Speciale street art BIG CITY LIFE TOR MARANCIA - ROMA
PEDRO CANO e i suoi allievi quaderni di viaggio MATERA a cura di Fiorella Fiore
giugno / settembre 2015
Alberonero Matteo Basilè Philippe Baudelocque Clemens Behr Speciale Street Art BIG CITY LIFE TOR MARANCIA Roma a cura di Anna R. G. Rivelli Allegato al n 1 di SINERESI Trimestrale edito dall’Associazione PAN centro di produzione culturale Via Flavio Gioia 1 Brindisi di Montagna (PZ) e-mail:sineresi.sineresi@yahoo-com Cell. 342.3251054 Si ringraziano per la fattiva collaborazione: Stefano Santucci Antonelli, Francesca Mezzano, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Marta Veltri, Fondazione Roma, Arte-Musei Progetto grafico Salvatore Comminiello Impaginazione Vincenzo Cristiano FRONTERETRO Responsabile editoriale Giovanni Cafarelli
Danilo Bucchi Caratoes Diamond Gaia Jaz Jerico Mr Klevra Lek & Sowat Moneyless Pantonio Reka Domenico Romeo Satone Seth
Il punto di intersezione L’arte - diceva Picasso- scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. E di polvere nelle strade del mondo ce n’è fin troppa; troppa ce n’è nelle periferie delle grandi come delle piccole città, troppa anche nei centri che, alla fine, sono pur sempre periferie di quelle infinite terre che la frantumazione inesorabile dell’universo-uomo va producendo. È dunque necessario che l’arte non resti confinata nei cosiddetti luoghi deputati, che scenda nelle strade, che si insinui laddove non la si cercherebbe né mai ci si aspetterebbe di trovarla, che dia vita e prenda vita in quelle periferie che comprimono energie insospettabili nell’ansia dell’emarginazione e dell’abbandono. Perchè l’arte, appunto, scuote dall’anima la polvere ed è perciò capace di riscoprire ciò che si cela sotto i silenzi, l’indifferenza, forse la paura. Big City Life è un progetto curato da Francesca Mezzano e Stefano Antonelli che in oltre cinque anni di attività su Roma hanno realizzato più di centocinquanta opere monumentali, mostre e conferenze, per portare avanti il progetto curatoriale di ricerca sulle arti urbane contemporanee noto come 999Contemporary. Concretizzatosi anche grazie alla collaborazione e al sostegno di Fondazione Roma Arte-Musei, Big City Life è il miracolo dell’arte, è il vino di Cana, è il cieco di Betsaida che apre gli occhi su ciò che non credeva possibile. Ed è questa la Street Art, quella che diventa veicolo di bellezza, ma anche di identità e di solidarietà, quella che è punto di intersezione tra l’anima dell’artista e il cuore della gente. Anna R. G. Rivelli
“Mentre le altre capitali europee danno la caccia ai graffiti, la capitale italiana si candida a diventare un museo dell’arte urbana”. Così ha titolato Arte - il prestigioso canale televisivo culturale francese - su Big City Life, il progetto di arte pubblica partecipata che ha trasformato lo storico quartiere di Tor Marancia in un distretto di arte urbana contemporanea. Partecipazione e condivisione sono due tra gli elementi chiave di Big City Life, che ha riunito il privato, il pubblico, la comunità locale, le scuole e le associazioni di quartiere in un’esperienza corale che ha sottratto un tassello di Roma al degrado e all’incuria, snodandosi attraverso le fasi di azione (la realizzazione delle opere murali), di partecipazione (la condivisione, la tutela e la valorizzazione delle opere), di formazione (i laboratori e i workshop) e di documentazione (il libro e il documentario che racconteranno il progetto), realizzando un vero e proprio museo pubblico vivente, aperto sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. Gli oltre cinquecento abitanti delle case popolari dello storico lotto 1 di Tor Marancia hanno infatti incontrato venti artisti, venuti a Roma da dieci diversi paesi per dipingere l’intero quartiere, e l’opera realizzata da ogni artista è il risultato di questo incontro per un totale di venti dipinti murali monumentali, realizzati sulle facciate delle undici palazzine del comprensorio di via di Tor Marancia 63. Gli allievi delle scuole locali sono stati i protagonisti dei laboratori creativi tenuti dagli artisti, mentre lo staff di 999Contemporary si è occupato dei laboratori professionali destinati all’associazione di quartiere, che ora ha il compito di