TERRA CIMINA

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www.terracimina.it


con la preziosa collaborazione di Regione Lazio Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili Direzione Regionale Culturale e Politiche Giovanili Area Servizi e Strutture Culturali Unione dei Comuni Bassa Sabina Assessorato alla Cultura Settore Affari Generali Cultura Responsabile Amministrativo Dott. Andrea Valentini Coordinamento Progettuale Ufficio Sistema Bibliotecario Bassa Sabina Redazione Testi Maria Teresa De Carolis Associazione Culturale Verso Libero Realizzazione Skylab Studios srl Art Director Leonardo Tosoni Fotografie Tiziano Crescia Project Manager Marco Piastra Mappe e Grafiche Valeria Rosati

Finito di realizzare Luglio 2017

Biblioteche Digit@li Progetto finanziato con la Legge Regionale, 7 agosto 2013, n. 6 “Disciplina delle iniziative regionali di promozione e conoscenza del patrimonio delle attività culturali del Lazio e successive modifiche.”.

TERRACIMINA

Qr Software Tiziano Crescia


CANEPINA


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PALAZZO FARNESE XVI Sec. - Sede del Municipio

Fu fatto costruire da Alessandro Farnese, più noto come papa Paolo III, per il figlio Pierluigi, soltanto come sede di amministrazione dei beni, nel vasto territorio canepinese. Il palazzetto con la sua piccola mole fu ampliato successivamente nella parte sinistra. Ha una struttura solida, espressione di quell’architettura del XVI secolo che supera il linguaggio decorativo e si limita alla pura funzione delle forme. Da tempo ormai è sede del comune, ivi trasferitosi da un’antica costruzione di Via Porta Piagge. Fu fatto costruire da Alessandro Farnese, più noto come papa Paolo III, per il figlio Pierluigi, soltanto come sede di amministrazione dei beni, nel vasto territorio canepinese. Il palazzetto con la sua piccola mole fu ampliato successivamente nella parte sinistra. Ha una struttura solida, espressione di quell’architettura del XVI secolo che supera il linguaggio decorativo e si limita alla pura funzione delle forme. Da tempo ormai è sede del comune, ivi trasferitosi da un’antica costruzione di Via Porta Piagge.

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CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA XV Sec. - Chiesa Collegiata

Non è chiara la data di costruzione, ma se oggi si può godere di queste armoniose forme architettoniche, dei suoi blocchi di roccia rosacea che, all’imbrunire, assumono riflessi cromatici di rara bellezza, lo dobbiamo ad Antonio Cordini da Sangallo detto il giovane, nipote di Antonio il vecchio, che nel 1492 la restaurò; e come vollero i canepinesi, la fece somigliante a quella della Madonna della Quercia. Tutto questo sembra avvenuto tramite un miracolo che venne poi affrescato in una lunetta del chiostro e sulla porta centrale, all’interno della chiesa della Madonna della Quercia, dal viterbese Angelo Picciotti nel 1630. Questa nostra chiesa di S. Maria Assunta ospita la statua di Santa Corona, Patrona del paese, che viene portata in processione ogni anno. Non è chiara la data di costruzione, ma se oggi si può godere di queste armoniose forme architettoniche, dei suoi blocchi di roccia rosacea che, all’imbrunire, assumono riflessi cromatici di rara bellezza, lo dobbiamo ad Antonio Cordini da Sangallo detto il giovane, nipote di Antonio il vecchio, che nel 1492 la restaurò; e come vollero i canepinesi, la fece somigliante a quella della Madonna della Quercia. Tutto questo sembra avvenuto tramite un miracolo che venne poi affrescato in una lunetta del chiostro e sulla porta centrale, all’interno della chiesa della Madonna della Quercia, dal viterbese Angelo Picciotti nel 1630. Questa nostra chiesa di S. Maria Assunta ospita la statua di Santa Corona, Patrona del paese, che viene portata in processione ogni anno.

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CASTELLO ANGUILLARA XI Sec.

