Portfolio.Sofia.Tonello

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P OR T F O LI O S ofi a . To n el l o


Sofia.Tonello soft.onello94@gmail.com +39 3493617681

Consegue il titolo di laurea Magistrale in Architettura per il Nuovo e l’Antico con il massimo dei voti e la lode nel marzo 2019 all’Università IUAV di Venezia. Ha partecipato in qualità di studente ai W.A.Ve Abroad 2018 presso la FADyP dell’Universidad de Rosario (AR) diretto dal prof. arch. Gustavo A. Carabajal iniziando un rapporto continuativo di interscambio a livello accademico che l’ha condotta a svolgere attività di toutoraggio in occasione del W.A.Ve Abroad 2019 presso lo IUAV. Tra le attività di ricerca finalizzate all’esperienza lavorativa ha nel maggio 2019 svolto attività di collaborazione con lo studio di Architettura GUILLERMO VAZQUEZ CONSUEGRA a Siviglia nel programma Erasmus+. Attualmente segue, in qualità di collaboratore alla didattica, il Laboratorio di progettazione 1 - elementi di progettazione architettonica diretto da prof. arch. Sandro Pittini presso lo IUAV di Venezia.

“Non v’è dubbio che non si da nuova architettura senza modificazioni dell’esistente [...] la questione che ci interessa discutere è se l’idea di modificazione non abbia assunto progressivamente un’importanza speciale come strumento concettuale che presiede alla progettazione dell’architettura [...] ci si potrebbe addirittura chiedere se non sia descrivibile un linguaggio della modificazione, o un insieme di linguaggi della modificazione [...]” - Vittorio Gregotti, Casabella 498/9, 1984

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MUSEO ARQUEOLOGICO ESTUDIO DE ARQUITECTURA GUILLERMO VAZQUEZ CONSUEGRA

Collaborazione alla redazione dei documenti del progetto preliminare per consegna intermedia progettista: arch. Guillermo Vazquez Consuegra gruppo di lavoro: arch. E. Sancho, arch. A. Bellotti, arch. S. Tonello, ing. V. Vigoni

L’Architetto Guillermo Vazquez Consuegra ha più volte dichiarato come lo scorrere del tempo sia “un fenómeno irrepetible e irrecuperable” e che per questo ogni azione progettante mai potrà portare il manufatto architettonico alle sue origini ma bensì trasformarlo in “testimonio de toda la Historia”. Così ogni edificio diventa monumento per la città. Inoltre ogni intervento sugli edifici storici si dovrebbe interrogare su come trasmettere il valore della storia, di cui il presente è solo una fase, e di come integrarlo in una città contemporanea. Il Museo Archeologico di Siviglia è un edificio che ha partecipato alle profonde mutazioni dei limiti della città già prima della famosa Esposizione Universale del 1929 ma che oggi si trova in condizioni di semi-abbandono. La vocazione di questo edificio è di convertirsi in un punto di incontro e relazione culturale del cittadino con la ricchezza culturale del passato del territorio. Il progetto prevede un nuovo allestimento dell’intero percorso museale e l’inserimento di nuovi elementi architettonici che permettono di superare la rigidità dell’architettura accademica Novecentesca superando, come suggerisce M. Cacciari, la mono-funzionalità “in modo creativo”.

intuizione progettuale arch. G.V.C. 4


piano delle coperture

piano sottotetto

piano primo

piano terra

piano semi-interrato

esploso progetto 5


sezione del nuovo corpo scale

pianta della scala al piano terra

Il sistema di risalita progettato si pone in linea con tutte le scelte progettuali dell’architetto. Si riconosce la volontà di continuità con i principi fondativi dell’architettura originaria in cui la simmetria e la regola geometrica sono gli elementi caratterizzanti. Così il corpo esterno progettato, pur dichiarando nei materiali e nel sistema costruttivo la sua modernità, si presenta perfettamente simmetrico se non nel suo contenuto interno in cui, in un’ala sono installate le scale con un sistema in acciaio e nell’altra un ascensore che permette l’accesso ad ogni piano.

piante vestibulo 6


a

b

c

d

e a. nuovo lucernario in vetro b. sistema di capriate metalliche esistente c. elemento di modulazione della luce in lame traslucide1,2 m d. nuovo ascensore simmetrico alla nuova scala e. nuovo sistema di risalita per la messa a norma dell’edificio

Il vestibulo è la stanza che accoglie il visitatore. Aníbal González la aveva progettata, nel 1911, come un’ampia sala che potesse, con la sua luminosità, accogliere i visitatori. Guillermo Vazquez Consuegra la rilegge secondo le necessità che ha oggi un museo e riesce a mantenere il principale significato della sala rendendola un attraversamento a tutte le quote dell’edificio e trasformando gli elementi architettonici inseriti in sculture, anch’esse in mostra in questo meraviglioso spazio di luce.

esploso vestibulo 7


DESDE LA CALLE ESTUDIO DE ARQUITECTURA GUILLERMO VAZQUEZ CONSUEGRA Concorso di progettazione per la messa in valore del giacimento archeologico dell’Arrabal Andaluso e dei giardini di San Esteban dati tecnici progettista: arch. Guillermo Vazquez Consuegra gruppo di lavoro: arch. A. Marletta, arch. S. Tonello, arch. E. Sava, arch. D. Quagliata, arch. P. Cristini