promuovere, mantenere e valorizzare il patrimonio artistico che ha reso Tor Marancia un museo pubblico gratuito. Inaugurato il 9 marzo, ideato da 999Contemporary, organizzato da Francesca Mezzano e curato da Stefano S. Antonelli e Gianluca Marziani, Big City Life è stato sostenuto economicamente da Fondazione Roma-Arte-Musei, dalla stessa 999Contemporary e da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione artistica e Turismo, realizzato in collaborazione con ATER, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale del Comune di Roma, con Atac e l’agenzia di comunicazione Pescerosso, ed è grazie alla sponsorizzazione tecnica di Sikkens che il progetto garantirà la durata museale dei dipinti grazie alla straordinaria qualità dei materiali disponibili sul mercato. A Big City Life si accede da diversi punti dell’isolato compreso tra via Annio Felice, via di Santa Petronilla, via Valeria Rufina e viale di Tor Marancia, ma per godere in pieno del nuovo museo all’aria aperta di Roma bisogna parcheggiare la macchina ed esplorarlo a piedi. Temi e stili eclettici lo rendono un sorprendente scrigno di immagini: aggirandosi all’interno del lotto non si sa mai cosa
aspettarsi svoltando l’angolo. Dal figurativo all’astrattismo, dallo spazialismo alla calligrafia, dalla ritrattistica all’art nouveau, dal futurismo all’iperrealismo, ogni opera ha una storia e ogni storia è legata a doppio filo a Tor Marancia e alle vicende quotidiane dei suoi abitanti, a vite spezzate e rinate, a parole intercettate, dedicate e sovrapposte, (in)consapevoli soggetti ispiratori delle opere. Ed ecco un po’ di numeri: 70 giorni per realizzare 20 opere murali su muri alti 14 metri, 756 litri di vernice, 974 bombolette spray utilizzate per 2500 mq di opere. Gratuite. Big City Life è solo l’ultimo tassello, in ordine di tempo, dell’intenso lavoro che 999Contemporary svolge da oltre cinque anni a Roma e in particolare nell’VIII Municipio, lo stesso territorio in cui si trova Tor Marancia, che già vanta oltre quaranta grandi opere nel quadrante tra il quartiere Ostiense e San Paolo, tanto da essere soprannominato dal New York Times l’Ostiense District. Questa definizione ha reso chiaro che le pratiche di rigenerazione e riqualificazione territoriale intraprese si stavano codificando in un’offerta culturale gratuita che aveva bisogno degli strumenti necessari per renderla fruibile in maniera organica. Attraverso lo studio delle pratiche artistiche, delle metodologie critiche specifiche, dei linguaggi e del contesto si è delineato un apparato museale urbano che ha trovato la sua massima espressione nell’esperienza di Big City Life a Tor Marancia. Roma ha adesso un’attrazione tutta nuova che ha come protagonista l’arte urbana contemporanea attraverso le espressioni di venti tra i suoi più importanti interpreti internazionali, unica nel suo genere e nel segno della continuità storica alla vocazione di questa città di ospitare la migliore arte del mondo da oltre duemila anni. Non solo, Big City Life si incastona perfettamente nella tradizione capitolina del “riciclo artistico”; se in passato il complesso substrato romano è stato reimpiegato e riconvertito in nuovi usi, se marmi pregiati sono stati riutilizzati per palazzi nobiliari e templi pagani per chiese sfarzose, ora il grigiore delle aree urbane fa da supporto per stupefacenti esempi di arte urbana. Big City Life ha scatenato una sorta di reazione a catena in cui diversi attori locali, in forma spontanea e non, hanno iniziato a prendersi cura del quartiere. Pulire le aiuole e piantare nuovi fiori, costruire palizzate per difendere la bellezza acquisita e riscoperta, fino alla punta di diamante che ha il nome della sincera partecipazione: donare un ascensore alla palazzina del lotto 1 in cui abita Andrea, un ragazzo costretto sulla sedia a rotelle. Questa è Big City Life, questa è Tor Marancia. Stefano Santucci Antonelli