Costruito intorno alla metà del XI secolo, dagli esponenti della Famiglia di Vico, il Castello Anguillara fu eretto su un dirupo allora inaccessibile per vigilare con la sua torre d’oriente sulla piana del Tevere. Molti sono stati i domini del castello, solo nel 1800 quando la famiglia Anguillara si trovava in difficoltà economica, una parte del castello viene venduta a singoli e privati e la parte restante fu donata alla famiglia Rem-Picci. Nei primi del 1900 anche quest’ultima famiglia, decise di frazionare in appartamenti civili l’altra parte, che vende donando la torre d’oriente al Comune di Canepina, il quale allestirà all’interno un museo della flora e della fauna. Sul piazzale d’ingresso del castello, dove si immagina chiaramente vi fosse un tempo il ponte levatoio, vi è tuttora un pulpito da dove si dice, che predicò S. Bernardino da Siena. Costruito intorno alla metà del XI secolo, dagli esponenti della Famiglia di Vico, il Castello Anguillara fu eretto su un dirupo allora inaccessibile per vigilare con la sua torre d’oriente sulla piana del Tevere. Molti sono stati i domini del castello, solo nel 1800 quando la famiglia Anguillara si trovava in difficoltà economica, una parte del castello viene venduta a singoli e privati e la parte restante fu donata alla famiglia Rem-Picci. Nei primi del 1900 anche quest’ultima famiglia, decise di frazionare in appartamenti civili l’altra parte, che vende donando la torre d’oriente al Comune di Canepina, il quale allestirà all’interno un museo della flora e della fauna. Sul piazzale d’ingresso del castello, dove si immagina chiaramente vi fosse un tempo il ponte levatoio, vi è tuttora un pulpito da dove si dice, che predicò S. Bernardino da Siena.

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MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI XVII Sec.

Ospitato nell’ex convento seicentesco dei Carmelitani, che comprende la Chiesa di San Michele Arcangelo, il museo conserva oggetti tipici della cultura contadina come aratri, zappe telai e tanti altri strumenti ormai caduti in disuso. Nelle sale e nel chiostro, quest’ ultimo ricoperto da un ciclo di pitture realizzate nella prima meta del XVII secolo dalla scuola marchigiana di Sebastiani, sono esposti anche oggetti riferibili alla religiosità popolare, alla scuola, al gioco, al ruolo della donna, alla vita familiare e ai mestieri in via di estinzione. II “Salone Quarto Stato”, invece ospita oggetti che riguardano iI canepinese Angelo Meloni noto come Picino (1880-1945), leggendario fantino tredici volte vincitore del Palio di Siena, oltre a quelli appartenenti ad altri personaggi canepinesi che si sono distinti nel passato. Ospitato nell’ex convento seicentesco dei Carmelitani, che comprende la Chiesa di San Michele Arcangelo, il museo conserva oggetti tipici della cultura contadina come aratri, zappe telai e tanti altri strumenti ormai caduti in disuso. Nelle sale e nel chiostro, quest’ ultimo ricoperto da un ciclo di pitture realizzate nella prima meta del XVII secolo dalla scuola marchigiana di Sebastiani, sono esposti anche oggetti riferibili alla religiosità popolare, alla scuola, al gioco, al ruolo della donna, alla vita familiare e ai mestieri in via di estinzione. II “Salone Quarto Stato”, invece ospita oggetti che riguardano iI canepinese Angelo Meloni noto come Picino (1880-1945), leggendario fantino tredici volte vincitore del Palio di Siena, oltre a quelli appartenenti ad altri personaggi canepinesi che si sono distinti nel passato.

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CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO XIV Sec.

