QMagazine Uscita Ottobre 2014

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2° semestrale 2014 - Issue n° 12 -Travel & Lifestyle € 4,50

Per lui, per lei, per te

Il personaggio ELISA Viaggi ZURIGO FRIENDLY Eventi THE PINK FLOYD EXHIBITION Viaggi LA MILANO DI LEONARDO Gourmet PAOLO MAGNANIMI Benessere AQUALUX Imago ROBERT MAPPLETHORPE Sfumature di grigio MARILYN MONROE




Milano, Via Piacenza 8








Queen City delle Montagne Rocciose Denver centro GLBT del west, con molteplici ristoranti ed alberghi, è anche capitale della birra USA! www.visitdenver.com/it



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EDITORIALE STORIA DI COPERTINA Elisa MODA E TENDENZA Tornate a scuola, ma non fatevi la barba MODA SHOOTING ROMA Nuove vacanze romane TRAVELLER Alessandra Celentano IMAGO Anatomia e Scultura, lo scandaloso Robert Mapplethorpe STORIE DI FARFALLE Il tempo delle mimose PAROLE IN VIAGGIO Colazioni da Tiffany VIAGGI Estonia, la libertà è condivisione Zurigo friendly Broadway vale una vacanza INTERVISTA Fabio Scozzoli ARTE Viaggio nei capolavori della Street Art EVENTI Scratching the Surface: Photographs by Dennis Hopper IN VIAGGIO CON... Giovanni Del Favero BENESSERE All’Aqualux Hotel GOURMET Paolo Magnanimi SFUMATURE DI GRIGIO Tutti i coltelli che trafissero Marilyn VIAGGI Come andò la storia tra Leonardo e Milano BENESSERE Il ritocchino? Si fa in hotel MITI SOCIALI G&T su youtube WHAT’S APP? ELOGIO DEL SUPERFLUO WHAT’S INN? EVENTI AUTUNNO/INVERNO 2014-2015 L’OVETTO DI COLOMBO GAY CULTURE Omosessualità e antichi imperatori CONTROEDITORIALE Toronto S O M M A R I O

Tanti contenuti multimediali aggiuntivi disponibili nella versione digitale per ogni device.

CO LO PHO N DIRETTORE EDITORIALE: Alessio Virgili CAPO REDATTORE: Letizia Strambi DIRETTORE COMMERCIALE: Andrea Cosimi a.cosimi@sondersandbeach.com GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Monica Sotgiu STYLING & ART DIRECTION: Alessio Virgili e Andrea Cosimi IN REDAZIONE: Valerio Agate, Teresa Dalessandri HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Alessandro Cecchi Paone, Pino Gagliardi, Paolo Colombo, Calogero Pirrera FOTOLITO E STAMPA: Artigrafiche Srl EDITORE: Sonders and Beach Italy s.r.l. Sede di Milano - Via San Gregorio, 27 - 20124 PUBBLICITÀ: M.U.S. S.r.l. - info@mus-marketing.com Tel. 06.45595887 - 02.78622530 www.mus-marketing.com

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SIAMO DECISAMENTE CON I PIÙ DEBOLI

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ultima sgradevole equiparazione risale allo scorso gennaio: il senatore Giovanardi nella discussione alla Camera sul Ddl Omofobia, aveva presentato un emendamento nel quale c’era un’esplicita equiparazione tra omosessualità e pedofilia. Una posizione molto più dura e cosciente l’aveva avuta il cardinale Tarcisio Bertone, il quale riconosceva l’esistenza di un legame, secondo lui attestato psichiatricamente, tra la pedofilia e l’omosessualità. Frutto certamente dell’ignoranza e del qualunquismo, queste prese di posizione sono gravemente lesive della libertà e dignità dell’essere umano. Si tratta di luoghi comuni ignobili. Nel caso dell’omosessualità, questo gravoso accostamento, può rivelarsi pericoloso. Pensate alla sofferenza di coloro che già non riescono a vivere apertamente il loro orientamento sessuale, vittime di un senso di colpa figlio della nostra cultura occidentale, con un peso talmente insostenibile da portare alcune giovani vite a compiere gesti estremi. Un accostamento che è oramai talmente radicato nella società da limitare la libertà di molti che per la loro sensibilità o per paura di sguardi incriminatori si privano di momenti

di dolcezza e tenerezza nei confronti dei propri nipoti o figli di amici. Purtroppo nell’era dell’ipercomunicazione le persone che ricoprono ruoli di opinion leader, dimenticano il potere che hanno le loro asserzioni, che non rimangono allo stato verbale, ma vengono scritte e diffuse in modo globale. E la diffusione di questo concetto ne determina l’ovvietà per la grande parte della società civile. Proprio per questo noi abbiamo creduto sin necessario combattere questi luoghi comuni con un gesto importante che ci vedesse al fianco di un’associazione internazionale come l’ECPAT che ogni giorno lotta per la difesa dei minori contro quello che volgarmente viene definito “turismo sessuale”, un fenomeno riprovevole su cui soprassiedono alcuni Stati che sono mete di questa abiezione perché si trasforma in un imponente giro d’affari. È una scelta per dire chiaro a chi viaggia con noi che non siamo quelli che nicchiano e non vedono, non si schierano, e si voltano dall’altra parte. La nostra posizione è netta: con i più deboli, fermamente. Siamo con i bambini e le bambine vittima di sfruttamento sessuale per cui si impegna Ecpat, e siamo con i ragazzi e le ragazze spinti al suicidio dalla menzogna e dall’infamia, strumenti perfetti del male.

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Elisa UN’ANIMA TRA MUSICA E CINEMA di Pino Gagliardi

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maggiata dal Maestro Ennio Morricone, scelta da Quentin Tarantino, osannata da Gabriele Muccino, richiesta da Giovanni Veronesi per il suo ultimo film e fortemente voluta da Andrea Guerra che le ha fatto vincere un nastro d’argento per “Love is required” colonna sonora del film “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Roberto Faenza. Sembra la vita di una compositrice navigata invece di una cantante con oltre due milioni di dischi venduti all’attivo. Una vita piena di soddisfazioni e di gioie grazie sia ai suoi due pargoli -Emma Cecile e Sebastian- che all’ultimo nato in casa Toffoli “L’anima vola”, il suo album. Perché l’anima di Elisa? È volata alle mie radici, sono ritornata nella mia terra a comporre. Non sono andata in giro, non sono andata a registrare in America. È un album pieno di Italia, volutamente. Il duetto con Tiziano Ferro come è nato? Tiziano vedendo un documentario su di me in tour con delle immagini con mia figlia e con Andrea (Andrea Rigonat, attuale compagno di Elisa ndr), è rimasto profondamente colpito dal mio cambiamento di vita, e gli è venuto spontaneo dedicare questa canzone al rapporto tra me e mia figlia. Racconta di come Emma sia arrivata, abbia sconvolto tutti i piani e abbia riempito la mia vita. È una dedica indelebile, e per me un bel sogno che si realizza, quello di una collaborazione con lui.

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E arriviamo al brano di Django, il film di Tarantino... E’ stata una cosa incredibile, meravigliosa. Un’emozione enorme ed un onore grande per me, penso anche per gli italiani per l’Italia, perché comunque Quentin Tarantino è uno dei registi più importanti del mondo. A me piace molto Tarantino in generale, anche gli altri suoi film; quindi forse non sono neanche tanto obiettiva (ride). Però per me è stato veramente uno dei momenti più importanti della mia carriera che ricorderò sempre con grande emozione. Una cosa veramente stellare. Come sei arrivata a Tarantino? La mia casa discografica, la Sugar, è editore anche di Ennio Morricone e stavano trattando con i produttori di Quentin Tarantino per avere delle musiche del Maestro nel film Django e, a quel punto, lo hanno semplicemente informato, dicendogli “guardi che il Maestro ha scritto una cosa nuova insieme ad una nostra artista che potrebbe piacerLe” e gli hanno fatto ascoltare una demo. Tarantino è impazzito perché è fan di Ennio Morricone! Quindi ha voluto la canzone nel film e quando gli abbiamo fatto sentire la versione superfichissima in studio ci ha risposto: “Sì, molto bella, ma … Voglio la demo, quella che ho sentito l’altra volta”. E gli abbiamo dovuto dare la demo (ride di gusto). Morricone ti ha omaggiato con “Per Elisa” all’inizio di quella canzone… Esatto! Incredibile! Io non ho parole se non che sembra un sogno. Sono dieci anni che aspettavo le musiche alla “Il segreto nel Sahara”. L’ho visto sempre come un genio inarrivabile. Poi già il fatto che un giorno, Caterina Caselli candidamente mi disse: “Ma no siamo amici, poi tu piaci a loro!” ed io stavo per strozzarmi: “Come piaccio a loro?” e lei “Sì! Piaci a lui e anche alla moglie”. E quindi da quello a riuscire a scrivere un brano insieme, co-firmarlo è stato veramente una roba che non so ancora adesso come sia potuto succedere. Firmi anche tutta la colonna sonora de “L’ultima ruota del carro” di Veronesi. E sì! Mi ha dato questa grande possibilità, tra l’altro è stata proprio una giornata magica perché il giorno che sono andata a casa del Mae-

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stro Morricone a sentire la prima idea di melodie che voleva propormi poi, ci siamo salutati, mi ha guardata, mi ha presa e mi ha dato un bacio in fronte e poi siamo usciti. Io ero completamente tranvata, non sapevo se mi sarei ripresa. Avevo proprio le farfalle nello stomaco e mi ha chiamata in quel momento Veronesi: “Vieni a mangiare che ti devo parlare di una cosa”. Mi ha chiesto se volevo scrivere la colonna sonora per lui, e mi sono detta: “Questo è il bacio del Maestro Morricone che inizia ad avere degli effetti!” E arriviamo a “Ecco che” con Giuliano Sangiorgi, ancora una volta un sodalizio vincente. Per “Ecco che” Giuliano mi ha scritto il testo. Mi fa sempre molto piacere collaborare con lui e con i Negramaro in generale, sono una band per me fantastica, in Italia è una realtà che se non ci fosse lascerebbe un vuoto incredibile perché sono molto seri, quello che scrive lui è molto viscerale. È una di quelle cose di cui essere molto orgogliosi, sono proprio una fan perché quando vado ai loro concerti oltre che a cantare i duetti mi diverto proprio come una pazza. Sono una grande band dal vivo, hanno un carico di energia mostruoso. “Un giorno questo dolore ti sarà utile” ti ha fatto vincere il nastro d’argento. Cosa ti ha conquistato di questo film? E ti è mai capitato che un dolore ti sia stato utile davvero?

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Direi tutti i dolori, normalmente, sono in qualche maniera utili. Mi piacevano i dialoghi, molto gli attori… Lucy Liu era fantastica. Che musica ascolta Elisa? Moltissimo da Lotus Rasing ai Cranberries, dai Beatles ad Alanis Morissette, Björk agli Smashing Pumpkins. Una cover che vorresti fare e che non hai ancora fatto? In questo momento non sono concentrata su questo, anzi mi sto forzando di non farle, anche nei live. Le sto evitando, ma così per non fare sempre le stesse cose, per non essere etichettata come “quella che fa le cover” anche se a me piace mantenere quello di cui sono fatta, mantenerlo vivo. Io mi sono formata facendo cover di tantissimi musicisti e cantanti anche perché cantavo nei bar e come tutti cantavo le cover, mi piace tirar fuori questo aspetto, anche dopo tutti questi anni, anche dopo aver fatto la mia strada.

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Però mi piace tirarle fuori in un contesto artistico e personalizzarle; in realtà ce ne sono tante che vorrei fare, per esempio Moonlight Shadow di Mike Oldfield, è una di quelle che ti rimangono dentro. Come sei nel tempo libero e cosa fai? Ho pochissimo tempo libero che dedico alle mie passioni tra cui la fotografia, lo snowboard, lo shopping sia per me che per i bambini. Mi piace camminare, ballare. Potrebbe far ridere, ma una cosa che amo fare quando ho tempo è suonare il pianoforte: lavorando, raramente mi ritaglio uno spazio per rimanere sola con il piano! Che città hai nel cuore? Ce ne sono tante, ma se devo scegliere - anche se non è una città - dico senza ombra di dubbio la California. Mi ha regalato emozioni forti e diverse. Adoro Los Angeles e, anche se non è in California, New York.

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Posto che consigli di vedere? Barcellona! In particolare la casa di Gaudì e la Sagrada Familia. Primo posto che visiti in una città? Centro storico. Cerco di non usare mezzi pubblici e “vagabondo” per un pochino di ore nel centro, così da respirare l’aria del posto nel quale mi trovo. La prima cosa che metti in valigia? Un piccolo Buddha di ceramica che mi ha regalato mia madre quando avevo 15 anni. Me lo diede quando cominciai a fare i viaggi per la musica. Non è un talismano, è piuttosto un pezzo di casa sempre con me. Cosa ci facevi con una Harley Davidson 50 a 14 anni? Di tutto: l’avevo truccata per dare al motore una ripresa migliorata ed era la mia compagna di avventure, tra brecciolino e pozzanghere. È stata con me ovunque, finché non la ruppi.

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Tornate a scuola, ma non fatevi la barba di Pino Gagliardi (ha collaborato Niccolò Puccioni)

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he sia luce! questo sembra essere l’imperativo 2014/2015 per la moda maschile. L’uomo si tinge delle cromie più chiare e delicate. Tre i capisaldi che non possono mancare: la giacca da indossare sopra la t-shirt o la camicia che, grazie alle linee pulite e sofisticate, riesce a dare alla silhouette maschile, un vigore nuovo; gli occhiali da sole capaci di nascondere lo sguardo, donando libertà di movimento ed inquadrando il viso in un ordine pulito e raffinato. Ma soprattutto, immancabile la barba, che già da qualche tempo ha imposto la propria presenza e nell’ultima tendenza hipster è immancabile.

