UN MARE DI STORIA

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INTRODUZIONE INTRO Montalto di Castro 4

Montalto occupa un pianoro difeso naturalmente e le caratteristiche geomorfologiche e le testimonianze archeologiche concorrono ad indicare un’origine etrusca dell’abitato in un punto nevralgico per il transito delle merci. Stabilire il periodo in cui sorse l’abitato non è semplice; mentre il Canina fa’ coincidere il sito di Montalto di Castro con la statio di Forum Aureli al miglio LXXI della via Aurelia, una leggenda parla di una sua fondazione nel corso V secolo, ad opera di abitanti in fuga da un centro costiero per le incursioni saracene, mentre un’altra, relativa ad un periodo successivo, vuole la costruzione di un castello fortificato da parte di Desiderio, re dei Longobardi. La prima menzione di Montalto come “Castrum Montis Alti” è in una bolla dell’853 di Papa Leone IV riferita alla contesa fra le diocesi di Viterbo e Tuscania per il controllo del porto situato alla foce del Fiora. Il paese fu in seguito coinvolto nelle guerre tra Corneto e Toscanella contro Roma e passò sotto il dominio di varie famiglie, Aldobrandeschi, Prefetti di Vico, Orsini, finché non fu incluso nelle castellanie della Chiesa. Nella struttura cittadina si possono individuare varie fasi di ampliamento del borgo originario con l’ultima, avvenuta alla fine del XIII secolo, il paese assunse l’attuale configurazione con l’inserimento nella cinta muraria, da parte degli Orsini, del Castello. Durante l’esilio del Papa da Avignone, conclusosi nel 1377, Montalto ed il suo territorio sono sottoposti a scorrerie che riducono la sua popolazione a 250 uomini. Nel 1421 il Papa Martino V con


INTRODUZIONE INTRO Montalto di Castro Montalto occupies a naturally defended plateau, and geomorphological features and archaeological evidence would appear to indicate an Etruscan origin of the town, in a strategic location for the transit of goods. To establish the period in which the town was built is not easy; while Canina indicates the site of Montalto di Castro with the statio Forum Aureli at the LXXI mile of the Via Aurelia, a legend speaks of its foundation during the fifth century, by people fleeing Saracen raids from a coastal center, while another legend, relative to a later period, claims a fortified castle built by Desiderio, King of the Lombards. The first mention of Montalto as “Castrum Montis Alti� is in a Bill of 853 by Pope Leo IV and refers to the dispute between the diocese of Viterbo and Tuscania, for control of the port located at the mouth of the Fiora. The town was then involved in the wars between Corneto and Toscanella against Rome and came under the rule of various families, Aldobrandeschi, Prefects of Vico, Orsini, until it was included in the possessions of the Church. In the town structure we can identify various stages of the expansion of the original village; the last took place in the late thirteenth century, and the town assumed its present configuration with the inclusion of the walls built around the Castle of the Orsini. During the exile of the Pope from Avignon, which ended in 1377, Montalto and its territory was subjected to raids that reduced its population to 250 men. In 1421 the Pope Martin V with a Bill, tried to encourage the repopulation of the country granting facilities to those who settled. In 1535, after meeting several lordships, Pope Paul III granted Montalto as a fief

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una Bolla, cercò di favorire il ripopolamento del paese concedendo facilitazioni a coloro che vi si fossero stabiliti. Nel 1535, dopo aver conosciuto varie signorie, Montalto fu concesso in feudo da Paolo III a Pier Luigi Farnese e da questi inglobato, due anni dopo, nel ducato di Castro e Ronciglione. Sotto i Farnese fu ristrutturata la cinta muraria ed il castello degli Orsini. Nel 1659, in seguito alla distruzione di Castro, Montalto fu nuovamente incamerato nel Patrimonio di San Pietro. Per lungo tempo il paese sopravvisse ad enormi difficoltà fra cui il flagello della malaria che rendeva queste terre particolarmente inospitali. Una sostanziale ripresa iniziò negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale e trovò compimento nel periodo che seguì al secondo Conflitto Mondiale con l’espropriazione dei grandi latifondi e le lottizzazioni dei terreni che, bonificati, permisero un rapido e fiorente sviluppo della cittadina tirrenica.


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to Pier Luigi Farnese, and incorporated, two years later, in the Duchy of Castro and Ronciglione. Under the Farnese the walls and the castle of the Orsini were rebuilt. In 1659, following the destruction of Castro, Montalto was again incorporated in the Patrimony of St. Peter. For a long time the town survived enormous challenges, including the scourge of malaria that made these lands particularly inhospitable. A substantial recovery began in the years immediately following the First World War and found fulfillment in the period following the second World War with the expropriation of large estates and subdivisions of reclaimed land, permitted a rapid and prosperous development of the Tyrrhenian town.



GLI EVENTI THE EVENTS


1 Gennaio January 1

Nell’ambito degli spettacoli del Teatro Lea Padovani di Montalto di Castro, il Concerto di Capodanno, realizzato da orchestre di fama nazionale ed internazionale. As part of the Lea Padovani Theater of Montalto di Castro, the New Year’s concert, performed by renowned national and international orchestras.

Gennaio: Sant’Antonio Abate January: Sant’Antonio Abate

La manifestazione prevede un corteo che raggiunge le piazze principali antistanti le chiese di Santa Croce e di San Giuseppe Operaio, dove vengono svolte le preghiere e la benedizione degli animali e dei loro padroni. La festa prosegue con la degustazione di prodotti tipici locali. The event includes a procession that reaches the main squares in front of the churches of the Holy Cross and St. Joseph the Worker, where prayers and the blessing of the animals and their owners are conducted. The festival continues with a tasting of local products.

9 Marzo: Festeggiamenti in onore dei Patroni SS. Quirino e Candido March 9: Celebrations in honor of Patrons Saints Quirino and Candido

Uno sguardo al passato, tra sacro e profano, la processione con in testa il carro con i buoi che trasporta i santi patroni Quirino e Candido, sono accompagnati dal corteo storico con gli abiti d’epoca, i cavalli, le contrade. L’appuntamento prosegue nella chiesa di Santa Maria Assunta per la solenne celebrazione eucaristica.


EVENTI EVENTS A look back on the past, between the sacred and the profane, the procession is led by an ox-driven cart carrying the patron saints Quirino and Candido, accompanying the parade are the people dressed in costumes of the times, horses, and the “Contrade”. The event continues with the solemn Eucharistic celebration in the church of Santa Maria Assunta.

Aprile: Festa della Madonna della Vittoria April: Feast of Our Lady of Victory

Festa della Madonna della Vittoria, le vie del paese sono ornate con infiorata e festeggiamenti. Feast of Our Lady of Victory, the village streets are adorned with floral displays and celebrations.

Aprile: “Maremma D’Amare” April: “Maremma D’Amare”

Montalto Marina: “Maremma d’Amare”, manifestazione fieristica accompagnata dall’esibizione dei Butteri. Da contorno, i produttori presentano soprattutto produzioni agro alimentari tipiche locali. Montalto Marina: “Maremma D’Amare” fair accompanied by the exhibition of the Butteri. As a part of the fair, manufacturers also display mainly typical local food.

1 Maggio: S. Giuseppe Operaio Pescia Romana May 1: St. Joseph the Worker Pescia Romana

Celebrazione della Santa Messa presso l’omonima chiesa sita a Borgo Nuovo seguita dalla processione per le vie del paese. Celebration of Mass at the church located in the New Village followed by a procession through the streets of the town.

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EVENTI EVENTS 3° Settimana di Maggio: Sagra dell’Asparago verde 12

3rd week of May: Festival of the green Asparagus

“L’ortaggio del Re” sarà protagonista di stand gastronomici , accompagnato da una serie di appuntamenti che strizzano l’occhio agli amanti della cultura, delle tradizioni e a chiunque voglia scoprire Montalto di Castro e la sua storia. “The vegetable of the King” will be the star of food stands, accompanied by a series of events that attract the lovers of culture, traditions and anyone who wants to discover Montalto di Castro and its history.

2° Settimana di Luglio: Sagra del Melone 2nd week of July: Melon Festival

Si prevedono stand gastronomici, artisti di strada, laboratori didattici, spazi ludici, musica, cabaret, mostra mercato e fuochi pirotecnici. Food stalls, street artists, workshops, play areas, music, cabaret, flea market and fireworks.

Agosto: “Vulci Festival” August: “Vulci Festival“

“Vulci Festival” è la famosa rassegna musico-culturale organizzata dal Comune di Montalto di Castro. Il programma comprende una ricca serie di eventi tra musica, danza e teatro. Gli artisti che si esibiscono nell’affascinante vallata del parco archeologico di Vulci sono di fama nazionale, internazionale e mondiale. “Vulci Festival” is the famous musical-cultural festival organized by the Municipality of Montalto di Castro. The program includes a variety of events including music, dance and theater. The artists who perform in the fascinating valley of the archaeological park of Vulci are of national and international renown.


15 Agosto: Festa del Mare - Messa e Processione iwwn onore della Madonna Ss. Assunta August 15: Feast of the Sea - Mass and Procession in honor of our Lady of Assumption

Santa Messa e processione in notturna in onore delle Madonna S. Maria Assunta. La processione ha inizio dalla Chiesa della Pineta Comunale, percorre le vie di Montalto Marina e prosegue in mare sulle barche di pescatori e diportisti. In fine si attende lo spettacolo pirotecnico. Mass and evening procession in honor of the Madonna Santa Maria Assunta. The procession starts at the Church of the Pineta Comunale, through the streets of Montalto Marina and continues into the sea on fishermen boats and other boaters, followed by fireworks.

