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WUNDERKAMMER Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi
uesto volume e la mostra che lo accompagna vogliono estendere e rinnovare le ricerche intorno all’universo delle Wunderkammern, le “camere delle meraviglie” di epoca tardo-rinascimentale e barocca che la studiosa italiana Adalgisa Lugli aveva rilanciato negli anni Ottanta a livello internazionale come capitolo fondamentale della storia dell’arte, del collezionismo, della scienza. Il termine Wunderkammer va oggi di moda, non soltanto quando riguarda oggetti singoli, ma anche e soprattutto quando viene a connotare ambienti e stanze, stipi e credenze, scatole, armadi e atelier. Nel volume vengono rintracciate le matrici fondamentali che hanno caratterizzato storicamente le Wunderkammern, esplorandone mutamenti e declinazioni nel tempo fino alla contemporaneità. Puntando l’attenzione su tre grandi protagonisti del collezionismo enciclopedico italiano, Ulisse Aldrovandi (Bologna 1522-1605), Manfredo Settala (Milano 1600-1680), e Ferdinando Cospi (Bologna 1606-1686), si è voluto individuare un filo rosso che attraversa il Sette e l’Ottocento, con un affondo su Gian Giacomo Poldi Pezzoli (Milano 1822-1879). Infine, un percorso critico che muove dal surrealismo e giunge ai nostri giorni, proponendo un florilegio di opere più recenti, invita a un gioco di processi visivi associativi e di pensiero sull’oggi: nell’era dell’iperconnettività e dell’ipersaturazione di immagini si può ravvisare un bisogno disperato di ritorno alla meraviglia e alla natura proprio attraverso l’arte.
WUNDER KAMMER Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi
Mazzotta Skira
€ 35,00
WUNDER
KAMMER Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi a cura di Lavinia Galli Michero Martina Mazzotta
I collezionisti: Ulisse Aldrovandi, Ferdinando Cospi, Manfredo Settala
Frans Francken II il Giovane, Gabinetto d’amatore con “asini iconoclasti”, cat. 15 (particolare).
1. Agostino Carracci, Ritratto di Ulisse Aldrovandi, 1590 circa. Olio su tela, 79 x 62 cm. Bergamo, Accademia Carrara.
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2. Anonimo, Hirundo Piscis Rondeletij, seconda metĂ del XVI secolo. Foglio del Codice degli animali di Ulisse Aldrovandi, vol. IV. Tempera e acquerello su carta, inchiostro nero (didascalie), 45,5 x 36,5 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
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3. Ulisse Aldrovandi, De piscibus libri V. et de cetis lib. Unus..., 1613. Volume a stampa, 36 x 27 cm. Milano, Fondazione Antonio Mazzotta.
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4. Ulisse Aldrovandi, Monstrorum Historia..., 1642. Volume a stampa, 36 x 27 cm. Milano, Fondazione Antonio Mazzotta.
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5. Cristoforo Lederlein detto Coriolano, Matrice xilografica di pesce rondine. Legno di pero, 19 x 30 x 2 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
6. Cristoforo Lederlein detto Coriolano, Matrice xilografica di Draco etiopicus. Legno di pero, 17,5 x 30,5 x 2 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
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7. Adriaen Haelwegh, da Justus Sustermans, Ritratto di Ferdinando Cospi, 1674 circa. Incisione a bulino e acquaforte, 26,2 x 19,5 cm. Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco.
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8. Giuseppe Maria Mitelli, Veduta del Museo Cospiano, in Lorenzo Legati, Museo Cospiano annesso a quello del famoso Ulisse Aldrovandi..., 1677. Incisione all’acquaforte, 32 x 48 cm. Milano, Fondazione Antonio Mazzotta.
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9. Jacopo Maria Tosi, Testacei, cioe nicchi chioccioe e conchiglie di piu spezie con le piante marine &c..., 1683. Cc. 3v-4r. Matita, tempera e acquerello su carta, 43,5 x 30,5 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
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Naturalia: tra magia e scienza Giorgio Bardelli
Ramo di corallo rosso, cat. 21 (particolare).