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Au Jour Le Jour

Massimo Rebecchi

Massimo Rebecchi

GIACCHE Au Jour Le Jour porta nella sua collezione i banchi scolastici, di fronte ad un pubblico che, inevitabilmente, si diverte. Le stampe illuminano le giacche dai tagli puliti ed ordinati; le meduse azzurre si alternano agli scuolabus stampati sul denim scuro. Le fantasie più dinamiche si incontrano con le colorazioni e le forme più “accademiche”, riviste dal duo uscito dal talent “Who Is On Next?”. Massimo Rebecchi si confronta con il pubblico della ottantaseiesima edizione del Pitti Uomo e presenta la sua visione dell’uomo, maschile e raffinato, che non rinuncia alla sua naturale voglia di divertimento. La giacca diventa l’emblema del guardaroba maschile e si accosta ad ogni momento della giornata, dalla mattina alla sera, diventando l’elemento caratterizzante dell’uomo. Colori e non colori si miscelano accompagnati dall’innesto di texture che, dialogando tra loro, esplodono in un’unicità dal sapore elegante. Allegri presenta una collezione di giacche che, nei tagli e nelle forme, rispettano le più antiche tradizioni del capo; nei materiali, invece, risultano essere innovative ed innovatrici. L’indumento viene pensato e creato per essere trasversale e polifunzionale, capace di assecondare l’uomo, in primis, in ogni movimento ed in ogni sua azione. Il capo si presenta versatile nei materiali, traspiranti ed impermeabilizzati. I colori sono spezzati dal nero e dalle tonalità più scure del verde e del blu.

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OCCHIALI 85 anni fu l’esigenza di proteggere lo sguardo degli aviatori a portare i fondatori della Ray Ban a creare un accessorio che, oggi, è diventato fondamentale: gli occhiali da sole. Ed a distanza di questi anni, con un succedersi di forme e colorazioni, l’estate si presenta a tutto tondo. Materiali insoliti per Dior Homme: la montura è interamente rivestita in pelle, arricchita da una barra di gomma che copre la parte superiore del ponte. Giorgio Armani e Moscot ripropongono il modello a clip con lenti staccabili: le linee vintage dal sapore anni Sessanta si intrecciano alla montatura tartarugata arricchita da dettagli dorati. Infine, sempre gli anni Sessanta sono la fonte di ispirazione per Kyme che presenta i suoi occhiali dalle lenti tonde dalla montatura sottile con stanghette in metallo lavorate.

Dior Homme

BARBA Un “must have” degli ultimi due anni è la barba: folta o meno folta, completa o parziale, sta sempre più prendendo potere sulle linee maschili che si sono imposte nel decennio precedente. Sempre più modelli salgono in passerella senza rasatura ed i veri fashion addicted non rinunciano a metterla in mostra. Proprio nel cuore di ogni metropoli italiana, per soddisfare le richieste anche della clientela più impegnativa, nascono, una barberie DOC che, grazie al potere della ricerca e dello studio nelle antiche tecniche di rasatura, innestate alle più innovative tecniche della cosmesi, si occupano del benessere del viso e della barba.

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Giorgio Armani

Kime

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NUOVE VACANZE

ROMANE

LuceModello: e ombra, sinistro e destro, Thomas Valisano Chiovitti vita Fotografo: e morte: Roberto da Caravaggio a Fashion Editor & Stylist: Andrea Cosimi Vogue per capire la fotografia Fashion Stylist: Valerio Agate attraverso Make upl’ambiguità. artist: Claudia Stanzione Abiti e beachwear concessi: Antony Morato, Converse e ES Collection

di Alessio Virgili

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Abito e Scarpe: Antony Morato

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Abito e Scarpe: Antony Morato

Abito e Scarpe: Antony Morato

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Abito e Scarpe: Antony Morato


Abito: Antony Morato

Abito e Scarpe: Antony Morato

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Canottiera ES Collection e pantalone Convers

Abito: Convers

Abito e scarpe: Convers

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Beachwear: Es Collection Beachwear: Es Collection

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Beachwear: Es Collection

Beachwear: Es Collection

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Alessandra Celentano

Travellers

Mari o Monti? Mare.

Un posto da vedere assolutamente? La Polinesia.

Meta Ideale? Maldive.

Un indirizzo? Via della Spiga.

Aereo, Macchina o Treno? Macchina.

Cosa non deve mai mancare in valigia? Il beauty.

La tua vacanza pi첫 bella? Sempre alle Maldive.

Disconnessa o sempre connessa? Disconnessa.

Quella pi첫 brutta? Non mi ricordo le vacanze brutte.

Compagno di viaggio: libri o musica? Musica.

Il souvenir pi첫 bello? Un pareo.

Slow Food o Fast Food? Slow Food.

Quello pi첫 brutto? Un braccialetto.

Bevanda delle vacanze? Il calice di prosecco.

Sistemazione? Comodissima. Albergo a diciotto stelle.

Prima cosa che fai quando sei in vacanza? Il bagno!

Previdente o Last Minute? Previdente!

Ultima vacanza fatta? In Grecia.

Prima vacanza fatta con i soldi tuoi? Bellissima!

Prossima destinazione? Casa!

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T R A V E L L E R S



Anatomia e Scultura, lo scandaloso di Letizia Strambi

Robert Mapplethorpe 34

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obert Mapplethorpe è per la fotografia americana quello che Pier Paolo Pasolini è per la poesia italiana. Non c’è fotografo o esteta gay che non si sia nutrito della storia di questo artista e non abbia un paio di suoi libri in casa. In un invito ad una mostra (Pictures) Mapplethorpe mise la foto della sua mano che scriveva “Pictures” prima in giacca con il polsino della camicia elegante, e poi con un braccialetto a catena e la manica di un giubbotto di pelle in versione sadomaso. Come in Pasolini, infatti, si fondono in lui due anime: quella notturna, del voyeur, del frequentatore del mondo gay dei bassifondi, e quella dell’artista, padrone di un ambiente all’avanguardia e ricco di cultura, ma anche nutrito di apparente indifferenza emotiva. Tutta la vita così, fra questi dubbi, iniziando, per fare un dispetto a mamma e papà, cattolici, col rubare giornaletti porno gay in edicola. “Erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy; perché non li potevi vedere”. “Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazio-

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“Non avrei mai fatto quello che ho fatto se avessi considerato mio padre come qualcuno che avrei voluto compiacere”.

Autoritratto

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ne, avrei creato qualcosa di unicamente mio”. Eppure proprio il padre lo aveva iniziato alla fotografia, e a lui pagò il debito della sua prima giovinezza, ostentando un machismo vano. Da lì, il vai e vieni affettivo. Tranne che con i suoi grandi amori. Il primo fu con Patti Smith. La loro amicizia/amore si fondò su un elemento che la renderà eterna: la fame. Erano due artisti spiantati all’alba della loro carriera. Vivevano in una stanzetta al celebre Chelesa Hotel (come Bob Dylan e tanti altri artisti). “Io e Patti Smith avevamo la stanza più piccola di tutto l’albergo, e dovevamo far finta che ci abitasse solo uno di noi. Avevamo un sacco di sciarpe e vestiti da pochi soldi e uno dei giochi più divertenti era travestirsi”. Gli anni settanta a New York furono l’apoteosi per Mapplethorpe, un periodo che lo consegnò alla storia. Era il tempo della Pop Art, della liberazione sessuale. Firmò la copertina dell’album “Horses” di Patti Smith, alcuni ritratti di Andy Warhol, e dei più grandi attori e artisti del tempo, ma anche quelli di drag queen, e ragazzi bianchi e neri a contrasto. Univa allo scandalo una raffinatezza tecnica sconfinata.

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“Ho sempre pensato di essere bravo. Ecco perché era così frustrante quando gli altri non erano d’accordo”. Il suo manifesto “the X Portfolio” fu ritratti sadomaso di personaggi famosi. Poi, esagerò passando dalle feste colorate della Pop Art a quelle luccicanti del Falò delle Vanità, ricercando sistemi di stampa sempre più raffinati, fino a usare il platino per ritratti costosissimi. La morte per Aids, e il gran lavoro della Fondazione Robert Mapplethorpe hanno contribuito alla costruzione del suo mito. Tra le mostre post morte la più celebre a livello internazionale è quella che si tenne a Firenze nel 2009 alla Galleria dell’Accademia accanto alle sculture di Michelangelo, principale ispiratore della sua fotografia. Ancora oggi le sue foto suscitano scandalo, eppure per lui “un viso, un pene, un fiore hanno lo stesso valore, quello di una scultura nello spazio”.

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Dennis Speight with flowers

Mapplethorpe con Patti Smith

“La mia teoria sulla creatività e che più denaro si ha, più si è creativi”.

Andy Warhol

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L’amore non ha colore, e le rivoluzioni hanno IL TEMPO DELLE MIMOSE Un romanzo, una sceneggiatura, un film, per raccontare una storia di una ribellione

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l tempo delle mimose” è un tempo breve. È un fiore giallo, solare, odoroso, che annuncia prorompete la primavera, e si fa sentire. Ma dura poco. È la prima piccola rivoluzione dell’anno che ha il tempo di qualche giorno, non molto. Così è il rinnovamento che si compie nella casa di un mafioso appassionato di arte, raccontato nel libro di Massimiliano Loriga, scritto dopo la sceneggiatura del film omonimo, in attesa di distribuzione. “Ne Il tempo delle mimose si narra l’amore in tutte le sfaccettature possibiliracconta l’autore - amore come tensione verso un ideale assoluto, amore come percorso di conoscenza di sé e degli altri, come sentimento perfetto che appartiene solo a chi ha il coraggio di vivere appieno la propria vita”. Un libro ha avuto un percorso complesso, come la vita artistica di Massimiliano, cantante, showman, conduttore, presentatore del Pride… Ha incontrato sul suo cammino Marco Bracco, un regista che gli ha chiesto soggetto e sceneggiatura di un film. Così è nato “Il tempo delle mimose”. Amore, mafia e arte sono la cornice al film corale, dove il personaggio principale, è un poliziotto gay, infiltrato nella casa di un mafioso vecchio stampo, collezionista d’arte (nel film è Fabio Testi). Sia il figlio, che la figlia del padrino si scoprono gay e l’esplosione del cambiamento avviene di fronte a un quadro che ritrae le mimose. L’ambientazione paludata, mescola la pesantezza dei personaggi del padre e della nonna

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Massimiliano Loriga

Fabio Testi e Nicola Canonico

(Elsa Martinelli), all’apertura della madre interpretata da Martine Brochard, e dei due figli sofferenti, in particolare Matias (Nicola Canonico). “Tutti i personaggi sono presi a vari livelli della realtà veramente vissuta – racconta l’autore – il libro è stato ambientato in Sicilia, il film girato a Genova, ma la storia potrebbe essere inserita anche in un contesto di alta borghesia milanese: la sofferenza non ha confini geografici”. Gli chiediamo se si è ispirato in qualche modo alla coralità di Opzetek e lui replica “lo ammiro molto come regista, ma qui non muore nessuno…”. L’amore e la morte della tragedia greca sono quindi lontani dalla narrazione di Massimiliano Loriga che predilige il ritratto della calma apparente di Pupi Avati, le grandi illusioni e anche le forzature della famiglia che spinge al limite della sopravvivenza, uccidendo i propri figli inconsapevole, per poi piangerli senza sosta come Medea, un altro mito e, appunto, un’altra storia. Gli spaccati della società sanno replicarsi, come l’amore.

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Mangiare è un’esperienza, NON SOLO DEL GUSTO Colazioni da Tiffany una guida a caccia di atmosfere.

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n libro dedicato a “chi ha ancora fame di sogni e vita”. “Colazios ni da Tiffany” (Newton Compton), è l’ultimo lavoCo ro di Isa Grassano. È un manuale per chi è a cacm cia c di atmosfere. Un libro adatto a tutti coloro che si sono commossi nel vedere la scena in cui Audrey Hepburn mangiava la sua brioche davanti alla vetrina di Tiffany, così da celebrare un rito, quello del cibo, accompagnandolo al piacere di stare in un luogo speciale, che ci faccia sentire bene, un posto fuori dal comune. Ci sono fashion cafè, prelibatezze en plein air, salotti del gusto, piccole perle di golosità, atmosfere di classe. Ma non manca il fil rouge emozionale. Ovvero quello dettato dai sentimenti e dal desiderio di eleganza. E nel tempo che rimane, ecco un excursus su cosa fare, “l’idea in più”: il museo da visitare, il negozio vintage, il quartiere di design da scoprire. Un invito a godersi fino in fondo ciò che ci circonda.Viaggiare e mangiare diventa dunque in questo libro un’esperienza. Si passa dalla villa patrizia sul lago nella Mantova dei Gonzaga, a Ceresio7 di Milano, una pausa d’obbligo per i fashion addicted, dalla libreria dove si mangia (Red Milano) ai pranzi tra le nuvole in montagna dello Stube Hermitage di Madonna di Campiglio. Immancabile per i nostri lettori una colazione romantica a Venezia da Antinoo’s Lounge.

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“Ché la Bellezza, odimi bene, Fedro, la Bellezza soltanto è divina e visibile a un tempo, ed è per questo che essa è la via al sensibile, è, piccolo Fedro, la via che mena l'artista allo spirito”. Thomas Mann da Morte a Venezia

Scrive l’autrice: “In un’esclusiva residenza di fine Ottocento, grazie al pontile privato, entrate a Dorsoduro, tra le zone più antiche e magiche della città. Una volta scesi sulla terraferma, l’estasi non vi abbandonerà. Dinnanzi ai vostri occhi si apre il maestoso Palazzo Genovese, del 1892, in stile gotico-veneziano, con le numerose finestre che sembrano preziosi merletti e che affacciano sul Canal Grande, creando un gioco di chiaroscuri”. Il ristorante è dedicato ad Antinoo, personaggio divenuto famoso grazie all’amore folle che l’imperatore romano Adriano, cultore dell’arte Classica, nutriva nei confronti di questo giovinetto. Il libro è declinato al femminile, perché l’autrice, è la blogger dei famosissimi post di viaggio di “amiche si parte”, non mancano quindi tutta una serie di allusioni a complicità tra donne. È come se Audrey Hepburn dovesse viaggiare. Non potrebbe fare a meno di questo best seller in borsetta.

