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Storage e comunità energetica un binomio vincente, ma serve più consapevolezza tecnica
A COLLOQUIO CON PASQUALE CAPEZZUTO
Innanzitutto va detto che lo storage energetico rappresenta una tecnologia in grande sviluppo, favorito anche dal decremento dei costi della sua componentistica. Questo perché si rivela estremamente funzionale allo sviluppo delle fonti rinnovabili, soprattutto in virtù della possibilità che offre all’utente di “slacciare” il momento della produzione da quello dell’utilizzazione”. A parlare è l’ingegner Pasquale Capezzuto, Energy manager ed esperto di sostenibilità urbana, nel cui vasto curriculum figura anche la lunga esperienza quale dirigente dell’ufficio Energia e Sicurezza degli impianti del Comune di Bari.
“La possibilità di separare temporalmente la produzione e il consumo energetico - prosegue - rappresenta un enorme vantaggio e permette di aumentare significativamente la percentuale di autosufficienza energetica garantita dalle rinnovabili nel consumo quotidiano. Un elemento che, come facilmente intuibile, acquisisce ancora più importanza nel Sud dell’Italia dove c’è la maggiore insolazione del territorio”. Un ragionamento che acquisisce ulteriore forza se lo collochiamo nel contesto di una comunità energetica: “L’opportunità di differire il consumo rispetto al momento della produzione grazie allo storage energetico - afferma Capezzuto - diviene ancor più praticabile in un modello di condivisione dell’energia come quello della comunità energetica”. Ma l’abbinamento fra storage e comunità energetica si rivela vincente anche sotto altri aspetti: “Non bisogna pensare alla coL’ingegnere Pasquale Capezzuto, esperto di sostenibilità urbana, sottolinea i benefici dello storage all’interno di una comunità energetica a condizione di progetti adeguati degli impianti


munità energetica necessariamente come ad un insieme di componenti che hanno le stesse caratteristiche e comportamenti, ad esempio una serie di utenze residenziali le cui tempistiche di produzione e consumo sono per lo più simili. Possono invece esistere, ed è auspicabile si diffondano sempre di più, delle comunità energetiche che si caratterizzano per la diversità dei loro componenti, con destinazioni d’uso non soltanto residenziali, ma anche commerciali, produttive e magari della pubblica amministrazione. Una pluralità di soggetti che permette di massimizzare ulteriormente i benefici derivanti dalla condivisione dell’energia”.
Naturalmente non mancano i problemi da affrontare, che nel caso del possibile e auspicabile abbinamento dello storage energetico all’impianto fotovoltaico scontano spesso un vizio di partenza: “Ad oggi l’approccio alla creazione della comunità energetica - spiega Capezzuto - è spesso di tipo burocratico. Voglio dire che si finisce per dedicare molto tempo all’iter amministrativo, alla richiesta degli incentivi, alla strutturazione della comunità stessa, mentre quello che un po’ manca nella fase di progettualità è proprio l’aspetto tecnico che invece è importantissimo. Infatti, bisogna tenere bene a mente che la massimizzazione dei benefici arrecati dalla comunità energetica si ottiene soltanto con un’accurata progettazione degli impianti che comprende, naturalmente, la giusta individuazione delle necessità relative alla parte fotovoltaica così come allo storage energetico”. ■