Procedure di valutazione ambientale strategica

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REPORT | SNPA 25/2021

La strategia per la biodiversità (“Riportare la natura nella nostra vita”), adottata il 20 maggio 2020, prevede in particolare gli elementi seguenti: - di portare al 30% (dall’attuale 26%) la superficie terrestre dell’UE in aree protette; di queste un terzo dovrebbero diventare rigorosamente protette; - un aggiornamento della strategia tematica dell’UE per il suolo nel 2021 per affrontare la questione del suolo in modo organico e contribuire a onorare gli impegni unionali e internazionali intesi a raggiungere la neutralità in termini di degrado del suolo; - previa valutazione d'impatto, la Commissione proporrà nel 2021 l'introduzione nell’UE di obiettivi di ripristino della natura giuridicamente vincolanti al fine di ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli potenzialmente più in grado di catturare e stoccare il carbonio nonché di prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali; - nell’ambito del programma di ricerca UE Orizzonte Europa, una missione nel settore "Prodotti alimentari e salute del suolo" è intesa a sviluppare soluzioni per ripristinare l’integrità e le funzioni del suolo; - il programma di lavoro 2021-2027 del Joint Research Centre della Commissione Europea ha incluso la creazione dell’Osservatorio Europeo per il Suolo. A livello nazionale lo strumento per la messa a sistema dell’attuazione dell’Agenda 2030 è rappresentato dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentata al Consiglio dei Ministri a ottobre 2017 (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2017) e approvata dal CIPE a dicembre dello stesso anno. La SNSvS 2017-2030 si configura, anche alla luce dei cambiamenti intervenuti a seguito della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni,oggi, unitamente al Piano per la ripresa e la resilienza in corso di definizione, come lo strumento principale per la creazione di un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali causa di crisi locali, come, ad esempio, la perdita di biodiversità, la modificazione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbonio, azoto, fosforo) e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo. Si rammenta che nella Strategia al fine di garantire

la gestione sostenibile delle risorse naturali (scelta II) “Arrestare il consumo del suolo e la desertificazione” è stato individuato come uno degli obiettivi strategici (obiettivo II.2) che, quindi, potrebbe essere anticipato al 2030. Per il raggiungimento di questo obiettivo nel nostro Paese, così come di quello europeo relativo al 2050, sono evidentemente necessari atti normativi efficaci che possano indirizzare le politiche di governo e le azioni di trasformazione del territorio verso un rapido contenimento del consumo di suolo agricolo o naturale. Come in Europa, tuttavia, pesa l’assenza di una Direttiva quadro sul suolo, e si attende l’uscita della preannunciata Strategia tematica nell’ambito della Strategia europea per la Biodiversità, anche in Italia il Parlamento, nonostante i tentativi, non ha ad oggi approvato una legge nazionale che abbia l’obiettivo di proteggere il suolo dall’uso indiscriminato e dalla sua progressiva artificializzazione. Una valutazione degli scenari di trasformazione del territorio italiano, nel caso in cui la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale anche nei prossimi anni, porta a stimare il nuovo consumo di suolo in 1.556 km2 tra il 2020 e il 2050. Se invece si dovesse tornare alla velocità massima registrata negli anni 2000, si arriverebbe quasi a 8.000 km2. Nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di 721 km2 prima dell’azzeramento al 2050. Sono tutti valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle attuali previsioni demografiche, imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo. Ciò significa che, a partire dal 2030, la “sostenibilità” dello sviluppo richiederebbe un aumento netto delle aree naturali di 316 km2 o addirittura di 971 km2 che andrebbero recuperati nel caso in cui si volesse assicurare la “sostenibilità” dello sviluppo già a partire dal 2020. 1.2. QUADRO DELLE NORMATIVE REGIONALI In assenza di una normativa di livello nazionale, il quadro della normativa regionale risulta piuttosto eterogeneo, 13


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