#1 il giornale dell’associazione
Le reti non imprigionano, ma liberano idee
Benvenuti a casa
di Sonia Chellini
Il concetto di rete è un elemento entrato nel lessico e nella pratica della nostra associazione in tempi recenti. Volendo dargli un’origine, potremmo individuarla nell’esordio di Terra Madre nel 2004, quando per la prima volta, e in modo assolutamente dirompente, ci rendemmo conto della valenza e della potenza internazionale e interdisciplinare dei valori espressi da Slow Food. L’aver trovato un’intesa comune tra lingue e saperi tanto diversi tra loro ci ha messo di fronte alla necessità di imparare a interagire tra noi e con il mondo in un modo nuovo, in cui organizzazione associativa classica e nuove connessioni, con altri sistemi (sociali, economici, organizzativi, culturali) potessero trovare una propria sintesi. L’evoluzione dei sistemi di comunicazione, poi, ha amplificato questa esigenza: i social media, l’uso di apparecchiature sempre più sofisticate, lo stare al passo con la velocità dell’informazione. In un decennio e poco più Slow Food Italia ha acquisito la capacità di agire in un sistema a “rete” a partire dalle Condotte, che sono l’elemento primo del tessuto associativo; essere tra i protagonisti delle iniziative di territorio indirizzate alla salvaguardia del suolo, la difesa della legalità o delle agricolture locali, progettare e realizzare mercati o educare al consumo consapevole sono tutte azioni che hanno bisogno di una visione condivisa e concertata con gli altri attori della società, siano essi amministratori locali o associazioni, culturali, di categoria e sindacali. Di più, alcuni nostri progetti di respiro nazionale sono scaturiti proprio dalla pratica di rete: le Isole Slow nel 2005, così come gli Stati Generali delle Comunità dell’Appennino o l’alleanza di Italia Sveglia e da ultimo il progetto Coste Fragili. Le reti sono composte da nodi e i nodi determinano le connessioni ma è pur vero che la rete non rappresenta un obiettivo bensì uno strumento: è il mezzo attraverso il quale è possibile - per rimanere nel paragone tessile - dare forma e colore al disegno. Il fine è la realizzazione del tessuto nella sua interezza, che necessita comunque di una trama e di un ordito. Trasferire questa pratica nella politica associativa significa darci la priorità di una visione d’insieme e di prospettiva (disegno), scegliere i colori e il tipo di filato (reti e struttura dell’associazione), e in ultimo, ma non per ultimo, condividere la consapevolezza e la soddisfazione di aver svolto un buon lavoro per noi e per la società in cui viviamo.
Via Mendicità Istruita n. 14, Bra. All’inizio dell’avventura di Arcigola, quando non c’era la posta elettronica, questo era l’indirizzo che si comunicava. Indirizzo che sin da subito solleticava la curiosità dell’interlocutore più del nome dell’associazione. Ora la casa situata in quello storico cortile, conosciuto poi da tutti come il quartier generale di Slow Food, è diventata un patrimonio di proprietà dell’associazione, prima che immobiliare, affettivo, un punto di riferimento per tutti i soci. Per questo il 18 aprile 2017 è da considerare una data storica: da questo giorno finalmente la Chiocciola ha una casa. Oltre alla casa Slow Food, in questo numero della rivista grande spazio è dato a Slow Fish, al Salone del libro di Torino, con la sezione GasTrOnomica organizzata da Slow Food Editore e infine al rapporto tra cibo e ambiente in vista del G7 dei ministri dell’Ambiente a giugno a Bologna. Buona lettura.
MAGGIO 2017
Numero 1
il giornale di Slow Food Italia © Foto di Paola Viesi
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All’interno
Via Mendicità 14: l’inizio di un’avventura La casa di Slow Food C’era una volta palazzo Casalis
Slow Food Editore al Salone del libro L’intervista Intervista a Simran Sethi
Dal G7 dei ministri dell’Ambiente parta un esempio virtuoso per tutto il mondo di Gaetano Pascale
Chiacchierata con lo scrittore Nicola Lagioia Culture in viaggio
SPECIALE SLOW FISH 2017
Al mercato del pesce Pesce e salute
Microplastiche: intervista a Roberto Danovaro Lidér il pescatore che difende le mangrovie
Slow Junior
Al mercato
In ogni chilometro quadrato d’acqua galleggiano 332 rifiuti, ma nei siti più inquinati si superano i 1000 oggetti
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al 10 al 12 giugno, Bologna ospita il G7 dei ministri dell’Ambiente. Si parte da un fallimento, quello incassato all’inizio del mese scorso nel G7 dell’Energia, dove non si è raggiunto alcun accordo sul clima. Perciò sarà tanto più importante valutare gli impegni concreti e, soprattutto, i tempi e le modalità di attuazione. L’Italia ha già annunciato che tra i temi sul tavolo dei grandi ci sarà il marine litter, ovvero la mole di spazzatura - plastica in primo luogo - che avvelena i nostri mari. Una delle emergenze ecologiche, quella più subdola, è rappresentata dalle microplastiche, uno degli argomenti su cui si rifletterà in questa edizione di Slow Fish. Il rapporto DeFishGear, esito di un complesso monitoraggio tra Adriatico e Ionio, ha rilevato che in ogni chilometro quadrato d’acqua galleggiano 332 rifiuti, ma nei siti più inquinati si superano i 1000 oggetti. Anche se le denunce si concentrano più spesso su altri “cattivi”, il sistema cibo porta responsabilità pesanti sia nella gestione dei rifiuti, sia nella generale insostenibilità del nostro modo di vivere. Ben pochi sanno, ad esempio, che secondo la Fao gli allevamenti industriali rappresentano il 14,5% delle emissioni. Parte dell’inquinamento atmosferico è indiretto, perché deriva dalla produzione di cereali per l’alimentazione animale: la stessa Fao ci informa che questa spaventosa megamacchina consumava nel 2010 circa un terzo di tutti i cereali della Terra. Ma la percentuale potrebbe raggiungere il 50% entro il 2050, se i consumi di carne continueranno a crescere. L’economista Raj Patel ha ricordato come le pressioni lobbistiche abbiano fin qui stroncato sul nascere ogni serio tentativo di orientare le produzioni e i consumi verso un modello meno meatified, un sistema che a differenza dell’attuale non si regga su lavoro sottopagato, pratiche ambientali insostenibili, sussidi e penose condizioni di vita animale. Il mondo occidentale ha a questo punto il dovere di proporre soluzioni ma anche e soprattutto di dare l’esempio. Possiamo salutare con favore, a questo riguardo, l’inserimento degli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes) nel documento di economia e finanza varato il mese scorso dal Governo. C’è da sperare che sia solo il primo passo verso il principio del “più inquini, più paghi”, una fiscalità differenziata di base che distingue le attività economiche in forza del loro impatto sulle emissioni e sull’ambiente. Nel 1968 Bob Kennedy affermava, in un discorso poi divenuto celeberrimo, che il Pil «misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». Quasi cinquant’anni dopo, siamo forse abbastanza maturi - e fin troppo in ritardo - per comprenderne davvero il significato.
Buono a sapersi
Incontro Reale
Gli appuntamenti Slow Cala Lenta 5per mille
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COME SCEGLIERE IL CIBO AMICO DELL'AMBIENTE di Michela Marchi
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on fa certo piacere averne consapevolezza, ma non possiamo più ignorare che il sistema agroalimentare è tra le prime cause di inquinamento ambientale. Tanto che, dalla produzione al consumo, questo sistema contribuisce al cambiamento climatico con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto. Solo l’allevamento zootecnico produce il 14,5% dei gas serra. A cui aggiungiamo il consumo del 38% dei territori e il 70% dell’acqua. Non possiamo digiunare per salvare il pianeta. Ma senza perdere gusto e cambiando di poco le nostre abitudini possiamo contribuire davvero al mitigamento del riscaldamento globale e alla riduzione dell’inquinamento. Ecco qualche dritta.
MENO CARNE Può sembrare arduo, ma una volta preso il giro non si torna indietro. Mangiare meno carne aiuta tutti, anche perché ne mangiamo pure troppa. Il risparmio? Migliaia di litri d’acqua e vagonate di emissioni. Se ogni famiglia ne comprasse il 30% in meno e solo da allevamenti estensivi e locali ridurrebbe le emissioni di circa 1000 chili di CO2 l’anno. Non male.
LOCALE, FRESCO E DI STAGIONE Scegliamo frutta e verdura di stagione e, se possibile, locali, tagliando così km ed energia spesa a scaldare serre. E poi, fresco è meglio
perché più ricco di vitamine. Come dice il climatologo Luca Mercalli: «Mangiare fragole a gennaio è come bersi un bicchierino di petrolio». Disgustoso, vero?
VARIETÀ ANTICHE Le varietà tramandate da generazioni sono quelle che meglio si adattano a clima e paesaggio. Coltivare prodotti inadatti ai territori o seminare e raccogliere senza tenere conto delle stagioni è possibile solo utilizzando molta acqua e qualche aiutino chimico. Pensiamo solo alle mele o al mais.
DIETA MEDITERRANEA Se seguiamo la dieta Mediterranea vinceremo su tutto: gusto, salute, linea e coscienza.
MERCATO CONTADINO Sui banchi dei contadini saremo sicuri di trovare tutto quel che ci serve per la nostra gioia alimentare. E se si tratta di frutta e verdura bio, meglio: chi sceglie di consumare prodotti da agricoltura biologica o biodinamica risparmia il 30% delle emissioni.
PANE Quello artigianale. Le differenze rispetto a quello industriale sono macroscopiche. Pane industriale: farina di frumento, acqua, strutto, destrosio, lievito, sale, emulsionanti (E 471, E481), latte intero in polvere. Pane artigianale: farina, lievito madre, sale, acqua. Non è difficile capire chi pesi di più sull’ambiente (e sulla salute).
LEGUMI Mangiamone: sono buoni, sani e non ci annoieremo mai! Fagioli, piselli, lenticchie, fave, cicerchie e lupini presentano una grande varietà di tipologie, coltivate in piccole realtà che rappresentano una grande ricchezza. Per l’ambiente e per le nostre pance.
il giornale di Slow Food Italia
L’ambiente rispettato fonte di benessere e opportunità economiche Intervista a Stefano Laporta, Direttore generale-Presidente designato di Ispra di Valter Musso
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G7 dell’Ambiente: prenda in considerazione il legame tra produzione di cibo e ambiente di Carlo Petrini
Più di 7 milioni di abitanti sono residenti in aree a rischio frane e alluvioni
che oggi non è, di fatto, affrontata a livello legislativo in Europa. L’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo fissato entro il 2050 rimane irraggiungibile senza una Direttiva europea, come chiedono oggi le associazioni che hanno lanciato l’iniziativa People4soil». In tutto questo qual è il ruolo dell’agricoltura? L’agricoltura è allo stesso tempo minacciata e fonte di minaccia. È minacciata da un lato dall’avanzare delle aree urbane e dal consumo di suolo, dall’altro dall’abbandono delle aree meno adatte allo sfruttamento intensivo, facendo venire meno il suo insostituibile ruolo di presidio e di cura del territorio, contribuendo all’aumento dei fenomeni alluvionali ed erosivi e mettendo in pericolo la qualità e la sicurezza della produzione alimentare. Ma l’agricoltura può essere anche una minaccia per l’ambiente, con sfruttamento eccessivo del suolo, eccesso di nutrienti, contaminazione delle acque. È ormai noto, infatti, che l’agricoltura, soprattutto quando assume forme intensive, ossia fa uso di fertilizzanti, pesticidi, risorse idriche, produce una serie di danni all’ambiente, tra cui l’effetto serra, la contaminazione di acque con sostanze inquinanti e la riduzione della biodiversità. D’altra parte, però, è evidente che l’agricoltura, quando segue criteri di sostenibilità, contribuisce a mitigare alcuni effetti nocivi per l’ambiente, tutelando razze e varietà locali e quindi preservando la biodiversità. L’agricoltura può inoltre mitigare l’effetto serra attraverso il “sequestro dell’anidride carbonica”: alcuni studi affermano che l’agricoltura biologica, per esempio, assorbe 2 tonnellate di CO2 per ettaro l’anno. Infine, non bisogna dimenticare che l’agricoltura dà un notevole contributo alla conservazione delle conoscenze e delle bellezze paesaggistiche, perché lo studio di un territorio e delle sue caratteristiche ne garantisce la custodia». Grazie per questi numerosi spunti di riflessione che ci ha consegnato, concludiamo come abbiamo iniziato con una nota positiva: «La notizia positiva arriva dall’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Aea): nel corso degli ultimi 5 anni le politiche ambientali integrate dell’Ue hanno dato risultati importanti e vantaggiosi e si sono dimostrate anche uno stimolo per la crescita e l’occupazione. I cittadini europei possono respirare un’aria più pulita e godere di acque meno inquinate e, sempre stando ai dati dell’Aea, si con2 feriscono meno rifiuti in discarica e si ricicla di più. La relazione mostra che tra il 2000 e il 2011 le industrie verdi nell’Ue sono cresciute di oltre il 50%, nonostante la crisi. Inoltre, le politiche nel settore del clima hanno portato a una diminuzione del 19% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990. Siamo quindi sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi Ue 2020, almeno per ciò che riguarda i cambiamenti climatici e l’energia. Ma questo non deve farci frenare né rallentare; mi unisco al pensiero del Commissario europeo per l’Ambiente, Karmenu Vella, che invita a restare vigili affinché le buone politiche ambientali continuino a produrre ottimi risultati sia per la terra che per il mare».