La borgata Tor Marancia non è più la stessa. Sulle facciate delle palazzine che compongono lo storico lotto 1 delle case popolari, in un mese e mezzo sono apparse dal nulla venti opere monumentali, realizzate da alcuni tra i più importanti artisti internazionali provenienti da dieci paesi, chiamati a Roma per realizzare questa meraviglia. Si chiama Big City Life ed è il più importante e imponente progetto di riqualificazione urbana, sociale e culturale mai realizzato in Italia attraverso l’arte pubblica. Un progetto partecipato, che ha coinvolto gli oltre 500 residenti nel comprensorio e oltre 1200 studenti delle scuole del quartiere. Due grandi dipinti sono visibili da viale di Tor Marancia, “Il peso della storia” in cui un lottatore argentino sostiene sulle spalle un lottatore italiano, realizzata da Jaz, artista argentino di origine italiana, la cui ricerca visiva è focalizzata sulla lotta, e “Il bambino redentore” dipinto da Julien “Seth” Malland, artista parigino, star internazionale della street art che per questa realizzazione si è ispirato a Luca, un ragazzo che ha abitato il lotto 1, la cui storia è stata raccontata dai residenti all’artista. Ma è dentro i vialetti e i giardini del lotto 1 che si trova il vero tesoro; ognuna delle venti facciate delle undici palazzine è stata affidata ad un artista e così passeggiando ci si trova ad ammirare “Il vento” un lavoro di Moneyless, artista toscano di fama internazionale, o “La costellazione dell’umanità” realizzato da Philippe Baudelocque da Parigi che raffigura una mano, ma non una qualsiasi, quella di Elisa Pedriacci, che vive proprio in quella palazzina. Poi c’è il lavoro di Lek & Sowat, coppia di artisti
franco-statunitensi che annuncia l’attitudine graffitista del loro intervento con un perentorio “Veni Vidi Vinci” su una composizione di segni provenienti dai graffiti in un’evoluzione che ne fa uno dei più innovativi linguaggi dell’arte contemporanea; non a caso il loro lavoro è stato appena esposto al Palais de Tokyo di Parigi, una delle più importanti istituzioni di arte contemporanea al mondo. Se prima questo era un pezzo di città residenziale in cui condurre la propria vita senza troppe aspettative, ora entrando a Tor Marancia bisogna alzare la testa perché i palazzi non sono più solo palazzi, sono diventati supporto per opere alte 15 metri e larghe 10 e solo alzando la testa si può ammirare interamente i lavoro di Alberonero, artista milanese, quello di Mr Klevra, romano, di Domenico Romeo, giovane artista calabrese, di Satone da Monaco di Baviera, di Pantonio, portoghese delle isole Azzorre, di Diamond da Roma, di Reka da Melbourne, di Jerico, talento filippino di venti anni figlio di immigrati, quello di Gaia da New York, definito dalla rivista Forbes uno dei più influenti artisti americani sotto i trent’anni, di Clemens Behr da Berlino, di Danilo Bucchi, artista Romano e di Matteo Basilé con “Ordine e disordine”, un gigantesco ritratto dell’artista cinese Ai Wei Wei realizzato nel suo studio sullo sfondo della sua opera, ispirata alle vittime del terremoto di Sichuan. Infine, sarà l’artista portoghese Vhils a realizzare l’ultima per Big City Life, una vera e propria superstar internazionale voluta dagli U2 per il video del loro ultimo lavoro discografico.
“Knowledge” Fotografia, 25 x 30 cm
Giovane artista di Lodi (Mi), Alberonero è il colore. La sua ricerca sulle infinite possibilità del colore lo porta a strutturarsi formalmente sulle esigenze, un quadrato per ogni colore, una forma-unità. Ogni colore fatto a mano ogni forma-unità un colore diverso. L’aspetto potenziale del lavoro di Alberonero suggerisce che quello che vediamo è solo una parte dello spettro rappresentato, fatto che apre le sue opere oltre il perimetro del supporto. Nell’opera di Tor Marancia troviamo una condizione di unicità nel lavoro dell’artista, per la prima volta infatti, i quadrati si svincolano dalla matrice ortogonale dando forza e dinamismo alla rappresentazione cromatica. Il titolo dell’opera non è un richiamo monarchico, ma riguarda una vicenda personale che ha toccato l’artista durante la realizzazione dell’opera. 93 colori è la parte del titolo che meglio definisce l’attitudine dell’artista.
Alberonero
SINERESI
A Carlo Alberto 93 colori
Artista contemporaneo pioniere dell’arte digitale in Italia, ha realizzato “Ordine e disordine”, affissione fotografica su muro 14,5 x 10 mt. Si tratta di un ritratto di Ai Wei Wei realizzato da Basilé in Cina nello studio dell’artista sullo sfondo della sua opera dedicata alle vittime del terremoto del Sichuan.