L’origine della chiesetta risale, probabilmente, al tempo in cui in Canepina ci fu la peste, 1476. Dopo questo triste evento fu abbandonata e data poi nl 1573 al governo dei frati Carmelitani che, iniziarono la costruzione del convento portata poi a termine da un frate canepinese: Padre Angelo Menicucci che divenne priore del convento nel 1593. Nel 1870 il complesso passa allo Stato Italiano che lo cede a Canepina diventando così priorità del comune. Oggi una parte del locale, sul cui frontone si legge ancora “Ospedale” è utilizzata come sede delle associazione Avis e del Centro Polivalente Fili d’Argento, mentre del vecchio convento un’ala adeguatamente ristrutturata, è stata trasformata in sede del Museo Delle Tradizioni Popolari. All’esterno della chiesa invece in piazza Marconi, sorge il monumento ai caduti della guerra mondiale. L’origine della chiesetta risale, probabilmente, al tempo in cui in Canepina ci fu la peste, 1476. Dopo questo triste evento fu abbandonata e data poi nl 1573 al governo dei frati Carmelitani che, iniziarono la costruzione del convento portata poi a termine da un frate canepinese: Padre Angelo Menicucci che divenne priore del convento nel 1593. Nel 1870 il complesso passa allo Stato Italiano che lo cede a Canepina diventando così priorità del comune. Oggi una parte del locale, sul cui frontone si legge ancora “Ospedale” è utilizzata come sede delle associazione Avis e del Centro Polivalente Fili d’Argento, mentre del vecchio convento un’ala adeguatamente ristrutturata, è stata trasformata in sede del Museo Delle Tradizioni Popolari. All’esterno della chiesa invece in piazza Marconi, sorge il monumento ai caduti della guerra mondiale.

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VALLERANO


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CHIESA DI SAN VITTORE XVI Sec. - Chiesa Patronale

La chiesa patronale dedicata a San Vittore, soldato romano convertito alla fede in Cristo e per questo martirizzato, si erge sul punto più alto del paese. Dedicata al santo Patrono, propone un suggestivo soffitto a cassettoni del 1762. Nell’abside sono conservati affreschi di metà ‘500 raffigurante i dodici apostoli, i quattro evangelisti e l’incoronazione di Maria, venuti alla luce dopo che erano stati coperti di intonaco. Lungo tutte le pareti corre una decorazione di sontuoso panneggio opera del prof. Ercole Aloysi 1921. In fondo alla chiesa, fu eretta dopo la prima guerra mondiale una piccola cappella alla Madonna di Lourdes, riproducendo l’ambiente della grotta. Nella torre campanaria, è collocato l’orologio a sei ore il cui meccanismo di alta ingegneria, oggi visibile, è opera di Giovanni De Sanctis 1737, uno dei maggiori maestri orologiai dell’epoca. La chiesa patronale dedicata a San Vittore, soldato romano convertito alla fede in Cristo e per questo martirizzato, si erge sul punto più alto del paese. Dedicata al santo Patrono, propone un suggestivo soffitto a cassettoni del 1762. Nell’abside sono conservati affreschi di metà ‘500 raffigurante i dodici apostoli, i quattro evangelisti e l’incoronazione di Maria, venuti alla luce dopo che erano stati coperti di intonaco. Lungo tutte le pareti corre una decorazione di sontuoso panneggio opera del prof. Ercole Aloysi 1921. In fondo alla chiesa, fu eretta dopo la prima guerra mondiale una piccola cappella alla Madonna di Lourdes, riproducendo l’ambiente della grotta. Nella torre campanaria, è collocato l’orologio a sei ore il cui meccanismo di alta ingegneria, oggi visibile, è opera di Giovanni De Sanctis 1737, uno dei maggiori maestri orologiai dell’epoca.

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CHIESA DI SANT’ANDREA APOSTOLO XVIII Sec.