Alcuni studi affermano che l’agricoltura biologica assorbe 2 tonnellate di CO per ettaro l’anno
L’imminente G7 dei ministri dell’Ambiente, un’occasione di confronto su una tematica spesso considerata prioritaria a parole, ma molto meno nei fatti e nei provvedimenti. I vertici internazionali sull’ambiente lasciano spesso una buona dose di amarezza negli osservatori. Da un lato, infatti, sembra chiara e ben percepita la necessità di intervenire con politiche internazionali forti, in grado di connettere i diversi Paesi per collaborare a un obiettivo che può essere raggiunto solo con un’azione globale che coinvolga tutti, nell’interesse comune. Dall’altro, quello che invece spesso vediamo verificarsi sono riunioni nelle quali i problemi vengono esposti e dibattuti, supportati da esaurienti documentazioni scientifiche, ma che producono soluzioni al di sotto delle aspettative, dove continuano a prevalere gli interessi nazionali. Insomma, tutti (o quasi) comprendono la necessità di un intervento, ma i risultati di questi meeting sono spesso accordi ideali, non vincolanti, presto accantonati nei fatti. La speranza, certo, è l’ultima a morire, e un dibattito internazionale di così alto livello merita comunque attenzione. Quello che tutti dovremmo augurarci per questo G7 è che finalmente si possa discutere anche del ruolo che la produzione del cibo ha sull’ambiente. Nella COP 22 di Marrakech, la conferenza delle parti tenutasi lo scorso novembre, l’argomento cibo-ambiente è stato finalmente accennato, ma principalmente dibattendo degli effetti dei mutamenti ambientali sull’agricoltura. Quello di cui ancora non si è parlato, invece, è come un certo tipo di produzione alimentare industriale sia essa stessa causa di problemi ambientali gravissimi, dall’inquinamento delle falde acquifere all’impoverimento dei suoli, dal rilascio di gas serra alla fragilità degli ecosistemi, con conseguenze pesantissime sia livello economico che sociale. A queste sfide, che sono di importanza globale, non si può rispondere solo con prese d’atto, documenti di intenti, linee guida che lasciano alla sensibilità delle singole nazioni le misure degli interventi: oggi è necessario pensare a un cambio di paradigma e a una ridefinizione di cosa vogliamo intendere per benessere, è necessario un impegno che riconosca la severità dell’attuale situazione ambientale e si assuma la responsabilità di un intervento, anche dovesse essere attraverso misure impopolari. Teniamo quindi alta l’attenzione, non lasciamo che questi momenti di confronto internazionale rimangano solo messaggi in bottiglia. Le conseguenze riguarderanno tutti noi.
© Foto di Alberto Peroli
«La sensibilità dei cittadini verso i temi ambientali è diventata molto forte e tocca una molteplicità di argomenti, perché si sta finalmente cogliendo l’ambiente non soltanto come un valore da tutelare, ma anche come una grande opportunità di sviluppo». Con queste parole incoraggianti si apre la nostra chiacchierata con Stefano Laporta, Direttore generale-Presidente designato dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), ente pubblico di ricerca che segue l’ambiente e le problematiche a esso legate a 360 gradi, dai rifiuti all’inquinamento atmosferico, dal consumo di suolo al dissesto idrogeologico, all’ambiente marino. Una realtà importante, un osservatorio sempre aggiornato secondo il quale l’Italia deve: «Sicuramente, anche alla luce dei recenti eventi sismici che hanno colpito l’Italia centrale, dare priorità a tutte quelle attività di monitoraggio e di programmazione che investono la salvaguardia del suolo e del territorio dal rischio idrogeologico, al quale il nostro Paese è particolarmente esposto: più di 7 milioni di abitanti sono residenti in aree a rischio frane e alluvioni (12% del totale). Sono dati che ci costringono a tenere alta l’attenzione. Non meno importante è la qualità dell’aria, soprattutto nei centri urbani che vivono periodi di emergenza smog, che contrastano con provvedimenti d’urgenza. Ampliando la visuale, direi che il tema dei cambiamenti climatici globali è quello che preoccupa in una prospettiva di medio e lungo termine, se riflettiamo su quale ambiente consegneremo ai nostri figli, e rappresenta una delle maggiori sfide che siamo chiamati a raccogliere e ad affrontare da qui ai prossimi anni: i rischi - non solo per il pianeta, ma soprattutto per le generazioni future - sono enormi e ci obbligano a intervenire con urgenza». Parliamo quindi di suolo che sparisce sotto il cemento: «È fondamentale riconoscere l’importanza del suolo e del suo corretto utilizzo per l’equilibrio ambientale e territoriale, per assicurare la regolazione del ciclo dell’acqua e del clima, per la mitigazione dei fenomeni alluvionali, per la produzione agricola, per la tutela della biodiversità e del paesaggio. La sua copertura artificiale, dovuta prevalentemente alla costruzione di edifici e infrastrutture, è la minaccia più significativa in Europa come in Italia, perché compromette risorse non rinnovabili. L’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo ci racconta che, nel nostro Paese e in soli due anni, i suoli coperti artificialmente sono aumentati di circa 250 chilometri quadrati, pari, in media, a circa 35 ettari di suolo naturale o semi-naturale persi ogni giorno. Le conseguenze sono la perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento di quei “costi nascosti” - come li definisce la Commissione Europea - dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo. Il costo che gli italiani potrebbero pagare dal 2016 in poi per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo di soli 3 anni (2012-2015), secondo le stime di Ispra, arriva anche a superare gli 800 milioni di euro l’anno. Si tratta, quindi, di un’emergenza, non solo ambientale, ma anche economica,
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il giornale di Slow Food Italia
Insieme per una buona casa Via Mendicità 14: l’inizio di un’avventura
di Daniele Buttignol
di Carlo Petrini
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al 1984 di tempo ne è passato parecchio. Era l’inizio dell’anno quando, pronti a iniziare un’avventura gastronomica nuova nella nostra città, decidemmo di rilevare il ristorante che occupava il pianterreno del palazzo di via Mendicità Istruita 14. Nasceva il Boccondivino e, quasi contestualmente, la cooperativa I Tarocchi, che ancora oggi lo gestisce. Quando ero ragazzo, lì c’era una vecchia osteria, di cui ai tempi non ricordavo il nome. Era la Stella Polare: forse con un po’ di memoria in più oggi questo sarebbe il nome del nostro Boccone. A voler essere sinceri la scelta di questa sede fu più una questione di opportunità che di ragionamento. Tuttavia, a pensarci oggi, nel giorno in cui abbiamo firmato finalmente l’acquisizione dell’immobile, credo che non ci fosse poi molto di casuale, e che alla fine tutto fosse in qualche modo scritto. Man mano che abbiamo preso confidenza con il posto, infatti, le sue storie hanno cominciato ad affiorare, a riemergere dall’oblio del tempo. E allora abbiamo scoperto che quella era stata, agli inizi del 1700, la sede dell’Accademia degli Innominati, allora l’unica accademia arcadica di tutto il Piemonte. Così come scoprimmo che la proprietà era della famiglia Casalis, discendente di quell’avvocato Casalis che dal 1877 fu il referente per il territorio di Alba e Bra per l’”Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola in Italia”, la famosa inchiesta Jacini che per la prima volta accese i riflettori sui contadini del Regno d’Italia unito. Storie che hanno contribuito a fare di questi muri la nostra casa, ci hanno fatto sentire in continuità con una storia braidese e non solo, proprio come è nell’identità di Slow Food. Da quel lontano 1984 da via Mendicità sono passati infatti tutti gli slowfoodisti del mondo e tutte le personalità che hanno accompagnato il nostro cammino. Da oggi questo luogo storico, che è la nostra storia e il nostro nido, è finalmente diventato a tutti gli effetti la nostra casa. Non vedo l’ora di scoprire che cosa ci riserveranno i prossimi 33 anni!
C'ERA UNA VOLTA PALAZZO CASALIS
Jacini sulle condizioni della classe agricola. I suoi figli, Eugenio ed Emilio, vi abitarono per decenni. Al primo piano dell’edificio di via Mendicità, in una piccola stanza caratterizzata
Una sede ricca di storia per guardare al futuro
da una coloratissima tappezzeria in papier peint di un insoli-
di Alberto Arossa
to gusto mediterraneo, aveva il suo studio Emilio, noto come
La sede storica di Slow Food è situata a Bra, nell’attuale via
l’avvocato Casalis, anche se non esercitò mai la professione,
Mendicità Istruita, già contrada de’ Passerotti, che appare
figura assai conosciuta e stimata in Bra, esponente del Partito
completamente edificata nell’incisione del Boetto per il The-
d’Azione e presidente delle Opere Pie che gestivano con altre
atrum Sabaudiae, datata 1666. Un luogo ricco di storia. È pro-
istituzioni l’ospedale Santo Spirito. Nei locali al pianterreno si
babile che due cortine di case, poi rimaneggiate e ampliate,
alternarono numerose attività, compresa durante la Seconda
esistessero già a quell’epoca. Sicuramente nel Settecento apparteneva ai conti Reviglio della Veneria, i quali vi ospitavano le riunioni dell’Accademia degli Innominati, sodalizio letterario fondato all’inizio del secolo. L’edificio di via Mendicità Istruita – toponimo acquisito con la fondazione, grazie a un
Guerra mondiale un’osteria (Stella Polare) e in epoche più vicine a noi prima la Camera del lavoro e poi la Uil. Alla morte di Emilio, nel 1955, casa e cascina passarono alla nipote Magda Casalis, unica figlia di Eugenio, che negli anni Ottanta affittò
lascito della braidese Vittoria Operti, di un istituto di bene-
parte dell’edificio di via Mendicità alla cooperativa I Tarocchi,
ficenza per “povere figlie” – fu acquistato presumibilmente
proprietaria dell’osteria Boccondivino, e all’associazione Ar-
nella seconda metà dell’Ottocento dall’avvocato Bernardo
cigola, ora Slow Food. L’atto di acquisto da parte di Slow Food
Casalis, consigliere provinciale e collaboratore dell’Inchiesta
Italia è stato sottoscritto con gli eredi in data 18 aprile 2017.
Questo luogo è stato e sarà sempre capace di rappresentare la nostra rete
Il 18 aprile 2017 è una data storica per la nostra associazione. È la data in cui è stato firmato l’atto di acquisto della sede di Slow Food in via Mendicità Istruita 14 a Bra (Cn), dove è nata e cresciuta l’associazione oggi presente in 170 nazioni: un traguardo fortemente simbolico che rende ancora più solida la nostra organizzazione. Il legame con il territorio ha rappresentato molto per Slow Food Italia e per Bra, conosciuta nel mondo anche grazie al nostro lavoro. Questo legame si è rafforzato e possiamo guardare al futuro con rinnovata fiducia. Chi è legato a Slow Food ha un pezzo di cuore qui e da oggi ogni socio condivide anche questa casa. È nelle nostre intenzioni renderla ancor più aperta, accogliente e disponibile a generare progetti, attività e programmi dell’associazione. Stiamo parlando di un nodo fondamentale della rete, a cui arrivano stimoli e idee, che poi si riversano a tutta la rete italiana e internazionale. Questo luogo è stato e sarà sempre capace di rappresentare la nostra comunità. È una base solida, che dà certezze e sicurezze, il tronco con tante radici che sostiene una chioma folta e ampia. L’aiuto che i soci, le Condotte e gli amici ci stanno dando per raccogliere fondi e acquisire l’immobile ci ha confermato che l’intuizione era quella giusta, ma soprattuto la più condivisa.