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U Estonia LA LIBERTÀ È CONDIVISIONE Il Paese ha fatto della tecnologia il suo futuro, aprendosi al mondo senza mutare il suo spirito più tradizionale

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n paese baltico influenzato dal modus vivendi della Scandinavia, della Danimarca, piuttosto che della Russia, e che come fattore identitario conserva il peso fondamentale del senso di libertà. Libertà, accettazione e condivisione sono aspetti fondamentali dell’accoglienza in Estonia, un vero gioiello della cultura europea, incastonato in una natura incontaminata che ha in Tallinn l’emblema della sua storia, declinato in un’ospitalità caldissima. L’Estonia, che si è aggiudicata l’ingegnoso appellativo di ‘e-Estonia’ proprio grazie alla sua essenza innovativa, ha sviluppato negli ultimi decenni una società all’avanguardia. Facendo della condivisione un imperativo, è sicuramente uno dei paesi più “connessi” al mondo. La wifi è gratuita e presente praticamente ovunque: sia nei luoghi urbani come parchi, piazze, locali, ristoranti, aeroporti, stazioni e fermate dei bus, sia in aree più remote e lontane dai centri cittadini, come le spiagge o le foreste. La capitale, in particolare, garantisce la connessione wifi gratuita a cittadini e turisti fin dal 2005 attraverso


Tallinn, Toompea Castle

Tallinn, Estonia

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Accoglienza LGBT a Tallin

Mulini di Angla

30 hotspot distribuiti in tutta la città (a cui sono da aggiungere quelli presenti in biblioteche e scuole). La velocità di connessione si aggira intorno ai 15Mbps per centro di connessione. I centri di connessione a Tallinn ricoprono sia le zone pubbliche della Old Town, sia parchi ed altre attrazioni turistiche. L’unica cosa da fare è selezionare la rete wifi TallinnWIFI. Vi troverete così catapultati in un mondo dove si è lasciata alle spalle la vecchia burocrazia, puntando ad un futuro molto più giovane, allo sviluppo di una comunità molto più interattiva, in relazione con il resto del mondo e alla costruzione di un’economia notevolmente più stabile, capace di dare valore alla sua offerta turistica,

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L’accettazione pervade tutta l’Estonia, ma se siete alla ricerca di locali gay friendly li trovate soprattutto a Tallin nell’area di Tatari, a sud della città. Tra i più noti l’X-Baar, punto di ritrovo sia per la comunità gay che lesbo. Bancone all’americana e dance floor, per una serata dove una buona birra ed un sottofondo di musica pop non possono mancare. C’è poi G-Punkt: (Pärnu mnt 23) che propone serate a tema nel fine settimana ed particolarmente frequentato da lesbiche. Blue Rose Lesbian and Gay Club: (Ahtri, quartiere Rottermani), è invece ideale per tutti; di recente inaugurazione, inserito nel quartiere di design della città. Sauna Club 69: (Sakala 24) benché il nome non sia particolarmente originale, rappresenta il punto di ritrovo più smaliziato di tutta la città, ma accoglie esclusivamente clientela maschile. Fra i ristoranti migliori c’è il Leib Resto ja Aed (Uus street 31) da non perdere assolutamente durante le sere d’estate. Ambiente giovane e trendy, piatti della tradizione estone e musica dal vivo. Ideale sia in coppia che con amici. E poi il Clayhills Gastropub (Pikk 13) ambiente lounge molto curato negli arredi, ottima cucina e musica dal vivo. Clientela decisamente internazionale per un locale davvero europeo, collocato in pieno centro storico. Neikid (Wismari 3) presenta infine una cucina contemporanea e fusion in un contesto essenziale e molto moderno. Ideale per una raffinata cena romantica in un contesto gay friendly.

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Castello Sangaste - Valga - Estonia

tutelare la natura, e presentarsi al mondo come un paese simbolo per ascesa tecnologica. Non a caso skype è stato inventato qui da tre programmatori estoni. Ad ogni angolo è possibile accedere ad un telefono con il programma Voip più utilizzato nel mondo che collega milioni di persone in modo gratuito. Un’invenzione rappresentativa di un modo di pensare estone: in un momento di crisi nasce questa idea utile non solo a loro, ma al mondo intero, in grado di aiutare gli altri. Anche l’Estonia sarà presente all’Expo 2015 di Milano e i contenuti espositivi sono proprio incentrati a presentare il Paese come giovane, dinamico e in rapido sviluppo, dove scoprire paesaggi naturali intatti, cibi biologici ed eccellenze nella tecnologia. All’interno del Padiglione, che si estende su un’area espositiva complessiva di 1.010 metri quadri, l’attenzione dei visitatori è rivolta su due aspetti: tecnologia e sostenibilità. Data la posizione d’avanguardia in ambito tecnologico sono presenti elementi di design, applicazioni multi-touch innovative. Inoltre, il Padiglione è costruito con materiali ecologici e sostenibili, per il 50% riciclati.

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Isola di Ruhnu-Estonia

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Conchita Wurst

Zurigo friendly

di Pino Gagliardi

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Zurigo Fraumuenster St. Peter

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a voce squillante di Conchita Wurst ancora ci risuona nelle orecchie: il ricordo del Gay Pride di Zurigo, ogni giorno che passa, s’imprime nella nostra memoria. Per onorare il coraggio di Conchita Wurst e il messaggio di tolleranza che lancia con le sue attività, gli organizzatori della manifestazione vogliono ricompensare l’artista istituendo il premio “The Conchita Wurst Unstoppable Award 2014”. Zurigo è una cittadina di soli 400.000 abitanti e poco più, capace di far sentire a proprio agio la comunità LGBT, da molti anni supportata anche dalle battaglie del Sindaco Corine Mauch che, in occasione di questo Gay Pride, è stata pronta ad essere in prima fila per le lotte civili. Con lei più di quindicimila persone festose, eterogenee e, soprattutto, felici. La sfilata ha attraversato la città, partendo da Helvetia Platz, immersa nel centro storico, passando per Bahnhof-Str dove hanno sede gli headquarter del Credit Suisse e dell’UBS, principali sponsor dell’evento, fino ad arrivare a Werdmühleplatz. Molti gli interventi politici che hanno richiesto a gran voce matrimonio ed adozioni per le persone dello stesso sesso. Tra questi l’Ambasciatrice americana Suzan G. LeVine che si è unita nella marcia ai manifestanti, con messaggi chiari contro la Russia omofoba.

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Zurigo Pride

La Zurigo che abbiamo conosciuto è una cittadina ospitale, aperta e mentalmente avanzata, dove il rispetto e le libertà sono reciprocamente osservate dai cittadini. Ed il Pride che ci si è palesato davanti è stato meno svizzero di quanto pensassimo, ma più internazionale (ed un po’ italiano), grazie anche alla presenza tra gli ospiti di numerosi DJs nostrani, tra cui Phil Romano, che ha animato il Pride Park allestito nel giardino Kasernenareal, Fabio White e Dj Pagano, che invece hanno continuato a far divertire i numerosi partecipanti nel main party “Wonder World in Space”. “Sono diversi anni che frequento il Zurich Pri-

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Zurigo Grossmünster

Joyce Grave

de perché questa città si è sempre dimostrata aperta, disponibile ed accogliente. In più, qui ci sono party che nulla hanno a che invidiare a città come Barcellona, Berlino, Bruxelles, Londra o Roma” ci ha confidato Phil Romano. Ed a noi non serve molto tempo per condividere queste parole: infatti, nel brevissimo tempo che siamo stati a Zurigo, non abbiamo potuto fare a meno di notare il fascino della più grande città della Svizzera. Uno dei gioielli architettonici di Zurigo è la Grossmünster, luogo chiave per la Riforma protestante e, secondo alcuni, la culla dell’etica protestante del lavoro, per via dei sermoni del predicatore Zwingli sulle virtù del lavoro

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e della preghiera. I visitatori possono esplorare l’interno o, cosa più interessante, salire su una delle due torri per una splendida vista sulla città. Per gli amanti della letteratura consigliamo di esplorare i luoghi legati a James Joyce che trascorse tutto il periodo della Prima Guerra Mondiale in esilio proprio qui, dove scrisse gran parte del proprio capolavoro “Ulysses”, come ad esempio negli spazi della Fondazione a lui dedicata. Inoltre, vista la complessità della storia politica e sociale, con una visita al Landesmuseum in Museumstrasse si può avere un’ampia visione sulla storia svizzera di tutta la nazione e spazia dalla preistoria fino ai giorni nostri. E non finisce qui: con l’alta concentrazione di musei, potrete sbizzarrivi scegliendo le mostre che più si confanno ai vostri gusti. E ciò che maggiormente ci ha colpiti è stata l’attenzione alla comunità LGBT, non solo a livello legislativo, ma anche a livello sociale e di intrattenimento, con una fitta rete di attività commerciali destinate ad un’utenza gay e gay friendly. Presso lo Zoo Zürich, bioparco cittadino, è stato creato un percorso appositamente per il pubblico LGBT con una guida dedicata che ha lo scopo di far conoscere i comportamenti omosessuali di alcune specie animali.

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www.lacoppiagarbata.it


Kinky Boots

Broadway

vale una vacanza A New York per vedere un musical al giorno. Viaggio tra gli spettacoli in scena in questo momento. di Paolo Colombo

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on si può visitare New York senza andare a vedere un musical a Broadway, non sarebbe un viaggio completo. Un’esperienza unica, affascinante. Sicuramente un’altra dimensione rispetto a ciò che si può vedere in Italia, per spazi e tipo di allestimenti. Brodway è la patria dei musical e l’atmosfera che si respira è davvero incredibile. I principali teatri si trovano nei pressi di Times Square, quindi un Hotel in zona è consigliabile, visto che nel vicinissimo quartiere di Hell’s Kitchen si sviluppa parte della vita gay newyorkese. The Out Hotel, albergo gay nella 42esima strada, potrebbe essere la scelta più azzeccata perché oltre a trovarsi a pochi passi dalla Midtown vi consente di dedicare qualche serata ai musical. Da ricordare che l’orario d’inizio delle rappre-

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Billy Porter in Kinky Boots

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Mamma Mia! Kinky Boots

sentazioni serali varia dalle 19 alle 20, quindi vi rimarrà abbondantemente tempo per la cena post-teatro. C’è solo l’imbarazzo della scelta considerato il cartellone sempre ricchissimo di spettacoli. Se volete risparmiare qualcosa è consigliabile recarsi nel pomeriggio al botteghino di Times Square che offre biglietti scontati del 50% per gli spettacoli della sera stessa, si

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possono fare degli ottimi affari. Un’altra soluzione è quella di andare direttamente nel botteghino del teatro e, se non avete fretta, scegliere magari posti migliori per uno spettacolo in scena dopo un paio di giorni. Già al nostro secondo pomeriggio a New York abbiamo controllato le offerte del botteghino a Times Square trovando dei biglietti interessanti per il musical “Mamma Mia!”, in scena al Broadhurst Theatre, 235 West 44th Street, un affascinante teatro che ha quasi cent’anni - fu costruito nel 1917 – che in questo momento si unisce alle indimenticabili e sempreverdi melodie degli Abba, coinvolgendo il pubblico dal primo all’ultimo minuto del musical che va ininterrottamente in scena a Broadway dall’ottobre del 2001. Info: www.broadway.com/shows/mamma-mia Ci sono alcuni musical che propongono storie gay, e la nostra attenzione è stata colpita dai giganteschi cartelloni di “Kinky Boots” al The Al Hirschfeld Theatre: uno spettacolo vincitore nel 2013 di ben 6 Tony Awards, una sorta di Oscar dei musical che ogni anno vengono assegnati al

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Motown

The Lion King

Radio City Music Hall di New York. “Kinky Boots” è tratto dall’omonimo film del 2005 conosciuto in Italia con il titolo “Decisamente Diversi”. Ha debuttato a Broadway nell’aprile del 2013, con musiche e liriche di Cyndi Lauper, uno spettacolo assolutamente da non perdere con quasi due ore e mezza di musiche sensazionali, balletti da urlo, costumi scintillanti ed una storia bellissima. Protagonista è la drag queen Lola, diventata improvvisamente designer di scarpe per salvare la fabbrica di Charlie Price, ormai in bancarotta. Grazie all’aiuto di Lola il proprietario riconverte la fabbrica, passando dalle scarpe eleganti per uomini agli stivali feticisti per drag queen. Lola è interpretata da un magistrale Billy Porter, vincitore del Tony Awards come migliore attore e recentemente ricevuto dal Presidente Obama alla Casa Bianca. Oltre che bravo, Billy Porter è pure molto sexy e vederlo ballare alcune scene esibendo i suoi muscoli fa salire sicuramente l’adrenalina a mille.