Le molteplici relazioni tra nuovo e antico interrogano la sensibilità dell’Architetto Guillermo Vazquez Consuegra in molte occasioni, in questo progetto si manifesta in un semplice enunciato: “DESDE LA CALLE”, ovvero “dalla strada”. Questo principio vuole essere il filo rosso di un progetto che mette in relazione il nuovo (il progetto) e l’antico (lo scavo archeologico) in modo che il tempo, autore della storia, sia sempre oggetto di riflessione per tutti, sia il visitatore che sceglie di scendere tra i vicoli, sia il cittadino che attraversa la piazza che copre le permanenze archeologiche. Il progetto si sviluppa su diversi livelli partendo da un’attenta analisi delle permanenze archeologiche e dei tracciati dell’antica città. Il progetto inoltre vuole porsi in continuità non solo con la storia più antica (narrata al livello del giacimento) ma anche con il ricordo dei Giardini del convento di San Esteban distrutti per effettuare le indagini archeologiche attraverso il progetto di un pergolato ricco di vegetazione e, dove possibile, con la piantumazione di patii verdi.

rapporto piazza e complesso archeologico 8


pergole

sistema delle piazze

percorso archeologico-espositivo

Accesso alla piazza e al sito archeologico Percorsi alla piazza verde Accesso pubblico al sito archeologico Accesso all’area di ricerca

assonometria del complesso 9


LA NARRAZIONE DELL’ASSENTE Manovre e strategie di riappropriazione dell’antico attraverso il caso dell’antica città di Noto Relatrice: prof.ssa Emanuela Sorbo (IUAV) Correlatori: prof. arch. Mauro C. Marzo (IUAV), prof. arch. Gustavo A. Carabajal (FAPyD de UNR)

Quale futuro per le rovine archeologiche? Quale destino per le città abbandonate? Il progetto di ricerca si sviluppa attraverso manovre e strategie per la conservazione e la valorizzazione delle rovine archeologiche in ambito paesaggistico. Il caso studio, il sito archeologico di Noto Antica, è una città abbandonata sin dal 1693. La ricostruzione delle architetture della città è stata realizzata attraverso le fonti documentali e materiali a cui si è potuto avere accesso si è limitata all’ipotesi della stereometria dell’antico edificato. La ricerca delle strategie di conservazione e valorizzazione si è voluta collocare all’interno di un panorama culturale dalle riflessioni del XIX secolo e il progetto ha previsto manovre e strategie di approssimazione al luogo e alla sua stratificazione storica, innescando la narrazione attraverso gli strumenti del linguaggio propri dell’archeologia, del restauro e dell’architettura riconosciuta nel suo valore narrativo. Archeologia e restauro sono materie che necessitano un proprio lessico tecnico specifico.

la narrazione del passato 10


fantasmagoria

narrazione

ruderi e vegetazione

accesso alla cittĂ

fantasmagoria

narrazione

ruderi e vegetazione

area centrale 11


Censimento e nuove indagini Come prima operazione è necessario censire tutte le rovine che si incontrano nell’area fornendone una descrizione geometrica, materica e dello stato di conservazione. Si prevede che nel tempo il paesaggio del Monte Alveria muti con l’avanzare delle indagini sul sito senza però perdere la struttura vegetale. Consolidamento pendii Gli anni di abbandono e scarsa fruizione del sito hanno causato anche piccole frane e modifiche della struttura geomorfologica dell’area specialmente nel versante sud orientale, e rendono pressochè inaccessibili aree come gli heroa greci, indagati a fine Ottocento dall’archeologo trentino Paolo Orsi di grande pregio storico e artistico.

scale

consolidamento pendii

Consolidamento delle murature fuori terra Le murature fuori terra, risultato di indagini pregresse o per una loro condizione storica sono costantemente oggetto delle aggressioni del tempo e degli agenti atmosferici che portano al loro disfacimento materiale e alla perdita di informazioni storiche. Per la loro conservazione si propongono diversi atteggiamenti in base alla tecnica costruttiva, lo stato di coesione della struttura muraria in alzato e alla possibilità di indagine della stessa.

copertura cresta a secco

rimozione della vegetazione infestante localizzata

cuci-scuci con pietrame squadrato trovato nel sito

iniezioni di malta

copertura cresta con copertina in malta

copertura cresta con copertina verde

indagine e conservazione 12


Struttura vegetale-struttura archeologica La struttura vegetale, ben concepita, può in un sito archeologico contribuire alla conservazione degli elementi storici come negli esempi di progetti di Giacomo Boni e Tessa Matteini. La desertificazione dei siti archeologici è sintomo del desiderio dell’immobilità di un progetto di restauro che garantisca un sito in cui i costi di gestione e le occasioni di intervento siano ridotti.