16 Agosto: Madonna dello Speronello 16 Agosto: Lady of Speronello

Processione in mare in onore della Madonna dello Speronello, situata a 14 m. di profondità, su una scogliera sottomarina, lo “Speronello”. Sea procession in honor of Our Lady of Speronello, situated at a 14 m. depth, on an underwater cliff, the “Speronello”.

Dicembre: manifestazioni natalizie December: manifestazioni natalizie

Le vie del paese vengono addobbate e rallegrate dalla musica di street band e artisti di strada, contornati da mercatini di artigianato locale. Il Teatro Comunale Lea Padovani partecipa alle iniziative natalizie incrementando la programmazione degli spettacoli. Altro evento è il presepe vivente. The village streets are decorated and enlivened by the music of street bands and artists, surrounded by local craft markets. The Teatro Comunale Lea Padovani participates in the Christmas initiatives increasing the programming of the shows. Another event is the live nativity scene.

Ottobre/Maggio - stagione teatrale: Spettacoli al Teatro Comunale Lea Padovani.



CENTRO STORICO OLD TOWN


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Montalto Come Era

La vita del centro storico di Montalto di Castro ha conosciuto un lento sviluppo che si è protratto nel tempo. E’ presumibile che pochi anni dopo l’insediamento a Terravecchia, sia sorto sulla collina attualmente compresa fra la Chiesa di Santa Maria Assunta e Piazza Felice Guglielmi un primo stanziamento il cui riferimento spirituale era il convento francescano attualmente sede del Palazzo Comunale. Nel XIII secolo la costruzione della prima cinta muraria definì un perimetro corrispondente a quello attualmente visibile percorrendo la Circonvallazione. Protetto oltre che dalle mura anche dal Castello, il borgo lentamente si accrebbe con la costruzione di edifici pubblici, di culto e di case che, fatto salvo alcuni sporadici esempi, sorsero all’interno del giro delle mura. Questa espansione, in gran parte ultimata agli inizi del XVIII secolo come documenta l’immagine di Montalto


CENTRO STORICO OLD TOWN di Castro presente sulla Pianta del Primavera risalente al 1728, nel 1835 è ormai completata. Le planimetrie successive di un secolo rispetto al Catasto Gregoriano (1816 – 1835) evidenziano il completo inurbamento della collina antistante Terravecchia e, al contempo, attestano dei primi tentativi di edilizia extra moenia. Giungiamo così agli inizi del 1900 epoca in cui i dati d’archivio riferiscono di una popolazione di oltre 2000 abitanti parte dei quali immigrati da altri territori, dedita soprattutto all’agricoltura ed all’allevamento del bestiame; al contempo numerose risultano le piccole imprese che operavano a Montalto dove, oltre alla “Fabbrica di sbozzi per pipe di radica” in via XX Settembre 1 di Giuseppe Bertocci che occupava ben 15 dipendenti, c’erano due officine meccaniche una di Antonio Castelli in via della Stazione con 8 dipendenti e l’altra di Giuseppe Ottaviani in via Pisa; lì vicino il molino di Guido Boccarossa macinava il grano per la popolazione mentre Nicola Sacconi, a via del Forno Vecchio 13, Virgilio Rocchetti, in via della Volta Buia 4, Rocco Valle in via Umberto 3 e Francesco Brunori in via Giacinto Guglielmi, assicuravano il pane. Alle scarpe pensavano i laboratori di Adolfo Marini in piazza Vittorio Emanuele II n 15, quello di Evaristo Simonetti a Borgo Casette 16, di Edgardo Dellonte in via di Porta Romana 12, quello di Massimo Mariani e quello di Pietro Ricci, ambedue in via San Giovanni, ed anche Umberto Mannozzi in via Porta Romana 15, Ferdinando Passalacqua e Luca Pizzi attivi via Umberto I n 2 e 11. Per gli abiti si andava invece da Rodriga Bondi, da Ermenegildo Segreti e da Palmira Fortunati che avevano i loro ateliers in via Cavour 10 ed in via Umberto I 10 e 21, mentre Alessandro Petrino, in piazza Vittorio Emanuele, produceva gassose. Delle tubature dell’acqua ed in generale delle condotte e del lavatoio si occupava Nazzareno Pancotti stagnaio in piazza Felice Guglielmi, mentre quando si rompeva un carro ci si recava da Luigi Rosati, esperto facocchio, che con i 2 dipendenti a Borgo Casette 21, provvedeva alla bisogna. Da Antonio Serafinelli in piazza Felice Guglielmi e da Giuseppe Regoli in via Cavour 22, si andava se c’era bisogno del maestro d’ascia, mentre alle botti del vino pensava Giuseppe Mazzoni che lavorava in via Giulio Cesare. Riconosciuta era infine l’abilità di Giuseppe Cesarini, di Alessandro Funari e di Antonio Pacini come fabbri così come la perizia dei fratelli Adolfo e Aleandro Renzi che cucivano comode selle per i butteri di maremma nelle rispettive botteghe in via delle Casacce 16 ed a Pescia Romana. Ma poi scoppiò la I Guerra Mondiale e niente fu più come prima.

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Montalto As It Used to Be...

The life of the old town of Montalto di Castro experienced a slow development that persisted over time. It is likely that a few years after the settlement in Terravecchia, built on the hill that today lies between the Church of Santa Maria Assunta and Piazza Felice Guglielmi, rose a new settlement whose spiritual reference was the Franciscan monastery that now houses the Town Hall. In the thirteenth century the construction of the first city wall was a perimeter corresponding to the currently visible ring road. Protected not only by the walls but also by the Castle, the village slowly grew with the construction of public buildings, houses of worship and residences that, subject to some sporadic exceptions, were built inside the walls. This expansion, largely completed in the early eighteenth century, as documented by the image of Montalto di Castro on the Pianta del Primavera dating back to 1728, is completed in 1835. The plans of a century later, from the Gregorian Cadaster (1816 - 1835) highlight the complete urbanization of the hill in front of Terravecchia and, at the same time, witness the first attempts at building outside the city walls. And so we arrive in the early 1900s era when the archive’s data refer to a population of over 2,000 inhabitants, some of which had immigrated from other areas, mainly devoted to agriculture and cattle breeding; while many were the small businesses that operated in Montalto, where, in addition to the “Factory of Pipe Briar blanks” in via XX Settembre 1 of Giuseppe Bertocci employing as many as 15 workers, there were two workshops, one in Via della Stazione belonging to Antonio Castelli, with 8 employees and one in via Pisa, belonging to Giuseppe Ottaviani; nearby the mill of Guido Boccarossa ground the grain for the population, while Nicola Sacconi, in Via del Forno Vecchio 13, Virgilio Rocchetti, in the Volta Buia 4, Rocco Valle, in via Umberto 3 and Francesco Brunori in Via Giacinto Guglielmi, ensured the baking of bread. Shoes were provided by the laboratories of Adolfo Marini in Piazza Vittorio Emanuele II 15, Evaristo Simonetti, Borgo Casette 16, Edgardo Dellonte in via di Porta Romana 12, and those of Massimo Mariani and that of Peter Ricci, both on Via San Giovanni, and also Umberto Mannozzi in via Porta Romana 15, Ferdinando Passalacqua and Luca Pizzi active via Umberto I n 2 and 11. For clothes, one went instead to Rodriga Bondi, to Ermenegildo Segreti and Palmira Fortunati who had their ateliers in Via Cavour 10 and in via Umberto I 10 and 21, while Alessandro Petrino, in Piazza Vittorio Emanuele, produced fizzy drinks. Water pipes and pipelines in general and the washbasins were handled by Nazzareno Pancotti, tinsmith in Piazza Felice Guglielmi, and when a wagon broke, one went to Luigi Rosati, expert repairer, who with 2 employees in Borgo Casette 21, ensured what was needed. At Antonio Serafinelli’s on Via Felice Guglielmi, and Giuseppe Regoli in Via Cavour 22, stood the ax smith, while Giuseppe Mazzoni who worked in via Giulio Cesare provided the barrels of wine. The ability as blacksmiths of Giuseppe


CENTRO STORICO OLD TOWN Cesarini, Alessandro Funari and Antonio Pacini was widely recognised, as well as the expertise of the brothers Adolfo and Aleandro Renzi who sewed comfortable saddles for the “Butteri di Maremma” in their workshops in Via delle Casacce 16 and Pescia Romana. But then World War I broke out and nothing was ever the same again.

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Palazzo Comunale

L’edificio, sormontato da una torre che nei secoli dovette svolgere funzioni di campanile, di torre di avvistamento e, a partire dalla fine del XIX secolo, da orologio, in origine era la sede di un convento francescano, a cui, come testimoniato da una Bolla di Papa Nicolò IV risalente alla fine del XIII secolo, erano state assegnate delle indulgenze. Conforto spirituale per la popolazione che a partire dalla fine del 1200 andava pian piano occupando la collina, costituì un importante riferimento in queste terre in cui la vita era resa particolarmente difficile non solo per cause endemiche, ma anche per i pericoli rappresentati dalle scorrerie dei pirati. Intorno al 1510 fu abbandonato dai frati che si trasferirono a Castro e fu ristrutturato dai Farnese che lo trasformarono in fortezza. Nel 1612, durante la visita pastorale di Tiberio Muti, si parla delle rovine dell’antico convento. Nel 1810 fu sottoposto ad una serie di restauri e divenne la sede della Casa Comunale, anche se una parte resterà a lungo adibita a caserma. Attualmente, dopo recenti restauri, è sede del Municipio.