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Motown

Info: /www.broadway.com/shows/kinky-boots Un altro musical da non perdere è “Motown” che va in scena al Lunt-Fontanne Theatre nella 46esima strada. Il musical è basato sull’autobiografia di Berry Gordy, il fondatore della celebre etichetta discografica che lanciò i cantanti black divenuti famosi in tutto il mondo. Un cast di oltre 40 attori che interpreta almeno una settantina dei successi più amati del catalogo di musica Motown. Molte delle canzoni sono cantate in medley dal cast, che reinterpreta in maniera magistrale leggende come Stevie Wonder, Gladys Knight, Diana Ross, Mary Wells ed un giovanissimo Michael Jackson con il gruppo dei Jackson 5. Tre ore di scenografie, coreografie abbaglianti con musiche incredibili che fanno viaggiare nel tempo dai mitici anni 50-60 in poi. Info: www.broadway.com/shows/motown Infine l’immortale “The Lion King”. Questo è lo spettacolo più difficile da vedere per l’enorme richiesta di biglietti. E’ quasi impossibile trovarli al botteghino di Times Square. Ma andando direttamente nella biglietteria del Minskoff Theatre potrete scoprire che i biglietti di prima fila costano meno di quelli centrali della platea. “The Lion King” va in scena dall’ottobre 1997 ed è stato visto da più di 50 milioni di persone. Se dovessimo fare una classifica dei musical visti a Broadway, questo è al di sopra di ogni valutazione. Una macchina scenica incredibile, dozzine di attori sul palco, fisici scolpiti, costumi pazzeschi, scenografie e coreografie sbalorditive. Un aggettivo solo: unico! A tutto questo si aggiungono le musiche primordiali africane e le melodie indimenticabili di Elton John e Tim Rice. Bellissimo Simba,

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The Lion King

Joel Karie - The Lion King

interpretato da Joel Karie nella sera in cui lo abbiamo visto. Joel è uno degli attori in scena giornalmente con altri ruoli che, a rotazione, sostituiscono gli interpreti principali per dar loro modo di riposare, visto che ci sono alcune settimane dell’anno in cui il musical può andare in scena anche dieci volte in una settimana. Info: www.broadway.com/shows/the-lion-king Ad ogni uscita del backstage vi è una zona transennata dove il pubblico può incontrare gli interpreti dei musical che, da contratto, sono obbligati ad uscire da quella porta. Disponibilità assoluta dei protagonisti a farsi fotografare, a concedere autografi, a chiacchierare. Se poi dite

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The Lion King

che siete italiani, tutti impazziranno, compresi questi bellissimi ragazzi e ragazze con visi e fisici veramente da urlo. Per noi è stato così con Billy Porter e con Joel Karie, due ragazzi davvero adorabili con cui abbiamo dialogato a lungo. Per il dopo-teatro infine vi consigliamo la 46esima strada, la strada dei ristoranti che va ad intersecare in direzione ovest, la ottava e la nona avenue. C’è solo da sbizzarrirsi con la scelta, compreso un buon ristorante italiano, Becco, dove si può gustare un ottimo tris di pasta, ma di questo, se vorrete, vi parleremo la prossima volta.

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Fabio Scozzoli: “PIACERE ALLA COMUNITÀ GAY È COME RICEVERE COMPLIMENTI DA UNA RAGAZZA, NESSUNA DIFFERENZA” Il campione di nuoto incita ognuno a vivere in libertà e manifestare la propria indole sessuale. di Paolo Colombo

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ome succede spesso per i coming-out di personaggi famosi, anche quello del nuotatore australiano Ian Thorpe è diventato presto una notizia che ha fatto il giro del mondo. Per commentare questo coming-out eccellente ho scelto uno dei nuotatori italiani, a mio modestissimo parere, tra i più carini. Fabio Scozzoli, classe 1998, campione europeo e vicecampione mondiale nella specialità 100 rana. A parte un fisico da urlo con un tatuaggio che

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raffigura i 5 cerchi olimpici sul pettorale sinistro, colpisce molto lo sguardo di questo ragazzo. Semplicità, gentilezza, intelligenza e disponibilità emergono durante l’intervista fatta a bordo vasca dopo una kermesse di nuoto. Il Coming-Out di Ian Thorpe che tanto ha fatto discutere il mondo del nuoto, ma che, come tanti altri coming-out di personaggi famosi, può essere un ottimo punto di rifermento per la comunità LGBT. Non è stata una novità, perché io avevo già sentito questa voce e le voci girano in fretta, soprattutto nel mondo del nuoto che è un mondo piccolo. Sicuramente è stata una bella notizia perché è giusto che una persona sia libera di dire quello che è, sia libera di sentirsi quello che è, senza doversi nascondere mai. Credo che ci siano più omosessuali di quello che si pensi nel mondo del nuoto, però vorrei arrivare al punto il cui un coming out non fosse più una notizia, non solo nel mondo dello sport ma nel mondo in generale. Non stiamo parlando di persone diverse, sono persone normalissime che amano una persona del loro stesso sesso. Non vedo cosa ci sia di strano o anormale in tutto ciò. Il fatto che un personaggio pubblico, in questo caso un campione di nuoto può aiutare gli adolescenti omosessuali in crisi di identità ? Magari trovano il coraggio di dirlo ai loro genitori, prendendo il campione, il personaggio come esempio. Assolutamente sì! Come è un esempio negativo Balotelli che si fa le foto con il fucile è un esempio positivo Ian Thorpe che fa coming-out, lui come chiunque altro che ha avuto o avrà il coraggio di dichiarare la propria sessualità. Questo sembrerebbe l’anno dei coming-out tra gli sportivi, l’ultimo quello di Thorpe. Ma secondo te anche in Italia prima o poi uno sportivo famoso avrà il coraggio di dichiararsi? Spero di sì, perché ne abbiamo bisogno, noi purtroppo arriviamo sempre dopo gli altri in tutto e quindi, anche in questo, arriveremo dopo gli altri ma ci arriveremo. Hai mai pensato mentre gareggi in vasca di avere un avversario gay che nuota vicino a te, magari nella corsia a fianco? Si, certamente. Ho dubbi o comunque pensieri su tanti nuotatori che conosco, però se non è lui a venirtelo a dire o comunque a cercare di farti capire se non ha il coraggio di dirtelo, credo sia

molto difficile per me, come per altri, andare a sondare, a chiedere se gli piacciono i ragazzi o le ragazze. Credo comunque che, come hai detto tu in precedenza questo coming-out di un personaggio così importante possa essere una spinta per molti a liberarsi perché credo che sia anche una liberazione poter esprimere liberamente i propri sentimenti senza per questo sentirsi in colpa. C’è un nuotatore francese Jeremy Stravius che da quando ha fatto coming out va più forte di prima, nuota più veloce, come se avesse raddoppiato la sua potenza, la sua forza, incredibile. Forse tutto ciò potrebbe essere un caso, ma più probabilmente si è trattato di uno sblocco psicologico per lui. Lui adesso si sente libero, tranquillo, sereno. Questo era successo anche per Matthew Mitcham, il famoso tuffatore australiano. È così, devi essere libero di fare quello che vuoi, di amare chi vuoi, di non aver paura di dire, di agire o di pensare che la gente possa parlare… Se il mondo fosse più libero, senza pregiudizi sicuramente sarebbe tutto più facile. Cosa succederebbe se un nuotatore ti facesse il filo? Gli direi semplicemente: “sono fidanzato”. Esattamente come farei con una ragazza, senza nessun turbamento, anzi penso possa far piacere come quando una ragazza ti dice che sei un bel ragazzo. Il fatto di piacere molto ai ragazzi, di essere, tra i nuotatori, un sex simboli per gli omosessuali, ti provoca qualche fastidio? Assolutamene no, perché in fondo piacere ai ragazzi è come piacere alle ragazze. Alla fine è un qualcosa che fa piacere e che aumenta la tua autostima. Se esistesse una classifica degli sportivi che piacciono di più ai ragazzi gay probabilmente saremmo davanti ai calciatori, primo perché siamo più nudi rispetto a loro e poi perché abbiamo sicuramente un fisico più bello e proporzionato. Messaggio che vuoi dare ai ragazzi alle ragazze che non hanno ancora avuto il coraggio di fare coming-out? Seguite l’esempio di chi lo ha già fatto e vedrete che non sarà così difficile tutto sommato. Poi adesso va anche di moda, quindi avete anche una spinta in più… Coraggio, io sono dalla vostra parte!

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L’arte ha detto tutto ai g galleristi e torna a parlare alle persone Viaggio nei capolavori della Street Art che saranno la resurrezione estetica di questo millennio. Roma, fedele alla sua eternità, alla grande bellezza, è la città italiana che l’ha capito.

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on basta tutta l’arte che c’è a Roma, ci vuole anche del nuovo, per le nuove generazioni, una spinta ulteriore alla bellezza, che vada oltre via Margutta. E quando questo accade, seppur in ritardo rispetto alle altre capitali europee, avviene al meglio. San Basilio una delle periferie della città, piena di case popolari, vede sorgere nel quartiere degli affreschi a futura memoria, che rimarranno nella storia e saranno una meta per viaggiatori che cercano l’anima attuale dei luoghi. Il progetto si chiama SanBa e ha visto sorgere delle opere bellissime. Quattro facciate dei palazzi di San Basilio, sono state dipinte da due fra gli street artist più apprezzati sulla scena internazionale: lo spagnolo Liqen e Agostino Iacurci. Il progetto è stato curato da Simone Pallotta di Walls che traccia le specifiche del genere: i graffiti non sono un lavoro artistico, ma un lavoro personale sulle lettere, intimo, viscerale ma non culturale. La street art invece è la consapevolezza di writer che avevano delle cose in più da dire e di artisti in erba che realizzando delle cose in

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strada sapevano che avrebbero avuto una amplificazione di senso. Quindi per me la street art rimane qualcosa di libero, illegale”. “Quando poi questo modo di fare arte entra in un processo istituzionalizzato, possono nascere o dei festival, oppure dei progetti di arte pubblica, come SanBa dando molto alla città non solo abbellendola superficialmente, ma arricchendola con la loro complessità, creando meccanismi non solo culturali ed estetici ma anche sociali. Per i viaggiatori che vengono a Roma e vogliono fare un tour programmato dei maggiori artisti di questo genere la tappa obbligatoria è il giovane Museo di Urban Art di Roma (MURo). L’idea alla base del MURo è trasformare alcune aree della città di Roma in percorsi di un museo a cielo aperto dove l’Arte Contemporanea abbia la possibilità di interagire quotidianamente coi cittadini, così come avviene nelle strade delle città di tutto il mondo grazie alle opere spontanee di Street Art. il percorso delle opere è rintracciabile su una mappa costantemente aggiornata online. muromuseum.blogspot.it/p/m-p-z-i-n-e.html

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Scratching the Surface Photographs by Dennis Hopper alla Gagosian Gallery di Roma di Calogero Pirrera

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Dennis Hopper, The only ism for me is abstract expressionism, Stampa in gelatina d’argento, 24 x 16 inches ; 61 x 40.6 cm Š The Hopper E V Art E N I TrustT Courtesy of The Hopper Art Trust and Gagosian Gallery


Dennis Hopper, Robert Irwin, 1962, Stampa in gelatina d’argento, 16 x 24 inches ; 40.6 x 61 cm, Edizione: 10/15 © The Hopper Art Trust Courtesy of The Hopper Art Trust and Gagosian Gallery

Dennis Hopper, Biker Couple, 1961, Stampa digitale d’archivio, 20 x 30 inches ; 50.8 x 76.2 cm, Edizione: 3/8 © The Hopper Art Trust Courtesy of The Hopper Art Trust and Gagosian Gallery

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ennis Hopper (1936 – 2010) fece il suo esordio nel cinema nel 1955 al fianco di James Dean in Gioventù bruciata. Fu poi diretto da registi come Francis Ford Coppola, Wim Wenders o David Lynch, ma è ricordato soprattutto per la sua prima opera come regista, Easy Rider (1969): un’icona del cinema indipendente americano che, al di là del suo vero valore cinematografico, è riuscita a farsi interprete di una generazione. Parallelamente al suo ingresso nel patinato mondo delle produzioni hollywoodiane Hopper cominciò un’intesa attività di fotografo che lo portò ad immortalare e a registrare, in diversi luoghi, quella che sembra essere stata la sua realtà quotidiana. Un particolare fermento culturale che è certo quello dei luoghi e delle stelle del cinema, ma è anche una realtà storica con le sue proteste, come i movimenti per i diritti civili. Immagini della città e i dei suoi segni, automobili e strade, e numerosi personaggi, siano essi sconosciuti o meno. E ancora l’immagine di un’epoca più ottimista, quella di una cultura rivoluzionaria, forse troppo compiaciuta, dei Biker Couple ritratti in una celebre immagine ormai icona delle aspirazioni e dell’estetica di un’epoca. Le “vintage prints” degli anni Sessanta ci mostrano l’altra faccia dell’America: quella ribelle, con un nuovo sogno, ma anche piena di tanti contrasti. Numerosi i personaggi del cinema: da John Wayne e Dean Martin della vecchia leva, alla giovane e sensuale Jane Fonda e suo fratello Peter. Poeti della beat generation come Allen Ginsberg, musicisti come James Brown o i Grateful Dead e soprattutto nume-

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Dennis Hopper, Untitled (portrait David Hopper), c.1971, Stampa in gelatina d’argento, 3 1/2 x 5 inches ; 8.9 x 12.7 cm © The Hopper Art Trust Courtesy of The Hopper Art Trust and Gagosian Gallery

rosi artisti, dai i più grandi Marcel Duchamp e Andy Warhol, ai meno noti Robert Irwin e Wallace Berman, molto tipici della Los Angeles degli anni ’60. Le fotografie della serie Drugstore Camera, recentemente scoperte, sono state invece scattate a Taos, New Mexico, città dove Hopper si trasferì per alcuni anni. In queste immagini il tono si fa più intimo e il formato più piccolo, l’obbiettivo fotografico si concentra su una sfera più personale, ritrae amici e familiari, ma anche interni imprecisati che ospitano nudi di donna o i solitari e silenziosi paesaggi del deserto. Meno glamour e più realtà.

