Arte e Propaganda

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Arte e Propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920 - 1940


Un particolare ringraziamento a:

Comune di San Vito al Tagliamento

Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali, Piazza del Popolo, 38 - 33078 San Vito al Tagliamento Gino Gregoris, Sindaco Antonio Di Bisceglie, Assessore ai Beni e alle Attività Culturali

CRAF

Villa Ciani - 33090 Lestans (PN) Renzo Francesconi, Presidente Walter Liva, Coordinatore

Aleksandr Lavrentiev Andrey Martynov Elena Bagdasarova, Foto Soyuz Ludmila Mashanskaya, Foto Soyuz Ekaterina UIllis, Foto Soyuz Alexandra Ustinova, Foto Soyuz Angelo Battel, Comune di San Vito al Tagliamento Michaela Paiero, Comune di San Vito al Tagliamento Mara Bortolus, Comune di San Vito al Tagliamento Francesca Benvin, Ufficio I.A.T. San Vito al Tagliamento Rino Fogolin, Comune di San Vito al Tagliamento Lara Zilli, Segreteria CRAF Sara Bremer, CRAF Maria Santoro, CRAF Graphistudio, Arba.

Traduzioni:

Agenzia Foto Soyuz

Semenovskaya emb., 3/1 - 1, 105094 Mosca Andrey Baskakov, Presidente

Serena Coletto, San Pietroburgo Carol Bremer, Spilimbergo

Progetto grafico / impaginazione:

Giuseppe Gressin

Gli editori sono a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali fonti iconografiche non individuate

© Dove non espressamente indicato, per le fotografie i singoli Autori © 2009 Comune di San Vito al Tagliamento, CRAF, Foto Soyuz


Arte e Propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920 - 1940 A cura di:

Aleksandr Lavrentiev e Walter Liva Testi di:

Andrey Baskakov Aleksandr Lavrentiev Walter Liva


Con il contributo di: Marchio e logotipo

A colore

Provincia di Pordenone

A positivo

A negativo

B positivo

B negativo

B colore

C colore

C positivo

C negativo


Presentazione

Comune di San Vito al Tagliamento

Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali

Asia-2007, Americana-2008 e ora, 2009, la fotografia sovietica degli anni 1920/1940: il cammino intrapreso dall’amministrazione comunale di San Vito in collaborazione con il CRAF prosegue con questa nuova e inedita mostra. L’intento è quello di offrire sia agli studiosi della fotografia, agli operatori e agli appassionati di quest’arte, sia a tutti i cittadini, per la prima volta, immagini che evocano periodi storici e tecniche espressive che hanno segnato il secolo breve. Ecco perché “arte e propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920-1940” rappresenta un evento di respiro nazionale. Le 120 fotografie presenti invitano senz’altro alla riflessione e ritengo che possano stimolare la nostra sensibilità storica e estetica o, se preferite, in tanto estetica in quanto storica. Una mostra, dunque, ricca di intrecci tra eventi che hanno condizionato e influenzato il mondo, “dalla rivoluzione d’ottobre alla grande guerra patriottica”, e motivi che hanno indirizzato la ricerca culturale in ogni campo, fra cui quello fotografico. Ringraziamo tutte le istituzioni, innanzitutto quelle russe, che hanno consentito la realizzazione della mostra e del presente catalogo, le gallerie di fotografia, i collezionisti per i prestiti concessi; un sentito grazie ai nostri sostenitori per il contributo dato a questa rilevante iniziativa.

Gino Gregoris Sindaco San Vito al Tagliamento

On. Antonio di Bisceglie Assessore ai beni e alle attività culturali San Vito al Tagliamento



Arte e Propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920 - 1940 Andrey Baskakov, Presidente Foto Soyuz

Negli anni ’20, sull’onda dello slogan “L’arte al popolo”, i giovani letterati, artisti, architetti, registi di cinema e di teatro, musicisti, iniziarono in Russia a comporre opere che corrispondevano, come loro credevano, al compito della costruzione della società socialista. Questi processi non potevano rimanere ignorati neppure dalla fotografia. Alla fine degli anni venti ed all’inizio degli anni trenta infatti si formarono e diventarono prevalenti tre indirizzi nella fotografia sovietica: - la fotografia di arte e di studio, di ispirazione pittorialista, propagandata da tutta la Società Fotografica Panrussa; - la fotografia di propaganda; i nuovi reporters sovietici, che lavoravano di regola nei quotidiani e nei giornali di partito, utilizzavano i reportages come strumenti di lotta e propagandavano i successi nel campo industriale; - il gruppo Oktiabr rappresentato da Alexander Rodchenko e da Boris Ignatovich; essi inventarono nuovi modi di vedere la fotografia e ciò tuttavia non li salvò dall’attacco della critica sovietica. Il gruppo Oktiabr, accusato di formalismo, fu portato infatti all’estinzione alla fine del 1932. Il risultato più doloroso di questo periodo fu che già alla metà degli anni ’30 tutte queste correnti lentamente scomparvero e il Partito Comunista, guidato da Stalin, portò una ferrea “pulizia” sul fronte ideologico e pose fine sia alla corrente di sinistra sia alla corrente di destra nell’arte sovietica. Già prima della chiusura di Oktiabr, nel 1930 venne smembrata la Società Fotografica Panrussa e i membri più importanti, da A. Grinberg a V. Ulitin, vennero mandati per lunghi periodi nei Gulag con l’accusa di essere elementi socialmente pericolosi. Non si salvò da contatti spiacevoli con il NKVD (KGB) neppure Arkady Shaikhet e la sua concezione della fotografia “proletaria” perse la sua attualità già nel 1932. Verso la fine degli anni ’30 nell’arte sovietica era completamente affermata la teoria del realismo socialista e l’epoca dell’ottimismo, nata sull’onda dell’entusiasmo postrivoluzionario e della fiducia sincera delle persone negli ideali del futuro luminoso, fu molto corta benché molto produttiva.

La mostra per la prima volta presenta e confronta queste tre correnti della fotografia sovietica nel periodo tra la Rivoluzione d’ottobre e la Grande Guerra patriottica. La fotografia pittorialista è presente con opere di Alexander Grinberg, quella costruttivista con opere di Aleksandr Rodchenkho, Boris Ignatovich, Mikhail Prekhner; la fotografia di reportage è presentata nella collezione con i lavori di Arkadiy Shaikhet, Emmanuil Evzerikhin, Anatoly Egorov, Mark Markov - Grinberg, Evgeny Khaldey, Ivan Shagin. Le immagini provengono dall’archivio Fotounion Russia, dall’Agenzia Foto Soyuz e dall’archivio familiare di A.Rodchenko. Infine il catalogo della mostra è introdotto da un saggio dello storico di fotografia Aleksander Lavrentiev, pronipote di Rodchenko. 7



La fotografia sovietica degli anni Venti e Trenta nel contesto artistico Aleksandr Lavrentiev

Ottant’anni fa a Torino fu inaugurato il secondo Salone Internazionale della Fotografia. Fu pubblicato il catalogo che includeva 140 artisti con 387 opere: tra i partecipanti, 16, rappresentavano l’Italia, 16 gli USA, 15 la Russia, 6 la Germania, 4 la Cecoslovacchia. Tra gli autori presenti vi fu il maestro ceco Frantisek Drtikol, i fotografi tedeschi Hugo Erfurth e Nicola Perscheid, quest’ultimo inventore di una lente originale da ritratto, che in quegli anni in Russia usava Boris Ignatovich. Come materiale illustrativo del catalogo gli organizzatori scelsero studi fotografici impeccabili per le composizioni e che presentavano una chiara influenza pittorica. La parte sovietica era rappresentata da artisti che facevano capo alla neonata Fotosezione dell’Associazione per i Contatti Culturali con l’Estero (BOKC). Fra gli altri figuravano Nikolaj Andreev, Aleksandr Grinberg, Serghej Ivanov-Allilujev, Pjotr Klepikov, Alexander Rodchenko, Andrej Telescev, Vasilij Ulitin, Avraam Shterenberg, Yuri Eremin. In questo gruppo Andreev, Grinberg e Ulitin erano già noti autori della fotografia artistica di stampo classico. Negli anni successivi essi insieme a Rodcenko avrebbero fatto parte delle giurie che sceglievano le opere da inviare alle mostre internazionali. Avraam Shterenberg fu un famoso ritrattista. Nel fotomontaggio del 1923 del poema Di questo di Majakovskij, Rodcenko aveva usato i ritratti del poeta e della sua amante Lilija Brik appositamente creati da Avraam Shterenberg. Rodcenko aveva inviato a Torino il ritratto della madre e quello del poeta Nicolaj Aseev sulla sedia a sdraio. Due anni dopo la Mostra in Italia, Rodcenko, insieme a Boris Ignatovich ed Elisar Langman, fondò il gruppo d’avanguardia Ottobre (Oktjabr) di cui entrò a far parte anche Avraam Shterenberg. Ulitin presentò, probabilmente, alcuni bromoil ed alcuni esempi di fotografie a colori, Grinberg due studi di nudo. Eremin, Ivanov-Allilujev e Andreev alcuni paesaggi. Ulitin, Grinberg ed Eremin erano membri della Società Russa di Fotografia, che era stata fondata ancora prima della Rivoluzione

e continuava ad essere attiva in quegli anni, rappresentando la corrente pittorica nella fotografia. Autore di tre opere presentate a questa mostra, Andrej Telescev, fotografo e critico d’arte, membro della Società Russa di Fotografia, impiegato all’Accademia Statale delle Scienze Artistiche, aveva partecipato alla grandiosa mostra 10 anni di fotografia sovietica del 1928 come segretario del Comitato esecutivo. Alla fine degli anni ’20 aveva creato tutta una serie di opere interessanti, sperimentali per il tipo di angolazione della composizione. Alla Mostra di Torino era assente soltanto un’importante corrente, che più tardi avrebbe influenzato parecchio i tratti specifici della fotografia sovietica,ossia il fotoreportage. Le relazioni fra le tre principali tendenze della fotografia sovietica degli anni Venti e Trenta erano piuttosto tese. In quegli anni i teorici e i critici usavano spesso criteri e stampi politici. I pittorialisti, maestri della “vecchia scuola” (pre-revoluzionaria), venivano identificati come l’influenza “di destra” dell’arte fotografica. I rappresentanti del modernismo fotografico che si raggruppavano attorno alla rivista Novij LEF (Nuovo Fronte della sinistra), pubblicata da Majakovskij a partire dal 1923, si basavano sul principio documentaristico e sugli esperimenti creativi come quelli della sinistra. Al centro si posizionava la via “giusta”, quella proletaria, come si definiva nell’arte fotografica il fotoreportage di cui si servivano la stampa, la propaganda, la cronaca fotografica. Anche questa corrente aveva una propria organizzazione: l’Associazione dei fotoreporter presso la Casa della Stampa (1926) e l’Unione dei fotoreporter proletari (ROPF), istituita nel 1931. E nonostante la stampa ufficiale si esprimesse in maniera assai critica nei confronti sia della sinistra che della destra, le relazioni tra fotografi erano di reciproca stima: le loro posizioni ideologiche tendevano a dimostrare le possibilità visuali della fotografia, opinioni estetiche piuttosto ché gli orientamenti politici. Per questo motivo non stupisce che ciascuna tendenza influisse sulle altre e spesso tutte insieme convivessero nell’opera di un singolo artista. Il pittorialismo russo come tendenza fotografica

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negli anni Venti veniva criticato aspramente da tutte le parti. I fotografi di sinistra accusavano i “fotoartisti” di rimanere ancorati alla forma classica e ai metodi pittorici della stampa, mentre i sostenitori del fotoreportage proletario criticavano l’attenzione dedicata ai paesaggi nostalgici del passato, alle fotografie di vecchie ville e chiese, il rifiuto delle tematiche sociali e l’eccessiva estetizzazione dell’immagine. I paesaggi di Yuri Eremin erano romanticamente elevati come sonetti; egli veniva rimproverato per “il suo amore per il genere dei paesaggi e delle scene di vita del passato, ai quali dedica il suo spiccato talento e temperamento”, e riproduceva l’atmosfera delle vecchie ville con sfumature di tristezza e nostalgia. Eremin si era laureato alla Scuola Moscovita di pittura, scultura e architettura nel 1905; aveva lavorato come pittore in Crimea e soltanto nel 1915 aveva iniziato a dedicarsi alla fotografia in modo professionale. Nella pittura impressionista un ruolo fondamentale è affidato al contrasto fra luce ed ombra, al dissolversi delle forme in questo gioco sofisticato, alla riproduzione della prospettiva aerea. Lo stesso avviene nelle fotografie di Eremin, a cominciare dai paesaggi per finire con le scene in città, come si può ben notare in Una via di Bukhara (1928), in cui la luce è lo strumento principale usato dall’autore: il gioco delle luci sull’aqua, la luna che sorge enigmatica, le scure sagome degli edifici sullo sfondo del tramonto. Le luci e le ombre sembrano inghiottire gli oggetti e lo spazio. La precisione dell’impressione che crea le luci e le ombre ci immerge letteralmente in quel preciso momento dell’esistenza quando l’artista preme il pulsante di scatto. La composizione è tagliata alla maniera impressionista, i contorni delle forme si ammorbidiscono. Di Eremin si raccontava che avesse smerigliato il centro della lente dell’obiettivo per eliminare il fastidioso, insensibile contrasto dell’immagine. Le opere di Aleksandr Grinberg fanno ricordare i disegni del famoso pittore russo Serov. Grinberg era membro della Società Russa di Fotografia dal 1906. A lui ben si adatta il termine “Studio”, che egli dava alle sue fotografie di nudi. In queste sue messe in scena c’è uno stile impeccabile nella scelta di oggetti dello sfondo, nella direzione della luce. Le pose delle modelle fanno ricordare quelle di disegni grafici, con l’unica differenza che la forma è creata da luci ed ombre invece che da carboncino o pastello. Il preciso punto di ripresa dell’obiettivo, che mette in risalto la silhouette espressiva, appare un complesso intreccio di linee fluenti: un procedimento caratteristico in particolare dell’Art nouveau. Molti

di questi studi sono carichi di impeto, dinamismo delle pose; non a caso Grinberg partecipò ad una serie di mostre negli anni Venti riunite sotto il titolo L’Arte del movimento. Nikolaj Andreev e Vasilij Ulitin, che lavoravano a Serpukov, poco lontano da Mosca, erano i più ferventi seguaci della tendenza pittorialista nell’arte fotografica russa. Dotati entrambi di uno spiccato senso poetico, crearono esempi molto illustrativi e carichi di calore umano del tipico paesaggio russo e della vita della propria gente. Usando un’ottica morbida ed una stampa sofisticata ottenevano delle composizioni superlative per plasticita’ e luce. Nikolaj Svishev-Paola e Serghej Ivanov-Allilujev preferivano il ritratto a tutti gli altri generi, creando degli esempi altamente romantici di persone che non assomgliavano per nulla ai propri contemporanei e appartenenti ad un tempo inesorabilmente passato. Pjotr Klepikov ed il fotografo di Tver, Jacob Elengorn, erano maestri del paesaggio: se il primo si ispirava a soggetti architettonici del passato, il secondo si soffermava sulle vedute e sui paesaggi urbani. Per tutti questi maestri erano caratteristici il distacco dalla realtà e la riluttanza a collaborare con il nuovo regime, tanto più ad occuparsi della sua propaganda. Ciò divenne la causa principale della critica mossa contro di loro dalla stampa ufficiale e dai colleghi che stavano dalla parte delle nuove tendenze della fotografia. Nonostante tutto il livello della visualità delle opere dei maestri più anziani come Grinberg e Andreev, Ulitin faceva da modello ai loro oppositori. La tradizione di creare un’opera compiuta e perfetta sottintendeva un’alta qualità di stampa: l’uso di tecniche speciali, viraggi, a volte ritocchi, il possesso di un’alta cultura della cornice per la presentazione alle mostre. Questa presentazione di alto livello delle fotografie era comune a tutte le tendenze degli anni Venti e Trenta, dal pittorialismo al costruttivismo al fotogiornalismo. Lo si vede bene dalle fotografie dell’epoca proposte alle esposizioni fotografiche. Un fotografo che non sapeva stampare bene non era considerato tale. Un atteggiamento creativo, competente, professionale in tutte le tappe di realizzazione di una fotografia da vita al termine “Maestro dell’arte fotografica”. È tuttavia il fotoreportage la tendenza più significativa della fotografia negli anni Venti e Trenta. I fotoreporters servivano tutta la stampa periodica di quegli anni e le agenzie Sojuzfoto e Press-cliché le foto di attualità in politica, economia e cultura. Sempre in viaggio per lavoro in tutto il paese Max Alpert, Dmitrij Debabov, Nikolaj Petrov, Gheorghij Petrusov, Mikhail Prechner, Anatolij Skurikhin,