ABBIAMO BISOGNO ANCHE DEL TUO AIUTO PER REALIZZARE UN SOGNO Sogniamo un museo, spazi associativi, educativi e d’accoglienza. Li realizzeremo grazie al contributo di soci e amici, come tanti altri progetti realizzati in questi 30 anni. E per chi dona più di 500€ riserveremo una targa all’ingresso della Casa Slow Food. La raccolta fondi è sul conto corrente IT32 O033 5901 6001 0000 0146 583 intestato a Slow Food Italia (causale Raccolta fondi Per una buona Casa). Per informazioni: sedestorica@slowfood.it
LA CASA STORICA IN CIFRE L’investimento di Slow Food Italia per i locali uso ufficio (530 mq su tre livelli) è di circa 500.000 euro. Slow Food Italia ha sostenuto finora un costo annuale di locazione pari a 34.764 euro, 2.897 euro mensili, pari alla rata del mutuo stipulato per l’acquisto. I costi accessori, dall’imposta di registro alle spese notarili, ammontano a circa 80 mila euro: ecco perché chiediamo l’aiuto ai nostri soci.
da venerdì 2 a domenica 4 giugno
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In Abruzzo, a San Vito Chietino ...e dintorni Mercato del Gusto e cibo di strada • Laboratori e teatri del Gusto • Cene tematiche e sui Trabocchi • La casa delle parole
il giornale di Slow Food Italia
Slow Food Editore al Salone del libro tra GasTrOnomica e nuove uscite Uno spazio, fisico e di confronto, in cui trovare stimoli culturali, libri ed esperienze per riscoprire il cibo non solo come “buono da mangiare” ma “buono da pensare”. Si presenta con questo intento GastTrOnomica, il nuovo format culturale nato dalla collaborazione tra Fondazione per il Libro di Torino e Slow Food, all’interno della trentesima edizione del Salone del Libro (dal 18 al 22 maggio), con un denso calendario di incontri rivolti sia al pubblico sia ai professionisti. Un progetto speciale in cui la bibliodiversità si sposa con la biodiversità, raggruppando attorno a un’unica piazza virtuale l’editoria di settore e i grandi rappresentanti del mondo enogastronomico. L’area GasTrOnomica, all’interno del Padiglione 1, si compone di due spazi interconnessi circondati dagli stand degli editori: Cultura GasTrOnomica e Officina GasTrOnomica. Nel primo i libri costituiscono un punto di partenza e una traccia per affrontare, attraverso incontri divulgativi, tematiche legate al cibo. Nel secondo, gli incontri sono rivolti a professionisti e addetti ai lavori per approfondire tematiche attuali collegate al settore dell’editoria gastronomica. Non mancano appuntamenti dedicati ai bambini, scolaresche e famiglie. A completare lo spazio c’è anche una Libreria gastronomica internazionale in cui appassionati e curiosi potranno visionare, sfogliare e acquistare i migliori libri del mondo. Oltre a curare il programma di GasTrOnomica, Slow Food Editore è presente con il suo nuovo stand (sempre all’interno del padiglione 1 D51-B52). Tra le novità editoriali i primi quattro libri della collana “Slow Life”, Bread, Wine, Chocolate di Simran Sethi, i ricettari “In cucina con Slow Food” Ricette di Liguria e Insalate di stagione, più il libro di Cristiana Peano e Francesco Sottile Agricoltura Slow. Tra gli appuntamenti, anche questi marchiati GasTrOnomica, abbiamo nell’Arena Piemonte “L’industria alimentare e la scomparsa dei cibi che più amiamo”, con Carlo Petrini, Simran Sethi (Bread, Wine and Chocolate) e Stefano Liberti (I signori del cibo) e il dialogo tra Carlo Petrini e Luis Sepúlveda, autori del libro Vivere per qualcosa (Guanda/Slow Food Editore). Entrambi gli incontri si svolgono sabato 20 maggio rispettivamente alle 13.30 e alle 11.
SLOW LIFE LA NUOVA COLLANA PER VIVERE MEGLIO Slow Food Editore presenta la nuova collana dedicata a cibo, salute e benessere: “Slow Life” sostenuta da Miele. Molti di noi oggi vivono velocemente: ingoiamo la vita anziché assaporarla, proprio come facciamo spesso con il cibo. Questa velocità impoverisce le nostre relazioni e la nostra salute, mentale e fisica. Questa velocità non è amica della sostenibilità della Terra ed è fonte di grandi ingiustizie. Ma c’è una soluzione. Una collana pensata per veicolare le buone pratiche che dovrebbero regolare le nostre scelte quotidiane più tante ricette per realizzarle in cucina. Quattro i primi titoli, cui ne seguiranno due a settembre: Pane e lievitati, Pesce, Naturalmente dolci, Verdure. Libri d’autore, scritti da esperti, che ci guidano in modo semplice e divulgativo. La campagna di lancio “Slow Life, a better life” in libreria prevede la raccolta di un euro a copia venduta per realizzare i nostri Orti in Africa.
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Simran Sethi: il cibo è un’avventura di Camilla Micheletti
In occasione dell’uscita al Salone del Libro di Torino di Bread, Wine, Chocolate. La lenta scomparsa dei cibi che più amiamo per Slow Food Editore abbiamo intervistato l’autrice, la giornalista ed educatrice statunitense Simran Sethi. Porti avanti da anni una battaglia per il cibo buono, locale e di stagione: come ti sei avvicinata a questi concetti? Il cibo è sempre stato una parte fondamentale della mia vita e un riflesso della connessione che sento con la mia famiglia e con la mia patria, l’India. Il cibo è un ponte, un passaporto, uno specchio: nutre diversi tipi di fame. Solo a partire dagli anni Novanta nelle sedi accademiche si è cominciato a studiare il cibo come elemento culturale. In quel periodo ho frequentato un corso sui sistemi del cibo a New York, e sono diventata uno dei primi soci di Slow Food Usa.
un libro scientifico per non specialisti che mette insieme mente e cuore. Spero anche che le persone lo vedano come uno strumento per affinare le loro abilità nella degustazione e come un’introduzione per gli agricoltori ad alcuni cibi e bevande che più amiamo.
L’Italia ha avuto una parte importante per questo libro: ci racconta come è nato? Questo libro non sarebbe esistito senza l’Italia. Nello specifico, senza Stefano Padulosi – ricercatore dell’ong Bioversity International a Roma. Stavo facendo ricerca per una borsa di studio, analizzando le ripercussioni connesse all’uso di organismi geneticamente modificati, e Stefano mi ha spiegato come ormai, mentre questo era un grande tema negli Stati Uniti, la preoccupazione globale ruotasse attorno alla perdita della biodiversità agricola. Conoscevo l’Arca del Gusto, ma non avevo idea che la sfida si estendesse a tutti i cibi. Durante quel viaggio ho avuto modo di entrare in contatto anche con persone che lavoravano alla Fao e al Global Crop Diversity Trust così, una volta ritornata negli Usa, ho modificato la traiettoria del libro che ero in procinto di scrivere. I semi di Bread, Wine, Chocolate sono nati lì.
Nel tuo libro fornisci un metodo per imparare ad assaporare di nuovo i cibi che stanno scomparendo: ci fai un esempio? Per esempio, spiego come olfatto, vista, tatto, gusto e udito delineino la nostra esperienza sul cibo, e anche come siamo influenzati da fattori esterni – il prezzo in etichetta, la luce, il peso di una ciotola, un jingle pubblicitario. Mi interessa che i lettori capiscano che qualsiasi esperienza è fluida e può cambiare: mi piacerebbe che ci aprissimo di più alla diversità e che fossimo più avventurosi nell’approccio al cibo. Offro poi delle linee guida sul pane, il vino, la birra, il cioccolato e il caffè, in modo che le persone possano esplorare i diversi sapori con qualche aiuto, ma in maniera autonoma. Lo scopo finale del mio libro è permettere di assaporare il cibo, così ho voluto considerare tutte le parti che vanno a formare l’esperienza.
Saggio, romanzo, diario, memoir: come definiresti Bread, Wine and Chocolate? Tutte categorie interessanti. Mi piace come Alice Waters l’ha definito: “Un’amorevole chiamata all’azione”. Io lo considero
Ci vedremo al Salone del Libro di Torino e partirai anche per una tournée per presentare il tuo libro: che cosa ti aspetti da questo viaggio in Italia? Così tante cose! Il mio obiettivo è incontrare tutti gli incredibili ricercatori, sostenitori e agricoltori che ho intervistato per il libro e anche capire dove sta andando la discussione sulla biodiversità in Italia – e raccontare queste storie al mondo come giornalista freelance. Non vedo l’ora di entrare in contatto con il mondo di Slow Fish attraverso l’evento di Genova, e anche di scoprire tutte le altre iniziative dell’Associazione.
L'OLIO, UN MONDO DA SCOPRIRE Da non perdere il Mondo dell’olio, manuale pratico che propone un viaggio nel mondo dell’olio extravergine, per conoscere meglio il simbolo della dieta mediterranea. Dalla geografia degli uliveti alle tecniche estrattive dei frantoi, alle grandi proprietà nutrizionali, attraverso i paesaggi che disegnano una cultura antica e modernissima. Ma anche uno strumento di difesa dalle contraffazioni e di orientamento tra etichette, regolamenti e leggi. Per chi vuole sempre essere informato sull’universo olio
Pane, cioccolato, vino, birra, caffè: che cosa hanno in comune questi alimenti? Nel libro parlo di alimenti fermentati, e tutti esprimono meravigliosi sapori collegati ai luoghi in cui nascono, se permettiamo loro di farlo.
Il tour di Simran Sethi 16 MAGGIO
Martedì letterari - Teatro dell’Opera Casinò di Sanremo, ore 16.30
17 MAGGIO
l’appuntamento è con www. slowfood.it/slowine/progetto-olio/: notizie, interviste, ma anche i risultati delle degustazioni con l’elenco dei produttori selezionati e la segnalazione degli oli migliori. Un sito pensato per dare il giusto risalto al lavoro che i produttori fanno a difesa dell’olivicoltura italiana.
Libreria Ubik Savona, ore 18
18 MAGGIO
Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, ore 11 Libreria all’Arco Reggio Emilia, ore 18
20 MAGGIO
Salone del Libro Torino, ore 13.30, con Carlo Petrini e Stefano Liberti
22 MAGGIO
Eataly Milano, ore 18 con Oscar Farinetti per la Giornata Mondiale della Biodiversità
25 MAGGIO
Libreria Ubik Frosinone, ore 18
06
MAGGIO 2017
Numero 1
il giornale di Slow Food Italia
Il Salone del Libro: un evento tutto da vivere
NICOLA LAGIOIA Nato a Bari nel 1973, esordisce nel 2001 con il romanzo Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj, pubblicato da minimum fax. Seguono, tutti pubblicati da Einaudi: Occidente per principianti (2004), Riportando tutto a casa (2010, Premio Vittorini, Premio Volponi, Premio Viareggio), La ferocia (2014, Premio Strega 2015). Inoltre nel 2012 per Slow Food Editore pubblica Spaghetti cozze e vongole. Nel 2014 ha realizzato per Internazionale il reportage Giro d’Italia in ottanta librerie. Dal 2010 è fra i conduttori di Pagina3, la rassegna quotidiana delle pagine culturali su Rai Radio3. È stato fra i selezionatori della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Da ottobre 2016 è il direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Chiacchierata con Nicola Lagioia, direttore editoriale dell’evento
di Valter Musso
Il 18 maggio si avvicina e l’attesa per questo “nuovo” Salone del Libro che compie 30 anni è tanta. Il lavoro fatto in questi mesi dagli organizzatori ha portato l’attenzione sul mondo del libro, sull’editoria e soprattutto sugli scrittori, facendo passare in secondo piano scandali e scissioni. Ne parliamo con uno degli artefici di questa nuova versione della manifestazione, il direttore editoriale Nicola Lagioia. Barese purosangue, trapiantato a Roma e chiamato a Torino: «Mi hanno chiesto di occuparmi del Salone in un momento molto difficile della rassegna e mi sono trovato a dover decidere se cambiare tutta la mia vita in una settimana, quando avevo appena vinto il premio Strega e finalmente avrei potuto starmene un po’ tranquillo nella mia casa a Roma. Occuparmi del Salone voleva dire lasciare tutto questo facendo un vero e proprio salto nel buio. Sono stato spinto dall’amore che nutro per questo evento: ci andavo già da ragazzino e proprio lì, girando tra gli stand con il curriculum, ho trovato il mio primo lavoro. La decisione di accettare e buttarmi anima e corpo in questa avventura è stata dettata dal puro istinto, dal sentimento di amore nei confronti dei libri. Questo sprezzo del pericolo sta pagando perché mi sembra il Salone sia all’altezza della sua tradizione, della sua fama e del suo essere simbolo della cultura nazionale». Sono ore intense per Lagioia, mentre parliamo continua a squillare il telefono e con garbo presta attenzione a chi lo sta cercando e a noi. Dall’altra parte della cornetta editori, giornalisti, scrittori, anche il premio Nobel Svetlana Aleksievič, attesa protagonista di uno dei tanti eventi che stanno precedendo questo Salone del Libro ricco di novità: «A partire dal Superfestival, che mette insieme la maggior parte dei festival culturali d’Italia, per poi pensare al modo con cui abbiamo ristrutturato l’International Book Forum, il luogo della compravendita dei diritti editoriali. Quest’anno vi accedono oltre agli editori anche i produttori cinematografici e televisivi, perché la maggior parte dei film e delle serie sono tratti da romanzi e spesso questi due mondi si cercano senza riuscire a parlarsi come vorrebbero. La formula ha funzionato perché hanno aderito, tra gli altri, Fox e Netflix. Un’altra grande novità è il modo con cui abbiamo fatto dialogare tra loro i librai indipendenti e i bibliotecari, che costruiranno al Lingotto una vera libreria animandola con approfondimenti e percorsi, per non parlare dell’interazione tra editori italiani e stranieri, dove gli uni possono invitare gli altri e condividere uno spazio attiguo». E poi GasTrOnomica, il nuovo format dedicato al cibo nato dalla collaborazione con Slow Food: «Abbiamo pensato a questo spazio perché il cibo non è, anche se a volte rischia di esserlo, un sottoprodotto della società dello spettacolo. È invece legato, da una parte sicuramente al piacere di mangiare, ma dall’altra anche alla salute, alla politica, all’economia: attorno al cibo e ai libri sul cibo si può ragionare uscendo dalla dimensione dello show business che si sta concentrando su questo tema. Noi ne parliamo in maniera più seria ma non meno piacevole». Perché cibo è cultura: «Certo, da sempre. È cultura perché è determinante per l’identità dei popoli, è cultura politica ed economica. Insomma non si tratta di mangiare e basta, intorno al cibo ruotano tanti aspetti e noi cerchiamo, in maniera più complessa e appassionante possibile, di renderne conto». Vedo un parallelismo tra divulgazione del cibo e della lettura, tra il ruolo che hanno le botteghe per il cibo e quello delle librerie indipendenti per i libri: «Sì, i librai hanno un ruolo determinante per la diffusione della cultura dei libri e le istituzioni dovrebbero dare una mano ai librai indipendenti. Se si va per esempio negli Stati Uniti ci si rende conto che l’editoria è trainata, oggi, soprattutto dai librai indipendenti e non dalle grandi catene. Negli Stati Uniti c’è stata una vera e propria rinascita di queste librerie,