Durante la metà del ‘700 l’antica chiesa di Sant’Andrea matrice e cattedrale di Vallerano minacciava di crollare e, si decise di iniziare la costruzione di una nuova chiesa più grande e monumentale nel punto in cui anticamente sorgeva la rocca di Vallerano. È un edificio barocco molto elegante, sulla cui facciata è affisso lo stemma pontificale. Sotto il profilo stilistico, la chiesa di S. Andrea si richiama alla corrente architettonica romana della metà del Settecento, con alcuni tipici riferimenti neoclassici, la ricerca dell’armonia spazio/luce, l’equilibrio degli elementi decorativi, la delicatezza cromatica degli stucchi. Altri particolari pregevoli da segnalare sono i quattro ovali raffiguranti S. Lorenzo, S. Stefano, S. Pietro, S. Paolo. Il dipinto principale posto sopra l’altare maggiore raffigura la Vergine in cielo con S. Andrea e S. Vittore. Durante la metà del ‘700 l’antica chiesa di Sant’Andrea matrice e cattedrale di Vallerano minacciava di crollare e, si decise di iniziare la costruzione di una nuova chiesa più grande e monumentale nel punto in cui anticamente sorgeva la rocca di Vallerano. È un edificio barocco molto elegante, sulla cui facciata è affisso lo stemma pontificale. Sotto il profilo stilistico, la chiesa di S. Andrea si richiama alla corrente architettonica romana della metà del Settecento, con alcuni tipici riferimenti neoclassici, la ricerca dell’armonia spazio/luce, l’equilibrio degli elementi decorativi, la delicatezza cromatica degli stucchi. Altri particolari pregevoli da segnalare sono i quattro ovali raffiguranti S. Lorenzo, S. Stefano, S. Pietro, S. Paolo. Il dipinto principale posto sopra l’altare maggiore raffigura la Vergine in cielo con S. Andrea e S. Vittore.

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CHIESA DELLA MADONNA DELLA PIEVE XI - XII Sec.

Edificata intorno al XI-XII secolo utilizzando anche materiale di spoglio di un preesistente tempio etrusco o romano, è la chiesa più antica di Vallerano. La chiesa è strutturata in due corpi ad aula unica perpendicolari, costruiti a distanza di pochi decenni l’uno dall’altro. Sulla facciata si apre un portale decorato con motivi classici ad ovuli e punte di freccia, probabilmente un piccolo protiro precedeva l’ingresso. All’interno nell’abside del corpo principale dietro l’altare maggiore, vi è un affresco di notevole rilievo risalente al XII secolo raffigurante una Traditio clavium in cui Cristo grandeggia in posizione frontale tra i santi Pietro e Paolo, a loro volta affiancati da due diaconi, tutti egualmente contrassegnati da aureole dorate finemente contornate di rosso e caratterizzati da un’espressione dignitosa, austera e composta. Edificata intorno al XI-XII secolo utilizzando anche materiale di spoglio di un preesistente tempio etrusco o romano, è la chiesa più antica di Vallerano. La chiesa è strutturata in due corpi ad aula unica perpendicolari, costruiti a distanza di pochi decenni l’uno dall’altro. Sulla facciata si apre un portale decorato con motivi classici ad ovuli e punte di freccia, probabilmente un piccolo protiro precedeva l’ingresso. All’interno nell’abside del corpo principale dietro l’altare maggiore, vi è un affresco di notevole rilievo risalente al XII secolo raffigurante una Traditio clavium in cui Cristo grandeggia in posizione frontale tra i santi Pietro e Paolo, a loro volta affiancati da due diaconi, tutti egualmente contrassegnati da aureole dorate finemente contornate di rosso e caratterizzati da un’espressione dignitosa, austera e composta.

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SANTUARIO MARIA SS.MA DEL RUSCELLO DEI DONATORI DI SANGUE XVII Sec.

Poco distante dal borgo di Vallerano, sorgeva di fianco ad un ruscello una cappellina con un affresco di scuola laziale raffigurante una Madonna con bambino, tanto rovinata dal tempo che il 5 luglio 1604 il pittore Stefano Menicucci accingendosi ad iniziarne il restauro, vide sgorgare miracolosamente un rivolo di sangue dal labbro della Vergine. Con le offerte lasciate dai numerosi pellegrini chiamati in paese dalla notizia, per volere dei fedeli e del Cardinale Odoardo Farnese, nel 1605 iniziarono i lavori di costruzione del santuario su disegno del Vignola, in stile barocco snello dal forte influsso rinascimentale. Il tempio è planimetricamente rivolto, con incredibile precisione, verso piazza San Pietro, in Vaticano. Nel 1991 la Madonna del Ruscello è stata insignita del titolo di Patrona dei Donatori di sangue del Lazio. Poco distante dal borgo di Vallerano, sorgeva di fianco ad un ruscello una cappellina con un affresco di scuola laziale raffigurante una Madonna con bambino, tanto rovinata dal tempo che il 5 luglio 1604 il pittore Stefano Menicucci accingendosi ad iniziarne il restauro, vide sgorgare miracolosamente un rivolo di sangue dal labbro della Vergine. Con le offerte lasciate dai numerosi pellegrini chiamati in paese dalla notizia, per volere dei fedeli e del Cardinale Odoardo Farnese, nel 1605 iniziarono i lavori di costruzione del santuario su disegno del Vignola, in stile barocco snello dal forte influsso rinascimentale. Il tempio è planimetricamente rivolto, con incredibile precisione, verso piazza San Pietro, in Vaticano. Nel 1991 la Madonna del Ruscello è stata insignita del titolo di Patrona dei Donatori di sangue del Lazio.

