE

008 CONCLUSIONI


004

IL BANDO DI CONCORSO 4.1 CONCEPT DEL PROGETTO 4.2 ADATTABILITÀ 4.2.1 IDENTITÀ 4.2.2 INDAGINE

FATTIBILITÀ 4.2.3 STIMA DEI COSTI

TEMPORANEITÀ 4.2.4


IL PROGETTO

004

IL PROGETTO

SchOOl è un progetto nato dall’idea di proporre una soluzione tecnologica per la realizzazione di spazi educativi, flessibili e modulari, da inserire in contesti d’emergenza. Il progetto è una soluzione da adottare in tutte quelle situazioni che richiedono la realizzazione di strutture provvisorie in tempi rapidi, e che prevedono dei tempi di utilizzo più o meno brevi (da uno a cinque anni). Nello specifico l’obiettivo è quello di coniugare il progetto architettonico agli aspetti della pedagogia moderna, in modo da offrire degli spazi che possano aiutare a prevenire l’interruzione dell’apprendimento, evento che si genera solitamente nei momenti dell’emergenza. Il progetto SchOOl è una proposta da inserire in aree che sono state colpite da una catastrofe naturale oppure in zone caratterizzate da crisi umanitarie, e quindi, in tutte quelle situazioni dov’è prioritario rispondere alla necessità di rifugi confortevoli per ospitare le popolazioni esposte alla crisi. Come verrà approfondito nel paragrafo successivo, SchOOl è anche il risultato del progetto proposto per un concorso internazionale che focalizzava il problema sulla progettazione di una scuola o più in generale di uno spazio educativo che rispondesse alle necessità dei bambini colpiti da un evento emergenziale. I vincoli imposti dal bando di concorso hanno permesso di circoscrivere il problema ad una serie di focus e criteri che hanno influenzato la definizione dell’idea generale del concept di progetto.

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004

Le cifre del concorso International Finsa Award 2017, for students of Architecture and Design “FINSA” - 1° edizione

Il bando di concorso ha previsto un periodo di registrazione che si è concluso il 31 dicembre 2016, seguito da tre mesi di osservazione (e progettazione) terminati il 31 Marzo 2017 con la consegna degli elaborati richiesti. La proclamazione dei progetti vincitori è avvenuta il 5 maggio 2017 presso il COAM di Madrid (Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid), dove si è svolta la premiazione e la discussione dei progetti finalisti. Una commissione internazionale, composta da quattro esperti sul tema della arquitectura sin fronteras, ha selezionato, tra 1055 partecipanti, trenta progetti finalisti, tra questi è stato selezionato anche il progetto SchOOl. • 1055 PARTECIPANTI • 159 UNIVERSITÀ • 37 PAESI DEL MONDO • 30 FINALISTI - SchOOl PROGETTO FINALISTA • 3 VINCITORI

I tre progetti vincitori. In ordine dall’alto verso il basso: primo classificato Ruslan Mannapov (Kazan State University of Architecture and Engineering, Russia); secondo classificato Pablo Fernández Florez, Olga González Baena, Carlota Ozalla Manero, Laura Sánchez Bala (Universidad Francisco de Vitoria, Spagna); terzo classificato Alsu Sadrieva (Kazan State University of Architecture and Engineering, Russia). immagini tratte dal sito de concorso International Finsa Award (URL: www. ifa.finsa.com).

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IL PROGETTO

05 Maggio 2017, COAM di Madrid. Fase di valutazione di proclamazione e discussione dei progetti vincitori.

05 Maggio 2017, COAM di Madrid. Fase di valutazione dei progetti finalisti. Nella foto, Simon Allford osserva la tavola di concorso del progetto SchOOl.

Nel mese di Giugno 2017, il progetto SchOOl è stato selezionato da un team di architetti come possibile soluzione per dare una risposta alla crescente carenza di strutture in contesti poveri e in via di sviluppo dell’Asia orientale; in questa prima fase il progetto è stato proposto in alcune piccole realtà rurali della Birmania. Alcune slide utilizzate nella presentazione del progetto SchOOl in Birmania.

?

What is SchOOl PROJECT

The intention is to imagine school as a container of spaces, taking a portion of terrestrial surface and return it to the children in three dimensions; through this action children might forget the situation they are in and learn inside a great void space that will allow them to discover the different possibilities to move inside a portion of world. Therefore the aim is to define a safe space but above all to inspire the pupils to open their mind. A school inside a school where classes become only a small part of the learning process, just for physical objects like desks, where the teacher can educate children inside comfortable, flexible and simple spaces. The rest of the day children will devote teacher to learn to play and have a good time in community, something they could forget if they are exposed to harsh conditions.

SchOOl

Modularity

Temporariness Easy Assembly Integration Adaptability

Sustainability

Durability Installation Identity

Buildibility

Cost

MASTER’S THESIS _ author: SIMONE VACCA D’AVINO _ supervisor: LORENA ALESSIO

MASTER’S THESIS _ author: SIMONE VACCA D’AVINO _ supervisor: LORENA ALESSIO

identity In times where the homologation is become a custom, it is important that school is committed to preserve those unique traditions of a determined social context. Following this principle, textile materials are used to compose the partitions of the environments inside SchOOl. Each school will get its own character as a result of the regional culture, despite the structure will be repeatable in any geographical area. The fabric could come from clothes that inhabitants are not using anymore or local resources can be used by maestranzes in order to reactivate the economic cycle of the area under an emergency situation.

21

wood slats

7

250 cm

7

7

40

21

60

21

plywood OSB fabric structure of the valuation wood slats + joints

wood slats = 700

MASTER’S THESIS _ author: SIMONE VACCA D’AVINO _ supervisor: LORENA ALESSIO

700 x10 € = 7.000 € 280 m2 7.000 € / 280 m2 = 25,00 €/m2

MASTER’S THESIS _ author: SIMONE VACCA D’AVINO _ supervisor: LORENA ALESSIO

85


004

65

Parte del paragrafo è un estratto in lingua italiana dalla “Complete Guide, Rules and Registration for the International FINSA Award 2017” raggiungibile al sito del concorso IFA (URL: www.ifa.finsa.com)

4.1 IL BANDO DI CONCORSO 65

L’International Finsa Award for students of Architecture and Design è un concorso indetto dall’azienda spagnola produttrice di pannelli in legno, Finsa, in collaborazione con l’associazione Architetture Senza Frontiere. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di incoraggiare gli studenti ad esplorare e ridisegnare i diversi modi di utilizzare il legno e altri materiali ecologici nel settore delle costruzioni. Il concorso prevede la partecipazione di un team composto da almeno uno studente e un professore della propria università, in modo da incentivare la ricerca e la sperimentazione di nuove soluzioni nei diversi campi della disciplina dell’architetto. In questa prima edizione del concorso i partecipanti sono stati chiamati a progettare un edificio educativo da inserire in contesti colpiti da catastrofi naturali o crisi umanitarie, in situazioni dove la priorità è rappresentata dalla necessità di costruire in tempi rapidi rifugi e infrastrutture. La competizione definisce primario il ruolo preventivo dell’educazione nel minimizzare l’escalation di una “generazione persa” rappresentata dalle generazioni dei più piccoli che si trovano dentro ad una crisi umanitaria. Attraverso la scuola, infatti, si attivano dei processi di normalizzazione e mitigazione degli impatti violenti, tipici di questi eventi, in modo da ristabilire la routine della vita familiare e invogliare i bambini a credere in un futuro migliore. Il bando, nel dettaglio, richiede ai partecipanti la progettazione di una scuola per 25 bambini.