Il cibo è cultura da sempre perché è determinante per l’identità dei popoli
CULTURE IN VIAGGIO CON unisg di Paolo Ferrarini
Migranti Film Festival organizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo dal 10 al 12 giugno per conoscere le Culture in viaggio. «In questa fase storica una delle tematiche che richiedono più attenzione è quella dei migranti. A inizio 2016, secondo i dati dell’ultimo International Migration Report delle Nazioni Unite, sono 244 milioni i migranti nel mondo (il 41% in più dal 2000),
un record, e nel 2016 più di 5000 persone sono morte in mare cercando di raggiungere l’Europa. L’università, luogo che che forma l’intelligenza umana, può prendersi la responsabilità di affrontare questo tema, sapendo che non ci sono soluzioni, ma direzioni da seguire come quella dell’inclusione, delle politiche dell’ascolto e dell’accoglienza. Fare un festival cinematografico oggi su questo tema, e con gli stessi migranti tra i protagonisti, significa fare cultura perché sono certamente gli eventi culturali che cambiano i punti di vista e portano nuove idee». Con queste parole Dario Leone, direttore di Migranti Film Festival, ci introduce la rassegna cinematografica promossa dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo dal 10 al 12 giugno. «L’Università di Pollenzo è abituata a indagare la realtà attraverso il cibo - prosegue Dario Leone -, riconoscendo nel cibo e con il cibo le altre culture. In un periodo in cui la politica non riesce a risolvere il tema migranti, l’Università, luogo di studio e di ricerca, deve aiutare a cercare i modi per proporre soluzioni e dissipare la nebbia, i dubbi su cosa
così come in Francia e in Germania, dove ci sono leggi che le tutelano e le incentivano. In Itala purtroppo le librerie indipendenti chiudono perché non c’è sufficiente protezione dal punto di vista istituzionale. Ma per la diffusione della lettura continuano a essere fondamentali, come i librai, non le hostess o gli steward che stanno certe volte nelle librerie. Diventare bravi librai non è semplice, non basta aprire una libreria, bisogna leggere i libri». Come non è semplice essere un buon bottegaio. È difficile sintetizzare questo Salone in poche righe. Il racconto di Lagioia si fa sempre più concitato, sembra ripercorra i fotogrammi che gli passano velocemente davanti agli occhi e che compongono questa 30esima edizione di una rassegna più internazionale e che contamina molto la città: «Un Salone che si apre. Fino alle 20 la città, per l’occasione una sorta di città-mondo, si stringe intorno al Lingotto Fiere. Dalle 20 in poi ci si riversa in Torino, nei luoghi simbolo, in centro e in periferia: per esempio nell’ex area Incet c’è una sorta di villaggio notturno con concerti. O Festa Mobile, una serie di letture fatte da scrittori in tutta la città. Il Salone del Libro è un modo per riflettere sul mondo che ci circonda per 5 giorni, ma anche per stare tutti insieme». Immaginava tanta attenzione? «Io non immaginavo niente. Il mio motto è quello di Goffredo Fofi: “fai quel che devi, succeda quello che può”, anche perché non sempre facendo le cose per bene poi riescono. Per adesso siamo solo a un punto del cammino, non l’abbiamo fatto tutto, il Salone deve ancora aprire i battenti. In realtà, e questa è una cosa importante, noi lavoriamo tutto l’anno. Molti appuntamenti hanno il loro culmine durante i 5 giorni della manifestazione, ma le proposte durano 365 giorni. Per esempio Adotta uno scrittore, il progetto che porta gli scrittori a parlare nelle scuole, oppure la cosiddetta primavera torinese, una serie di incontri con gli scrittori in giro per la città, partita a marzo. Insomma siamo contenti di quanto è successo finora». E che cosa vorrebbe fosse questo Salone? «Lo specchio, il collante per la comunità che rappresenta, perché non scordiamoci che il Salone del Libro non nasce dal niente, in 30 anni ha raccolto attorno a sé un pubblico appassionato e affezionato, vogliamo questo percorso continui, raccogliendone degnamente la fiaccola».
significhi l’Altro. Il sottotitolo del Migranti Film Festival è “Culture in viaggio”, poichè i viaggi didattici sono una delle caratteristiche dell’Università di Pollenzo ed è attraverso questa didattica esperienziale che gli studenti conoscono le culture, le persone, i cibi che sono specchio di identità delle tante comunità del mondo, imparando così a rispettare la biodiversità umana». Il programma completo della rassegna, ospitata nei locali dell’Università di Pollenzo, sarà presentato il 31 maggio e si potrà poi leggere sul sito www.unisg.it. La giuria guidata da Dario Leone è impegnata nella selezione dei film che stanno arrivando da mezzo mondo. «I film che stiamo visionando - aggiunge Dario Leone - raccontano le differenti storie e complessità dei migranti: dai rifugiati politici a quelli climatici, alle seconde generazioni. Non ci saranno solo film nel Migranti Film Festival, ma anche incontri tematici dove la cultura del vivere insieme può portare a pensare a comunità inclusive, in cui la diversità è un valore da utilizzare nella vita quotidiana».
MAGGIO 2017
2017
il giornale di Slow Food Italia
LA RETE SIAMO NOI GENOVA, 18-21 MAGGIO
Ascoltiamo gli allarmi del mare
LIGURIA, CASA DI PESCATORI; SLOW FISH PIAZZA LOCALE GLOBALE
di Silvio Greco
di Giovanni Toti
È un colosso dall’aspetto apparentemente immutabile, ma ha i piedi d’argilla se si tende l’orecchio ad ascoltare i segnali d’allarme che ci lancia con sempre maggiore insistenza. E le conseguenze della sua fragilità arrivano anche sulle nostre tavole. O meglio, non ci arrivano più. Il gigante in questione è il mar Mediterraneo e, stando agli studi pubblicati negli ultimi dieci anni, sta decisamente male. Secondo un rapporto del Centro Oceanico di Malaga del 2010, le sue acque più profonde stanno diventando sempre più calde e salate, alterando così l’habitat marino e influenzando la densità dell’acqua, motore della circolazione delle correnti. A queste variazioni, secondo una nuova ricerca sempre spagnola pubblicata su Nature nel 2015, si aggiunge l’aumento dell’anidride carbonica generata dalle attività umane, che, assorbita dal mare, abbassa il ph aumentando l’acidificazione delle acque. Tutte queste alterazioni influiscono a cascata sull’ambiente e sul futuro del Mediterraneo, fino ad arrivare alle attività legate all’uomo, come la pesca. Basti pensare allo sviluppo delle larve dei pesci che consumiamo abitualmente: anche solo un grado centigrado in più può decimarne le uova. L’acidificazione, tra le altre conseguenze, comporta il dissolvimento del carbonato di calcio, essenziale per la formazione delle conchiglie nei molluschi, degli scheletri nei coralli, delle corazze nei crostacei e del plankton, fondamentale per gli ecosistemi marini. Se non ci fosse l’acqua proveniente dall’Atlantico, che entra attraverso lo stretto di Gibilterra, a compensare tali alterazioni, il livello del mar Mediterraneo scenderebbe di circa 80 centimetri ogni anno. In meno di 2000 anni si prosciugherebbe, trasformato in una miniera di sale o, nella migliore delle ipotesi, diventerebbe un lago simile al Mar Morto. Questa circostanza in realtà è già avvenuta durante il Miocene (5 milioni di anni fa), ma si trattava di un evento geologico. Oggi invece quali sono le cause di tutto ciò? Solo lo scorso gennaio il rapporto della Nasa e del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha affermato che, secondo i dati raccolti dalla fine del diciannovesimo secolo, “la temperatura media del pianeta è aumentata di circa 2 gradi Fahrenheit, un cambiamento dovuto in gran parte all’aumento di anidride carbonica e di altre emissioni nell’atmosfera dovute all’attività dell’uomo”. Tornando al nostro Mediterraneo, alici, sardine e sgombri già nel 2015 hanno cominciato a spostarsi verso acque più fredde e inevitabilmente questo fenomeno si sta trasformando in un calo delle catture. È la meridionalizzazione dei mari temperati e la natura, quando si verifica un vuoto, lo riempie. In questo caso, a sostituire i “piccoli pelagici” ci stanno pensando pesci esotici, noti come “specie aliene”, che entrano dallo stretto di Gibilterra e dal canale di Suez. A febbraio, per garantire scorte sostenibili, la Comunità Europea ha adottato il Piano pluriennale per la gestione degli stock di acciughe, sardine, sgombri e sugarelli nell’Adriatico. Mentre è della fine di marzo la firma della dichiarazione di Malta Medfish4ever, da parte dei rappresentanti ministeriali sia della costa settentrionale sia di quella meridionale, che prevede l’impegno per i prossimi dieci anni a tutela degli stock ittici e della prosperità ecologica ed economica della regione. Provvedimenti necessari che tuttavia intervengono solo sugli effetti e non vanno dritto al cuore del problema: ogni nostra azione, ogni attività dell’uomo sulla terra, che siano gli scarti delle grandi industrie o il comportamento del singolo cittadino quando fa la spesa o non ricicla correttamente i rifiuti, va a finire in mare. Per questo è auspicabile, visti il panorama ambientale, le dichiarazioni politiche e le influenze dei negazionisti sui cambiamenti climatici, che si spinga senza remore verso azioni sostenibili e che i pescatori comprendano il momento delicato che stiamo vivendo. Insieme alla sopravvivenza dei piccoli pesci pelagici è in gioco anche la loro. Noi ricercatori, dal canto nostro, possiamo trasmettere i dati in nostro possesso e la nostra preoccupazione ai consumatori, utilizzando un linguaggio accessibile anche a un pubblico non specializzato ma senza cadere nella tentazione di diffondere facili, quanto pericolosi, allarmismi.
Torna Slow Fish ed è una festa: è qualcosa che fa bene a Genova e alla Liguria, ormai lo sappiamo per esperienza. Ospitare qui una manifestazione come questa è qualcosa di logico e naturale, che risponde egregiamente a ciò che il senso comune si attende: questa regione è sempre stata la «casa dei pescatori», quella terra davanti al mare da dove si salpa e dove si approda, come testimonia l’architettura dei nostri borghi costieri. Ma è anche molto di più. È la rappresentazione moderna, aggiornata, accattivante di una filiera produttiva essenziale per la Liguria, di un mondo e di un insieme di attività economiche che per un verso sono tradizionali e identitarie e per un altro verso costituiscono un asset strategico fondamentale, sul quale un ente come la Regione può e deve fare programmazione. Da questo punto di vista Slow Fish rappresenta un’opportunità eccezionale, e siamo lieti che Slow Food abbia confermato la fiducia e la collaborazione con la città e il territorio anche per questa edizione; anche la Regione ha rinnovato la sua partecipazione e il suo sostegno alla manifestazione, includendola inoltre nel calendario di eventi di #LamiaLiguria, un marchio che sta cambiando lo stile della promozione e del marketing territoriale. Nei quattro giorni della manifestazione convergeranno al Porto Antico pescatori, produttori, artigiani, chef, imprenditori, operatori turistici da tutta Italia e da diversi Paesi. Questo mondo multiforme, straordinariamente vivace nonostante le molte difficoltà che sta attraversando, a Slow Fish trova unità di azione e di espressione, diventa piazza locale e globale a un tempo, racconta la sua storia e le sue sfide, richiama turisti e buongustai con il linguaggio unico e impareggiabile dei suoi colori, dei suoi sapori, del suo saper fare. Vogliamo cogliere l’opportunità di questo contesto per porre le questioni importanti che ci stanno a cuore come liguri e come amministratori, per stare al fianco di un mondo che aspetta risposte determinanti per il proprio futuro. Abbiamo in programma nel nostro spazio all’interno della manifestazione una riunione della Commissione Politiche Agricole e la firma di un protocollo di intesa per salvaguardare le imprese ittiche; ma soprattutto vogliamo incontrare e far incontrare chi vive di pesca, di mare o fiume e dei suoi prodotti. Perché chi cura in Liguria questa dimensione della vita e del lavoro fa un servizio per tutti, fa vivere non soltanto un’azienda e una famiglia ma fa vivere la Liguria così come è conosciuta e apprezzata da sempre in tutto il mondo.
