NarrativaSkira
Il libro
“Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni. In ogni Paese della sconfinata Europa, in ogni città, via, casa, stanza, il respiro quieto e sopito è più corto, agitato; come in un’unica notte d’estate afosa e soffocante, questo nostro tempo arroventato incendia le notti e confonde i sensi. Quanti, da ambo le parti, solevano scivolare dolcemente dalla sera alla mattina nella nera barchetta del sonno – pavesata di variopinti sogni sventolanti – ora, di notte, ascoltano gli orologi camminare, camminare senza posa lungo la terrificante via da luce a luce, e si sentono consumare e rodere dentro senza tregua dal tarlo delle preoccupazioni e dei pensieri, fino a quando il cuore non si affligge e si ammala. Ora l’umanità tutta è agitata, di notte come di giorno, un impellente, spaventoso stato di veglia sfavilla tra i sensi eccitati di milioni di persone, il destino penetra invisibile dalle migliaia di finestre e porte, e scaccia il sopore, scaccia l’oblio da ogni giaciglio. Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni.”
L’autore
Stefan Zweig (1881-1942), scrittore, giornalista, drammaturgo e poeta austriaco naturalizzato britannico, è stato uno degli scrittori più noti del Novecento: tra i suoi titoli più famosi ricordiamo Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo (Mondadori, 1994), La novella degli scacchi (Garzanti, 2004), Magellano (BUR, 2006), Paura (Adelphi, 2011). In fuga dalle leggi razziali, si esiliò in Brasile nel 1940 e vi si suicidò, insieme alla seconda moglie, nel 1942. Di lui Skira ha pubblicato Il candelabro sepolto (2013).
Stefan Zweig
Il mondo senza sonno
Copertina André Kertész, Square la nuit, Paris Parigi, Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / Bertrand Prévost Questo e-book contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’autore e dell’editore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche. Traduzione Leonella Basiglini Prima edizione digitale, giugno 2014 Prima edizione nella collana NarrativaSkira, maggio 2014 ISBN 978-88-572-2546-3 © 2014 Skira editore www.skira.net
Il mondo senza sonno
Il mondo senza sonno
Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni. In ogni Paese della sconfinata Europa, in ogni città, via, casa, stanza, il respiro quieto e sopito è più corto, agitato; come in un’unica notte d’estate afosa e soffocante, questo nostro tempo arroventato incendia le notti e confonde i sensi. Quanti, da ambo le parti, solevano scivolare dolcemente dalla sera alla mattina nella nera barchetta del sonno – pavesata di variopinti sogni sventolanti – ora, di notte, ascoltano gli orologi camminare, camminare senza posa lungo la terrificante via da luce a luce, e si sentono consumare e rodere dentro senza tregua dal tarlo delle preoccupazioni e dei pensieri, fino a quando il cuore non si affligge e si ammala. Ora l’umanità tutta è agitata, di notte come di giorno, un impellente, spaventoso stato di veglia sfavilla tra i sensi eccitati di milioni di persone, il destino penetra invisibile dalle migliaia di finestre e porte, e scaccia il sopore, scaccia l’oblio da ogni giaciglio. Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni. 9
Nessuno ormai è solo con se stesso e il proprio destino, ognuno scruta l’orizzonte. Di notte, nell’ora in cui è coricato, solo e sveglio nella casa protetta e sprangata, il suo pensiero vola ad amici e a terre lontane: forse, a quella stessa ora, si compie parte del suo destino, un attacco della cavalleria a un villaggio galiziano, un assalto per mare, le cose che, proprio in quell’attimo, avvengono a migliaia, e a mille miglia di distanza, toccano la sua vita. E l’anima lo sa, si dilata, desidera, presagendo, anelando a coglierne una parte, l’aria si incendia di desideri e preghiere che volano da un capo all’altro del mondo. Mille volte tanto vaga senza posa il pensiero, dalle città