Matteo Basilè (IT)
Scissioni, ricongiunzioni, fusioni
Ordine e disordine
E’ stata una delle prime opere ad essere realizzate, una enorme mano costellata di galassie su fondo nero. Quando ha finito di dare il fondo avevamo dipinto l’intera facciata di nero. Eravamo all’inizio e una facciata tutta nera non era il miglior biglietto da visita. Alcune perplessità serpeggiavano per il quartiere. In particolare le signore che da più tempo vivevano lì ci facevano sapere che il nero… sì insomma non portava bene. Poi hanno visto un ragazzo con un gessetto in mano salire su un elevatore idraulico, senza pennelli, secchi di vernice o altro, solo un gessetto (che in realtà era un bastone ad olio) e con la bocca aperta e lo sguardo all’insù, hanno assistito a cosa può fare un ragazzo con un gessetto in mano. Ora la mano di Philippe è tra le opere preferite dagli abitanti. Nel linguaggio di Baudelocque la mano rappresenta l’umanità e al suo interno ha raffigurato l’universo che abitiamo nelle sue forme note e ignote, quella che possiamo definire una costellazione dell’umanità, ma quella non è una mano qualsiasi, è la mano di Elisabetta Pedriacci che abita in quel palazzo, al secondo piano.
Philippe Baudelocque (Fr)
Elisabetta
Tedesco di Berlino, Clemens Behr ha già lavorato a Roma realizzando “Behind and In front of the wall” sul DCO Garbatella in corrispondenza del ponte Settimia Spizzichino nella zona Ostiense. Un’opera gigantesca in cui il suo lavoro di destrutturazione architettonica fa letteralmente vibrare l’edificio. Qui a Tor Marancia ha fatto sparire le finestre. Lo abbiamo voluto per la sua capacità di “smontare” l’architettura e metterlo alla prova con una superficie classica, razionale e perfettamente geometrica, Ci sono voluti due giorni in giro per Tor Marancia per lo studio dei colori e della superficie, poi in un giorno e mezzo, ha smontato la facciata. Alla signora dell’ultimo piano che gli ha chiesto per tre giorni di “disegnargli il Colosseo” alla fine ha risposto: fatto! In italiano.
Clemens Behr (Ger)
“e“ tecnica mista su tela, cm 20x20
Senza titolo
Danilo Bucchi (It)
Pittore Romano “tradizionale�, Bucchi ha frequentato i graffiti e si vede. Avere a Tor Marancia la forza del suo segno peculiare, il suo immaginario e la sua poesia ha rappresentato per noi una sfida che Danilo ha raccolto con coraggio. Per quanto tu possa dipingere grandi tele, 14,50 x 10 metri sono un altro pianeta.
Assolo
Caratoes (HK)
Dario Carmentano
Caratoes è un’artista cinese e vive ad Hong Kong. Arrivata a Tor Marancia ha accolto la storia di Tor Marancia-Shanghai con perplessità, non riusciva veramente a capire perché un posto di case allagate veniva chiamato Shanghai. Poi la cosa l’ha divertita, quello che non la divertiva era l’altezza e allora ha realizzato il suo lavoro sul muro esterno del Lotto 1 sul quale campeggiava la scritta “Welcome to Shangay” (sì, con la Ypsilon). La maschera tradizionale dell’opera cinese è rappresentata in una forma aggiornata e ha ora quattro occhi e tiene tra le mani la lupa simbolo di Roma, solo che è una lupa origami. In un mix di tradizionale e contemporaneo, occidentale e orientale, il lavoro di Caratoes unisce lo spray alle chine allungate in acqua per costruire un immaginario unico, poetico e delicato. Per conoscere il significato del numero 35 associato al titolo sarà necessario chiedere ai ragazzi di Tor Marancia.
“Quid Novi” stampa lambda su dibond, cm 30x30
Welcome to Shanghai 35
Salvatore Comminiello
Diamond è uno dei fondatori dell’arte urbana di scuola romana. Il suo è stato il primo muro realizzato a gennaio e la sua splendida facciata art nouveau con l’incursione pop del drago cinese che ricorda Shanghai ci ha decisamente aiutato con i residenti per il prosieguo dei lavori. Il lavoro presenta al centro un festone circolare in oro che racchiude all’interno una donna con in mano un diamante. Alle 17 del giorno dopo averlo terminato ci siamo accorti che gli ultimi raggi del tramonto “accendevano” letteralmente l’opera facendo brillare le parti in oro, con grande stupore di tutti i presenti. Non cercato, non voluto ma a volte il destino sa prima di te dove vuoi arrivare. Il titolo dell’opera tradotto dal latino significa “Qui ci sono i diamanti” ed è riferito a Tor Marancia, ai suoi abitanti, ai sui giovani, ma è anche un gioco di parole con il suo nome d’arte, appunto, Diamond che lui traduce in italiano così: Diamante-detto-pazzo.
