QMagazine uscita Aprile 2017

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1° numero 2017 - Issue n° 17 -Travel & Lifestyle € 4,50 1° numero 2017 - Issue n° 17

Per lui, per lei, per te

Storia di copertina GIORGIA SI RACCONTA Viaggi CECCHI PAONE A KEY WEST Moda UNIVERSI E GRAFISMI Chic Ideas I MUST PER UN MATRIMONIO LGBT Serie TV C’È UN GAY PER OGNI STAGIONE Musica DE ANDRÈ E LA TRANS PRINCESA Sfumature di Grigio PERCHÉ MINA È UN’ICONA GAY


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A Zurigo si svolgono i migliori eventi LGBT, sparsi un po’ durante tutto l’anno: White Party Weekend, dal 5 maggio al 7 maggio, Film Festival Pink Apple, dal 26 aprile al 4 maggio, Zurich Pride Festival, dal 9 al 10 giugno, Flash Party @ Street Parade, il 12 agosto, Black Party Weekend, in novembre. zuerich.com/lgbt | #VisitZurich


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1° numero 2017 - Issue n° 17 -Travel & Lifestyle € 4,50

Per lui, per lei, per te

1° numero 2017 - Issue n° 17 -Travel & Lifestyle € 4,50

SOMMARIO

Per lui, per lei, per te

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E D I T ORIALE S T OR I A DI C O PERTINA Giorgia V I A GG I Alessandro Cecchi Paone: vi racconto KEY WEST M OD A Universi e Grafie Q M A GAZINE PER VO I Save the Children C H I C IDEAS Il matrimonio gay Q M A GAZINE PER VO I Radisson Blu es. Hotel, Roma M OD A E TENDENZE Music Invasion Le vie della seta C ULT URA The Pink Floyd Exhibition A RT E Artemisia Gentileschi V I A GG I Weekend ad Atene Q M A GAZINE PER VO I Gay&Lesbian Zurigo S E R I AL F EELLER E tu che serie guardi? L I B R I IDENTITY Generation of Love, Extensions Q M A GAZINE PER VO I Riad Infinity Sea GOL OS ITÀ Delizie Fiorentine E B R E Z ZE Montevetrano, e Core, al centro della terra degli Dei Q M A GAZINE PER VO I Straf Hotel S F UM ATU RE DI G RIG IO Mina M US I CA E C U LTU RA Io sono Princesa Q M A GAZINE PER VO I Gbreak is back C ULT URA Villa Adriana WH AT ’ S INN? WH AT ’ S APP? E L OGIO DEL S U PERF LU O WOR L D EVENTS C ALENDAR Primavera/Estate 2017 V I TA D A C RO S S DRES S ER Voce dal sen sfuggita L’O V E TTO DI C O LO MB O La goccia che scava la roccia

S O M M A R I O

Storia di copertina GIORGIA SI RACCONTA Viaggi CECCHI PAONE A KEY WEST WES ST Moda UNIVERSI E GRAFISMI Chic Ideas I MUST PER UN MATRIMONIO LGBT usica DE ANDRÈ E LA TRANS PRINC CE ESA SA Serie TV C’È UN GAY PER OGNI STAGIONE Musica PRINCESA Sfumature di Grigio PERCHÉ MINA NA È UN’ICONA GAY

Storia di copertina GIORGIA SI RACCONTA Viaggi CECCHI PAONE A KEY WEST Moda UNIVERSI E GRAFISMI Chic Ideas I MUST PER UN MATRIMONIO LGBT Serie TV C’È UN GAY PER OGNI STAGIONE Musica DE ANDRÈ E LA TRANS PRINCESA Sfumature di Grigio PERCHÉ MINA È UN’ICONA GAY

Tanti contenuti enuti multimediali l d l aggiuntivi d disponibili nella versione one digitale per ogni device.

Q M AGAZIN E DIRETTORE EDITORIALE: Alessio Virgili CAPO REDATTORE: Letizia Strambi DIRETTORE COMMERCIALE: Andrea Cosimi a.cosimi@sondersandbeach.com GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Monica Sotgiu IN REDAZIONE: Gerardo Abate, Eduardo Montiel Cerqueda, Calogero Pirrera, SEGRETERIA DI REDAZIONE: Teresa Dalessandri HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Eugenio Spagnuolo, Alberto Vita, Gianluca Miserendino, Veronica Colanero EDITORIALISTI: Alessandro Cecchi Paone, Paolo Colombo, Stefano Ferri FOTOLITO E STAMPA: Pixartprinting EDITORE: Sonders and Beach Italy s.r.l. Sede di Milano - Via San Gregorio, 27 - 20124 Iscrizione ROC Lombardia n. 21970 PUBBLICITÀ: www.q-magazine.it marketing@sondersandbeach.com

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IL GE N D E R NE LLE SC U OLE : SÌ O NO?

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on mi sono ancora fatto un’idea personale. Credo ci sia bisogno di una riflessione pacata e attenta sugli aspetti legati alla crescita dei minori. Tuttavia ho voluto condividere delle riflessioni sull’argomento con voi nella speranza di stimolare ulteriormente il dibattito. Mi capita spesso, dai trenta anni in avanti, di analizzare la mia infanzia, ripercorrendo con la mente momenti in cui avevo vissuto dei veri e propri conflitti interiori restando in preda della più profonda confusione sul chi fossi davvero. E pensare che prima di questa età, avevo sempre scambiato queste emozioni per una sofferenza, quasi fisiologica, legata all’adolescenza. Avevo nascosto a me stesso a cosa fosse legata. Credevo di essere stato in fondo fortunato avendo vissuto l’omosessualità in modo alquanto sereno. Solo andando avanti negli anni, prendendo sempre più coscienza di me e del mio “io” più profondo, ho compreso quale fosse stata la vera dimensione emotiva che mi aveva afflitto per molti anni. Ricordo che soffrivo molto per quelle forti pulsioni ed attrazioni, che nell’età adolescenziale sono spesso amplificate, e che non riuscivo in nessun modo ad incasellare in uno di quegli stereotipi che la cultura sociale ci ha sempre imposto, inseguitrice di questa necessità spasmodica di attribuire ad ogni cosa dei criteri e delle regole ben definite. Per cui, nella mia mente, inconsciamente, io vivevo negli schemi e non appena ne uscivo mi sentivo perduto: il rosa era femmina ed il celeste era maschio – un uomo poteva amare una donna o viceversa, ma non era ammessa alcun altra combinazione, per cui non mi rendevo conto, perché nessuno me lo aveva spiegato, che quella

pulsione per un altro adolescente del mio stesso sesso fosse una pulsione più che “naturale”. La mia cultura non comprendeva cosa fossero queste emozioni e quindi spesso, al fine di dargli una qualunque spiegazione logica, le confondevo con sentimenti di profonda ammirazione per il compagno di classe o l’amichetto della piscina, ma così non era. Solo oggi mi rendo conto di come sia stato difficile per quel bambino vivere quella condizione. Quando capisci ogni giorno di più su te stesso ti senti spaesato comprendendo di non appartenere a nessuna delle categorie che la società ha previsto. Ognuno affronta queste situazioni in maniera diversa, forte o meno del proprio carattere e dell’ambiente sociale che lo circonda. Ma un aspetto credo caratterizzi tutte le persone che vivono questa situazione, anche quelle apparentemente più forti: è il fatto di crescere e vivere con la consapevolezza inconscia di essere “diversi”. Ed è inutile nasconderlo. Il “diverso”, qualunque sia lo sforzo che la società possa fare per integrare le diversità, ad oggi resta sempre e comunque “diverso”. Chissà se, nel rispetto della psicologia dei più deboli, non sia davvero importante aiutare i bambini nelle scuole a prendere più facilmente consapevolezza di sé. Non lasciarli soli in preda ai dubbi. E come farlo se non insegnando loro cosa è realmente il mondo. In fondo parlare delle varie sfumature dell’amore non credo possa influenzare l’orientamento sessuale del minore. A meno che non crediamo che, siccome esiste nella vita il colore rosso e abbiamo imparato a conoscerlo fin da bambini, allora per questo alcuni di noi lo ritengono il proprio colore preferito.

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ORONERO E ALTRE STORIE

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“Quest’incoronazione spontanea a icona gay da parte del pubblico LGBT è per me molto importante perché mi restituisce il senso di tutte queste chiacchiere che faccio da anni vantandomi di difendere il bene, la libertà sacra di ognuno di essere se stesso.

SI RACCONTA di Calogero Pirrera - photo Eolo Perfido

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I suoi ispiratori sono noti, espliciti anche nelle cover e le stesse collaborazioni ci dicono tanto del suo percorso e dei suoi gusti. Ma oggi, se dovesse scegliere tra coloro che sono emersi nel panorama musicale di questi ultimi anni, chi predilige? Ascolto musica di ogni tipo per farmi influenzare e a volte per “pulire le orecchie” da un ascolto troppo vigile e poco divertito, spesso mentre preparo la cena ascolto musica indiana o araba antica… In Italia si è creata una nuova generazione di grandi voci, soprattutto femminili (Alessandra Amoroso, Emma, Annalisa, Chiara, Karima, Aba, Arisa, Noemi...) e finalmente stiamo dando spazio al rap e alle sonorità hip hop. Nel panorama internazionale, tra gli ultimi dischi che mi hanno colpito, c’è Bruno Mars e SOHN.

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a trionfato come ospite a Sanremo, riconfermando la sua grande voce in “E poi”, “Come saprei”, “Di sole e d’azzurro”. Giorgia, attualmente in tournée, ha sentito il bisogno di rinnovarsi e sperimentare. Ripercorriamo quindi con lei la sua carriera di cantante e le sue nuove scelte. La sua presenza al Festival di Sanremo 2017 come ospite è stata un grande successo. Una ulteriore conferma dopo la positiva accoglienza di Oronero, disco di platino, segno di una rinnovata maturità artistica. Il brano che dà il titolo all’album ha l’aria di un manifesto d’intenti. È così? Tornare a Sanremo dopo ventitré anni dalla prima volta è stato tornare a confrontarmi col tempo, con la musica e a rincontrarmi col pubblico con una coscienza diversa. Averlo fatto col bagaglio di Oronero ha avuto un valore in più, perché sì, è anche una dichiarazione di intenti, è uno sguardo allargato sulla realtà e sul recupero della relazione con gli altri come scambio col suo valore e non solo come giudizio, critica a tutti costi, perfino insulto. Oronero ha un giusto mix di eleganti atmosfere e sperimentazione. “Vanità” ha una forza intrinseca, ma anche “Mutevole” sembra molto attuale e raffinata. Lei che ne pensa? Io e il produttore Michele Canova, e gli autori, abbiamo lavorato al disco con molto rigore, chiedendo a noi stessi tempo, passione, qualche sperimentazione e verità. Penso che seppur eterogeneo nel tipo di canzoni, lavorate senza tralasciare la modernità e lo stile d’oggi, sia un disco coerente e potente nel suono e nei concetti.

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Ha duettato con i più grandi artisti italiani e internazionali e forse ancora qualche desiderio ce l’ha… Quale progetto le piacerebbe realizzare? Chi coinvolgerebbe? Confesso che le mie origini e la musica che ascoltavo da piccola vincono sempre. E se proprio dovessi realizzare un sogno c’è Stevie Wonder… con le sue note umanamente impossibili! Il mondo discografico, maturando insieme ai tempi, vive quotidiane rivoluzioni, la più eclatante riguarda la distribuzione. Insieme al social marketing c’è il rischio che cambino anche alcuni aspetti della stessa creazione artistica e della produzione. Come artista e autrice come si prepara a questi cambiamenti? Noi viviamo una situazione complessa perché siamo dentro al cambiamento. A scuola studi la storia che sai come va a finire, invece in questo tempo il cambiamento siamo noi. A volte lo subiamo cercando di adattarci, ma è necessario avere idee proprie per muoversi in questo mercato, io credo sempre che nella creatività l’ispirazione faccia la differenza, cioè finché hai qualcosa da dire e la dici bene affidandoti a qualunque tipo di strumento per raggiungere il pubblico, che sia un negozio o un computer. Certo dagli anni ‘90 nella discografia è cambiato tutto, ho visto licenziare così tante persone, e si è costituito un sistema nuovo che cerca di usare gli strumenti nuovi, ma penso ci sia molto da fare per proteggere l’arte, a livello culturale. In più interviste ha confessato di aver avuto un rapporto conflittuale con la scrittura, non si sentiva abbastanza considerata dalla

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critica come autrice, ma esclusivamente per la sua voce. Poi però, crescendo, le cose sono cambiate. Si è semplicemente arresa o ha maturato una nuova percezione di quello che stava scrivendo? In realtà stavo cercando il mio modo di scrivere, per una voce la nota viene prima di tutto, ma si cresce e si cambia e allora la voce pretende la nota con la sua parola giusta in suono, ma anche in significato. È vero che mi dispiaceva essere definita cantante e mai cantautrice, ma erano mie velleità adolescenziali di essere notata, riconosciuta. Ci ho lavorato un po’ su (e ci lavoro ancora, eh!) cambiando alcuni pensieri, e adesso è una pretesa che non ho più, anzi sono felice di essere definita con l’affetto del pubblico, cantante e mettere al servizio del canto la parte di me che scrive e vuole dire cosa vede intorno a sé. È noto il suo impegno nel sociale, una passione civile che l’ha portata, tra l’altro, a essere ambasciatrice Unicef. Pensa che l’artista abbia il dovere di sottolineare le contraddizioni del tempo che vive? Penso che l’artista debba essere attento al tempo in cui vive, ed esprimersi rispetto a questo, non è detto che per denunciare qualcosa la si debba raccontare, l’arte permette all’anima di ascoltarsi e un’opera, che fa crescere l’anima innalzando la coscienza, automaticamente guarisce certe brutture senza citarle. Nel mio caso io sono un po’ ribelle e spesso mi sono esposta non senza pagare qualche dazio, ma in generale mi piace osservare bene i fatti sociali per capire le persone e per imparare a rivolgermi a loro. In questo periodo vedo cose assurde, barbare, che mi fanno soffrire, che spesso richiedono un’azione, una parola, ma non si deve per forza essere ambasciatori di niente per cambiare le cose, ci vogliono le piccole azioni quotidiane, anche non viste, per richiamarci al nostro dovere di essere umani, umani appunto. A me piace raccontare le emozioni, i risvolti emotivi dovuti a un fatto, e spero con la coerenza di essere una voce che con pacifismo denuncia. Nel 2001, nel video di “Save the world” a sostegno della condizione femminile nel mondo, appariva crocifissa e coperta da un burqa, un grande gesto iconoclasta. Non pensa che ci sia, oggi, ancor più bisogno di questi simbolismi? Sì, ed è assurdo come malgrado sia passato il tempo, siamo ancora a dover ribadire i principi

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base dell’esistenza, quelli che sono uguali per tutti. All’epoca di quel video mi presero per pazza… Essere un’icona LGBT in Italia è una responsabilità. Che ne pensa? Come vive questa incoronazione spontanea da parte del pubblico gay? Quest’incoronazione spontanea è per me molto importante perché mi restituisce il senso di tutte queste chiacchiere che faccio da anni vantandomi di difendere il bene, la libertà sacra di ognuno di essere se stesso. È un po’ come un premio, un Grammy! che mi dice che le scelte fatte a volte strane a volte anche sbagliate o controcorrente rispecchiavano, però, i miei intenti che quindi sono stati compresi! Concedendomi l’onore di essere dalla parte di chi lotta per il diritto di essere, e io trovo ridicolo che ci si debba definire o etichettare in base all’orientamento sessuale, a definirci sono le azioni di bene o male, e in alcun modo l’orientamento sessuale rientra nella sfera del bene e del male ma è semplicemente della sfera personale, profonda, che mi importa a me se ami un uomo o una donna, a me importa se ami! È tempo per l’umanità di cambiare strada, tutto ce lo dice perfino madre natura, è tempo di diventare gli esseri intelligenti e sensibili che siamo proprio per natura usando mente e anima in equilibrio, è tempo perché è già tardi per essere noi.