Semjon Fridland, Jakov Halip, Ivan Schaghin, Arcadij Shaikhet sono i nomi che appaiono per la prima volta quale ossatura del corpo dei fotoreporter nel 1928 alla mostra 10 anni di fotografia sovietica. Più tardi diventeranno membri dell’ORFP e parteciperanno a mostre del fotoreportage organizzate dalla rivista Ogoniok insieme alla Casa della Stampa. Questo gruppo curava anche la rivista Fotografia proletaria (1931-1932). L’apparecchio fotografico al servizio del terzo e decisivo anno del quinquennio era uno degli slogan nel 1931 sulle pagine della rivista Sovietskoje Foto (che dal settembre di quell’anno diventò Fotografia proletaria) nella quale appaiono alcuni articoli su come la fotografia aiuti a costruire il socialismo. All’allestimento della mostra Maestri dell’Arte Fotografica sovietica nel 1931 si pensava che il fotoreportage sarebbe diventato il genere guida, sebbene ci fosse il desiderio di mostrare che la fotografia aveva la stessa dignità di tutte le altre forme d’arte. In quella mostra, le fotografie documentarie, prima pubblicate sui giornali e sulle riviste, vennero esposte come opere con un proprio valore. Si trattava sia delle immagini scattate da Petrusov per la casa editrice Izoghiz durante le manovre dell’Armata Rossa o in una casa di cura in Crimea, sia delle foto di Skurikhin della città di Kusbass, pubblicate dal giornale Komsomolskaja Pravda, nonchè di 24 ore della vita della famiglia Filippov, una serie di fotografie fatte da Arkadji Shaichet, Solomon Tules e da Max Alpert nel 1931 su commisione del reparto degli Affari con l’ Estero dell’agenzia Sojuzfoto, che raccontava la giornata della famiglia di un tipico operaio sovietico. La serie ebbe una risonanza strepitosa sia all’estero che in Russia. Dopo che fu pubblicata sulla rivista berlinese A-I-Z a Mosca arrivarono alcune delegazioni di operai tedeschi per vedere coi propri occhi se il materiale corrispondeva ai fatti reali della vita degli operai nell’URSS. Quello che li colpì maggiormente furono non tanto le fotografie quanto i dati sui salari, sulle spese sostenute dalle famiglie, sulle condizioni sociali, sull’aiuto dello Stato ecc. Tutta la serie era stata eseguita sotto la guida del critico e fotoredattore, famoso negli anni ’30, Lev Megericer con il cosiddetto metodo “di squadra”: i fotoreporter documentavano contemporaneamente i fatti della famiglia in luoghi diversi. E con tutto il materiale realizzato solo in un secondo tempo veniva allestito un racconto visivo logico. Nella storia del reportage fotografico sovietico 24 ore della vita della famiglia Filippov fu e rimane ancor oggi la serie più famosa

e leggendaria. Il segreto del suo successo è da ricercare non tanto nelle singole fotografie quanto nell’orientamento interiore degli autori delle stesse. Fu la prima ed unica indagine sociale per gli anni Venti e Trenta basata sull’osservazione fotografica. Dopo I Filippov la serie fotografica viene proclamata il “formatomodello” fra i fotogiornalisti professionali. Shaikhet realizza una propria serie sulla collettivizzazione e sull’elettrificazione del Paese; Marko Markov-Grinberg ed Evghenij Haldej ne realizzarono una sui famosi minatori Nikita Izotov ed Aleksej Stakhanov. In genere si trattava di serie dedicate ai processi di produzione, i cui protagonisti erano uomini che avevano raggiunto particolari risultati nel proprio campo di lavoro. E proprio per attuare una serie del genere Rodcenko andò nei cantieri di costruzione del canale Belomor (nel mar Baltico). Anche lui voleva descrivere la “costruzione del socialismo”. Se ne era andato da Mosca dopo essere stato criticato assai aspramente ed essere stato accusato di formalismo. Ma sul posto vide uomini, le cui sofferenze non erano paragonabili alle sue preoccupazioni personali, che egli mette subito da parte e si rimette a lavorare “senza pensare al formalismo”. Dopo il ritorno a Mosca e la preparazione di un nuovo numero della rivista L’URSS in Costruzione (CCCP na strojke) insieme alla moglie Varvara Stepanova diventa uno dei disegnatori ufficiali della casa editrice Izoghiz. Alla rivista ed agli album fotografici da essa pubblicati collaboravano i nomi di maggior spicco del fotogiornalismo di quegli anni. Negli anni Venti l’avanguardia fotografica in tutto il mondo e quindi anche in URSS si occupava anche di problemi estetico-formali. Gli studi con le forme geometriche includevano l’individuazione di schemi di composizione: verticale, orizzontale e diagonale. Si cercavano elementi della composizione fotografica come la luce, l’ombra, la prospettiva, il disegno lineare e sfumato dell’inquadratura. Poiché tutte queste categorie erano assai astratte anche le forme in cui venivano realizzate potevano esserlo. I fotogrammi di Laszlo Mohoy-Nagy in Germania e quelli di El Lissitzky in URSS, le riprese di attrezzature tecniche di Umbo e RengerPatzsch in Germania, di Rodcenko ed Ignatovich avevano molto in comune: tutti questi autori usavano le forme geometriche, cercando di ottenere una loro conformità ed omogeneità. In altre parole cercavano una “costruttività”. L’oggetto in sè, come punto di partenza, a volte spariva nelle foto di Rodcenko, Ignatovich, Langman. Rimaneva soltanto il suo segno geometrico. I dettagli tecnici venivano ripresi da molto

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vicino per far vedere le forme e la qualità del rifinimento della superficie. Le cose erano usate per creare foto di composizione astratte, che possono essere definite “fotocostruzioni”. Tuttavia, vi era anche un aspetto culturale e sociale in queste opere, ad un primo sguardo puramente formali. Attraverso questo tipo di immagini gli autori facevano propaganda ad un mondo nuovo, ad una nuova visualità, a nuove tematiche sociali. Attraverso i più recenti risultati della tecnica i fotografi facevano scoprire il mondo circostante e allo stesso tempo propagandavano una nuova società. Per questo tipo di riprese Rodcenko usava oggetti, temi e soggetti dal punto di vista culturale “progrediti”: parchi della cultura, nuove architetture, la vita quotidiana degli studenti, la posa dell’asfalto sulle strade, le fabbriche-cucine. Tutto quello che aveva influenza nella vita quotidiana, la modificava. Per attirare l’attenzione su questi fatti Rodcenko e i suoi compagni usavano l’intero arsenale compositivo a loro disposizione. Tutti questi fari di automobili, scale, ciminiere e, più tardi, colonne di sportivi e di manifestanti venivano percepiti come tipici grazie agli insoliti angoli di ripresa, ai primi piani, alla disposizione compatta dell’inquadratura, al ritmo energico della composizione. Senza dimenticare che lo sport, l’emancipazione delle donne, il collettivismo, venivano percepiti in quegli anni come esempi positivi e progressivi. Questo tipo di fotografie era richiesto da molte riviste illustrate e per questo gli autori della tendenza “di sinistra” alla fine degi anni ‘20 collaboravano assiduamente come fotoreporter alle riviste Pioner, Dajosh, Smena (il cambio), Sovremennaja architektura (Architettura moderna). Molti fotografi professionali ed amatori imitavano Rodcenko fotografando come lui scale, case, alberi da punti di ripresa vertiginosi. Era una tappa naturale di assimilazione di un nuovo punto di vista nella fotografia. Ma i partigiani della “Fotografia proletaria” consideravano tutti questi esperimenti incomprensibili e addirittura nocivi, in quanto deviavano il pubblico dalla via retta e chiara dell’arte fotografica sovietica. Nel numero di aprile del 1928 della rivista Sovetskoe Foto apparve una “Lettera illustrata alla redazione’: un anonimo, che si firmava semplicemente “Fotografo”, pubblicò una selezione di fotografie di Rodcenko e autori occidentali (Laszlo Moholy-Nagy; A. Renger-Patzsch, P. Martin); confrontando diversi soggetti come balconi, pini, barche su un fiume, il lettore poteva dedurre che tutti gli esperimenti di Rodcenko non erano altro che delle imitazioni di fotografie “borghesi”. E poiché molti fotografi proletari non conoscevano quella realtà, nell’imitare

Rodcenko si mettevano su una strada sbagliata. Rodcenko ribatté al “Fotografo”, ma il giornale non pubblicò il suo testo, che apparve invece su Novij LEF col titolo beffardo “Grossolana ignoranza o piccola porcheria”. L’autore usò la risposta non tanto per giustificarsi e dimostrare di non essere un imitatore, bensì per parlare dello svilluppo della cultura fotografica la quale, come qualsiasi forma d’arte, si muove grazie all’assimilazione dell’esperienza e alle nuove scoperte. Rodcenko dimostrava che alcune ripetizioni erano inevitabili: anche questo era uno dei modi di assimilare la professione e di essere coinvolti dalle ricerche innovative. Contemporaneamente Rodcenko fissò un particolare effetto della percezione. Ad un pubblico non qualificato tutte le opere di innovatori spesso possono sembrare assolutamente uguali: un occhio non addestrato e privo di esperienza non riesce a cogliere le sfumature di stile degli autori di una nuova corrente, per cui le opere vengono viste come un reciproco plagio. Ma Rodcenko fa osservare che nessuno pone attenzione al fatto che gran parte delle fotografie “mediocri” si assomigliano, in quanto ripetono uno standard “artistico” e gli stessi procedimenti compositivi. Di conseguenza è assai facile fare una selezione di opere simili appartenenti ad autori differenti. Nel 1929 Rodcenko, Ignatovich, Gruntal e Langman collaboravano attivamente con la rivista illustrata bisettimanale Dajosh. A questo periodo appartiene l’invenzione usata spesso da Ignatovich che utilizzava una Leika per ottenere il piano più ravvicinato possibile nel ritratto: si trattava della “vite svitata”, di cui scrisse nei suoi ricordi, che limitava la distanza minima di messa a fuoco. Il primo a farlo era stato Elisar Langman, il quale toglieva la vite di arresto (blocco) dell’obbiettivo Elmar 50, che gli impediva di staccarsi dalla filettatura, permettendo al fotografo di svitare per mezzo giro la lente e mettere a fuoco fino ad una distanza di un metro e fare il ritratto ravvicinato di un operaio stakanovista. Ignatovich definì questo periodo della fotografia “il periodo della vite svitata”. Fu così che tramite le riviste, l’esperienza e l’esempio, la fotografia moderna cambiò lentamente l’aspetto del fotogiornalismo sovietico, facendogli assimilare il gusto per il primo piano, la composizione chiara e l’angolazione dinamica del soggetto. Nel 1935 alla Casa del pittore a Mosca fu inaugurata una mostra di maestri dell’arte fotografica sovietica, dove venne presentato tutto lo spettro delle tendenze creative, a cominciare dal più anziano rittrattista Moisej Nappelbaum fino ad Alexander Rodchenko. Alla mostra da una parte partecipava Aleksandr


Khlebnikov, maestro della fotografia applicata, dall’altra il fotoreporter Max Alpert. Da un lato vi era Simjon Fridland, uno dei fondatori del ROPF, dall’altro il formalista di “sinistra” del gruppo Oktjabr (Ottobre) Elisar Langman. E ancora: Nikolaj Andreev, uno dei fotografi più anziani, e Mikhail Prekhner, il più giovane dei partecipanti. La mostra riuniva sia i maestri della “pittura della luce”, che venivano considerati dei reazionari piccolo borghesi, sia quelli della sperimentazione innovatrice d’avanguardia, considerati formalisti piccolo borghesi, ed infine i centristi, fotoreporter proletari. Sulle pareti delle sale un singolo autore poteva esporre pittoresche foto liriche con leggero viraggio, più in basso le foto di reportage ed accanto alcune composizioni sperimentali semiastratte. Ma tutti esponevano con il passpartout sotto il vetro, come facevano gli artisti di grafica. E fu subito chiaro che dal punto puramente visivo non era possibile fare una divisione formale fra i rappresentanti delle varie tendenze. Quelli che sembravano essere i tratti di principio del metodo creativo risultavano di fatto una conseguenza della specificità del genere, poichè sia in un ritratto che in una natura morta in studio predominava l’aspetto pittorico. Nel reportage si apprezzavano piuttosto le qualità informativopropagandistiche, la risposta alle esigenze della redazione e l’efficienza. Al design grafico con una foto in prima pagina si riconosceva il valore dell’ espressività formale, l’ “intensità” visiva della fotografia. Per questo motivo Shterenberg, che si considerava fotografo d’avanguardia, poteva tranquillamente realizzare un paesaggio lirico e fare anche un ritratto “di sinistra” di un Langman “di sinistra”. Ed Ignatovich, famoso per le sue fotografie riprese da angoli acuti, poteva fare ritratti classici in studio e stampare le foto di reportage in grande formato come i quadri con viraggio e sottili chiaroscuri, come fece con la serie di fotografie dell’ impianto metallurgico Azovstal. Negli anni Trenta le fotografie in prospettiva si riscontrarono nell’opera di quasi tutti i fotografi, indipendentemente dal loro orientamento creativo. La mostra del 1935 dimostrò che in un’unico spazio era possibile esporre autori di diverse tendenze creative dalle basi ideologiche diverse ed ognuno di essi poteva trovare il proprio pubblico e i propri ammiratori. Era questo un risultato importantissimo nell’affermazione dell’arte fotografica sovietica ma che purtroppo visse per un breve periodo. Questa situazione di interferenza di stili sarebbe potuta essere normale, se non ci fosse stato il desiderio da parte di alcuni

funzionari della fotografia e fotoreporter di dirigerla dal punto di vista politico ed ideologico, dichiarando gli uni nemici e favorendo altri. Questa divisione costò la vita a parecchie personalità di talento. Ben presto non rimasero nè la “destra” nè la “sinistra” nè il “centro”: tutto venne subordinato all’ideologia ufficiale del realismo socialista. Alla fine degli anni Trenta, in un’atmosfera di pressione politica per parecchi artisti, fra cui anche i modernisti, il pittorialismo divenne una specie di rifugio, di emigrazione “interna” che rappresentava l’unica possibilità di lavorare in modo creativo e sperimentale.