Diamond (It)
“Terre lontane� tecnica mista su acetato e rilievo cmadamantes 90x160 Hic sunt
Gaia si chiama Andrew Pisacane ed è nato e cresciuto a New York ma ora vive a Baltimora. A ventiquattro anni è stato definito dalla rivista Forbes uno degli artisti americani più influenti al di sotto dei trent’anni. E’ un vero e proprio caposcuola della pittura di strada americana, le sue composizioni iperrealiste rappresentano la gamma delle sue osservazioni. Sempre in viaggio per dipingere, la sua attenzione è polarizzata dall’architettura, i piccoli usi comuni e dai simboli culturali dei popoli, le sue statue, l suoi dipinti. Nell’opera realizzata per Big City Life vediamo un mandarino, una testa di statua e un palazzo sullo sfondo un cielo blu intenso. Il mandarino proviene da un viaggio estivo nel sud Italia dove vedeva in continuazione persone sbucciare e mangiare le Clementine, ma alla quarta persona che passando ha chiesto “ma l’arancia è per Tor Marancia?” si è arreso alla volontà popolare e ha detto sì, quindi il mandarino ora è un’arancia. La testa è campionata da una statua dello Stadio dei Marmi ed è lì per ricordare che Tor Marancia nasce dagli sventramenti di Mussolini per realizzare la via della Conciliazione, è qui che infatti furono sistemati gli abitanti di Borgo che prima occupavano quell’area. Il terzo elemento è il palazzo, è la palazzina che Gaia ha dipinto, è una testimonianza di come erano gli edifici prima di diventare supporto per l’arte. Il cielo blu? E’ il cielo del nostro paese e anche una stupida sfida con il blu lapislazzulo del più bel cielo del mondo che fa sfoggio di se alla Cappella Sistina. Per il titolo, Andrew ha chiesto a tre residenti che passavano di lì una parola per definire il dipinto, quelle del titolo sono le prime tre risposte.
Spettacolo rinnovamento maturità
Arcangelo Moles
Gaia (USA)
Il lavoro di Franco Fasoli da Buenos Aires, in arte Jaz, è incentrato sul conflitto, sulla lotta in particolare, che l’artista rappresenta in forma plastica mettendo in scena figure impegnate in questa pratica rivestite con un immaginario mutuato dalle sottoculture urbane legate al mondo dei fumetti e dei graffiti. Un lavoro che si concentra su una gamma conflittuale sociale, che spazia dalla lotta per i diritti agli scontri tra hooligans. In questa opera Jaz sottolinea l’importanza della sua origine italiana nel momento in cui viene invitato a realizzare la sua prima opera in Italia, un lottatore argentino (riconoscibile dalla bandiera che ne orna il pantaloncino) tiene sulle spalle un lottatore italiano, è il peso della storia, la grande storia di questo paese, che l’artista percepisce e che rappresenta con un’opera pittorica dall’impianto classico, plastica, muscolare e surreale grazie alla maschera che i due soggetti indossano. L’opera di Jaz è stata l’opera pilota di Big City Life. E’ stata realizzata a maggio 2014 ed è in quella occasione che abbiamo conosciuto i ragazzi e gli altri abitanti di Tor Marancia. Ci è servita per capire come il quartiere avrebbe reagito e che idea si sarebbero fatti su una cosa così inusuale. Il resto della storia lo conoscete.
Jaz (Arg)
Il peso della storia
“Creazione” (sì, proprio quella con due dita che si toccano), cambiargli posizione, stile, nome e significato. E alla fine essere il lavoro preferito dagli abitanti di Tor Marancia in concorrenza con alcuni tra mostri sacri e leggende della street art. Filippino cresciuto nel quartiere romano di San Paolo, Jerico è un talento pittorico raro tutto italiano, questa è la sua prima realizzazione su grande scala e se questi sono gli inizi non osiamo immaginare la fine.