mute ai fuochi di campo, dall’avamposto solitario alla patria, sospesi e invisibili fili d’amore e d’apprensione uniscono i vicini ai lontani, una tela di sentimenti infinita intreccia ogni notte e ogni giorno il mondo. Quante parole bisbigliate, quante preghiere rivolte a una stanza indifferente, quanto amore nostalgico vibra a ogni ora della notte! L’aria non fa che tremare per via di onde misteriose alle quali la scienza non sa dare nome e per cui non c’è sismografo che possa misurare le vibrazioni: ma chi è in grado di dire se siano del tutto impotenti, questi desideri, se anche l’ardente e straordinaria volontà che giunge dagli abissi dell’anima non si propaghi fino a terre lontane, come le vibrazioni di un suono e di un guizzo elettrico? Là dove un tempo era il sonno, sosta incorporea, ora c’è 10
istinto immaginifico: tra le tenebre della notte l’anima si sforza continuamente di vedere coloro che sono lontani, i suoi cari, e nella propria fantasia ognuno sperimenta una sorte molteplice. A migliaia, i ragionamenti scavano nel sonno, e il suo edificio vacillante continua a crollare, mentre il buio fecondo di immagini si inarca vuoto sopra colui che è solo. Sentinelle della notte, le persone ora sono anche sentinelle del giorno: nelle più semplici che incrociamo, in ore simili è presente la forza viva dell’oratore, del poeta, del profeta, la realtà con la sua mostruosa pressione spreme fuori, per così dire, il mistero più grande dell’essere umano, ognuno è potenziato nella sua vitalità. Come là, sui campi, in semplici contadini che per una vita intera hanno coltivato la terra nella serenità e nella pace, di colpo, nell’ora del fervore si accendono l’eroismo e l’ardore, così qui in persone altrimenti confuse e tristi arde la capacità visionaria; ognuno, nella contemplazione interiore, sperimenta ben al di là della comune sfera esistenziale, e colui che è solito guardare solo al lavoro quotidiano, ora coglie in ogni notizia una realtà e un’immagine animate. Tormentati da preoccupazioni e visioni gli esseri umani non fanno che sondare lo sterile terreno della notte, e quando finalmente cadono nel sonno fanno sogni inconsueti. Più bollente, infatti, scorre il sangue nelle loro vene, e l’afa fa fiorire piante tropicali di terrore e d’apprensione, sogni da cui sono felici di destarsi e di 11
sapere che erano incubi vani, e che soltanto il più orribile dei sogni umani è spaventosa verità: la guerra di tutti contro tutti. Ora i più pacifici sognano battaglie, nel sonno colonne di soldati danno l’assalto e cadono, all’eco dei cannoni il sangue freme nell’incertezza. E se sussultano per lo spavento, anche da svegli sentono il fragore dei carri tonanti, lo stridio degli zoccoli. Tendono l’orecchio, si affacciano alla finestra: e per le strade desolate sfilano davvero, in lunghi ranghi, carri e destrieri. Qualche soldato conduce per la cavezza uno stuolo di cavalli, avanzano pazienti con passo lento, pesante e sonante sul chiassoso selciato. Anche loro, che di notte altrimenti riposerebbero tranquilli dal lavoro nelle calde scuderie, anche gli animali sono privati del consueto sonno, i traini pacifici sono staccati, i fraterni spaiati. Dai vagoni nelle stazioni sale il muggito delle mucche, le pazienti mucche; dai caldi, teneri pascoli estivi vengono portate in terre sconosciute, per quanto apatiche siano, persino il loro sopore è turbato. E i treni attraversano la natura addormentata: anch’essa sussulta per l’agitazione degli uomini, schiere di cavalieri galoppano di notte tra i campi che da sempre trovavano riposo nel buio, sopra la superficie nera del mare l’alone di fari abbaglia migliaia di punti, più luminoso della luna, più accecante del sole, e persino al di sotto, le tenebre sono stanate nell’acqua da sommergibili a caccia di pre12