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IL PROGETTO

31-12-16 01-01-17

31-03-17

05-05-17

termine ultimo per l’iscrizione

consegna elaborati di progetto

premiazione e discussione dei progetti finalisti

periodo di osservazione e progettazione

Tra le caratteristiche principali del concorso è previsto l’utilizzo del legno come materiale principale (in particolare nei requisiti viene consigliato l’utilizzo dei prodotti presenti nel catalogo FINSA) ed è richiesta la progettazione di un edificio adattabile nei diversi contesti climatici e culturali del mondo. Per definire il tema, il gruppo IFA ha stabilito una serie di focus da sviluppare nel progetto: • buildability: ogni proposta deve dimostrarsi fattibile e avere una struttura costruibile ed efficiente; in fase di progettazione è necessario ottimizzare il processo di produzione degli elementi e la successiva costruzione, in questa fase è importante definire ed eliminare eventuali ostacoli che potrebbero incrementare i costi dell’intero progetto. • flexibility: il progetto deve dimostrarsi flessibile nei diversi contesti climatici e prevedere degli accorgimenti relativi alla struttura in base alla situazione e località geografica in cui viene inserita. Inoltre la struttura dev’essere facile da riparare, aggiornare e replicare. • integration: gli spazi educativi proposti devono considerare la protezione e la sicurezza dei bambini, in aggiunta, devono essere progettati degli spazi per l’incontro e il gioco tra bambini con differenti livelli di educazione e possibili disabilità. Il progetto deve offrire adeguati spazi per le

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004

classi, l’amministrazione, la ricreazione e servizi igienici. • cost-effectiveness: il progetto proposto dev’essere fattibile anche sul piano economico. Gli elaborati presentati dai partecipanti entro il 31 marzo 2017 sono stati valutati successivamente da una giuria di cinque persone composte da: Simon Allford - Partner Allford Hall Monaghan, Londra Pedro Feduchi Pedro Feduchi Architects, Madrid Berta Willisch - Architect & D. Manager - New York Fernando Marques - Architect - C.D. at El Croquis, Madrid Xavier Codina - Architecture sans Frontières Barcellona

I progetti sono stati valutati in base ad una serie di criteri previsti dal regolamento, quali: 1. modularity: la struttura deve permettere future modifiche e adattamenti al presentarsi di nuove esigenze. 2. durability: la struttura dev’essere smontabile e semplice da trasportare. 3. easy assembly: è importante che la struttura sia semplice da montare e che questo possa essere fatto anche da personale non specializzato. 4. installation: in fase di costruzione è necessario immaginare possibili limiti imposti dal contesto (come l’accesso all’energia elettrica), per questo motivo è gradito l’utilizzo di tecnologie passive e di risparmio energetico. 5. sustainability: nel progetto è consigliato l’utilizzo di materiali riciclati o trasformati. 6. cost: il progetto deve prevedere un budget.

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IL PROGETTO

4.2 CONCEPT DEL PROGETTO

Il primo obiettivo nella definizione del concept è stato quello di semplificare e ottimizzare l’intera struttura in modo da definire un modulo base replicabile successivamente nelle diverse conformazioni. A partire da queste intenzioni si è cercato di stabilire le dimensioni di una cellula base attraverso l’utilizzo di un’unica soluzione strutturale utilizzabile sia come elemento verticale di interpiano sia come elemento orizzontale di piano. La ricerca si è concentrata sul catalogo proposto dall’azienda Finsa, organizzatrice del concorso, attraverso una scelta mirata che permettesse il giusto compromesso tra la qualità del prodotto e il costo di produzione. Nonostante l’azienda proponesse un lungo elenco di alternative interessanti, tra cui la possibilità di utilizzare dei pannelli strutturali ad alta resistenza, la scelta è ricaduta sull’adozione di un elemento classico della produzione del legno: il listello. I motivi di questa decisione sono dovuti alla possibilità di reperire il prodotto in tutto il mondo, anche in situazioni dov’è carente la presenza di macchinari industriali. Infatti, nella definizione del concept generale, tralasciando il concorso IFA, si è cercato di immaginare una possibile adozione del progetto in situazioni dove fosse svincolante il rifornimento del materiale da una determinata azienda specializzata. L’utilizzo del listello, approfondito nel capitolo successivo relativo al catalogo dei materiali, ha definito una serie di regole generali sia nella fase di realizzazione dei singoli elementi che in quella del montaggio.

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004

Con l’intenzione di rendere il più semplice possibile l’operazione di messa in opera e far partecipare al processo di costruzione anche personale non specializzato, si è scelto di adottare una costruzione a secco attraverso l’utilizzo di giunti composti da viti e bulloni. Nel dettaglio, la soluzione proposta definisce un sistema costruttivo a telaio di 2,5 x 2,5 metri composto da elementi lineari trave e pilastro. Per semplificare questo sistema ed evitare la presenza in cantiere di elementi con dimensioni e funzioni differenti, si è scelto di predisporre il listello in base alle diverse soluzioni in modo da utilizzare la stessa entità come elemento orizzontale di piano quando prevale il comportamento di flessione o come elemento verticale di interpiano, e quindi come pilastro, nei casi dove prevale il comportamento di sforzo normale.

Modulo base definito con un sistema costruttivo a telaio in materiale ligneo.

15,60 m3

2,50

2,50

2,50

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IL PROGETTO

Questa semplificazione è stata ottenuta attraverso l’utilizzo di due differenti soluzioni che definiscono il sistema a telaio del modulo di base: • il pilastro: è un elemento architettonico verticale preposto a trasferire i carichi della sovrastruttura alle strutture sottostanti; e in linea generale è soggetto a sollecitazioni di sforzo normale e di momento flettente. Nel progetto è stato impiegato l’utilizzo di quattro listelli posti all’estremità dei vertici di un pilastro immaginario. Successivamente i quattro elementi vengono giuntati attraverso delle piastre in legno inserite nella parte libera del pilastro e questo permette di definire un unico elemento solido ed inoltre ne facilita l’installazione ai diversi livelli. Successivamente i listelli di trave verranno alloggiati tra gli spazi definiti dalle piastre in legno e dopo giuntati insieme in modo da comporre un’unica struttura.

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Concept del pilastro, l’elemento strutturale è definito da quattro listelli disposti all’estremità dei vertici di un pilastro immaginario.


004

• la trave: tipicamente è un elemento caratterizzato da una dimensione predominate; questo permette di trasferire le sollecitazioni che si generano in modo trasversale al proprio asse geometrico, fino a raggiungere i vincoli presenti all’estremità, così da garantire l’equilibrio dell’intera struttura. Nel progetto la trave viene determinata attraverso il raddoppio del listello disposto in orizzontale secondo il lato lungo e successivamente viene giuntato in modo da formare un unico elemento strutturale capace di trasferire i carichi del solaio ai pilastri all’estremità.

Concept della trave, l’elemento strutturale è definito attraverso il raddoppio del listello.