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Fotografi in Russia dal 1900 al 1945 Walter Liva

Nel 1909 esistevano in Russia più di 45 società fotografiche, praticamente in tutti i capoluoghi principali e la Società Fotografica Russa aveva da parte sua 1300 iscritti e pubblicava il mensile Il Messaggero della Fotografia, con una tiratura di 1700 copie nel 1911, con l’arrivo nella rivista del fotografo e teorico Nikolaï Alexandrovitch Petrov (Kiev, 1876 - 1940) la rubrica dedicata al pittorialismo ampliò il suo spazio esercitando così una maggior influenza su molti fotografi, come P.C.Novitsky, B.Pachkévitch, M.A.Scherling, N.I. Bobir, V. Sikornov, I.P. Erémine, N.P. Ándreev e Sergei Lobovikov. Petrov era radicale nella sua posizione di pittorialista al punto che in un suo articolo del 1913 su La Fotografia d’Arte in Francia enfatizzò ancora il ruolo del Photo Club di Parigi, nonostante il mondo stesse velocemente cambiando e l’epopea pittorialista fosse già sulla strada del declino1. Nello stesso tempo anche in Russia stava nascendo una fotografia con il compito di informare e quindi non solamente ad uso e consumo dello Zar o di ristrette cerchie nobiliari, e infatti già la guerra russo giapponese del 1904 - 1905 venne ampiamente documentata2. Invece tra il 1910 e il 1920 il “formalismo russo” introdusse nell’arte un metodo di analisi fondato sulla linguistica ed avente per oggetto il problema della forma nell’opera d’arte stessa generando tutte le successive analisi linguistico - semantiche fiorite nei decenni successivi sull’arte. Sergeij Prokudin - Gorskij (Murom, San Pietroburgo, 1863 - Parigi, 1944) allievo del chimico Mendeleïev (anch’egli sostenitore della fotografia e fondatore verso il 1875 di una società di fotografia a San Pietroburgo), ed anche lui chimico, oltrechè fotografo e artista, fu insegnante a Berlino dal 1889 lavorando con il maestro dell’ortocromatismo e della fotografia a colori Adolph Mieth. Al rientro in Russia pubblicò nel 1898 On Printing - Copyng with Negatives e Instant Photography with Handcameras recandosi poi in Manciuria durante la guerra russo - giapponese del 1904 e nel 1905 organizzò la visione di una serie di 70 lastre ottenute con la tripla esposizione davanti ad una folla di fotografi e scienziati ottenendo un enorme successo, stupendo

soprattutto per la fedeltà dei colori che riuscì allora ad ottenere. Nel 1906 divenne editore di Fotograf-ljubitel (Il fotografo amatoriale), la più importante rivista di fotografia russa (fondata nel 1890) alla quale diede un taglio più scientifico pubblicando una serie di articoli sulla fotografia a colori e quindi, con il patrocinio dello Zar Nicola II realizzò oltre 2000 negativi a colori con un metodo che però venne subito superato da quello inventato dai fratelli Lumière. La pubblicazione andò avanti fino al 1909, anno nel quale iniziò il suo grande progetto Gli splendori della Russia continuato fino al 1915. Dopo la rivoluzione bolscevica, continuò a insegnare e nel 1918 presentò le sue fotografie a una folla di 2.000 persone al Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo ma lo stesso anno tuttavia emigrò improvvisamente in Norvegia insieme alla sua assistente portando con sé tutti i negativi realizzati nel corso della sua attività. Con l’appoggio dell’Accademia delle Arti di San Pietroburgo, Pavel Semionovič (Simbirsk, 1870 - Leningrado,

Fratelli De Jongh Esercitazione di parata, San Pietroburgo, 1883 Archivio CRAF

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1942) aprì un proprio atelier realizzando ritratti di altissima qualità - tra gli altri a Čechov, Tolstoj, Čajkovskij, Rubinstein e, dopo la rivoluzione del 1917, si specializzò nei ritratti dei politici bolscevichi, tra cui Kalinin, Lunačarskij, Lenin lasciando però trasparire la povertà dei mezzi tecnici allora in uso in Russia che non permettevano profondità di campo. Negli anni ’30 si occupò dell’industria, dei cantieri navali e durante l’assedio di Leningrado rimase ucciso da una bomba tedesca. Nel 1878, Constantin Zanis (Alexandropol, Armenia, 1864 - Tblisi, 1947) si trasferì con la sua famiglia a Tblisi in Georgia dove entrò alla scuola tecnica e dopo il diploma per un periodo lavorò come turnista fondando quindi il proprio personale studio fotografico. I suoi lavori - viste di strade di città, singole abitazioni e scene di genere - vennero presentati alla Mostra caucasica della Società Fotoamatoriale nel 1897 riscuotendo un significativo successo e nel 1908 venne assegnato al dipartimento topografico - militare della regione militare caucasica. Uno dei pionieri della cinematografia russa prerivoluzionaria fu Alexander Osipovich Drankov (Odessa, ? - Colma, California, 1948), fotografo, regista e produttore cinematografico; appena atratto dalla fotografia, presto divenne un professionista trasferendosi a San Pietroburgo dove conquistò fama per il suo talento e facendo poi in modo di eseguire lavori fotografici a prezzi più economici in seguito all’apertrura di una catena di non meno di 50 studi, dove venivano fatte fotografie con l’aiuto di luce elettrica amplificata. Successivamente divenne fotografo reporter per il Times e per il parigino L’Illustracion ottenendo un accreditamento giornalistico alla Duma di Stato. Nel 1907, decise di iniziare il suo business cinematografico aprendo i cosiddetti A.Drankov Studio e con il suo team iniziò a filmare cinegiornali, essendo lui ed il suo cameraman abituali frequentatori di ogni maggior evento sia a San Pietroburgo che a Mosca, fino alla Rivoluzione d’ottobre del 1917; si trasferì nel 1922 negli Stati Uniti.

Le due fasi del pittorialismo russo: all’inizio del 900 e negli anni ’20 Nello stesso periodo in cui con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 venne introdotta anche nella fotografia una “nuova”

logica dell’estetica, si manifestò, in ritardo rispetto all’Europa, anche un’altra tendenza nella fotografia russa, una linea che cercava cioè di accostare la fotografia alla pittura, soprattutto utilizzando filtri diffusori, per ottenere un effetto flou, e procedimenti di stampa speciali, spesso molto sofisticati ereditando le già affermate attività proposte da diversi fotografi di inizio ’900. La “fotografia pittorica” si mise così di fatto in competizione con quella documentaristica e, proprio come la pittura, si propose di comunicare il lato emozionale delle cose, di esprimere nell’opera lo stato d’animo e il messaggio personale dell’artista e Sergey Lobovikov, Aleksandr Grinberg, Yuri Eremin, Nikolay Andreev, Nikolay Svishchov-Paola, Vasily Ulitin, Aleksey Koptev, Petr Klepikov (1884 - 1960), Sergey Savrasov, Yakov Ellengorn, Ivanov Terentiev furono protagonisti di una epopea che, a differenza degli altri Paesi europei, degli Stati Uniti e del Giappone, proseguì oltre le metà degli anni ’20 fin quando nel 1928 nella mostra 10 anni di Fotografia Sovietica si ritrovarono ad esprimere uno stile “maggioritario” e vennero bollati come idealisti individualisti e nostalgici del vecchio regime. Miron Sherling (San Pietroburgo, 1890 ? - Mosca, 1958) studiò con B. Igor Pashkevich, e dal 1900 al 1905 lavorò e frequentò l’Accademia di Monaco. Nel 1905 venne premiato alla mostra di Dresda per i suoi trattamenti dei negativi (cancellazioni e incisioni sulle lastre) e difatti al pari di Moises Nappelbaum creò fondi artificiali sul negativo per far risaltare i ritratti delle personalità fotografate. Dopo la rivoluzione d’ottobre collaborò con il Museo del Teatro di Stato centrale AA Bakhrushin di Mosca, ma tuttavia finì presto dimenticato. Il commerciante tessile Aleksey Mazurin fu il primo fotografo pittorialista russo ad essere conosciuto oltre i confini del Paese e nel 1899 venne nominato membro onorario della Società Francese di Fotografia, mentre i lavori di Sergey Ivanov Alliluev (1891 - 1979) non furono secondi a nessuno per l’enfasi nella struttura della luce nei paesaggi e nei ritratti; del “secondo pittorialismo” russo degli anni ’20 ne fecero parte anche Boris Eliseev, Leonid Shokin e, autore di splendidi paesaggi guidati dal loro riferimento, Nikolay Petrov di Kiev. Già nel 1887 Vasily Sokornov (Vasilyevsky Shuisky Vladir, 1876 - Crimea, 1946) si iscrisse all’accademia di Belle Arti di San Pietroburgo collaborando anche come ritoccatore con il noto fotografo Al Pazetti ma per problemi di salute, i medici gli consigliarono di trasferirsi in Crimea dove proseguì l’apprendimento della fotografia e iniziò a fotografare la cittadina di Alupka, il mare e le montagne ottenendo subito un notevole successo ed


anche il moscovita Sergey Savrasov (prima del 1880 - dopo il 1928), nipote del famoso pittore paesaggista russo tra il 1905 e il 1908 ricevette numerosi premi dalla Russian Photographic Society usando in genere il procedimento alle gomme bicromate. Negli anni antecedenti alla prima guerra mondiale partecipò a numerose mostre in Russia presentando i suoi paesaggi e nel 1917 fece parte del comitato editoriale di Herald Foto, venendo indicato lo stesso anno nel comitato di assistenza tecnica dei fotografi militari. L’ultima menzione di Savrasov risale al 1928 quale membro della Società Fotografica Russa e successivamente si presume sia stato inviato nei gulag da dove non fece più ritorno. Un posto di rilievo tra i primi fotografi pittorialisti russi spettò ad Anatoly Trapani (Odessa, 1881 - ?) nato da una famiglia di banchieri e proprietari di origine italiana e che a Mosca divenne anche uno dei più apprezzati designer. Membro della Società Russa di Fotografia dal 1910, si specializzò nella realizzazione di stampe al bromolio inventando anche nel 1912 un metodo di lavorazione e in quell’anno organizzò anche il gruppo Arte Giovane alla cui attività presero parte anche Savrasov ed Eremin e che ebbe vita fino al 1916. Trapani fu tra i primi autori di nudo e verso il 1916 emigrò prima a Parigi e poi a Hollywood dove divenne un cameraman. Nikolay Platonovich Ándreev (1882 Serpukhov, 1947) venne riconosciuto internazionalmente come uno dei più importanti maestri del pittorialismo russo. Per esaltare l’aspetto romantico delle immagini utilizzò i procedimenti al bromolio e la coloratura a mano delle stampe fotografiche oltre che il flou e molte delle sue tecniche in camera oscura con tonalità incredibili rimasero misteriose e i procedimenti furono completamente sconosciuti. Andreev venne premiato con una medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi del 1924 e a Saragozza nel 1927 e ottenne diverse medaglie d’argento e diplomi in Canada, Ungheria, Italia, Svizzera e Belgio. Nel 1901 Yuri Eremin (1881 - 1940) studiò alla Scuola di pittura e scultura di Mosca, viaggiando poi per la Russia e in modo particolare in Crimea dove lavorò come pittore professionista fino a quando nel 1915 si dedicò alla fotografia professionale. Eremin venne attratto dai paesaggi e dalla possibilità di realizzare fotografie alla gomma bicromata (il procedimento basato sulle possibilità della gomma arabica di cambiare la propria idrosolubilità in presenza di bicromato di potassio) o stampate al platino con effetto flou che in genere rappresentavano vecchie ville con sfumature di tristezza e di

Sergeij Prokudine Gorski (1863 - 1944) I mugiki, Korobovo, 1898 Archivio CRAF

nostalgia finché negli anni ’30, dopo le accuse di formalismo, non si dedicò a fare il reporter per le Izvestia, Ogonek e Smena. Rimasto orfano in giovane età, Sergeï Alexandrovich Lobovikov (Belaïa, 1870 - Leningrado, 1941) dopo un periodo scolare a Kirov, iniziò a fotografare dal mercante e fotografo Piotr Grigorévitch Tikhonov, lavorando poi anche a San Pietroburgo da Karl Bulla. Aveva tuttavia problemi di salute e quindi ritornò a Kirov dove ebbe modo di incontrare l’allora già celebre fotografo Andrey Osipovic Karélin (1837 - 1906) che ebbe su di lui una grande influenza. Nel 1894 aprì il proprio atelier completando la sua formazione da autodidatta e nel 1900, dopo aver già avuto riconoscimenti in mostre e concorsi a San Pietroburgo, intraprese un viaggio in Europa in occasione del quale venne premiato con una medaglia di bronzo all’Exposition Universelle di Parigi e in quell’occasione familiarizzò con la tecnica pittorialista. Nel 1927 la Società Fotografica Russa gli organizzò una grande mostra per il 40° anniversario della sua attività di fotografo e due anni dopo partecipò a mostre a New York e Osaka. Alla fine del 1934 si trasferì definitivamente a Leningrado, dove entrò al Laboratorio di Fotografia e cinema dell’Accademia delle Scienze russa. Nikolay (Ivanovich) Svishchov-Paola (Mosca, 1874 - 1964), il suo cognome fu il frutto di un errore