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Chiesa di S. Maria Assunta XIII sec. Church of S. Maria Assunta 13th century



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Town Hall

The building is topped by a tower that for centuries had to act as bell tower, watchtower and, from the late nineteenth century, town clock. It was originally the site of a Franciscan monastery, in which, as evidenced by Pope Nicholas IV’s Bill, dating from the late thirteenth century, indulgences had been assigned. Spiritual comfort for the population was an important aspect for the people occupying the hill as of the end of 1200, in a land where life was made particularly difficult not only for endemic causes, but also because of the dangers posed by pirate raids. Around 1510 it was abandoned by the monks, who moved to Castro, and was renovated by the Farnese who transformed it into a fortress. In 1612, during the pastoral visit of Tiberio Muti, the ruins of the old convent are mentioned. In 1810 it underwent a series of renovations and became the seat of the Municipal House, although a part of it will remain as a barracks for a very long time. Currently, after recent renovations, it houses the Town Hall.

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Chiesa di S. Maria Assunta

La chiesa di Santa Maria Assunta costituisce la più antica attestazione di una chiesa montaltese intitolata alla Vergine Maria e venne consacrata al culto della Madonna nell’aprile del 1204. Intorno all’edificio di culto posto nella parte più alta del colle, si sviluppò e crebbe l’abitato anche se le fonti riferiscono di continui interventi di restauro che consentissero di fruire della Chiesa più importante di Montalto. Quanto appena esposto unitamente al tentativo di risollevare le sorti di un paese stretto fra la miseria e la malaria, convinse Papa Pio VI ad autorizzare il Cardinale Guglielmo Pallotta Tesoriere della Reverenda Camera Apostolica a far costruire una nuova Chiesa Parrocchiale a Montalto. Nel 1778 fu quindi affidato a Francesco Navone il compito di progettare la nuova costruzione e a Filippo Prada quello di realizzarla. I lavori iniziati nel 1782 dopo appena 3 anni vennero ultimati; la


nuova Chiesa di Santa Maria Assunta oltre ad un nuovo campanile, aveva ora una facciata a due ordini coronata da un timpano triangolare al di sotto del quale è un ampio finestrone triangolare assiale alla porta di accesso. L’interno è a navata unica sui lati della quale sono due cappelle mentre la copertura è con volta a botte sormontata da due falde. Nell’abside, posto nella parete occidentale, è l’altare maggiore su cui troneggia la grande pala su cui Domenico De Angelis dipinse l’Assunzione della Vergine. All’interno della Chiesa, oltre ad altre opere pittoriche di autori meno noti nel panorama pittorico della scuola romana degli inizi dell’800, è esposto nella cappella di destra, il Martirio di San Bartolomeo, dipinto di Pietro Angeletti pittore che, come mostrano i suoi quadri, dimostrò molto interesse per l’arte classica. Infine va ricordato che nella Chiesa Parrocchiale sono conservate le reliquie di Quirino e Candido, i Santi Patroni di Montalto.

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Church of S. Maria Assunta

The church of Santa Maria Assunta is the earliest evidence of a church dedicated to the Virgin Mary in Montalto and was consecrated to the worship of the Madonna in April 1204. Around the place of worship, in the highest part of the hill, the village grew and developed, although sources report that continuous restoration work was necessary to allow the use of the most important Church of Montalto. The above considerations, together with the attempt to revive the fortunes of a town caught between poverty and malaria, persuaded Pope Pius VI to authorize Cardinal Guglielmo Pallotta, Treasurer of the Apostolic Chamber, to build a new parish church in Montalto. In 1778 the task of designing the new building was entrusted


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to Francesco Navone and to Filippo Prada the task of edifying it. Work started in 1782 and after only three years it was completed; the new Church of Santa Maria Assunta and a new bell tower, now had a facade with two orders crowned by a triangular tympanum below which is a large triangular window, axial to the entrance door. The interior has a nave on the sides of which are two chapels and the barrelvaulted roof is topped by two pitches. The Apse, located in the western wall, is the great altar on which Domenico De Angelis painted the Assumption of the Virgin. Inside the church, as well as other paintings by lesser known artists of the Roman school of the early 800, is depicted in the chapel on the right, the Martyrdom of Saint Bartholomew, painted by Pietro Angeletti, a painter who, as shown by the his works, showed much interest in classical art. Finally it should be noted that the parish church houses the relics of Quirino and Candido, the patron saints of Montalto.

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Chiesa di S. Croce

Alcuni particolari architettonici inducono a ritenere che la Chiesa di Santa Croce probabilmente edificata nel corso del XIV secolo sia, come peraltro anche la tradizione riferisce, il più antico luogo di culto del paese. L’edificio a cui originariamente si accedeva da un ingresso, attualmente murato, posto nella parete di fondo, è ad unica navata e, nei secoli, fu sottoposto a diversi interventi che ne alterarono in maniera significativa, il primitivo impianto. Nella Chiesa sull’unico altare è il quadro oggetto di grande devozione, della Madonna della Vittoria; a sinistra è una piccola sacrestia al cui piano superiore si trova una piccola stanza, destinata ad ospitare il cappellano. La Chiesa, pavimentata a mattoni con un tetto a doppia falda sostenuto da archi e travi, era munita di un piccolo campanile. Verso la fine del XVIII secolo, il piccolo edificio di culto venne ampliato incorporando una casa adiacente per poi subire, tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, la modifica dell’orientamento, e lo spostamento della porta di ingresso che oggi affaccia sull’attuale piazza Felice Guglielmi.


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Church of S. Croce

Some architectural details suggest that the Church of Santa Croce was probably built during the fourteenth century, as indeed also mentioned by tradition, making it the oldest place of worship in the town. The building that originally was accessed by an entrance, now walled up, place in the wall, has a single aisle and over the centuries underwent various interventions that significantly altered the original structure. On the main and only altar in the Church is the picture of Our Lady of Victory, an object of great devotion; to the left is a small sacristy where on the upper floor is a small room, which houses the chaplain. The Church, paved in brick with a gable roof supported by arches and beams, was equipped with a small bell. Towards the end of the eighteenth century, the church enlarged the building and incorporated an adjacent house, only to suffer, from the late nineteenth century and early twentieth century a change of orientation, and the moving of the front door, that today faces the current Piazza Felice Guglielmi.



Castello Orsini XIII sec. - Orsini Castle 13th century



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Castello Orsini

Secondo una leggenda l’attuale struttura sorge sul luogo dove Desiderio nel VII secolo edificò un Castello di cui non restano tracce perché fu raso al suolo dalle truppe di Pasquale II nel 1109. Alla fine del 1200 gli Orsini riedificarono il Castello che, dopo poco più di un secolo, esattamente nel 1407, venne munito di una torre quadrangolare in laterizio costruita, come si evince da una lapide posta al centro della facciata Sud dell’imponente manufatto, dall’Architetto Antonio da Sulmona. Addossata alla torre a cui si ingloba, è un’altra costruzione probabilmente pertinente al circuito murario della fine del XIII secolo; potrebbe trattarsi di una analoga struttura difensiva che, come farebbe ritenere l’asportazione nella parte bassa del manufatto di gran parte della scarpa, finì con il perdere la sua originaria connotazione risultando quale contrafforte alla adiacente torre del 1407. Proseguendo in direzione della Porta che si apre a Nord nella cinta delle mura, sono evidenti i resti di un’altra torre. Inglobata nella struttura muraria, ha una tecnica costruttiva che permette di inquadrarla cronologicamente al XIII secolo. Pressoché in linea con la torre appena descritta è quella interna al nucleo centrale della rocca. In questo caso la particolare accuratezza è evidente nell’alternanza di ricorsi di laterizi orizzontali con conci di laterizi in pietra vulcanica, forse provenienti da una struttura duecentesca demolita. Indotto da Paolo III, con l’atto di infeudazione risalente al 1535, Pier Luigi Farnese, ristrutturò completamente la rocca il cui aspetto non mutò sino alla fine del XVIII secolo. Ritornato di proprietà della Reverenda Camera Apostolica dopo la caduta del Ducato di Castro, il Castello fu venduto alla famiglia Guglielmi che dapprima fece rialzare il corpo centrale di un piano e successivamente fece aggiungere la loggia e la merlatura. Attualmente il complesso è diviso in molteplici proprietà e adibito soprattutto, ad abitazioni private.

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Orsini Castle

According to legend, the current structure stands on the site where Desiderio, in the seventh century, built a castle of which no trace remains because it was destroyed by the troops of Pasquale II in 1109. At the end of the twelfth century, the Orsini rebuilt the castle that, after a little over a century, exactly in 1407, was equipped with a square tower built of brick, as evidenced by a plaque placed at the center of the south face of the imposing artifact, by architect Antonio da Sulmona. Against the tower lies another building, probably relevant to the outer walls belonging to the end of the thirteenth century; it could be a similar defensive structure, as suggested by removing the lower part of the building for much of the drop, it ended up losing its original connotation, resulting in a buttress to the adjacent tower of 1407. Continuing in the direction of the Gate that opens north of the city walls, the remains of another tower are evident. Incorporated into the wall structure, the construction technique allows to situate it chronologically in the thirteenth century. Almost in line with the tower just described is the inner core of the fortress. In this case, the accuracy is particularly evident in the alternation of horizontal blocks of bricks made of volcanic stone, perhaps reused from a demolished thirteenth-century structure. Led by Paul III, with the Feudal Act dating back to 1535, Pier Luigi Farnese, completely restructured the fortress whose appearance did not change until the end of the eighteenth century. After the fall of the Duchy of Castro it returned to the Apostolic Chamber, the castle was then sold to the Guglielmi family, who at first, raised the central body one floor, and then added the loggia and battlements. Currently the complex is divided into multiple properties and used mainly, for private homes.