SCRATCHING THE SURFACE: Photographs by Dennis Hopper dal 23 settembre all’8 novembre 2014 Gagosian Gallery via Francesco Crispi 16, Roma www.gagosian.com

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IN VIAGGIO CON... Giovanni Del Favero

Single, accoppiato o bello di nonna? Accoppiato. Hotel, sacco a pelo o casa di amici? Casa di amici, con il sacco a pelo. In viaggio non sopporto… Gli imprevisti…e di solito ne è pieno! In viaggio mi eccita… Vedere posti dove non sono mai stato prima. Non posso fare a meno delle… Persone a cui voglio bene. Torno indietro se mi sono scordato... Il cellulare. Meta d’amore? Città d’arte. Meta con amici? Montagna o mare, qualcosa di attivo! Harley Davidson o Limousine? Harley Davidson. Canzone di un’estate? “L’ora del Campari” di Crivel. Un libro da portare? Il Maestro e Margherita. Migliore compagnia aerea? Emirates. Migliore catena alberghiera? Controbatto con il mio brand preferito di Starwood: St. Regis. Condivido selfie o sono cavoli miei? Cavoli miei! Il luogo più strano dove farebbe l’amore? Il letto ;-)

Nome: Giovanni Cognome: Del Favero Lavora presso: Starwood Hotels & Resorts Worldwide, Inc. 60

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Aqualux Hotel Per un soggiorno di relax e coccole d’amore.

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B E N E S S E R E


Piscina outdoor

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e c’è un posto al mondo nato per l’amore è Verona. Shakespeare ha ambientato qui la più grande storia d’amore di tutti i tempi, quella fra Romeo e Giulietta. Sicuramente avete, almeno una volta nella vita, inseguito lo stesso sogno. Una passeggiata nella città sulle loro orme, tra vicoli e cortili, per arrivare al balcone di questa ragazzina, è in grado di far innamorare chiunque. Innumerevoli baci possono essere rubati sulle sponde dell’Adige fino ad arrivare al Lago di Garda. Questo luogo magico, frequentato da sempre dal jet set internazionale, questo microcosmo dove si va dalle escursioni in montagna alle infinite storie di barca a vela, dai parchi divertimento alle Spa. Sicuramente una destinazione soprattutto di relax, da cui partire per avere il meglio dell’Italia sia dal punto di vista enogastronomico che per l’offerta culturale. La sera via aspetta infatti il teatro all’aperto tra i più belli del mondo: l’Arena di Verona. Un appuntamento immancabile nella vita, che siate o no italiani, è quello con l’Opera. E

Bagno Round Suite

come diceva Richard Gere in Pretty Woman, o la si odia o la si ama. Se assistete a un’opera, nell’Arena, dove da sempre si sono esibiti i più grandi direttori d’orchestra, soprano e tenori, sullo sfondo di uno scenario degno del sogno più ardito di bellezza, sarà difficile superare emotivamente questo ricordo. Per completare questa destinazione nasce l’accoglienza di Aqualux un Hotel sul lago di Garda, di recente costruzione, nato per fare la differenza rispetto l’offerta ricettiva esistente. “La scelta – ci racconta Riccardo Gentile, sales manager – è stata di realizzare un Design Hotel in un contesto dove non erano presenti alberghi moderni”. Il disegno all’avanguardia è compiuto sia internamente che esternamente nel pieno rispetto ambientale. Quello che lo ha però reso celebre immediatamente è stata la Spa. “La scelta anche qui è stata originale – continua Gentile – ci siamo differenziati a seguito del ritrovamento di una sorgente di acqua oligominerale che ci ha consentito di instaurare un percorso completo di Thalasso Terapia”. L’albergo sorge infatti sui resti di una canti-

Bagno turco

B E N E S S E R E

Bar Spa

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Coppa Whirlpool

Camera

na sociale costruita su acque termali. Quindi, oltre al clima di relax che in genere si respira nel luogo, si ha la possibilità di accedere alle proprietà curative di queste acque ideali per il rinnovamento cellulare. E’ quindi un luogo scelto soprattutto da coppie per rilassarsi e poi magari uscire seguendo i ritmi lenti di questo territorio. Piscine sospese, saune di ogni tipo e soprattutto un’area denominata Private Spa. Un gran regalo di coppia per dedicarsi qualche ora all’insegna dell’esclusività, immersi in una rilassante esperienza emozionale negli spazi riservati con sauna. A vostra disposizione due lettini per il massaggio di coppia che vi farà immergere in un mondo fatto di coccole e dolcezza in cui il tempo si ferma. Se

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è un evento speciale come un anniversario o un compleanno, non avete che da dirlo: sarete sorpresi nella spa da fiori, una torta… “Molti ospiti stranieri passano di qui prima di imbarcarsi per una crociera a Venezia – racconta Riccardo Gentile – o talvolta abbinano un week end rigenerante ad una prima all’Arena, o seguono un percorso di degustazioni di vino olio o di vino, tenendo presente che siamo nella zona del Bardolino”. Infinite le possibilità di escursioni, da Mantova, città dei Gonzaga alla Padova di Giotto, oppure le esperienze: dalle gite in mountain bike al golf. A noi è piaciuto consegnarvi quest’alone romantico, le declinazioni diverse di attimi che si possono vivere in coppia, per godere di piccoli piaceri della vita. www.aqualuxhotel.com

B E N E S S E R E





Paolo Magnanimi lo chef e l’oste A metà fra Nando Mericoni e Joliet Blues, ha girato il mondo a cavallo di una Harley, e imparato a cucinare dal padre, da Laura Ravaioli, ma soprattutto da Virgilio. Forse per questo Robert De Niro lo segue su twitter di Martina De Meis

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Hosteria Antica Roma

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ull’Appia Antica, immerso tra mausolei e catacombe dell’Antica Roma, al numero 87, si apre un cancello tra le mura che costeggiano la regina viarum ed, al contempo, si aprono le braccia di Paolo Magnanimi, l’Oste, come lui stesso ama definirsi, dell’Hosteria Antica Roma. Mangiare qui, significa accompagnare l’esperienza dei sensi alla scoperta dello stravagante chef Paolo Magnanimi: capello brizzolato e scarmigliato con qualche ricciolo disubbidiente a coprire occhialetti tondi dalla montatura giallo ocra; vestiario fuori dalle righe, con pantalone tartan, bretelle rosse, e cravatta con il volto di Paperino atteggiato nelle pose più diverse. Il ristorante è perfettamente inserito in una struttura appartenente alla fine del I secolo a.C., in piena età Augustea. L’Hostaria Antica Roma si trova, infatti, in un colombarium, un edificio fatto erigere da Augusto per i suoi liberti, adibito alla preghiera delle loro divinità da poter deporre nelle nicchie, che costellano tuttora le mura, le urne contenenti le proprie ceneri. Questo “Monumento dei liberti di Augusto”, rinvenuto nel 1724, ha annesso il casale che è ancora oggi parte dell’Hostaria. Insieme sin dal 1700 sono stati adibiti a luogo di ristoro. La famiglia Magnanimi rilevò la vecchia osteria in disuso alla fine degli anni ’70; a reggerne le redini il papà di Paolo Magnanimi, Massimo,

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che ancora si aggira tra i tavoli a vigilare con occhio attento che nulla sia lasciato al caso. Paolo sin da bambino vive nel ristorante e svolge tutte le mansioni, dal cameriere in sala, al comì, sta in brigata. Poi per il suo spirito selvaggio, questa realtà inizia a stargli stretta, gli pesa il marchio del predestinato. Decide di abbandonare tutto e “fugge” negli Stati Uniti. “Non conoscevo una parola d’inglese, ma nella valigia avevo due paracadute: la divisa da cuoco e quella da sommelier. Il mio obiettivo era imparare la lingua e sperimentarmi, crescere, abbandonarmi ed affidarmi alla vita affrontandola, per la prima volta, in prima persona, come Paolo”. Dopo tre anni in giro per l’America, sulla strada sulle orme di Kerouac, ma con lo spirito alla John Belushi, torna a Roma, con nuove curiosità, e nuove consapevolezze: “Ho capito che per emanciparmi, non dovevo per forza battere un’altra strada: avrei potuto rivoluzionare a mio modo la strada già magistralmente e faticosamente solcata da mio padre”. Dagli anni ’90, l’Hostaria Antica Roma diventa il regno di Paolo Magnanimi: la sua casa, la sua fotografia, il suo specchio. “Ci sono stralci di me in ogni angolo, le foto, le stampe, i disegni, gli oggetti”. E’ pieno di tributi da grandi artisti che lo stimano, le foto di Marlon Brando in Apocalypse Now dedicate da Vittorio Storaro,

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Paolo Magnanimi Michael Douglas Catherine Zeta Jones

Paolo Magnanimi e sua moglie nel raduno Harley Davidson degli Usa vestiti da antichi romani

le caricature di Vauro, I complimenti di Michel Douglas e Catherine Zeta Jones. Il computer perennemente acceso da vera “social star”, basti pensare che su twitter lo segue Robert De Niro, che Carlo Verdone si presta a girare dei cortometraggi per lui come harleysta, che vengono dalla CNN e dalla TV giapponese per scoprire il suo ristorante. Un abito da imperatore romano e accanto ad uno da vestale appesi in fondo al ristorante ci svelano l’altra sua passione: questi li indossammo mia moglie ed io, in sella alla nostra moto, per il centocinquesimo anniversario dell’Harley Davidson a Milwaukee, in rappresentanza Roma e dell’Italia”. Paolo è poliedrico, è appassionato, è curioso. È un avanguardista legato alle radici sue e del mondo in cui vive. Appassionato della storia e dell’arte romana, fa di questa sua passione, la peculiarità della sua cucina, ciò che contraddistingue la sua “Hostaria”. Introduce nel collaudato menù paterno (un cult gli gnocchi con le vongole!) dei piatti della Roma antica, con ricette ritrovate dei primi secoli dopo Cristo. Ritorna alla mente il Satyrikon di Petronio quando lo si sente, ad esempio, parlare di garum, tipico condimento a base di pesce con cui Paolo condisce il pollo oxizomum, ricet-

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ta tratta dall’opera di Marco Gavio Apicio, suo principale ispiratore, insieme a quella della patina cotidiana, una sorta di lasagna, con strati di pasta intervallati da formaggio e carne di manzo lavorata con semi di finocchio. Imperdibile il moretum, una preparazione rustica a base di formaggio pestato, aglio ed erbe aromatiche, a cui, addirittura il grande Virgilio dedica un poemetto, dove ne descrive minuziosamente le fasi di preparazione. È possibile anche, su richiesta, assaggiare un menù degustazione tipicamente antico-romano, composto dal gustum, l’antipasto ricco e variegato, dalla mensa prima, consistente nei due piatti principali ed infine dalla mensa secunda, il dessert. A questo si accompagna la giovialità di Paolo Magnanini con i suoi ospiti, accoglie tutti con familiarità e lascia che vadano via solo dopo aver consegnato loro un cadeaux, un ricordo, il menù con la lista delle prelibatezze che hanno appena gustato. L’Hostaria Antica Roma è incontro/scontro tra ere e generazioni diverse e lontane, dove ognuna è apportatrice della propria esperienza, dove tradizione ed innovazione, saggezza ed intraprendenze compenetrano l’una nell’altra fondendosi in un continuo circolo alimentato dalla forza inestinguibile della reciproca curiosità.

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Boscolo Exedra Roma Boscolo Aleph Roma Boscolo Milano Boscolo Venezia Boscolo Exedra Nice Boscolo Prague Boscolo Budapest


Tutti i coltelli che trafissero

MARILYN

Icona dell’amore e martire dell’assenza d’amore. di Letizia Strambi

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figlia non si sa di chi, e morta non si sa come. La madre, Gladys Pearl Monroe fece una colletta per andare a partorirla in ospedale. Si era lasciata con un marito, e già ne aveva un altro, Martin Edward Mortenson, il quale diede il nome Norma Jeane Mortenson alla futura Marilyn Monroe, per non registrarla come illegittima, ma lo fece controvoglia, perché Gladys era stata stuprata da un certo Charles Stanley Gifford, e quindi Norma Jeane, neonata, aveva già un patrimonio di colpe da scontare. Era frutto di una violenza, pendeva su di lei un interrogativo che avrebbe fatto sì che per il resto della vita sua madre l’avrebbero guardate scrutandola, cercando in lei il seme di una somiglianza, prima di dare una carezza. Il male peggiore era tuttavia nella radice dei due nomi con cui la battezzò: Norma Talmadge e Jean Harlow (venne erroneamente aggiunta una “e” finale). Due attrici, il sogno, che per Gladys era ormai rimpianto, “doveva” realizzarsi, in questa inopportuna bambina che visse i primi 7 anni con genitori affidatari che la tennero a pagamento, una coppia bigotta, che si ergeva a giudice di colpe altrui. Tra un affidamento e l’altro la madre fu diagnosticata schizofrenica paranoide. Ci fu un momento di sollievo quando fu presa da Grace McKee, archivista di pellicole alla Columbia,

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altra nutrice del sogno hollywoodiano per questa bambina cui si mostravano film invece che leggere favole. Ma anche Grace, trovato marito, non voleva Lolite in casa, e così Norma finì di nuovo in orfanotrofio. Ogni famiglia cui era affidata la allontanava: ne passò più di quindici. Si susseguirono poi le zie, ma i patrigni si mostravano “troppo affettuosi” con Norma. Così Norma tornò da Grace in cerca di certezze, ma lei la obbligò al matrimonio con James Doughery a 16 anni facendole smettere gli studi a favore di un futuro da casalinga accanto alla suocera. Innescò una bomba che stava per esplodere. Mentre lavorava in fabbrica come operaia fu ritratta per un servizio giornalistico. Finì con la nomina di Miss Lanciafiamme, coincidente con il divorzio. A Emmeline Snively, direttrice di un’importante agenzia presso cui faceva la modella, si deve l’immagine che la accompagnerà per la vita: capelli chiari e voce sensuale, anche se la direttrice si rammaricava per non essere riuscita “a insegnarle a camminare”. E qui molti potrebbero non essere d’accordo dopo aver visto A qualcuno piace caldo. Il cambiamento d’aspetto corrisponde a quello del nome, con il cognome della madre, assente, per ritrovarla ogni volta che veniva chiamata, e Marilyn per il suono sensuale delle due “M”. Due baci.