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Nikolay Svischov-Paola (1874 - 1964) Ritratto dell’attrice cinematografica Vera Kholodnaya, c.a. 1910. Collection of the Russian Union of Art Photographers

del funzionario che lo trascrisse in quel modo a suo padre, lavorò da ragazzo come apprendista dal fotografo di Mosca Yevgeni Ovcharenko, per il quale fece il ritoccatore e l’assistente e all’inizio del ‘900 aprì la propria attività e nel 1906 divenne membro della Russian Photographic Society (RFO: Russtoye Fotograficheskoye Obshchestvo). Nel suo atelier passarono molte personalità della cultura russa, tra cui il poeta Sergey Yesenin, ma Nikolay Svishchov-Paola fotografò anche paesaggi con dei segni architettonici in evidenza usando in prevalenza tecniche di stampa come il bromolio e la gomma bicromata. Nella seconda parte degli anni ’20 prese parte a mostre organizzate dalla State Academy of Artistic Disciplines (GAKhN) con il titolo di Arte del Movimento a cui partecipò esponendo oltre 200 opere dedicate al balletto, alla danze di varie genti, a

studi di scultura e quindi dal 1940 lavorò al Pushkin Museum of Fine Arts e per il Bakhrushin State Central Theatre Museum,e dagli anni ’50 insegnò fotografia ai bambini del Centro dei Pionieri di Mosca. Le sue prime fotografie, Alexander Grinberg (1885 - 1979) le realizzò a dieci anni divenendo da adulto uno dei più talentuosi ed apprezzati fotografi pittorialisti russi e nel suo lavoro, sia nel campo della ritrattistica che nei paesaggi, combinò virtuosità, tecnica e lirismo anche sperimentando i processi di stampa fotografica (gomme bicromate, brumuro…). A ventuno anni divenne un membro attivo della Società Fotografica Russa in cui fu un punto di riferimento e nel 1914 venne chiamato a lavorare ai Khanzanchov Film Studio a Mosca iniziando la sua carriera alla macchina da presa in numerosi film. Nel 1920, con la sua esperienza cinematografica, divenne insegnante all’Istituto tecnico statale di cinematografia dove iniziò la sua collaborazione anche con Eisenstein che pure fotografò, ma il suo prestigio durò fino a quando la “vecchia scuola” della fotografia russa non venne messa sotto accusa. Nel 1935 Grinberg subì la repressione stalinista allor quando si arrischiò a partecipare alla mostra Maestri della Fotografia Russa con dei nudi parziali e di conseguenza, per la sua visione non ortodossa, venne arrestato e mandato per quattro anni nei gulag con il pretesto assurdo di aver distribuito pornografia (Grinberg peraltro fu il primo fotografo di nudo e di studi sul movimento in Russia). In quell’occasione anche il suo vicino di casa Rodchenko subì attacchi politici pur essendo il fotografo più rappresentativo del costruttivismo. Durante la seconda guerra mondiale lavorò nella conservazione e nel restauro di archivi fotografici e dopo la guerra tuttavia non riuscì più a trovare un lavoro fisso; collaborò con Musei, insegnanò fotografia e lavorò come fotografo nel campo della moda e del design e negli anni ’50 fu fotografo di scena in diversi film. Il suo primo lavoro non venne distrutto poiché suo fratello lo nascose e tuttavia Grinberg fu sempre preso dalla fotografia anche nei momenti più duri e difficili. Andrej Telescev, fotografo e critico d’arte, membro della Società Russa di Fotografia, impiegato all’Accademia Statale delle Scienze Artistiche, partecipò alla grande mostra 10 anni di fotografia sovietica del 1928 come segretario del Comitato esecutivo e creò tutta una serie di opere interessanti, sperimentali per il tipo di angolazione della composizione.

Dall’epopea della rivoluzione russa a Oktiabr


Aleksandr Dorn (1886 - 1956) Il soldato dell’Armata Rossa I.Rasniansky all’entrata del Teatro Bolshoi durante il Primo Congresso dei Soviet, Mosca, luglio 1918. Collection of the Russian Union of Art Photographers

Nel 1918 il governo sovietico aveva creato dei dipartimenti speciali per reportages fotografici, affidati ai comitati per il cinema di Mosca e San Pietroburgo, con il compito di registrare gli avvenimenti politici contemporanei ed ottenne in meno di tre anni, più di 15.000 negativi; il 27 agosto 1919 Lenin aveva firmato il decreto che prevedeva il passaggio del commercio e dell’industria fotografica e cinematografica sotto il controllo del Commissariato per l’Educazione del Popolo: nasceva così ufficialmente la fotografia sovietica. Nei primi anni postrivoluzionari, una tendenza per certi aspetti romantica emerse con il gruppo di artisti che pubblicava i giornali Lef (e poi tra il 1927 e il 1929 Novy Lef) i quali ritenevano che le fotografie e il fotomontaggio potevano esprimere e dare il segno della

grandezza dell’epoca3. Novy Lef tuttavia si dissolse nel 1929 e il suo posto venne preso dal gruppo artistico Oktyabr (Ottobre) a cui presero parte anche Sergej Tretjakov, Eisenstein e la regista Esfir Šub (1894 - 1959), l’architetto Vesnin, Varvara Stepanova, ed altri artisti e la cui sezione fotografica venne fondata da Boris Ignatovich, Eleazar Langman e Alexander Rodchenko anche se le posizioni di quest’ultimo vennero criticate da subito e nel 1931 Rodchenko venne espulso per “propaganda di un gusto opposto al proletariato”. Al centro si posizionava la via “giusta”, quella proletaria, come si definiva nell’arte fotografica il fotoreportage di cui si servivano la stampa, la propaganda, la cronaca fotografica. Anche questa corrente aveva una propria organizzazione: l’Associazione dei fotoreporter presso la Casa della Stampa (1926) e l’Unione dei fotoreporter proletari (ROPF), istituita nel 1931. Dal 1923 a Mosca veniva stampato Ogoniok, settimanale di letteratura, arte e giornalismo illustrato e che ebbe allora una grande popolarità. Pubblicò reportages fotografici e saggi, poesie di V. Mayakovski, B. Pasternak, S. Esenin, e prose di I. Erenbourg, A. Green ed altri. Negli anni ’20 e ’30 Ogoniok si dedicò a temi come l’eroismo e le grandi opere edificate dal socialismo, la situazione nel Paese, la persecuzione dei “nemici del popolo”, la guerra di Spagna restando poi un po’ in sordina nel corso della seconda guerra mondiale e poi riprendendo un ruolo nel dopoguerra sotto la direzione di V. Korotich e con Baltermans come responsabile dei servizi fotografici ed altri fotografi come Georgij Zelma, Galina Sankova impegnati a realizzare servizi fotografici. Già con il 1926 erano poi apparsi i giornali specializzati come Sovietskoje foto e Fotograf e l’agenzia Soyuzfoto iniziava a funzionare. Fu poi Maxim Gorki a far sì che nel 1930 nascesse SSSR na stroike (L’URSS in costruzione) che ebbe negli anni seguenti un ruolo di primo piano nell’utilizzo della fotografia. Pubblicato in russo, francese, inglese, tedesco e certi numeri anche in spagnolo, SSSR na Stroike fu il giornale della propaganda sotto lo stalinismo tra il 1930 e il 1941 e informò sui grandi lavori connessi ai piani quinquennali e all’edificazione del socialismo in un solo Paese. Il giornale pubblicò articoli di stimati scrittori come Nikolai Fadeev, Issak Babel e Sergei Tretiakov, con immagini realizzate dai più talentuosi fotografi dell’Unione Sovietica come Max Alpert, Arkadij Shakhet, Georgij Zelma, Boris Ignatovich, Semon Fridland, e Georgij Petrussov. L’eccellente qualità della

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Vasiliy Ulitin (1888 – 1976) Giornata autunnale, anni 1920

Yakov Ellengorn (Tver, ? - ?) Andando a lavorare, anni 1920

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riproduzione delle fotografie in seppia o colorate in verde o bleu tesero ad esaltare il lavoro eroico e negli anni ’30 fu uno delle più importanti pubblicazioni periodiche per layout, struttura, fotografia e composizione delle pagine. El Lissitsky e Sophie Lissitsky-Kuppers disegnarono il layout e Alexander Rodchenko e sua moglie, Varvara Stepanova curarono la realizzazione di molte copertine, come anche N. Troshin e S. Telingater fornendo anche nei diversi numeri grandi esempi della tecnica del fotomontaggio della prima parte del ’900. Il periodo della rivoluzione d’ottobre aveva visto Ivan Kobozev documentare le rivolte degli operai, i soldati che sparavano sulla folla, le riunioni della Duma., l’assalto al Palazzo d’inverno a San Pietroburgo, e tra i pionieri del fotogiornalismo vi furono anche Piotr Otsup, Moisei Nappelbaum, Jakob Steinberg, Viktor Bulla, Pavel Zukov, Abram Sterenberg, Boris Ignatovic, ma anche Aleksandr Dorn (1886 – 1956) che documentò i Congressi dei Soviet nella prima fase postrivoluzionaria. Il giovane Stato sovietico, subito dopo la rivoluzione, non disponeva di un numero sufficiente di fotografi e così nel dicembre 1917, costituì un dipartimento cine – foto alla Commissione di Stato

per l’educazione del popolo di San Pietroburgo con l’incarico di organizzare delle conferenze sulla fotografia e un anno dopo venne fondato un istituto Universitario di Fotografia dove venne insegnato tutto quanto implicava questa disciplina. Con l’apparire successivamente dei primi “fotografi - corrispondenti”, operai e contadini, il cui numero si moltiplicò in seguito fino a 100.000 unità, un interesse crescente per la fotografia si manifestò in una larga parte della popolazione. Iniziando la sua carriera come fotografo ambulante, Moiseï Nappelbaum Salomonovič (Minsk, 1869 - Leningrado, 1958) lavorò in molti studi di fotografia sia in Russia (a Mosca, Odessa, Yevpatoriya) ché a Wilno e Varsavia e negli Stati Uniti, per ritornare poi a realizzare fotografie di taglio artistico a Minsk nel 1895 ed aprire un atelier dotato anche di una lampada da 1000 watt disegnata da lui che serviva a mettere in evidenza l’espressione del viso e degli occhi delle persone e di cui pubblicò poi i ritratti su Solntze Rossii nel 1910. Dopo la rivoluzione d’ottobre, a Leningrado si dedicò a ritrarre i rivoluzionari, realizzando anche nel 1918 il primo ritratto ufficiale di Lenin e quindi i ritratti di tutta l’intellighenzia della Russia tra cui quello di Anna Akmatova, Vsevolov Meyerhold, Alexander


Yakov Ellengorn (Tver, ? - ?) Scenario industriale, anni 1920

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Blok, la poetessa Maria Lowberg e Maxim Gorky. La sua casa sulla prospettiva Nevsky di Leningrado divenne un luogo abituale di ritrovo degli artisti e degli intellettuali frequentata per i Lunedì letterari dalla Akmatova, Kuzmin, Yesenin, Sologub, Piast, Lozinsky fino ai tragici anni ’30. Già a diciassette anni, Piotr Adolfovič Otsup (San Pietroburgo, 1883 - 1963) iniziò a collaborare con giornali e riviste pubblicando nel 1901 la sua prima immagine e fu poi a Port Arthur a riprendere la guerra russo - giapponese e fra le sue numerose immagini vi furono quelle dell’Ammiraglio Makarov e del pittore di battaglia Vereščagin pochi giorni prima della loro morte. La rivista parigina L’Illustration gli chiese di fotografare il celebre monaco avventuriero Rasputin e lui lo colse nell’appartamento del metropolita Pitirim dove riuscì a penetrare con l’aiuto di un cameriere. Nel 1914 fu sul fronte russo - tedesco e quindi fotografò l’abdicazione dello Zar, le immagini dell’assalto al Palazzo d’inverno, delle prime riunioni dei soviet, delle cariche della cavallerai cosacca e dei funerali delle vittime degli scontri. Furono suoi anche i ritratti di Lenin più famosi, di Lev Tolstoi, Fiodor Shalyapin, Sergey Rakhmaninov e dal 1918 al 1935 lavorò

al Cremlino come fotografo ufficiale dei leaders dello Stato Sovietico collaborando con Ogoniok. Durante il periodo prerivoluzionario Yacov Vladimirovich Steinberg (1880 - 1942) fotografò le prime guardie rosse e poi il quartier generale della Rivoluzione d’Ottobre e gli eroi della guerra civile, venendo riconosciuto come un fotografo creativo, che seppur rigoroso nelle composizioni, realizzo immagini molto belle. Nel 1913 entrò a far parte dei collaboratori della rivista Solntse Rossii, uno dei primi periodici russi che utilizzava le fotografie, generalmente scene di vita quotidiana o ritratti di scrittori e artisti e successivamente scene di vita al fronte nel corso della prima guerra mondiale. Documentò gli eventi della rivoluzione di febbraio e ottobre del 1917, e in quel periodo fu il reporter delle prime riviste sovietiche illustrate, Plamya e Yuny Proletari e nel 1919 realizzò anche due dei più conosciuti ritratti di Lenin. Dopo la guerra civile, si dedicò a documentare i turbolenti anni della ricostruzione economica del Paese e venne anche nominato Presidente della Society for Artistic and Technical Photography, fondata a Petrograd nel 1923. Proveniente da una famiglia di fotografi, Viktor Karlovič


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Nikolay Andreev, (1882 – 1947) La madre ammalata, 1925