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FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS




FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS 6

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Fontana delle Tre Cannelle

Malgrado gli sforzi compiuti, ben presto si dovette prendere atto che tutti gli interventi finalizzati alla risoluzione del problema idrico di Montalto, erano stati inefficaci. Infatti la Fontana del Mascherone ben presto si rivelò insufficiente e per questo fu chiesto alla Congregazione del Buon Governo il permesso di captare nuove falde per condurre acqua al paese. Elaborato un nuovo progetto, l’acqua fu canalizzata dalla località Campo Morto e, attraverso una condotta sotterranea che in un tratto superava un ragguardevole salto di quota con le Arcate di Pontecchio fu condotta sino a Montalto. Nell’immediatezza della porta del Paese, fu costruita nel 1775 a spese del Comune la Fontana delle Tre Cannelle. Costruita in travertino, ha una facciata con un timpano mistilineo sormontato da tre pinnacoli con globi. Al di sotto è lo stemma di Montalto e una epigrafe scolpita nel marmo che, in latino ricorda come con l’approvazione di Papa Clemente XIII, una saluberrima acqua si stata fatta giungere sino a Montalto per mezzo di estesi archi nell’anno 1775, regnante Papa Pio VI. Da tre cannelle fuoriesce l’acqua che riempie una vasca trapezoidale preceduta da una breve scalinata delimitata da sei pilastrini.

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Fountain of the Three Cannelle

Despite the efforts, it was soon evident that all interventions aimed at solving the water problem of Montalto had been ineffective. In fact, the Mascherone fountain soon proved insufficient and for this reason the Congregation of Good Government was asked for permission to explore new slopes to conduct water to the town. Having developed a new project, the water was channeled from the Campo Morto,


FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS through an underground pipeline that overcame a considerable difference in height with the Arches of Pontecchio and was conducted up to Montalto. At the door of the town, at the expense of the Municipality, Fontana delle Tre Cannelle was built in 1775. Built in travertine, it has a facade with a multiline gable surmounted by three pinnacles with globes. Below is the emblem of Montalto and an inscription carved in marble, it recalls in Latin, how with the approval of Pope Clement XIII, a very pure water supply was made to reach as far as Montalto through extensive arches, in the year 1775, reigning Pope: Pius VI. The water fills a trapezoidal bathtub, through three spouts, preceded by a short staircase bordered by six pillars.

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Fontana del Mascherone

La Fontana faceva parte di una serie di interventi con cui si riteneva potessero migliorare le condizioni di vita della popolazione di Montalto. Nella vasca di travertino terminata nel 1708 sgorgava infatti l’acqua condotta da Campo Scala, una località prossima al paese. Tuttavia la scelta ben presto si rivelò un fallimento se, come comprovano le fonti, si dovette dopo appena cinquanta anni dalla costruzione dell’acquedotto, provvedere alla captazione di nuove sorgenti per alimentare la Fontana del Mascherone. Per quanto attiene l’opera, questa consta di due vasche rettangolari in travertino, una per l’abbeveraggio degli animali mentre l’altra era destinata alle necessità della popolazione. Una facciata con timpano curvilineo divideva le due vasche. Sul prospetto principale, al di sotto degli stemmi delle famiglie Corsini a sinistra, Albani, al centro e Imperiali a destra, è lo stemma del Comune di Montalto di Castro che, a sua volta, sormonta l’epigrafe, nella quale oltre ad essere indicati

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FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS i nomi dei cardinali degli stemmi effigiati nel registro superiore, è riportato il nome di Papa Clemente XI e l’anno di costruzione. “Lorenzo Corsini protesoriere e Giuseppe Renato Imperiali prefetto della Congregazione del Buon Governo, cardinali di Santa Romana Chiesa, nell’anno 1708, per la provvidenza di papa Clemente XI, curarono che fosse condotta con pubblica spesa l’acqua dal terzo miglio attraverso canali sotterranei, avendo anche costruito un ponte sul fiume Fiora”. Nella parte bassa della facciata sgorga da tre cannelle l’acqua; quella centrale è la bocca di un volto maschile, il Mascherone.

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Mascherone Fountain

The fountain was part of a series of measures with which it was believed the living conditions of the population of Montalto could be improved. In the travertine pool, finished in 1708, water gushed from Campo Scala, a hamlet next to the town. However, the choice soon proved to be a failure if, as evidenced by sources, just fifty years after the construction of the aqueduct, a new source to feed the Mascherone fountain was sought out. With regards to the work, this consists of two rectangular travertine basins, one for the animals while the other was destined to the needs of the population. A facade with curved tympanum divided the two tanks. On the main façade, beneath the coats of arms of the families; left Corsini, Albani at the center and the Imperial on the right, is the emblem of the City of Montalto di Castro which, in turn, surmounts the epigraph, in which the names of the cardinals and coats of arms are depicted, in the upper register, the name of Pope Clement XI and the year of construction are displayed. “Lorenzo Corsini Treasurer and Giuseppe Renato Imperiali prefect of the Congregation of Good Government, cardinals of the Holy Roman Church, in the year 1708, by the providence of Pope Clement XI, through public spending, toom care that the water from the third mile flow through the culverts, having also built a bridge over the river Fiora.” In the lower part of the façade, the water springs from three spouts; the central one is the mouth of a man’s face, the Mascherone.

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Chiesa di S. Lucia

Santa Lucia posta sull’antica strada che da Montis Alti giungeva a Canino, rappresenta probabilmente il luogo di culto più importante per la memoria cristiana di Montalto. Infatti la tradizione e le fonti riferiscono che proprio in questa minuscola chiesa costituita originariamente da una piccola cappelletta ed ampliata, nei primi anni del XVII secolo, sarebbe avvenuto il ritrovamento delle spoglie dei martiri Quirino e Candido, i Santi

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FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS Protettori di Montalto. La Chiesa, piuttosto minuscola, costituita da un unico ambiente rettangolare, aveva un altare ornato di colonne dedicato a Santa Lucia posto nella parte mediana della parete Est dell’edificio; un quadro di tela con le immagini della Madonna con i santi Lucia e Carlo, sovrastava l’altare. Una finestra che si apre sopra la porta principale (rivolta ad Ovest), oltre ad un’altra piccola apertura situata di fianco alla porta e a due ulteriori finestre lungo le pareti laterali, davano luce al luogo di culto. Il pavimento era realizzato in mattoni, mentre il tetto, probabilmente a doppia falda, era sorretto da travi lignee; sulla parte anteriore di quest’ultimo sorgeva infine il campanile, dotato di una sola campana. Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo la chiesa assunse una funzione cimiteriale (probabilmente con funzione di ossario).

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Church of S. Lucia

Saint Lucia is situated on the ancient road from Montis Alti to Canino; it is probably the most important place of worship for the Christian memory of Montalto. In fact, the tradition and the sources report that in this very tiny church originally formed by a small chapel and expanded in the early seventeenth century, the discovery of the remains of the martyrs Quirino and Candido, the patron saints of Montalto occurred. The Church, rather tiny, consists of a single rectangular room, it had an altar adorned with columns dedicated to Saint Lucia placed in the middle part of the east wall of the building; a canvas painting with images of the Madonna with the Saints Lucia and Carlo, hung over the altar. A window that opens on the front door (facing west), as well as another small opening located next to the door and two additional windows along the sidewalls, gave light to the place of worship. The floor was made of brick, and the roof, probably double pitched, was held up by wooden beams; finally, on the front of the latter, stood the bell tower, equipped with a single bell. Between the end of the eighteenth century and the beginning of the next, the church took on a cemetery function serving as ossuary as well.

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Complesso di S. Sisto

Il Complesso di San Sisto e la Chiesa che, probabilmente in origine era il luogo di culto più importante di Montalto, costituiscono una delle testimonianze storiche più antiche del paese dato che la prima sicura attestazione risale all’ultimo quarto del XIII secolo. La Chiesa venne edificata a Terravecchia in “luogo che ora è borgo... quale anticamente era murato, e si conoscono benissimo le vestigia” e che allora, doveva costituire la principale

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direttrice dello sviluppo urbanistico di Montalto. Tuttavia la Chiesa forse già a partire dalla fine del Trecento, conobbe una progressiva crisi, che culminò con l’abbandono del luogo di culto peraltro descritto in avanzato stato di degrado nel 1573. L’arrivo di un gruppo di padri Agostiniani favorì l’inizio del restauro dell’edificio per adattare il diruto “templum Sancti Sixi” alle esigenze di questa nuova comunità. Le opere, oltre a durare per diversi anni, furono anche estremamente onerose per il Comune di Montalto. Comunque, malgrado le grandi difficoltà si riuscì a condurre a termine i lavori che tuttavia non evitarono che si dovesse intervenire più e più volte, per riparare muri di sostegno o falde del tetto che crollavano. Da fonti degli inizi del 1700 apprendiamo che la chiesa di San Sisto, articolata su tre navate, era dotata di un campanile con due campane. Oltre all’altare maggiore dedicato all’Ascensione di Cristo ed ornato da colonne, vi erano altri altari dedicati a Santa Monica, a Santa Lucia, a Sant’Antonio Abate ed al Santissimo Crocifisso. La chiesa illuminata da un gran finestrone posto sopra la porta principale, aveva due altre piccole entrate laterali, mentre tramite un’ulteriore porta, si poteva accedere al convento posto al piano superiore dell’adiacente edificio. Le ultime notizie inerenti la presenza agostiniana nel complesso risalgono al 1708 anno in cui a San Sisto fu trasferito il nuovo Ospedale da Pian di Rocca. Seguirono lavori di adeguamento della struttura a cui succedettero interventi di ben altra portata nel corso del pontificato di Pio VI. Nel 1798 l’Ospedale la cui capienza, stando alle fonti, era davvero minima, subì il saccheggio da parte dei Francesi; malgrado altre traversie per oltre 150 anni la struttura continuò ad ospitare pazienti e costituì una sorta di avamposto contro il flagello di questo territorio: la malaria.