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Ebbe un contratto alla Fox, si mise a studiare all’Actors Lab di Hollywood, macinò copertine in tutto il mondo. E a tutti gli uomini che l’avevano torturata da bamina si iniziavano ad aggiungere quelli che la avrebbero fatto nel lavoro come Darry Zanuck, a capo della Fox, che la giudica “inadatta alla recitazione”. Billy Wilder disse ad esempio: “Dirigere Marilyn Monroe è come dirigere Lassie: ci vogliono quattordici ciack affinché abbai nel modo giusto”.

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Coltellate che la trafiggeranno come un San Sebastiano della celluloide. Per questo la gente la adora, per questo è un mito pop con cui si ricoprono le sedie di ecopelle del terzo millennio. Come la nostre nonne avevano bisogno di immaginette di Santi sul comodino, noi abbiamo bisogno dei suoi poster glitterati nei nostri uffici. Quante volte ce l’abbiamo messa tutta e siamo finiti sul marciapiede, come Marilyn alla chiusura del suo primo contratto? Si dice che

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prostituendosi su Sunset Boulevard, riuscì a sopravvivere. Più volte finì in strada, scaricata da uomini e produttori, fece la spogliarellista e posò nuda per 50 dollari in un calendario. La ricattarono, ma da questo abisso nacque la svolta. Confessò che le foto le aveva fatte per mangiare. La gente ebbe pietà di lei e divenne per la prima volta il simbolo di quelli che non ce la fanno. Le foto furono acquistate in esclusiva per la copertina del primo numero di una nuova rivista Playboy, la consacrazione di due futuri miti. Ma come sempre, un’altra coltellata era in agguato: morì il suo grande amore e mentore Johnny Hide, e lei, cacciata di casa dalla vedova di lui il giorno dopo il funerale, tentò il suo primo suicido. Una figura importante della vita di Marilyn è

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stata Natasha Lytess, maestra di recitazione e seconda mamma sostitutiva dopo Grace, che era invisa a molti e che la influenzò anche in scelte come quella di annullare il matrimonio con Robert Slatzer, critico letterario. “Il successo è alle porte” diceva Natasha, che la voleva più brutta per mostrare doti interiori. Invece arriva Niagara, a incoronarla femme fatatale. E come si ripete nella storia occidentale, da Traviata, alla Signora delle camelie, da Nanà a tutte le eroine prostitute, l’unico pegno valido per l’espiazione di questa bellezza, accompagnato da una preghiera d’amore che rimane un’eco, è la morte. Tisiche, appestate, suicide, non importa come: l’espiazione della colpa dello stesso esser nate in quel modo, belle, aperte, simbolo d’amor profano, è una, la morte.

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A modo suo l’ha amata Joe Di Maggio. Lei lo sposò dopo anni che si frequentavano. Lui era però geloso, lei instabile. Il matrimonio finì all’alzarsi della gonna sulla grata della metro durante le riprese di Quando la moglie è in vacanza. Marilyn voleva qualcosa di più. Si iscrisse all’Actor Studio, pretese contratti in cui non interpretasse un’oca bionda, andò in analisi e si innamorò del più grande mito della scrittura teatrale americana del Novecento, Arthur Miller. A benedire il matrimonio il suicidio con barbiturici di Grace Mckee. Marilyn sentiva un altro vuoto aprirsi in questo momento: quello del ventre. Lei voleva un figlio e Miller no. Soffriva di una dolorosissima endometriosi. Racconta lei stessa di quattordici aborti. Una convivenza costante con la morte. Un dolore sontuoso da cui nasce il canto del cigno di Marilyn, il film Gli Spostati. Fu un personale regalo del marito a questa straziata donna che beveva e si imbottiva di sonniferi per dormire, per l’ultimo San Valentino insieme. Un personaggio cucitole addosso. Ma mentre giravano arrivò la notifica per il divorzio e lei fu ricoverata in fin di vita per overdose. Finì il film a stento e di nuovo fu ricoverata in una clinica psichiatrica, da cui non riusciva a uscire, fino a quando non venne a tirarla fuori Joe di Maggio. Decise quindi per un intervento alle tube. Vole-

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va un figlio. In convalescenza apriva giornali in cui apprendeva che Frank Sinatra, che le aveva giurato eterno amore, si sposava un’altra, e il suo ex marito Arthur Miller faceva altrettanto. Si affidò quindi all’amore di John Kennedy, il quale, la ricambiava prendendo un orologio, donato da Marilyn “con amore eterno” e regalandolo a un dipendente. Oppure passandola a suo fratello quando fu stanco di giocarci. Marilyn aspettava un figlio che, come lei, non avrebbe mai saputo chi fosse il suo vero padre. Il presidente degli Stati Uniti? Suo fratello? Frank Sinatra? Joe di Maggio? Questa volta l’aborto non fu spontaneo e si narra che Robert Kennedy invece che sposarla fu molto persuasivo nel mandarla in Messico a risolvere la questione. Fiumi di parole sono stati scritti sulla morte, ma solo lei sa perché si impasticcò, perché sono arrivati dopo ore a soccorrerla, chi chiamò, e chi c’era stato con lei quella notte, abbandonandola nuda tra quelle lenzuola, quando ancora profumava la sua pelle. Non poteva morire altrimenti, abbandonata, come nella vita, da sua madre, dai suoi padri, dalle maestre, dagli insegnanti, dagli sposi, dalle matrigne, e da tutti coloro che volevano possederla come una cosa preziosa, che si compra, si chiude in un cassetto, che si tiene con sé, ma non per sempre, quel tanto che non ci venga a noia, e che non ci costi la fatica che costa l’amore.

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“Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contradizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s’impara uno eterno gridore”. LEONARDO DA VINCI

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Come andò la storia tra Leonardo e Milano di Letizia Strambi

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eonardo fu pittore, ingegnere, musicista, scrittore, architetto, scultore, geologo, geografo, filologo, biologo, fisico, astronomo, anatomista, matematico, orafo, decoratore, stilista. Un genio soprattutto perché anticipò il futuro in tutti questi campi. In occasione dell’Expo, Milano celebra questo suo figlio adottivo che meglio di ogni altro interpretò lo spirito moderno della città. Qui fu accolto, ma soprattutto capito, grazie al Duca Sforza, che sovvenzionò la complessità dei suoi interessi. E Leonardo stette bene a Milano, come lui stesso confessò nei suoi scritti in cui traspariva la devozione verso il suo mecenate, oggetto talvolta di scherno da parte di quell’antipatico di Michelangelo. Leonardo impiegò tre giorni a cavallo a percorrere il tragitto da Firenze a Milano. Era accompagnato dal giovane Atlante Migliorotti suonatore di lira. Lo aspettava Ludovico Sforza. Era stato chiamato a suonare a corte, un pretesto per Leonardo, il quale sperava di essere assoldato come ingegnere. Come se oggi suonassimo in una band davanti al sindaco con la prospettiva di ricevere un appalto. Leonardo vedeva oltre, partiva da destra per arrivare a sinistra: sarebbe bastato uno specchio a decifrarlo. A

La vergine delle Rocce

La dama con l’ermellino

Disegno del cavallo

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Cenacolo

“No’ si volta chi a stella è fisso”. LEONARDO DA VINCI Ludovico Sforza bastò uno sguardo, perché Leonardo aveva saputo ammaliarlo. Se Giulio II a Roma sognava una tomba stratosferica e aveva chiamato Michelangelo per realizzarla (salvo poi dargli l’impegnuccio temporaneo di dipingere la Cappella Sistina) a Milano il Duca ambiva ad un gigantesco monumento equestre in bronzo per suo padre. Leonardo, che proprio prima di lasciare Firenze aveva appreso nuove tecniche di fusione per il bronzo dal Verrocchio, e adorava i cavalli, non vedeva l’ora di cimentarsi con la statua equestre più grande del mondo. Mentre però sognava doveva mangiare, come testimonia il contratto per La vergine delle Rocce, che in occasione dell’Expo 2015 sarà visibile in una mostra all’archivio di stato di Milano. Un contratto mal pagato per una madonna dai significati reconditi. Se confrontate il disegno (che era la parte più interessante per Leonardo) con la pittura (che lo annoiava, ma era comunque pretesto per fare esperimenti sui colori) sembra un vero enigma di citazioni. Ai frati che la commissionarono non piacque. Al

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Duca sì, e decise di affidare a Leonardo il ritratto della sua amante: Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino. Sembra che fosse un po’ scocciata di posare con questa bestiola; non sapeva che sarebbe stata ammirata in eterno. Il Duca invece capì che quella sarebbe stata la pittura del futuro, così enigmatica, allusiva. Leonardo entrò definitivamente a corte, diventando amico di Bramante e con lui progettò nuove soluzioni per la cupola del Duomo di Milano, modifiche al Castello Sforza, decorò una sala, e progettò palazzi, cattedrali, fortificazioni. È di questo periodo l’affresco de l’Ultima cena nel Convento di Santa Maria delle Grazie. Leonardo prese solo lo spunto dalla tradizione fiorentina. Ma poi altro che eucarestia! Qui siamo al momentaccio in cui Gesù dice: «Qualcuno di voi mi tradirà» e ognuno si fa un bell’esame di coscienza sul valore della fedeltà e dell’amicizia, si rinnova il senso di colpa primigenio di Eva con la mela. A questo sconvolgimento passionale, si associa un equilibrio matematico, come nell’universo, in Dio e nell’uomo: gli apostoli sono a gruppi di tre, numero del divino, della perfezione, del triangolo che si ripete e converge al centro nella figura isolata e dominante del Cristo. Giuda non è da solo su un lato del tavolo come al solito, ma

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Ritratto di musico

accanto agli altri: siamo tutti Giuda. Fu un’impresa straordinaria perché Leonardo non amava l’affresco ad asciugatura rapida e tratto deciso. Tecniche adatte a Michelangelo, che neanche disegnava, scolpendo con i colori. Leonardo andava a velature su velature di olio, trasparenze che si perdevano in infiniti riflessi. Quindi qui usò un misto di colori che subito perse di smalto. Fu comunque restaurato e restituito simile a

quello che poteva essere alla consegna. Arrivata la peste non era tempo per l’arte a Milano così Leonardo si dedicò all’urbanistica progettando la città odierna su diversi livelli, come noi le vediamo: il sistema di fognature sotto in canali, sopra e lungo i navigli trasporti pubblici. Finito il pericolo della peste, iniziò quello della celebrazione della nuova vita, un’arte che non ci lascia testimonianze se non i racconti delle feste in onore degli Sforza, con macchine acquatiche e sputafuoco, palloni in aria per volare. Quando Giangaleazzo Sforza, nipote di Ludovico, sposò Isabella d’Aragona, Leonardo da Vinci fu il wedding planner. Per la scenografia lavorarono centinaia di pittori, per i costumi disegnati tutti dal maestro, un esercito di sarte. Una delle sorprese della serata fu un gigantesco vulcano che eruttava fuochi artificiali e lapilli mentre sullo sfondo una macchina “alta tre piani di un palazzo” replicava il nostro cielo secondo le conoscenze dell’epoca: stelle, sole e luna ruotavano intorno alla terra. Poi il tema astrale dell’oroscopo dei due sposi. Il sole era un fanciullo bagnato nell’oro che morì soffocato dal metallo con grande rammarico per Leonardo. Quindi anche il ritratto fatto a Leonardo da Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere ha una sua filologia. Il “Grande Genio” era così preso dalle sue idee che spesso rimaneva scol-

Non ci resta che piangere

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Tracce odierne di Leonardo

Salaì ritratto come Giovanni battista

lato dalle realtà come avveniva per la partita a scopa nel film. A illuminare la sua vita in concretezza ci pensa il paggio Salaì, un “birbante” che gli ricordava sé stesso quando era piccolo, e che divenne poi suo allievo e suo modello. Forse il suo amante più duraturo ma Leonardo non fece mai outing in modo ufficiale. Costretto a lasciare Milano per molto tempo vi ritornerà quando c’è Charles D’Amboise, maresciallo di Francia, come governatore. Questo è il periodo di trionfali sculture di frutta e verdura, ma anche di studi: riesce a inventare uno strumento ottico molto simile ad un odierno proiettore, e soprattutto scopre la perfezione della macchina del corpo umano. Ci consegna così il ritratto di ognuno di noi in cui specchiarci e meditare per l’eternità: l’uomo Vitruviano, una prova perfezione scientifica e divina a un tempo, come lo è la Natura.