19 marzo - MANTOVA - PalaBam 22 marzo - BOLOGNA - Unipol Arena 24 marzo - MILANO - Mediolanum Forum 28 marzo - GENOVA - 105 Stadium 1 aprile - ROMA - PalaLottomatica 2 aprile - ROMA - PalaLottomatica 6 aprile - ACIREALE (CT) - Pal’Art Hotel Acireale 8 aprile - BARI PalaFlorio 9 aprile - EBOLI - (SA) PalaSele 12 aprile - PERUGIA - PalaEvangelisti 13 aprile - FIRENZE - Mandela Forum 15 aprile - RIMINI - 105 Stadium 18 aprile ANCONA - PalaPromoteo Estra 20 aprile - VERONA - AGSM Forum 22 aprile - PADOVA - Kioene Arena 23 aprile - CONEGLIANO (TV) - Zoppas Arena 26 aprile - TORINO - Pala Alpitour

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ALESSANDRO CECCHI PAONE: VI RACCONTO

KEY WEST di Alessandro Cecchi Paone

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attenzione turistica verso la Florida ruota generalmente intorno a due poli. Per la parte ludica e familiare il polo di riferimento certamente è Orlando, grazie alle attrazioni del parco di Disneyworld e a tutto il suo indotto. Per la componente modaiola, godereccia e marina la meta è Miami. C’è però un terzo polo di attrazione per gli americani, che anche gli italiani dovrebbero cominciare a frequentare di più. Si tratta di Key West, mitica cittadina tropicale che segna l’estremo punto meridionale dello Stato, affacciata sul breve tratto di mare che lo divide da Cuba, di cui condivide tutto il languore caraibico, la vegetazione di palme e agavi, le spiagge bianche coralline, le acque verdi dell’Oceano, una dolce vita costellata di daiquiri e margaritas, di aragoste e marlin alla brace, di brezze tiepide e notti calde di folle colorate che animano le strade del piccolo centro storico creolo fatto di case di legno di non più di tre piani.

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La magia di Key West sta tutta nella naturale capacità di cullare dolcemente chi cerca calma, riposo, contatto diretto ma morbido con la natura, fantasie storiche e letterarie testimoniate dalle case perfettamente conservate dell’ex presidente Truman e dello scrittore Ernest Hemingway, che qui compose, circondato di gatti, i libri più famosi, all’ombra dell’antico faro bianco e nero, oggi piattaforma di osservazione aperta ai turisti. Ma sta anche nella capacità di proporre divertimento e svago che sanno spesso di carnevale e di festa mobile, di godimento dei sensi e dei corpi spontaneo e per nulla artefatto. Un mix vincente in gran parte merito della numerosa e solida comunità gay prevalentemente americana, che ha aggiunto al languore tipico della location e ai piaceri tradizionali della tavola e del bar, una libertà di costumi da tutti condivisa o rispettata. Al punto che l’intera cittadina spontaneamen-

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te celebra il count down dell’ultimo dell’anno dentro, davanti e sotto le finestre illuminate dai colori dell’arcobaleno del più importante locale GLBT, posizionato, non a caso, al centro del corso principale. Nella quotidianità delle serate, delle feste, degli eventi gay friendly, domina la nudità, celebrata dentro e intorno le piscine comuni, dove si vive la complicità cameratesca più che la promiscuità, e dove fra giochi acquatici e ozi termali nascono amicizie, flirt, storie e amori.

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In un’atmosfera insieme energetica e rilassata che sta a metà fra libertà pagana e godimento pieno di dignità e diritti qui vigenti e consolidati da lungo tempo si realizza la profonda sana compresenza di luoghi gay only e straight friendly, in un contesto che fa di Key West, uno degli esempi assieme a Ibiza, Mykonos, Byron Bay e Tel Aviv, di quei luoghi dove il senso di comunità allargata e solidale prevale sulle differenze di età, gusti, genere, origine etnica e orientamento sessuale.

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Universi e grafie

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Abiti e scarpe di Antony Morato underwear Calvin Klein Modello Andrea Moscon Fotografo Gianluca Fiore


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ph. Stefano D’Amadio

DENTRO UNA BOMBONIERA

SAVE THE CHILDREN C’È MOLTO DI PIÙ:

IL DIRITTO DI OGNI BAMBINO AD AVERE UN FUTURO

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momenti più importanti della tua vita meritano delle bomboniere speciali. Con una bomboniera solidale Save the Children contribuirai a garantire cibo, acqua pulita, scuole e cure mediche a migliaia di bambini. I tuoi invitati e amici potranno condividere la gioia di questa scelta e porteranno a casa un ricordo indimenticabile della festa. Sul sito savethechildren.it/bomboniere troverai varie proposte: sacchetti, scatoline porta-confetti, pergamene e cartoline salva-vita, tutte originali e personalizzabili

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come più ti piace. Scegliere una bomboniera solidale significa fare un ulteriore passo in avanti verso l’uguaglianza di tutte le persone del mondo, a partire dalle più indifese: i bambini. Tra le ultime novità la “Scatolina cuore”, realizzata in cartoncino color avorio e decorata con un cuore in ceramica realizzato finemente a mano. Non manca la bomboniera speciale: il Sostegno a Distanza di un bambino. Attivando un Sostegno a Distanza, è possibile creare un legame speciale e duraturo con un bimbo, seguire la sua crescita, scrivergli e andarlo a trovare. In occasione della cerimonia, si potranno ricevere delle cartoline personalizzate da consegnare ai propri amici e parenti.

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ph. Francesco Alesi

E non finisce qui... Se siete stanchi dei soliti regali, basta andare sul sito di Save the Children e creare la vostra Lista Nozze personalizzandola con un messaggio, una foto, un video e con i doni che desiderate ricevere. I vostri invitati avranno l’occasione di scegliere tra vaccini, kit parto, libri, alimenti terapeutici e voi riceverete una cartolina per ogni regalo con il loro messaggio. I fondi raccolti con le bomboniere e la Lista Nozze contribuiranno a sostenere i progetti di Save the Children per salvare i bambini in pericolo e promuovere i loro diritti. Scegli anche tu di stare insieme a noi a fianco dei bambini nel mondo.

Scegli le bomboniere su: savethechildren.it/bomboniere Crea la tua Lista Nozze su: savethechildren.it/listenozze Per informazioni: ✆ 06.480.700.72 ✉ bomboniere@savethechildren.org

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IL MATRIMONIO GAY

Il galateo, l’etichetta e tutto quello che dovreste sapere come sposi, spose, ospiti e fornitori Ci si veste eleganti come mai nella vita, ci si scambiano le fedi, c’è un banchetto, e gli sposi, o le spose, vogliono accanto parenti e amici cui sono affezionati. Sembra che non ci siano differenze tra matrimonio etero o gay, ma qualche cosa invece cambia... di Letizia Strambi

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LGBT WEDDING: PIÙ LIBERTÀ Uno dei più grandi dubbi è sull’addio al nubilato: nessuno vi vieta di farlo e non è obbligatorio farlo assieme. Di solito le spose o gli sposi hanno serate separate e alla fine si ricongiungono entrambi con due gruppi di amici, perché quasi sempre si tratta di amici comuni. Durante la cerimonia non c’è un posto specifico per chi siede a sinistra e a destra. Gli sposi o le spose possono arrivare assieme all’altare o scegliere di farsi accompagnare da un parente o un genitore (non necessariamente il padre per le donne o la madre per gli uomini). La scelta degli accompagnatori e dei testimoni è molto più flessibile. A differenza del matrimonio etero, dove ci si aspetta che la donna abbia delle testimoni donna e, nei matrimoni anglosassoni, addirittura damigelle vestite tutte allo stesso modo, nei matrimoni gay si può liberamente scegliere tra amici misti o addirittura non avere nessuno affianco oltre il partner. UN MATRIMONIO LGBT IMPECCABILE Non pensate a cosa bisogni fare, ma a quello che vi piacerebbe fare. La prima regola è quindi quella di non seguire le regole, ma fare ciò che più vi piace, il che non significa affidarsi totalmente all’istinto. È d’obbligo trovare un tema, e declinarlo secondo il vostro stile, per fare del vostro matrimonio un’esperienza da ricordare per tutti, ma nel rispetto della vostra personalità, del

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vostro amore, e dei vostri sogni. Dal punto di vista delle tempistiche la prima cosa da cercare è l’abito. Due uomini che cercano un tight classico possono avere vita facile, ma non è lo stesso per due spose. Per ognuna delle due ci possono volere mesi per trovare quello giusto, e comunque dovrebbe essere affine a quello della compagna. Esiste tutto un mondo online che vede la sposa lesbica secondo uno stereotipo spesso sbagliato. Nelle chatroom molte spose consigliano quindi di affidarsi entrambi a una sarta che dia un taglio univoco alla coppia nel rispetto della personalità di ognuna. Ma per fare questo occorre veramente molto tempo. Per questo bisogna pensarci prima. A differenza del matrimonio etero, dove si può contare sull’effetto sorpresa, e anzi, vedere la sposa prima può portare sfortuna, qui bisogna evitare sbagli. E questo vale anche per gli uomini: pensate il danno se uno sposo si presenta con un vestito sportivo e l’altro con uno elegante e uno dei due è fuori luogo rispetto al tema e alla location. Se si vuole mantenere il segreto meglio confidarsi almeno con la wedding planner o con un amico/amica che abbia visto il vestito del vostro partner. L’abito, oltre ad abbinarsi con quello dell’altro o dell’altra, deve essere consono al luogo in cui ci si sposa e a quello del ricevimento. Un velo di sette metri sta bene in una cattedrale gotica sconsacrata, ma non in un agriturismo.

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7 COSE DA NON FARE A UN MATRIMONIO GAY

Tenete poi conto che i tratti eccessivi dovrebbero essere contenuti nei dettagli. Se i vostri occhi verdi s’intonano perfettamente con il fucsia, nella pochette un fazzoletto starà bene, ma non avvolgetevi in un manto anni ottanta come Moira Orfei a meno che non vi stiate sposando una Drag Queen che lo apprezzi. Bisogna infatti darsi la priorità di rispettare il partner e non infastidirlo con eccessi che divertano gli ospiti, ma non lui o lei. Considerare sempre che non è una festa come un’altra, è l’unica della vostra vita (si spera). Per tutti i dettagli i social media vi vengono in soccorso. Se cercate ispirazione su Pinterest c’è un link speciale che vi fornisce idee favolose https://it.pinterest.com/theknot/same-sexwedding-ideas/. Ci trovate di tutto: dalle scarpe con citazioni d’amore accoppiate sotto le suole di cuoio al carretto dei gelati, dai farfallini twin ai lancia riso arcobaleno, dai cupcake con cappello a cilindro ai petali di rosa sfusi. Ci sono inoltre siti internazionali dove si può aprire una lista di nozze appositamente studiata per coppie gay come http://www.mrsandmrsproducts.co.uk/. Infine, non è tempo di avventura quello del viaggio di nozze. Deve essere in un Paese dove siate più che bene accolti e non abbiate problemi di nessun tipo. Pianificatelo, se potete, con un tour operator gay friendly. Sul sito www.quiiky.com potete trovare l’elenco dei Paesi gay friendly le guide per scegliere cosa visitare. Infine, come avviene per ogni viaggio di nozze, etero o gay, per una volta nella vita non badate a spese.

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1. CHIEDERE “CHI DI VOI DUE È LO SPOSO?” Se è un matrimonio fra persone dello stesso sesso, nessuno dei due personifica un altro sesso. Saranno entrambi o sposo o sposa. 2. NON DIRE: “MA È UNA COSA SIMBOLICA…” Le unioni civili in Italia hanno a tutti gli effetti il valore di un matrimonio - come abbiamo spiegato nello scorso numero Speciale Wedding - eccetto che per i figli. Sono frutto di una battaglia molto importante durata decenni. Se avete bisogno di chiarimenti giuridici, il ricevimento non è il luogo adatto per averne. 3. NON CHIEDETE: “PENSATE DI ADOTTARE BAMBINI?” In Italia questo non è permesso e comunque anche a un matrimonio etero chiedere della futura prole è sempre di pessimo gusto. 4. NON CHIEDERE DEGLI ASSENTI. Il giorno del matrimonio un giorno di festa, non è bello portare delle ombre sul viso della coppia parlando delle ragioni per cui alcuni parenti o amici non sono venuti al matrimonio. 5. NON DIMOSTRATEVI TROPPO INTERESSATI AL FATTO CHE IL MATRIMONIO È GAY Frasi come “Sono così contento, è il primo matrimonio gay cui partecipo” potrebbero far pensare che siete venuti non perché teniate molto ai vostri amici o amiche, ma perché non vedete l’ora di raccontare questa esperienza “bizzarra” a tutti. 6. NON CHIEDERE DEL BOA DI STRUZZO Non aspettatevi degli stereotipi obbligatori del mondo gay, abiti rosa, paillettes, dj spogliarellista, ragazzi sul cubo. Possono esserci o meno, l’importante è che non li chiediate voi. Direste a un matrimonio etero: “Pensavo avresti messo il boa di struzzo rosa…” Quindi non fatelo nemmeno a un matrimonio gay. 7. NON FATE CONGRATULAZIONI FUORI LUOGO Dire: “ho sempre saputo che eri gay e ti supporterò sempre nel futuro” può essere sbagliato. Direste a una sposa etero: “Ho sempre saputo che ti piacciono i maschi e ti sosterrò in questa scelta”?