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The Complex of S. Sisto

The Complex of San Sisto and the Church, originally was probably the most important place of worship of Montalto and one of the oldest historical sites in the town since it is attested to the last quarter of the thirteenth century. The Church built in Terravecchia in “a place which is now village...., which was once walled up, and whose vestiges are very well known” and that then, was to be the main lever of urban development in Montalto. However, the Church, perhaps as early as the end of the fourteenth century, experienced a progressive crisis, which culminated in the abandonment of the place of worship, described in an advanced state of decay in 1573. The arrival of a group of Augustinian


FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS Fathers favored the beginning of the restoration of the building to accommodate the ruined “templum Sancti Sixit� to the needs of this new community. The works, in addition to lasting several years, were also extremely costly for the City of Montalto. However, despite the great difficulties, they succeeded in carrying out the work, not avoiding repeated action, over and over again, to repair retaining walls or avoiding the slopes of the roof from collapsing. From sources from the beginning of 1700 we learn that the church of San Sisto, on three aisles, was equipped with a bell tower with two bells. In addition to the main altar dedicated to the Ascension of Christ and adorned by columns, there were other altars, dedicated to Santa Monica, to Saint Lucia, St. Anthony Abate and the Holy Cross. The church, illuminated by a large window placed over the front door, had two other small side entrances, while using another door; you could enter the convent on the top floor of the adjacent building. The latest news regarding the Augustinian presence in the complex dates back to 1708, year in which the new hospital, Pian di Rocca, was transferred to San Sisto. There followed work to adapt the structure, to which a very different range of interventions during the pontificate of Pius VI occurred. In 1798 the hospital whose capacity, reportedly was minimal, was sacked by the French; despite other hardships for over 150 years, the structure continued to house patients and was a kind of outpost against the scourge of this region: malaria.

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Teatro Lea Padovani

Il Teatro di Montalto di Castro, il cui progetto è stato redatto da un gruppo di architetti italiani risultati vincitori in un concorso internazionale, ha una struttura dominata da un monolite rettangolare di cemento con tessiture in vetro industriale che con la luce solare si confondono con il cielo ed il paesaggio e si materializzano di notte con l’accensione delle luci. La particolarità di questa architettura è costituita dall’esigenza di trovare un sincronismo fra situazioni storiche che, pur molto distanti nel tempo, tuttavia costituiscono momenti culturalmente fondamentali per il territorio; è per questo che osservando l’ imponente volumetria del teatro, si coglie la correlazione non solo culturale ma anche e soprattutto materialmente operata dai progettisti nel coniugare gli elementi architettonici delle due presenze che di fatto, qualificano il territorio: l’antica città di Vulci, in particolare il grande basamento del tempio etrusco, e le grandi torri presenti nella vicina centrale elettrica Alessandro Volta. L’entrata è preceduta da una piazza con al centro una fontana, anch’essa illuminata di notte. All’interno, il foyer e la platea confluiscono senza soluzione di continuità, avvolti da pareti in legno. Il teatro è stato inaugurato nel 2012 dal Sindaco Sergio Caci e dall’Assessore alla Cultura Eleonora Sacconi e dedicato all’attrice teatrale e televisiva Lea Padovani, nata a Montalto di Castro nel 1923 e poi trasferitasi a Roma dove è venuta a mancare nel 1991. La platea ha una capienza di 400 posti; all’esterno un’arena può accogliere 500 persone. In pochissimi anni il teatro ha ottenuto grandi risultati di pubblico nel territorio, presentando stagioni di prosa, danza e concertistiche. Attori di grande fama hanno calcato il palcoscenico, da Giorgio Albertazzi a Carlo Dapporto, alternandosi a musical e spettacoli di danza.

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Theatre Lea Padovani

The Theatre of Montalto di Castro, whose draft was drawn up by a group of Italian architects, winners in an international competition, has a structure dominated by a rectangular concrete monolith with industrial glass textures vthat mingle with the sunlight, the sky and the landscape and materialize at night when the lights are turned on. The special feature of this architecture is required by the need to find a synchronism between historical situations which, although very distant in time, are culturally crucial moments for the territory; observing the impressive volume of the theater, it captures not only the cultural correlation but also the material connection the designers created to combine architectural elements of the two presences that


FUORI DALLE MURA OUTSIDE THE WALLS in fact qualify the territory: the ancient city of Vulci, in particular the large base of the Etruscan temple, and the large towers in the nearby Alessandro Volta power plant. The entrance is preceded by a square with a central fountain, which is also illuminated at night. Inside, the foyer and the audience come together seamlessly, surrounded by wooden walls. The Mayor, Sergio Caci, and Culture Alderman, Eleonora Sacconi, inaugurated the theater in 2012, and dedicated it to theater and television actress Lea Padovani, born in Montalto di Castro in 1923, and then moved to Rome, where she passed away in 1991. The auditorium has a capacity of 400 seats; and the outside arena can accommodate 500 people. In a few years the theater has achieved great results with the public in the territory, presenting interesting drama, dance and concerts.Actors of great fame have graced the stage, from Giorgio Albertazzi to Carlo Dapporto, alternating with musical and dance performances. L’antico fiume Harmenta nasce, sotto il pavimento della Chiesa della Madonna della Neve, una chiesetta costruita nel XVI secolo a Santa Fiora, paese sul Monte Amiata

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Fiume Fiora

L’antico fiume Harmenta nasce, sotto il pavimento della Chiesa della Madonna della Neve, una chiesetta costruita nel XVI secolo a Santa Fiora, paese sul Monte Amiata. Il corso d’acqua, dirigendosi verso Sud, attraversa l’estremità meridionale della Toscana quindi entra nella Maremma laziale dove il suo corso segna il confine fra i territori di Canino e Montalto di Castro. Dopo un percorso di circa 12 km in cui si alternano scenari assolutamente suggestivi, sfocia nel Tirreno a Montalto Marina. Il Fiora ha rappresentato per secoli la principale via di comunicazione dalla costa alle colline della Tuscia e la sua presenza ha rappresentato il presupposto per lo sviluppo della cultura etrusca in questa parte dell’Italia, come testimonia la presenza di una delle più importanti metropoli dell’antichità: Vulci. Attualmente il fiume che scorre in maniera sinuosa sino alla costa ospita, lungo le sue rive fasce di bosco


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ripariale costituite prevalentemente da pioppi, ontani, salici, aceri campestri, sambuchi ed olmi sotto ai quali cresce una vegetazione particolarmente rigogliosa caratterizzata da arbusti di cisto, alloro, erica, marruca, lentisco e mirto. E’ in questo particolare habitat naturale che prospera una fauna costituita da cinghiali, volpi, tassi, istrici, talpe, faine, e diversi tipi di rettili. Fra le molte specie di piante acquatiche vivono stanzialmente aironi cinerini e garzette mentre il clima temperato e le acque particolarmente ricche di pesci consentono a stormi di anatre selvatiche, cicogne, aironi rossi e fenicotteri di soggiornarvi in primavera ed autunno. Infine, lungo le sponde del Fiora è ancora possibile osservare animali ormai rari come il merlo acquaiolo, il gambero e la lontra considerati indicatori per eccellenza dei corsi d’acqua in buono stato di salute.

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The River Fiora

The ancient river Harmenta is born under the floor of the Church of Our Lady of the Snows, a church built in the sixteenth century in Santa Fiora, a town on the Monte



MONTALTO MARINA MONTALTO BEACH Amiata. The river, heading south, crosses the southern end of Tuscany then enters the Lazio region where its course marks the border between the territories of Canino and Montalto di Castro. After a journey of about 12 km of different beautiful scenarios, it flows into the Tyrrhenian Sea at Montalto Marina. For centuries, the Fiora was the main communication route from the coast to the hills of Tuscia, and its presence was the prerequisite for the development of Etruscan culture in this part of Italy, as evidenced by the presence of one of the most important metropolises of antiquity: Vulci. Currently the river, flowing sinuously to the coast, hosts along its banks strips of riparian forest comprised mostly of poplars, alders, willows, maples, elms and elders under which, a particularly lush vegetation grows, characterized by shrubs of rock rose, laurel, heather, thorn, mastic and myrtle. It is in this particular habitat that fauna consisting of wild boars, foxes, badgers, porcupines, moles, weasels, and several types of reptiles thrive. Among the many species of aquatic plants, live herons and egrets, while the temperate climate and the waters, particularly rich in fish, allow flocks of wild ducks, storks, purple herons and flamingos to stay there in spring and autumn. Finally, along the banks of the Fiora it is still possible to see animals, such as the dipper, shrimp and otter considered excellent indicators of rivers in good health.