Nikolay Andreev, (1882 – 1947) Artista di paese, 1925

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Bulla (San Pietroburgo, 1883 - 1944) durante la guerra russo – giapponese del 1904 fece il corrispondente per la rivista Niva. Nel 1917 documentò gli eventi della rivoluzione bolscevica realizzando, nel corso di quell’anno, diversi reportages carichi di forza espressiva sui combattimenti nelle strade e diresse gli studi fotografici del soviet di Pietrogrado, e di quel periodo furono famosi i suoi ritratti di Lenin eseguiti nel corso delle sedute del komintern o durante i comizi nelle piazze. Dopo la Rivoluzione gli venne affidata la direzione degli studi di fotografia del Soviet di San Pietroburgo e continuò anche a realizzare reportages, ma arrestato nel corso delle purghe staliniane del 1937, di lui non si ebbe più notizie. Dopo le scuole secondarie, Pavel Semyonovich Zhukov (Simbirsk, 1870 - Leningrado, 1942) si trasferì a San Pietroburgo dove divenne apprendista del noto fotografo Konstantin Shapiro, lavorando alacremente per acquisire padronanza del mestiere, in particolare come fotografo ritrattista, e lo studio dove lavorò ottenne il patronato della St Petersburg Academy of Arts, e il giovane fotografo ebbe anche l’opportunità di visitare il St Petersburg College of Arts e l’Accademia d’Arte di Roma. Prima della Rivoluzione, Zhukov realizzò una serie di ritratti di note personalità russe, tra cui Tolstoy, Chekhov, Kuprin, Tchaikovsky, Rubinstein e nel 1920 venne trasferito a Mosca per fotografare importanti figure

politiche e sociali, tra cui Kalinin, Chicherin, Lunacharsky e Lenin. Morì nel 1942 durante l’assedio di Leningrado, quando un colpo d’artiglieria tedesca colpì il suo appartamento. Nella sua città natale Abram Petrovič Stehrenberg (Zhitomir, 1894 - Mosca, 1979) fece l’apprendista fotografo per poi lavorare in un atelier di Odessa e dopo la prima guerra mondiale lavorò dal 1917 a Taskent per poi ritornare a Mosca dove visse con il fratello, l’artista David Stehrenberg e dal 1919, quando entrò nell’Armata Rossa, lavorò per il servizio fotografico del Commissariato del Popolo per la Comunicazione, per Russfoto, Unionfoto, Soyuzfoto e nello studio di fotografia artistica di Goskinoizdat. Conobbe Majakovskij e Rodčenko e aderì a Oktiabr, cambiando il proprio stile, dall’originale pittorialismo a una modalità di fotografia più vicina alle avanguardie, con luci che contrastavano i primi piani dei ritratti. Realizzò il primo famosissimo ritratto di Mayakovsky nel 1919 e nel 1924 uno speciale onore venne poi concesso al giovane fotografo quando venne chiamato da Maxim Gorkij nel 1924 a fotografare Lenin qualche ora dopo la sua morte. Nella sua carriera fotografò anche il filosofo indiano Rabindranath Tagore, lo scrittore francese Henri Barbusse e l’attore inglese Edward Craig, oltre che un vasto numero di artisti sovietici come Eisenstein, M.Saryan, A.Favorsky e A.Glastov. In molti casi usò fotografare con un metodo da reporter, come


Nikolay Andreev, (1882 - 1947) Si fa scuro, anni 1920 Collection of the Russian Union of Art Photographers

Nikolay Andreev, (1882 - 1947) Paesaggio invernale. Piccola casa in un villaggio, anni 1930. Collection of the Russian Union of Art Photographers

nel caso dell’ultimo ritratto realizzato di Mayakovsky quando il poeta, poco prima della sua tragica morte, recitò i suoi poemi all’apertura ufficiale del Club degli Scrittori. Nel 1918 Boris Vsevolodovič Ignatovič (Loutzk, 1899 - Mosca, 1976) esercitò la professione di giornalista presso il Gorniak, Severo Donetszki Kommunist e la Krasnaïa Svezda e quindi lavorò tra il 1922 e il 1925 per la rivista satirica Drezina and Smekhach insieme a Majakovskij e Bulgakov. Influenzato da Rodchenko, che gli diede anche una serie di fondamentali nozioni sulla ripresa, i primi piani e le inquadrature dal basso, scoprì la fotografia nel 1923 documentando in Ucraina gli anni postrivoluzionari e divenendo già nel 1926 redattore capo del giornale Bednota. Nel 1928 organizzò con Rodchenko il gruppo Oktiabr e collaborò con i giornali Ogonek, Prozhektor, Krasnaïa Niva e realizzò fotografie che rappresentavano nello spirito del costruttivismo le nuove costruzioni nell’URSS nell’ottica di esaltazione dell’uomo nuovo alleato della tecnica ed allo stesso modo, riprendendo eventi banali della quotidianità, vi introduceva però elementi surreali. Nel 1931 infatti SSSR na stroike decise di pubblicare un servizio speciale su Leningrado e Ignatovich venne incarcato di fotografare la città dall’aereo. Tra il 1933 e il 1941 fu anche responsabile per le immagini del giornale Vecernaïa Moskva e, nonostante fosse un comunista entusiasta per un periodo, come

tanti altri bolscevichi, venne espulso dal Partito Comunista4. Nel dopoguerra si dedicò ancora al ritratto e al paesaggio anche sperimentando l’uso di simboli e didascalie e collaborando con l’agenzia Soyuz dove continuò a fare il fotogiornalista5. Un’altra figura enigmatica della fotografia russa fu Eleazar Langman (Odessa, 1895 - 1940) membro di Oktiabr e le cui fotografie - pur se adottò lo stesso punto di vista di Rodchenkho e fosse un convinto sperimentatore - furono molto espressive, ragione per cui venne accusato anch’egli di formalismo. Studiò alla scuola d’arte di Odessa e poi al politecnico e al conservatorio di Kharkov e come violinista suonò in diverse orchestre e prese parte a concerti organizzati dalle brigate di propaganda. Da militare fu a capo dei lavori di riparazione della ferrovia Volga - Bugulma e tra il 1929 e il 1930 lavorò come fotoreporter nel gruppo di Ignatovich per il giornale Vechernaya Moskva (Moscow Evening News). Langman inventò il cosiddetto sistema screwed-off screw per fotografare con la Leica al limite minimo di distanza ma fu anche noto per molte fotografie fatte ai pionieri. Dopo la messa in liquidazione di Oktiabr, continuò a collaborare con VOKS, l’associazione per i legami culturali con i Paesi stranieri che negli anni ’20 e ’30 trasferiva le mostre dei grandi fotografi russi all’estero e continuò anche a fotografare per IZOGIS, l’istituzione statale per le arti visive appartenente all’Unione delle Case Editrici Statali per Giornali e Libri e nel 1932

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realizzò il libro di fotografie From the Moscow of Merchants to the Moscow of Socialism con una parte delle fotografie realizzate anche da Ignatovich, Rodchenko, e i fotoreporter Saveliev e Kazachinsky. Nel corso degli anni ’30, SSSR na strojke pubblicò suoi ritratti sia in un numero dedicato al Kazakistan che in uno dedicato all’Uzbekistan. Considerato il primo sovietico in assoluto a teorizzare fotomontaggi, Gustav Klutsis (Riga, 1895 - 1944) nel 1920 venne preso ai State Free Art Studios (Svomas) della Vkhutemas (Soviet school of art and architecture) dove incominciò a insegnare nel 1924. Da studente, aveva lavorato come disegnatore di manifesti e nei sui studi venne influenzato da Lissitsky, Malevich e Pevzner e fu poi tra i fondatori di Oktiabr con El Lissitsky, Rodchenko, Senkin e la Stepanova. Molti dei suoi lavori furono il frutto della collaborazione con la moglie Valentina Nikorovina Kulagina (1902 - 1987). Nel 1938 cessò di esporre i suoi lavori, venne arrestato e mandato in un campo di prigionia nell’Asia centrale dove morì in una località sconosciuta6. Fotoreporter, Vladimir Grüntal (1899 - 1966) fu un maestro della fotografia applicata, membro di Oktiabr sviluppò anch’egli i principi del costruttivismo in fotografia. Alexander Rodchenko (San Pietroburgo, 1891 - Mosca, 1956) fu un artista impegnato e interessato a tutte le forme d’espressione artistica: pittura, grafica e fotografia. A Kazan studiò all’istituto d’Arte, incontrando anche la compagna della sua vita, Varvara Stepanova e rimanendo colpito dalle poesie futuriste di Majakowsky che anni dopo divenne anche suo amico. Nel 1914 si trasferì a Mosca per proseguire gli studi all’Istituto d’Arte Stroganov e due anni dopo realizzò la sua prima mostra di pittura. Membro del Narkompros fu anche socio fondatore dell’Inchus, Istituto di Cultura Artistica e dal 1920 insegnò al Vkhutein. Il suo intento di rivoluzionare il quotidiano contribuì fortemente alla creazione di una nuova arte in Russia. Dal 1921 fu membro attivo del gruppo di lavoro dei Costruttivisti, il movimento indipendente guidato da Tatlin che credeva in una rivoluzione sociale che portasse al miglioramento della qualità della vita e per la quale fosse necessaria la partecipazione di intellettuali ed artisti: da questo movimento trassero ispirazione anche Moholy Nagy e il Bauhaus. In collaborazione con Tatlin, Rodchenko disegnò abiti e mobili funzionali; creò stemmi, medaglie e vasellame; realizzò manifesti di propaganda e scenografie di film. Infine si dedicò alla fotografia e realizzò i suoi famosi fotomontaggi inserendosi nella poetica del costruttivismo russo. In quegli anni partecipò all’attività delle riviste Kino – Fot,

Nikolay Svischov-Paola (1874 - 1964) Ritratto dell’attrice di cinema Maria Arnazi-Borshak, anni 1920 Collection of the Russian Union of Art Photographers

sue furono tutte le copertine di Lef e poi di Novy Lef affiancato dai registi Vertov (per il quale realizzò i manifesti dei suoi film) ed Eisenstein. Nel 1925 Rodchenko partecipò all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi e in quel periodo incontrò Fernand Leger con il quale aveva in comune un forte radicamento nella loro epoca, il credere in un mondo moderno e il cimentarsi nelle più diverse forme artistiche. Nel 1926 scrisse dei saggi per la rivista Sovetskoe Kino iniziando anche a esporre le sue fotografie e dopo tre anni di partecipazione a Oktiabr venne espulso7. Rodchenko credette in un’arte totale e totalizzante, in un’espressione


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Aleksandr Grinberg (1885 – 1979) Paesaggio, anni 1920 Collection of the Russian Union of Art Photographers

artistica che attraverso l’uso di più linguaggi e di più mezzi (tutti quelli necessari), riflettesse la volontà di cambiamento e la vivacità culturale di quel momento, contribuendo a cambiare immediatamente la vita delle persone e non a caso il suo medium privilegiato fu il fotomontaggio, Laureatosi in architettura a Mosca, El Lissitskij (Polshinok, 1890 - Mosca, 1941) nel 1919 venne chiamato da Chagall a Vitebsk a insegnare architettura e arte grafica e quindi collaborò con Malevič e aderì alle teorie suprematiste. Il suo interesse per la fotografia prese forma negli anni ’20 quando realizzò dei collages fotografici per illustrare Sei storie a lieto fine di Ilya Ehrenbourg. Nel 1925

realizzò altre sperimentazioni per la pubblicità della Pelikan e due anni dopo pubblicò L’artista nella produzione dando le sue indicazioni per l’uso della fotografia e del fotomontaggio - dove espresse al meglio la sua concezione dell’arte - in tipografia e nel 1929 espose anche lui a Film und Foto8. Fu El Lissitskij a far conoscere tra l’altro a Rodchenko i lavori di Renger Patzsch, Moholy Nagy e Man Ray. Tra il 1917 e il 1920 Boris Kudojarow (Taskent, Uzbekistan, 1898 - Mosca, 1974) fu membro dell’Armata Rossa e in quegli anni divenne un fotoamatore e da allora, all’inizio del 1926 diventò professionista lavorando per l’agenzia Russfoto e nel 1931 fu corrispondente estero


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per Sojuzfoto. Tra il 1930 e il 1932 fu membro del gruppo di avanguardie artistiche Oktyabr e nel corso della IIa guerra mondiale realizzò importanti servizi su Leningrado assediata dai tedeschi per la Komsomolskaya Pravda. Nel dopoguerra fece ancora il fotogiornalista per la TASS e MBT e i suoi interessi diventarono anche il paesaggio, il ritratto e la fotografia a colori. Tra il 1914 e il 1917 Georgii Zimin (Mosca, 1900 - 1985) studiò alla Scuola d’Arte per l’Industria Stroganov e tra il 1918 e il 1920 alla scuola SIWOMAS e quindi alla WCHUTEMAS, il centro per l’arte suprematista e costruttivista dove insegnava El Lissitzky che in quegli anni stava anche creando i suoi primi “fotogrammi” e i suoi lavori – generalmente still life – furono caratterizzati da una estrema semplicità e si astengono da ogni aspetto narrativo. Dopo aver lavorato in una banca coltivando l’hobby della fotografia, Georgij Petrussov (Rostov, Ucraina, 1903 Mosca, 1971) si trasferì a Mosca nel 1924 dove potè trasformare l’hobby in professione divenendo fotogiornalista per i giornali dei sindacati Metalist e Rabochichmik. Nel biennio successivo lavorò per la Pravda e quindi venne messo a capo del dipartimento dell’informazione delle miniere di Magnitogorsk negli Urali e lavorò per più di dieci anni per il giornale SSSR na strojke creando molti servizi fotografici sull’industria pesante. Membro del gruppo Oktyabr sviluppò anche le indicazioni di Rodchenko sulla fotografia di avanguardia e nella seconda guerra mondiale fece il reporter di guerra per l’Ufficio Sovietico di Informazione e per le Izvestiya raggiungendo Berlino nell’aprile 1945 e tra il 1957 e il 1971 lavorò negli Stati Uniti per il giornale Soviet Life edito dalla agenzia Novosti. In tempo di guerra Alexander Zhitomirsky (Rostov, 1907 - Mosca, 1993) lavorò con la casa editrice Pravda nell’ufficio editoriale del quotidiano Frontovaya Illustratsiya e successivamente fu - per quarant’anni - art director della rivista SSSR na strojke e le sue fotografie vennero pubblicate in tutti i principali giornali e riviste. Zhitomirsky seguì il padre del fotomontaggio John Hartfield in questa particolare tecnica che lo interessò per tutta la vita e nel 1961 una mostra sui fotomontaggi politici di Zhitomirsky e Hartfild venne realizzata a Berlino. Apprendista da un fotografo ritrattista a dieci anni di età, Arkady Shishkin (1899 - 1985) lavorò poi come progettista prima di entrare come volontario nell’Armata Rossa nel 1919. Nel 1925 si trasferì a Mosca dove divenne uno dei più importanti fotogiornalisti del tempo documentando i processi e i conflitti legati alla collettivizzazione. Un altro dei grandi fotografi del ‘900 fu Anatoliy Vasilievic

Petr Klepikov, (1884 - 1960) Paesaggio, villaggio di Nikolskoe-Uriupino, 1924. Collection of the Russian Union of Art Photographers.