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IL PROGETTO

Al fine di ottenere un unico elemento strutturale sono state analizzate le differenti configurazioni per ogni piano in modo da predisporre la posizione degli alloggiamenti per i giunti a vite. Una volta montato lo scheletro, in base al tipo di progetto, si procede con la disposizione delle travi secondarie sull’orditura primaria e successivamente si completa il solaio con l’utilizzo di pannelli in legno o tavolato. Per le partizioni verticali è stato pensato l’utilizzo di componenti leggeri di vario tipo (pannelli di legno, tessuti, policarbonato, ecc.), la scelta di questi materiali è in funzione del contesto climatico, dell’orientamento e della disponibilità nell’area in esame. Anche nella scelta del nome si è cercato di individuare una parola che fosse in grado di definire immediatamente la destinazione d’uso dell’edificio e che allo stesso tempo risultasse capace di identificare le diverse circostanze in cui è inserito il progetto. Per tale motivo si è scelto di denominare l’idea progettuale con la parola inglese SchOOl, caratterizzata dalla presenza di due O utilizzate per evidenziare le due variabili che definiscono l’adattabilità del progetto alle diverse esigenze e condizioni climatiche. Con la prima voce, si vuole indicare il numero di moduli utilizzati in pianta, mentre con la seconda, si vuole definire il contesto climatico in cui è inserito il progetto. Attraverso queste due variabili il progetto assume diverse conformazioni a seconda del contesto culturale e climatico in cui viene inserito. Ad esempio, per il concorso IFA che prevedeva la progettazione di una scuola per 25 bambini è stato proposto una conformazione SchOOl_5x5_Tropical Climate, che definisce una soluzione composta da 25 moduli base per piano con una soluzione tecnologica adatta per un clima tropicale caratterizzato da temperature elevate durante tutto l’arco dell’anno.

Parole chiave utilizzate nel progetto SchOOl.

SOSTENIBILE

COSTRUIBILE

SEMPLICE MODULARE

FACILE TRASPORTABILE

ADATTABILE

IDENTITÀ INTEGRABILE

DURABILE

93

COSTI

TEMPORANEO


004

Nomeclatura del progetto. Nell’esempio è descritta una soluzione (quella presentata al concorso IFA) composta da 25 moduli base per piano (relativo al numero dei destinatari della scuola) con una tecnologica adatta per un clima tropicale caratterizzato da temperature elevate durante tutto l’arco dell’anno.

SchOOl_5x5_Tropical Climate O

O

forma

contesto climatico

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IL PROGETTO

“Per vivere in uno spazio con la massima libertà possibile, occorre innanzitutto creare il vuoto; in seguito il vuoto sarà in qualche maniera occupato, ma la vibrazione del vuoto e la sua presenza devono restare sensibili” A livello concettuale SchOOl è uno spazio vuoto senza carattere destinato ai differenti utilizzi che una scuola può offrire. Infatti, nonostante la regolarità del modulo, il progetto è pensato per offrire ai bambini la possibilità di sperimentare spazi alternativi e mai ripetitivi. Nel progetto si è cercato di coniugare gli aspetti della pedagogia con l’architettura in modo da formare il bambino all’interno di un vuoto, inteso semplicemente come realtà fisica, che gli permetterà di scoprire le infinite possibilità di muoversi dentro un pezzo di mondo. L’intervento è di occupazione, attraverso un’operazione che trasforma una porzione di superficie terrestre in uno spazio (educativo) tridimensionale; l’intenzione è quindi quella di offrire ai bambini la possibilità di distrarsi e di dimenticare l’emergenza che si trovano ad affrontare. Il progetto, quindi, definisce prima di tutto uno spazio sicuro capace di ispirare i bambini ad aprire la mente ed avere una visione alternativa del mondo. Una scuola dentro una scuola, in cui le classi definiscono solo una piccola parte destinata alla formazione teorica in compagnia dell’insegnante, e dove il resto delle ore il bambino le dedicherà ad imparare a giocare e divertirsi in comunità, opportunità che spesso si dimenticano in determinate occasioni.

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- Michael Random Con riferimento allo spazio giapponese in “Giappone: la strategia dell’invisibile” di M. Random Illustrazione concettuale del progetto.

Concept spaziale del progetto SchOOl_5x5_Tropical Climate.


004

Nel processo di ideazione del progetto sono stati approfonditi una serie di focus proposti dal bando di concorso International Finsa Award, tra questi, si è cercato di definire le principali difficoltà che si presentano in una situazione d’emergenza e nel contempo le possibili soluzioni impiegate in questo tipo di circostanze. Inoltre, con l’intenzione di rendere il progetto sostenibile nei diversi ambiti (in particolare nella sfera ambientale, economica e sociale), sono state individuate quattro parole chiave che hanno permesso di definire i criteri generali della proposta, questi sono: l’adattabilità, l’identità, la fattibilità e la trasportabilità.

Schema dei criteri che definiscono il progetto.

CONCEPT

ADATTABILITÀ

FATTIBILITÀ

IDENTITÀ

TEMPORANEITÀ

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IL PROGETTO

4.2.1 ADATTABILITÀ

Tra i criteri proposti dal bando di concorso si richiedeva la possibilità di definire uno spazio educativo replicabile in differenti località geografiche. Questa esigenza ha condizionato preliminarmente lo studio del progetto che in seguito ha portato alla definizione di un concept flessibile nei diversi contesti climatici. Infatti, al fine di progettare una soluzione adattabile alle diverse situazioni è stato importante ragionare sulla base dell’imprevedibilità di questo tipo di eventi, che appunto sono definiti d’emergenza e che possono riguardare qualsiasi parte del mondo (anche se alcuni di questi si ripetono ciclicamente in determinate zone). Per rispondere a tale presupposto si è cercato di decontestualizzare il progetto in modo da definire una soluzione “adattabile” alle diverse condizioni ambientali e climatiche. Per far questo, si è cercato di sviluppare una struttura composta da moduli leggeri che vanno a definire gli spazi utili all’educazione; successivamente si è pensato ad un involucro che in base alla zona climatica si adatta sul volume con altezze diverse rispetto al terreno, in questo modo lo spazio interno svolge il ruolo di sistema solare passivo. Questa tecnologia permette di riparare gli spazi sottostanti dagli agenti atmosferici, e a seconda dei casi, definisce una struttura capace di accumulare o schermare i raggi solari, in modo da migliorare il controllo del benessere termoigrometrico ed energetico dell’ambiente costruito. Il primo caso, applicabile ai contesti freddi, prevede l’utilizzo di materiali con superfici

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004

trasparenti (policarbonato) che permettono di ricevere l’irradiazione solare diretta in modo da definire un spazio “serra” caratterizzato da un determinato microclima; con questo sistema è possibile garantire il massimo apporto energetico solare. Il secondo, relativo alle zone climatiche calde, definisce un sistema di dispositivi schermanti che permettono di controllare gli apporti solari e ne facilitano la ventilazione interna.

Zone climatiche. Suddivisione delle differenti fasce della terra nelle quali si trova un determinato tipo di clima

ZONA GLACIALE ARTICA

alta montagna tundra polari o gelo perenne

ZONA TEMPERATA BOREALE mediterraneo atlantico continentale monsonico

ZONA TROPICALE - TORRIDA equatoriale - foresta pluviale monsonico savane desertico

ZONA TEMPERATA AUSTRALE

estate calda praterie steppe inverno lungo foreste conifere taiga

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IL PROGETTO

Schema adattabilità. Concept del guscio che si adatta con differente altezza in base alla zona geografica.

MODULI LEGGERI (CLASSI, SERVIZI, MENSA, UFFICI)

GUSCIO

RIPARO

MICROCLIMA

parole chiave: adattamento, microclima, sostenibilità energetica, effetto serra, temperatura del terreno.