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Torre dei Magazzini

La torre fu fatta costruire da Leone IV nel 1400 come torre di avvistamento e protezione del porto situato alla foce del fiume Fiora. Aveva la funzione di individuare le scorrerie dei Saraceni e tutelare le merci, soprattutto granaglie in arrivo e partenza , i cui proventi andavano alla diocesi di Tuscania e, a volte a quella di Viterbo, in cambio di alleanze e protezioni. La torre fu ricostruita intorno alla metà del cinquecento, 1567, ad opera del Duca di Castro perchÊ doveva costituire l’ultimo avamposto del sistema difensivo organizzato dal papa Pio V lungo il litorale dello stato Pontificio. Di qualche anno successivi sono invece gli edifici vicini destinati in parte a granai ed in parte come depositi per il sale. Dietro i magazzini si estende la Pineta Comunale, grande polmone verde, attrezzata per lo sport, con istallazioni fisse, e aree per picnic.

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Magazzini Tower

Leo IV built the tower in 1400 as a watchtower and to protect the port located at the mouth of the river Fiora. Its function was to identify the incursions of the Saracens and protect the goods, especially grain on arrival and departure, the

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proceeds of which went to the diocese of Tuscania and sometimes that of Viterbo, in exchange for alliances and protections. The Duke of Castro rebuilt the tower in the mid-sixteenth century, in 1567, because it had to be the last outpost of the defensive system organized by Pope Pius V on the shores of the Papal States. The neighboring buildings intended partly as granaries and partly as salt depots were built a few years later. Behind the storage area extends the Pineta Comunale, green lung of the town, equipped for sports, with fixed installations, and picnic areas.

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Punta delle Murelle

La località denominata Punta delle Murelle è caratterizzata da un litorale lungo oltre 800 metri orlato da suggestive formazioni dunali ricche di vegetazione e da una bellissima spiaggia di sabbia di colore bianco con una granulometria fine. Alle spalle terreni agricoli che contribuiscono alla raffigurazione del paesaggio maremmano: terreni pianeggianti, verdi con piccole macchie mediterranee. Il mare è azzurro, cristallino e limpido, con fondali digradanti e per lo più sabbiosi, anche se con affioramenti di scogli fino a circa 300 metri dalla riva. La spiaggia è frequentata e particolarmente apprezzata da coloro che praticano sport acquatici, soprattutto il surf. A breve distanza dalla riva si possono intravvedere i resti del porto etrusco – romano di Regisvillae. Infatti alla metà del VI secolo a.C., tra le foci dei fiumi Fiora ed Arrone, fu fondato l’insediamento di Regae che forse affiancò o sostituì, lo scalo fluviale alla foce del Fiora. Gli scavi condotti dal 1977 al 1980 hanno permesso di indagare parte delle strutture di Regisvilla, principale scalo marittimo della città di Vulci, ricordata da Strabone come una sede dei Pelasgi e posta nell’Itinerarium Maritimum a 6 miglia dalla statio di Quintiana e a 3 miglia dalla foce del Fiora. Gli scavi archeologici hanno permesso di localizzare la necropoli di età etrusca, i resti del porto sommersi in mare, una villa di età


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romana e la sua necropoli. All’interno di un recinto di m. 600 per 300 a ridosso del quale è la villa anzidetta, sono stati individuati, grazie alla fotografia aerea, resti di strutture di metà V secolo a.C. orientate secondo assi regolari NE – SW. La vita di questo importante porto marittimo risulta essersi sviluppata in tre fasi principali; la prima riferibile alla metà del VI secolo a.C., coincide con il momento della sua fondazione. Successiva di quasi un secolo è la seconda fase alla quale vanno riferiti gli edifici individuati grazie alle foto aeree A questa fase sarebbe succeduto un abbandono, perdurato fino all’inizio dell’età imperiale, quando una grande villa sostituì l’abitato nella funzione di scalo portuale.

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Punta delle Murelle

In the mid-sixth century BC, between the mouths of the rivers Fiora and Arrone, the settlement of Regae was founded, perhaps beside, or replacing, the river port at the mouth of the Fiora. Excavations conducted from 1977 to 1980 made it possible to investigate the structures of Regisvilla, the main seaport of the city of Vulci, mentioned by Strabo as a branch of the Pelasgians and placed in the Itinerarium Maritimum, 6 miles from statio di Quintiana and 3 miles from the mouth of the Fiora. Archaeological excavations have allowed us to locate the Etruscan necropolis, the remains of the port submerged in the sea, a villa of the Roman era and its necropolis. Inside a fenced area which is 600m by 300m, near the aforementioned villa, remains of structures of the mid-fifth century BC have been identified thanks to aerial photography, oriented along regular NE – SW axis.The life of this important seaport developed in three phases; the first relates to the middle of the sixth century BC, it coincides with the time of its foundation. Next, almost a century later, is the second phase, which is the one identified through the aerial photos. This phase was followed by abandonment, lasting until the beginning of the imperial age, when a large villa in the town replaced the function of the transit port.

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Madonna dello Speronello

Lo Speronello è una scogliera a circa un miglio dalla costa che, da una profondità minima di 8 metri scende fino a 20 metri, con anfratti e gradoni. Nel 1997 fu posta in questa area, ad una profondità di m. 14, in un anfiteatro naturale, una statua, in vetro resina bronzata, raffigurante Maria con in braccio il Bambino, che era stata benedetta dal Papa Santo Giovanni

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Paolo II. Ogni anno, il 16 agosto, si svolge una processione sul mare alla quale partecipano, partendo dalla foce del Fiora, le barche dei pescatori e dei diportisti, a vela e a motore, canoe ad altri scafi a remi, raggiungendo il luogo dove è posizionata la statua. Qui la processione di barche si ferma e scendono sotto le acque subacquei e bagnanti per offrire un omaggio floreale a Maria. La particolarità della processione ha attirato ogni anno un maggior numero di partecipanti e sta diventando un appuntamento religioso e turistico molto atteso, non soltanto dalla comunità locale. Nell’alluvione del novembre 2012 la statua fu travolta dai marosi, insieme ad alcune barche di pescatori e scomparve tra i flutti rendendo vana ogni ricerca. Agli inizi del 2013 la statua e alcuni resti di una barca furono ritrovati in una caletta vicino Porto Cervo e nel giugno dello stesso anno riposizionati al loro posto con una cerimonia che ha replicato con anticipo la processione estiva.

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Madonna dello Speronello

The Speronello is a reef about a mile from the coast, with a minimum depth of 8 meters down to 20 meters, with ravines and terraces. In 1997, at a depth of 14m, in a natural amphitheater, a statue was placed, made in fiberglass bronze, depicting Mary holding the Infant, which had been blessed by the Holy Pope John Paul II. Every year, on August 16th, there is a procession leading to the sea, starting from the mouth of the Fiora, with the participation of fishing boats and boaters, sailing and motor boats, canoes, rowing boats and others, that reach the statue’s resting place. Here the boat procession stops, and below the water, divers and swimmers offer a floral tribute to Mary. The special features of the procession has attracted every year a greater number of participants and is becoming a religious and tourist fixture, eagerly awaited, not only by the local community. In the flood of November 2012, the statue was swept away by the waves, along with some fishing boats and disappeared among the waves making every search vain. At the beginning of 2013 the statue and


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some remains of a boat were found in a creek near Porto Cervo, and in June of that year, it was repositioned in place with a ceremony replicating the summer procession.

Pineta Zanette La fascia costiera delle pinete è un sistema ecologico costruito dall’uomo, nato con funzioni protettive e produttive. Con il tempo è divenuto un importante elemento storico, culturale e paesaggistico, cosicché il sistema ecologico si è evoluto fino a presentare aspetti di naturalità. La pineta costituisce un ambiente unico, un continuum tra mare e terra. Un ambiente che crea un microclima particolarmente favorevole durante la stagione estiva e che contiene all’interno anche elementi di alta valenza naturalistica. L’origine dei popolamenti di pino domestico è antropica, introdotta a partire dagli anni ’50, ha nel tempo risposto a finalità prettamente protettive, sostituendo di fatto il più indicato pino marittimo. La pineta comunale denominata Zanette è una vera e propria oasi di tranquillità e frescura. I sentieri che percorrono la pineta ne fanno un luogo ideale per la corsa, per passeggiate a piedi e in bicicletta.

Zanette Pinewood The coastal strip of pine forests is an ecological system built by man, born with protective and productive functions. Over time it has become an important element in the historical and cultural landscape, so that the ecological system has evolved into a seemingly natural aspect. The pine forest is a unique environment, a continuum between land and sea. An environment that creates a particularly favorable climate during the summer season and also contains elements of high natural value. The origin of the pine copse is man-made, introduced in the 50s, and has responded in time to fit purely protective purposes, effectively replacing the more suitable maritime pine. The municipal pinewood called Zanette is a real oasis of calm and coolness. The paths through the pine forest make it an ideal place for running, walking and cycling.