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CHIESA DEL CROCIFISSO XVII Sec.

Sulla sua origine non si hanno notizie documentali ma quelle tramandateci dalle vecchie generazioni portano a ritenere che il culto per la Madonna fonte di grazia, fosse già presente prima del 1600. La località ove sorge la Chiesa era chiamata “Cavacignale”, e la leggenda vuole che siano stati proprio i cinghiali a dissotterrare una tegola con l’immagine della Madonna, poi appesa ad un ramo di quercia per essere ammirata e venerata dai passanti al punto tale che si diffuse la notizia di grazie e miracoli verificatisi nei pressi di questa immagine. Nel 1600 si decise di edificare una chiesa più grande visto il gran numero di pellegrini. Il ripetersi di fatti miracolosi, narra l’epigrafe posta a ricordo dei lavori effettuati nel 1747, fece assurgere la nuova chiesa al rango di Santuario affidandolo ai frati passionisti ospitati per lungo tempo nel retrostante conventino. Sulla sua origine non si hanno notizie documentali ma quelle tramandateci dalle vecchie generazioni portano a ritenere che il culto per la Madonna fonte di grazia, fosse già presente prima del 1600. La località ove sorge la Chiesa era chiamata “Cavacignale”, e la leggenda vuole che siano stati proprio i cinghiali a dissotterrare una tegola con l’immagine della Madonna, poi appesa ad un ramo di quercia per essere ammirata e venerata dai passanti al punto tale che si diffuse la notizia di grazie e miracoli verificatisi nei pressi di questa immagine. Nel 1600 si decise di edificare una chiesa più grande visto il gran numero di pellegrini. Il ripetersi di fatti miracolosi, narra l’epigrafe posta a ricordo dei lavori effettuati nel 1747, fece assurgere la nuova chiesa al rango di Santuario affidandolo ai frati passionisti ospitati per lungo tempo nel retrostante conventino.

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VIGNANELLO


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CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PRESENTAZIONE XVIII Sec.

La chiesa patronale dedicata a San Vittore, soldato romano convertito alla fede in Cristo e per questo martirizzato, si erge sul punto più alto del paese. Dedicata al santo Patrono, propone un suggestivo soffitto a cassettoni del 1762. Nell’abside sono conservati affreschi di metà ‘500 raffigurante i dodici apostoli, i quattro evangelisti e l’incoronazione di Maria, venuti alla luce dopo che erano stati coperti di intonaco. Lungo tutte le pareti corre una decorazione di sontuoso panneggio opera del prof. Ercole Aloysi 1921. In fondo alla chiesa, fu eretta dopo la prima guerra mondiale una piccola cappella alla Madonna di Lourdes, riproducendo l’ambiente della grotta. Nella torre campanaria, è collocato l’orologio a sei ore il cui meccanismo di alta ingegneria, oggi visibile, è opera di Giovanni De Sanctis 1737, uno dei maggiori maestri orologiai dell’epoca. La chiesa patronale dedicata a San Vittore, soldato romano convertito alla fede in Cristo e per questo martirizzato, si erge sul punto più alto del paese. Dedicata al santo Patrono, propone un suggestivo soffitto a cassettoni del 1762. Nell’abside sono conservati affreschi di metà ‘500 raffigurante i dodici apostoli, i quattro evangelisti e l’incoronazione di Maria, venuti alla luce dopo che erano stati coperti di intonaco. Lungo tutte le pareti corre una decorazione di sontuoso panneggio opera del prof. Ercole Aloysi 1921. In fondo alla chiesa, fu eretta dopo la prima guerra mondiale una piccola cappella alla Madonna di Lourdes, riproducendo l’ambiente della grotta. Nella torre campanaria, è collocato l’orologio a sei ore il cui meccanismo di alta ingegneria, oggi visibile, è opera di Giovanni De Sanctis 1737, uno dei maggiori maestri orologiai dell’epoca.