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In questo contesto di trasformazione culturale, con il progressivo abbandono della fiducia assoluta nei testi classici, anche gli studi naturalistici risentirono dunque del nuovo metodo basato sulla verifica sperimentale, introdotto da Galileo Galilei nel campo della fisica e divenuto il fondamento della scienza moderna. Tornando al caso dell’unicorno, lo studioso svedese Olao Magno fornì nel 1555 una prima descrizione del monocerote, “monstro marino, il quale ha nel fronte un grandissimo corno”. Nel 1638 il danese Olao Worm dimostrò che il corno spiralato tanto ricercato e presente nelle migliori collezioni di nobili e studiosi era in realtà un enorme dente, la zanna del narvalo (Monodon monoceros), un cetaceo tipico dei mari artici. Applicando il metodo sperimentale, Worm volle anche verificarne le proprietà di antiveleno, intossicando appositamente alcuni animali e tentando poi di curarli con medicamenti ricavati dalla zanna del mammifero marino. I progressi delle scienze naturali e l’abbandono dei riferimenti classici furono favoriti anche dall’invenzione di strumenti come il cannocchiale e il microscopio: quest’ultimo rendeva accessibili ai naturalisti nuovi vasti campi di indagine, ricchi di sorprese e del tutto ignorati dagli antichi. Le necessità di studio dal vero favorirono la formazione di collezioni scientifiche, con la contemporanea messa a punto di tecniche di preparazione e conservazione nel tempo di piante e animali. Nacquero così gli erbari intesi come raccolte di vere piante disseccate, non più soltanto come volumi illustrati da disegni spesso ricchi di elementi di fantasia. In campo zoologico si sviluppò la tassidermia, che si avvaleva dei procedimenti di lavorazione delle pelli. Ancora oggi animali tassidermizzati ed erbari costituiscono gran parte dell’insostituibile patrimonio scientifico, di fondamentale utilità per la ricerca, dei moderni musei di storia naturale. Tuttavia, dato un certo ritardo metodologico delle discipline naturalistiche rispetto alla fisica, nelle Wunderkammern cinque-seicentesche
Tra il XV e il XVI secolo si verificò in Europa un autentico terremoto culturale. La scoperta e l’esplorazione di terre ancora sconosciute in America, in Estremo Oriente e nell’Africa a sud del Sahara ebbero notevolissime ripercussioni su ogni ambito del sapere, a iniziare dalla conoscenza del mondo naturale. Fino al Cinquecento il lavoro dei naturalisti consisteva soprattutto nell’identificare e illustrare piante, animali e minerali sulla base delle descrizioni degli antichi autori classici, come Dioscoride o Aristotele. Tuttavia la scarsità delle conoscenze disponibili favoriva l’utilizzo di qualunque fonte di informazioni, comprese opere letterarie, mitologiche e leggende. Ad esempio, nel Cinquecento l’unicorno, descritto quasi duemila anni prima dal greco Ctesia come un animale simile a un cavallo ma dotato di un grande corno sulla fronte, era ritenuto realmente esistente, sia sulla base dei testi antichi sia grazie a esemplari di corno effettivamente reperibili. Di numerose piante venivano descritte le proprietà medicinali, in molti casi attribuite soltanto in virtù di una somiglianza morfologica delle strutture vegetali, come foglie o radici, a parti del corpo umano. Analogamente, anche reperti di origine animale erano ritenuti portatori di virtù terapeutiche se non magiche: il corno dell’unicorno era considerato un potente antiveleno, qualità che, insieme con la sua rarità, lo rendeva un desiderato oggetto di valore. Le scoperte geografiche compiute tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento portarono a conoscenza degli studiosi europei numerosi animali e vegetali esotici, che non trovavano riscontro nelle descrizioni degli autori classici e il cui studio poteva essere compiuto soltanto tramite l’osservazione diretta. Divenne sempre più evidente che le nozioni tramandate dall’antichità non potevano fornire spiegazioni sulle molte novità scoperte nell’esplorazione delle nuove terre. L’osservazione diretta divenne, nel tempo, un metodo sempre più utilizzato anche per approfondire e verificare le conoscenze di animali, piante e minerali già noti in Europa. 79
