A R T U R O C A R L O Q U I N TAVA L L E
GI A N N I P E Z Z A N I
O M B R E / S H A D O W S
In copertina / Cover Viaggio senza ritorno [1978] Pubblicata nell’annuario di / published in Time Life Photography Year, 1981
Design Katia Verzelloni Redazione / Copy editor Anna Albano Traduzione / Translation Eleonora Capra Sylvia Notini First published in Italy in 2013 by Skira Editore S.p.A. Palazzo Casati Stampa via Torino 61 20123 Milano Italy www.skira.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore
© 2013 Gianni Pezzani © 2013 Gli autori per i testi / The authors for their texts © 2013 Skira editore, Milano Tutti i diritti riservati All rights reserved under international copyright conventions. No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without permission in writing from the publisher. Printed and bound in Italy. First edition
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Si ringraziano / Thanks to Massimo Alba Cosmoproject, Parma – Italy Caruso, Milano Silvia Quagliotti - Quagliotti S.p.a., Chieri (Torino) Federazione Italiana della Caccia, Roma Transfer Oil S.p.a., Colorno (Parma) Junji Kaneko - Stockman Co. Ltd, Tokyo Simonini Prosciutti - Simonini Vittorio S.p.a. Castrignano, Langhirano (Parma) Studio Amati - architettura arredamento art-design Colorno (Parma) Prosciuttificio Ghirardi Onesto S.p.a., Langhirano (Parma) San Nicola Prosciuttificio del Sole S.p.a., Corniglio (Parma) Wave Photogallery, Brescia
ISBN: 978-88-572-2176-2
e inoltre / and also
Finito di stampare nel mese di novembre 2013 a cura di Skira, Ginevra-Milano Printed in Italy
Studio Da Pozzo, Milano Fotolito Farini, Milano
SO M M AR IO / CONTENTS
7 29
Arturo Carlo Quintavalle G I A NNI PEZZANI, OMB R E Arturo Carlo Quintavalle G I A NNI PEZZANI, SHADOWS
49
MARGINI / EDGES
65
CUCINA DELLA MAMMA SOSPESA NELLA NOTTE / MY MOTHER’S KITCHEN SUSPENDED IN THE NIGHT
73
Matteo Bonazzi D I U NO SPETTACOLO SENZA SPET TAT OR E
76
Matteo Bonazzi O F A SHOW WIT HOUT A SPECTAT OR
79
PISA & USA
91
A.G. Pinketts F E NO MENOLOGIA DI UN GIO R NO D E L L A VITA DI UN CER TO VA SCO
93 HUMUS 123
AL DI QUA DELL'ARGINE / THE SIDE OF THE RIVER BANK
141
MILANO NOTTE / MILAN AT NIGHT
142 Brian NOVEMB R E 144 Brian NOVEMB ER 173
NIPPON NIGHT
189
Lanfranco Colombo PER GIANN I PEZZA N I
190
Lanfranco Colombo T O GIAN NI PEZZAN I
191
Renato Corsini ON T H E R OAD
193
Renato Corsini ON T H E R OAD
195
Roberto “Freak” Antoni
196 Biografia 197 Biography 198 Principali esposizioni / Main exhibitions 198 Pubblicazioni / Publications
7
Arturo Carlo Quintavalle
G I A NN I PEZZANI, OMB R E
1. UNA LUNGA STORIA FRA L’ITALIA E L’ORIENTE
Voglio fare una premessa. Gianni Pezzani è sulla scena della più avanzata e stimolante ricerca fotografica dalla ultima parte degli anni settanta, dunque sono passati, da allora, oltre quarant’anni ed è dal 1978 che io stesso lo conosco. È persino singolare che un fotografo come lui non abbia ancora avuta una significativa monografia, un testo che permetta di comprenderne le origini, le ricerche, le attenzioni alla produzione di altri fotografi contemporanei o del passato. Proprio per Pezzani questa ricerca è resa più difficile, infatti in questo volume mancano venti e più anni di fotografia, e non perché Pezzani non abbia scattato immagini, ma perché, in decenni di soggiorno all’estero, dal Giappone alla Indonesia, disegnando stoffe, gioielli, scattando foto per la moda e della moda, tutto quell’enorme materiale è andato in parte disperso. Pezzani dunque sceglie qui di proporre le immagini più avanzate della sua ricerca, ma io sono certo che, in futuro, queste saranno integrate dall’insieme della sua opera, schizzi, disegni compiuti, progetti, e ancora immagini della moda, un versante appunto sconosciuto ma, a mio vedere, non meno importante del percorso del fotografo. Vi sono una serie di scoperte sul piano tecnico che sono solo la superficie, l’aspetto più evidente della ricerca di Pezzani, che ha inventato un modo diverso di pensare i
luoghi delle sue origini, le terre della piana del Po, la Bassa, per trasformarle da luoghi contemplati in spazi diversi, misteriosi. Come egli abbia fatto, e come abbia poi trasferito queste iniziali scoperte nelle ricerche degli anni seguenti e fino a quelle dell’ultimo decennio, è la storia di questo libro, è la storia che intendo raccontare. “Nella Bassa viaggio sempre in bicicletta o in macchina, passo davanti a queste case dove manca totalmente la vita, cerco di rendere questo vuoto, e questa emozione. C’è sempre un aspetto di sogno in queste immagini, per esempio i cieli mossi dietro queste fotografie nascondono forse anche un senso di paura di fronte alle costruzioni vuote”. Così, con le parole di Gianni Pezzani, iniziavo una pagina di introduzione alle sue immagini nel 1979 (Enciclopedia pratica per fotografare, Fabbri, Milano). E nel 2000, in un volume sulle sue fotografie esposte alla Magnani Rocca (Parma), sempre a proposito di questo tema della Bassa, della pianura padana verso il Po fra Viadana e Casalmaggiore, scrivevo: “E questi interventi sulle forme e sui colori, questo rappresentare in modo antagonista e fuori del mito la campagna, questa idea di costruire una Bassa ostile, nemica, una Bassa violenta e pungente, intensa e assai poco lirica, questa idea che va contro ogni sorta di narrazione poetica, di mitologie da filmati televisivi, per non parlare della retorica delle foto amatoriali, tutto questo appartiene a un versante della personalità di Pezzani che forse lui stes-