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Pescia Romana: Borgo Vecchio

Pescia Romana,frazione del comune di Montalto di Castro, è all’estremo Nord del territorio comunale, che coincide anche con il confine tra la regione Lazio e la regione Toscana. Fino alla Riforma Agraria del 1950 il territorio di Pescia visse in una solitudine senza tempo; solo pochi braccianti stagionali ed alcuni pastori erano costretti a vivere in questo mondo aspro e malarico reso ancor più insidioso da una vegetazione arbustiva che nei secoli aveva formato boschi inestricabili. Questo è il quadro che nel 1792 si dovette presentare agli occhi dell’abate gesuita Consalvo Adorno dell’Andalusia, personaggio enigmatico ma al contempo di straordinario valore che, avuta in enfiteusi dalla Reverenda Camera Apostolica la tenuta di Campo Pescia, diede il via ad una serie di interventi a seguito dei quali fu bonificata la palude, si creò l’impianto delle risaie, si costruirono pozzi per la conservazione del grano, furono scavate cantine per l’olio ed il vino ed ebbe inizio l’allevamento di buoi, cavalli e di pecore della razza Merinos (importata direttamente dalla Spagna). Seguendo le direttive di questa sorta di abate – manager, furono realizzate anche una serie di opere pubbliche tra cui quella del casale nel c.d. “Borgo Vecchio” che, costruito intorno ad una piccola chiesa edificata dopo l’anno 1700 dai gesuiti ed intitolata al loro fondatore, Sant’Ignazio di Loyola, oggi costituisce il centro del Borgo. Alla costruzione, realizzata in muratura dopo secoli di abbandono, si accedeva per mezzo di un portone prospiciente un cortile; l’edificio aveva al pian terreno oltre alle stalle per i cavalli, “nove stanzoni aperti con archi per comodo dei bifolchi”, un forno, con annessa casa per il fornaio, la dispensa, il magazzino per il riso, un granaio per 650 rubbie di grano, “… un granaro pel terroso, fave, capace di circa rubbia cento... [in cui] vi è anche il camino, per gli uomini della risara». Nella parte superiore dell’edificio si trovavano due stanzoni ad uso dei “monelli”. Altri ambienti erano destinati ai lavoranti così come ai vari capetti sino alla camera padronale. Nella piccola chiesa, situata nell’angolo nord dell’edificio, venne posto un dipinto raffigurante Sant’Ignazio da Loyola, sicura testimonianza della devozione


PESCIA ROMANA PESCIA ROMANA che, nonostante la soppressione dell’Ordine, l’enfiteuta Adorno manteneva intatta verso il fondatore dei Gesuiti. Questa esperienza di Adorno terminò nel 1820 quando la Reverenda Camera vendette l’intera Tenuta al principe Boncompagni Ludovisi che ne rimase proprietario assoluto fino all’esproprio del 1950. Seguì una grande opera di parcellizzazione e bonifica dei terreni e la costruzione di casali per i tanti lavoratori che, provenienti principalmente dall’area del Lago di Bolsena, vi si trasferirono, permettendo a questa località di divenire uno dei più produttivi e rigogliosi centri agricoli della Regione.

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Pescia Romana: Old Village

Pescia Romana, in the municipality of Montalto di Castro, is the northernmost part of the municipality, which also coincides with the border between the Lazio region and the Tuscany region. Until the Agrarian Reform of 1950 the territory of Pescia lived in a timeless solitude; only a few seasonal laborers and shepherds were forced to live in this harsh malarial world, made even more insidious by shrubbery that for centuries had formed inextricable woods. This is the picture that in 1792 presented itself to the eyes of the Jesuit Abbot Consalvo Adorno from Andalusia, an enigmatic character but at the same time of extraordinary value that, having received the long lease to Campo Pescia from the Apostolic Camera, gave way to a series of operations as a result of which the swamp was reclaimed, a rice paddies system was created, wells were built for the storage of grain, wine cellars were dug to store oil and wine, and breeding of oxen, horses and the Merino breed of sheep (imported directly from Spain) begun. Following the directives of this “Abbot – Manager”, a series of public works were undertaken, including that of the manor in the “Old Village” which was built around a small church, built after the year 1700 by the Jesuits and named after their founder, St. Ignatius of Loyola, and which is the center of the village today. The construction, made of masonry after centuries of neglect, was accessed through a door facing a courtyard; the building, on the ground floor, housed, in addition to the stables for the horses, “nine large rooms with open arches for the comfort of the yokels”, an oven, with attached house for the baker, the pantry, the rice warehouse, a barn for 650 bushels of wheat, “... an earthy granary, beans, a capacity of about 100 bushels... [where] there is also a

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Castello Orsini XIII sec. - Orsini Castle 13th century


PESCIA ROMANA PESCIA ROMANA fireplace, for the men of the rice paddies.” At the top of the building there were two large rooms to be used by the “rascals”.Other rooms were destined to the workers as well as the various foremen, leading up to the master bedroom. In the small church, situated in the northeast corner of the building, a painting of St. Ignatius of Loyola was placed, sure testimony of the devotion that, despite the suppression of the Order, the land leaser Adorno maintained intact towards the founder of the Jesuits. The experience of Adorno ended in 1820 when the Reverend Chamber sold the entire estate to the Prince Boncompagni Ludovisi family, who remained absolute owner until the expropriation of 1950. There followed a great work of fragmentation, land reclamation and the construction of houses for the many workers moving here, coming mainly from the area of Lake Bolsena, allowing the town to become one of the most lush and productive agricultural centers of the region.

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Pescia Romana: Borgo Nuovo

La parte più moderna di Pescia Romana è costituita dal Borgo Nuovo, oltre a numerose case coloniche sparse nella campagna circostante. Il Borgo Nuovo, a ridosso della SS Aurelia, fu costruito in seguito alla riforma agraria dell’Ente Maremma, inaugurato nel 1961 ed oggi rappresenta uno fra gli esempi più belli ed armoniosi di comunità rurale. Nucleo centrale del Borgo Nuovo è la chiesa di San Giuseppe Operaio, a pianta esagonale, con cupola esagonale, unitamente alla fontana di Pietro Cascella all’esterno dell’edificio di culto. Le due opere realizzate durante la Riforma Agraria, vennero progettate a “completamento” del borgo rurale. L’architetto Carlo Boccianti progettò la Chiesa di San Giuseppe Operaio, per l’epoca un’innovazione molto ardita. L’altare era al centro dello spazio, come una specie di ara pagana e l’officiante rivolto verso i devoti quando invece la liturgia prevedeva ancora che il sacerdote celebrasse con le spalle rivolte alla gente! Il tetto della chiesa, progettato dall’ingegner Riccardo Morandi fu realizzato in cemento armato con uno spessore di soli 10 centimetri e la copertura in manto di asfalto color verde rame era simile a quella del Palazzetto dello Sport di Roma progettato da Nervi. L’acquasantiera è sempre opera del Boccianti mentre di Pietro Cascella è il fonte battesimale che si nota entrando a sinistra. Le stazioni della Via Crucis alle pareti sono in ceramica di Castelli, mentre il soffitto, un collage di grande effetto, è di Anna Maria Sforza Cesarini. All’esterno, a sinistra della Chiesa ed al centro di una piazza esagonale, si trova la fontana realizzata da Pietro Cascella e collocata alla sommità di una pavimentazione leggermente convessa, una sorta di bassa piramide con un’altezza al vertice di 70 centimetri. Realizzata in blocchi di calcestruzzo legati con grappe di ferro, soltanto bagnati da un rivolo d’acqua che scorre fra le cavità e poi cade sulla pietra semi interrata

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che ricorda una macina di mulino, fu concepita come qualcosa di “toccabile” e dunque senza recinti anche se rimane isolata rispetto al resto delle strutture circostanti. La prossimità al Mar Tirreno ha permesso a questo luogo di divenire meta di villeggiatura con una spiaggia lunga 8 km, in gran parte allo stato naturale, che ha alle sue spalle un tombolo assolutamente intatto.

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Pescia Romana: New Village

The modern part of Pescia Romana consists of the New Village, as well as several farmhouses scattered in the surrounding countryside. The New Village, near the SS Aurelia, was built after the Ente Maremma land reform in 1961, and to this day represents one of the finest examples of harmonious rural community. The central core of the New Village is the church of St. Joseph the Worker, hexagonal, with a hexagonal dome, and the fountain by Pietro Cascella outside the building of worship. The two works created during the Agrarian Reform, were designed to “complete” the rural village. The architect Carlo Boccianti designed the Church of St. Joseph the Worker, a very bold innovation for its time. The altar was at the center of the space, as a kind of pagan altar and the officiate facing devotees, whilst the liturgy entailed that the priest celebrate with his back to the people! The roof of the church, designed by engineer Riccardo Morandi, was made of reinforced concrete with a thickness of only 10 cm, and the asphalt surface covering was copper green, similar to that of the Sports Hall in Rome designed by Nervi. The holy water basin is the work of Boccianti, while the baptismal font you notice upon entering on the left is by Pietro Cascella. The Stations of the Cross on the walls are ceramic of Castelli, while the ceiling, a collage of great effect, is Anna Maria Sforza Cesarini’s work. Outside, to the left of the church and at the center of a hexagonal square, is the fountain by Pietro Cascella, placed on top of a slightly convex floor, a sort of low pyramid with a height of 70 cm at the top. Made of concrete blocks connected with iron clamps, wet by a stream of water flowing between the cavity and falling on the partially buried stone, it is reminiscent of a millstone, and was conceived as something “tangible” and therefore without fences even if it remains isolated from the rest of the surrounding structures. The proximity to the Tyrrhenian Sea has allowed this place to become a holiday resort with an 8 km long beach, largely in its natural state, and behind it, an absolutely intact mound.