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004

4.2.2 IDENTITÀ

“[…] va riconosciuto anche il diritto delle società locali di vivere a loro modo, secondo le proprie scelte. Ecco allora che la modernità più avanzata, detta anche postmodernità, può esprimersi attraverso una sorta di duplice cultura vissuta a livello individuale e societario: una cultura che associ le istanze delle culture locali a quelle della cultura globale, come due strati culturali o condizioni da vivere insieme, mutuamente, nel rispetto della diversità.” - Eugenio Turri

Nel processo di definizione del concept si è cercato di sviluppare un’idea capace di assumere l’identità regionale del luogo in cui viene inserito il progetto. Infatti, uno degli obiettivi principali è stato quello di definire una scuola capace di non alterare le abitudini e le tradizioni dei bambini che andranno a vivere ogni giorno questi spazi. Dall’analisi preliminare dello stato dell’arte si evince come spesso si utilizzino materiali che alterano la tradizione di un dato paese, specialmente quando l’intervento è relativo ai contesti poveri dei paesi in via di sviluppo, dove l’architettura ha un forte legame con le tradizioni del luogo e con l’ambiente. Con questa intenzione è stato sviluppato un sistema strutturale “neutro” caratterizzato dalla possibilità di essere personalizzato con pannelli divisori di materiale differente a seconda della tradizione costruttiva del paese in cui verrà inserito il progetto.

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IL PROGETTO

“La storia dell’abbigliamento […] può essere inquadrata sia da un punto di vista antropologico-etnografico, dal momento che documenta l’evoluzione del costume, sia da un punto di vista socio-economico come prodotto dell’industria tessile, legato allo sviluppo tecnologico, della moda e del consumo. Degli abiti si possono quindi studiare le materie prime impiegate, le tecniche di realizzazione, gli aspetti estetici e quelli simbolici, i fattori economici e le gerarchie sociali.” - Wikipedia In particolare, per le partizioni verticali, è stato pensato l’utilizzo di materiale tessile poichè è uno di quegli elementi che caratterizza una determinata comunità (infatti, il costume contraddistingue le diverse culture e religioni ed inoltre denota una determinata area geografica poichè il modo di vestirsi è influenzato dal clima e dai fattori ambientali). Il tessuto utilizzato per la realizzazione dei pannelli, può essere recuperato da capi di vestiario non più utilizzati o eventualmente prodotto sul posto con il contributo delle maestranze locali, permettendo così anche la riattivazione del ciclo economico della zona colpita dall’evento.

Esploso assonometrico del progetto da concorso. Lo schema vuole evidenziare la flessibilità di utilizzo dei differenti materiali relativi alle partizioni leggere. TESSUTO COMPENSATO OSB SUGHERO POLICARBONATO

parole chiave: tecniche tradizionali, materiali locali, adattamento senza imposizione.

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004

Inoltre, per definire meglio gli elementi che caratterizzano un determinato spazio educativo, è stata realizzata una ricerca internazionale in differenti scuole primarie del mondo. Ad ogni bambino è stato richiesto di disegnare la scuola dei propri sogni, in questo modo si è cercato di analizzare attraverso il disegno, come i più piccoli siano condizionati dal contesto territoriale e culturale in cui vivono. Dall’indagine è interessante notare il differente punto di vista di ogni bambino, il quale associa un determinato stile di rappresentazione (pianta, prospetto, assonometria, schemi funzionali, singoli elementi) in base alla storia che vuole raccontare. Infatti, è emerso come la quotidianità dello spazio vissuto condizioni il pensiero del bambino che è portato a rappresentare non tanto “la scuola dei sogni” quanto l’edificio “scuola” che ha vissuto e visto ogni giorno.

La Scuola Diamante, Pietro, anni 10 e mezzo. Classe 5°B - Scuola Primaria Istituto Comprensivo Tempio Pausania

102


IL PROGETTO

Nel dettaglio ogni rappresentazione varia in base alle attitudini del bambino che elabora un certo tipo di disegno in base al focus che ritiene più importante. In generale è possibile rintracciare una serie di elementi che si ripetono nei diversi elaborati, questi sono condizionati da legami e principi di una certa cultura, ma anche dalle caratteristiche ambientali e climatiche di un determinato paese. A tal proposito emergono alcuni elementi interessanti che rinforzano quanto detto prima, ad esempio in alcuni disegni si ripete la presenza dell’orologio (presente anche nell’edificio reale) mentre in altri sono presenti in modo costante campi da calcio, palestre e piscine, poichè in quelle classi il programma prevede un certo numero di ore per le attività sportive. Infine, è evidente come il pensiero del bambino sia condizionato dallo stile di vita attuale al punto da disegnare spazi dedicati all’utilizzo di smartphone, computer, iPad e tutti gli altri dispositivi elettronici che oggi rappresentano la normalità del vivere contemporaneo. Al contrario, nei differenti disegni dei bambini peruviani ogni rappresentazione è caratterizzata da una certa attenzione nei dettagli e nelle decorazioni, specialmente nella rappresentazione dello stemma del proprio edificio, poichè elemento identitario e unico di ogni scuola in Perù.

103

a destra: La Scuola delle feste, Davide S., 10 anni. Classe 5°A - Scuola Primaria Istituto Comprensivo Tempio Pausania a sinistra: Escuela pùblica, Seberson G., 7 anni. Classe 2° - El Collegio de mis Suenos


004

Gli elementi che fanno scuola, “c’è il kit di infermieria in classe, i buoni per prendere da mangiare al distributore, una stanza con i computer, gli armadietti. Tutti hanno vestiti e zaini dati dalla scuola”. M.M., 10 anni. Classe 5°A - Istituto “Ferrari” di Momo

104


IL PROGETTO

Gli spazi di una scuola, Flavio, 11 anni. Classe 5°A - Scuola Primaria Istituto Comprensivo Tempio P.

105


004

La scuola della natura, “La scuola è a forma di fungo, c’è un teatro, le classi hanno i muri disegnati. Le sedie hanno le rotelle e i banchi hanno due posti. C’è una lavagna per i bambini. La campanella fa un verso di animale. Fuori in giardino ci sono alberi, tavolini, un’altalena, uno stagno con le papere e altri animali”. G.B., 9 anni. Classe 4°A Istituto “Ferrari” di Momo

106


IL PROGETTO

La scuola con tanti spazi diversi, Maria Rosa, 10 anni. Classe 5°A - Scuola Primaria Istituto Comprensivo Tempio P.

107


004

4.2.3 FATTIBILITÀ

Nel processo di definizione del progetto si è cercato di proporre una soluzione costruibile nelle diverse situazioni d’emergenza. Come descritto nei paragrafi precedenti si è voluto innanzitutto definire una struttura fattibile sul piano della realizzazione; questo è stato fatto anche attraverso un confronto con altri progetti simili con l’obiettivo di inquadrare meglio il problema e stabilire nel dettaglio gli spazi necessari per la realizzazione di una scuola. Inoltre, sono state individuate una serie di strategie che permettessero di definire un progetto adattabile nei diversi contesti, e al contempo, facile da costruire anche da parte di maestranze non specializzate. Un altro criterio importante che ha influenzato le scelte progettuali è rappresentato dalla fattibilità economica, infatti, proprio questo punto ha condizionato nella fase preliminare la scelta di un materiale piuttosto che un altro. Nella soluzione proposta, ad esempio, la scelta del listello è stata influenzata anche da ragioni di tipo economico, poichè, oltre a dimostrarsi flessibile e adattabile con la soluzione scelta, ha permesso di abbattere i costi rispetto all’utilizzo di altri profili. Per tale motivo è stato utile ricavare una stima economica di massima che potesse definire il prezzo al m2 di un modulo base e della soluzione 5x5_Tropical Climate.