07
MAGGIO 2017
Numero 1
il giornale di Slow Food Italia
2017
08
3 2
9
W E A R E T H E N E T
4
1
LA RETE SIAMO NOI
Casa Slow Food Cucina dell’Alleanza • Incontri con le comunità della pesca di Slow Fish • Bookshop The Chefs’ Alliance Kitchen • Meetings with fishing communities • Bookshop
6
1 Regione Liguria
5
2 Official Partners 3 Piazza della Birra&Cucine
7 i
Birre artigianali italiane • Cucine di strada • Food truck • Chioschi regionali Italian craft beers • Street Food • Food trucks • Italian Regional Areas
4 Il palco di Slow Fish Slow Fish Stage
Realizzazione 3D a cura di Frogadv in collaborazione con Porto Antico di Genova
8
5 Piazza delle Feste Enoteca • Mixology • Pizza n’Fish • Punto Gamberi / Shrimp Point
6 Eataly
GENOVA
Appuntamenti a Tavola Dinner Dates
7 Sala Stampa • Press Room
PORTO ANTICO
(Edificio Millo secondo piano) (Millo Building, second floor)
18-21MAGGIO INGRESSO LIBERO
8 Mercato Mercato • Presìdi italiani e internazionali • Cucina Fish-à-porter Marketplace • Italian and International Presidia • Fish-à-porter Kitchen
FREE ENTRY
Un evento di
9 Asta del Pesce • Fish Auction In collaborazione con
Con il patrocinio di
Info point e Reception espositori
Official Partner
Info point and Exhibitors Reception
Toilettes
ELENCO ESPOSITORI SLOW FOOD, ISTITUZIONI, PARTNER Porto Antico - Piazza Falcone e Borsellino, Piazza Caricamento, Area Bigo
Anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio Sale marino artigianale di Cervia
Lurisia Acque Minerali - Official partner Pastificio Di Martino - Official partner Quality Beer Academy - Official partner
SP-01 SP-04 SP-05
Amiu Genova Astoria Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Club Amici del Toscano Coldiretti Impresa Pesca Liguria Confcooperative – Federcoopesca Liguria Legacoop Agroalimentare Dipartimento Pesca Liguria Fiat Professional Ist. naz. di Oceanografia e di Geofisica sperimentale Regione Lazio - Arsial Regione Lombardia Regione Puglia Regione Siciliana - Assessorato Pesca Regione Siciliana - Assessorato Turismo Stazione Zoologica Anton Dhorn Velier
S-00 FT-10 S-04 SP-02 CH-02 CH-02 CH-02 SP-06 S-07 CH-04 CH-05 CH-01 CH-03 CH-03 S-06 S-05
M-33 M-34
Lazio La Croccantina Gli oli della Bassa Tuscia L’oro del Golfo - Tiella di Gaeta Società agricola Colli Etruschi Tonneria - Assunta Madre
Liguria Albigadus Azienda agricola 5F Azienda agricola Il Bey Azienda agricola Ramella Comarcon Cooperativa pescatori Portofino Il Pesto di Prà di Bruzzone e Ferrari Maremosso Olio Roi Tonnarella di Camogli
M-41 M-42 M-47 M-47 M-40 M-46 M-39 M-48 M-38 M-35
Marche Mosciolo selvatico di Portonovo
M-32
Piemonte Erbe di montagna della dott.ssa Baghino Samantha
M-37
Puglia La Fabbrica del Tonno - Colimena Olio Lamantea Bottarga e affumicati sardi Creme e affumicati di Giovanni Spanu Tradizioni Nostrane
Area Mandraccio
M-20 M-19 M-11 | M-16 M-14 M-15
Sicilia
Calabria M-21
Campania M-29
Campo d’Oro - Villa Reale Macondo commercio solidale - Scambi sostenibili Pasticceria “Sala Ausilia” Planeta
Toscana Pesca tradizionale della laguna di Orbetello
M-30
Trentino Alto Adige Astro - Associazione Troticoltori Trentini
M-36
Francia M-10 M-02 M-09 M-08 M-03
Sardegna
MERCATO DI SLOW FISH
Alici di menaica
M-28 M-29
Emilia Romagna
Casa Slow Food SF-00 | 01 | 02 | 03 Regione Liguria SP-00 Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali SP-03 Unione Europea – Success Project S-08 Università degli Studi di Scienze Gastronomiche S-09 | S-10
Calabraittica - Specialità Marinare di Calabria
Colatura tradizionale di alici di Cetara Oliva salella ammaccata del Cilento
M-26 M-44 | M-45 M-27 M-25
Ostriche naturali della Bretagna
M-54
Norvegia Baccalà di Møre Og Romsdal
M-52
Paesi Bassi Antonia’s monsterd - Senape di Antonia Pescatori tradizionali del Mare di Wadden
M-50 M-51
Regno Unito The Anglesey Sea Salt Company Halen Mon
M-49
Slovenia Butul Farm - Domacija Butul
M-43
Spagna Zafferano di Jiloca
M-53
...e inoltre Eco Tecnologie Greenpeace Onlus Rete Isole Slow Slow Bazar
M-01 M-22 M-23 M-24
BIRRIFICI ARTIGIANALI, CUCINE DI STRADA E FOOD TRUCK Piazza Falcone e Borsellino, Piazza Caricamento Emilia Romagna Beestrò - Lovely Street Food Cinemadivino in collaborazione con Tutto Pannocarta La Tigellina.Com Osteria del Gran Fritto Retorto Birrificio Artigianale Tpoh The Pursuit of Happiness
FT-06 FT-05 CS-04 CS-01 BI-05 CS-02
il giornale di Slow Food Italia Lazio
MAGGIO 2017 In collaborazione con
Un evento di
Birra Alta Quota Birradamare Craft Italian Beer
Con il patrocinio di
BI-01 BI-00
Liguria Birrificio La Superba Birrificio Nadir Camugin Italian Street Food Dalpian ® il sottobosco agrigelateria Fever Tree Maltus Faber – Birrificio in Genova Pastificio Novella Sea Food Mobile Zena Zuena
BI-14 BI-19 FT-02 FT-03 FT-07 BI-12 FT-01 FT-08 CS-08
Official Partner
Con il contributo di
BI-18 FT-09
Marche Migliori olive all’ascolana Secondo Tempo - Ape Scottadito
CS-05 FT-04
Piemonte Birrificio agricolo Baladin Birrificio artigianale Kamun Birrificio della Granda Birrificio Grado Plato Birrificio Sagrin Birrifico Sabaudo Canediguerra Jeb Microbirrificio
BI-10 BI-04 BI-20 BI-13 BI-07 BI-02 BI-15 BI-17
Con il contributo scientifico di
Con il contributo a Slow Food di:
Puglia Birrificio Birranova Piccolo birrificio indipendente Decimoprimo
BI-06 BI-21
ORARI Da giovedì a sabato dalle 10 alle 24 Domenica dalle 10 alle 20.30
Sponsor tecnici
Sardegna Consorzio molluschicoltori di Olbia
CS-06
Mercato di Slow Fish: da giovedì a domenica, dalle 10 alle 20.30
Sicilia Birrificio Epica Le Delizie
BI-11 CS-07
Aree di Piazza Caricamento (Birre artigianali, Cucine di strada e Food truck) e Piazza delle Feste (Enoteca, Mixology, Pizza n’ fish e Punto Gamberi): da giovedì a sabato dalle 12 alle 24 Domenica dalle 12 alle 20.30
Toscana Associazione Cacciucco Livorno Birrificio del Forte
CS-03 BI-16 Partner amientali
Veneto Birra Ofelia
BI-03
Germania Kulmbacher Brauerei
per visitare Slow Fish: info utili
Dal 18 al 21 maggio al Porto Antico di Genova, torna Slow Fish, l’evento internazionale dedicato al pesce e alle risorse del mare che coniuga il piacere della convivialità alla conoscenza scientifica e alle buone pratiche, l’educazione al gusto e l’impegno per la tutela della biodiversità. Il tema dell’ottava edizione è “la rete siamo noi”, e di questa rete fanno parte pescatori, artigiani, cuochi, accademici, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni da tutto il mondo – e anche i consumatori curiosi e attenti – che si incontrano per mostrare come sia indispensabile creare un collegamento tra la biodiversità ittica, la salute del tessuto sociale e quella dell’ambiente. L’ingresso a Slow Fish è gratuito. Gli appuntamenti in vendita su prenotazione – Cucine dell’Alleanza, Master of Food e Appuntamenti a tavola – sono acquistabili online fino al 15 maggio, o durante l’evento, presso la Reception in Casa Slow Food. Naturalmente per i soci Slow Food sono previsti sconti.
Lombardia Birrificio Legnone Urban Food Italy
09
BI-09
SFUMATURA NASTRO ESTERNO
SFUMATURA NASTRO INTERNO
SFUMATURA LOGOTIPO
C 73 M 11 Y0 K 12
C 72 M0 Y 86 K0
C0 M 49 Y 100 K 15
C 100 M 95 Y5 K 23
pantone pantone 312 C 2758 C
C 40 M0 Y 86 K0
pantone pantone 361 C 375 C
C1 M 14 Y 98 K8
pantone pantone 153 C 110 C
Casa Slow Food: da giovedì a sabato dalle 10 alle 24 Domenica dalle 10 alle 20.30 NASTRO ESTERNO
NASTRO INTERNO
LOGOTIPO
C 100 M 62 Y0 K 23
C 54 M0 Y 86 K0
C 15 M 35 Y 88 K0
Slovacchia Slow Food Tratry - Umami, S.R.O
BI-08
Il programma su www.slowfood.it
GREENPALLET
NASTRO ESTERNO
NASTRO INTERNO
LOGOTIPO
pantone 287 C
pantone 360 C
pantone 131 C
Legenda: Fornitori ufficiali
Presidio Slow Food Comunità del cibo di Terra Madre
Agenti Mauro Peira e Claudio Tesio
A SLOW FISH HAI NUMEROSI SCONTI: -30% SUL PREZZO DI COPERTINA DELLE PUBBLICAZIONI DI SLOW FOOD EDITORE PERCORSI SLOW: 2€ INVECE DI 5€
MASTER OF FOOD: 8€ INVECE DI 10€.
CUCINA DELL’ALLEANZA: 15€ INVECE DI 18€
RIDUZIONI SUGLI APPUNTAMENTI A TAVOLA
ACQUARIO DI GENOVA: SCONTO DI 5€ SUL BIGLIETTO D’INGRESSO GENOVA MUSEI: BIGLIETTO RIDOTTO AI SOCI IN TUTTI I MUSEI CIVICI PASSA A TROVARCI A CASA SLOW FOOD (IN PIAZZA FALCONE BORSELLINO, GENOVA DAL 18 AL 21 MAGGIO):
SE TI ASSOCI O RINNOVI LA TUA TESSERA HAI UNA SORPRESA IN PIÙ!
STORE.SLOWFOOD.IT
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MAGGIO 2017
Numero 1
il giornale di Slow Food Italia
Serve un cicerone? Partecipa ai percorsi Slow!
Genova: città ricca di biodiversità culturale e gastronomica
Se quello che hai letto di Slow Fish fin qui ti intriga e vuoi visitare la manifestazione con la lente di Slow Food, puoi partecipare ai Percorsi Slow: Che pesci prendere, le iniziative targate Slow Food Educazione pensate per le scolaresche e il pubblico in visita. I percorsi partono da Casa Slow Food e attraversano tutto l’evento alla scoperta di buone pratiche, storie di mare e personaggi curiosi. L’attività ha un costo di 2€ per i soci Slow Food e 5€ per i non soci. Per chi diventa socio durante Slow Fish il percorso è gratuito. È possibile prenotare scrivendo a prenotazioni.edu cazione@slowfood.it o durante l’evento, presso il desk di Casa Slow Food.