Jerico (Phi)
Vito Pace
Distanza uomo natura
Klevra è un artista romano, di Ostia. È anche un ingegnere che lavora per una nota azienda del settore energetico, ma quello che lo ha portato a Big City Life è il suo instancabile lavoro che ha dotato la città di innumerevoli opere stradali. L’immaginario di Mr Klevra ruota intorno all’icona bizantina, un codice rappresentativo tanto peculiare quanto singolare. Mr Klevra è un profondo conoscitore dell’iconografia sacra ed in particolare di quella bizantina, affascinato dai suoi simbolismi, l’artista ne ha fatto un campo di speculazione contemporanea trovando negli elementi simbolici terreno fertile per nascondere nuove e più aggiornate dediche. Nasce così Nostra Signora di Shanghai, un’icona protettrice memoria delle origini del quartiere quando quelle case non esistevano ancora; Tor Marancia era fatta di piccole casette un po’ più giù di dove si trova ora, “alla marana” come dicono gli abitanti e si allagava troppo spesso, motivo per cui presero a chiamare quell’insediamento Shanghai. Purtroppo però Mr Klevra non aveva fatto i conti con il parroco don Mauro, la cui parrocchia è gemellata con la Madonna di Lourdes, ma dopo che i due si sono incontrati, Don Mauro benedirà Nostra Signora di Shanghai e nel quartiere ci sarà posto per due Madonne. Un’ultima cosa, sembra che l’opera di Mr Klevra sia l’icona bizantina più grande al mondo, non era voluto ma il Guinness dei primati si é interessato all’opera e si pronuncerà presto.
Mr Klevra (It)
Luca Cori
http://noicittadinilucani.ilcannocchiale.it/post/2827418.html
Nostra Signora di Shanghai
L’opera di Lek & Sowat per Big City Life viene dalla famosa locuzione latina “Veni Vedi Vici”, usata da Giulio Cesare nel 47 a.C. dopo la sua vittoria inaspettata e rapida nella battaglia di Zela in Asia Minore. Graffitisti dalla tradizione fortemente connotata dall’astrazione e dal lettering, il loro primo desiderio è stato quello di lavorare intorno alla lettera, utilizzando la superficie offerta dall’edificio di Tor Marancia per realizzare il più grande slogan che abbiano mai dipinto finora. Hanno scelto una citazione forte, la cui eco si sente ancora nel corso dei secoli, nella speranza di creare un senso di orgoglio tra i residenti di questa zona trascurata. Sostituendo la parola ‘Vici’ con ‘Vinci’, hanno cercato di ottenere due cose: in primo luogo, dare l’impressione di aver commesso il più grande errore di ortografia della storia di Roma. Si sa, non è graffito se non ci sono errori di ortografia. Tutte le ricerche archeologiche sugli edifici vandalizzati dell’antica Roma e Pompei lo dimostrano ... in secondo luogo un gioco di parole attorno al nome di Leonardo da Vinci, l’artista italiano più famoso nel mondo. Così la nostra frase può essere letta come “Sono venuto, ho visto, ho fatto il mio Leonardo da Vinci” oppure “Sono venuto, ho visto, ho dipinto”, piuttosto che “ho vinto”. In termini di composizione generale, l’opera è stata dipinta a strati, un po’ nel modo in cui un’immagine viene creata in Photoshop. Dopo aver dipinto la costruzione nera, è stata ricoperta di motivi in acrilico bianco e scritte in spray, nascondendo nella trama molte parole in codice, simboli criptici e nomi di persone che riguardano storie, persone e vicende di Tor Marancia. Nella fase successiva si sono basati sulla architettura dell’edificio stesso e le sue finestre per disegnare forme geometriche astratte nei toni del blu, in riferimento al colore del cielo azzurro che sembra circondare continuamente la città romana. Infine, in una terza, è stata realizzata la scritta “Veni Vidi Vinci” in oro perché la scritta possa brillare dei mille incendi del mattino romano, quando il sole colpisce l’edificio con tutta la sua forza.
Bruno Ceccobelli
Lek & Sowat (Fr-USA)
Veni vidi vinci
Teo Moneyless Pirisi è un artista di Lucca, uno dei più importanti artisti urbani italiani. È un astrattista il cui lavoro mette in relazione il grafitismo con la ricerca spazialista degli anni cinquanta. È stato l’artista più veloce di tutta Big City Life, ha terminato la sua opera in un giorno, uno sviluppo di segmenti di circonferenze, evoluzione del tipico lavoro di Moneyless. Mentre osservava da terra l’opera terminata per elaborare il titolo è passata Jolanda, residente all’ultimo piano della scala F che si è messa ad osservarla con lui in silenzio, poi si è voltata e gli ha chiesto: “Ma che è? Il Vento?”. L’opera aveva un titolo.