de. Tra le montagne silenti risuona l’eco degli spari, tanto che gli uccelli sobbalzano dai nidi, ormai non c’è luogo che assicuri il sonno, e persino l’etere, eternamente incontaminato, è solcato dalla fretta assassina degli aeroplani, le comete foriere di sventura del nostro tempo. Nulla, nulla può trovare pace e riposo in giorni simili, l’umanità ha trascinato nella sua battaglia assassina gli animali e la natura. Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni. Ma continuiamo a pensare alla vastità del tempo e al fatto che, ciò che accade adesso, non ha esempi nella storia per cui valga la pena di essere insonni e restare svegli, eternamente svegli. Mai, da quando è stato creato, il mondo si è agitato tanto nel suo complesso, mai si è eccitato tanto nella sua comunanza. Una guerra, finora, era sempre stata un’infiammazione isolata nell’enorme organismo dell’umanità, un arto purulento che veniva cauterizzato fino alla guarigione, mentre tutti gli altri mantenevano liberi e spediti le loro funzioni vitali. C’è sempre stato chi rimaneva estraneo, ci sono sempre stati villaggi non raggiunti dalla notizia di quell’eccitazione, che dividevano placidamente la vita in giorno e notte, lavoro e riposo. Ci sono sempre stati sonno e quiete, persone che si ridestavano ridendo all’alba e dormivano sonni senza sogni. Ora però l’umanità, di pari passo con le terre conquistate, ha un legame più stretto, ora la febbre scuote tutto il suo organi13
smo, il terrore il cosmo intero. Non c’è officina in Europa, non c’è fattoria sperduta, né borgo nel bosco a cui non sia stato strappato un uomo perché prenda parte al combattimento, e ognuna di queste persone rimane a sua volta legata all’altra tramite i fili dei sentimenti, e persino la più umile emana dal proprio essere talmente tanto calore che, alla scomparsa, il freddo, la solitudine e il vuoto aumentano. Ogni destino genera da sé un altro destino, piccoli cerchi che si allargano come onde nel mare del sentimento e si ingrandiscono, il legame straordinario e l’influenza sulla vita altrui fanno sì che nessuno, morendo, precipiti nel vuoto: ognuno trascina con sé qualcosa dell’altro. Occhi in cerca di altri occhi, ed è tanto guardare e desiderare, moltiplicato per milioni e intrecciato con la sorte di intere nazioni, a generare ora l’inquietudine del mondo intero. L’umanità tutta sta in ascolto e, grazie al miracolo della tecnica, riceve in contemporanea la medesima risposta. Le navi si trasmettono messaggi superando onde infinite, pochi minuti e dalle torri delle radio di Nauen e Parigi la notizia schizza nelle colonie dell’Africa occidentale e sul lago Ciad, in India gli hindu leggono della decisione su fogli di canapa intrecciata alla stessa ora dei cinesi sulla loro carta di seta… l’eccitazione si fa largo fino alle estreme terminazioni nervose dell’umanità scacciando una vita all’insegna dell’apatia. Ognuno, dalla finestra dei propri sensi, si guarda intorno alla ricerca 14
di un annuncio, succhia rassicurazioni dalle parole dei coraggiosi e timore dal dubbio degli avviliti. I profeti, i veri al pari dei falsi, riacquistano il potere sulle moltitudini che ormai non fanno che ascoltare, febbricitanti camminano e febbricitanti giacciono, giorno e notte, i lunghi giorni e le infinite notti di questo tempo che vale la pena di vivere da svegli. Questi giorni, infatti, non vogliono estranei, ed essere lontano dai campi di battaglia non significa esserne estromessi. Ora la vita di ognuno di noi è scossa in ogni suo punto, nessuno ha il diritto di dormire sereno nella mostruosità dell’eccitazione. Nazioni e popoli si trasformano, e anche noi ci trasformiamo con loro, non importa se la nostra volontà approva o rifiuta, ognuno è coinvolto in questo evento, nessuno è freddo in un mondo febbricitante. Non c’è indifferenza di fronte a realtà mutate, nessuno al giorno d’oggi è al sicuro sopra una roccia, a contemplare con un sorriso le onde che si agitano in basso: ognuno, consapevole o meno che sia, è trascinato dai flutti e non sa dove lo porteranno. Nessuno è in grado di fermarsi, poiché con il nostro sangue e il nostro spirito seguiamo la corrente di una nazione e qualsiasi accelerazione ci spinge alla deriva, qualsiasi arresto dei suoi battiti rallenta il ritmo della nostra stessa vita. Quando la febbre sarà diminuita, tutto acquisterà un valore nuovo ai nostri occhi, e ciò che adesso è simile sarà diverso. Le città tedesche: con quale 15
