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Il ricordo: Arrigo addio

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Arrigo addio!

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Ci ha lasciati il nostro socio e maestro d’ascia Arrigo Petronio. Ci piace ricordarlo alla STV nel giorno della presentazione della sua biografia, il 21 giugno del 2017. Biografia scritta da Flavia Segnan dal titolo “Arrigo Petronio dottor in segadura”. Era raggiante e commosso di avere intorno a sé tanti soci, amici e appassionati della sua arte, quell’arte marinara che gli ha consentito di creare tante imbarcazioni belle e competitive. Riproponiamo il resoconto di quella serata, che in questo frangente ha il sapore di un omaggio e di un caro ricordo. Buon vento caro Arrigo da tutti i soci della STV !

Nel primo giorno d’estate un folto pubblico al limite della capienza della nostra sala composto da amici di una vita, soci, armatori ed estimatori hanno festeggiato la presentazione della biografia di Arrigo Petronio maestro d’ascia e nostro socio. Il libro, Arrigo Petronio – dotor in segadura curato da Flavia Segnan per le Edizioni Luglio, ripercorre l’intera carriera di Arrigo Petronio partendo dall’infanzia a Pirano negli anni trenta, il lavoro nelle saline, il primo impiego al Cantiere San Giusto di San Bernardino.

La biografia ha un taglio e un respiro particolarmente interessanti grazie alla sensibilità dell’autrice che – come lei stessa ha dichiarato – non sapeva nulla di barche e di cantieri prima di incontrare Arrigo Petronio. Flavia Segnan è riuscita ad instaurare con lui un dialogo intimo e a trasporre in scrittura i suoi racconti di vita famigliare, i difficili e costruttivi anni a Pirano, l’esperienza del duro lavoro nelle saline sulle orme di nonno Menego e poi nel cantiere San Giusto, che gli avrebbe tracciato e segnato il destino. Arrigo lascia le saline quando gli arriva la notizia che al nuovo stabilimento di costruzioni navali San Giusto a San Bernardino di Pirano stanno cercando ragazzi apprendisti.

Narciso Orel il capocantiere visto il fisico mingherlino non vuole prenderlo, ma proprio grazie al suo passato nelle saline e alle mani segnate dal duro lavoro viene convinto ad assumerlo il 18 febbraio del 1943. Sempre Narciso Orel lo pungolerà alcuni anni più tardi a costruire la sua prima barca: un beccaccino. Si uniranno all’avventura Fausto Radivo e Giovanni Muiersan.

Nella soffitta del nonno, dopo aver divellato tutte le tavole del pavimento, Arrigo disegna a grandezza naturale il progetto del beccaccino e con il legno procurato da Orel realizza la su prima barca, il Pirata. Visto l’ottimo lavoro il sig. Pertot proprietario del cantiere regalerà a ciascuno dei tre compagni una vela Zadro, che Arrigo andrà a ritirare in Androna Campo Marzio a Trieste. Commoventi le pagine in cui Flavia Segnan ci riporta al momento del varo del Pirata nell’aprile del ’47.

Tutta la riva gremita dalla gente di Pirano, ma soprattutto la presenza della mamma di Arrigo che gli porta in dono un mazzo di fiori, che Arrigo impacciato butta velocemente sotto coperta non conoscendo

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ancora le usanze marinaresche. Da quel giorno, per omaggiare quel gesto materno, tutte le barche che varerà avranno sempre un mazzo di fiori a prua e la benedizione. Il Pirata partecipa subito alla sua prima regata la Settembrina classificandosi al settimo posto e Arrigo riceve la prima offerta di vendita. Incredulo incassa ottantamila lire, un successo!

Nel corso della presentazione il nostro Niki Orciuolo ha dialogato con Arrigo Petronio che non si è fatto pregare e ci ha regalato aneddoti e tante storie degne di una vita romanzesca.

Gli anni difficili del “ribalton”, il trasferimento a Trieste nel 1948, gli anni di navigazione intorno al mondo e le numerose collaborazioni con vari cantieri triestini in particolare con Craglietto e Pecarich che diverrà suo socio nel cantiere in Androna Santa Tecla, fino alla fondazione della sua ditta di carpenteria navale nel 1984 e il passaggio del testimone al figlio nel 1990.

Ma i ricordi più vivi sono soprattutto quelli del cantiere di Androna Santa Tecla, momenti avventurosi e ricchi di soddisfazioni. Le peripezie e le soluzioni ingegnose per far uscire le barche dal cantiere, spesso troppo larghe o troppo alte per passare attraverso i muri. Tanti tra i presenti in sala hanno sorriso annuendo per essere stati testimoni di molti di quegli episodi.

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Arrigo ancora si meravigliava che in quel cantiere siano passati i nomi più prestigiosi dello yachting internazionale. Armatori e progettisti tra i più titolati: Giorgio Falck, Sparkman&Stephen, Carlo Sciarrelli, Claudio Colonna, Dick Carter, Riccardo Pergolis, Studio Sciomachen, Nicolò Ferro. E il suo più amato progettista Andrea Vallicelli. Ha ricordato che nell’edizione del 1976 della Barcolana le sue imbarcazioni il Balanzone, il Raguseo e l’Histria sono giunte ai primi tre posti assoluti, mentre nel ’79 l’Histria, il Gargantua e il Manua si contesero, tra le venti barche italiane partecipanti, un posto per l’Admiral’s Cup.

Tante le barche di legno che ha contribuito a realizzare o restaurare, yacht da diporto e da competizione: Astarte, il Sagittario, Sandra, uscite dalla matita di Carlo Sciarrelli, Guia II di Sparkman&Stefhens, El Raguseo, Ziggurat, Balanzone, Gargantua di German Frers, Roberta III, Janega, il Nibbio e tante altre.

Nel libro ritroviamo anche un regalo che Andrea Vallicelli ha voluto donare ad Arrigo: la trascrizione di un’intervista telefonica nel corso della quale il progettista ricorda come quegli anni per lui siano stati i più importanti sia per la sua formazione sia perché “c’era un fermento di idee progettuali straordinario nel settore delle imbarcazioni a vela da regata e da crociera che oggi non si registra più.

Una stagione ricca d’iniziative in cui avveniva il passaggio storico importante da una produzione tradizionalmente artigianale a una di serie, con processi di tipo semi-industriale, se non proprio industriale”. E poi arriva il complimento più grande dove Vallicelli fa un parallelismo in ambito musicale e paragona Petronio&Pecarich ai Guarnieri del Gesù, agli Stradivari.

Grazie al puntiglioso lavoro della Segnan possiamo ritrovare nella biografia le schede tecniche delle sue principali imbarcazioni arricchite da note e aneddoti. Come pure pagine di testimonianze di amici e consoci della Triestina della Vela che hanno voluto lasciare un ricordo o una frase poetica come Niki Orciuolo e Pino Bollis che ne tratteggia nella postfazione il lato “istriano”e generoso.

Per tutti quelli che non hanno potuto essere presenti consigliamo la lettura di questo racconto affascinante che vi condurrà a ripercorre pagine di storia intima e personale mentre incrociano le vicende storiche dal dopoguerra agli anni novanta.

La biografia di un uomo nato sul nostro mare e che al mare ha restituito barche bellissime realizzate con amore e perizia, vere e proprie signore del mare che possiamo ammirare ancora oggi in vari porti del Mediterraneo.

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