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so dovrà riscoprire. Un amore profondo e un rifiuto”. Ho voluto cominciare queste pagine affrontando uno dei temi che più colpisce nella esperienza iniziale di Pezzani, il suo rapporto con il Po, il suo rapporto con quella striscia di pianura che muove dalle colline più basse degli Appennini e arriva fino al fiume. Ma Pezzani non riprende i pioppeti oppure le lanche lungo le rive, e neppure i volti dei pochi contadini che già negli anni a fine 1970 erano testimonianza di un passato sempre più lontano, Pezzani non evoca Paul Strand, e neppure Zavattini, e tantomeno le altre mitologie del grande fiume, Pezzani invece è ossessionato fin dagli inizi da un vuoto, da una assenza, e questo vuoto, questa assenza, che è anche e sempre segno di grande solitudine, li trasferisce nelle immagini. Il punto da chiarire quindi è proprio questo, come Pezzani abbia cominciato la ricerca, come abbia scoperto, perché di questo si tratta, il suo paesaggio, un paesaggio profondamente mentale, un paesaggio che dialoga con la fotografia contemporanea, sopra tutto quella statunitense, e come man mano, scoperta una grafia, una scrittura, che è insieme un modo per trasferire ossessioni, memorie, desideri nelle immagini, abbia alla fine proseguito ritrovando non più solo nella Bassa, ma nelle città, da Milano a Tokyo, o ancora nei boschi e un poco ovunque, quelle stesse immagini, quelle stesse forme ritornanti, quegli stessi colori, quelle stesse tonalità nuove che con la fotografia sembrano aver poco a vedere e molto invece con la pittura, ad esempio con le vedute del Seicento olandese, oppure con le incisioni di Rembrandt sopra tutto negli ”stati” più densi, più scuri, e GIANNI PEZZANI, OMBRE
poi ancora con la pittura moderna della alienazione, come anche si potrebbe dire, con Giorgio de Chirico e con le sue stesse fonti, con Arnold Böcklin, ma anche coi pittori a Monaco attorno a Von Stuck che tanto hanno interessato sia De Chirico che il primo Klee. Così, per seguire la storia di Gianni Pezzani, dobbiamo scoprire le sue origini e mi varrò qui di quello che lui stesso mi ha raccontato di recente in una lunga conversazione della quale riporterò, qua e là, alcune parti. Dunque le origini, che vanno indietro fino alle medie. “Le prime foto le ho iniziate a fare ai miei compagni di scuola alle medie inferiori… la domenica mattina veniva il fotografo Corradi a Colorno, molto bravo, e me le sviluppava. Erano negativi 6x6 e la macchina era una Ferrania a fuoco fisso, qualche negativo mi è rimasto. Erano gli anni attorno al 1964-65. Il nostro bidello si era costruito un ingranditore e, nello sgabuzzino del corridoio della scuola, una camera oscura, io ero molto incuriosito dalla luce rossa che usciva. Ho poi frequentato il gruppo fotografico di Colorno dove tutti erano più vecchi di me, ma andavo solo a curiosare. Poi quando mi sono iscritto alla università a Firenze, ho preso un appartamento con un abruzzese che faceva architettura e che aveva l’ingranditore e sviluppava le foto, aveva una Zenza Bronica, una macchina importante, e mi ha insegnato lo sviluppo dei negativi, la pulizia e la cura dello sviluppo; da quel momento, nel 1971-72, ho iniziato a fare sperimentazione, a fotografare seriamente. Dopo mi sono costruito a Colorno, a casa di mio padre, nel sottotetto, una camera scura, mi sono comprato un ingrandito-
Viaggio senza ritorno [1978]
Mouches Ă lire Margine [2009]
MARGINI EDGES
Mulino del Fagiolo [Pavarara, 1978]
Casa dell'erba [1979]
Milanino [Colorno, 1978]
La Casa del va e vieni [Colorno, 1978]
Fienile del Prete [Colorno, 1977]
Cantinone [Gainago, 1979]
Statale 10 [1977]
Gainago [1978]
Ingresso [1982]
Moka [1982]
Pisa dalla Torre [1981]
Piazza dei Miracoli [1981]
New York [1982]
Graffiti [New York, 1982]
Dallas [1982]
Brooks Brothers [New York, 1982]
Grande faggio [Monte Caio, 2006]
Amanita Muscaria [Monte Penna, 2006]
Masso erratico [2005]
Lepus [2005]
Alba sulla strada [2005]
Radice nera [2005]
Humus [2012]
Massi erratici [Val Parma, 2012]
Bosco di Setterone [2012]
Masso erratico di Setterone [2012]
Argine maestro [2009]
La fumara [Fiume Po, 2008]
Le sorgenti del canale Lorno [2008]
La Parma morta [2009]
Umegauka Shogatsu [Tokyo, 2011]
Kamakura Ogawaken [2011]
Torrechiara [2011]