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CRIPTA - CONNUTTI XVII Sec.

Scendendo nei sotterranei della chiesa di Santa Maria della Presentazione ci si trova in un ambiente ipogeo da cui parte un cunicolo che attraversa il centro storico di Vignanello in tutta la sua estensione. Questo condotto ospita, ancora oggi, i resti dell’acquedotto in terracotta voluto agli inizi del ‘600 da Ottavia Orsini, feudataria di Vignanello, per portare acqua al giardino all’italiana di sua proprietà e per l’approvvigionamento idrico della popolazione. Percorrendolo si incontrano diversi pozzi di luce dalla sezione perfettamente circolare, che si elevano fino al piano stradale. Sotto al piano di calpestio del cunicolo sono murate due tubature in terracotta dell’acquedotto di Ottavia Orsini, che sfruttando il principio dei vasi comunicanti, portava l’acqua dalle sorgenti fino al castello e al giardino, superando il notevole dislivello. Questi condotti sono in parte ancora visibili dove il rivestimento che le proteggeva è andato perduto. Scendendo nei sotterranei della chiesa di Santa Maria della Presentazione ci si trova in un ambiente ipogeo da cui parte un cunicolo che attraversa il centro storico di Vignanello in tutta la sua estensione. Questo condotto ospita, ancora oggi, i resti dell’acquedotto in terracotta voluto agli inizi del ‘600 da Ottavia Orsini, feudataria di Vignanello, per portare acqua al giardino all’italiana di sua proprietà e per l’approvvigionamento idrico della popolazione. Percorrendolo si incontrano diversi pozzi di luce dalla sezione perfettamente circolare, che si elevano fino al piano stradale. Sotto al piano di calpestio del cunicolo sono murate due tubature in terracotta dell’acquedotto di Ottavia Orsini, che sfruttando il principio dei vasi comunicanti, portava l’acqua dalle sorgenti fino al castello e al giardino, superando il notevole dislivello. Questi condotti sono in parte ancora visibili dove il rivestimento che le proteggeva è andato perduto.

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CASTELLO RUSPOLI XIII Sec.

Fu edificato nel 1280, al tempo di Nicolò III, e sorge su una precedente struttura Benedettina del IX-XI sec. La sua ristrutturazione nella forma attuale, forse su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, risale al 1536 ca. è dovuta alla volontà del conte Sforza-Marescotti e alla suocera Beatrice. Di forma quadrangolare, presenta 4 bastioni, merlature ghibelline ed è circondato da un fossato; pur essendo austero ed imponente ha una certa eleganza tipica delle dimore rinascimentali. Esso è dotato di un Giardino all’Italiana, voluto nel 1611 da Ottavia Orsini, che è considerato un modello di pregio, perché è giunto sino a nostri giorni pressoché integro; diviso in 12 parterre rettangolari composti di siepi miste (mirto, lauro-ceraso, bosso, viburno), al centro ha una peschiera in peperino a 4 arcate, circondata da una balaustra, forse opera del Vignola. Agli angoli dei parterre ci sono spettacolari piante di limoni contenute in vasi di terracotta. Fu edificato nel 1280, al tempo di Nicolò III, e sorge su una precedente struttura Benedettina del IX-XI sec. La sua ristrutturazione nella forma attuale, forse su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, risale al 1536 ca. è dovuta alla volontà del conte Sforza-Marescotti e alla suocera Beatrice. Di forma quadrangolare, presenta 4 bastioni, merlature ghibelline ed è circondato da un fossato; pur essendo austero ed imponente ha una certa eleganza tipica delle dimore rinascimentali. Esso è dotato di un Giardino all’Italiana, voluto nel 1611 da Ottavia Orsini, che è considerato un modello di pregio, perché è giunto sino a nostri giorni pressoché integro; diviso in 12 parterre rettangolari composti di siepi miste (mirto, lauro-ceraso, bosso, viburno), al centro ha una peschiera in peperino a 4 arcate, circondata da una balaustra, forse opera del Vignola. Agli angoli dei parterre ci sono spettacolari piante di limoni contenute in vasi di terracotta.

