speciale quadri plastici Avigliano
speciale QUADRI PLASTICI Avigliano (PZ) a cura di Anna R G Rivelli allegato al n° 2 di SINERESI Trimestrale edito dell’Associazione PAN- centro di produzione culturale Via Flavio Gioia 1 Brindisi di Montagna (PZ) e-mail : sineresi.sineresi@yahoo.com Cell. 3423251054 www.sineresiildirittodiessereeretici.it Si ringraziano per la fattiva collaborazione: Il comune di Avigliano, Francesco Bergamasco, Antonio Chianese, Rocco Lacerenza, Leonardo Lovallo, Francesco Manfredi, Luciano Sabia, Vito Sileo, Angelo Summa, Vito Summa Progetto grafico Salvatore Comminiello Impaginazione e stampa Vincenzo Cristiano FRONTERETRO Responsabile editoriale Giovanni Cafarelli
Come un soffio vitale Quando l’effimero si fa eterno di Anna R. G. Rivelli
“Giunse la vigilia della festa. In un angolo della vasta piazza del paese sorgeva già bello e parato «l’altare», il grossolano tabernacolo di legno, che, montato su nel giugno, quando ricade la festa di San Vito, rimane in piedi per tutto il periodo delle feste, nudo scheletro su cui i ragazzi vanno a far capriole, e, ad ogni ricorrenza, si riadorna de’soliti parati di carta a colori vivissimi… […]. Venivano innanzi, tra mille lumi di carta variopinta e di fumanti torce a vento, i «turchi», come li chiamano, la maggior parte giovinetti e bambini sonnacchiosi, a cavallo, rilucenti di ori e di argenti, con la testa involta ne’ rossi panni da sposa ricamati d’oro quasi fossero turbanti, e con alle orecchie grossi e lucidi pendenti che i più piccoli duravano pena a portare, intenti a sostenere tra le manine le sciabole sguainate, mentre i parenti con i fucili sulle spalle li andavano sorreggendo a’ lati, dando loro per acquietarli confetti, mustacciuoli ed altre paste dolci. Quindi seguiva la nave…” In questa atmosfera, così descritta nel 1903 da Tommaso Claps nella novella “Fanatica vendetta barbara” (tratta dalla raccolta “A pie’ del Carmine”) sembra che sia nata ad Avigliano la tradizione dei Quadri Plastici, evento quasi unico in Italia, che nella cittadina lucana, distante solo una manciata di chilometri dal capoluogo, si rinnova ogni anno ormai da quasi un secolo. Come spesso avviene per tutto quanto è ascritto alla cultura popolare, spesso considerata a torto cultura di rango inferiore, testimonianze documentali del passato ce ne restano assai poche; le prime risalgono agli anni ’20 del XX secolo, ma si può azzardare una ulteriore retrodatazione della tradizione dei Quadri Plastici ( o Quadri Viventi), fino ad arrivare alla metà del 1800, se si tiene conto che il contesto in cui venivano allestiti, così come raccontato dal Claps, era quello di feste religiose documentate con certezza almeno a partire dalla metà del XIX secolo. In modo particolare la tradizione era legata alla processione della “nave” (simbolo che ricorre, insieme a quello del “Gran Turco”, anche nella festa patronale di Potenza e che ricorda le incursioni dei saraceni in territorio lucano) che si teneva alla vigilia delle più importanti feste del paese, inizialmente quella di San Vito, il 15 di giugno, e successivamente quella della Madonna del Carmine, il 16 del mese di luglio. Durante la processione, infatti, la nave, portata a spalla, era preceduta e seguita da uomini travestiti da turchi e bambini nel medesimo costume che portavano in mano lampioncini colorati. Dietro la nave procedevano anche carri, trainati da cavalli o da muli, sui quali gruppi di giovani ad ogni sosta assumevano una posa rigida per riprodurre “plasticamente” quadri a soggetto sacro o storico. In realtà la tradizione nacque come una sorta di palio tra quartieri poiché a sfidarsi nella realizzazione dell’opera più bella erano le migliori maestranze di un paese (vale la pena
ricordare che ad Avigliano è stato conferito il titolo di Città nel 1991) da sempre rinomato per l’eccelsa qualità ed originalità del suo florido artigianato. Va pertanto da sé che nei tempi più remoti tra i figuranti, tranne qualche sporadica eccezione che si ricordi, non comparivano le donne, ammesse alla partecipazione attiva soltanto a partire dagli anni ’60. Il carattere popolare, il forte legame con il sentimento religioso e l’impatto scenico dei Quadri Plastici legano tuttavia questa tradizione al Medioevo teatrale che, benché diversamente dal teatro classico non concorra alla formazione di alcun canone, si pone in dialogo con l’epoca moderna e con quella contemporanea offrendo ad esse spunti di diffusa spettacolarità. Nel Medioevo, infatti, la povertà letteraria del teatro veniva compensata dalla sua capacità di estrinsecare