108


IL PROGETTO

COSTO MODULO = 370-500 €

60 €/m2

Tabella analisi dei costi [luglio 2017]. 66

fonte: Finsa Group [URL: ww.finsa.it] 67 fonte: Berardengo Legnami [URL: www. berardengolegnami.it] 68 fonte: Ielapi Group [URL: www.ielapigroup.it] 69 fonte: Policarbonato Online [URL: www.policarbonato.online] 70 fonte: Manomano [URL: www.manomano.it]

involucro

elementi orizzontali

elementi verticali

15,70 m3

ELEMENTO

[mm]

listello

PREZZO

QUANTITÀ

PRODOTTO

[mm]

80x80x2500

1400

listones Pino66

80x80x2500

480 €/m3

7,60 €/cad

10.640,00 €

giunto

80x200x400

288

tavole Abete67

80x200x4000

330 €/m3

1,90 €/cad

547,20 €

divisorio

8x1250x2500

30

multistrato Pino67

8x1250x2500

7,36 €/m2

23,00 €/cad

690,00 €

divisorio

8x1250x2500

30

OSB67

8x1250x2500

4,89 €/m2

15,28 €/cad

458,00 €

divisorio

8x1250x2500

30

truciolato67

8x2500x5000

4,74 €/m2

14,81 €/cad

444,37 €

solaio

8x1250x2500

100

OSB67

30x1250x2500

14,38 €/m2

44,93 €/cad

4.493,75 €

solaio

8x1250x2500

100

multistrato Pino67

25x1250x2500

19,55 €/m2

61,09 €/cad

6.109,37 €

solaio

25x200x2500

600

tavole67

25x200x5000

330 €/m3

8,28 €/cad

4.968,00 €

copertura

35x900x2500

75

lamiera ondulata68

35x900x2500

13,30 €/m3

27,70 €/cad

2.078,12 €

schermature

80x80x2500

182

listones Pino66

80x80x2500

480 €/m3

7,60 €/cad

1.383,20 €

policarbonato

25x2500x2500

20

policar. alveolare69

25x25000x2500

55,49 €/m2

334,34 €/cad

6.686,80 €

policarbonato

10x2500x2500

20

policar. alveolare69

10x25000x2500

26,07 €/m2

162,96 €/cad

3.259,20 €

rete

1250x2500

15

rete metallica70

1250x2500

2,55 €/m2

15,30 €/cad

229,50 €

COSTO TOTALE = 24.690,96 €

98,76 €/m2

109

TOTALE

parole chiave: economico, fattibilità, spazi, funzioni, listello.


004

4.2.4 TEMPORANEITÀ

Il criterio essenziale di tutta l’idea è rappresentato dalla natura temporanea del progetto, infatti, come previsto anche dal bando di concorso, l’iter di progettazione è stato condizionato da scelte che riflettono i principi dell’architettura temporanea, come la modularità, la trasportabilità e la reversibilità della struttura. Per tale motivo, nel progetto, si è cercato di semplificare il più possibile la scelta dei materiali per la costruzione e nel contempo il tipo e il numero di funzioni indispensabili in uno spazio educativo. La temporaneità è quindi l’elemento che più di tutti ha influenzato il progetto, ma al contempo, la progettazione è stata condizionata dal principio di responsabilità nei confronti del tipo di funzione che si andrà ad inserirsi all’interno della comunità. Infatti, nonostante la temporaneità del progetto, si è dimostrato importante ragionare sul tipo di opportunità che può offrire una proposta come SchOOl, poichè si dimostra uno strumento capace di condizionare i processi d’apprendimento di più generazioni di bambini che si trovano ad affrontare una situazione difficile in uno dei momenti di crescita più importanti della loro vita.

110


IL PROGETTO

20 de Junio: Día Mundial de los Refugiados, Immagine di un campo per rifugiati, tra da Plataforma Arquitectura [URL: www. plataformaarquitectura.cl], di proprietà di refugees.ca

TEMPO MEDIO DI UTILIZZO

Schema relativo ai tempi medi di utilizzo tipici di una struttura temporanea in situazione di emergenza. Lo schema vuole evidenziare il ruolo di una struttura temporanea, infatti, nonostante il suo carattere precario una soluzione del genere (riferito al progetto SchOOl) è in grado di formare più generazioni di bambini nel periodo di crescità più importante della loro vita.

3/6 ANNI

3

9

6

12

12

111


005

“LA REGOLA E IL CASO” di Bruno Munari LE COSTANTI 5.1 “LA REGOLA”

IL MODULO 5.1.1 I MATERIALI 5.1.2 IL LEGNO IL POLICARBONATO IL TESSUTO LA LAMIERA

LE VARIABILI 5.2 “IL CASO”

L’AMBIENTE 5.2.1 PROTEZIONE DALLA PIOGGIA ORIENTAMENTO SCHERMATURE RACCOLTA DELL’ACQUA PIOVANA

IL CLIMA 5.2.2 VENTILAZIONE SERRE


LE COSTANTI E LE VARIABILI

005

LE COSTANTI E LE VARIABILI

Rispetto al processo di elaborazione di un progetto puntuale, che prevede lo studio di un determinato quadro esigenziale, nella definizione di SchOOl, a causa della natura variabile del concetto di temporaneità, si è cercato di stabilire una serie di scenari in modo da gerarchizzare un insieme di elementi che si ripetono nelle differenti proposte e altri che variano in base alle esigenze dettate dall’ambiente. L’obiettivo è stato quello di definire una serie di requisiti capaci di rendere il progetto: adattabile, flessibile, identitario e temporaneo. In questo modo sono stati selezionati un insieme di elementi costanti, rappresentati dalla modularità del progetto, dall’utilizzo di un certo tipo di materiali e altre variabili condizionate dalle caratteristiche climatiche e ambientali di un determinato contesto.

Classe esigenziale

Classi di requisito

benessere

termici e igrometrici

fruibilità

adattabilità degli spazi adattabilità delle finiture

integrabilità

integrabilità degli elementi tecnici

gestione

economia manutenibilità

113

Tabella estratta dalle ricerche svolte per l’emanazione della normativa tecnica per l’edilizia regionale della Liguria, Ravenna 1981. fonte: La temporaneità oltre l’emergenza - strategie insediative per l’abitare temporaneo.


005

LA REGOLA E IL CASO 71

71

Bruno Munari, “Verbale Scritto”, M. Corraini, Roma 2008

Come il giorno e la notte la regola e il caso sono due contrari come la luce e il buio come il rosso e il verde come il caldo e il freddo come l’umido e il secco come il maschile e il femminile. La regola dà sicurezza, la geometria ci aiuta a conoscere le strutture o a costruire un mondo nel quale ci possiamo muovere senza paure. Il caso è l’imprevisto a volte terribile a volte piacevole l’incontro con una persona con la quale si stabilisce subito un contatto di simpatia o di amore, l’esplosione di una idea risolutrice la scoperta di un fenomeno.

114


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

La regola nasce dalla mente si costruisce con la logica tutto è previsto con la regola si può pianificare un programma. Il caso nasce dal clima dalle condizioni ambientali, sociali, geografiche, dai recettori sensoriali. Un odore di eucaliptus la forma di un sasso il ritmo delle onde del mare... La regola, da sola è monotona il caso da solo rende inquieti. Gli orientali dicono: La perfezione è bella ma è stupida bisogna conoscerla ma romperla. La combinazione tra regola e caso è la vita, è l’arte è la fantasia, è l’equilibrio.