Skurikhin (regione di Vyatka, 1900 - Mosca, 1991) che realizzò molte delle immagini che sono diventate icone del periodo della industrializzazione dell’Unione Sovietica nei primi anni 1930. Dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte e Tecnica Superiore di Mosca, VKHUTEMAS all’inizio degli anni ’20, lavorò a Mosca come disegnatore di scena al teatro Vyatka e fu in questo periodo, quando fu anche fotoamatore, che conobbe Sergey Lobovikov che gli insegnò le tecniche dello sviluppo dei negativi. Nel 1924 venne invitato a Mosca personalmente dalla moglie di Lenin, Maria Ulianova e iniziò a lavorare come fotogiornalista per la Pravda fino al 1929 quando passò alle Izvestia dove rimase per tutta la vita. Conosciuto come artista e disegnatore, Nikolay (Nikolaevich?) Troshin (1897, Tula - 1990, Mosca) nel 1918 si licenziò dalla VKHUTEMAS, la scuola d’arte di Mosca e lo stesso anno realizzò la sua prima mostra personale e negli anni ’20 e ’30 lavorò come disegnatore di cartelli. Nel 1929 la casa editrice della rivista Ogonyok pubblicò il suo libro di teoria Basi della composizione artistica in fotografia e Troshin pubblicò anche diversi articoli sullo stesso tema sulla rivista Sovetskoe Photo per la quale lavorò come disegnatore per più di quaranta numeri. Dall’età di vent’anni


Mikhail Abramovich Ozerkiy (Bielorussia 1898 - Mosca, 1968) visse a Mosca dove fu allievo di Arkady Shaikhet attraverso la collaborazione con la rivista Ogonyok e nel 1929 pubblicò su quella rivista il suo primo fotoreportage. Ozerkiy lavorò in distinti ambiti della fotografia come lo spettacolo, le sfilate e lo sport e soprattutto realizzò ritratti di personalità come Maxim Gorky, Vladimir Mayakovsky, Aleksey Tolstoy e il pianista americano Van Clibern. Per quarant’anni fu membro di RIA – Novosty. Nel 1923 Mikhail Koltsov, editore in capo della prima rivista illustrata sovietica, Ogonyok, invitò il cugino Semyon Ossipovic Fridlyand (Kiev, 1905 - 1964) a Mosca e nel 1925, dopo aver lavorato come tecnico di laboratorio per Ogonyok iniziò a fotografare entrando l’anno successivo a far parte della mostra sulla fotografia sovietica, ricevendo due premi, per le composizioni dinamiche e per le sue eccellenti stampe e nel 1928 alla mostra stessa venne giudicato come uno dei sei migliori fotografi sovietici del tempo. Nel 1930 entrò a far parte dell’agenzia Unionfoto dove lavorò fino al 1932 studiando nello stesso tempo allo State Institute for Cinematography. Nel 1931 e 1932 fece parte dell’Associazione ROPF - Russian Association of Proletarian Photoreporters costituita per controbilanciare il peso di Oktiabr e dal 1932 Fridlyand lavorò per la Pravda e per le riviste SSSR na strojke e Ogonyok.

La tradizione della cronaca fotografica russa Negli anni ’20 e ’30 l’URSS iniziò anche la produzione di propri apparecchi fotografici; dopo che la Leica, presentata al pubblico sovietico nel maggio 1927, non aveva soddisfatto a pieno le esigenze e le aspettative, nacque la FED, che divenne l’apparecchio più popolare dell’URSS. Nel 1934, il primo Congresso degli scrittori sovietici decise che il realismo socialista era il solo metodo creativo approvato: nasceva la seconda fase della fotografia russa, che riguardò l’indirizzo della “costruzione del socialismo in un solo paese”. La distanza tra fotogiornalismo e fotografia artistica si annullò poi con i grandi reportages di Max Alpert e Arkadij Sajchet, ricchi di contenuto sociale e Georgij Zelma e Dmitrij Debabov documentarono anche usi e costumi delle diverse popolazioni del vasto territorio russo. La rivista SSSR na strojke che uscì dal 1930 al 1941 raccolse poi intorno a sé sia scrittori di talento ché i nomi più famosi

Petr Klepikov (1884 - 1960) Ingresso della chiesa, 1925 Collection of the Russian Union of Art Photographers

27 del fotogiornalismo e dell’avanguardia artistica. Figlio di un contadino, Nikolai Makarovich Petrov (Korsakovo, 1892 Mosca, 1959) imparò a fotografare a vent’anni quando fece l’apprendista nello studio Scherrer e Nabholz a Mosca e, una volta finito l’apprendistato lavorò come tecnico di camera oscura. Nella prima guerra mondiale fu militare e dopo la Rivoluzione entrò nell’Armata Rossa diventando istruttore del “plotone di agitazione” del Comitato Esecutivo Centrale bolscevico. Petrov apprese poi la tecnica del fotogiornalismo da due conosciuti reporter della cosiddetta vecchia scuola, come A. Savelyev e K. Kuznetsov e nel 1924 divenne fotografo delle Izvestia restandovi per tutta la vita. Arkadi Samoylovich Schaichet (Nikolajew, 1898 - Mosca, 1959) aveva lavorato nei cantieri navali, entrando in contatto con la fotografia facendo l’apprendista in un piccolo laboratorio fotografico. Nel 1924 iniziò a lavorare per la Rabochaya Gazeta e per la rivista Ogonyok (Piccolo fuoco) e il suo nome divenne subito celebre in quell’epoca di povertà e di indicibile entusiasmo. Schaichet si collocò all’origine del moderno reportage sociale, facendo anche parte del “gruppo” di quattro giornalisti (i fotografi Alpert, Schaichet, Tules e l’editore Mezhericher) che


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Vasiliy Ulitin (1888 - 1976) Inverno, Russia, 1928 Collection of the Russian Union of Art Photographers

creò una delle prime storie per immagini 24 ore della famiglia Filippov pubblicata nel 1931 dal giornale AIZ, noto anche per aver pubblicato i fotomontaggi di John Heartfield. Divenne membro dell’Unione dei Fotoreporter Proletari Russi (ROPF) e lavorò anche per SSSR na stroike. Peraltro, quando venne realizzato il reportage sui Filippov, si era appena allentata la polemica apertasi tra i fotografi della ROPF (a cui aderivano Alpert e Schaichet) e quelli che facevano parte del gruppo Oktiabr. A partire dal 1930, Schaichet collaborò a SSSR na stroike e a Nashi dostizhenya (I Nostri Successi), lavorando come fotogiornalista durante la seconda guerra mondiale9. Nel 1914 Max Vladimirovič Alpert (Sinferopoli, 1899 - Mosca, 1980) fece l’apprendista presso un atelier di Odessa e nel 1919 raggiunse l’Armata Rossa incominciando così la sua attività professionale e nel 1924 lavorò per la Rabotchaïa Gazeta e dopo qualche anno con la Pravda. Fu anche uno dei pionieri del “reportage narrativo” realizzando nel 1930 il famoso saggio fotografico Gigante e Costruttore per SSSR na strojke: le sue fotografie rappresentavano il sogno comunista nella storia di Victor Kalmykov, un muratore illetterato del quale Alpert ne aveva seguito le tracce per anni.

Il saggio seguì il suo arrivo a Magnitogorsk al campo di lavoro chiamato Città dell’Acciaio, il suo imparare a leggere, il suo matrimonio, l’elevazione ad un ruolo direttivo e infine, come gran finale, l’ingresso nel Partito Comunista. SSSR na stroyke, pubblicato in quattro lingue (inglese, francese, tedesco e russo) tra il 1930 e il 1941, raccontò tutte le grandi opere dei primi cinque piani quinquennali di Stalin, dalla costruzione delle fonderie a Magnitogorsk e Kuznetsk, alla costruzione del canale di Fergana (che costò oltre 200.000 morti), sul quale nel 1939 anche Eisenstein iniziò a lavorare ad un film e per eludere la censura trasferì la storia nel passato, al XIV secolo, durante l’assedio di Tamerlano. La mostra di Alpert 24 Ore nella vita della famiglia Filippov venne esposta nel 1931 a Vienna, Berlino e Praga e nello stesso anno egli realizzò anche una serie di fotomontaggi per SSSR na strojke al fine di esaltare il benessere portato dal socialismo alle famiglie russe10. Dopo essere stato un fotoamatore, nel 1924 Ivan Shagin (Jaroslaw, 1904 - Mosca, 1982) raggiunse Mosca e si dedicò a svariate attività coltivando ancora l’hobby della fotografia finchè nel 1930 iniziò a lavorare come fotografo per il giornali Nascha shizn, Kooperativnaya e Selchosgis specializzati sull’agricoltura e poi nel 1933 si trasferì al quotidiano giovanile Komsomolskaya Pravda per il quale realizzò molte immagini sulla vita dei villaggi sovietici. Nel 1921, dopo la morte prematura del padre, Georghij Zelma (Tashkent, 1906 - 1984) si trasferì a Mosca scoprendo un mondo nuovo e cominciò a frequentare un circolo fotografico. Alcuni amici gli regalarono una delle prime Kodak 9 x 12 e la sua passione per la fotografia lo condusse nel mondo del cinema, nello staff di uno dei più importanti registi sovietici, D. Bassalygo, negli studi cinematografici Proletarkino e quindi entrò come apprendista nello studio di A. Shterenberg, il primo a fornire fotografie alla stampa straniera. L’allievo Zelma si limitava a sviluppare le fotografie fotografando nel tempo libero nature morte finchè il suo appassionato sforzo venne notato e nel 1936 approdò alle Izvestia. Nel corso della seconda guerra mondiale documentò l’eroica difesa di Odessa, fu a Stalingrado fino alla ritirata dei tedeschi e seguì poi le truppe del generale V.I.Chuikov nella liberazione di Varsavia e di Budapest e nel dopoguerra lavorò per Ogoniok e dal 1962 per l’Agenzia Novosti. All’inizio degli anni ’30 Emmanuel Evzerikhin (Baku, Azerbaijan, 1911 – 1984) iniziò a lavorare come fotogiornalista per la Tass che nel corso della Seconda Guerra mondiale lo inviò in più fronti. La maggior parte delle sue fotografie più conosciute hanno


Vasiliy Ulitin (1888 - 1976) Il Parco Gorky, Mosca, 1928

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Collection of the Russian Union of Art Photographers

riguardato la battaglia di Stalingrado e la liberazione della Bielorussia. L’operaio Dimitri Debabov (1901 - 1949) si appassionò di fotografia e, grazie a Sergej Eisenstein entrò all’ Istituto Centrale del Cinema dove, divenuto fotografo professionista, collaborò con le Izvestia e Komsomolskaïa Pravda pubblicando le fotografie che aveva realizzato a metà degli anni ’20 sull’industrializzazione del paese e successivamente usando una Leica dal 1936 si imbarcò sui rompighiaccio divenendo così un pioniere della fotografia di ricerca geografica percorrendo le rotte del mare Artico. La figura di fotografo più importante del XX secolo nell’Asia Centrale, e per molti anni rimasto pressoché sconosciuto nel mondo è stato indubbiamente Max Penson (Veliz, Vietbsk, 1893 - Taškent, 1966), che studiò alla Scuola della città di Velizh fino al 1911 e quindi al Collegio di Arte e Industria della Società Antokolski di Vilno (ora Vilnius, in Lituania). Nel 1921 iniziò il suo rapporto con la fotografia, proseguito nel 1923 quando si trasferì a Taškent, dove passò molto tempo con i fotografi professionisti locali che vi avevano i loro studi e così maturò anche il suo interesse per il reportage. Nel 1939 Max Penson fu onorato con la sua unica mostra

monografica per la quale lavorò al catalogo con Alexandre Rodchenko ma nel 1949, in un rigurgito antisemita, la sua licenza di fotogiornalista venne ritirata e licenziato dal giornale con cui aveva lavorato per vent’anni e, seriamente ammalato, venne solamente ingaggiato per ritoccare i suoi negativi realizzati precedentemente. Mark Redkin (1908 - 1987) lavorava come saldatore elettrico prima di entrare nel 1928 nel quotidiano Kommunist e nel 1932 si trasferì a Leningrado per lavorare con la Tass. Fu molto conosciuto per aver partecipato a due spedizioni, alla prima delle quali nel 1932 come sarto e fotografo sulla nave Aleut; le immagini che realizzò vennero poi pubblicate nel libro Around the World for Whale. Nel corso della seconda guerra mondiale fece il fotocorrispondente per molte pubblicazioni tra cui il quotidiano Krasnaya Svezda e nel dopoguerra collaborò con SSSR na strojke realizzando una serie di servizi di fotografia subacquea intitolati Meeting with a Shark. Verso la metà degli anni ’20 Mark Markov - Grinberg (Rostov, 1907 - 2003) imparò a fotografare al quotidiano Sovietsky Yug a Rostov - on - Don e all’inizio degli anni ’30 si trasferì a Mosca diventando corrispondente dell’agenzia Soyuzfoto


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concentrandosi sul tema del lavoro e nella seconda guerra mondiale, pur non inquadrato nell’esercito lo seguì e poi entrò a lavorare nel 1943 nel quotidiano Slovo Boitsa. Maks Prekhner (1904 - 1982) è stato particolarmente noto per aver documentato dal 6 luglio al 30 settembre 1933 il raid automobilistico Mosca - Penalty Kum - Mosca e questo lavoro venen raccolto in un memorabile album. Giunto a Mosca nel 1921, Yakov Khalip (1908 - 1980) iniziò la sua carriera professionale come cineoperatore per passare poi alla fotografia come fotoreporter per la Pravda, Izvestia e Krasnaja Niva e gran parte del suo lavoro di quel periodo riflettè il cambiamento in corso nell’Unione Sovietica. Fra il 1938 e il 1941 viaggiò intensamente per la rivista SSSR Na Strojke documentando avvenimenti e la vita quotidiana, collaborando sempre con Rodchenko. Nel corso della seconda guerra mondiale venne inviato al fronte dalla Krasnaya Svezda e nel dopoguerra continuò a fotografare per Ogonyok, Smena e Sovietsky Soyuz. Figlio di un giornalista ed editore, Georgi Lipskerov (Mosca, 1896 1977) si dedicò in particolare alla fotografia sportiva producendo numerose immagini con questo soggetto, pubblicate su Krasnyi Sport. Negli anni ’30 entrò a lavorare alla Tass seguendo molte delle spedizioni fatte in quegli anni compresa quella in Kamchatka nel 1936 e quella sul fiume Lena nel 1940. Nel corso della seconda parte degli anni ’20, Alexei Mezhuyev (1909 - ?) lavorò come fotografo per le pubblicazioni Rabochaya Moskva e per la nuova agenzia Pressklishe documentando la vita quotidiana e la costruzione delle nuove strade a Mosca. Nel 1931 venne arruolato in Marina e al congedo ritornò a Mosca per lavorare con la Tass. Nel corso della seconda guerra mondiale fu corrispondente speciale della Marina Sovietica documentando molte battaglie navali sul Baltico e sul Mar nero mentre Sergey Strunnikov (1907 - 1944) realizzò anche fotografie dei ponti sul Volga. Boris Vdovienko (1909 - ?) iniziò a lavorare come ferroviere a Mosca prima di diventare fotografo all’inizio degli anni ’30. Dal 1934 fino al 1939 lavorò come foto corrispondente per diversi quotidiani e agenzie di stampa tra cui Pravda, Izvestia, Moskovsk Novosti e per la Komsomolskaya Pravda e poi dall’inizio della guerra fino al 1947 fu corrispondente di guerra. Dopo aver lavorato come apprendista da un fabbro Alexander Ustinov (1909 - 1995) iniziò la sua carriera di cameraman all’Istituto Cinematografico di Stato di Mosca e nel 1930 venne mobilitato dal Governo per prendere parte alle attività connesse alla collettivizzazione del Paese. Ustinov fotografò

Yuri Eremin (1881 - 1948) Carretto in una strada della vecchia Bukhara, Uzbekistan, 1928. Collection of the Russian Union of Art Photographers

negli anni ’30 come freelance per Krasnaya Voin e Krasnaya Zvezda documentando la costruzione della metropolitana di Mosca. Nel 1926 Yakov Riumkin (Kharkov, 1913 - 1986) iniziò a pubblicare le sue fotografie e al termine degli studi all’Università di Kharkov lavorò per il periodico Vechernee Radio e più tardi per Kommunist. Nel corso della seconda guerra mondiale fu corrispondente della Pravda per il fronte del sudovest documentando la difesa di Stalingrado, la liberazione dell’Ucraina, della Romania, Ungheria, Polonia e la caduta di


Berlino e al termine della guerra, Riumkin lavorò per la Pravda e per Ogonyok e Kolos. Nel 1936 Mikhail Grachev (1913) iniziò a lavorare per l’Izvestjia seguendo per suo conto la costruzione del canale Fergana e realizzando anche servizi sull’industrializzazione del Paese. Nel corso della seconda guerra mondiale Grachev diresse il laboratorio fotografico delle Izvestjia e lavorò anche come corrispondente della Vechernaia Moskva seguendo in particolare le battaglie di Kalinskii e le battaglie del Caucaso, la vittoria di Leningrado e la difesa di Mosca.