sentimento le guarderemo dopo questa lotta. E Parigi: quanto diversa, inconsueta apparirà ai nostri sensi! Lo so fin d’ora: dopo la pioggia di bombe tedesche sulla cittadella, non potrò più sedere con gli stessi amici, ospite nella stessa casa di Liegi con lo stesso sentimento; tra alcuni amici al di qua e al di là del confine calerà l’ombra dei caduti, che assorbirà il calore delle parole con il gelo del suo respiro. Noi tutti, da un giorno all’altro, saremo obbligati a cambiare modo di pensare per colpa di questo sterminato oggi, di cui percepiamo solo adesso la forza e solo nella paura, saremo obbligati ad approdare a una nuova forma di vita, guariti dalla febbre che adesso infuoca i nostri giorni e soffoca le nostre notti. Un’altra generazione si leva alle nostre spalle, i suoi sentimenti si sono temprati a questo fuoco, coloro che videro vittorie negli anni in cui noi scorgevamo solo ripiegamenti, tentennii e debolezza saranno diversi. La confusione di questi giorni genererà un ordine nuovo, la nostra principale preoccupazione dovrà essere obbedirgli e rispettarlo. Un ordine nuovo… perché la febbre insonne non può durare, l’irrequietezza, la speranza e l’attesa che la pace consumi fino in fondo i nostri giorni e le notti. Per quanto la distruzione sembri dilagare spaventosamente nel mondo sconvolto, essa tuttavia può ben poco contro la forza ancora più potente della vita che, all’indomani di ogni sforzo, strappa un momento di riposo per 16
ripresentarsi più forte e più bella. Una pace nuova – oh, come splendono lontane, tra la polvere e il fumo della polvere da sparo, le sue ali leggere! – riedificherà il vecchio ordine della vita, lavorare di giorno e riposare di notte, nelle stanze ora tenute sveglie a migliaia dalla paura e dall’agitazione tornerà la quiete, assieme alla calma del sonno, e le stelle pacifiche torneranno a contemplare una natura che emana beatitudine. Ciò che al momento ha ancora sembianze di paura, per sublime metamorfosi diventerà grandiosità; senz’ombra di rammarico, con nostalgia quasi, ripenseremo a queste notti eterne, quando una straordinaria dilatazione faceva sì che sentissimo nel nostro sangue il destino futuro, sulle nostre palpebre deste l’alito caldo del tempo. Solo colui che è passato attraverso la malattia conosce fino in fondo la gioia della guarigione, solo l’insonne la dolcezza del riconquistato sopore. Coloro che tornano a casa o che sono rimasti saranno più contenti della vita rispetto a coloro che se ne sono andati, con maggior serietà e autenticità ne apprezzeranno il valore e la bellezza, e quasi verrebbe da desiderare questa nuova condizione, se non fosse che le mattonelle del tempio della pace anche oggi, come ai tempi antichi, sono bagnate di sangue sacrificale e il rinnovato sonno beato del mondo è costato la vita a milioni di sue preziosissime creature.
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Nota
L’articolo Il mondo senza sonno (Die schlaflose Welt) fu pubblicato il 18 agosto 1914 sulla “Neue Freie Presse”. Il racconto Episodio sul lago di Ginevra (Episode am Genfer See), scritto nella primavera del 1918, fu pubblicato nel 1929 (Lipsia, Insel Verlag). Il racconto L’obbligo (Der Zwang), scritto nella primavera del 1918, fu pubblicato nel 1920 (Lipsia, Insel Verlag). L’articolo Ypres (Ypres) fu pubblicato il 16 settembre 1928 sul “Berliner Tageblatt”.
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