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l Radisson Blu es. Hotel di Roma ha segnato una cesura con il mondo dell’hotellerie della Capitale. Si colloca all’avanguardia per scelte urbanistiche e architettoniche in uno scenario di apertura verso la città e verso gli ospiti: aperta la Hall, aperta la meravigliosa piscina sul tetto con una spettacolare vista, aperto il ristorante, aperta la mentalità di accoglienza. È stato uno dei primi hotel a credere ed investire nel mercato LGTB. Il successo è dovuto proprio a questa visione, accompagnata a un’eccellenza nei servizi. Il Radisson Blu es. Hotel, è più di un albergo: è un punto di incontro per

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degustare piatti unici, per uno degli aperitivi tra i più cool di Roma, per rilassarsi nella Spa. Innumerevoli gli eventi che lo legano al territorio: serate di musica live, dj set, exhibition, degustazioni. Per coloro che vogliono godere della città eterna, ma allo stesso tempo hanno voglia di rilassarsi Il Radisson Blu es. Hotel è dotato di una Spa al settimo piano, che è stata completamente rinnovata recentemente. Gli ospiti possono usufruire di sauna, bagno turco, idromassaggio, angolo tisane e spazio per il relax. Un’esperienza romantica può essere il massaggio di coppia effettuato in un’unica cabina e in contemporanea, dove due uomini o due donne potranno perfettamente sentirsi a proprio agio. Infine il food, che al ristorante Sette costituisce un’esperienza unica e raffinata. Il servizio è inappuntabile. D'estate i pasti sono serviti in terrazza, a fianco della piscina, per regalare momenti di indimenticabile suggestione. La cucina è quella tipica italiana, ma lascia spazio alla contaminazione per ricette assolutamente originali, dovute all’influenza del contesto in cui si colloca l’albergo, vicino a uno dei più ricchi mercati di Roma, divenuto oggi luogo multietnico. La linea dei menù degli JSH Hotel Collection, cui appartiene il Radisson Blu es. Hotel, porta la firma dello chef Andrea

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Ribaldone. “Ho studiato menù capaci di valorizzare le ricchezze gastronomiche del territorio dando spazio a ingredienti di stagione, scelti da produttori locali, per offrire piatti capaci di risaltare profumi e sapori, senza ricorrere a complicate sovrastrutture”. Il Radisson Blue Es Hotel è dunque un luogo del lusso, dell’esperienza, del relax, ma soprattutto il luogo in cui vivere il territorio e l’accoglienza.

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DA OGGI

IL RADISSON BLU es. HOTEL DI ROMA È ANCHE WEDDING

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a chiave di lettura sta nell’innovazione, che rende la location sempre attuale. Innovazione di spazi, cui si cerca di dare un’anima con iniziative sempre nuove, che spesso esulano dalle classiche attività dell’hotellerie. Il Wedding ne è un esempio: personale altamen-

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te specializzato che esaudisce ogni richiesta, creando un evento su misura, per un’esperienza esclusiva e originale. Si va dall’allestimento generale alla selezione del menu, dal concept artistico agli addobbi floreali. La scelta di menu è notevole, per una cucina

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italiana, fresca e semplice, accompagnata da vini nazionali delle migliori etichette, da consumare nello splendido scenario del rooftop panoramico con piscina. Anche i peccati di gola non mancano tra friandises, buffet di dolci e spettacolari torte nuziali. Il fil rouge è un servizio professionale e sempre impeccabile. Nulla è lasciato al caso tutto è curato nei minimi particolari, perché tanti piccoli dettagli normali danno un quadro d'insieme speciale e rendono la vostra unione unica ed indimenticabile. Da non perdere le meravigliose suites dell’hotel, tra cui la Presidenziale, dove potrete decidere di passare la vostra prima notte di nozze. Anche la Spa, al settimo piano, dedica piacevoli proposte agli sposi e spose che vogliono godersi un momento di relax. Scegliere di festeggiare il “giorno più bello” al Radisson Blu es. Hotel, sul rooftop panoramico con una vista incantevole sui tetti della città, è la premessa per un ricordo unico e indimenticabile.

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RADISSON BLU ES. HOTEL Via Filippo Turati, 171 00185 Roma, Italia Tel: +39 06 444 841 Fax: +39 06 443 413 96 E-mail: info.rome@radissonblu.com www.radissonblu.com

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MUSIC INVASION di Veronica Colanero

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1 - Berluti

a musica scende di nuovo in passerella per le collezioni Uomo Primavera Estate 2017, regalandoci atmosfere e colori degli anni sessanta e settanta anche nei look più formali Berluti (1). Gli outfit presentati alle sfilate ci travolgono attraverso le diverse sfaccettature della musica di quel periodo storico, carica di energia. Gli abbinamenti di colore sono da copiare subito senza aspettare, lasciandosi coinvolgere dall’entusiasmo della Beat Generation e dal ritmo del Rock. Una delle più famose band britanniche della British Invasion “The Zombies” rivive in Ferragamo (2). Dal loro guardaroba la casa fiorentina ruba camicie e completi a righe. Le giacche rigorosamente corte e con piccoli revers, sono abbinate a pantaloni dal taglio sportivo. Accessori e dettagli colorati animano l’outfit. Look estivi e più rilassati per Fendi (3) e Phillip Lim (4) che c’invitano in barca per un weekend in perfetto stile US anni ‘60. Il bianco combinato a sprazzi di colore e con i giusti accessori, creano l’atmosfera per la prossima stagione estiva.

2 - Salvatore Ferragamo

3 - Fendi

4 - Phillip Lim

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6/7 - Roberto Cavalli 5 - Stella McCartney

8 - Ermenegildo Zegna

Stella McCartney (5) il beat ce l’ha nel sangue e lo dimostra imprimendolo con grinta nella sua nuova collezione. Colori accesi, tagli forti e sartoriali per sottolineare il messaggio. Vita alta e zip in vista per i pantaloni oversize abbinati agli iconici calzini bianchi. Come proiettati in una Marrakech anni settanta, un pungente Mick Jagger s’incarna nell’uomo Roberto Cavalli (6-7), che sceglie fantasie orientali dai colori brillanti combinate a più sobrie tonalità di marrone. E se questi sono gli abbinamenti più accattivanti, perché non lasciarsi trascinare anche da una sobria interpretazione dello stile urban-western come fa Ermenegildo Zegna (8). Piccoli tocchi “cowboy” che ci ricordano un giovane Jon Voight che cammina sulle note di “Everybody’s Talkin” nel disincantato “Midnight Cowboy”. Via libera quindi alle tante tonalità di marrone meticolosamente abbinate, in un perfetto esercizio di stile.

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LE VIE DELLA SETA di Veronica Colanero

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1- Givenchy

l sofisticato Oriente scende di nuovo in passerella per la Primavera Estate 2017, regalandoci uno spettacolo fatto di accesi e vivaci colori, fino alle più penetranti e cupe tonalità. Iconicamente ammaliante e rarefatto incorpora al suo interno un’accattivante energia. Così l’Oriente lontano e prezioso, torna a regalarci l’eccitante scoperta di uno stile lontano e al contempo estremamente moderno. Impenetrabile e monastico il nero di Givenchy (1) ci racconta la sfera più trascendentale dell’Est. Il corpo femminile serrato in una lunga tunica, diventa espressione affascinante che reinterpreta lo stile di chi compie in modo completo i principi di una vita devota all’ascesi. Balmain (2) guarda alla sontuosità dell’Oriente attraverso la semplicità delle linee. Femminile e sofisticato, lascia scorgere il corpo attraverso serici blocchi di colore.

2- Balmain

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5 - Valentino

4 - Chanel

“In the mood for love” inspira la passerella Prada (3). Davanti a noi il trionfo dell’Asia in tutta la sua ricchezza tra ricami, piume e tessuti impalpabili. Una donna che appare moderna e al contempo eterea attraverso la luce di una calda tonalità di bianco. Appartiene ad un diverso universo la donna-samurai Chanel (4), dove lo storico matelassé della couturiere francese reinterpreta la struttura del kimono giapponese trasformandosi in un futuristico completo cangiante. Impunture colorate e minuziosi dettagli ci raccontano le avventure di questa eroina impavida. Ma l’affascinante oriente sa anche esprimersi e manifestarsi attraverso linee più semplici e d’interpretazione occidentale come ci dimostra un sobrio Valentino (5) che si concentra sui colori amati in oriente. Eccentrico, forte e fuori da ogni aspettativa l’interpretazione che ne dà Gucci (6). Il fuoco e la forza appartenente all’oriente espressa attraverso forme, colori e caratteri incisi sui rigidi tessuti. La donna scompare e quel che resta è solo l’energia di quel mondo che ancora oggi appare così lontano.

3 - Prada 6 - Gucci

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LA PRIMA MONDIALE DI “THE PINK FLOYD EXHIBITION” AL VICTORIA AND ALBERT MUSEUM DI LONDRA “I Pink Floyd hanno elevato il sound psichedelico a koinè universale” Piero Scaruffi di Calogero Pirrera Pink Floyd fotografati da Storm Thorgerson © Pink Floyd Music Ltd

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LA MOSTRA I Pink Floyd hanno caratterizzato la storia della musica rock, diventando nell’immaginario collettivo sinonimo di band musicale e di performance spettacolari. La loro opera è considerata come una delle più importanti interpretazioni in musica della storia moderna. A ripercorrerne la lunga carriera arriva a Londra, al Victoria and Albert Museum, “The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains”, la più importante mostra mai realizzata sulla storica band inglese, che ne farà rivivere il lungo percorso attraverso trecentocinquanta oggetti. Immagini, musica, elementi scenici e documenti inediti, ma anche esperienze multisensoriali, permetteranno al visitatore di avere una percezione meno stereotipata di una band fenomeno che secondo Alessandro Besselva Averame è “universalmente nota anche se attraverso gradi di approfondimento variabili”. Chi ha una percezione vaga del fenomeno Pink Floyd, chi cerca maggiormente aspetti e icone pop di una certa cultura sarà soddisfatto e troverà a Londra il muro di The Wall o il maiale di Animals; chi invece vorrà guardare al fenomeno con occhio più critico vi troverà anche tante nuove testimonianze e chiare risposte sul perché quel gruppo avanguardistico fece davvero epoca. Un lavoro di ricerca durato anni quello promosso da Michael Cohl e dagli Iconic Entertainment Studios. La direzione creativa della mostra è stata affidata ad un team del museo guidato da Victoria Broackes, oltre che a Paula Stainton e Aubrey ‘Po’ Powell, che insieme a Storm Thorgerson, ha creato la maggior parte delle leggendarie copertine degli album della band. L’allestimento è stato progettato dallo studio Stufish, che ha già lavorato con il gruppo realizzando alcuni dei più spettacolari palchi per i loro concerti.

CHI ERANO I PINK FLOYD La band si forma nel 1965 e si caratterizza fin da principio per le sonorità psichedeliche e progressive, per le raffinate ricerche sperimentali, ma presto trovano spazio costruzioni musicali sempre più complesse, rese uniche da un sound caratterizzato dalle sperimentazioni delle tecnologie musicali. I Pink Floyd accompagnano l’Inghilterra e il mondo intero dall’ottimistica rivoluzione culturale del ’68 fino agli “anni marroni” di Margaret Thatcher e al riflesso della storia che ancora oggi viviamo. I testi, molto spesso poetici, riflettono sulla condizione dell’individuo con una particolare attenzione al suo partecipare al presente storico, evidenziandone inoltre

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THE DARK SIDE OF THE MOON, 1973 © Pink Floyd

l’alienazione da una società sempre più cieca, ipocrita e avida, dove la guerra è un incubo ricorrente. Al debutto a guidarli fu il leggendario Syd Barrett, il “diamante pazzo” santificato dalla band nella loro celebre Shine On You Crazy Diamond, ma la sua depressione gli fece lasciare i Pink Floyd nel 1968 per continuare il proprio breve percorso come solista. Da quel momento, e per tutti gli anni ’70, il gruppo sarà formato da Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason e da David Gilmour, arrivato in sostituzione di Barrett. Secondo molti cultori questa è l’età d’oro della band, quando la loro musica si è fatta più visionaria incontrando un più largo consenso, quando sono stati registrati i celebri: Meddle, The Dark Side of The Moon (uno dei dischi più venduti di tutti i tempi), Wish You Were Here, Animals e il celebre rock-kolossal The Wall, il noto manifesto generazionale per di più pensato dall’egemonico Waters. Dagli anni ’80, con la sua uscita dalla band, fino a oggi, nonostante qualche riunione eccezionale e qualche album di inediti come l’interessante THE DIVISION BELL nel 1994 o THE ENDLESS RIVER nel 2014, il marchio è in mano a Gilmour e a Mason (Wright viene a mancare nel 2008). Nemmeno Waters ha smesso di incidere e di esibirsi, attualmente ha in progetto di portare lo spettacolo di THE WALL negli Stati Uniti, di fronte al muro che il presidente Donald Trump ha intenzione di costruire sulla frontiera con il Messico.