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FONTANA BAROCCA XVII Sec.

La fontana viene realizzata da Francesco Marescotti, figlio di Vicino Sforza, nel 1673, momento nel quale il titolare del feudo di Vignanello era il cardinale Galeazzo Marescotti, che però lo aveva lasciato in gestione al fratello Francesco. La fontana, secondo i documenti, andava realizzata in peperino, anche nella parte posteriore, senza muro, il che fa pensare che fosse stata concepita per essere isolata. Una differenza fra la versione disegnata e quella realizzata è relativa allo stemma. Nel disegno viene rappresentato a sinistra lo stemma Marescotti e a destra lo stemma Farnese, prima famiglia ad essere infeudata, con ramo di Latera, a Vignanello, mentre nella realizzazione a sinistra appare ancora lo stemma Marescotti, ma a destra quello della casata della moglie di Francesco, Girolama Bichi, facendo pensare che al momento della realizzazione questa famiglia fosse predominante. La fontana viene realizzata da Francesco Marescotti, figlio di Vicino Sforza, nel 1673, momento nel quale il titolare del feudo di Vignanello era il cardinale Galeazzo Marescotti, che però lo aveva lasciato in gestione al fratello Francesco. La fontana, secondo i documenti, andava realizzata in peperino, anche nella parte posteriore, senza muro, il che fa pensare che fosse stata concepita per essere isolata. Una differenza fra la versione disegnata e quella realizzata è relativa allo stemma. Nel disegno viene rappresentato a sinistra lo stemma Marescotti e a destra lo stemma Farnese, prima famiglia ad essere infeudata, con ramo di Latera, a Vignanello, mentre nella realizzazione a sinistra appare ancora lo stemma Marescotti, ma a destra quello della casata della moglie di Francesco, Girolama Bichi, facendo pensare che al momento della realizzazione questa famiglia fosse predominante.

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CHIESA MADONNA DEL PIANTO XVIII Sec.

Domenico Annesi di Vignanello aveva l’abitudine di far dipingere l’immagine della Madonna sopra la porta delle sue proprietà e, ne fece dipingere anche una su un muro: l’immagine di Maria Santissima in atto di piangere con Figlio alla destra. Il 19 maggio 1757 ci fu un miracolo, un uomo mentre andava a fare visita alla Madonna come di sua consuetudine, recuperò la vista e, diffusasi la notizia il popolo accorse numeroso e si ravvivò la devozione. Le offerte dei Vignanellesi aumentavano considerevolmente e, si diete inizio, molto tempo dopo alla costruzione della chiesa. Nel 1782 venne istituita la Congregazione della Madonna del Pianto e, l’immagine della Madonna fu rivoltata dentro la sacrestia come si vede attualmente. Il 1 settembre 1785 la congregazione stabilisce di celebrare la Festa della Madonna del Pianto. Domenico Annesi di Vignanello aveva l’abitudine di far dipingere l’immagine della Madonna sopra la porta delle sue proprietà e, ne fece dipingere anche una su un muro: l’immagine di Maria Santissima in atto di piangere con Figlio alla destra. Il 19 maggio 1757 ci fu un miracolo, un uomo mentre andava a fare visita alla Madonna come di sua consuetudine, recuperò la vista e, diffusasi la notizia il popolo accorse numeroso e si ravvivò la devozione. Le offerte dei Vignanellesi aumentavano considerevolmente e, si diete inizio, molto tempo dopo alla costruzione della chiesa. Nel 1782 venne istituita la Congregazione della Madonna del Pianto e, l’immagine della Madonna fu rivoltata dentro la sacrestia come si vede attualmente. Il 1 settembre 1785 la congregazione stabilisce di celebrare la Festa della Madonna del Pianto.

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