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Il Parco Archeologico di Vulci

Il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci costituisce una significativa realtà nel bacino culturale ambientale del Lazio, unico per estensione e contenuti archeologici. Vulci è un sistema organico completo: città – necropoli – agro urbano non “disturbato” da sviluppi edilizi moderni: l’atmosfera evocata da vari scrittori del passato e dai pittori ottocenteschi è pressoché intatta (rovine, pascolo brado, bassissimo grado di antropizzazione). L’area, solcata dal fiume Fiora, comprende i resti della città etrusco-romana, estese necropoli etrusche ed il Castello dell’Abbadia sede del Museo Nazionale. Il Parco ha inoltre un alto valore paesaggistico caratterizzato dalle profonde gole entro cui scorre il fiume Fiora e dalla riserva naturale che preserva una zona umida in cui si è sviluppato un bosco ripariale. Del sito urbano antico, che si estendeva per circa 100 ettari, sono stati riportati in luce importanti resti di epoca etrusca e romana, tratti dell’imponente cinta difensiva, luoghi di culto, strade basolate ed edifici pubblici e privati. Tra questi ultimi la Domus del Criptoportico, abitazione aristocratica caratterizzata da un impianto termale ornato da eleganti mosaici pavimentali. Completano il panorama d’eccezionale interesse turistico ed archeologico della zona una serie di monumenti funerari di grandissimo fascino e importanza come la Tomba François, della quale sono universalmente noti i dipinti, il grandioso tumulo della Cuccumella, la Tomba delle Iscrizioni, la Tomba dei Soffitti Intagliati. Il Parco preserva un territorio di grande valenza paesaggistica che si è storicizzato conservandoci un’immagine della Maremma ottocentesca e si caratterizza quindi per la presenza di due serie di valori, quello archeologico e quello naturalistico e si sforza di decodificare, per ogni tipo di utente, questa realtà complessa, utilizzando supporti di materiale povero ma adeguati al paesaggio. Anche in base alle caratteristiche geomorfologiche dell’area, il Parco è stato pensato come una “struttura aperta”, cioè priva di recinzioni invalicabili e di spazi chiusi. Ed è stato strutturato in modo tale da poter essere percepito dal visitatore sia che lo percorra in autonomia sia che lo visiti accompagnato.


GLI ETRUSCHI THE ETRUSCANS I percorsi presentano vari gradi di difficoltà e si caratterizzano per un elevato grado di flessibilità, permettendo al visitatore di costruirsi il proprio itinerario di visita.

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The Archaeological Nature Park of Vulci

The Archaeological Park of Vulci is a significant reality in the Lazio basin, unique in its environmental and archaeological content. Vulci is a complete organic system: city - necropolis – urban garden, “undisturbed” by modern housing developments: the atmosphere evoked by various writers of the past and nineteenth century painters is almost intact (ruins, wild pasture, very low degree of human presence). The area, crossed by the River Fiora, includes the remains of the Etruscan-Roman city, the Etruscan necropolis and the Abbadia Castle, headquarters of the National Museum. The park also has a high landscape value, characterized by deep gorges into which the river Fiora flows, and the nature reserve that protects a wetland in which a riparian forest has developed. From the site of the ancient city, which extended for about 100 hectares, important remains of Etruscan and Roman sections have been brought to light, the imposing defensive walls, houses of worship, street flagstones and public and private buildings. Among the latter, the Domus del Criptoportico, an aristocratic house that features a spa facility decorated with elegant mosaics. The range of outstanding tourist and archaeological sites is completed by a number of funerary monuments of great charm and importance in the area, as the François Tomb, with its universally known paintings, the great mound of Cuccumella, the Tomb of the Inscriptions, the Tomb of the carved ceilings. The park protects an area of ​​great landscape value which is historicized in keeping an image of the Maremma of the nineteenth century and is therefore characterized by the presence of two sets of values, the archaeological and naturalistic, and strives to decode, for each type of visitor, this complex reality, using poor material but appropriate to the surroundings. Also taking into account the geomorphological characteristics of the area, the park was designed as an “open structure”, without insurmountable fences and confined spaces. And it has been structured so that the users can enjoy it, both visiting independently or with a guided tour. The routes offer various degrees of difficulty and are characterized by a high degree of flexibility, allowing visitors to build their own tour itinerary.

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Parco di Vulci - Vulci Park


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Il Ponte della Badia

L’arditezza dell’opera che supera gli oltre 30 metri ed è posizionata in un tratto del fiume in cui le pareti sono particolarmente scoscese, ha alimentato nei secoli la leggenda che sia stato il Diavolo ad edificarlo per cui, ancora oggi, non è raro sentirlo chiamare “Ponte del Diavolo”. In realtà il ponte fu costruito in epoca etrusca e a questo primo momento sono da riferirsi le parti in blocchi di tufo rosso; nel corso del III-II secolo a.C. i piloni, in gran parte ricostruiti con un nucleo in cementizio rivestito esternamente da lastre di travertino, servirono a sostenere una passerella di legno sorretta da puntoni che poggiavano sulle mensole ancora visibili nelle facce interne dei piloni. In età imperiale romana la struttura subì ulteriori modifiche e a quest’epoca risale il suo attuale assetto. Il ponte, che per secoli ha rappresentato l’unico punto di passaggio fra i territori costieri e l’entroterra, poggia su tre archi il maggiore dei quali è quello centrale che ha una luce di 20 metri. Sia il selciato che lunghi tratti delle spallette di protezione sono rifacimenti recenti. Oltre a via di comunicazione il ponte serviva anche da acquedotto peraltro ancora visibile nel tratto finale verso occidente; la condotta idrica, foderata con uno spesso strato


Ponte e Castello della Badia XIX sec. The Bridge and the Castle of the Abbey 19th century


GLI ETRUSCHI THE ETRUSCANS di cocciopesto, era infatti posta sulla spalletta settentrionale e, attraversando la necropoli dell’Osteria, giungeva sino alla Porta Ovest di Vulci. E proprio la fuoriuscita dell’acqua, estremamente ricca di calcare, captata da una sorgente posta in località “ Cento Camerelle” nel territorio di Canino, ha formato, nei secoli, una scenografica concrezione calcarea sulla spalletta nord del ponte.

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The Abbey Bridge

The boldness of the work that exceeds more than 30 meters and is located in a stretch of the river where the walls are very steep, for centuries has fueled the legend that it was the Devil who built it, so much so, that even today, it is not uncommon to hear it called “Devil’s Bridge”. In reality, the bridge was built in Etruscan times and to these are referred the parts of blocks of red tuff; during the III-II century BC, pylons, largely rebuilt with a concrete core externally covered with slabs of travertine, served to support a wooden walkway supported by rafters that rested on the shelves still visible in the inner faces of the pylons. In Roman times, the structure underwent further changes its current structure dates back to these times. The bridge, which for centuries was the only crossing point between the coastal areas and the hinterland, is based on three arches, the largest of which is the central one which is over 20 meters. Both the pavement and long stretches of protective shoulders are recent renovations. Besides being a line of communication, the bridge also served as an aqueduct which is still visible in the final stretch to the west; the water pipeline, lined with a thick layer of earthenware, was in fact located on the northern parapet and ran through the necropolis of the Osteria, and came up to the West Gate of Vulci. And the very water flow, extremely rich in limestone, captured by a spring located in “Cento Camerelle”, in the territory of Canino, has formed over the centuries, a spectacular limestone concretion on the north parapet of the bridge.

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Il castello della Badia

Le prime notizie che riferiscono dell’esistenza di una costruzione nell’area ove attualmente sorge il Castello della Badia, risalgono all’ anno 809; infatti, in un documento risalente a questa data si parla di un’abbazia benedettina fortificata dedicata a San Mamiliano sorta come avamposto monastico a difesa del Ponte e della popolazione continuamente minacciata dalle incursioni saracene. Intorno al 1100 si fa risalire l’attuale assetto del Castello che, negli anni successivi, fu al centro di aspre contese fra gli Aldobrandeschi, i Di Vico ed il comune di Orvieto. Dal 1430 fu assegnato in feudo a Ranuccio Farnese e dal 1513 passò in investitura perpetua al Cardinale Farnese (il futuro Papa Paolo III) che lo tenne sino al 1537 anno in cui la rocca entrò a far parte del Ducato di Castro. Nel 1649, distrutta la città di Castro, il complesso rientrò fra i possedimenti della Camera Apostolica che lo tenne sino al 1808 quando fu ceduto al Principe di Canino, Luciano Bonaparte. Dopo il 1855 la fortezza, acquistata dal Principe Alessandro Torlonia, ospitò la Dogana Pontificia; alla caduta dello Stato della Chiesa il castello conobbe un lungo periodo di abbandono che perdurò sino agli anni ’60 del secolo scorso quando, ceduto allo Stato, fu oggetto di accurati restauri che oltre a valorizzarne la struttura, permisero di allestirvi il Museo Archeologico Nazionale di Vulci.

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Badia Castle

The first news reports of the existence of a building in the area where the Castle of the Abbey now stands, date back to 809 A.D.; In fact, a document dating back to this time mentions a fortified Benedictine abbey dedicated to St. Mamiliano, erected as monastic outpost in defense of the Bridge and the population, continuously threatened by Saracen raids. The current structure of the castle can be traced to 1100 A.D., in later years it was at the center of bitter disputes between the Aldobrandeschi, the Di Vico and the town of Orvieto. From 1430 it was assigned as a fief to Ranuccio Farnese and from 1513 it passed in perpetual endowment to Cardinal Farnese (later Pope Paul III) who kept it until 1537, year in which the castle became part of the Duchy of Castro. In 1649, the city of Castro was destroyed and the complex returned to the Apostolic Chamber, which kept it until 1808 when it was sold to the Prince of Canino, Luciano Bonaparte. After 1855, the fortress acquired by Prince Alessandro Torlonia, hosted the Papal Customs; after the fall of the Papal State, the castle experienced a long period of neglect that lasted until the 1960s until it was transferred to the State and was the subject of careful restoration, which not only enhanced the structure, but also installed the National Archaeological Museum of Vulci.




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