un fermento spontaneo che si esprimeva nelle piazze, nei mercati, nei cortei e nelle processioni, in modo particolare in concomitanza con feste cittadine o cerimonie religiose. L’esigenza di rappresentare a fine edificatorio scene delle Scritture diede impulso a sacre rappresentazioni che, inizialmente messe in scena in chiesa durante le funzioni religiose, a poco a poco divennero troppo ingombranti e dovettero spostarsi all’esterno trovando tra la gente la propria collocazione naturale. Tali rappresentazioni erano per lo più organizzate in “quadri”, episodi isolati che potevano essere allestiti e spostati più facilmente. I “quadri” trovavano i propri loci deputati in strutture di legno fisse, talvolta coperte, o anche in una sorta di catafalchi che venivano trainati durante cortei e processioni e si fermavano di volta in volta a fare tappa proprio in corrispondenza delle stazioni delle varie maestranze cittadine. E anche in questo si può
facilmente cogliere un legame con i nostri Quadri Plastici dal momento che nel Medioevo erano proprio le corporazioni (in seguito trasformatesi in organizzazioni deputate specificamente alla realizzazione di singoli eventi religiosi) a dare impulso a queste forme parateatrali. Ad Avigliano con il passar del tempo la tradizione si è evoluta senza mai tradire se stessa; è cambiata, infatti, la collocazione temporale e spaziale, ma si è rafforzato quello spirito che fa di essa un riferimento identitario di fondamentale importanza. I Quadri Plastici sono oggi un evento a sé stante, non più collocato nel contesto dei festeggiamenti per la Madonna del Carmine, e perciò, a partire dall’anno 2002, essi vengono allestiti nel mese di agosto per consentire la più ampia partecipazione di un pubblico a cui con forza crescente giunge il richiamo di uno spettacolo così affascinante. Anche i loci deputati sono cambiati con gli anni; non più itineranti al seguito della “nave” già da lungo tempo, le rappresentazioni si sono spostate prima in Piazza Gianturco e successivamente nella nuova grande piazza dedicata agli Aviglianesi nel mondo; sono collocate su strutture di legno sopraelevate e chiuse da un sipario ( evidentemente simili ai baldacchini medioevali che ospitavano i “quadri” delle sacre rappresentazioni) e si sono arricchiti di un sottofondo musicale che ne accresce la suggestione. Con il Presidente della Pro Loco Luciano Sabia, inoltre, i Quadri Plastici sono usciti dalla città di Avigliano e si sono offerti con una mostra fotografica dell’evento e del backstage alla più vasta platea regionale. E non solo: il 15 settembre del 2013 per la prima volta un Quadro Plastico è stato allestito in una location straordinaria, il Castello Pirro del Balzo di Venosa, per celebrare i quattrocento anni dalla morte del principe Carlo Gesualdo, l’inquieto e talentuoso compositore venosino, nipote di San Carlo Borromeo. Per l’occasione è stata riprodotta in forma di Quadro Plastico la Pala del Perdono, realizzata nel 1609 dal pittore fiorentino Giovanni Balducci proprio su commissione del principe che, ossessionato dal rimorso per il duplice omicidio della moglie e dell’amante di lei, si fece ritrarre in atteggiamento supplichevole ai piedi del celebre zio. Ogni anno un’apposita commissione sceglie il tema ed indica ai gruppi che partecipano all’evento le opere da riprodurre; si tratta di temi prevalentemente religiosi ( la Deposizione, il Martirio, la Crocifissione ecc..), ma anche a carattere storico-civile come quello legato, nel 2011, alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Suggestivi, originali, emozionanti, ci piace immaginare che i Quadri Plastici di Avigliano, o almeno l’eco della loro esistenza, abbiano ispirato Pier Paolo Pasolini che agli inizi degli anni ’60 era in Basilicata per girare nei Sassi di Matera il suo “Vangelo secondo Matteo”. Del 1963 è infatti “La ricotta”, uno dei quattro episodi di Rogopag, film che prende il titolo dalle iniziali dei cognomi dei registi ( Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti) che quei quattro episodi hanno girato. E in “La ricotta”, che è un racconto metacinematografico, Pasolini mette in scena due tableaux vivants con le Deposizioni del Pontormo e del Rosso Fiorentino. Non è facile, per non dire che è impossibile, spiegare compiutamente cosa è davvero un Quadro Plastico; per quanto dettagliata possa esserne la descrizione, infatti, per quanta immaginazione si possa mettere in campo e persino per quante immagini fotografiche se ne abbiano, mai si potrà recuperare in toto l’emozione che si prova assistendo