a cura della Condotta di Genova
U
n territorio vasto che spazia dalla Grande Genova al genovesato e a tutto il Tigullio, dalle coste fino al profondo entroterra; dal livello del mare fino a oltre
mille metri di altitudine, dalle sommerse praterie di posidonia ai castagneti, le faggete e gli alti pascoli. Questa è la Condotta Slow Food di Genova, che nasconde e rivela una straor-
© Foto di Giuseppe Fassino
dinaria biodiversità, capace di soddisfare tutti i palati. Una biodiversità gastronomica ma anche culturale, che ci ha permesso di affrontare e superare con coraggio le asperità del territorio che contraddistingue la nostra affascinante regione, in cui non è sempre facile coltivare la terra e aprirsi al mondo esterno. Terra che allo stesso tempo rivela angoli sconosciuti e meravigliosi, paesini arroccati nell’entroterra o nascosti da incredibili baie raggiungibili solo a piedi: in-
Fish-à-porter, un mercato con cucina Aggirandosi tra i pesci, le conserve, i sali, le spezie e gli oli extravergini del Mercato di Slow Fish, noterai una grande novità. Il Mercato si arricchisce quest’anno di una cucina dove i cuochi, i pescatori e anche gli scienziati si alternano al microfono e ai fornelli per illustrare storia, ingredienti, curiosità delle diverse ricette, offrendo assaggi freschi e gustosi, cucinati sul momento. Tu porta la tua curiosità: sarà senz’altro soddisfatta… Lo sapevi che: Si mangiano anche le meduse? Puoi scoprire perché nell’appuntamento “Gel Fish: meduse e affini” Il bacalao è un classico della cucina del nord? Puoi verificarlo partecipando a “Il bacalao: un piatto tipico norvegese” Anche cucinando il pesce puoi imparare a non sprecare nulla? Puoi vederlo con i tuoi occhi, in “Una cucina senza sprechi: il quinto quarto del pesce” Esistono interpretazioni territoriali e sostenibili del sushi giapponese? Te lo racconta Moreno Cedroni in “Il susci all’italiana” L’ascolto delle lezioni è gratuito, mentre gli assaggi si acquistano alle casse predisposte all’interno del Mercato, fino a esaurimento porzioni. Per il programma completo: www.slowfood.it
Prenotate, gente, prenotate! Se la tua passione è la gastronomia e sei in cerca di nuove ricette di pesce, il posto giusto per te sono i 15 appuntamenti della Cucina dell’Alleanza di Slow Fish. Una sala con 40 posti per osservare da vicino i protagonisti dell’Alleanza Slow Food dei cuochi mentre preparano i loro piatti più rappresentativi utilizzando Presìdi Slow Food, o prodotti dell’Arca del Gusto, e il pescato del loro territorio. Quattro al giorno – tre la domenica –, dove ai fornelli si alternano cuochi italiani e internazionali che propongono un viaggio sorprendente tra le regioni italiane e i mari del mondo. Se vuoi metterti alla prova con un menù completo, invece, gli Appuntamenti a Tavola sono l’evento che fa per te. Al ristorante il Marin di Eataly e al Cavo Ristorante, nel cuore della città, chef da tutto il mondo si alternano e si confrontano per offrirti un’esperienza indimenticabile, che parla di acque dolci, salmastre e salate. Maurizio e Sandro Serva, Giorgio Dal Forno, Corrado Scaglione e Valeria Mosca, Luigi Taglienti, il poker composto da Roy Caceres, Yoji Tokuyoshi, Elvio Milleri e Marco Visciola, e infine Moreno Cedroni e Mauro Colagreco sono i nomi che abbiamo schierato per te! Ma non finisce qui… Se vuoi sperimentare abbinamenti insoliti, dove il pescato incontra i distillati, le birre, i cocktail e le bollicine – e diverse variazioni dello storico sigaro prodotto in Italia – i Laboratori del Sigaro Toscano sono l’esperienza da provare. E, last but not least, i Master of Food, che coniugano l’informazione con la degustazione, il piacere di saperne di più con quello della scoperta di nuovi gusti. Due i focus di Slow Fish: il rapporto fra cibo e salute e la voglia di allenare i propri sensi, come in una vera palestra! Gli eventi su prenotazione sono in vendita sul sito www.slowfood.it fino al 15 maggio. Durante i giorni di Slow Fish eventuali biglietti rimasti saranno venduti alla Reception Eventi, in Casa Slow Food.
somma, un tesoro tutto da scoprire. Sono tre i Presìdi Slow Food presenti nella nostra Condotta che vi vogliamo far conoscere e che proprio in questo periodo raggiungono il massimo dello splendore. Maggio è un mese di abbondanti fioriture, tra cui quella delle tipiche rose profumate, i cui petali sono lavorati per produrre il delicato sciroppo. Dodici sono oggi i produttori che lo fanno ancora seguendo l’antica ricetta, a base di petali di rose, acqua, zucchero e poco limone, una prelibatezza! Le fioriture del mese arricchiscono di sapori stagionali il latte delle vacche di Razza Cabannina che vivono sui pascoli del nostro entroterra e che si nutrono in modo naturale e genuino, dando così un ottimo prodotto. Maggio è anche il mese in cui la Tonnarella di Camogli entra nella fase di maggior pesca. Palamite, ricciole, boghe, lanzardi, tonnetti vengono portati a terra quotidianamente grazie a questo sistema sostenibile che permette di catturare solo pesce di taglia medio grande e di rilasciare vivi i pesci non commercializzabili oppure sotto taglia. Prima di lasciarvi, una curiosità di cui andiamo molto fieri: la nostra è una delle poche Condotte a essere intitolata a una persona, quel Giovanni Rebora, amatissimo professore di storia medievale, che ha studiato e raccontato l’economia e il successo della Repubblica di Genova attraverso lo studio della cultura alimentare.
DOVE MANGIARE Antica Ostaia de Banchi Vico Denegri, 17r - Tel. 010.8540468
DOVE DORMIRE Bed&Breakfast I tre soli Via Felice Romani 2/1a-1b - Tel. 348.3842540
UNA PAUSA Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo Via di Fossatello, 35-37r - Tel.: 010.2091226
DOVE COMPRARE Antica confetteria Pietro Romanengo, Via Soziglia, 74/76r - Tel: 010.2474574)
L’APPUNTAMENTO Festa delle rose di Busalla il 10 e 11 giugno.
il giornale di Slow Food Italia
MAGGIO 2017
Al Mercato del pesce
Chi dice pesce dice salute… ma è sempre così? di Alessia Pautasso
di Andrea Cascioli
CHE PESCI PRENDIAMO? La prima regola da tenere a mente è che anche i pesci hanno la loro stagionalità e che le risorse del mare non sono infinite. Tra le “specie neglette” troviamo pesci meno conosciuti - e meno cari! – rispetto alle varietà più ricercate e sovrasfruttate. Diamo allora tregua al tonno e al merluzzo dell’Atlantico, a rischio di scomparsa. Evitiamo il salmone e i gamberi tropicali allevati, perché il loro allevamento intensivo ha un forte impatto sugli habitat naturali (oltre che sulla nostra salute). No assoluto, infine, ai datteri di mare. Le alternative? In primavera troviamo lo sgombro e la palamita, eccellenti sostituti del tonno. Da provare anche il sugarello e l’aguglia, due pesci azzurri poco noti. Tra autunno e inverno possiamo sostituire la solita bistecca di pesce spada con la saporita lampuga, mentre lo zerro (ottimo in frittura) è disponibile tutto l’anno.
Sgombro e palamita, eccellenti sostituti del tonno
OCCHIO ALLA TAGLIA (E ALLA QUALITÀ!) Fin dal 1173 un editto della Repubblica di Venezia, ancora esposto a Rialto, informava i consumatori sulle taglie minime del pesce da acquistare. Oggi è il decreto Mediterraneo (1967/2006) a garantire il rispetto delle risorse ittiche: consumare pesci in età giovanile significa compromettere l’equilibrio naturale delle specie. Oltre alla taglia, un occhio allenato può riconoscere anche la qualità del pesce: la pelle, per esempio, dovrebbe apparire molto unita, compatta e dai colori vividi, con squame ben attaccate al corpo. Tuttavia alcune specie (naselli, alici, sardine, triglie) hanno una consistenza più delicata ed è naturale trovare difetti anche in esemplari freschissimi. L’occhio dovrebbe apparire vivo e non incavato, ma conviene valutarlo solo nelle specie dove è abbastanza visibile (non per esempio in una sogliola). Le branchie dovrebbero essere di un rosso vivo, ma possono riportare colorazioni meno vivaci o essere poco visibili. I crostacei, poi, quando possibile andrebbero acquistati vivi, poiché soggetti a rapida decomposizione. I molluschi bivalvi (cozze, vongole, ostriche...) devono essere, per legge, vivi e vitali al momento dell’acquisto e dunque non possono che essere freschi.
DIFFIDATE DALLE IMITAZIONI Se già non è facile distinguere i pesci pescati da quelli di allevamento (anche se deve essere specificato in etichetta), può essere ancor più complicato difendersi dalle frodi. Sappiamo ad esempio che la linguata senegalese viene a volte venduta come sogliola: in casi come questi è difficile orientarsi, specie se le carni si presentano già sfilettate, e non resta allora che rivolgersi a un venditore di fiducia e controllare sempre le etichette. Alcuni accorgimenti però possono tornarci utili: per distinguere il pesce persico dalla più pregiata cernia, ad esempio, un indicatore può essere il colore (il persico ha carni rosate, mentre la cernia è solitamente biancastra). Altra imitazione comune è il polpo bianco, venduto al posto del polpo verace: quest’ultimo presenta due file di ventose e il colore del mantello è bruno chiazzato, mentre il primo ha taglia più piccola, mantello bianco e una sola fila di ventose. Un dato che forse non tutti conoscono riguarda il primo posto dell’Italia nella classifica europea del consumo di squalo. Questo avviene anche all’insaputa di chi acquista, dato che specie come il palombo e il gattuccio, peraltro a rischio di estinzione, vengono sovente commercializzate come pesci da taglio (spada o tonno). Infine, stiamo attenti ai prodotti ittici decongelati e vendu-
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ti come freschi. I crostacei, se decongelati, riportano rotture geometriche del carapace e delle zampe, che diventano molto fragili. Se invece acquistiamo un mollusco appartenente ai cefalopodi (seppie, polpi, calamari, totani…), il trucco è saggiarne l’umidità: l’esemplare fresco mantiene infatti una superficie esterna umida e un’azione abrasiva nelle ventose.
QUESTIONI DI ETICHETTA Ma come si fa a essere certi della provenienza di ciò che acquistiamo? Dal 13 dicembre 2014 sono in vigore nuove norme sull’etichettatura dei prodotti ittici, che vanno a integrare quanto già previsto dal regolamento Ce n. 104/2000 del Consiglio europeo. Ai consumatori devono essere assicurate le informazioni sulla denominazione commerciale della specie, sul metodo di produzione (pescato, pescato in acque dolci, allevato) e sulla zona di cattura (corrispondente alle varie zone di pesca individuate dalla Fao). Oltre a questo, è ora obbligatorio indicare anche il nome scientifico del pesce, la categoria degli attrezzi di pesca utilizzati per la cattura e se il prodotto sia stato scongelato. La legislazione per l’etichettatura si applica a moltissimi prodotti ittici, ma non alle preparazioni alimentari a base di pesce (bastoncini impanati, tonno all’olio, alici sott’olio…).
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icuramente ci vedremo a Slow Fish per approfondire tutte le curiosità sull’appassionante e complesso mondo dei mari e della pesca, ma se per caso non potete venire a Genova, ecco qualche spunto per imparare a scegliere e preparare il pesce con metodi slow. Stando alle ultime ricerche, consumiamo pesce da almeno 100.000 anni, ma sappiamo davvero sceglierlo? Il pesce, infatti, oltre alle proteine, contiene anche i preziosissimi omega 3, fosfolipidi (utili al nostro sistema neurologico), sali minerali (prevalentemente calcio, fosforo e iodio) e vitamine (A, B, D). Non scordiamoci che dovremmo comunque ridurre la quantità di proteine animali che inseriamo nella nostra dieta. Per scegliere il pesce, però, dovremmo seguire due variabili fondamentali, oltre al gusto e al portafoglio ovviamente: la salute e l’ambiente. Impariamo a cucinare ciò che troviamo al mercato, rinunciando ai famosi pesci bistecca, che ci attirano solo per la comodità. Dal punto di vista salutistico, infatti, sono quelli che accumulano maggiori sostanze inquinanti nei loro tessuti, a causa del ciclo vitale lungo, o sono nutriti con mangimi addizionati con antibiotici, come succede negli allevamenti di salmoni. Facciamoci consigliare e preferiamo specie come gli sgombri, ricchi in omega 3 e perfetti per la nostra dieta, o facciamoci tentare da quelli dai nomi a volte strani, anche sconosciuti: mai sentito parlare di tombarello, pesce sciabola, aguglia, leccia, marmora e suri? Benissimo, questa è l’occasione giusta per provare a cucinarli, ne scoprirete delle belle e soprattutto vi accorgerete che non è poi così difficile come sembra! Il momento della scelta è fondamentale, occorre fare attenzione anche alle possibili frodi che sono sempre dietro l’angolo: a volte, infatti, può succedere che il pesce sia “manomesso” per farlo sembrare più fresco di quel che è, grazie all’uso di oli cosmetici o veri e propri coloranti. Premettiamo che alcune sostanze sono innocue (come il succo di rapa, usato perchè rende più rosse le carni) e ammesse dalla legge, mentre altre sono consentite in alcuni Paesi ma non nel nostro, e comunque devono essere indicate in etichetta, di lì non si scappa, quindi aguzzate sempre la vista! E chiudiamo con una ricetta semplice e gustosa per i pranzi primaverili, le alici in tortiera.
Alici in tortiera INGREDIENTI PER 4-6 PERSONE: • 3 etti di alici; • 2 spicchi di aglio; • un ciuffo di prezzemolo; • qualche foglia di menta; • mollica di pane raffermo; • olio extravergine di oliva; • sale. Pulite le alici, spinatele e allineatele in una teglia da forno. Condite con un filo di olio, sale, l’aglio e il prezzemolo tagliuzzati con il coltello, le foglie di menta spezzettate, la mollica sbriciolata, un goccio di acqua. Infornate per 15-20 minuti a 180°C. La tradizione vorrebbe una sistemazione a strati degli ingredienti: acciughe alternate nella teglia al composto di pangrattato.