Moneyless (It)
Il vento
Forse il lavoro più imponente. Ci interessava la componente di dominazione dovuta alle dimensioni dell’arte urbanizzata, componente che qui non può essere evitata, non ci si può allontanare per inquadrare l’opera in uno spazio visivo più “normale”, qui va tradotta anche la dimensione e in questa opera se ne percepisce tutta la potenza. Pantonio viene dal Portogallo, dall’isola di Terceira nelle Azzorre (ed ecco svelata l’origine del suo blu che attraversa tutta la sua opera) e quanto a dominazione il suo lavoro come si dice “spacca”. Mostra un passaggio di balene e altri pesci. Transitorietà, pesci grandi, pesci piccoli, una rappresentazione della nostra esistenza messa in scena superando il perimetro fissato, Pantonio è stato l’unico artista a non “inquadrare” il lavoro all’interno del rettangolo della facciata, con il risultato che quello che vediamo è solo parte dell’opera. Il titolo però non riguarda il mare, il ponentino infatti è stato il vento che ha fatto dolcemente ondeggiare per giorni il braccio metallico che lo teneva a 14 metri di altezza per dipingere. Il nome del vento glielo hanno detto i ragazzi di Tor Marancia.
Pantonio (Por)
Il Ponentino
Quando Reka è arrivato a Tor Marancia, come tutti gli artisti è stato “adottato” dai residenti, caffè, pranzi, cene impossibili da rifiutare. E per l’ospite si pranza in sala, dove sul tavolo tondo c’è sempre un piatto con della frutta e in piedi una madre di famiglia che cucina e serve in tavola e non si siede mai. Rappresenta questo “Natura Morta” di Reka, in un’esplosione di colori totalmente realizzata a spray. Reka viene da Melbourne, Australia, e partendo dai graffiti ha sviluppato un lavoro che si ispira ad un insieme di artisti del primo Novecento europeo, a Tor Marancia però hanno le idee chiare e non ci sono dubbi, per tutti Reka è Picasso.
Reka (Aus)
Natura Morta
Domenico Romeo (It)
Giovanissimo artista calabrese, Domenico Romeo vive e lavora a Milano ma è stato rapito da piccolo dalla calligrafia classica al punto da realizzare un proprio alfabeto calligrafico e criptico attraverso il quale realizza lavori che sono vere e proprie esortazioni alla vita. Il “sole invincibile” che ha regalato a Tor Marancia è il risultato di una capacità di utilizzo della superficie pittorica che solo gli artisti urbani sono in grado di elaborare. Romeo aveva il muro più difficile, una composizione di alberi e arbusti copriva parte della superficie e il lavoro è stato concepito proprio per equilibrare visivamente l’opera sul campo visivo disponibile, le piante dunque sono parte dell’opera.
Danilo De Mitri
Alme sol invictus
Angela Rosati
Rafael Gerlach in arte Satone è una leggenda dei graffiti in Germania. Il suo lavoro è una vera e propria bomba cromatica, il vero titolo dell’opera è in inglese e Rafael lo ha scritto in un biglietto che ci ha consegnato: Talking like a waterfall, che noi abbiamo tradotto come: cascata di parole. Durante la lavorazione del muro, tra due residenti alla finestra del quarto e secondo piano è iniziata una discussione animata durata tutto il giorno e Rafael era sospeso nel suo cestello a circa 12 metri d’altezza. Non potendo capire nulla della conversazione ha seguito i suoni, le intonazioni, il linguaggio del corpo. Il suo lavoro è la traduzione in forme e colori di quella conversazione.
Satone (Ger)
Cascata di Parole
Seth (Fr)
A Seth abbiamo affidato una delle tre opere visibili dalla strada e lui è andato dritto al punto, se c’è qualcosa da vedere è oltre il palazzo, dentro il lotto abitativo. Un bambino arrampicato su una scala guarda oltre il palazzo immerso in un vortice di gradazioni di blu. Un bambino che si affaccia sul futuro. Julien “Seth” Malland da Parigi vive e lavora in tutto il mondo, si definisce un globepainter, insomma uno che gira il mondo per dipingere e il suo Bambino Redentore si chiama così per due motivi, il primo perché la postura della figura ricorda il Cristo di Rio e la seconda è la storia di Luca che gli abitanti gli hanno raccontato, giovane abitante di Tor Marancia che per un incidente giocando ci ha lasciato ad affannarci quaggiù per guardarci da lassù.