dal vivo allo spettacolo. Quello dei Quadri Plastici è un evento che coinvolge in modo attivo tutta la cittadinanza, vuoi perché sono numerosi i componenti dei gruppi che si sfidano, vuoi perché ogni singolo cittadino – una volta stabilite le opere da riprodurre - può aspettarsi di essere reclutato come figurante per la sua rassomiglianza con il soggetto da rappresentare, vuoi perché ognuno sostiene anche solo moralmente il gruppo che sente più vicino. L’evento, infatti, è sempre stato organizzato come una gara per la realizzazione del quadro più bello, con tanto di comitato scientifico e di giuria. Solo nel 2015, constatato il livello di perfezione raggiunto dai gruppi in gara, ormai tale da rendere pressoché impossibile la designazione di un solo vincitore, il giovane assessore alla cultura e all’istruzione Angelo Summa ha sperimentato per la prima volta e con successo l’eliminazione della competizione a vantaggio di una più stretta collaborazione tra tutti i partecipanti. In occasione dell’evento, ormai fissato in agosto, la grande piazza “Aviglianesi nel mondo” si riempie all’inverosimile già con molto anticipo. In fondo alla piazza, intorno ai tre palchi chiusi da un sipario, la frenesia degli ultimi preparativi: truccatori, sarti, parrucchieri, figuranti perfettamente pettinati e truccati solo nella metà del volto che apparirà nel “quadro”, direttori artistici in fattiva agitazione … e già questo è uno spettacolo. Poi, quando si fa buio, tutto è pronto: il pubblico guarda muto verso i palchi, parte la musica, si alza il primo sipario: ci sono tre minuti di stupore attonito, poi si chiude; stessa procedura per il secondo, poi per il terzo sipario. Nove minuti in tutto. Una breve pausa, poi tutte e tre i “quadri” vengono scoperti contemporaneamente. Altri tre minuti e poi si chiude definitivamente. Nemmeno un quarto d’ora dunque per consumare un evento che si è preparato per mesi; un quarto d’ora, però, in cui grandi opere d’arte si fanno carne e vita in quella fissità perfetta di pose spesso al limite dell’equilibrio per mantenere le quali ci vuole allenamento, concentrazione e passione. Un quarto d’ora in cui si ha la sensazione che Giotto o il Guercino o il Ribera o il Caravaggio abbiano ridipinto sotto gli occhi stupefatti della piazza stracolma i propri capolavori, soffiandoci dentro per di più quello spirito vitale che consentirà poi alla Madonna assorta, al Cristo morto e agli angeli del coro di scendere tra la gente e mescolare la magia dell’arte all’intensa dolcezza dell’agosto lucano. Ed è proprio questa brevità che aggiunge fascino al tutto, il sentimento di un effimero afferrato per l’eternità della memoria di ognuno. Ed è la memoria, quella collettiva come quella personale, che gioca un ruolo fondamentale nella ricostruzione delle tappe di una tradizione finora così poco documentata. Bisogna affidarsi al ricordo dei cittadini più anziani per recuperare particolari che sarebbero altrimenti destinati all’oblio. Il signor Vito Sileo (classe 1928) ricorda in particolare i quadri plastici dell’anno 1946 ed una Deposizione rappresentata su tre quinte, di notevole somiglianza all’originale nonostante non fosse illuminata. Uno dei problemi del passato – egli ricorda- era proprio quello dell’illuminazione dei palchi, il che spesso vanificava tanto lavoro inficiando il risultato finale. Il 1946 fu un anno importante perché la tradizione dei Quadri Plastici
veniva ripristinata dopo i cinque anni di sospensione causati dalla seconda guerra mondiale; è per questo probabilmente che l’evento di quell’anno è rimasto così impresso nella mente di Vito Sileo. I quadri rappresentati furono quattro e per vederli tutti bisognava spostarsi perché la maggiore piazza del paese di allora –piazza Emanuele Gianturco- non era grande abbastanza per contenerli tutti allineati così come adesso avviene. Il quadro vincitore fu “L’incendio di Gerusalemme” che colpì la giuria forse soprattutto per le sue grandi dimensioni. In quell’epoca, infatti, pur mantenendo sempre un riferimento a motivi religiosi, le opere riprodotte non erano soltanto quadri famosi o, comunque, questi venivano spesso liberamente interpretati cosicché ingegno e fantasia dei gruppi finivano talvolta per prevalere sulla fedeltà al modello originale. Ciò che rimane impresso però nel ricordo collettivo, forse perché ad oggi la situazione non è molto cambiata, è l’estrema disponibilità e partecipazione di tutti i cittadini anche con contributi economici ( in passato raccolti durante le festività) e con prestazione di manodopera gratuita. Gli