115


005

5.1 LE COSTANTI

Per rendere il progetto reversibile e compatibile con l’ambiente è stata definita una serie di elementi “costanti” che permettono di adattare la struttura alle differenti destinazioni d’uso e alla relativa tipologia e numero degli occupanti, tutti requisiti che variano in base all’entità dell’emergenza. Per rispondere alla natura mutevole di questo genere di eventi si è scelto di progettare una struttura modulare che permette di definire una soluzione con tecnologia a secco. Il modulo, facilita l’adattamento nelle diverse situazioni e permette di progettare la tipologia e il numero di spazi necessari per un determinato tipo di emergenza. Il progetto SchOOl è definito con un modulo quadrato di 2,5 x 2,5 metri, questa scelta si integra con le dimensioni della struttura in listelli e con le dimensioni standard delle differenti tipologie di pannelli reperibili sul mercato. Un altro elemento stabile del progetto, che permette di raggiungere una buona compatibilità ambientale è definito dalla scelta del tipo di materiali. Per l’intera struttura si è scelto di utilizzare come materiale principale del progetto il legno, poichè in grado di garantire, oltre a un’ottima resistenza termica e meccanica, una facile reperibilità nei diversi contesti del mondo e una buona lavorazione per la definizione degli elementi necessari alla costruzione. Oltre all’utilizzo del legno, si è cercato di adottare materiali economici e facili da trovare, come: la lamiera, il policarbonato e il tessuto.

116


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

5.1.1 IL MODULO

ipotesi 1

ipotesi 2

Schemi di analisi preliminare, distribuzione ambienti (classi, uffici, servizi) e disegno dei percorsi con collegamenti verticali, modulo 5x5. in ordine dall’alto verso il basso: piano terra, primo piano e secondo.

percorsi

aule, uffici, servizi

117


005

ipotesi 3

Schemi di analisi preliminare, distribuzione ambienti (classi, uffici, servizi) e disegno dei percorsi con collegamenti verticali, modulo 4x4. in ordine dall’alto verso il basso: piano terra, primo piano e secondo.

118

ipotesi 4


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

Schemi di analisi preliminare, definizione del modulo e delle differenti sagome dell’involucro e copertura.

119


005

Vista assonometrica del porgetto SchOOl_5x5_Tropical Climate, schematizzazione dei principali materiali utilizzati nel porgetto.

5.1.2 I MATERIALI

SCALA

COPERTURA

STRUTTURA

INVOLUCRO

SOLAIO

RAMPA

AREE VERDI

ARREDO

PARETI

FONDAZIONI

120


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

IL LEGNO

Il legno è uno dei materiali da costruzione più utilizzati dall’uomo fin dai tempi più antichi, impiegato per la realizzazione di utensili, edifici e navi e per l’utilizzo come fonte di energia; la sua diffusione è dovuta alla facile reperibilità e soprattutto lavorabilità che permette di sfruttarne le caratteristiche fisiche e meccaniche72. Le caratteristiche dei differenti elementi a base di legno derivano dalla lavorazione in origine dell’organismo “albero” e dipendono dal ciclo vitale di quest’ultimo. La materia di base di qualsiasi prodotto ligneo è definita “legno tondo”, questo è costituito da una serie di strati il cui spessore dipende dal tipo di specie dell’albero, in generale è possibile identificare quattro zone: il libro o floema, costituito dalla corteccia e dai tubi cribrosi (preposti alla protezione degli altri strati e alla distribuzione della clorofilla responsabile della crescita dell’albero), il cambio, definito dallo strato di cellule vive che si riproducono per suddivisione generando gli anelli concentrici, il legno o xilema, costituito da cellule morte e lignificate generate dal cambio (responsabile del sostegno meccanico e di conduzione della linfa) e il midollo, composto da cellule vive che garantiscono l’accumulo di amido73. CAMBIO

LIBRO XILEMA

MIDOLLO

72

S. L. Pagliolico, G. Renata, Scienza dei materiali - Il legno”, Celid, Torino 2013

73

ibid

corteccia tubi cribrosi alburno durame

Schematizzazione delle parti che costituiscono la struttura del legno.

121


005

Differenti tipi di taglio. fonte: “I prodotti di legno per la costruzione”

74

Andrea Bernasconi, Gerhard Schickhofer, Gianluigi Traetta, “I prodotti di legno per la costruzione”, promo_legno, 2005

75

ibid

Schematizzazione dei prodotti derivati del legno attraverso taglio longitudinale dei tronchi. fonte: “I prodotti di legno per la costruzione”

A partire dall’elemento estratto dal tronco d’origine si ottengono i “segati” attraverso una fase di segagione ed essiccatura, successivamente, questi possono essere sottoposti ad altre lavorazioni che permettono di realizzare un certo tipo di elementi rispetto all’esigenze dell’uso previsto. In base alla tipologia di taglio dell’elemento “tondo” è possibile realizzare i differenti tipi di prodotti, ognuno con determinate qualità meccaniche e fisiche e con precisi comportamenti in caso di ritiro e rigonfiamenti74. In generale, i principali prodotti per impieghi strutturali sono il legno massiccio, il legno lamellare e i pannelli a base di legno. Nello specifico della tesi è stato scelto l’utilizzo di elementi massicci poichè reperibili e semplici da realizzare, infatti questa categoria di elementi necessita di poche operazioni sul tronco (segagione, essicazione, eventuale incollaggio, piallatura) e per tale motivo presenta costi relativamente bassi rispetto ai prodotti in legno lamellare; questo tipo di elementi massicci definisce i segati destinati alle strutture portanti, ricavati dal taglio longitudinale all’asse del tronco ed utilizzati principalmente allo stato grezzo senza l’impiego di superfici incollate o giunti a pettine. In commercio sono presenti differenti tipi di segati che variano in base alla dimensione e al rapporto tra l’altezza e lo spessore della sezione, in base a queste caratteristiche sono classificabili in: listelli, tavole, tavoloni e legname squadrato. In commercio, è possibile trovare elementi con lunghezze di 4 metri o comunque la lunghezza massima non supera mai i 14 metri poichè vincolata al diametro del tronco e al trasporto75. Nella tesi proposta, come già specificato nel capitolo relativo al progetto, è stato scelto l’utilizzo del listello poiché facile da trasportare e lavorare ed inoltre presenta dei costi relativamente bassi. PRODOTTI LINERARI

listelli tavole tavoloni legname squadrato

INCOLLAGGI0

incollaggio di squadrati travi duo/trio legno lamellare xlam

LEGNO TONDO

122


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

Infine, per definire gli elementi verticali di rivestimenti è stato proposto l’utilizzo di pannelli in legno, in particolare l’OSB e il compensato. Questi, in base al materiale di partenza possono essere elementi portanti, non portanti e isolanti; più in generale sono elementi composti dal legame di una materia prima naturale, il legno con uno o più collanti76. La caratteristica principale dei pannelli in legno è data dalla possibilità di realizzare grandi superfici con comportamenti meccanici costanti e omogenei lungo tutta l’area, per questo motivo nel progetto sono stati impiegati anche per definire i solai leggeri inseriti sulla struttura portante in listelli.