utilizzo dei materiali presenti nel sito

controllo della vegetazione non pericolosa

Gerarchia dei percorsi Il nuovo sistema di percorsi si presenta come una rete che permette la valorizzazione del sito sia nel suo aspetto archeologico che in quello paesaggistico. L’asse viario principale del sito viene mantenuto, ne viene sistemata la pavimentazione il più possibile omogenee e corretto in base alla sensibilità archeologica del suolo. Interventi narrativi La valorizzazione del sito archeologico passa attraverso interventi architettonici che si pongono come obiettivo la narrazione della città antica partendo dalle tracce presenti sull’area Il procedimento narrativo prevede che il testo si strutturi attraverso l’uso degli strumenti del linguaggio e della poesia.

copertura dei ruderi e narrazione con materiali presenti nel sito

pavimentazione in terra stabilizzata

contemporaneità di indagine e narrazione

ricomposizione dei volumi con modalità riconoscibili

accellerazione prospettica verso i ruderi

punti di sosta e pausa sul paesaggio

valorizzazione 13


PALMANOVA 2020 2018 - Laboratorio di progettazione Prof. Arch. Armando Dal Fabbro Prof.ssa Arch. Sara Di Resta Prof.ssa Arch. Antonella Faggiani Prof. Ing. Paolo Foraboschi gruppo di lavoro: S. Benevegnu, R. Lazzarini, J. Tibaldo, S. Tonello

La città è un organismo in continuo mutamento e chiede spazi sempre diversi. La città di Palmanova come già studiato negli anni scorsi presenta esattamente questa criticità: la dismissione e l’abbandono ha portato alla rovina di ampie aree della città. Il restauro e il riuso critico dell’esistente dove possibile e la costruzione di nuovi edifici capaci di mutare con le nuove esigenze della città sono state la chiave del programma progettuale. Così il progetto dà forma a nuovi spazi flessibili che però non abbandonano gli archetipi dell’architettura: il recinto e il portico. Un volume puro che da forma allo spazio che lo circonda, che definisce chiaramente gli ambiti della grande piazza di sestiere. Un recinto regolare che racchiude al suo interno un percorso segreto che si sviluppa in altezza per poter raggiungere un nuovo punto di vista della città di Palmanova. Al suo interno ospita la sala di un teatro Elisabbettiano con un ampio spazio libero e diversi balconi che partecipano alla scena principale e la arricchiscono di sonorità e di luci.

la piazza 14


Piano delle coperture

Piano quarto

Piano terzo

Piano secondo

Piano primo

Piano terra

piano impianto di risalita vuoto

la torre 15


L’attento studio dello stato di fatto permette di conoscere la fabbrica nel suo complesso ma anche di poter contare su di una analisi specifica di materiali, tecniche costruttive e delle patologie di degrado. Il progetto di restauro, riuso e riqualifica della fabbrica parte da dati di ricerca che vanno oltre le prime impressioni e suggestioni. Un’attenta analisi delle patologie di degrado sui materiali e sulle strutture permette infatti di riconoscere nuovi caratteri distintivi che metto in luce nuove possibilità progettuali. Così avviene per il collasso della struttura della copertura che è l’emblema degli anni di abbandono che stanno portando alla rovina la fabbrica in questione. Il progetto accetta le vicissitudini della fabbrica cercando di rendere il meno dannose possibile le trasformazioni del tempo. Un altro tema progettuale è l’accessibilità che viene risolta creando un sistema di percorrenza libero e fluido, nuovo rispetto ai precedenti ma che ne mantiene il più possibile le caratteristiche, ovvero un edificio con un sistema distributivo esterno.

la caserma napoleonica 16


piano sottotetto

piano primo

piano terra

piano semi-interrato

piante di progetto 17


IPOSTILO 2013 - Laboratorio di Progettazione Prof. Arch. Francesco Venezia Prof. Arch. Aldo Norsa Prof. Arch. Alessandro De Masi

L’ipostilo si colloca tra la collina ed il lago. Per raggiungere la strada principale pochi metri più in alto sono stati disegnati dei percorsi che raggiungono la struttura e la penetrano fino ad addentrarsi in stanze nascoste. La pianta regolare e libera dall’ingombro di muri dell’ipostilo si adatta a diverse funzioni fin dall’antichità: da tempio a mercato. Nella sua semplicità il sistema trave pilastro può trovare moltissime declinazioni. La colonna si alleggerisce trovando la sua essenza nella verticalità del fascio di collone sottili. Le travi allo stesso modo si moltiplicano in orditure sempre più alte. Il legno è un materiale che permette di ottenere una grande rigidità con incastri a secco senza la necessità di altri materiali. In una “selva di colonne” è facile perdere l’orientamento. Per questo nel centro di quest’architettura “disorintante” è stata posta una sala interrata da cui è possibile esperire questa percezione nel suo culmine. Con un lungo percorso che attraversa in modo apparentemente casuale l’intero ipostilo si scende fino ad una piccolo recinto di 8mx8m con delle sedute da cui le colonne, protagoniste dell’architettura, svettano ancora più alte.

inquadramento 18


piano delle coperture

sala ipostila

piano terra

piano semi-interrato

assonometria 19


Sofia.Tonello soft.onello94@gmail.com


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