La grande guerra patriottica La terza fase nella storia della fotografia russa riguardò la grande guerra patriottica che portò l’Unione Sovietica, aggredita dai nazifascisti, a vincere la guerra pagando anche un prezzo durissimo in vite umane; l’immagine realizzata da Chaldeij al soldato russo che issa la bandiera sulle rovine del Reichstag a Berlino ne fu l’immagine simbolo. Piotr Vershigora (Severinovka, ora Moldavia, 1905 - Mosca, 1963) partecipò attivamente al movimento partigiano fino a diventare Maggiore Generale nel 1944 ed Eroe dell’Unione Sovietica. Tra il 1925 e il 1927 fece il servizio militare e dopo il 1929 studiò all’Istituto di Musica e Teatro di Odessa e fu attore e regista del Kiev Film Studio tra il 1938 e il 1941. Nel 1915 la famiglia di Dimitri Nikolajevic Baltermans (Varsavia,1912 - Mosca, 1990) si stabilì a Mosca dopo il divorzio dei genitori e il nuovo matrimonio di sua madre e, costretto ad aiutare la famiglia lavorò come aiuto negoziante, quindi assistente di un architetto, addetto alla proiezione di films e compositore nella tipografia delle Izvestia. Tra il 1935 e il 1939 studiò alla Facoltà di meccanica e di matematica dell’Università di Mosca e nel 1939 divenne ufficiale dell’Armata Rossa e corrispondente freelance delle Izvestia e poi fotoreporter dell’Armata Rossa, lavorando anche per le Izvestia e Na Razgrom Varaga tra il 1941 e il 1945, presente in prima linea e nelle trincee con i soldati russi. Baltermans toccò tutti i generi di fotografia e nel dopoguerra lavorò per Ogoniok fino al 1990, presentando nelle pagine di questa rivista con le sue fotografie la vita economica e politica del Paese, da Stalin a Eltsin. Alla fine degli anni ’60 venne riconosciuta la sua bravura su scala internazionale e sue fotografie furono pubblicate su Stern, Time - Life, Paris - Match11. A tredici anni Evgenij Chaldej (Jùzofka, oggi

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Yury Eremin (1881 - 1948) Studio, anni ’20 Collection of the Russian Union of Art Photographers

Doneck, 1917 - Mosca, 1997) si costruì la sua prima macchina fotografica e poi nel 1933 girò nei villaggi con la Brigata culturale dei trebbiatori e le sue fotografie furono pubblicate sui giornali locali. Nel 1933 si stabilì a Mosca ed iniziò a lavorare per la Tass documentando negli anni che seguirono tutti gli eventi più importanti della IIa guerra mondiale fino all’avanzata sovietica su Budapest, Vienna, Belgrado e Berlino facendo anche amicizia con Bob Capa che in occasione del processo di Norimberga gli regalò una macchina fotografica. Nel dopoguerra realizzò servizi all’interno dell’allora Unione Sovietica e dal 1955 al 1959 lavorò per l’Associazione d’Amicizia con i popoli dei Paesi Esteri fotografando delegazioni e manifestazioni sportive12. Nel 1923 Anatoliy Egorov (1907 - 1986) iniziò a fotografare e nel 1929 divenne fotografo del quotidiano Rabochaya Moskva


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(Working Moscow). Prima della seconda guerra mondiale viaggiò attraverso l’Unione Sovietica e divenne anche amico dei famosi aviatori Chkalov, Gromov e Kokkinaki. Nel corso della guerra, fu corrispondente per Vo Slavu Rodiny (In Glorification of the Native land) e per Isvestiya. Dal 1944 lavorò per il quotidiano Frontovye Illustracii (The Front-line Illustrations e nel dopoguerra lavorò per i quotidiani Illyustrirovannaya Gazeta (The Illustrated Newspaper), Krasnaya Zvezda (The Red Star), Isvestiya (The News), Sovetskaya Rossiya (The Soviet Russia). Anche Galina Sankova (1904 - 1983) dopo il lavoro per il giornale del sindacato, che le diede l’opportunità di vedere i luoghi più remoti della Russia, viaggiò nelle regioni polari sul rompighiaccio Krasin e fino alla Kamchatka, fotografando gli esquimesi nel loro ambiente naturale. Divenne fotografa dopo gli anni ’30 ma all’inizio della guerra era infermiera e quindi autista e meccanica, ma poi andò al fronte per la rivista Frontoraja Illustracya (Il Fronte Illustrato). Galina Sankova, con Natasha Bode, la sorella di Boris Elizaveta Ignatovich (1903 - 1983), Olga Lander e Yelzaveta Mikulina fu tra le cinque fotoreporter dell’Armata Rossa nella seconda guerra mondiale. Come Robert Capa, Olga Aleksandrovna Lander (1909 - 1996), costruì la sua reputazione con le sue fotografie di guerra ma nel suo caso si fece carico del peso di lavorare in una cultura come quella sovietica che semplicemente non concepiva una donna impegnata al fronte; difatti le fotografie pubblicate venivano firmate O. Lander e quando apparve all’inizio del 1944 il suo nome interamente molti lettori si sentirono mortificati e fu la stessa fotografa ad accorgersi di aver ignorato i pregiudizi sul suo ruolo. Gran patriota, Robert Diament (Kiev, 1907 - 1987) fu corrispondente di guerra nella marina sovietica e ricevette molte onorificenze per i suoi atti di coraggio. Il suo lavoro rappresentò uno spaccato della società sovietica dagli anni ’30 agli anni ’80. Naum Samoilovich Granovskiy (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1910 - 1984) si dedicò particolarmente a fotografare Mosca e i suoi cambiamenti, e fra il 1941 e il 1945 lavorò come corrispondente di guerra per la difesa aerea di Mosca e per il quotidiano Trevoga; la sua documentazione venne raccolta dal Museo Centrale delle Forze Armate. Dedicatosi al giornalismo Anatolij Garanin (Mosca, 1912 - 1989) durante la seconda guerra mondiale fece il fotoreporter al fronte per Frontavaïa Illustratzia, realizzando fotografie talmente pregnanti da essere rimaste nell’immaginario collettivo. Corrispondente dal 1950 della rivista Soviet Union, divenne poi il fotografo personale di Nikita

Chrüščev e lavorò anche per quella che era la sua vera passione: la fotografia di scena, realizzata nei teatri moscoviti. A Kazan, Arcadi Vassilievič Chičkin (Kularka, 1899 - 1985) apprese il mestiere di fotografo e, dopo un periodo di lavoro a Pietrogrado, aprì un proprio studio a Ekaterinburg all’inizio del 1917. Volontario nell’Armata Rossa durante la guerra civile, al ritorno lavorò come giornalista per alcuni giornali a Kukarka, e le sue fotografie attirarono l’attenzione della rivista Krestianskaïa che le pubblicò e lo assunse e là divenne nel 1925 e fino al 1939 capo - reporter. Quando iniziò la seconda guerra mondiale, Michail Trakhman (Mosca, 1918 - 1976) era corrispondente speciale per l’agenzia Tass ma poi fotografò per il servizio sovietico dell’informazione. Fotografò i diversi fronti, portandosi fino presso le linee nemiche e nel dopoguerra lavorò per la Literaturnaya Gazeta per molti anni ma dedicandosi anche con passione alla realizzazione di libri fotografici sull’epopea della Grande Guerra patriottica13. Tra il 1940 e il 1942, Vasily Pavlovich Kunyaev (1922 - 2004) prese parte alla guerra nel fronte Sud e nel 1961 divenne foto corrispondente collaborando con Krasnaya Zvezda e quindi con Aviation and Cosmonautics. Kunyaev fu uno dei più eminenti fotografi nel campo dell’aviazione e nel corso della guerra documentò tutti i tipi di aereo, avendo anche abilità verso i rischi, fertile immaginazione e intuizione artistica, anche quando realizzava i propri autoritratti in volo. Infine anche Evgeniy Umnov (1919 - 1975) e Mikhail Savin (1915 - 2006) documentarono le fasi finali della guerra proseguendo poi la loro attività nel fotogiornalismo.


Note

Vedi: Lubov Ryzhakova, in La photographie Pictorialiste en Europe, op. cit., pag. 223. Vedi anche: Grigory Shudakov, Olga Suslova, and Lilya Ukhtomskaya, Pioneers of Soviet Photography, London - Thames and Hudson, 1983. 2 compresi servizi fotografici e resoconti che l’italiano Luigi Barzini trasmise al Corriere della Sera dando così inizio al fotogiornalismo italiano. 3 Intorno al LEF (Levyi Front Iskusstv), il Fronte di sinistra delle arti vi furono Dziga Vertov (1896 - 1954), Sergej Eisenstein (1898 - 1948), Boris Pasternak (1890 - 1960), Rodchenkho, la moglie di Rodchenkho, la pittrice Varvara Stepanova (1894 - 1958) disegnatrice per la prima fabbrica tessile di stato, creatrice di manifesti e scenografie teatrali e insegnante al Vchutemas, il marito di Lili Brik (che da parte sua amava Majakovskij) Osip Maximovic Brick (1888 - 1945) uno dei fondatori della teoria del linguaggio poetico insieme a Roman Jakobson, quindi Sergej Tretjakov (1892 - 1939) maestro e amico di Berthold Brecht, il poeta Nikolay Aseev e Vladimir Majakovskij (1893 - 1930). 4 Boris Ignatowitsch, Galerie Alex Lachmann, Colonia, 1994; Grigory Shudakov, Pioneers of Soviet Photography, Thames and Hudson Inc., New York, 1983; 20 Sowjetishe Photographen, 1917-1940, Fiolet & Draaijer Interphoto v.o.f., 1990, Amsterdam 5 Boris Ignatovich, Photography 1927 - 1963, Moscow House of Photography, 2002 6 Gustav Klutsis 1895-1944, a cura di Bowlt, John E. Galerie Gmurzynska, Colonia,1988; Gustav Klutsis: Retrospektive, a cura di Hubertus Gassner e Roland Nachtigller, G. Hatje, Stoccarda, 1991 7 A Pageant of Youth, State Art Publishers, 1939; Soviet Aviation, di Alexander Rodchenko, State Art Publishers, Mosca, 1939; Rodchenko and the arts of revolutionary Russia, a cura di David Elliott, Pantheon Books, New York, 1979; Alexandr Rodcenko (I Grandi Fotografi, Serie Argento) Romeo Martinez, Bryn; Campbell, Gianni, Rizzoni, Gruppo Editoriale Fabbri, 1983; Alexander Rodchenko Works On Paper 1914-1920, 1991; Alexander Rodchenko: photography 1924-1954, a cura di Alexander Lavrentiev. Konemann, Colonia, 1995; Struggle for Utopia: Rodchenko, Lissitzky, Moholy-Nagy, 1917-1946, University Of Chicago Press, 1998; The Russian Avant-Garde Book 1910-1934 di Jared Ash, Nina Gurianova, Gerald Janecek, e Margit Rowell, The Museum of Modern Art, New York, 2002; Alexander Rodchenko: Painting, Drawing, Collage, Design, Photography di Aleksandr Lavrent’ev, Magdalena Dabrowski, Peter Galassi, and Glenn Lowry, The Museum of Modern Art, New York, 2002; Alexander Rodchenko: Spatial Constructions, Catalogue Raisonné of Sculptures a cura di Selim KhanMagomedow, Alexander Lawrentjew, Warwara Stepanowa, Hatje Cantz Publishers, 2002; Alexander Rodchenko: Inventory of Space di Alexander Rodchenko e Peter Noever, Walther Konig; Mul edition, 2006; Alexander Rodchenko: Experiments for the Future: Diaries, Essays, Letters, and Other Writings di Alexander; Lavrentiev, Alexander N., Gambrell, Jamey, Museum of Modern Art, 2005; 1

The Russian Experiment in Art 1863-1922, a cura di Camilla Gray, rivisitata da Marian Burleigh-Motley, Thames and Hudson, Ltd., London, Harvard University Art Museums, 1962, 1986; El Lissitzky, 1890-1941, Sprengel Museum Hanover e Staatlice Galerie Moritzburg Halle, Harvard College, 1987; El Lissitzky: Life, Letters, Texts, a cura di Sophie Lissitzky-Küppers, traduzione di Helene Aldwinckle e Mary Whittall, New York, 1980; More About 2 Squares, a cura di Patricia Railing, MIT Press edition, 1991; Russia: An Architecture for World Revolution, The Massachusetts Institute of Technology, 1970; El Lissitzky, 1890-1941, a cura di Frank Lubbers, Thames & Hudson,1991; The Struggle for Utopia: Rodchenko, Lissitzky, MoholyNagy, 1917-1946, a cura di Victor Margolin, University of Chicago Press, 1997 9 Vedi: Pionieri della fotografia sovietica 1917 – 1940, a cura di Grigorij Chudakov, Idea Books 10 Photo Manifesto: Contemporary Photography in the USSR. Stewart, a cura di Walker, Ursitti e McGinnis. Tabori and Chang, New York, 1991; 20 Soviet Photographers 1917-1940, a cura di Grigorij Chudakov, Fiolet & Draaijer Interphoto, Amsterdam, 1990; The Utopian Dream: Photography in Soviet Russia 1918-1939, Laurence Miller Gallery, New York, 1992. 11 Olga Sviblova, Dmitri Baltermants, L’Edition du Musée Maison de la Photographie, Moscou, 2005, pag. 5 12 Evgenij Chaldej, un grande fotografo di guerra, a cura di Marina Rossi, Solares, 2006 13 Tra i libri realizzati, Velikaia Otechestvennaia Voina, 1941-1945: V Fotografiiakh I Kinodokumentakh, V Piati Tomakh di Mikhail Trakhman, P. A. Kurochkin, N. M. Afansaev, V. V. Kazarinov, Nikolai Denisov, B. V. Panov per Hardcover, Planeta; Diesseits, Jenseits Der Front: Michail Trachman, Kriegsfotografie 1941-1945 = Po Odnu I Druguiu Storonu Fronta Mikhail Trakhman, Voennaia Fotografiia 1941-1945 a cura di Margot Blank, Mikhail Trakhman, Deutsch-Russisches Museum Berlin-Karlshorst per Hardcover, Espresso; Olelkezok: Moszkva es Budapest Versekben es Kepekben a cura di Karoly Gink, Gabor Garai, Mikhail Trakhman per Hardcover, Kozmosz Konyvek; Diesseits, Jenseits Der Front: Michail Trachman, Kriegsfotografie 1941-1945 = Po Odnu I Druguiu Storonu Fronta Mikhail Trakhman, Voennaia Fotografiia 1941-1945, di Margot Blank, Mikhail Trakhman, Deutsch-Russisches Museum Berlin-Karlshorst Softcover, Espresso. 8