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Numero 1
Microplastiche: la minaccia invisibile dei mari di Andrea Cascioli
il giornale di Slow Food Italia
Lidér Gòngora Farias il pescatore che difende le mangrovie
In Ecuador, Lidér ha trovato il coraggio di resistere, formare un’associazione e cercare alleati per rafforzare la sua protesta
«Non possiamo fingere che il profondo non esista solo perché il nostro sguardo si ferma a pochi metri dalla riva, fin dove riusciamo a nuotare»: così Roberto Danovaro, docente universitario e presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, parla della necessità di preservare le acque profonde, riserva di biodiversità inestimabile ma anche snodo cruciale nelle attività economiche. Danovaro è uno dei biologi marini più noti a livello internazionale, in particolare per quanto riguarda gli studi sugli abissi, nonché uno degli ospiti di questa edizione di Slow Fish 2017, con cui abbiamo chiacchierato di mare e della sua salute. Partiamo dal tema delle plastiche: è nota la triste realtà delle isole di rifiuti negli oceani, ma si parla poco delle microplastiche. Perché? La plastica gode di un effetto mediatico: è un tema facile da trasmettere, ma va inquadrato nella giusta ottica. Il grosso problema dei mari infatti non sono le macroplastiche, bensì le microplastiche. Qualcosa di addirittura più piccolo delle polveri che respiriamo, le famigerate PM10. Quali effetti può comportare la loro presenza? Come le polveri sottili per la salute umana, le microplastiche colpiscono gli organismi marini in modo doppiamente negativo. Non solo perché la loro ingestione è di per sé nociva, ma perché nel loro viaggio in mare tendono ad aggregare contaminanti. Diventano cioè vere e proprie “micropillole” avvelenate. Cosa possiamo dire invece dell’inquinamento petrolifero? Il Mediterraneo in particolare ha il primato mondiale per densità di catrame pelagico. Il problema del catrame è in realtà meno grave di altri, in proporzione. Parliamo di qualcosa che in natura già esiste e di cui molti organismi marini si nutrono: è il caso appunto dei batteri idrocarburoclastici, i cosiddetti Bic. Questo non significa che faccia bene, naturalmente, perché le concentrazioni possono essere molto pericolose, ma la degradabilità
© Foto di Paolo Demetri
di Silvia Ceriani
P
er quanto si tratti del più piccolo tra gli eventi internazionali organizzati in Italia da Slow Food, a Slow Fish non mancano la pluralità dei punti di vista né le testimonianze delle comunità della rete di Terra Madre, che avranno il ruolo di protagoniste indiscusse. È questo uno dei sensi del tema dell’evento, “la rete siamo noi”: i riflettori saranno puntati sulle comunità della pesca artigianale che per anni hanno subito le conseguenze di uno sfruttamento indiscriminato ai danni dell’ecosistema marino e del benessere delle comunità, finché non hanno reagito con successo. È il caso di Lidér Góngora Farias, pescatore e attivista ecuadoriano, che sta organizzando una vasta resistenza per la difesa delle mangrovie, un ecosistema fragile che, a partire dal 1960, ha progressivamente perso terreno per lasciar posto agli allevamenti industriali di gamberetti. Dagli originari 360.000 ettari di mangrovie si è passati oggi a 108.000: un danno per l’ambiente, che perde le sue naturali difese, ma anche per le popolazioni locali, che spesso
del petrolio è molto superiore a quella della plastica ed è meno impattante rispetto a prodotti chimici magari non tracciabili, ma che hanno effetti biologici e ormonali. Quali sono allora le priorità che dovremmo tener presenti nella lotta all’inquinamento dei mari? Abbiamo di fronte due fenomeni che vanno affrontati con la massima urgenza: da un lato c’è il tema della pesca indiscriminata e dell’acquacoltura non sostenibile, dall’altro l’impatto sempre più evidente dei cambiamenti climatici. L’Europa si è finalmente dotata di standard e obiettivi con la Strategia Marina. Come sta andando? La Strategia Marina è stata una rivoluzione culturale e pratica nel rapporto tra uomo e mare, che mette al centro la biodiversità, gli ecosistemi e il loro funzionamento. Molti Stati però si stanno muovendo troppo poco e male, Italia inclusa. Qui serve davvero un cambio di passo.
L'Albergo dell'Agenzia nasce da un'idea di Slow Food ed è sicuramente ideale per chi è alla ricerca dei piaceri del palato, un luogo insolito ma decisamente piacevole. Collocato all'interno del complesso che è sede dell'Università di Scienze Gastronomiche e della Banca del Vino, è il risultato del prezioso recupero di quelle che sono state le storiche costruzioni neogotiche dell'Agenzia di Pollenzo di Re Carlo Alberto.
+39 0172 458600 info@albergoagenzia.it www.albergoagenzia.it
sono costrette ad abbandonare le loro case perché non hanno più di che sopravvivere. Lidér, però, ha trovato il coraggio di resistere, di formare un’associazione e di cercare alleati per rafforzare la sua protesta. Tra questi, il cuoco Esteban Tapia che, lontano dalle coste, nel suo ristorante di Quito, propone i prodotti delle mangrovie sensibilizzando l’opinione pubblica attraverso il piacere del cibo. L’importanza della coesione e delle alleanze ce la insegnano anche altri casi. In Danimarca, ad esempio, di fronte alla decisione del governo di privatizzare le attività della pesca, con conseguenze disastrose per i pescatori artigianali danesi, le famiglie di Thorup Strand hanno attivato meccanismi di protezione e messo in comune tutti i loro beni per contrastare la speculazione. Altre testimonianze arrivano dall’Africa, l’Asia, l’Oceania… Riassumerle in poche righe è difficile. Vi invitiamo ad ascoltarle, dal 18 al 21 maggio, in Casa Slow Food a Slow Fish. Per il programma completo: www.slowfood.it
il giornale di Slow Food Italia
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a cura di Slow Food Educazione
DIMMI COSA MANGI E TI DIRÒ CHI SEI
TUTTE LE FORME DEL PESCE
Conosci il piatto preferito dei pesci?
Quanti tipi di pesci conosci?
Sai su quali cibi si basa la loro alimentazione?
Sapresti riconoscerli solo osservandone le forme?
A seconda di ciò che mangiano,
Scrivi il nome di ciascun pesce sul cartellino
i pesci possono essere raggruppati in specie
corrispondente, scegliendo tra le seguenti
carnivore o erbivore.
opzioni: salmone, sogliola, tonno, calamaro, acciuga, anguilla. Attento all’intruso!
CARNIVORI Si nutrono di altri pesci e di zooplancton, la parte animale del plancton. Il plancton è
costituito
da
organismi
acquatici
galleggianti di dimensioni microscopiche.
DOLCE O SALATO? In base all’habitat in cui vivono, le specie ittiche possono essere classificate in 3 categorie. Inserisci le specie mancanti nello spazio dedicato: SALMONE, PESCE PERSICO, MERLUZZO, TINCA, PALAMITA, CARPA, BRANZINO, SCORFANO, ORATA, ANGUILLA, TROTA.
ERBIVORI
PESCI MARINI
Si nutrono di alghe e di fitoplancton,
PESCI D’ACQUA DOLCE
ACCIUGA
la parte vegetale del plancton.
STORIONE
Come si chiamano i pesci (e gli altri animali) che si nutrono di alimenti di origine sia
PESCE GATTO
animali che vegetali? _____________________ ___________________________________________
LUCCIO
E tu, come ti definiresti? ____________________
NASELLO
LO SAI CHE Non è semplice capire l’età di un pesce: non sempre la lunghezza e il peso sono indicatori precisi. Il metodo più semplice è osservare le scaglie al microscopio: queste presentano infatti dei cerchi concentrici, proprio come gli anelli della sezione di un tronco di un albero che consentono di ipotizzarne l’età. Sorprendente, vero?
MOLLUSCHI E CROSTACEI Sono
animali
invertebrati
principalmente
marini, ma in alcuni casi anche adattati all’ambiente Associa
terrestre.
ogni
Sai
specie
distinguerli?
alla
categoria
corrispondente. Un aiuto? Il corpo dei crostacei è ricoperto da
una
corazza
calcarea,
il
carapace,
e
in alcune varietà possiedono le chele. I molluschi includono sia animali con tentacoli che specie racchiuse da una conchiglia.
MOLLUSCHI
CROSTACEI
POLPO ARAGOSTA RICCIO DI MARE GAMBERO CALAMARO COZZA GRANCHIO
Soluzioni del numero precedente Animale simbolo di pace: colomba; I detti. Olio di gomito: opzione 1; Liscio come l’olio: opzione 1; Grassi animali: burro, strutto; Grassi vegetali: olio di girasole, olio extravergine di oliva, margarina, olio di mais.
PESCI D’ACQUA MISTA (O SALMASTRA)
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Numero 1
il giornale di Slow Food Italia
buono a sapersi
IL MERCATO per gli acquisti slow
Dal Piemonte: vino di Carema Carema è un vino, ma è anche un paese di circa 800 abitanti in provincia di Torino, al confine con la Valle d’Aosta. La dislocazione dei vigneti è una peculiarità di Carema: terrazze di un anfiteatro naturale che partendo da 300 metri s.l.m. arrivano fino a 600 metri s.l.m.. Per rendere coltivabile il suolo di forte pendenza e impedirne l’erosione, l’uomo ha adottato il sistema del terrazzamento – costituito da muretti in pietra a secco – e ha realizzato una forma di allevamento adatta alle caratteristiche ambientali: il sistema a pergola la cui intelaiatura di travi è spesso sorretta da caratteristici tutori tronco-conici in pietra, i pilun. I colonnati in pietra sono il sostegno di tutto questo sistema di pergole, ma hanno anche un’altra importante funzione: la pietra durante il giorno si scalda e rilascia calore nelle ore notturne riuscendo a mantenere un microclima meno rigido tra i vigneti. I terrazzamenti vitati occupano in totale circa 13 ettari e la resa non è alta. Tutto viene vinificato in loco e confluisce nella produzione di Carema Doc, una
denominazione istituita già nel 1967 con a base uve nebbiolo ora Presidio Slow Food. Il patrimonio rurale, paesaggistico e culturale di Carema è a rischio di estinzione. I vignaioli, molti dei quali sono ormai anziani, affrontano numerose difficoltà, proprie di un’eroica viticoltura di montagna, che le giovani generazioni non sembrano essere più disposte a sfidare. Slow Food intende valorizzare la viticoltura tradizionale caremese, tutelarne il paesaggio rurale e difenderne la biodiversità.
PROPOSTA: Casse da 6 bottiglie al prezzo di 83€ per il Carema Classico e di 113€ per il Carema Riserva. Spese di spedizione comprese.
PER ORDINI CONTATTARE: Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema Tel. 0125 811160 cantinaproduttori@caremadoc.it
a cura dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo
Che cos’è la Strategia Marina? La Strategia Marina è il risultato di una volontà politica forte dell’Unione Europea, che con una direttiva del Consiglio e una decisione della Commissione ha chiesto a ogni Stato membro di monitorare e stabilire un piano di azione per garantire il Buono Stato Ambientale del mare. I punti chiave di questa rinnovata attenzione per il mare a livello europeo sono la condivisione con le comunità e l’adozione di descrittori continentali per definire in che modo possiamo parlare di un mare protetto e di un rapporto sostenibile con esso. I descrittori sono importanti anche per la filosofia che sottendono: mantenimento della biodiversità; controllo delle specie non indigene a salvaguardia degli ecosistemi; monitoraggio delle popolazioni di tutti i pesci, molluschi e crostacei sfruttati a fini commerciali entro limiti biologicamente sicuri; analisi di tutti gli elementi della rete trofica
Dalla Puglia: cipolla rossa di Acquaviva e cece nero della Murgia carsica
le abbondanza e diversità; riduzione dell’eutrofizzazione di origine umana; mantenimento dell’integrità del fondo marino; controllo delle condizioni idrografiche che non in-
Questi Presìdi nascono per riportare i due prodotti a essere conosciuti e apprezzati anche sui mercati nazionali e a spuntare un prezzo remunerativo delle fatiche dei coltivatori.
fluiscano negativamente sugli ecosistemi marini; limitazione delle concentrazioni dei contaminanti a livelli che non diano origine a effetti inquinanti; e via di questo passo. L’Italia, con un decreto legislativo del 2010, ha adottato le misure nazionali necessarie a tradurre la direttiva in norme
PROPOSTA:
valide nel nostro Paese e un decreto del Ministero dell’am-
Cassa di cipolle da 10 kg al costo di 20 € Cece in confezioni da 250g, ordine minimo 3kg, al costo di 36 € Cece in confezioni da 500g, ordine minimo 7kg, al costo di 70 €
oltre che importanti, tali da suggerire un paio di riflessioni.
biente ha dato il via alle azioni. Due adempimenti necessari È evidente dagli indicatori che non si può demandare al solo diritto statuale la protezione di un ambiente marino in Buono Stato Ambientale: l’abbondanza e la diversità
Per le spese di trasporto: fino a kg 10 il costo è di 10 €, fino a kg 20 € 15 e fino a 40 kg 20 €.