‘THE PINK FLOYD EXHIBITION THEIR MORTAL REMAINS’ Dal 13 maggio al 1 ottobre 2017 Victoria and Albert Museum Londra www.pinkfloydexhibition.com

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Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne, 1620-21 ca., olio su tela, 199x162,5 cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi - Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

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LA RIVALSA DI ARTEMISIA GENTILESCHI A Roma si celebra l’unica donna che riuscì ad emergere in un mondo al maschile di Calogero Pirrera

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uando si parlava di Artemisia Gentileschi (1593 – 1653) la prima cosa che veniva ricordata era la sua vicenda biografica, la vita travagliata e passionale di una donna, un’esistenza tumultuosa come si vuole che sia per le donne che osarono “disobbedire”. Della sua pittura si parlava ben poco, era etichettata come una “caravaggista”. Più che gli studi critici, fioccarono romanzi, film, se ne interessò la televisione, e ciò ebbe il risultato di consacrarla innanzitutto icona femminile, in buona parte per la sua rinascita dopo il celebre processo per stupro del 1612. Questo coraggio ne ha fatto un’icona femminista ante litteram anche perché la pittrice ebbe una carriera indipendente e perché fu la prima donna della storia ad entrare a far parte di un’istituzione come la fiorentina Accademia del Disegno. Infine, oggi, dopo numerose mostre e studi a lei dedicati, e dopo il ritrovamento di nuovi documenti, Artemisia Gentileschi è considerata per il valore e la qualità della sua pittura, che ha caratteri stilistici incisivi e personalissimi, e una poetica dai toni appassionati e forti, tesa a una profonda ricerca di drammaticità e di indagine psicologica. Tuttavia non si può non partire da uno dei suoi temi più discussi, le celebri Giuditta, l’universalmente noto alter ego della Gentileschi, un senso moderno dell’autoritratto che cerca piani di comunicazione inediti. La più nota versione dell’eroina biblica è conservata agli Uffizi di Firenze (1620 ca.) e la crudezza della scena ha indotto spesso a porla in relazione con la presunta violenza subìta da Artemisia ad opera del pittore Agostino Tassi, collaboratore del padre. Sebbene gli atti giudiziari riportino l’accusa di stupro nei confronti del Tassi, non è chiara la natura della relazione instauratasi tra i due amanti già un anno prima del processo del 1612. Tassi le aveva anche proposto di sposarla, ma in realtà non avrebbe potuto farlo perché regolarmente

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Artemisia Gentileschi, La conversione della Maddalena, 1616-17 ca., olio su tela, 146,5x108 cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi - Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

coniugato. Quindi la violenza di Giuditta che taglia la testa a Oloferne è stata talora interpretata come una sorta di riscatto femminile nei confronti della violenza maschile, oppure come la vendetta di una donna a cui è stata fatta una fallace proposta di matrimonio. Oltre al Tassi, in altre occasioni, come nella Susanna e i vecchioni proveniente da Pommersfelden, la Gentileschi aveva idealmente coinvolto (e ritratto) nel suo tableau vivant anche il padre, che l’aveva forse costretta a dire certe cose al processo, piegandola alla sua volontà. Una precedente Giuditta che taglia la te-

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Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610, olio su tela, 170x119 cm, Pommersfelden, Kunstsammlungen Graf von Schonborn - Photo Michael Aust

sta di Oloferne, oggi conservata al Museo di Capodimonte di Napoli, si fa risalire proprio agli anni appena successivi al processo contro il Tassi. La critica femminista e quella psicoanalitica hanno puntato molto su questi aspetti della sua vicenda personale. In effetti, oltre le congetture, la figura inedita dell’ancella che così si interpone e concorre all’omicidio, la forza dell’eroina e lo sguardo attento di entrambe, simile a quello di “due lavoranti sul punto di sgozzare un porco” (Roland Barthes), potrebbero essere elementi che corroborano certe tesi, l’uomo sgozzato potrebbe essere il Tassi. Bisogna però andare cauti, perché è possibile affermare che abbia ragione chi consiglia di mi-

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tigarne l’importanza, pensando alla Gentileschi prima di tutto come pittrice, come creatrice di una rappresentazione. E se osservato bene, al di là della presenza insistente della donna nella sua pittura, quello che la Gentileschi racconta, le passioni che mette in azione, quello che riesce a comunicare con il calore sempre acceso della sua pittura, è di tutti, ed già emotivamente percepibile, è vivo, una sua Maddalena penitente è uno spigolo nella coscienza. La mostra romana ripercorre la sua movimentata carriera, che da Roma, città nella quale nacque, la portò a Firenze, Napoli, Venezia e Londra. Delle circa 95 opere in mostra, soltanto un’ottima selezione di 29 sono della pittrice, mentre

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Massimo Stanzione, Loth e le figlie, 163540 ca., olio su tela, 149x203 cm, Galleria Nazionale di Cosenza. Su concessione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria, Cosenza Foto Attilio Onofrio

le restanti ci aiutano a tracciare la complessità della sua formazione culturale, oltre che il suo seguito. È a Roma, presso lo studio del padre, che nei primi anni del Seicento la pittrice apprende i rudimenti della pittura (1606 – 1613), in un momento dominato dal chiaroscuro di Caravaggio, del quale la Gentileschi osserva con emulazione la sua Giuditta oggi nel Palazzo Barberini di Roma, tanto da ripeterne il gesto dello sgozzamento nelle sue versioni ricordate. Dai caravaggeschi l’artista eredita un vigore drammatico che sarà in diversa misura sempre presente nella sua pittura. Trasferitasi dopo l’onta del processo a Firenze (1613 – 1620), andata sposa a un mediocre pittore, la Gentileschi riesce a diventare amica di Galileo e a lavorare per la corte di Cosimo II de’ Medici. In quella città, la preziosità di un tardo-manierismo di Cristofano Allori e la sua Giuditta (Firenze, Uffizi) – opera in mostra, ammirata già al tempo della sua esecuzione, tanto che se ne conoscono più di trenta copie – entrano con prepotenza nel racconto, nella drammatizzazione delle sue composizioni, anche se la pittrice intende l’eleganza muliebre, l’oro e il damasco come attributi di forza e potenza, più che di bellezza e purezza. Il violento caravaggismo della pittrice trova qui soluzioni più stemperate, oltre che una nuova brillantezza del colore.

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Ritornata nella sua città natale (1620 – 1627), ebbe la possibilità di conoscere Simon Vouet e la sua opera, in cui l’artista specchiò il proprio stile naturalistico con la tendenza all’eleganza formale. Dopo una breve sosta a Venezia giunse a Napoli nel 1629, ed è ormai un’artista affermata che lavora per il viceré, il duca Alcalá. Si sposterà soltanto per qualche anno raggiungendo il padre a Londra, alla corte di Carlo I Stuart. Nella città partenopea, entrando a contatto con la pittura di diversi maestri, come Massimo Stanzione, col quale collaborerà, o ancora Bernardo Cavallino, la pittura della Gentileschi accentua ancora di più il suo naturalismo, questa volta caratterizzato da contrasti di luce e da una preziosa eleganza quasi barocca.

ARTEMISIA GENTILESCHI E IL SUO TEMPO Museo di Roma Palazzo Braschi, Roma Fino al 7 maggio 2017 A cura di Francesca Baldassari, Judith Mann e Nicola Spinosa Catalogo Skira www.museodiroma.it

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WEEKEND AD ATENE Πάντα υγεία πάντα χαρά (Sempre salute, sempre un piacere) di Eduardo Montiel

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tene una città in cui si fonde la mitologia e l’innovazione. È una delle destinazioni che si devono visitare almeno una volta nella vita per riscoprire la nostra storia antica, ma per vivere in uno scenario LGBT in piena apertura ed evoluzione. Comincia ad evolversi l’apertura della capitale, ponendola come una concorrente temibile tra le destinazioni europee da city break. Propone infatti cultura, una vita notturna vibrante, e una ricca enogastronomia. Il clima di Atene consente di visitare la città durante tutto l’anno considerando che le temperature di solito sono più calde dell’Italia. Un percorso obbligato ad Atene è quello in cui è incluso il Museo dell’Acropoli, qui si possono

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trovare statue antiche come il busto di Alessandro Magno o della Dea Atena. Il Museo si sviluppa su tre piani, mettendo in mostra in ogni piano reperti del Partenone. La seconda tappa non può quindi che essere il Partenone. Alla fine degli impegni culturali vi consigliamo di cenare presso il ristorante gay-friendly Mamma Roux, situato nel centro della città, su una delle vie dove si trovano diversi bar e ristoranti. Se vi piace la vita notturna vi consigliamo di visitare il bar gay Rooster. Situato in centro, si può visitare prima della discoteca per dare il via alla serata con uno dei cocktail che lo contraddistinguono. È questo il momento di usare la frase “Πάντα υγεία πάντα χαρά” che significa: “Sempre salute, sempre un piacere”, la frase

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L’odeo di Erode Attico

una discoteca piccola che si riempie di gente di tutte l’età, vi si trova musica di tutti generi e una gabbia in mezzo dove i cubisti riscaldano la notte. Un’altra scelta è The Apartment, per gli amanti della musica elettronica. Si trova nel sotterraneo di un ristorante. Generalmente questo club ha diverse serate a tema. Atene sta diventando una città molto gayfriendly un luogo vicino da raggiungere dall’Italia che offre tante esperienze da vivere.

PRIMA DI PARTIRE

Consultare Athens Real organizzazione fornisce anche una piattaforma per i membri della comunità LGBT. #AthensReal Propone guide della città, eventi e ricettività https://www.facebook.com/athensreal/

DOVE MANGIARE Mercatino in piazza Monastiraki Via Adrianou

MAMA ROUX

https://www.facebook.com/MamaRoux-264571513559218/ Questo ristorante offre piatti internazionali con la base del cibo greco in un ambiente molto rilassato. COOKOOVAYA

http://cookoovaya.gr/en/ Il ristorante Cookoovaya vi farà assaggiare un delizioso pranzo proposto dai diversi chef. Vi trovate la cucina greca, rivisitata in base alle esperienze degli chef. L’ospitalità, la presentazione dei piatti e l’autentico sapore tradizionale sono le caratteristiche vincenti. PROSOPA

usata ad Atene per augurare buon divertimento. La nostra scelta per la prima serata è stata il leggendario Club Sodade2. Aperto dal 1999 è un luogo unico che ha due piste di ballo. E’ un club piccolo ma molto divertente e i prezzi sono abbastanza contenuti. Di solito è aperto venerdì e sabato e la musica è commerciale. Il secondo giorno si può uscire a fare una passeggiata in centro città dove ci sono tanti negozi dove comprare souvenir e fare shopping. Vi consigliamo di percorrere la strada dalla piazza Syntagma fino alla stazione della metropolitana Monastiraki. La serata del sabato è molto movimentata e i locali si riempiono di gente, come prima opzione consigliamo di visitare lo Shamone Club, una serata molto bella con musica elettronica e commerciale insieme a vocalist e cantanti. La seconda opzione è visitare lo S-cape Club,

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http://www.prosopa.gr/ Per cena il ristorante Prosopa, aperto 15 anni fa, è un ristorante molto chic e con prezzi buoni. Si trova dietro il Museo Benaki e ha una vista sui binari dei treni che si vedono passare ogni tanto. Questo ristorante minimalista, moderno e con un’atmosfera chill-out è molto spesso luogo di ritrovo di artisti e attori. Il menu è un’offerta di piatti mediterranei che si abbinano ad una lista di vini scelti con cura.

NIGHTLIFE

ROOSTER CAFÉ BAR

http://www.gayguide.gr/en/Athens/Cafe-Bar/ROOSTER/ SODADE2

http://www.gayguide.gr/en/Athens/Club/SODADE2/ Shamone Club https://www.facebook.com/shamoneclub/ S-CAPE CLUB

http://www.gayguide.gr/en/Athens/Club/S-CAPE/ THE APARTMENT CLUB

http://www.gayguide.gr/en/Athens/Club/the-apartment/

DOVE DORMIRE

HOTEL HILTON ATHENS, situato in una zona molto chic e non lontana dal centro. L’hotel include una bellissima Spa e le camere hanno una bellissima vista sulla città. Vi consigliamo fare un aperitivo nel terrazzo GALAXY BAR & RESTAURANT, da dove si può ammirare il tramonto e il Partenone. https://www.hiltonathens.gr/

COME ARRIVARE

https://it.aegeanair.com/

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ph. Elisabeth Real © Zürich Tourism

GAY&LESBIAN

ZURIGO Ogni anno si rinnovano i numerosi appuntamenti all’insegna del divertimento per la community, senza mai scordare l’importanza della libertà e dei diritti civili di cui la città è un baluardo da sempre

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appuntamento con la Zurigo LGBT è consolidato. L’anima aperta e tollerante ha consentito alla città di sviluppare una vivace e libera vita culturale, polo di grande attrazione per i visitatori gay & lesbian. E ogni anno ce lo confermano gli eventi. Diverse associazioni promuovono lo scambio reciproco e si impegnano a favore dei diritti e dell'uguaglianza della community. Nell'ambito della più grande offerta di

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locali notturni della Svizzera, Zurigo vanta tanti organizzatori di eventi e istituzioni che propongono una vita notturna decisamente in clima arcobaleno. Il confronto con l'omosessualità non si svolge solo in strada, ma anche in occasione di variopinte manifestazioni appositamente create, prima fra tutte la settimana del Pride (dal 2 al 11 giugno quest’anno), il cui motto per il 2017 è “Non aver paura di essere te stesso”.

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ph. Renato Richina © Zürich Tourism

Zurich Pride Festival

ph. Renato Richina © Zürich Tourism

Zurich Pride Festival

BAR E CAFFÈ GAY & LESBIAN A ZURIGO Zurigo propone innumerevoli bar e ritrovi per persone con interessi comuni. Il quartiere di Niederdorf è considerato un centro per la comunità LGBT. Sopra l'entrata del Barfüsserbar, il gay bar più antico d'Europa, si trova ancora oggi una bandiera arcobaleno, ma ormai la clientela è mista. Modernamente arredato, questo bar con lounge colpisce per la sua carta dei cocktail e il delizioso sushi. Il Cranberry Bar esiste dal 1997 ed è da sempre un'istituzione zurighese della scena omosessuale, anche grazie ai favolosi cocktail. Tra le nuove tendenze annoveriamo invece Les Garçons e Maennerzone. Ma anche Platzhirsch Bar: tanto spazio e luce, un design di livello, deliziosi snack, vini selezionati, buona musica di sottofondo e iPad gratuiti a disposizione di tutti. D’estate ci si può spostare sulla splendida terrazza. Il Rathaus Café un ritrovo degli zurighesi. Su comode poltrone, gruppi di amici assaporano il bel tempo direttamente sulle rive della Limmat con davanti un pezzo della leggendaria torta al cioccolato. I cosiddetti "Badi-Bar", come li chiamano gli

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abitanti del posto, non si rivolgono soltanto a clienti LGBT e meritano assolutamente una visita soprattutto in estate. Con un cocktail in mano e la lieve brezza tra i capelli si può partecipare a concerti, letture e cinema in riva al lago, nel centro della città. VITA NOTTURNA & FESTE La vita notturna di Zurigo offre tante feste e locali alla comunità LGBT. Oltre a ciò, si organizzano party imperdibili in diverse location della città. Particolarmente amati sono soprattutto i format del più grande organizzatore di eventi Gay & Lesbian della città, "Angels", tra cui il Kitsch Party, con le sue stravaganti decorazioni, e il White Party (5 -7 Maggio 2017), dove vige l'obbligo del bianco per tutti gli ospiti. Il tema di quest’anno è Afrodite. Ancora più originale è l'atmosfera sul battello Gay&Lesbian, che solca le acque del lago due volte all'anno con cena e DJ set. FESTIVAL & CULTURA Dal 2009, ogni anno a Zurigo si svolge lo Zurich Pride Festival. Il programma comprende una festa di apertura e chiusura, bar e bancarelle gastronomiche, concerti e spettacoli, diverse feste, conferenze specifiche e una sfilata per il centro storico. Ogni anno sono circa 30.000 i partecipanti. C’è poi l'evento "Warme Mai" (Maggio Caldo) organizzato a Zurigo dal 2000: un mese dedicato a tematiche omosessuali in campo artistico e culturale. Il festival cinematografico Pink Apple (dal 26 aprile al 4 maggio) inaugura ogni volta questa manifestazione con film, dibattiti, concerti e molto altro ancora.