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Arte e Propaganda nella fotografia sovietica degli anni 1920 - 1940


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Ragazza con una sigaretta, Mosca, anni ’20 Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Ritratto femminile, Mosca anni ’20 Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Nudo, Mosca, 1924 Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Gioia, Mosca, 1923 Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Film-eye. Manifesto per il cinegiornale di Dziga Vertov, 1924. Private collection


Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Libri. Manifesto per il dipartimento di GosIzdat (casa editrice statale) di Leningrado, 1924. Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Manovre dell’Armata Rossa, 1924 Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Ritratto della madre, 1924 Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Il poeta Vladimir Majakovsky, 1924 Private collection


Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Atlete nella Piazza Rossa, Mosca, settembre 1924 Foto Soyuz Archives


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Semen Fridlyand (1905 - 1964) Lavandaia, Mosca, 1923 Foto Soyuz Archives Arkady Shaikhet (1898 - 1959) La prima lampadina nel paese di Botino, 1925. Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Uscita antincendio. Dalla serie “Casa su via Miasnitskaya�, Mosca, 1925. Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Copertina della sezione sovietica del catalogo della mostra Parigi, 1925. Private collection


El Lissitskij (1890 - 1941) Composizione, s.d. - Collezione privata, Trieste Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Dalla serie “Gli Sportivi�, s.d. - Collezione privata, Trieste


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Studio, Mosca, anni ’20 Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Ritratto del regista Sergey Eisenstein, Mosca, 1926 Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Banda di ottoni. Mosca, Piazza Rossa, 1926. Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Piazza Pushkin. Venditrice di sigarette, Mosca, 1926. Private collection


Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Il poeta Nikolay Aseev, 1927. Private collection


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Il Commissario del popolo Semen Budenny nella Piazza Rossa, Mosca, 1927 Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Coltivazioni. Il paese di Kolomenskoye, 1927 Foto Soyuz Archives


Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Esercizi mattutini, Mosca, 1927. Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Parata militare nella Piazza Rossa, Mosca, 1927. Foto Soyuz Archives Alexander Grinberg (1885 - 1979) L’Arte del Movimento, Studio di Vera Maya, Mosca 1928. Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) L’Arte del Movimento, Studio di Vera Maya, Mosca 1928. Foto Soyuz Archives


Alexander Grinberg (1885 - 1979) L’Arte del Movimento, Studio di Vera Maya, Mosca 1928. Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Studio. Dalla serie L’Arte del Movimento, Mosca, anni ’20 Foto Soyuz Archives


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Alexander Grinberg (1885 - 1979) Studio. Dalla serie L’Arte del Movimento, Mosca, anni ’20. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Soldati dell’Armata Rossa sciano, 1928 Foto Soyuz Archives Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Costruzione dell’ufficio del telegrafo di Mosca. La sfera, Mosca, 1928. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Uzbeco sotto “un sole nuovo”. Centro sanitario in Uzbekistan, 1928 Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Pranzo in una comune, Mosca, 1928. Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Carpentieri, 1928 Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Distribuzione statale del grano, 1929. Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) L’operaio con un’asse, 1929 Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Giovane comunista alla ruota di una macchina, cartiera Balakhna, 1929. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Il kolkhoz ebreo “Buharaindorf”. Trattori nel campo, Ucraina, 1929 Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Ingranaggi, 1929 - Collection of the Russian Union of Art Photographers


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Serbatoio d’acqua sopraelevato, 1929 Private collection


Alexander Rodchenko (1891 - 1956) MOGES- centrale elettrica di Mosca, 1929. Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Innovativo trombettista, 1930. Private collection


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Caffetteria, Mosca, 1930 Foto Soyuz Archives


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Elizaveta Ignatovich (1903 - 1983) Madonna uzbeka, anni ’30 Foto Soyuz Archives


Sergey Strunnikov (1907 - 1944) Il ponte sul fiume Volga, 1937. Foto Soyuz Archives


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Elizaveta Ignatovich (1903 - 1983) Ritratto di una dipendente in un negozio di cioccolato, Mosca, 1935. Foto Soyuz Archives


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Georgiy Petrusov (1903 - 1971) Marinaio della Marina Russa, anni ’30. Foto Soyuz Archives


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Boris Kudoyarov (1898 - 1974) Ritratto di donna del Kazakihstan, anni ’30 Foto Soyuz Archives


Mikhail Ozerskiy (1898 - 1968) Lo scrittore sovietico Maxim Gorky saluta lo scrittore francese Romain Rolland e sua moglie, Mosca, 1935. Foto Soyuz Archives


Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Il cuoco, 1930. Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Leva. Fabbrica “Dynamo”. Mosca, 1930. Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) La cattedrale di Sant’Isacco a Leningrado, 1931. Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Hermitage. Leningrado, 1931. Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Manifestazione del 1 maggio, Mosca, 1932. Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Doccia, Mosca, 1932 Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Giovent첫, 1932 Foto Soyuz Archives


Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Lancio del peso, 1932. Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Pranzo. 1932 - Private collection


Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Esercizi ginnici, 1932. Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Manifestazione, 1932 Private collection


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Parata di sportivi nella Piazza Rossa, Mosca, 1932. Private collection


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Sergey Strunnikov (1907 - 1944) Importante documento, anni ’30. Foto Soyuz Archives


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Moisey Nappelbaum (1869 - 1958) Ritratto di Michael Kalinin, anni ’30 Collection of the Russian Union of Art Photographers


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Sergey Yvanov - Alliluev, (1891 - 1979) Ritratto della moglie, Mosca, 1937 Foto Soyuz Archives Sergey Yvanov - Alliluev, (1891 - 1979) Ritratto del fotografo Yuri Eremin Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Linea del tram. Piazza del teatro, Mosca, 1932. Collection of the Russian Union of Art Photographers


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Monumento ad Alexander Pushkin, Mosca, 1932 Private collection


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Boris Ignatovich (1899-1976) Scale di un edificio per studenti, Mosca, 1933 Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Costruzione di una chiusa. Dalla serie sulla costruzione del canale Belomoro-Baltijsky, 1933. Private collection


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Ivan Shagin (1904 - 1982) Nuovo raccolto, 1933. Foto Soyuz Archives


Eugeny Khaldei (1917 - 1997) Ritratto di un operaio, cittĂ di Stalino (Donbass), 1934. Foto Soyuz Archives


Ivan Shagin (1904 - 1982) Leader innovativo, 1934. Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) I moscoviti accolgono i membri della spedizione artica Cheluskin, Mosca, 1934. Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Il lavoratore nelle miniere di carbone Nikita Izotov, 1934 Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Costruzione della stella rossa al Kremlino, Mosca, 1935 Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) MaternitĂ felice, Russia, 1935 Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Torneo di scacchi, 1935. Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Costruzione della Metropolitana di Mosca, 1935 Foto Soyuz Archives


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Georgy Lipskerov (1896 - 1977) Lancio con il paracadute, 1935 Foto Soyuz Archives


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Sportivi della Dynamo sulla Piazza Rossa, Mosca, 1935 - Collection of the Russian Union of Art Photographers


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Alexander Rodchenko (1891 - 1956) Esercizi alle parallele, 1936 Private collection


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Max Alpert (1899 - 1980) Ragazza Dzhigit, 1936 Foto Soyuz Archives


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Ivan Shagin (1904 - 1982) Giuseppe Stalin e membri del Governo sovietico ad una parata dell’Aviazione. L’ufficiale a sinistra con il volto cancellato fu soggetto alla repressione, 1936. Foto Soyuz Archives.


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Ivan Shagin (1904 - 1982) Dirigibile USSR - B6, Mosca, 1936. Foto Soyuz Archives


Ivan Shagin (1904 - 1982) Armi. La Flotta del Pacifico, 1936. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Stazione ferroviaria Kievsky, Mosca, 1936 Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Altoforno, 1937. Foto Soyuz Archives


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Emmanuil Evzerikhin (1911 - 1984) Scultura, “La ragazza con il remo”, Parco Gorky, Mosca, anni ’30. Foto Soyuz Archives


Emmanuil Evzerikhin (1911 - 1984) Protezione anti-gas in uno studio di progettazione, Mosca, fine anni ’30. Foto Soyuz Archives


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Emmanuil Evzerikhin (1911 - 1984) Un tram, Mosca d’inverno, anni ’30 Foto Soyuz Archives


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Michael Prekhner (1911 - 1941) Spalatura del grano, anni ’30 Foto Soyuz Archives


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Michael Prekhner (1911 - 1941) Dalla serie Nuova Architettura Sovietica. Edificio del Ministero dell’Agricoltura, Mosca, anni ’30. Foto Soyuz Archives


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Michael Prekhner (1911 - 1941) Dalla serie Nuova Architettura Sovietica. Edificio del Ministero dell’Agricoltura, Mosca, anni ’30. Foto Soyuz Archives


Michael Prekhner (1911 - 1941) Dalla serie Nuova Architettura Sovietica. Scatti dall’alto, Mosca, anni ‘30. Foto Soyuz Archives


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Michael Prekhner (1911 - 1941) Una ragazza e un’automobile, Mosca, anni ’30 Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) L’aviatrice sovietica Polina Osipenko, Mosca, 1936. Foto Soyuz Archives


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Boris Ignatovich (1899 - 1976) Ritratto di una donna cosacca, 1936 Foto Soyuz Archives


Boris Ignatovich (1899 - 1976) Giovent첫, Mosca, 1937 Foto Soyuz Archives


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Alexander Ustinov (1909 - 1995) Il Presidente del Soviet Supremo Michael Kalinin si incontra con i comandanti dell’Armata Rossa. Furono tutti soggetti alla repressione, Mosca, 1937 Foto Soyuz Archives


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Georgy Lipskerov (1896 - 1977) Parata sportiva. 15째 anniversario di Buryat-Mongolia, 1938 Foto Soyuz Archives


Anatoly Egorov (1907-1986) I moscoviti danno il benvenuto agli aviatori dell’Artico Iliya Mazuruk e Fabio Farikh, Mosca, aprile 1938. Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Parata sportiva sulla piazza centrale della mostra sull’agricoltura, Mosca, 1939. Foto Soyuz Archives Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Treno Espresso, 1939. Foto Soyuz Archives


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Emmanuil Evzerikhin (1911 - 1984) Parata militare, Mosca, 1940. Foto Soyuz Archives


Anatoly Egorov (1907 - 1986) Parata sportiva, Piazza Rossa, Mosca, 1940. Foto Soyuz Archives


Georgy Petrusov (1903 - 1971) Aerei sopra alla Piazza Rossa, Mosca, 1940. Foto Soyuz Archives


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Georgy Petrusov (1903 - 1971) Parata militare sulla Piazza Rossa, Mosca, 1940 Foto Soyuz Archives


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Alexander Ustinov (1909 - 1995) La difesa di Mosca. I moscoviti scavano fosse anticarro, ottobre 1941. Foto Soyuz Archives


Michael Trakhman (1918 - 1976) Una madre dice addio a suo figlio, regione di Pskov, 1941. Foto Soyuz Archives


Alexander Ustinov (1909 - 1995) Aerei da combattimento. Reggimento di caccia, 1941. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Treno blindato. La difesa di Mosca, 1941. Foto Soyuz Archives


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Arkady Shaikhet (1898 - 1959) La difesa di Mosca, addestramento reclute, Mosca, 1941. Foto Soyuz Archives


Alexander Ustinov (1909 - 1995) Cavalleria, 1942. Foto Soyuz Archives


Michael Trakhman (1918 - 1976) Missione militare, 1942. Foto Soyuz Archives


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Michael Trakhman (1918 - 1976) Giovane partigiana, 1942. Foto Soyuz Archives


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Michael Trakhman (1918 - 1976) Partigiani attraversano il fiume, 1942. Foto Soyuz Archives


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Michael Trakhman (1918 - 1976) Durante l’assedio di Leningrado, 1942 Foto Soyuz Archives


Alexander Ustinov (1909 - 1995) Fanteria, 1943. Foto Soyuz Archives


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Georgy Lipskerov (1896 - 1977) Strade della Guerra, 1943. Foto Soyuz Archives


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Michael Savin (1915 - 2006) Villaggio liberato nella regione di Orel, luglio 1943. Foto Soyuz Archives


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Emmanuil Evzerikhin (1911 - 1984) Battersi a oltranza! 1943 Foto Soyuz Archives


Arkady Shaikhet (1898 - 1959) Campo di battaglia, Stalingrado, 1943. Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Battaglia di Kursk. Carri armati, 1943 Foto Soyuz Archives


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Mark Markov-Grinberg (1907 - 2006) Prigionieri di Guerra tedeschi vicino alla cittĂ di Bobruisk, Bielorussia, 1944. Foto Soyuz Archives


Michael Savin (1915 - 2006) Liberazione di Vitebsk, 26 giugno 1944. Foto Soyuz Archives


Eugeny Umnov (1919 - 1975) Prigionieri di Guerra tedeschi a Mosca, 17 luglio 1944. Foto Soyuz Archives


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Eugeny Umnov (1919 - 1975) Pulizia delle strade dopo il passaggio dei prigionieri di Guerra tedeschi, Mosca, 17 luglio 1944. Foto Soyuz Archives


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Eugeny Khaldei (1917 - 1997) Sebastopoli liberata, maggio 1944. Foto Soyuz Archives


Eugeny Khaldei (1917 - 1997) La bandiera sovietica sul Reichstag, Berlino, 2 maggio 1945. Foto Soyuz Archives



Finito di stampare nel mese di giugno 2009 Grafiche Tielle, Sequals, Pordenone, Italy



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