Francesca Petroccitto, che trovate su Facebook, è un’attenta guida Milanese. Ci consiglia un tour per appassionati di Leonardo: il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, il Cenacolo e Santa Maria delle Grazie, la Pinacoteca Ambrosiana dove è il “Ritratto di Musico”. Per comprendere a fondo Leonardo occorre tuttavia una visita al Castello Sforzesco, residenza di Ludovico il Moro, che ebbe un ruolo importante nella vita del maestro, e dove possiamo ammirare la Sala delle Asse affrescata con un intreccio vegetale senza precedenti. Inoltre l’anno prossimo è prevista palazzo Reale una mostra senza precedenti. Aprirà il 15 aprile 2015, giorno del compleanno di Leonardo ed è la più grande esposizione dedicata a Leonardo mai ideata in Italia. Un ritratto trasversale di tutta l’opera del poliedrico personaggio, attraverso alcuni temi centrali: il disegno, il continuo paragone tra le arti, il confronto con l’antico, la novità assoluta dei moti dell’animo, il suo tendere verso progetti utopistici, veri e propri sogni, come poter volare o camminare sull’acqua per cui sarà allestita in mostra un’apposita sezione; l’automazione meccanica e così via. Infine, se volete fare un’esperienza diversa potete provare, Leonardo 3 Il m ondo di Leonardo, (www.leonardo3.net) varie sperimentazioni interattive accompagnate da ricostruzioni: il modello fisico della Macchina Volante, la Clavi-Viola, il Can(n)one Musicale, la Balestra Veloce, la Piva a vento continuo, l’Organo di Carta, i Flauti Glissati, il Tamburo Elastico, la Virtual Reality dell’Ultima Cena. Vedremo da ottobre 2014 l’Aquila Meccanica. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

Uomo vitruviano

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Il tuo relax, naturalmente GAY FRIENDLY

L’HOTEL MILANO ALPEN RESORT MEETING & SPA, situato ai piedi del massiccio della Presolana e circondato dalla splendida cornice dell’alta Val Seriana con la sua scenografica natura, è una casa del benessere disegnata dalla luce della bioarchitettura. L’Hotel Milano è sinonimo di turismo, montagna e relax. Per soddisfare le esigenze di tutti gli ospiti l’Hotel offre ben 7 tipologie di stanze, tra cui le nuove EMOTIONAL SUITE, splendide suites dove arredi naturali, design e high tech si fondono armoniosamente. Gli ospiti dell’Hotel Milano potranno, inoltre, beneficiare dell’ampia offerta relax del CENTRO BENESSERE ALPEN SPA.

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Il:ritocchino? Si fa in hotel

Champagne, brunch e botox: l’ultima tendenza

Four Seasons di Austin

Green Park Resort di Tirrenia

Il party al botulino della Roma de “La Grande Bellezza” è ormai demodé. Tramontato il concetto di wellness classico i clienti vogliono sempre di più dalle Spa. Sembra strano però che assieme a tecniche che si rifanno a filosofie ayurvediche, meditazioni orientali, e diete vegane, siano ormai richiesti agli Hotel in occidente pacchetti in cui ci siano incluse sedute botox o chirurgia estetica. Il primo sperimentatore di questo insolito binomio e il Four Seasons di Austin. Se al Four Season di Milano potete gustare un’esperienza che vi veda in prima fila alla Scala, nella patria di Joan Crawford non possono che offrirvi trattamenti estetici operati da medici professionisti. Il pacchetto si chiama “Botox and Brunch”, ed è offerto in collaborazione con Westlake Dermatology & Cosmetic Surgery: si va dal peeling chimico a interventi di vera e propria chirurgia estetica. Subito è stato imitato dal Four Season di Los Angeles a Beverly Hills. Ma non è una storia solo di oltreoceano.

In Francia il Grand Hotel Loreamar di Saint-Jean-de-Luz, offre ai suoi ospiti il Safe Anti-Aging Treatment, una tecnologia appena scoperta in ambito di medicina estetica efficace soprattutto al maschile, su cui non si sbottonano troppo. In Italia il primo hotel a offrire questo tipo di trattamenti è il Green Park Resort di Tirrenia, in collaborazione con la dottoressa delle star, Maria Grazia Caputo, con cui è stato studiato il pacchetto “Take an advice” comprensivo di visita specialistica e relativi trattamenti estetici ad hoc per i clienti che lo richiedono. Ma ormai è pieno di hotel dove soggiornare in assoluta privacy anche dopo un’operazione chirurgica. Lo splendido Cinque stelle di Ischia, Regina Isabella vi consente di operarvi e poi venirvi a prendere in ambulanza climatizzata, trasferirvi in una suite per una settimana, e disporre di una delle tre piscine presenti -di cui una termale- mentre pilluccate una dieta personalizzata.

Grand Hotel Loreamar di Saint-Jean-de-Luz

Regina Isabelladi Ischia

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G&T SU YOUTUBE 14MILIONI DI UTENTI Un fenomeno di narrazione sull’accettazione di sé stessi attraverso un linguaggio globale, sommesso, ma non troppo.

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alcosa di totalmente diverso da tutto quello che avete visto finora nelle serie gay. Questo è G&T la web serie che sta spopolando nel mondo incentrata su tematiche d’amore, a tutti i livelli, non solo gay. Nasce dal genio di Francesco D’Alessio, che ne è anche regista e protagonista. “Anni fa girai Gli amici di Oscar per la tv, un progetto di fiction a tematica gay, il primo in Italia, che vinse tanti premi, ma alla fine non si concretizzo con una messa in onda regolare”. Francesco non è di quei registi che adorano il web e disdegnano la televisione, ma certo YouTube gli ha offerto una possibilità immediata di internazionalizzazione che tocca vette enormi con 14 milioni di connessioni totali. “Certi risultati mi hanno reso un po’ contrario alla trasmissione della serie in televisione,

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magari ad orari improponibili, perché questo è un prodotto da tarda notte in Italia, quindi preferisco questa dimensione di condivisione social, a meno che ci sia una decisione sull’acquisto del plot per una dimensione sovranazionale; insomma siamo aperti a tutto, ma con cautela”. L’aspetto straordinario di questa web serie è il tipo di persone che ne fruiscono, un target di 30/35 anni che si identifica per la maggior parte ( come si deduce dai commenti) con il personaggio di Tommaso. “Questo non accettarsi è il fulcro della serie, non l’omosessualità”. “E soprattutto noi non volevamo la solita serie con i gay macchietta – afferma Francesco – credo che i gay si siano stufati di essere ritratti come in Willy e Grace, o almeno soltanto in questo modo”. “Il più grande orgoglio per me è stato raggiungere anche un vasto pubblico eterosessuale anche grazie al personaggio di Sara, che supera i momenti critici con la sua eccessività, con il suo cinismo”. La distribuzione del film è il fenomeno più importante: sono stati gli stessi fan della serie a tradurlo e sottotitolarlo in diverse lingue, sono state elaborate tesi di laurea sociologiche sul fenomeno. “Sono rimasto particolarmente commosso – conclude il regista – dai nostri fan in Russia: sono 150 e si riuniscono di nascosto, vedono la nuova puntata, e poi restano li a parlarne”.

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SeeTorontoNow.it


WhatSApp HARISTYLE PRO Dovete andare dal parrucchiere e non vi fa mai i capelli come volete voi? Questa App è decisamente da scaricare subito. Ci sono migliaia di colori e tagli da provare, basta mettere una vostra foto e le modifiche possibili sono infinite. Fissate l’immagine e a quel punto, smarthphone o tablet alla mano, gli errori sono impossibili.

FASHION GPS RADAR FASHI Un’App immancabile im per le fashion victim, ma soprattutto per chi lavora nella moda e attorno ad essa. E’ molto dettagliata l’agenda digitale delle sfilate e dei fashion show. Si possono mandare inviti e localizzare gli eventi più vicini, se siete in viaggio in un’altra città, attraverso una mappa interattiva. E’ una community costituita da giornalisti, editori, blogger, modelle e modelli. Nella community si possono anche contattare gli stilisti per chiedere capi di abbigliamento utili a futuri shooting fotografici per le riviste.

TAMTAM Vi piace viaggiare ma vorreste avere solo il meglio, l’esclusivo, quello che piace ai vip? C’è TamTam. Raccoglie 500 indirizzi forniti però solo da personaggi del mondo dell’arte e dello spettacolo, della moda e della letteratura che hanno condiviso i loro posti del cuore in giro per il mondo. Mete segrete divise in o5 categorie: Hotel, Ristog. ranti, Spa, Club, Shopping. li Presenti anche molti locali gtrendy. Ottima per chi viaggia al di fuori dell’Italia.

FOTOPEDIA ITALIA Sta esplodendo anche in Italia l’ultima versione di Fotopedia. Trovate: storie, slideshow e naturalmente una guida completa del Bel Paese. s Nella miscellanea di immagini si possono pasassare tutte le colline della Val d’Orcia, ma è utile tile anche per cercare lo stilista preferito a Milano. ano. Possibile pianificare viaggi e itinerari.

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Se ci fosse una parola in grado di esprimere un luogo sorprendentemente bello con tutto ciò che è appassionante, la useremo per descrivere il Massachuetts. Diciamo solo: it’s all here!

Boston e il Massachusetts hanno molto da offrire ai viaggiatori in cerca di autenticità. Meta ideale ed accogliente verso la comunità LGBT; la prima destinazione negli USA a legalizzare il matrimonio nel 2004

www.massvacation.it/lgbt/

Ufficio del Turismo Massachusetts in Italia www.massvacation.it ‐ bostonma@themasrl.it


ELOGIO DEL Tour Bistro di Fermob

Ci sono due Tour Eiffel a Parigi! È la Tour Bistro di Fermob, realizzata con 324 sedie. La sedia Bistro di Fermob e la Tour Eiffel festeggiano insieme il loro 125° anniversario (1889-2014). La Maison francese di riferimento nell’arredamento outdoor ha immaginato una riproduzione del celebre monumento assemblando sedie in una struttura da 13 metri. www.fermob.com

Lampada Tetris Semplicemente geniale la lampada Tetris che celebra il gioco cult. E’ composta da sette elementi distinti da combinare in maniera diversa in base all’umore. Ogni blocco è una lampada a sé che si accende entrando a contatto con un’altra. Il blocco blu dovrà essere collegato alla rete elettrica, mentre gli altri potranno essere liberamente posizionati. La trovate su www.troppotogo.it

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Lampada Tetris

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superfluo Piccolo potente e bello L’altoparlante Veho 360 M4 è il compagno ideale di tutti i dispositivi: iPhone, smartphone, laptop, netbook. La tecnologia bluetooth lo rende flessibile abbastanza da essere compatibile con un’ampia gamma di prodotti. Uno speaker portatile dalle piccole dimensioni ma dalle grandi prestazioni. Migliorerà le vostre giornate in vacanza, permettendovi di portare sempre con voi la vostra musica preferita. www.veho-world.com/main/index.aspx Veho 360 M4

Cupiditas Amarist ci regala un vero capolavoro, un tavolo in pietra di alabastro che si presta ad arredamenti sia ultramoderni sia antichissimi. Si chiama Cupiditas, dal latino “desiderio”, è caratterizzato da un design minimalista e da linee pure in grado di fondersi con mobili, sculture, arte e funzionalità. La peculiarità che rende questo elemento interessante e molto originale è l’illuminazione a LED RGB Wi-Fi controllabile dal nostro smartphone o tablet. È possibile modificare il colore, la luce e l’intensità del tavolo creando l’atmosfera desiderata. Un elemento d’arredo che vicino alle nostre emozioni più intime. www.amarist.com/it/portfolio/cupiditaslight-iphone-led/

Gemelli Alchimista di Montegrappa Quasi un secolo di tradizione di alto artigianato italiano per Montegrappa, il marchio di accessori uomo più noto al mondo, una firma internazionale dell’eleganza creativa tipicamente italiana e riconosciuto simbolo di eccellenza. Firma orologi, penne che hanno siglato i più grandi contratti e trattati di pace nel mondo perché appartenenti a re, sultani, presidenti, e grandi star. Questi gemelli ricordano i simboli alchemici del nostro medioevo. www.montegrappa.com

Gemelli Alchimista di Montegrappa

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What’ s INN S

Hotel Hard Rock di Palm Springs

i chiama Glamping ed è un modo di soggiornare sempre più popolare nei paesi anglosassoni: si hanno i vantaggi dell’essere immersi nella natura come al campeggio, ma con il lusso estremo che danno alcuni resort. Nascono così I Pop Up Hotel, in occasione di grandi eventi. Mescolano l’esperienza campestre con servizi da hotellerie in location dove è impossibile edificare. Seguono da vicino festival e raduni, coccolando l’ospite con lenzuola, piumoni, cuscini, illuminazione, articoli da bagno e accesso a servizi privati, come docce di lusso, spa, ristorante e bar.

Center for Civil and Human Rights

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a nuovissima e più recente attrattiva di Atlanta in Georgia, USA è il Center for Civil and Human Rights, aperto a Giugno 2014. Al suo interno la Morehouse College Martin Luther King Jr. Collection con esposizioni interattive. Presenta storie molto forti di personalità e di movimenti dei diritti umani, invitando a riflettere sul futuro. Questa istituzione culturale ad Atlanta consente un’immersione esperienziale con luci, suoni, immagini e parole scritte, tutte concepite per ispirare e stimolare il dialogo. L’architettura è frutto di una collaborazione tra il designer Phil Freelon e The Freelon Group and HOK di Atlanta. A dicembre 2014 il Center celebra una della più grandi manifestazioni della UNIVERSAL DECLARATION OF HUMAN RIGHTS del mondo. www.civilandhumanrights.org

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Pop Up Hotel

Pop Up Hotel

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obbiamo invece ai francesi l’idea di Attrap Rêves, hotel mobile che prende ispirazione dal campeggio e che offre ai turisti la possibilità di trascorrere un soggiorno a contatto con la natura all’interno di speciali tende di forma sferica e dalla struttura semitrasparente. Sono delle bolle che consentono di soggiornare sotto le stelle, perfettamente visibili durante la notte. L’Attrap Rêves Hotel è ad Allauch, villaggio a 12 chilometri da Marsiglia, all’interno della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. www.attrap-reves.com

Hotel B4, Milano

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imone Micheli si definisce un “eroe dell’architettura” e, in effetti, lo è. Apprezzato molto all’estero, ha firmato l’Hotel B4, del gruppo Boscolo, che si trova in prossimità dell’Expo 2015 di Milano. Il nuovo Hotel “nasce per rivedere, scardinare e rinnovare completamente i criteri dell’intera categoria e delle proprie strategie di promozione e di comunicazione”. La committenza lo definisce “Ibrido, trasversale, intriso di contaminazioni multiformi e sinestetiche, luogo di meraviglia, cultura, natura e di metropolitanità”. Gli esterni sono dell’architetto Giancarlo Marzorati. www.simonemicheli.com

Attrap Rêves

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l residence Mirage si trova a Tinos nelle Cicladi. È edificato su una ripida pendenza di terreno roccioso e si affaccia sul Mar Egeo. Si tratta di una struttura da 198 metri quadrati. Lo spazio vitale è coperto da una piscina che produce un effetto visivo di acqua che estende l’orizzonte, fondendosi con il paesaggio marino. Da lontano, l’unico elemento visibile è l’acqua della piscina. L’acqua durante il giorno rispecchia le formazioni rocciose circostanti e durante la notte il cielo notturno stellato.