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E TU CHE SERIE GUARDI? Dialoghi dei migliori sceneggiatori, personaggi definiti, finali sorprendenti. La tv del domani è delle serie televisive, da quando sono fruibili con tv on demand e sul web. E in ognuna c’è almeno una coppia gay. Perché? Perché è “Normale” di Eugenio Spagnuolo

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GOOD BEHAVIOR

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uando hanno chiesto a Shonda Rhimes, produttrice di Grey’s Anatomy, Scandal e Le Regole del delitto perfetto perché nelle sue serie tv sbocciassero tanti amori gay, la regina Mida della tv americana ha risposto, “perché è normale”. La società americana, ma allarghiamoci pure a tutto l’Occidente, da qualche anno ha infatti imparato a riconoscere la pari dignità degli stili di vita etero e di quelli omo. Un cambiamento culturale, che la tv era stata bravissima ad anticipare. Più realiste dei reality, che ancora indugiano sugli aspetti piccanti degli amori omo, le serie sembrano però prediligere la “normalità”, anche quando lascia la strada del politicamente corretto. A Hollywood si dice che i produttori esigano da chi scrive le serie un tributo puntuale alle storie omosex, per coscienza politica e non solo obbedienza alla legge dell’audience (… ci piace pensarlo). E oggi 9 serie tv su 10 non trascurano di narrare l’universo LGBT in tutte le sue sfumature, belle o brutte che siano,perché la realtà non prevede sconti. Il catalogo delle serie tv gay friendly è vastissimo. Qui ne abbiamo raccolte alcune, arcinote e inedite.

Una scaltra truffatrice incontra un killer e alla fine se ne innamora. Una dark comedy scritta tra gli altri dal bravo Chad Hodge, a cui sicuramente va attribuita la paternità del dialogo tra due protagonisti minori: La moglie, al marito (che nega di essere omosex): “… ma se sei anche su Grindr”. Il marito: “non sono su Grindr…”. La moglie: “E allora chi è il tizio a 9 metri da me, che scrive sul profilo “scopami finché non dimentico il nome di mia moglie”?. In Italia la trasmette Timvsion.

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CUCUMBER

La trovate online, perché (purtroppo) in Italia non è mai arrivata: trasmessa da Channel 4 nel 2015 e scritta da Russell T Davies, papà di Queer as folk e deus ex machina del ritorno in tv del Doctor Who. Si immerge nei complicati rapporti umani al tempo di Grindr, incrociando le vite di Henry (Vincent Franklin), un uomo gay alle prese con una crisi di mezza età e quella del bel Freddie (Freddie Fox), più altri protagonisti. Bravi gli attori, suggestiva la location (Manchester) e ottima l’idea di collegare Cucumber a un’altra serie, Banana, che disvela le storie di alcuni protagonisti di secondo piano.

BARRACUDA Danny (Elias Anton) sogna di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sidney del 2000. Viene preso sotto l’ala protettiva del coach Frank e crea un forte legame di amicizia e rivalità con il compagno di squadra Martin. Ma la provincia australiana non è pronta per un atleta gay. La serie si basa sull’omonimo romanzo del 2013 dello scrittore australiano Christos Tsiolkas, racconta la storia di Danny con realismo lodevole, senza accenni retorici. La trovate online.

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EMPIRE

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È Dynasty (ve la ricordate?) ambientata nel mondo dell’hip hop newyorkese. La pecora nera non è più Steven, ma Jamal Lyon (Jussie Smollett), talentuoso cantautore gay e secondo figlio di un boss della musica black, universo ipermaschilista, dove la gay attitude non è apprezzata. Ma Jamal ha l’energia (e gli artigli) di una tigre. Giunta alla terza stagione va guardata anche per le guest star eccellenti: da Naomi Campbell a Demi Moore. In Italia va in onda su Fox.

ORANGE IS THE NEW BLACK Ispirata alla storia vera di Piper Kerman, è ambientata in un carcere federale, dove una giovane donna wasp (white, anglosaxon, protestant) ritrova l’amante di un tempo e intreccia con lei una complicata e appassionante storia d’amore lesbo dietro le sbarre, mentre sotto traccia s’avanza una condanna senz’appello al (sadico) sistema carcerario americano. La trasmettono Infinity e Netflix.

HOUSE OF CARDS

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Ne avrete almeno sentito parlare: è la serie che racconta gli intrighi della Casa Bianca, con un talentuoso Kevin Spacey in veste “presidenziale”. Vittima a sua volta di tanto gossip che lo vorrebbe segretamente gay, Spacey ha deciso di controbattere incarnando un politico bisex, che non disdegna una notte d’amore con l’aitante guardia del corpo, sotto gli occhi complici della first lady (l’ottima Robin Wright). Va in onda su Sky.

SENSE8

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Il mondo si ricorderà per sempre dei fratelli/sorelle Watchowski per Matrix, ma noi li portiamo nel cuore soprattutto per Sense8, dove 8 individui collegati telepaticamente tra loro, mentre sfuggono ai cattivi, indugiano in orge (coreograficamente bellissime) e inediti incastri sessuali, visto che nel gruppo sono rappresentate quasi tutte le sfumature dell’universo LGBT. La serie è un mix di azione e romance, ben scritta, girata ancor meglio e ricca di spunti. Per non parlare del cast… La trovate su Netflix.

EYEWITNESS

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L’alto tasso di omofobia della provincia americana spinge il giovane Lukas (James Paxton) a non testimoniare di aver assistito a un omicidio, perché si disgelerebbe il velo sulla sua omosessualità. Il suo boyfriend (Tyler Young) lo asseconda come può. Ma quando il killer lo scopre le cose però si mettono male… Un plot decisamente originale per un thriller. Non è ancora arrivata in Italia.

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GENERATION OF LOVE, EXTENSIONS di Eugenio Spagnuolo

«D piccolo non sapevo di essere omosessuale. Sapevo «Da dell’inquietudine, dell’ebbrezza, della curiosità, del d ttormento, del desiderio, della sensazione. Ma ignoravo che c avesse un nome. Questo grumo di ribellione, di rivolta silente ma Q implacabile, io ce l’ho avuto dentro fin da subito, e non ce l’avevo “nelle vene”, come frase fatta vuole, ma direttamente in superficie». Di che cosa parla. Matteo, l’autore (e protagonista) cresce e si scopre gay in un paesino della provincia lombarda negli scintillanti anni Ottanta. Si ride e si riflette. Pubblicato la prima volta nel 1999, torna in libreria con un’edizione speciale, arricchita da una serie di inediti. Perché leggerlo. Se c’è una cosa bella delle autobiografie è che si possono aggiornare. Sono libri in divenire, che dopo un meritato riposo riprendono vita. Generation of love di Matteo Bianchi, uscito per la prima volta nel 1999, a conti fatti, è come se fosse tornato tra noi dopo aver compiuto diciott’anni. Ma in realtà era un libro maturo già quando uscì. Scritto in un periodo in cui solo una piccola percentuale di italiani si diceva favorevole alle unioni civili, racconta con ironia, leggerezza e molti riferimenti musicali i turbamenti (e i divertimenti) di una generazione, che senza saperlo avrebbe fatto da ponte tra la via politica all’amore (gli anni 70) e il disimpegno (dagli anni 80… ad oggi). Non si respira la cupa atmosfera dell’Italia del compianto Pasolini, ma un ottimismo “postmoderno” venato di humour, che lo rende un libro accessibile anche a chi è nato dopo la sua pubblicazione (millennials, correte in libreria!). Soprattutto Generation of love è un libro pensato bene, cosa rara nella narrativa LGBT italiana, da qualche anno a questa parte. Matteo B Bianchi, che nel frattempo è diventato apprezzato autore di tv, ha il dono della bella scrittura: sa mediare tra una vastissima cultura personale e l’esigenza di farsi leggere da tutti. Ci sono brani di Generation of love, che quando li leggi non solo ti ci ritrovi pienamente, ma capisci che non avrebbero potuto essere scritti in modo diverso (e meglio). Perché rileggerlo. Letto col senno di poi, un buon libro è come un inedito. Rileggere Generation of love non è solo una sfida alla memoria, ma un

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Matteo B Bianchi

ritorno sentimentale ai bei tempi dell’adolescenza o di qualsiasi età avevate alle soglie del 2000. Personalmente alla fine della rilettura mi sono chiesto cosa sia cambiato in me tra quando ho incontrato Generation of Love per la prima volta e la ristampa di oggi. È un gioco se volete, a cui potete partecipare tutti e il cui esisto potrebbe sorprendervi.

GENERATION OF LOVE, EXTENSIONS di Matteo B Bianchi - Fandango (15 euro) Matteo B. Bianchi ha pubblicato i romanzi, “Generations of love” (1999), “Fermati tanto così” (2002) ed “Esperimenti di felicità provvisoria” (2006), per Baldini Castoldi Dalai editore. Nel 2008 ha curato con Giorgio Vasta il “Dizionario Affettivo della Lingua Italiana” (Fandango). E’ uno degli autori del programma “Victor Victoria” su La7. Scrive sul blog http://matteobblog. splinder.com/ dirige on line la sua rivista di narrativa ‘tina (www.matteobb.com/tina). Il suo ultimo romanzo è “Apocalisse a domicilio” (Marsilio).

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Via Europa Unita, 24B BARDOLINO (VR) ITALY T. +39 045 6229999 www.aqualuxhotel.com info@aqualuxhotel.com

Be relax, be you... be Aqualux

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RIAD INFINITY SEA LA TUA CASA DI LUSSO A MARRAKECH Un Boutique Hotel con otto suites, ognuna con una storia da raccontare, che offre uno sguardo sulla città marocchina tutta da scoprire di Gerardo Abate

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a un viaggio a Marrakech si ritorna sempre con due valigie. La prima contiene oggetti artigianali in ceramica e ferro battuto, spezie, tessuti berberi e olio di argan. La seconda, più pesante, è fatta di sensazioni e si riempie dentro e fuori le mura della Medina e nei Riad. Entrando al Riad Infinity Sea, la prima sensazione da mettere in valigia è un benvenuto accogliente riservato all’udito, offerto dalla musica, in filodiffusione su tutti i livelli: un mix di world music e ritmi locali che scopriremo essere sapientemente selezionato dal manager Marco Biaggi. Con questa raffinata colonna sonora di sottofondo, l’esperienza sensoriale continua attraverso la vista. Al Riad Infinity Sea i toni sono chiari e l’arredamento, dal design contemporaneo d’in-

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fluenza arabo-andalusa, è curato nei minimi dettagli ed è la singolarità che rende questo Boutique Hotel unico nel suo genere. Al tatto, e al benessere che ne deriva, sono dedicati l’Hammam e la piscina riscaldata che corre lungo il perimetro interno della sala ristorante. Qui è possibile fare bagni di vapore, trattamenti personalizzati e massaggi, per singoli e per coppie, e lasciarsi andare in totale relax attraverso percorsi sensoriali che rigenerano fisico e mente. Alla fine di questo viaggio alla riscoperta dei cinque sensi incontriamo la “dada”, la donna chef, che con passione e dedizione si prende cura di gusto e olfatto. La cucina utilizza ingredienti per lo più locali e derivanti da agricoltura biologica. Con piatti della tradizione marocchina come la Tajine au poulet aux ci-

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trons et olives, ma anche italiani, da degustare nel Ristorante Infinity, nella Sala degli Specchi o all’aperto sull’ampia terrazza. Magari sorseggiando dell’ottimo vino marocchino o un cocktail a base di menta, uno dei piaceri riservati agli ospiti di questo speciale riad tra i pochi ad avere la licenza per servire alcolici. All’interno del Riad i diversi ambienti, pur essendo perfettamente comunicanti, conservano tutti la propria intimità e ben si distaccano dalla zona notte situata al piano superiore. Qui, dietro ciascuna porta delle otto suites si nasconde una sorpresa e una storia da raccontare. Storie fatte di elementi tradizionali come il tadelakt, i mosaici in vetro e i tappeti berberi, che incontrano complementi d’arredo moderni provenienti dal resto dell’Africa e dal migliore Made in Italy. Una su tutte la suite Qibli, che prende il nome dal vento caldo che nasce nel Sahara per poi soffiare forte ed impetuoso fino a raggiungere il Mediterraneo. A disposizione degli ospiti, il manager Marco Biaggi riesce a far diventare il Riad Infinity Sea il punto di partenza per avvicinarsi alla cultura locale, socializzare e rendere il proprio soggiorno marocchino un’esperienza indimenticabile. Sarà lui a prendersi cura di prenotare il risto-

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rante giusto per ogni occasione, organizzare eventi privati, ma anche di dare consigli sui divertimenti di Marrakech. Una delle città più vibranti dell’Africa e polo artistico e culturale del Marocco. Su richiesta è possibile partecipare a corsi di scrittura e di cucina tradizionale, yoga in terrazza e escursioni su tutto il territorio. Tutto questo nello stile Infinity, che significa ad esempio andare a fare la spesa con la chef al mercato tradizionale, scegliere gli ingredienti e le spezie migliori e poi combinarli insieme nella cucina del Riad. Ma cosa succede se qualcuno dovesse perdersi nel mezzo della Medina? Il Riad ha pensato anche a questo e fornisce ogni ospite di un telefono cellulare utilizzabile H24 per rimanere sempre in contatto. Cinque stelle.