attuali amministratori della città, il Sindaco Vito Summa (classe 1968) e il già citato assessore Angelo Summa (classe 1980), hanno infatti entrambi tra i loro ricordi più vivi i racconti che da bambini ascoltavano in famiglia sull’impegno profuso dalle migliori maestranze dei diversi quartieri di Avigliano; l’evento dei Quadri Plastici era vissuto infatti come momento di celebrazione ed esaltazione della bravura degli artigiani locali i quali con orgoglio campanilistico si sfidavano per aggiudicare il premio al proprio rione. Il Sindaco ricorda peraltro la curiosità con cui da bambino aspettava di vedere quale dei suoi concittadini fosse stato scelto come figurante e quanta davvero fosse la somiglianza col soggetto del quadro; ripensa anche con soddisfazione all’epoca in cui, lui adolescente, ci fu un tentativo di apportare dei cambiamenti realizzando i quadri in modo più stilizzato; furono proprio i giovani – egli ricorda- che non apprezzarono il cambiamento e preferirono rimanere legati alla tradizione. Oggi da Sindaco, oltre a percepirne ancora tutta la suggestione, vede con chiarezza l’importanza di questo evento attraverso il quale i ragazzi conoscono l’importanza che nella loro città ha da sempre avuto l’artigianato artistico; i Quadri Plastici – ci dice- sono un elemento fortemente caratterizzante dell’identità della comunità aviglianese perché dietro di essi ci sono tradizioni, atteggiamenti, storie comuni; essi hanno potere di ricucire l’unità del paese con una condivisione che lega cittadini e amministratori in un’assenza di gerarchie: a qualunque titolo ci si impegni per la realizzazione dell’evento si diventa a pari livello protagonisti della storia della città. Nei ricordi d’infanzia di Angelo Summa, invece, particolarmente intensa resta l’emozione nel percepire la fissità dei figuranti e la meraviglia per quella immobilità recitante, così diversa dalla dinamicità degli attori, eppure al pari così comunicativa. Rimane anche la gioiosità di un momento fortemente aggregativo quando, con il gruppo dell’azione Cattolica, ci si preparava al tema scelto con una riflessione comunitaria sulle pagine del Vangelo, una lettura che aiutava ad entrare nello spirito della scena. Oggi anche lui, come amministratore, percepisce soprattutto il valore culturale di questa tradizione che si impegna ad esportare affinché diventi patrimonio nazionale e sia annoverato tra i fenomeni artistici più originali e rilevanti del nostro Paese. Ognuno degli abitanti di Avigliano, però, e chiunque abbia mai assistito all’evento dei Quadri Plastici, avrebbe un ricordo o un’emozione da raccontare come dono di una città e di una regione che ha tesori nel cuore ancora tutti da scoprire.
Molti sono i soggetti che nel corso degli anni si sono avvicendati nella realizzazione dell’evento. Se tuttavia i figuranti, per ovvie ragioni, cambiano ogni volta, da un po’ di tempo a questa parte, invece, sono gli stessi tre gruppi che lavorano all’allestimento dei Quadri Plastici e si contendono la soddisfazione della migliore messa in scena: il gruppo Aviliart, con la direzione artistica di Tonina Salvatore, il gruppo Basso La Terra, con la direzione artistica di Rocco Lacerenza, e il gruppo Spazio Ragazzi, con la direzione artistica di Francesco Bergamasco. Intorno ai direttori artistici si avvicendano costumisti, parrucchieri e truccatori di particolare perizia. I costumi sono spesso cuciti a mano e realizzati a telaio secondo la più antica tradizione aviglianese. Avigliano è un comune della Basilicata di circa 12.000 abitanti, distante una ventina di chilometri dal capoluogo; situato a 800 metri sul livello del mare, supera però i 1200 metri con il suo monte più famoso, il Monte Carmine, legato al culto della Madonna e sede di un importante santuario. Particolarmente noto per la floridità del suo artigianato e per l’intraprendenza dei suoi cittadini, il centro lucano, cui è stato conferito il titolo araldico di Città il 27 dicembre del 1991, è testimoniato per la prima volta in un documento del 1127. Nel suo territorio ricade anche la frazione di Lagopesole con il suo straordinario castello ancora intatto fatto costruire da Federico II e destinato dall’imperatore ai suoi soggiorni estivi e alla caccia. Ricca tanto di monumenti e di storia quanto di una lunga e varia tradizione folcloristica e culinaria, la città ha dato i natali ad intellettuali e artisti tra i quali va ricordato il giurista Emanuele Gianturco che nel 1889, a soli 39 anni, fu Ministro della Pubblica Istruzione.
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