Residence Mirage, Tinos

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EVENTI Autunno-Inverno 2014-2015

Musica

Moda

DICEMBRE 2014 ROMA 16 Dic 2014: Stromae

OTTOBRE 2014 TORONTO 20 - 24 Ott: World Mastercard Fashion Week NOVEMBRE 2014 FIRENZE 21 - 23 Nov 2014: Firenze Moda Prima

Cinema E Teatro

GENNAIO 2015 FIRENZE 28 - Gen 2015: I Filati, Palazzo Pitti

OTTOBRE 2014 ROMA fino al13 Ott Teatro de Servi: Prendo in prestito tua moglie, commedia di L. Franco MARZO 2015 MILANO 17 - 22 Mar: Resilienza d’amore al ‘Piccolo Teatro’

Mostre ed Eventi ROMA fino al 05 Nov: CAPOLAVORI DELL’ARCHEOLOGIA: RECUPERI, RITROVAMENTI, CONFRONTI Castel Sant’Angelo ROMA 11 Nov - 8 Feb: AMERICAN CHRONICLES: THE ART OF NORMAN ROCKWELL al "Palazzo Sciarra" ROMA 16 DIC: STROMAE in concerto 2015 MILANO 1 Maggio - 31 Ott: EXPO MILANO 2015

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Eventi Gay OTTOBRE 2014 LOS ANGELES 5 - 13 Ott: Atlantis LA Mexico gay cruise MONTREAL 8 - 14 Ott: Black & Blue Festival ATLANTA 11 - 12 Ott: Atlanta Pride GRAN CANARIA 13 - 19 Ott: Maspalomas Fetish Week NEW ORLEANS 23 - 26 Ott: Halloween PUERTO VALLARTA 25 Ott - 1 Nov: Club Atlantis Vallarta TORONTO 31 Ott: Halloween Night Party NOVEMBRE 2014 TAMPA 23 - 30 Nov: Olivia Lesbian Cruise

MIAMI 26 Nov - 1 Dic: White Party Week DICEMBRE 2014 RIO DE JANEIRO 31 Dic: Capodanno AMSTERDAM 31 Dic - 1 Gen: Capodanno GENNAIO 2015 AROSA 11 - 18 Gen: Arosa Ski Week ASPEN 11 - 18 Gen: Gay and Lesbian Ski Week FEBBRAIO 2015 FORT LAUDERDALE 1 - 8 Feb: Atlantis Caribbean all gay cruise FORT LAUDERDALE 8 - 15 Feb:

RSVP Caribbean Cruise RIO DE JANEIRO 13 - 17 Feb: Carnevale di Rio NEW ORLEANS 13 - 17 Feb: Gay Mardi Gras SYDNEY 13 - 24 Feb: Olivia Sydney to Auckland Cruise AUCKLAND 24 Feb - 8 Mar: Atlantis Auckland to Sydney Atlantis cruise MARZO 2015 ALPE DE HUEZ 21 - 28 Mar: European Gay Ski Week SINGAPORE 29 Mar - 9 Apr: Atlantis Singapore to Hong Kong gay cruise

Sport OTTOBRE 2014 ITALIA 23 Sett - 19 Ott: Campionato mondiale di pallavolo femminile 2014 GENNAIO 2015 QATAR 15 Gen - 01 Feb 2015: Campionato mondiale maschile di pallamano FEBBRAIO 2015 PHOENIX 1째 Feb: XLIX Super Bowl GUIYANG 28 Feb 2015: Campionati mondiali di corsa campestre

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D I SE LFI E E C O M I N G O UT OV V E R O S T R AN I M ODI DI PROT E G G E R S I DAI R AG G I U V

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e è vero che il 2014 è stata, finora, l’annata più prolifica per i coming-out nel mondo sportivo, manca però alla lista ancora un calciatore, meglio ancora sarebbe se fosse italiano. Anche ai Mondiali di calcio in Brasile nessun calciatore ha avuto il coraggio di compiere questo gesto, nonostante l’invito lanciato dall’Onu ai giocatori gay a dichiarare la loro omosessualità per aiutare gli omosessuali nel mondo ad essere accettati. L’appello era stato lanciato dall’Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay. “Esorto giocatori, gente di sport, a dichiarare senza paura il proprio orientamento sessuale perché è l’unico modo per farsi accettare. È importante inviare messaggi ai tifosi perché è vergognoso, in quest’epoca, che le persone nascondano ciò che sono in realtà”. Parole cadute nel vuoto, nonostante i molti calciatori gay presenti, sparsi nelle varie nazionali! Peccato nessuno abbia voluto raccogliere l’invito dell’Onu, peccato nessuno abbia voluto seguire l’esempio di Thomas Hitzlsperger, ex centrocampista della Lazio, una carriera trascorsa tra Germania, Inghilterra ed Italia nelle squadre di club, uno scudetto vinto con lo Stoccarda in Germania e 52 presenze con la maglia della nazionale tedesca compreso un Mondiale ed un Campionato Europeo. Al momento del suo addio al calcio giocato ha dichiarato: “Non mi sono mai vergognato, nel calcio non è un grosso problema, ma la questione gay è per lo più ignorata”. Appunto una questione ignorata che prima o poi la Federcalcio, l’Associazione Calciatori e le varie leghe calcistiche dovranno affrontare. Nella scorsa primavera la Nazionale e lo stesso Prandelli aderirono al progetto dei lacci rainbow contro l’omofobia ma, visto che era lasciata al libero arbitrio individuale la scelta di indossarli, nessun

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azzurro è mai sceso in campo con i lacci arcobaleno. Eppure il più entusiasta fu proprio lo stesso Prandelli che li indossò per tutta una trasferta in Spagna. Potrei scrivere il numero degli azzurri gay o bisex convocati per il Brasile, ma ci ridurremmo a pettegolezzi da bar. Speriamo che alla fine qualche calciatore sia italiano e/o straniero che milita nella nostra serie A abbia le palle, è proprio il caso di dire, di dichiarare la propria sessualità. Nel frattempo l’estate è passata con i vari tweet ed i vari selfie di calciatori famosi che pubblicano foto e post degni di comparire sulla Posta del Cuore di Donna Letizia. La foto più sconcertante è stata quella di Cristiano Ronaldo che si è fatto un selfie con una particolare maschera di bellezza per curare il suo viso perfetto. D’accordo ai metrosexual ma qui si sconfina direttamente nella gaytudine caro Cristiano, senza considerare tutte le altre foto che ti ritraggono sempre a torso nudo per mostrare i tuoi addominali e pettorali scolpiti. Un’altra foto che mi ha fatto sorridere è quella di Nicklas Bendtner , calciatore danese, ex attaccante della Juventus. La punta danese ha pubblicato una foto su Instagram in cui appare completamente nudo ad esclusione del lato A coperto da un reggiseno posato a mò di conchiglia. La foto era accompagnata dalla didascalia “Ricordate di proteggervi contro il sole”. E poi visto che sono di moda così tanto i social network pensate a cosa succederebbe se un calciatore dichiarasse la propria sessualità direttamente con un twitt…! Altro che cinguettio… sarebbe una vera e propria sinfonia in DO maggiore. Paolo Colombo

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C O L O M B O


GIULIO CESARE E NERONE Amori insospettabili nella Roma Antica di Alessio Virgili

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er molto tempo nascoste e simbolo di vergogna, le relazioni omosessuali nel mondo antico hanno testimonianze in tutta Italia. Nonostante la storiografia abbia tentato di definire le relazioni omosessuali di Giulio Cesare come “un errore di gioventù”, si sa ormai con certezza che il più vigoroso imperatore romano, non disdegnasse affatto i rapporti con uomini. Un suo grande amore fu Nicomede IV, re della Bitinia. Giulio Cesare restò folgorato dalla sua bellezza orientale. Nacque così un rapporto d’amore che perdurò nel tempo, anche se fu schernito dagli avversari. Dolabella, ad esempio, definiva Cesare “rivale della regina e sponda interna della lettiga regale”, Curione “postribolo di Nicomede”, Bibulo lo chiamò “regina bitinica”. Cicerone affermò in Senato che Cesare avrebbe difeso la figlia del re bitinico per “ovvi interessi”. Persino le legioni di Cesare in Gallia al momento del trionfo canticchiavano satiricamente: “Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem”. Ovvero: “Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede ha sottomesso Cesare”. Le cose non erano poi così diverse dai giorni nostri. Il rapporto omosessuale non era punito legalmente, ma era ritenuto disonorevole, soprattutto se il ruolo che si assumeva nell’atto sessuale era passivo. Diversamente un rapporto omosessuale di tipo attivo sottolineava ancor più la virilità dell’uomo. Ma Cesare non era nuovo ad amori omosessuali: racconta Plutarco che da ragazzo amò Sarmento, mentre Catullo narra di tale Mamurra. Tanti lasciarono testimonianze sui gusti omosessuali dell’Imperatore, da Cicerone a Svetonio, testimonianze riprese poi nel medioevo fino a Dante Alighieri che fa riferimento a Cesare e Nicomede durante il suo viaggio nel purgatorio tra i sodomiti.

G A Y

Eurialo e Niso

Nerone

Ma Cesare non fu l’unico imperatore che si accompagnò a uomini. Nerone, racconta Svetonio, si congiunse in matrimonio con il giovane Sporo, un bellissimo ragazzo che aveva il capo coperto dal flammeum (tradizionale velo rosso indossato dalle nuove mogli in quell’epoca), e portava con sé una dote. Nerone “innamoratissimo, non si limitava a coprirlo di baci pubblicamente”. Ma Sporo fu presto sostituito dal nuovo idillio con Doriforo, ragazzo che fu invece per Nerone un marito. Questa libertà, non era però riservata solo agli imperatori. Capitava frequentemente che venissero celebrate nozze omosessuali, prive di valore giuridico, tanto che furono alla fine vietati nel 342. E oggi iniziamo a riparlarne.

C U L T U R E

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T OR ON TO

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E A MANHATTAN TUTTI SEMBRANO ALLA RICERCA PERENNE DI QUALCOSA, A TORONTO TUTTI SEMBRANO AVERLA GIÀ TROVATA” Desideravo da tempo di visitare il Canada. Più volte il viaggio era stato programmato per lavoro o per piacere, poi rinviato per altri impegni sopraggiunti. Toronto sempre in cima ai progetti. Forse perché porta di ingresso naturale per chi arriva da est, via New York. Me l’ero sempre immaginata come una versione più moderna, tranquilla, europea, pulita della Grande Mela. Quando finalmente, di recente, grazie agli amici di Quiiky l’ho visitata, proprio così l’ho trovata. Meno convulsa dell’imbattibile modello a stelle e strisce, piena di vita, ma più a misura da un lato di giovani e studenti, che infatti l’affollano ovunque, e dall’altro di famiglie da film, in giro con gli immancabili pick up pieni di bambini e cani biondi. Insomma se a Manhattan tutti sembrano alla ricerca perenne di qualcosa, a Toronto tutti sembrano averla già trovata. D’altra parte perdersi o perdere qualcuno o qualcosa qui è veramente impossibile. L’altissima torre simbolo della città, mezzo chilometro di verticale, fa da punto di riferimento per tutto e tutti. E da osservatorio mozzafiato. Il ristorante bar girevole che ne domina la cima offre viste e

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C O N T R O

tramonti indimenticabili sulla città, sul lago e sulle cascate del Niagara all’orizzonte, al confine con gli USA. Si raggiungono in circa un’ora di macchina e sono una delle cose da vedere nella vita. Dalle barche che ne sfiorano il punto di fragorosa caduta in un tripudio di schizzi e spruzzi, o dalle terrazze a livello del margine superiore del precipizio, immersi nel tuono prodotto dal salto della massa d’acqua e nel perenne arcobaleno in cui si perdono milioni di particelle liquide nebulizzate nel passaggio volante tra Canada e US. A Toronto sono andato finalmente arrivato anche per presenziare come testimone al matrimonio di amici cari. Avete presente quelli che si vedono al cinema, con la tenda a strisce montata nel giardino della casa dei genitori? E la cerimonia celebrata all’aperto sotto un arco di fiori e frutta da un ufficiale dello stato civile arrivato apposta. Si è trattato del primo matrimonio gay cui abbia assistito e partecipato. Identico a quelli etero, ovviamente. Ormai, fuori d’Italia c’è solo l’imbarazzo delle scelta su dove sposarsi per coppie dello stesso sesso. Che belli i paesi civili dove Stati e chiese non si permettono di decidere sulla vita privata e i sentimenti di uomini e donne liberi di cuore e di testa. Alessandro Cecchi Paone

E D I T O R I A L E


In Armonia.

KEY W EST

BIG PINE KEY & THE LOWER KEYS

KE

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LA

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Pirati e poeti. Artisti e musicisti. Mattinieri e nottambuli. Un Mondo Arcobaleno. Qui a Key West suoniamo strumenti diversi, ma siamo tutti una grande orchestra. a-keys.com/gaykeywest

ISL

MARA

THO

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AM

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