RIAD INFINITY SEA Bab Targhazoute, Derb El Merkez, n°7, Marrakech Médina, Marocco Tel +212 5243-86890 www.riadinfinitysea.com info@riadinfinitysea.com

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PARIS LAS VEGAS: il più romantico dei resorts sulla Strip Novità 2017: le camere Burgundy - spaziose, luminose, eleganti

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DELIZIE FIORENTINE di Alberto Vita

Firenze

Pappardelle al sugo di lepre

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etti una sera a cena in un piccolo ristorante in centro a Firenze a due passi da via dè Tornabuoni, da ponte Vecchio, da piazza della Signoria e della Repubblica, vicino ai negozi di Ferragamo, Armani, Versace, Valentino, Cavalli, dove gustare piatti della tipica cucina toscana o di quella mediterranea rivisitati dallo chef, in un’atmosfera soffusa, a lume di candela, con piacevoli sottofondi musicali di estrazione american bar, ovvero ciò che era il Rose’s 27 anni fa e che lo è tuttora dopo l’ora della cena. Cucina tipica rivisitata che non ha paura di proporre al classico Ossobuco alla Fiorentina o alla Zuppa del Conte, con fagioli cannellini e cavolo nero, piatti come il Filetto di Cinta Senese al finocchietto con Rosti di Patate e Bietole Saltate o il Petto di Piccione con Sformatino Vegetale e verdure di stagione. Menù che ogni tanto si stravolge con serate a tema con degustazioni di cucina rinascimentale o di piatti tipici della tradizione povera fiorentina ormai dimenticata, come ad esempio la Serata Frattaglia o, immancabile, la voglia di Fiorentina, a cena. Stravolgimento del menù che, invece, succede tutti i pranzi, quando si possono mangiare piatti espressi semplici che vanno dal Club Sandwich, alle Tagliate ma anche all’Hamburger con patate. Ma tutti con ingredienti genuini, visto che la ricerca dei prodotti del territorio freschissimi e di prima qualità è il credo della titolare Anna Rita Delle Grottaglie, che sceglie lei personalmente tutti i giorni e che è sempre presente in sala, con grande attenzione a ogni dettaglio. Tra cui la carta dei vini, scelti con maniacale attenzione, la cura delle carni utilizzate per il ragù di chianina, la Cinta senese, utilizzata per la torretta di maiale, un piatto ricercato da ordinare se non si ha fretta, il piccione, le verdure e i legumi o le paste fresche. Insomma come si legge anche in una recensione su Tripadvisor una cucina “talmente deliziosa da creare dipendenza”. Chiedete a Rita per conferma.

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Zuppa del Conte

ROSE’S Tel. 055 287090 Via del Parione, 26r - 50123 Firenze

OUTSIDER Situato nelle vicinanze della Fortezza da Basso, frequentato dal mondo fiorentino della moda, Acquapazza è un raffinato e moderno ristorante di pesce, con un tocco minimalista ma caldo nell’arredo, è una cucina fusion con tanto crudo di ispirazione del Sud di Italia. Ma, il tutto, prediligendo prodotti del territorio e di stagione, con diversi tipi di pane pasta fresca, salse, dolci, gelati e sorbetti preparati in casa. Cantina di grande spessore, con 100 etichette di vini bianchi, alcuni rossi e rosé e ben 60 tra champagne e vini spumanti italiani, prodotti dal profondo Nord, ottimi i vini trentini e friulani presenti, al profondo Sud. www.acquapazzafirenze.it

Acquapazza

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MONTEVETRANO E CORE al centro della terra degli Dei, dove sgorgano i vini già celebri al tempo dei Greci, degli Etruschi e dei Romani di Alberto Vita

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na terra di vini pregiati sin dagli antichi romani, poi per secoli dimenticata, prima del recente rilancio grazie anche ad imprenditrici come Silvia Imparato, fondatrice dell’azienda agricola Montevetrano, che si è rivolta Riccardo Cotarella, enologo, per lanciare sul mercato internazionale una produzione di vini rossi e bianchi di spessore. L’ultimo arrivato è il Core Bianco, IGT Campania blend di uve Greco e Fiano in uguali proporzioni, affinato in acciaio. Un vino minerale, corposo ma fresco, che richiama fortemente il territorio di produzione. Il Montevetrano, invece, è il vino ammiraglio di questa piccola casa vinicola campana che apre le sue porte a degustazioni guidate, abbinabili a pranzi con prodotti locali, previa appuntamento. L’azienda propone anche una ospitalità di stampo contadino, ma molto curata, nel vicino agriturismo ricavato da due vecchie case rurali del primo ‘900, La Vecchia Quercia, gestito da Anna, sorella di Silvia. Il vino è un mix di Cabernet Sauvignon, Merlot e Aglianico, nasce negli anni settanta con l’obiettivo di creare un vino da invecchiamento di altissima qualità. Il successo sul mercato internazionale che assorbe le 30.000 annue ne è una prova. Accanto a questo vino profondo ed elegante, per festeggiare la sua ventesima annata, la Casa nel 2011 ha lanciato Core Rosso, un aglianico in purezza, dal colore rosso rubino che raccoglie i profumi di bosco, ciliegia ed amarene, e al palato è fine, elegante, persistente. Anch’esso è stato subito un successo da oltre 40.000 bottiglie. Ed ecco oggi il Core bianco, di cui Silvia Imparato racconta: “è la conseguenza quasi logica del Core rosso: utilizziamo uve Fiano e Greco, che non provengono dalla nostra vigna, focalizzata sull’uvaggio che utilizziamo per il Montevetrano; questi due Core dal nome rotondo e caldo, amore nel nostro dialetto ma centro,

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essenza, in lingua inglese, completano la nostra gamma, evocando il nostro territorio”. Un territorio montano ricco di alberi secolari di querce e castagni, corbezzoli e ginestre all’interno del Parco Regionale dei Monti Picentini. Definito “Terra di Santi e di Briganti”, è stato nel tempo abitato da Greci, Etruschi e Romani. La tenuta si estende in collina, ai piedi del Castello di Montevetrano e a cavallo tra la Costiera Amalfitana ed il Cilento. Praticamente tra gli Dèi.

AZIENDA AGRICOLA MONTEVETRANO Via Nido, 84099 S. Cipriano Picentino SA, Italia www.montevetrano.it

LA VECCHIA QUERCIA Montevetrano Campigliano, Sa www.lavecchiaquercia.it

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STRAF hotel&bar

STRAF hotel&bar

“Immagino l´hotel STRAF quasi come un´istallazione, un concept da cui sono partito per la scelta dei materiali dai molteplici riferimenti a correnti artistiche contemporanee come l´Arte Povera, mentre il modo di trattarli appartiene a una metodologia progettuale profondamente legata all´etica/estetica che deriva dal riutilizzo e dalla ricollocazione in nuovi contesti, di oggetti e componenti di recupero”´ Vincenzo De Cotiis Architetto, Artista e Designer 68

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Il Design Hotel diventa non convenzionale e si apre alla Milano delle nuove tendenze conservando la sua radice storica più elegante

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no spazio dal concept intellettuale nel cuore di Milano. Questo è lo STRAF Hotel. L’impronta architettonica è decisiva per determinare l’atmosfera e gli spazi, i materiali su cui si riverbera la luce.

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L’accoglienza calda, ma allo stesso tempo le linee sono quelle della modernità industriale. STRAF è situato in centro a Milano, a pochi passi dal Duomo e nasce nel rispetto di un nuovo concetto di ospitalità caratterizzato da un servizio personalizzato e attento, ma non formale. Anche l’interior design si allontana dalla standardizzazione tipica del settore alberghiero. L’architetto De Cotiis, che ha progettato l’hotel, propone materiali inusuali, da ricondursi all’arredo industriale e all’arte povera, al riciclo e alla sperimentazione. Il ristorante, la sala fitness, la sala eventi spesso adibita a fashion showroom e art gallery, lo street bar STRAF con i suoi aperitivi musicali, completano e caratterizzano l’hotel. Le 64 camere -single room, standard double, superior double, superior twin, comfort double, relax double, well being, executive e suite- sintetizzano due filosofie solo apparentemente distanti: l’estrema funzionalità hi-tech di impronta minimalista e l’atmosfera calda e intima degli ambienti realizzati con materiali ricercati e innovativi come l’ardesia a spacco, l’ottone brunito, il cemento e il ferro, i vetri garzati, gli specchi usurati e gli arredi realizzati ad hoc. Per il progetto dello STRAF, fin dal suo disegno l’Architetto aveva l’esigenza di svincolarsi

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dall’abituale serialità impersonale degli alberghi. Quindi l’allestimento personalizzato delle camere prevede macro elementi decorativi che, alla loro valenza estetica, uniscono effetti di dilatazione dello spazio mediante prospettive illusorie, come i pannelli a parete e le palizzate che sembrano proseguire all’infinito. Gli elementi architettonici delle stanze con angolo benessere entrano armonicamente in questa visione, dimenticando i dettagli tecnologici a favore di una dimensione di relax rarefatto, dove la chaise longue con massaggio, l’aroma e la cromoterapia a vista, sono idealmente separate dalla zona notte da pareti di cristallo a tutt’ampiezza. IL BAR Se l’aperitivo è un must di Milano, l’aperitivo allo STRAF è un appuntamento immancabile. Il Bar è la finestra su strada dell’hotel di design ed esprimere anch’esso un concetto che richiama essenzialità, arte ed emozioni, dove il quotidiano si mescola e convive con il futuro. L'eclettismo caratterizza il momento dell'aperitivo che vede l’alternarsi di dj set di tendenze filo-estere, musica dal vivo ed installazioni. Bar STRAF diventa ancora più street grazie al suo nuovo spazio all’aperto, dove è possibile gustare un light lunch o un cocktail sotto le guglie del Duomo. L’atmosfera è sempre viva e vibrante e diventa particolarmente coinvolgente nelle serate con strumenti live. Il Bar STRAF propone un calendario mensile ricco di eventi e tante sorprese.

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ESSENTIALS STRAF si integra perfettamente con la cultura internazionale e d’avanguardia della Milano odierna. Celebra eventi che ne confermano il valore di anticipatore di tendenze e gusto. In occasione del Salone del Mobile quest’anno lo Studio Ciarmoli Queda presenta Essentials e riscrive il ruolo degli spazi abitativi con un linguaggio Neodecò. Essentials è una wunderkammer in cui vivere un’esperienza inedita dell’interior design in cui passato e presente si confrontano in un fitto dialogo concettuale. Ogni dettaglio risveglia la componente emozionale di chi vive questo spazio, ogni oggetto e ogni finitura invitano a intraprendere un viaggio extratemporale, fra coloriture intense e grafismi geometrici. Da visitare nella hall dello STRAF hotel dal 31 marzo al 10 aprile.

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MINA

TUTTI I MOTIVI PER CUI È UN’ICONA GAY Da come ha fatto la storia della televisione, per poi scegliere di non apparirvi più: un’ultradiva, un’iperfemmina, una ribelle prima di tutte le ribellioni di Letizia Strambi

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• “State un po’ a sentir queste note così basse che so fare/poi vado su, vado su, vado su. Brava! Brava! Come sono brava! Brava!”. Se lo diceva da sola e si fece costruire una canzone apposta per far notare la sua estensione vocale attraverso virtuosismi rococò. Allo stesso tempo fu un segno palese della sua ironia. Ma Mina è tuttora “brava” e i gay sono dei trend setter infallibili nel riconoscere un vero talento. • Si dice che in privato Mina sia veramente simpaticissima. Se pensate che per tre anni ha vissuto una relazione con Alfredo Cerruti, del gruppo napoletano degli Squallor, potete immaginare che sia effettivamente così. Se poi guardiamo al suo duetto con Alberto Lupo nella canzone “Parole” non possiamo avere dubbi. E’ una vera Diva. Non appare in TV da 20 anni e come esce un suo disco scatta ai primi posti in classifica. Ha venduto 150 milioni di dischi. Il video online in cui si mostra mentre registra in studio per lo spot Wind ha fatto 50 milioni di visitatori facendo collassare il sistema, e dimostrando con questo di essere, a 77 anni, dalla parte dei giovani e della voglia di condivisione.

cui lei stessa aveva dato il soprannome di Geronimo, morto a soli 22 anni per un incidente. E poi la nonna che voleva farle studiare lirica e bel canto. Ma a Mina studiare non piaceva molto, scappo dalla scuola delle suore e abbandonò al quarto superiore l’istituto tecnico. • Ha rivoluzionato il modo di muoversi sul palcoscenico, gesticolare, prendere in mano il microfono. All’esecuzione sanremese de “Le mille bolle blu” fu assalita dai media per il suo gesto con la bocca irriverente (o provocatorio?) che la vide per l’ultima volta sul palco dell’Ariston dopo una crisi di pianto. Non potevano capirla. Prima di lei c’era Nilla Pizzi che si reggeva a un’asta. Era troppo e la stampa le contrapponeva la colta rivale Milva.

• La provincia le stava stretta. È scappata da Cremona, ma non ha mai smesso di amare e ricordare alcuni dei suoi legami, come il fratello,

Mina e Geronimo

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Mina e Giorgio Gaber

• Ha rivoluzionato il modo di vestirsi truccarsi creando outfit sexy, acconciature mai viste prima. Ogni copertina di Album segna una rivoluzione totale nella grafica al punto di diventare oggetto di mostre museali. Ha cambiato il modo di cantare, facendo parte, assieme a Adriano Celentano e Giorgio Gaber, dei cosiddetti “Urlatori”, unendo pop e rock senza disdegnare la musica d’autore ( basti pensare a Il cielo in una stanza). • È stata una donna libera, Natalia Aspesi giornalista fu la prima ad accorgersene e a difenderla. Non ebbe problemi a liberarsi dei padri dei suoi figli quando l’amore era finito. I suoi due figli Massimiliano e Benedetta hanno due padri diversi: Corrado Pani e Virgilio Crocco. Lasciati entrambi poco dopo la nascita per amori successivi.

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• Come ogni gay ha sofferto tantissimo per la morale rigida impostale nel nostro Paese. Nel 1963 nacque Massimiliano, figlio di Corrado Pani allora sposato con Renata Monteduro. Non potevano certo divorziare, il divorzio non c’era. Racconterà Mina a Playboy: “Il massimo è stata una foto su Epoca dove io ridevo con Corrado con il mio pancione, tranquilla, e sotto c’era scritto “Cosa avrà da ridere?””. Perfino padre Virginio Rotondi, noto al pubblico radiofonico per le sue trasmissioni sulla fede, s’interessò alla vicenda attraverso uno scambio di lettere con Mina e il tutto venne pubblicato sui giornali. • Grazie a questo figlio illegittimo l’Italia è cambiata. La vicenda di Mina ha contribuito a una vera e propria evoluzione nel costume italiano; la gente espresse la solidarietà alla cantante chiedendo alla Rai il suo ritorno.

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DICONO DI LEI FABRIZIO DE ANDRÉ: “Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1967 “La canzone di Marinella”, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”.