il contenuto scientifico delle collezioni naturalistiche non era ancora disgiunto dall’aspetto artistico ed estetico, con ampio spazio per il gusto dell’insolito, del bizzarro e del fantastico. L’interesse per i reperti naturalistici era in buona misura stimolato da ciò che appariva anomalo, fuori dall’ordinario e mostruoso, come le malformazioni, i gemelli siamesi o l’apparente esistenza di strani incroci tra esseri umani, animali e vegetali, ad esempio le sirene. In tal modo nel mondo del collezionismo dei reperti naturalistici trovava spazio la diffusione di esemplari stravaganti, spesso falsi, fabbricati ad arte assemblando tra loro parti di animali differenti o alterandone artificiosamente le sembianze. Tra i cultori delle discipline naturalistiche non è mai del tutto scomparsa l’attrazione per l’insolito, che ai nostri giorni trova anzi nuovi e ampi spazi nei più moderni mezzi di comunicazione. Nell’ambito strettamente scientifico, anche se unicorni e sirene sono scomparsi dai testi di zoologia, le prime motivazioni del lavoro del naturalista rimangono comunque il senso di meraviglia e il piacere della scoperta, di fronte a una realtà naturale ancora in gran parte da studiare e le cui sorprese travalicano di molto la portata della fantasia umana.
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16. Coppia di lastre di pietra paesina, con cornice in ebano, XVII secolo. 46 x 27 cm, 46 x 26 cm. Collezione Koelliker.
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17. Lastra calcarea con dendriti, in cornice lignea, XVII secolo. 16,4 x 12,3 cm, 16,5 x 11,5 cm. Milano, Biblioteca Ambrosiana.
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18. Vedovamazzei, Senza titolo, 2013. Penne e matita su carta, 30 x 21 x 16,5 cm. ProprietĂ Vedovamazzei.
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19. Dente fossile di Carcharodon megalodon, probabilmente Miocene, XVI secolo. 12 x 9 x 3,5 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
21. Ramo di corallo rosso (Corallium rubrum), XVII-XVIII secolo. Corallo, bronzo scolpito, marmi policromi, 46 x 16 x 38 cm. Collezione Koelliker.
20. Matrice xilografica di dente fossile di Carcharodon megalodon, XVI secolo. 23 x 15 x 2 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
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22. Coppia di valve di mollusco bivalve (Spondylus princeps), XVII secolo. 8 x 5 x 15 cm, 8 x 5 x 15 cm. Milano, Biblioteca Ambrosiana.
23. Madrepora (Acropora sp.), XVII secolo. 25 x 13 x 27 cm. Milano, Biblioteca Ambrosiana.
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24. Pesce istrice (Diodon hystrix), XVI secolo. 49 x 35 x 36 cm. Bologna, Biblioteca Universitaria.
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25. Coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus), XVII secolo. 134 x 39 x 23 cm. Milano, Biblioteca Ambrosiana.
26. Giovane coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus), XVII secolo. 52 x 6,5 cm. Bologna, Museo Civico Medievale.
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30. Cranio umano con corallo rosso, XVII secolo (?). 18,1 x 13, 4 cm, alt. auricolobregmatica 10,9 cm. Pisa, Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa, Certosa di Calci.
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31. Claudio Costa, Il Re e la Regina, 1992-1993. Cranio umano, cranio di Zinjanthropus ricostruito, favo di calabroni, isolatore elettrico, acqua, cervello in cera, bacheca in vetro, piedistalli in ferro, tecnica mista, 155,5 x 27 x 31 cm cad. Collezione Francesca e Massimo Valsecchi.
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32. Versatoio. Montatura: Lisbona (?), fine del XVI secolo. Cocco delle Seychelles e argento dorato e inciso, 39 x 37 x 18 cm. Modena, Galleria Estense.
33. “Corno di unicorno� sostenuto da teste di ariete. Scultore romano, 1660-1670. Legno intagliato, scolpito e dorato; zanna d’avorio 137 x 79 x 56,5 cm. Bologna, Museo Civico Medievale.
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