degli stock ittici non dipende (solo) da norme e sanzioni che le facciano rispettare. Essa passa senz’altro e forse
PER ORDINI CONTATTARE:
anche di più dalle scelte di consumo alimentare che facciamo tutti quotidianamente. Pertanto l’educazione non
Vito Abrusci Tel. 339 1936517 abrusciserv@libero.it
conta certo meno della normativa e della repressione delle sue violazioni. Infine, in tempi di continuo discredito dell’Ue, la Strategia Marina evidenzia in modo netto come i problemi del mare non possano essere affrontati efficacemente e con effetti su larga scala da tanti piccoli Stati che pensano prima di tutto ai particolarismi nazionali. La compromissione degli habitat marini soffre il gravissimo problema, nella società mediatica moderna, di non essere visibile: il mare appare © Foto di Alberto Peroli
Questa cipolla, coltivata nel territorio circostante la città di Acquaviva delle Fonti, è nota per il suo sapore particolarmente dolce, anche quando è consumata cruda: riconoscibile per la tipica forma piatta, è di un colore rosso carminio che si schiarisce nell’interno fino a diventare bianca. Ad Acquaviva può essere gustata nei rustici: focacce di pasta di pane ripiene di cipolle rosse e ricotta forte. Di ceci neri in Puglia ce ne sono diverse tipologie ma nella Murgia carsica se ne è diffuso uno piccolo, uncinato e molto rugoso. Facile da coltivare, era seminato fin dall’Ottocento e consumato dalle famiglie rurali, che erano solite destinarlo alle partorienti perché considerato un alimento leggero ma ricco di nutrienti. Il sapore è buonissimo, vagamente erbaceo: la sua naturale sapidità fa sì che sia possibile consumarlo con un filo di olio extravergine, senza sale. La cucina locale lo propone in zuppa con un soffritto abbondante di cipolle o come primo piatto con tagliolini, pomodoro e un filo d’olio.
marina, nella misura in cui siano noti, presenti con norma-
sempre blu e pressoché infinito (quanto le nostre capacità di comprometterlo). Questo rende ancor più necessario che, a suo baluardo, stia un continente intero e soprattutto il continente che rappresenta il primo mercato mondiale. www.unisg.it
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Incontro Reale per i produttori terremotati scelti da Slow Food
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© Foto di Marco Quinti
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di Valter Musso
© Foto di Marco Quinti
I produttori hanno incontrato il Principe Carlo con l’orgoglio di chi sa di rappresentare l‘eccellenza dei propri territori
l Teatro del Sale di Firenze, lunedì 3 aprile, è stata la cornice perfetta di un incontro straordinario. I protagonisti non sono stati gli artisti internazionali che calcano il suo prestigioso palco, ma una rappresentanza di produttori, contadini e artigiani del cibo individuati da Slow Food provenienti dalle zone terremotate, che lì hanno incontrato il Principe Carlo e la Duchessa Camilla. I Reali d’Inghilterra si sono fermati con ognuno per assaggiare e capire ogni prodotto, ma soprattutto hanno cercato di comprendere la situazione in cui si trovano dimostrando grande interesse. «Con questo incontro – dice Carlo Petrini - il Principe Carlo testimonia ancora una volta la sua sensibilità nei confronti delle produzioni agricole e artigianali di piccola scala legate al settore alimentare. Ribadisce l’attenzione e il legame con la rete di Terra Madre, testimoniati a partire dall’incontro di Torino nel 2004, quando è nata un’amicizia personale e una grande stima duratura. È stata un’ulteriore tappa nel cammino che lo lega a Slow Food ». Al termine dell’incontro il Principe di Galles ha annunciato di voler patrocinare e sostenere un evento a Londra per la promozione dei prodotti delle aree terremotate, dichiarandosi disponibile a favorire la ripresa del turismo in queste aree, patrimonio della storia d’Italia. I produttori hanno incontrato il Principe Carlo con l’orgoglio di chi sa di rappresentare l‘eccellenza dei propri territori, lasciando trasparire l’allegria di aver incontrato chi può portare il loro messaggio molto più lontano.
I PRODUTTORI PRESENTI A FIRENZE
Dimenticati delle scadenze
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Noi di Slow Food, con i progetti e le attività dedicate a grandi e piccini, siamo al fianco di chi crede in una rivoluzione gioiosa che parte dal cibo e dalla quotidianità. Per sostenere sempre la tua Associazione scegli il rinnovo automatico, sulla tua Carta di Credito o direttamente sul tuo Conto Corrente. Puoi farlo in qualsiasi momento e non ci pensi più.
AZIENDA AGRICOLA STOCCHI DOMENICO Località Albaneto 41 - Leonessa (Rt)
COOPERATIVA AGRICOLA ZOOTECNICA GRISCIANO PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA Frazione Grisciano 2 - Accumoli (Rt)
AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA ADELINO DE CAROLIS Frazione Civita - Cascia (Pg)
AZIENDA AGRICOLA FATTORIA FUCILI Località Agello 7 - San Severino Marche (Mc)
AZIENDA AGRICOLA CASTELLO DI BECCERICA ENRICO Località Castello 26 - Gualdo (Mc)
SALUMI BERARDI
SOCIO SLOW FOOD 25€ - Tutti i vantaggi del Socio e ricevi a casa il giornale Cartaceo
SOCIO SLOW FOOD
SOSTENITORE 70€ - Aiuti i progetti, ricevi il giornale e hai due libri in omaggio
SOCI SLOW FOOD
Via San Giorgio 1, Frazione Poggio Cancelli – Campotosto (Aq)
AZIENDA AGRICOLA BORGO DEGLI GNOMI
FAMIGLIA
Frazione di Valle S. Giovanni Varano (Te)
70€ - Adulti e bambini, tutti soci, e avete tre ricettari in omaggio
Frazione Civita – Cascia (Pg)
Compila e inviaci il modulo che trovi su https://goo.gl/9n8fUO, chiama il n° 0172 419677 oppure scrivi a centroservizi@slowfood.it
AZIENDA AGRICOLA GELTRUDE MORETTI AGRIAMBIENTE MUGELLO Via Di Galliano 15/a - Barberino di Mugello (Fi)
EMILIO SERENI SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA Via la Brocchi 27 - Borgo San Lorenzo (Fi)
C.BIO SRL Piazza Lorenzo Ghiberti 39/R - Firenze
SLOW FOOD ITALIA - ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE VIA MENDICITÀ ISTRUITA, 14 – 12042 BRA (CN)
S OS TIENI, COND IV ID I, AGISC I, PEN SA SLOW FOOD. SLOWFOOD.IT
AZIENDA AGRICOLA ASCIONE DI MESINA MARIO E DONNINI ALESSANDRO Via dell’Ascione 134 - Terranuova Bracciolini (Ar)
BIRRA BVS – BIRRIFICIO VALDARNO SUPERIORE Via nazionale, 82 Località Malafrasca - Pergine Valdarno (Ar)
16
MAGGIO 2017
Numero 1
Slow Food Monza Brianza
Slow Food Ferrara
13 maggio ore 14.30 a Legna-
Dal 18 maggio alle 20, presso
no presso IAL Lombardia - Via
Caffetteria Spisani - Via Giorgio
Renato Cuttica, 1
Byron, 10, Ferrara Master of Food
La pasticceria americana: vieni
Birra. Quattro serate per avvici-
ad assaggiare le classiche ricet-
narsi all’affascinante mondo della
te americane e impara a farle a
birra.
il giornale di Slow Food Italia
casa tua. Slow Food Varese Slow Food Piemonte
21 maggio: Festa europea dei
organizza Cantine a Nord-Ovest:
mulini: presso il mulino dei Frati a
un Piemonte enologico tutto da
Caravate e al mulino Rigamonti a
scoprire e da riscoprire.
Cunardo.
28 maggio Di Grignolino in Grignolino
Slow Food Ravenna
18 giugno
22 maggio: La pasta stesa con
Quatar pass per timurass
grani antichi con Lea Gardi all’A-
Info su cantineanordovest.com
griturismo Nasano a Riolo Terme
Slow Food dei Picentini
5 giugno: Confetture, marmel-
17 maggio ore 19 presso Il
late, gelatine, succhi, sciroppi con
Gatto e La Volpe - Via Malche,
Antonella Minardi dell’Az. Agr.
64 Giffoni sei Casali
Antonella Minardi a Casola Val-
Master of Food: Cioccolato
senio
Wine&Thecity Dal 12 al 14 maggio Napo-
Info: ceccarelliangela@gmail.com
li Convento di San Domenico
Slow Food summer Camp
Maggiore
Dal 9 al 15 luglio 2017
Slow Food Editore e Banca del
Ad Andalo, nelle Dolomiti, il
Vino saranno presenti con un pro-
Camp per ragazzi dai 9 ai 13. Tut-
gramma di Laboratori del Gusto.
te le attività saranno condotte da
Info su www.wineandthecity.it
qualificati formatori Slow Food.
Slow Food Loreto Val Musone
Info su
13 e 14 maggio presso il Mer-
www.slowfood.it/educazione
cato Contadino L’Aquila - Via Eusanio Stella, 4 a L’Aquila Week end “buono, pulito e giusto” sulla via dei Presìdi dell’Abruzzo Aquilano Slow Food Trieste 14 maggio dalle 8.15, partenza da Piazza Guglielmo Ober-
Gli eventi in costante aggiornamento su www.slowfood.it
“Hai mai bevuto un rum che fa schioccare la lingua?” “E un vino che fa brillare la pupilla?” Velier é l’importatore e distributore genovese che da settant’anni esplora il mondo selezionando distillati e vini Triple “A”, prodotti nati dal lavoro di Agricoltori, Artigiani, Artisti, espressioni autentiche dei rispettivi terroir. Avanguardia, passione e ricerca: questi sono gli elementi che contraddistinguono il nostro lavoro. Questo é il Gusto di Velier.
I riferimenti delle Condotte di Slow Food su www.slowfood.it/ soci/dove-siamo
dan, Trieste
Per i corsi Master of Food
Prossima fermata: Collio! Tour
visita
domenicale alla scoperta di terri-
www.slowfood.it/educazione/
tori, produttori e tradizioni
master-of-food-slowfood
www.triplea.it
Pensare insieme il futuro del cibo
pag182x252.indd 1
Ripartiamo dal mare con Cala Lenta e i Trabocchi
www.velier.it
28/04/17 17:57
L’AFRICA CI RI-GUARDA
di Francesca Piccioli
T
utto nasce dalla poesia di un gesto, allo stesso tempo rituale ma foriero di emozioni nuove. È il pescatore che cala lentamente le reti in mare e attende di raccogliere i frutti del suo lavoro. Ripartiamo dal mare, lasciamoci affascinare dall’intreccio di storie, tradizioni, microeconomie: magari a cena sui trabocchi, le palafitte da pesca dell’Adriatico capaci di resistere alla forza dell’acqua. Torna, da venerdì 2 a domenica 4 giugno, Cala Lenta, la tre giorni itinerante dedicata alla cultura marinara abruzzese e alla scoperta delle bellezze paesaggistiche della costa teatina, organizzata da Slow Food Lanciano, con il sostegno di partner pubblici e privati. A ospitare i numerosi appuntamenti culturali ed enogastronomici della manifestazione che vuole portare all’attenzione del grande pubblico le problematiche legate alla salvaguardia del mare e del patrimonio natural-gastronomico della costa teatina, sono i Comuni che vanno da Francavilla al Mare a San Salvo Marina. Cuore di Cala Lenta sarà il comune di San Vito Chietino che ospita il Mercato del Gusto, con le eccellenze agroalimentari della costa dei trabocchi e delle colline circostanti, insieme allo Street food per la riscoperta dei cibi di strada di abruzzesi, serviti nei tipici “cartocci” che celebrano il pesce azzurro. In calendario ci sono poi laboratori e convegni, attività dedicate alla presentazione di volumi a tema e proposte per bambini e ragazzi. Senza dimenticare le esperienze di pesca turismo e i tradizionali appuntamenti sui trabocchi con le cene al chiaro di luna sulle palafitte dell’Adriatico. Il programma su www.calalenta.com.
Haika Elisamehe Temba vive in Tanzania ed è un’apicoltrice. Con la cera e la propoli delle sue api ha imparato a produrre creme e medicinali contro i dolori; ha raddoppiato le vendite e ha potuto così pagare la scuola per le sue figlie. Amina Mpola nella vita non avrebbe mai pensato di visitare il vicino Kenya e partecipare a una formazione sull’allevamento delle api e sulla produzione del miele, per migliorare l’igiene, la qualità e le confezioni dei suoi prodotti. Oggi anche lei ha raddoppiato gli alveari e aumentato il reddito della sua famiglia. Haika e Amina sono 2 delle 15 produttrici del Presidio del miele di melipona di Arusha, in Tanzania, ai piedi del monte Meru. E sono solo due esempi delle tantissime attività finanziate dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità (www.fondazioneslowfood.it) grazie al 5 per mille. Le loro storie riguardano tutti noi e sono un pezzo importante della rete Slow Food. Scegliere di destinare il 5 per mille alla Fondazione Slow Food significa sostenere Haika, Amina e molti altri produttori come loro, a promuovere un’agricoltura sostenibile che prima di puntare ai mercati internazionali, si preoccupi di nutrire le comunità, tutelare la biodiversità e rispettare l’ambiente . Riportate il codice fiscale 94105130481 nella vostra dichiarazione dei redditi…. E passate parola!