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Il passato glorioso e il futuro digitale dell’Acquedotto Pugliese

Il passato glorioso e il futuro digitale che rendono unico l’Acquedotto Pugliese

di Stefano Ferrio

Una strada obbligata

Ammontano a un milione i contatori digitali Smart Meter di ultima generazione messi a disposizione dei clienti di Acquedotto Pugliese. Si tratta, come vediamo in questa stessa pagina, di un’infrastruttura d’avanguardia nel nostro Paese e, per questa ragione, il suo sviluppo tecnologico dà la misura di quale strada dobbiamo imboccare per la migliore utilizzazione possibile delle risorse idriche. In questa stessa direzione, il PNRR promosso dal governo, destina al settore idrico 900 milioni di euro nel periodo 2021-2026; 400 di questi milioni saranno destinati al monitoraggio e all’analisi quantitativa delle reti idriche.

Nata dall’idea di sfruttare le sorgenti irpine del Sele, quest’opera, che non ha pari in Europa, è attualmente al centro di una virtuosa rivoluzione “online”. Per Domenico Di Canosa, presidente di Smart Buildings Alliance-Italia “siamo di fronte a un’imponente valorizzazione delle tecnologie IoT”

L’Acquedotto Pugliese non è solo il più lungo d’Europa con i suoi 21mila chilometri di condutture distribuite fra un canale principale di 250 chilometri e le sue ventisette diramazioni. Si rinviene, alla sua “fonte”, la forza secolare di un percorso ideale che parte dall’intuizione, avuta in pieno ‘800 dall’ingegnere foggiano Camillo Rosalba, di sconfinare in Irpinia, per incanalare l’acqua del fiume Sele, dando vita alla rete sviluppatasi fino a Santa Maria di Leuca, nel sud del Salento. Il coraggio e la capacità di visione sono gli stessi che in questo XXI secolo hanno generato lo sportello online AQPfacile, messo a disposizione di una comunità composta da quattro milioni di cittadini. “È bene ricordare che l’Acquedotto Pugliese nasce con i crismi dell’eccezionalità sotto

L’acquedotto Pugliese garantisce adeguata disponibilità di acqua di qualità agli utenti affidandosi alla tecnologia: strumenti acustici e non, droni aerei e subacquei, satellitare, tecnologia di riparazione delle microperdite, telecontrollo e IoT.

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vari punti di vista” esordisce sul tema Domenico Di Canosa, a più riprese fornitore, studioso e consulente di progetti di automazione dell’Acquedotto Pugliese, nonché presidente di Smart Buildings Alliance, associazione per lo sviluppo dell’implementazione digitale nelle Smart City del nostro Paese. “Innanzitutto, fino ai primi del ‘900, le abitazioni in Puglia usavano sostanzialmente acqua piovana raccolta in cisterne scavate nel suolo carsico e impermeabilizzate in cocciopesto – continua Di Canosa. – Queste cisterne garantivano un’autonomia idrica modesta, ragione per cui si può comprendere l’impatto sociale che ha comportato la costruzione del nostro acquedotto, ideato per sfruttare finalmente le sorgenti di Capo Sele, con portate fino a 6.300 litri al secondo. Dopodiché, la comunità pugliese ha continuato a implementare e ingrandire questa struttura, che ne ha radicalmente cambiato la vita, calandola nella piena modernità. Lo sapevano e ne avevano cura i fontanieri di una volta, esattamente come gli ingegneri biochimici di oggi che controllano i cinque impianti di potabilizzazione legati agli invasi successivamente aggiunti all’acquedotto del Sele”.

“L’attenzione a un bene così prezioso – spiega Di Canosa - ha sempre favorito

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