76

S. L. Pagliolico, G. Renata, Scienza dei materiali - Il legno”, Celid, Torino 2013

Schemi di analisi preliminare, soluzioni possibili per le strutture telaio con controventi. In ordine: 1 controvento disposto lungo un modulo e speculare nella facciata parallela, 2 controvento per tutta facciata, 3 nucleo centrale (soluzione utilizzata nei grattacieli) con solaio rigidi “shear type”

123


005

GLI ACCESSORI DI SCHOOL

Modulo collegamenti verticali: rampa modulo 1,20 x 2,50 metri con schema altalena, postazione disegno, zona armadietti e collegamenti diretti con l’esterno; scala 15 gradini (alzata 16 cm e pedata 26 cm) scivolo (modulo doppio).

124


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

Modulo arredo: classe in pannelli o tavolato di legno, giochi per bambini esempio altalene, allestimento del verde e sistemi servizi.

125


005

5.2 LE VARIABILI

La progettazione di una soluzione temporanea da inserire in contesti differenti definisce obbligatoriamente il requisito della flessibilità nell’intero processo di definizione del progetto. L’intenzione primaria di SchOOl è stata quella di configurare un edificio aperto ai cambiamenti, capace di concepire utilizzi differenti degli spazi attraverso il criterio della trasformabilità e dell’evolutività. Infatti, poichè è impossibile prevedere in fase progettuale tutte le possibili situazioni d’emergenza, si è cercato di stabilire, oltre ad una serie di “regole”, delle variabili del progetto relative alle caratteristiche ambientali e climatiche del contesto di riferimento. Attraverso l’ipotesi di differenti scenari si è cercato di definire una serie di soluzioni tecnologiche capaci di adattare il progetto al contesto, queste sono relative all’orientamento dell’edificio (che dipende dalla zona geografica e climatica), all’utilizzo di schermature o serre (in base al comfort dell’ambiente interno), al possibile utilizzo dell’acqua piovana ed eventualmente allo sfruttamento dell’irradiazione solare per la produzione di energia elettrica. Un’altra variabile che condiziona la progettazione di SchOOl, già accennata nel capitolo del progetto, è relativa al tipo di involucro che può condizionare il comfort igrotermico degli ambienti interni attraverso la definizione di serre o involucri schermanti che permettono di controllare gli apporti solari ed eventualmente ne facilitano la ventilazione degli spazi interni.

126


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

Vista assonometrica del progetto SchOOl_5x5_Tropical Climate. Esempio di adattabilità del progetto ai differenti contesti ambientali, attraverso la scelta dell’orientamento ottimale e all’utilizzo di schermature, serre, copertura (trasparente/ opaca), raccolta dell’acqua piovana e possibile utilizzo di energie rinnovabili (pannelli solari e fotovoltaici)

5.2.1 L’AMBIENTE

estate

N

W

inverno

S

E

Strategie passive: energia solare, energia eolica e raccolta dell’acqua piovana.

127


005

Soluzione con dispositivi schermanti (brise soleil e lamiera) che permettono di controllare gli apporti solari e ne facilitano la ventilazione interna.

5.2.2 IL CLIMA

CONTESTO CALDO

In entrambe le illustrazioni è rappresentata una sezione del progetto SchOOl_5x5_Tropical Climate.

moduli leggeri (aule, uffici, servizi)

128


LE COSTANTI E LE VARIABILI DEL PROGETTO

Il sistema prevede l’utilizzo di materiali con superfici trasparenti (policarbonato) che permettono di ricevere l’irradiazione solare diretta in modo da definire un spazio solare passivo (serra) caratterizzato da un determinato microclima, con questo sistema è possibile garantire il massimo apporto energetico solare.

CONTESTO FREDDO

129


006

FONDAZIONI_FASE 1 PILASTRI_FASE 2 TRAVI_FASE 3 SOLAIO_FASE 4 COPERTURA_FASE 5 INVOLUCRO_FASE 6


IL MANUALE DI COSTRUZIONE

006 IL MANUALE DI COSTRUZIONE

DIMENSIONE = 2,50 X 2,50 x 2,70 m SUPERFICIE = 6,25 m2 VOLUME = 16,88 m3

2,70 2,50

2,50 2,50

[4] PLINTO c.a. 80x80x2500 mm [4x2] GIUNTO IN LEGNO 80x80x2500 mm [4] PANNELLO MULTISTRATO 25x1250x2500 mm [38] LISTELLO IN LEGNO 80x80x2500 mm

131


006

4, 03

m

Impronta delle fondazioni, utilizzo del Teorema di Pitagora per rilevare la diagonale del modulo.

2,85 m 2,85 m

Sbancamento e livellamento del terreno.

1,75 m

0,80 m

132


IL MANUALE DI COSTRUZIONE

Definizione piano di posa e realizzazione fondazioni in cemento armato.

2,15 m

Disposizione giunti metallici e struttura in legno con fondazioni.

133


006

Configurazione pilastri con giunzione listelli e plinto di fondazione.

Collegamento listelli orizzontali con piastra di fondazione e pilastri.

134


IL MANUALE DI COSTRUZIONE

Raddoppio listelli di trave e disposizione travi secondarie.

Installazione solaio con pannelli di OSB o tavolato.

135


006

Definizione del pilastro con il giunto di collegamento con livello superiore.

Collegamento del livello terreno con piano superiore.

136


IL MANUALE DI COSTRUZIONE

Listelli orizzontali di collegamento con moduli vicini e disposizione travi principali e secondarie.

Ultimazione del modulo con installazione pannelli involucro (schermature, rete e policarbonato).

137


007

PIANTE PROSPETTI SEZIONI SCHEMI DISTRIBUTIVI ASSONOMETRIE RENDER


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

007

IL PROGETTO:

SchOOl_5x5_Tropical Climate

Il progetto presentato nel capitolo seguente è relativo alla soluzione proposta per il concorso International Finsa Award (giĂ approfondito nel capitolo inerente il progetto). Il bando di concorso richiedeva l’ideazione di una soluzione progettuale per uno spazio educativo per venticinque bambini da inserire in differenti situazioni climatiche e culturali senza specificare un determinato sito geografico. Tra i criteri proposti era richiesta la realizzazione di una struttura in legno, facile da costruire e con tempi rapidi di montaggio.

139


007

PIANTA PIANO TERRA

Il livello terreno definisce lo spazio di comunicazione con la comunità, per tale motivo non sono presenti ostacoli alla vista e al passaggio delle persone, in modo da rendere l’edificio trasparente e accogliente a chi vuole avvicinarsi (eventualmente in base all’area sarà definito un perimetro per garantire la sicurezza degli bambini). Il piano è caratterizzato da una zona verde all’ingresso in comunicazione con la passerella che permette di accedere alle classi (nella proposta sono previste due aule con una capacità di nove occupanti) e ai locali servizi. Oltre alla scala, per rendere l’intero progetto accessibile (considerato anche il contesto emergenziale), è presente una pedana di comunicazione con il piano superiore che permette di accedere con facilità alle classi superiori ed inoltre circoscrive un’area di incontro e di gioco per i bambini. Quest’ultima definisce nella parte sottostante degli spazi accessori utilizzabili come deposito, gioco e zone relax.