Il Bambino Redentore
“Sono sinceramente felice di aver potuto replicare in un’altra area della nostra città l’esperimento da me fortemente voluto lo scorso anno nel quartiere di San Basilio, realizzatosi con il progetto ‘SanBa’. Riqualificare ‘illuminando di colori’ le aree limitrofe della città (non mi piace definirle periferie) è un’idea che perseguo da sempre e trae origine dal mio primo incontro con gli street artist attivi già negli anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti e in America Latina. Ritengo che questa forma d’arte, grazie alla sua brillante vitalità ed immediata efficacia di comunicazione, non sia affatto inferiore a quella da secoli consacrata nei musei e nelle gallerie. Dopo il successo di San Basilio, il quartiere di Tor Marancia mi è sembrato estremamente interessante per il suo impianto urbanistico e quindi adatto a replicare l’iniziativa, denominata stavolta Big City Life. Ho quindi avviato questo progetto insieme alla Dott.ssa Francesca Mezzano della Galleria 999Contemporary che ha proposto alla Fondazione l’ipotesi, incontrando
solo successivamente la disponibilità del Comune e degli altri enti a parteciparvi. Il risultato, visibile a partire dall’inaugurazione del 9 marzo, è spettacolare. L’agglomerato di palazzi grigi e vetusti di Tor Marancia è ora illuminato dalla bellezza dei colori delle opere sapientemente realizzate dalla maestria di ben venti artisti di riconosciuta fama internazionale, tra cui Jaz (Ar), Diamond (It), Seth (Fr), Mr Klevra (It), Philippe Baudelocque (Fr), Lek & Sowat (Fr-USA), Reka (Aus) e Gaia (USA). Tor Marancia diventa così un museo a cielo aperto, nel quale graffiti dai brillanti colori, installati con tecniche diverse sulle pareti degli edifici, diventano opere d’arte affidate all’orgogliosa custodia del cittadino, coinvolto attivamente nel progetto attraverso un’opera di sensibilizzazione culturale degli inquilini che abitano nel quartiere. In una città come Roma, dove spesso, per carenza di mezzi e lungaggini burocratiche, le istituzioni pubbliche hanno difficoltà ad arrivare, ancora una volta la Fondazione Roma con la sensibilità che
la caratterizza da oltre quindici anni, promuovendo iniziative uniche nel campo delle arti visive, musicali, teatrali e della poesia, ha dato testimonianza concreta del suo costante impegno a rendere fruibile l’arte e la cultura, intese come vera ‘ricchezza’ e imprescindibile patrimonio del nostro Paese e di ogni singolo cittadino.” Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente di Fondazione Roma
Francesca Mezzano Co-fondatrice insieme a Stefano S. Antonelli del progetto no-profit 999 per la diffusione, promozione e valorizzazione dell’arte urbana contemporanea, Francesca Mezzano é una delle protagoniste della fioritura dell’arte urbana nella capitale in questi ultimi anni. Cultural manager, curatrice, gallerista, divulgatrice culturale, formidabile foundraiser, cercare di definire il suo campo d’azione è un esercizio riduttivo, di certo il suo impegno incessante la colloca tra le figure di riferimento in Italia e in ambito internazionale per l’arte urbana contemporanea o street art. Con il progetto 999, dal 2010 ha finanziato, prodotto e organizzato la realizzazione di oltre centocinquanta grandi opere pubbliche a Roma e nel territorio regionale, oltre cento tra mostre, interventi site-specific, performance e installazioni tra gallerie, musei e spazi pubblici. Nel 2013 riceve la nomina come consulente di Roma Capitale Municipio Roma VIII per la rigenerazione urbana attraverso l’arte e la creatività, ruolo unico in Italia. Nell’ambito della sua funzione presso il
Municipio Roma VIII, con 999, ha ideato prodotto, organizzato e curato il progetto Avanguardie Urbane (2010) chiamando in quattro anni oltre trenta artisti italiani ed internazionali a realizzare altrettante grandi opere murali nel quartiere Ostiense, trasformandolo nel primo distretto di arte urbana capitolina. Insieme a Fondazione Roma, ha ideato, prodotto, organizzato e curato il progetto Big City Life Tor Marancia per la riqualificazione del lotto storico di case popolari attraverso la realizzazione di venti dipinti murali monumentali, progetto vincitore del Premio Simpatia di Roma Capitale, dalla impressionante risonanza mediatica. Il suo ultimo impegno è stato per il Cultural Refugees Project di 999 in collaborazione con UNHCR, in cui oltre cento writers romani ed internazionali hanno riqualificato il muro di cinta dell’ex fiera di Roma in stato di abbandono, realizzando una grande opera collaborativa per la raccolta fondi per i rifugiati.
Stefano Santucci Antonelli Curatore per necessità, è un maniaco della sperimentazione. Indipendente, libero e autarchico, con il progetto 999 vuole dimostrare che l’istituzionalizzazione dei valori conduce inevitabilmente all’inquinamento fisico, alla polarizzazione sociale e all’impotenza psicologica: tre dimensioni di un processo di degradazione globale e di aggiornata miseria. Qualunque cosa questo voglia dire.
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