FRANCA VALERI Da quando ha abbandonato le scene Mina rappresenta il nostro tempo da un lato come icona, dall’altro attraverso le sue canzoni, sempre all’avanguardia, spregiudicate e innovative. Un’artista che è una grande donna, una donna che è una grande artista. Questa è Mina, l’idea della donna italiana. Mina e Corrado Pani

FEDERICO FELLINI Mina ha la faccia della luna. Gli occhi sono dolci e crudeli. La bocca chiama dal cielo le comete: basta un fischio. Poi è tanta. Il mio amico Sordi dice che è “’na fagottata de roba”.

• Studio 1 di Antonello Falqui nel 1965 è una trasmissione cult della tv italiana grazie a Mina. A lei (che inizialmente non doveva condurre, come nel 1961) si deve questa impronta di successo con la rubrica “L’uomo per me”, che prese sempre più spazio. Sketch memorabili vengono tuttora riproposti ogni giorno con Sordi, Manfredi Gassman, Totò, Tognazzi, Celentano.

LINA WERTMÜLLER Mina mi piace moltissimo, soprattutto per la sua particolare caratteristica di mettere insieme il freddo e il caldo, di unire una notevole sensibilità, una bella voce, una grande abilità esteriore con questa bella faccia da medaglia, con questo aspetto statuario da bella Italia.

• La pubblicità cult. I caroselli per la Barilla girati attorno agli anni settanta sono tuttora oggetto di studio in qualsiasi università come icone di stile, idea di perfetto testimonial, bellezza dei costumi, canzoni.

• La Bussola, locale da cui tutto ha avuto inizio e tutto è finito, nel cuore della gay Versilia. • E per finire i doppi sensi di tutta la sua musica degli anni settanta, basti citare “L’Importante è finire” di Cristiano Malgioglio. Richiami sensualissimi sono da sempre oggetto scandalo e allo stesso tempo avanguardia artistica.

• Il suo addio con Milleluci accanto all’altra icona, Raffaella Carrà, con canzoni allusive come “Non gioco più”.

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IO SONO PRINCESA Sulle orme di Fernanda Farias, la transgender resa immortale dalla poesia in musica di Fabrizio De André Gianluca Miserendino

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ono la pecora sono la vacca, che agli animali si vuol giocare, sono la femmina, camicia aperta, piccole tette da succhiare”. Si presenta così, la Princesa di Fabrizio De André: nuda, esplicita e scandalosa come la verità, sulle orme di un Courbet trasfigurato per un’origine del mondo alla rovescia. Il poeta genovese afferra per i capelli la storia di un transessuale e – da Caravaggio con la chitarra qual è – ce la riconsegna affresco universale, coi suoi chiaroscuri densi e l’odore forte di vita e sudore e carne e sangue. In questo caso, quelli di Princesa, patrona laica di tutti i transgender del mondo. “Il meglio della cultura viene da persone che si trovano in minoranza e che proprio per i loro doni vengono emarginate e, all’occorrenza, perseguitate” ha spiegato lo stesso Faber nel 1996 a proposito del suo eterno viaggiare nel dolore di tutte le anime in transito, schiacciate da un mondo che non vuole sfumature. “Un esempio classico sono gli individui che nascono con caratteristiche esteriori appartenenti a un sesso che non corrisponde alla loro identità più profonda”. Princesa, per l’appunto, Marinella al negativo

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privata del suo salvifico re senza corona e senza scorta, ma a modo suo altrettanto capace di purezza e immaginazione, nel suo mescolare i sogni con gli ormoni. E Princesa è esistita davvero: è dall’omonimo libro di memorie edito da Tropea che De André ha tratto ispirazione per la sua canzone. Si chiamava Fernanda Farias, per la precisione, e ha scritto il romanzo di se stessa nel buio di Rebibbia, in cella per tentato omicidio. A quattro mani, insieme a Maurizio Janelli, ex brigatista ed ergastolano. Perché a volte il luogo, i tempi ed i modi della stesura di un libro diventano parte integrante del racconto stesso, romanzo nel romanzo di una vita vissuta tra marciapiedi, eroina, disperazione e voglia di vita. È ancora De André a spiegarci, meglio di chiunque altro, la “sua” Princesa: “La canzone è il riepilogo dei passaggi fondamentali della vita della protagonista, un elenco di gioie e sfortune incontrate nelle tappe delle sue varie metamorfosi. Da bambino si trova ad assumere comportamenti femminili, poi da femmina malriuscita corre all’incanto dei desideri, tentando prima con mezzi chimici e in seguito attraverso una vertigine di anestesia chirurgica di assomigliarsi, di corrispondere a un profondo desiderio che la E

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Princesa

Sono la pecora sono la vacca Che agli animali si vuol giocare Sono la femmina camicia aperta Piccole tette da succhiare Sotto le ciglia di questi alberi Nel chiaroscuro dove son nato Che l’orizzonte prima del cielo Ero lo sguardo di mia madre

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vuole donna. Per mantenersi esercita la professione più antica del mondo, finché per volere del destino si trasforma ancora, e per l’ultima volta, da prostituta nell’amante ufficiale di un avvocato”. Eccola qui, la storia di Princesa, giglio non proprio immacolato ma odorosissimo e figlia del suo tempo senza tempo. Perché ancora oggi nessun trans dà il resto alla cassa di un supermercato, né fissa un appuntamento come segretaria in un’azienda, né rifà i letti nelle corsie di un ospedale. Fernanda, che a otto anni faceva di due noci di cocco il suo primo seno davanti allo specchio, una volta uscita dal carcere è poi tornata – forse fuori tempo massimo – in quei quartieri dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi, a battere i marciapiedi, perché in questo trovava “divertimento, libertà, vittoria”. Poi, nel 2000, si è suicidata. Lo aveva detto lei stessa: “Non ho mai visto un transessuale arrivare a sessanta, settanta anni: o si uccide o lo ammazzano”. E così è stato, e troppe volte è ancora, per queste anime salve dalla vita difficile, coi risolini e i colpi di gomito della brava gente a cancellare sorrisi. Fernanda-Princesa è diventata nel frattempo un film, un documentario, un’associazione genovese fondata da don Gallo che si batte per i diritti dei transgender. Ma resta, più di ogni altra cosa, la brace di quell’unica stella che squilla di luce, lassù in alto, sopra ogni pregiudizio e ogni cattiveria del nostro benpensare.

Don Gallo e le trans dell’associazione Princesa di Genova

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“Che Fernandinho è come una figlia Mi porta a letto caffè e tapioca E a ricordargli che è nato maschio Sarà l’istinto sarà la vita” E io davanti allo specchio grande Mi paro gli occhi con le dita a immaginarmi Tra le gambe una minuscola fica Nel dormiveglia della corriera Lascio l’infanzia contadina Corro all’incanto dei desideri Vado a correggere la fortuna Nella cucina della pensione Mescolo i sogni con gli ormoni Ad albeggiare sarà magia Saranno seni miracolosi Perché Fernanda è proprio una figlia Come una figlia vuol far l’amore Ma Fernandinho resiste e vomita E si contorce dal dolore E allora il bisturi per seni e fianchi In una vertigine di anestesia Finché il mio corpo mi rassomigli Sul lungomare di Bahia Sorriso tenero di verdefoglia Dai suoi capelli sfilo le dita Quando le macchine puntano i fari Sul palcoscenico della mia vita Dove tra ingorghi di desideri Alle mie natiche un maschio s’appende Nella mia carne tra le mie labbra Un uomo scivola l’altro si arrende Che Fernandinho mi è morto in grembo Fernanda è una bambola di seta Sono le braci di un’unica stella Che squilla di luce di nome Princesa A un avvocato di Milano Ora Princesa regala il cuore E un passeggiare recidivo Nella penombra di un balcone O mato O céu A senda A escola A igreja A desonra A saia O esmalte O espelho O baton O medo A rua A bombadeira A vertigem O encanto A magia

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Os carros A policia A canseira O brio O noivo O capanga O fidalgo O porcalhão O azar A bebedeira As pancadas Os carinhos A falta O nojo A formusura Viver

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GBREAK IS BACK Appuntamento a Rimini dal 1 al 4 Giugno per l’evento arcobaleno più cool dell’estate

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n appuntamento immancabile da 10 anni per 12 edizioni che hanno visto la partecipazione di oltre 2150 ragazzi attorno ai 30 anni di età. Tutto questo è GBreak, nato nel 2006 per dare alla comunità gay italiana il suo momento di aggregazione e divertimento. Nelle scorse edizioni GBreak ha portato migliaia di ragazzi in montagna per vivere eventi sportivi, ora è la volta di un’edizione estiva sul mare, a Rimini dall’1 al 4 giugno. Il cambio di località e di staff artistico ha fatto sì che anche tutto si rinnovasse all’insegna della freschezza. GBreak, infatti, è un vero e proprio break pieno di eventi, cene, aperitivi, show, feste, vita notturna e sport, ma dallo scorso anno la sua impronta è ancora più smart grazie a SGTour che ha sviluppato il nuovo format per far conoscere luoghi sempre nuovi, anche in estate, e rendere disponibile un’animazione esclusiva. SGtour, già specializzata nei viaggi per community, ha uno staff dedicato, un programma unico, un concept sempre pronto a rinnovarsi in base alle tendenze del momento, for-

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temente focalizzato sui bisogni rainbow. Gli hotel dove si svolge GBreak sono sempre3/4 stelle e molto spesso riservati totalmente ai partecipanti dell’evento. Non solo la location, anche lo staff in loco è selezionato appositamente da SGTour per trovare dei veri compagni di viaggio dei partecipanti. Lo staff infatti condivide con i ragazzi gli stessi interessi e modo di divertirsi e raggruppa professionisti dell’engagement, che cominciano ad alimentare l’affiatamento del gruppo ancora

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prima della partenza attraverso i social network o sulle piattaforme di messaggistica istantanea. In loco, aiutano i partecipanti a conoscersi e approfondire i legami organizzando diverse attività durante il giorno e la notte, cui loro stessi partecipano attivamente. Sono artisti che amano lavorare divertendosi, ognuno esprimendo il proprio talento e professionalità: Dj, vocalist, ballerini, go go boys, intrattenitori, trasformisti, drag queen. Sono loro i veri ambassador dello stile e del brand GBreak. E dietro tutto questo divertimento un’organizzazione seria, affidabile, quella di SGTour, stabile membro di Astoi Confindustria Viaggi, che ha lavorato in partnership con marchi come Grey Goose, Control, e molti altri sponsor degni di fiducia. Una vera occasione da non perdere, per staccare la spina all’insegna dell’amicizia.

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VILLA ADRIANA una meta imperdibile per un gay 80

Il capolavoro di architettura romana celebra l’imperatore viaggiatore e il suo grande amore Antinoo sullo sfondo della campagna romana di Letizia Strambi

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Adriano e Antinoo

“Ti erigerò una statua che sarà nel futuro prova incessante del mio amore, della tua bellezza e del senso che la bellezza dà del divino. Benché la morte con scarne mani spogli dei paramenti della vita e dell’impero il nostro amore, la tua nuda statua, abitata dal tuo spirito, tutte le ere future, che lo vogliano o meno, come un regalo portato da un dio che impone, inevitabilmente erediteranno”

Pessoa

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e l’amore eterosessuale ha in Venere il suo nume tutelare e il Taj Mahal a simboleggiarlo in oriente, quello omosessuale ha in Antinoo un Dio assoluto e in Villa Adriana il suo tempio supremo, cui ogni gay dovrebbe fare una visita. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità, l’immensa villa fu costruita tra il 118 e il 138, e fu abitata dal più colto degli imperatori, Adriano. Voleva in essa la sintesi dell’impero, il meglio

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da ogni cultura conosciuta nei suoi numerosi viaggi. L’idea che vi è alla base è quella del potere della conoscenza. Voleva che ogni edificio celebrasse i suoi luoghi, e la bellezza che aveva incontrato. In questa villa, a Tivoli, Adriano ricreò il suo mondo di instancabile esploratore e riformista. Inviso al Senato, Adriano era considerato dai politici un debole, un gay senza eredi. Invece egli amava la caccia, le cavalcate al galoppo, le nuotate, il cibo e il vino, era un entusia-

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Villa Adriana

Antinoo

sta dell’arte, adorava la filosofia, praticava il digiuno come prova di forza. Per i filosofi, i soldati, i poeti gli innamorati, rese un lascito indelebile. Di tutte le imprese che ha compiuto il suo amore per Antinoo è quella che la storia celebra ancora oggi immutata. Lo schiavo della Bitinia, giovanissimo, con i suoi tratti greci e asiatici, conquistò subito Adriano. Il loro fu un grande amore e per cinque anni Antinoo seguì l’imperatore in imprese e viaggi. Poi Antinoo morì nel Nilo, mentre navigava assieme Adriano. Le ipotesi sono diverse. L’imperatore era certo che non fosse stata una morte accidentale. L’aveva ucciso un altro giovane che ambiva a sostituirlo? Era un complotto dei nemici politici dell’imperatore per

«Cantami della sera odorosa in cui udisti / levarsi dalla barca dorata di Adriano / il riso di Antinoo e per placare la tua sete lambisti / le acque e con desiderio guardasti / il corpo perfetto del giovane dalle labbra di melograno»

Flaubert

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Villa Adriana

farlo soffrire? Oppure un sacrificio dello stesso Antinoo che voleva immolarsi per allungare la vita del suo amato, secondo un’antica credenza del tempo? Una cosa è certa: Adriano, narrano i testimoni, “pianse come una femmina”. La disperazione fu senza tregua. Così l’imperatore volle protrarre la memoria della bellezza di quel ragazzo, patrocinando opere artistiche ispirate alla sua figura, ostentando i suoi sentimenti, elevando il ragazzo a un Dio. Senza mai consolarsi in verità. L’iconico libro di Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, immagina tra le rovine della immensa villa, le notti del più colto imperatore che sia mai esistito, pazzo d’amore per lo schiavo perduto. “Nelle ore di insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala (…) mi fermavo davanti ai simulacri di Antinoo. Ogni stanza aveva il suo, ogni portico perfino. Facevo schermo con la mano alla fiamma della mia lampada; sfioravo con un dito quel petto di pietra”. I resti di questa splendida villa sono ancora oggi la testimonianza della grandezza di quest’uomo e dell’amore per il ragazzo. Adriano infatti era sposato a Vibia Sabina ma si pensa non abbia mai avuto rapporti sessuali con lei “Tra tutti gli esseri, mia moglie è forse quello alla quale sono riuscito meno a piacere: è vero però che mi ci sono provato ben poco” fa dire la Yourcenar a Adriano, rifacendosi ad alcune testimonianze del tempo. A Villa Adriana molto era stato creato per Antinoo. Il Canopo riproduce in tutto e per tutto l’Egitto il delta del Nilo. Attorno alla piscina-canale correva un elegante colonnato. L’ampia esedra alla fine della vasca presenta il triclinio imperiale al cui interno si trova il letto triclinare. Quest’area era stata pensata

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Villa Adriana, Canopo

come una piscina privata con cui rilassarsi e poi cenare, o dove tenere banchetti, resi spettacolari dagli effetti in acqua. Dietro si trova infatti una delle prime costruzioni definita dai moderni il Teatro marittimo, quando invece era una parte del tutto privata del palazzo. Non potendo godere del tempo con Antinoo, Adriano gli ha quindi fatto dedicare qui un luogo di culto scoperto recentemente: l’Antinoeion. All’interno del complesso sono stati rinvenuti frammenti di statue in marmo nero, relative a divinità egizie o a figure di sacerdoti che confermerebbero che quello fosse il luogo di culto del dio Osiride-Antinoo. Ogni poeta, ogni scultore, si cimenta da duemila anni nella celebrazione di questo amore. Lo strazio e il dolore di Adriano sono divenuti lo strazio di tutti gli amori del mondo, simboleggiati da questo giovane uomo che racchiude una mitologia immutata nel tempo: Ermes, Narciso, Osiride, Adone, Apollo. E poi Antinoo, Anti-noos, «colui che si oppone», nato schiavo e trasportato dal Nilo fino a noi.