140


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

a

2,50

1,73 2,50

b

b

1,45

0,53

0,00

N a

SCALA 1:100

141


007

PIANTA PIANO PRIMO

Nel primo livello sono presenti due classi da nove occupanti (eventualmente espandibile a diciotto) e degli spazi per l’amministrazione composti da due uffici comunicanti. In ogni aula sono presenti gli arredi necessari per una lezione frontale; il comfort illuminotecnico viene soddisfatto attraverso l’utilizzo della luce naturale che penetra nelle zone lasciate libere dalle pareti leggere. L’intero livello è delimitato da pareti in policarbonato e reti di ferro che permettono la massima trasparenza e visuale con l’intorno, inoltre in alcune porzioni di facciata sono state utilizzate delle schermature al fine di migliorare il comfort termico delle classi nelle ore più calde della giornata. Per tale motivo, i prospetti sono stati definiti attraverso un’attenta analisi dell’orientamento e della zona climatica in modo da schermare il più possibile l’irradiazione diretta negli spazi interni della scuola.

142


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

a

b

b

3,23 0,53

0,00

N a

SCALA 1:100

143


007

PIANTA PIANO SECONDO

Il piano secondo è pensato interamente come zona per il gioco e divertimento del bambino, ed eventualmente per l’incontro di più classi contemporaneamente. Il livello è caratterizzato dalla presenza di elementi che facilitano il divertimento del bambino, infatti, sono state inserite delle altalene e un grande scivolo che permette di comunicare in modo alternativo con il livello inferiore (con l’intenzione di coinvolgere il bambino nella sperimentazione dei differenti modi di muoversi dentro uno spazio tridimensionale). Inoltre, è presente una scala che mette in comunicazione il piano con una piccola terrazza che permette di definire uno spazio più piccolo e privato e definisce una zona di osservazione e scoperta per il bambino.

144


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

a

b

b

5,93 3,23

0,53

0,00

N a

SCALA 1:100

145


007

PROSPETTO EST

SCALA 1:100

146


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

SEZIONE a-a

11,13 10,52

8,20

8,43

5,93

5,70

3,23

3,00

0,53 0,00

SCALA 1:100

147


007

PROSPETTO SUD

SCALA 1:100

148


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

SEZIONE a-a

10,71

8,27

5,77

3,07

0,00

SCALA 1:100

149


007

Spaccati assonometrici dei differenti livelli con indicazioni relative alle destinazioni d’uso per ogni piano.

0 - PIANO TERRA

servizi classe 9 bambini [x 2] rampa di collegamento

1 - PIANO PRIMO classe 9 bambini [x 2] uffici amministrativi [x 2]

2 - PIANO SECONDO

area giochi

150


IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

Spaccati assonometrici con capacità massima degli occupanti per classe; possibilità di espandere le aule grazie alla flessibilità delle pareti leggere. totale: 36 bambini

CAPACITÀ OCCUPANTI PER CLASSE

CAPACITÀ: 9+9 [bambini]

CAPACITÀ: 18 bambini

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007

Vista assonometrica sud-est

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IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

Vista assonometrica sud-ovest

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007

SEZIONE PROSPETTICA

lamiera

rete in ferro

listelli in legno 80x80x2500 mm

pannelli/tavolato ufficio

listelli 80x80 mm rampa in compensato 25 mm

classi

servizi

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IL PROGETTO: SchOOl_5x5_Tropical Climate

RENDER

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CONCLUSIONE

CONCLUSIONE

È curioso come tutti noi architetti fotografiamo l’architettura senza persone, sapendo che è nata per essere usata dalle persone, ed è perché l’architettura permane, le persone cambiano. L’architettura mette in relazione cose e persone. Nella buona architettura vediamo, quando è vuota sia persone che cose che, pur non essendoci, sono presenti. Il fatto che non ci siano è perché si rinuncia alla loro presenza, e la buona architettura è piena di rinunce. Nelle fasi di elaborazione del progetto è stato indispensabile confrontarsi con il panorama teorico riguardante l’attualità dell’emergenza e più nello specifico le teorie dell’edilizia educativa e della pedagogia moderna. Per tale motivo si è cercato di analizzare l’emergenza dai diversi punti di vista al fine di determinare le problematiche e le necessità che si verificano in tali situazioni. Questo ha permesso di delineare più nello specifico un quadro esigenziale delle priorità associate allo spazio educativo e più in generale all’architettura scolastica. Sottintesi certi limiti culturali e sociali, imposti dallo stile di vita dei paesi occidentali, è stato fondamentale analizzare e approfondire una serie di casi studio in modo da espandere con differenti punti di vista le potenzialità e soluzioni di uno spazio educativo. Infatti, è chiaro, come un progetto come quello proposto, risulti meno appetibile in determinati contesti più

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- Alejandro de la Sota


immagini tratte da economist [URL: www.economist.com] di Reuters

industrializzati, poichè viene meno il grado di benessere al quale questi sono abituati. Per esempio, potrà risultare ai limiti del legale, se non pienamente fuori norma, la classe proposta nel progetto SchOOl, pensata con una capienza di nove bambini in circa tredici metri quadrati di spazio; mentre in altri contesti, specialmente quelli classificati “poveri e in via di sviluppo” risulterà abitudine trovare una classe delle stesse dimensioni ma per circa venti/trenta bambini. Da questo, è chiaro quindi, che l’architettura si differenza in base al suo contesto, ma è interessante notare come spesso questa tenda ad avvicinarsi a quella “povera” difronte alle necessità scaturite da un’emergenza. Infatti, in queste situazioni, diventa prerogativa principale definire una soluzione semplice, funzionale ed economica con il conseguente risultato di una semplificazione della forma e degli aspetti estetici al fine di giungere all’essenzialità dello spazio; per alcuni architetti, è proprio in questo momento che si raggiunge la vera architettura, quella bella. In questo processo di semplificazione è stato interessante costatare l’abissale distanza che intercorre tra lo spazio vissuto e la normativa edilizia, in particolare quando questa è applicata a uno spazio educativo, luogo fondamentale per la crescita e la conoscenza

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CONCLUSIONE

del mondo. Infatti, mentre in origine la scuola era nata sotto un albero spinta dal desiderio di conoscenza dell’uomo, oggi è diventata uno spazio definito da un insieme di norme edilizie, decise dalle istituzioni (e non dai bambini), con il risultato ultimo che si è dimenticato lo spirito con cui erano iniziate. Nel progetto proposto si è cercato quindi di semplificare all’essenzialità di uno spazio sotto l’albero, come diceva Louis I. Kahn, così da definire uno spazio semplice e funzionale delegato all’educazione e crescita del bambino. Il progetto proposto nella tesi è quindi stato occasione di approfondimento e studio degli aspetti pedagogici applicati allo spazio educativo, inteso come terzo educatore, che ha permesso di definire una soluzione adattabile ed espandibile nei differenti contesti culturali e climatici. Più in generale, la soluzione inserendosi nell’ambito della temporaneità ha richiesto uno studio specifico sull’architettura leggera che ne ha condizionato la forma e la struttura e ha permesso di giungere ad un elevato grado di dettaglio del progetto. Questa ricerca rappresenta la conclusione di un percorso universitario, in particolare, è stata un’occasione di studio e approfondimenti delle differenti tematiche che definiscono la complessa disciplina dell’architettura; tra le differenti basi teoriche è stato importante trattare la tematica dell’emergenza, che rappresenta un argomento sempre più attuale e importante, e quella dello spazio educativo, argomento che muta e si evolve secondo le complesse dinamiche della società civile e dei suoi progressi. Inoltre, la possibilità di partecipare ad un concorso internazionale è stata l’occasione per mettere alla prova la formazione acquisita in questi anni accademici; il tema proposto ha permesso di definire nuove argomentazioni da approfondire in un futuro lavorativo prossimo.

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