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Whatp s INN a cura di Gerardo Abate

Grand Hotel Tremezzo

Grand Hotel Tremezzo, cent’anni di charme divinamente portati

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i si invita a fare un gioco, con il dito a percorrere su una cartina il profilo segnato dalle acque del Lago di Como. Lì nel punto che definireste come il migliore in assoluto, di fronte ai due rami d’acqua che si incontrano, sorge il Grand Hotel Tremezzo. Un’autentica istituzione, simbolo dell’ospitalità italiana da oltre cento anni. Oltre cento, come le finestre che affacciano sul lago e sul giardino secolare. Oltre cento, come i metri quadri di spazio dedicato al benessere e alla pluripremiata T Spa. Un vero Palace in stile Liberty, per un’esperienza unica che continua nei ristoranti e bar supervisionati dal Maestro di tutti gli chef: Gualtiero Marchesi. Legend by Preferred.

Grand Hotel Tremezzo

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Trou Aux Biches Golf Resort & Spa

Trou Aux Biches e la magia dei rituali Beachcomber

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l Trou Aux Biches Golf Resort & Spa è tra i più esclusivi delle isole Mauritius. Simbolo della più raffinata tradizione locale, con una rinnovata anima eco-friendly. Qui il lusso diventa un concetto innato, che si ritrova senza bisogno di ostentazioni, nei dettagli delle suite, delle piscine e dei sei ristoranti. Il plus lo aggiunge Beachcomber con i nuovi Beautiful Rituals, momenti che attraverso food, musica e il piacere della condivisione, sanno risvegliare tutti e cinque i sensi. Al Trou Aux Biches la magia dei rituali avvicina gli ospiti alla cultura mauriziana, per una vera esperienza 5 stelle lusso.

Fifty House, il boutique hotel che mancava a Milano

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Unico 20°87°

ifty House è un capolavoro di design ricavato dalla ristrutturazione di un palazzo storico di Milano sede di un antico convitto. Sorge a pochi passi dal Quadrilatero della Moda, e collaborerà con il mondo del design, dell’arte e della fashion industry, per offrire esperienze uniche ed innovative ai suoi ospiti. Cinquanta stanze con cortile esterno, lounge bar e Courtyard Restaurant che dalla primavera 2017 si preparano ad essere il nuovo piccolo gioiello dell’hospitality meneghina. Un concept intrigante per viaggiatori raffinati e colti.

Unico 20°87° , una prossima apertura a 5 stelle in Riviera Maya

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0° North 87° West sono le coordinate geografiche da tenere a mente per partecipare all’inaugurazione ufficiale di questo nuovissimo Resort a 5 stelle. Ci troviamo in Messico, nella Riviera Maya, dove nel mese di maggio Unico 20°87° aprirà le sue porte al pubblico. Il legame con il territorio che traspare dal nome, si ritrova in tutti i dettagli di questo paradiso caraibico. Qui gli ospiti saranno immersi nella cultura locale in ogni momento, dai cocktail alle pietanze a base di ingredienti locali, passando per l’arte e l’arredamento tipico delle suites. Un bilanciamento perfetto tra cultura, lusso e design. Adults Only Hotel.

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Fifty House

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WhatSApp

a cura di Gerardo Abate

VIAGGIA CON WIMBIFY E IL BIGLIETTO TE LO OFFRE L’APP Wimbify è la prima app di Social Travelsharing dedicata alla comunità Lgbt, si tratta di una vera e propria community di viaggiatori lgbt che interagiscono in totale sicurezza. Cosa vuol dire Travelsharing? Significa condividere esperienze di viaggio. Mettersi in contatto con nuovi amici con i quali si condividono gusti ed interessi, e andare insieme alla scoperta della gaylife di tutto il mondo. Su questa app è possibile condividere alloggi, trovare il proprio compagno di viaggio ideale, offrire passaggi in macchina, e vivere la gaylife insieme a veri local che si offrono come guida ai segreti della propria città. Wimbify, in collaborazione con Flixbus, regala la possibilità di incontrare nuovi amici in tutta Europa, offrendo a tutti gli utenti uno sconto di 5€ su ogni biglietto acquistato. Scarica Wimbify, iscriviti e ricevi il tuo codice sconto. Wimbify ti trova alloggio e compagnia, Flixbus ti offre il trasporto...il resto metticelo tu!

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21 BUTTONS È L’APP PER FASHION LOVERS CHE TI FA GUADAGNARE Lasciarsi ispirare dai più famosi fashion bloggers, creare un guardaroba virtuale, condividere foto del proprio outfit con altri fashion lovers e guadagnare. Da oggi è possibile, grazie a 21 Buttons. Un’innovativa app che combina Instagram ad un ricco e-commerce di moda. Questa app offre libero accesso al guardaroba di altri utenti, permette di fare infiniti abbinamenti e di acquistare i capi direttamente dalle foto visualizzate. Il plus? Per ogni capo venduto attraverso i buttons delle proprie foto, si potrà ricevere una percentuale di guadagno.

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SURGE, OLTRE AL SOLITO GAY DATING C’È DI PIÙ Una nuova app, per fare successo nel mondo del gay dating, deve necessariamente offrire qualcosa di nuovo e unico. È quello che sta succedendo a Surge, un mix di Grindr, Tinder e Snapchat. Surge mette in contatto ragazzi gay della stessa area che si sono apprezzati a vicenda, offrendo la possibilità di inviare e ricevere messaggi, ma anche foto e video che spariscono dopo la visualizzazione. Ogni utente può caricare fino a 8 foto, dare una descrizione di sé e collegare il proprio profilo Instagram, se ne vedranno delle belle.

MINUBE, QUAL È IL COLORE DEL TUO PROSSIMO VIAGGIO? Premiata da Google come app da non perdere, Minube è un’ottima alleata e compagna di viaggio. Utilissima per programmare le cose da vedere e da vivere in un posto nuovo, lasciarsi ispirare da percorsi tematici altamente personalizzabili, scoprire quello che succede in zona e condividere ed organizzare le proprie foto. La vera forza di questa app è la sua comunità di viaggiatori reali, unita ad un design emozionale fatto di fotografie splendide di luoghi altrimenti sconosciuti. Una vera chicca la possibilità di scegliere un colore per filtrare le varie destinazioni. Minube

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ELOGIO DEL a cura di Gerardo Abate

Ian Davenport reinventa l’iconica lady bag di Dior Dior ha concesso borsa bianca al pittore inglese Ian Davenport, e il risultato è stato uno shock di colore. Questa borsa è una vera e propria opera di astrattismo contemporaneo con comodo manico per portarla a spasso. Si inserisce nel progetto #DiorLadyArt che ha dato spazio alla creatività di sette artisti, tra cui anche Daniel Gordon e Jason Martin. Fate attenzione a non dimenticarla sul taxi, prezzo $5.700 Ian Davenport - Lady bag di Dior

Il jeans 3D di G-Star festeggia 20 anni con Pharrel Williams Una collezione all’insegna della libertà di scelta, una sorta di iniezione di democrazia nel proprio guardaroba. Così la popstar americana Pharrel Williams, nuovo head of imagination di G-Star RAW, definisce la sua collezione di esordio da co-owner del brand di denimwear. ElwoodX25, venticinque nuove stampe che fanno a gara sul tracciato dell’innovazione e dell’espressione del sé. Presentata a fine 2016 in California è ora disponibile in alcuni selezionati negozi e online al prezzo di 119,95€

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superfluo Instax mini90 Neo Classic, creatività tascabile moderna dal look retrò Ci hanno provato in tanti a riportare in voga le vecchie istantane, ma la Fujifilm Instax Mini 90 è l’unica che è riuscita a mettere d’accordo amatori ed esperti. Il look Neo Classic richiama le Fujifilm serie X di mio padre e fa impazzire gli amanti del vintage, ma le funzionalità sono tutt’altro che retrò: doppia esposizione, controllo luminosità, mirino ottico per scatti macro e bulb, messa a fuoco motorizzata, autoscatto e flash regolabile. Un’ottima alleata tascabile per tutti i creativi più evoluti, prezzo 150€

Gold Phantom

Devialet Gold Phantom è il sogno proibito di tutti gli audiofili Gold Phantom è il miglior altoparlante wireless domestico del mondo. L’ho detto! 4500 Watts per 108 dB di potenza, un design che è un concentrato di modernità ed eleganza, ma soprattutto una tecnologia fuori dal normale. Frutto della ricerca degli ingegneri Devialet, la startup più premiata al mondo nel campo delle innovazioni audio. Nasce in Francia, ma se si alza il volume al massimo si può sentire fino a qui, senza distorsioni. “Voglio che la gente ascolti la mia musica con questo” ha dichiarato Sting. Prezzo? Poco meno di 60 centesimi a Watt, a voi i calcoli. Instax mini90 Neo Classic Stefano Giovannoni Rabbit Chair

Stefano Giovannoni tira fuori una sedia dal cilindro per Qeeboo Dicono che sognare un coniglio sia indice del desiderio di costruire una famiglia, da qui il famoso detto “proliferare” come conigli. In quest’ottica la “Rabbit Chair”, ultima creazione di Stefano Giovannoni per Qeeboo, diventa il primo passo per mettere la testa a posto. Una seduta di design, dove le orecchie diventano uno schienale o un poggia-gomiti, a seconda di quanto ci si senta audaci. Acquistabile in due dimensioni e vari colori, è realizzata in polietilene e disponibile anche in versione luminosa. Prezzo da 89 a 800 euro.

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EVENTI Primavera-Estate 2017

Moda

Mostre ed Eventi

LONDON: Dal 9 al 12 giugno Fashion Week Men’s MILANO: Dal 17 al 20 giugno Fashion Week Men’s PARIGI: Dal 21 al 25 giugno Fashion Week Men’s

ROMA: Dal 10 Ottobre al 15 Aprile 2018 – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea TIME IS OUT OF JOINT FORLÌ: Dal 11 febbraio al 18 giugno 2017 – ART DECO - Gli anni ruggenti in Italia MILANO: Dal 04 al 09 Aprile – Salone del Mobile

PARIGI: Dal 2 al 6 luglio Haute Couture NEW YORK: Dal 10 al 13 luglio Fashion Week (Men’s)

BOSTON: Dal 06 al 09 Aprile – Art & Design BOSTON Design Week 2017 FIRENZE: Palazzo Pitti, fino al 31 dicembre 2020 – Mostra Donne protagoniste nel Novecento

NEW YORK: Dal 7 al 15 settembre Fashion Week Spring/Summer 2018 LONDON: Dal 15 al 19 settembre Fashion Week Spring/Summer 2018 MILANO: Dal 20 al 27 settembre Fashion Week Spring/Summer 2018

LONDRA: dal 5 aprile al 1 ottobre Queer British Art 2017

Concerti & Spettacoli KIEV: 9, 11 e 13 maggio – Eurovision Song Contest 2017 LAS VEGAS: Fino al 20 maggio – BRITNEY SPEARS LAS VEGAS: da aprile ad ottobre – Zumanity Cirque du Soleil LAS VEGAS: da maggio a ottobre – Jennifer Lopez LAS VEGAS: da maggio a giugno – Celin Dion LAS VEGAS: da luglio a agosto – Mariah Carey TOUR IN ITALIA da giugno a luglio – Tiziano Ferro TOUR IN ITALIA da marzo ad aprile – Giorgia VERONA: 14 luglio – Robbie Williams Tous 2017 MILANO: 26 settembre – Concerto Lady Gaga

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TOUR IN ITALIA Dal 3 al 26 luglio – LP MILANO: 06 maggio – Concerto Natalie Imbruglia VERONA: 12, 13, 15 settembre – Elisa Tour 2017 VERONA: 29 aprile – Alessandra Amoroso tour 2017 TOUR IN ITALIA da aprile a maggio – Benji & Fede Tour 2017 BOLOGNA: 18 giugno – Justin Bieber (Purpose World Tour) MANTOVA: 14 luglio – Elton John Tour 2017 ROMA: 15 giugno – Ariana Grande Tour 2017 TORINO: 17 giugno – Ariana Grande tour 2017 MILANO: 6 maggio – concerto Shawn Mendes

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Eventi Gay LAS VEGAS dal 26 al 29 maggio – Matinee Las Vegas Festival MIAMI: Dal 07 al 09 aprile – Miami Beach Gay Pride BANGKOK: Dal 13 al 15 aprile – Songkran Thai New Year BARCELLONA: Dal 13 al 16 aprile – Matinee Easter Weekend NEW ORLEANS: 16 aprile Gay Easter Parade PHUKET: Dal 27 al 30 aprile – Gay Pride Festival RIMINI: Dal 01 al 04 giugno 2017 – GBreak Evento LGBT TEL AVIV: Dal 4 al 9 giugno 2017 – Gay Pride MILANO: Dal 02 aprile al 04 aprile – BIT FIERA MILANO EXPO TURISMO GAY – LGBT AREA PRIDE MILANO 2017 Pride Week: 17 - 25 Giugno 2017 Parata: Sabato 24 Giugno 2017 SITGES: Dal 27 Aprile al 01 maggio – International Bears Week GRAN CANARIA: Dal 04 al 14 maggio – Gay Pride Maspalomas GRAN CANARIA: Dal 10 al 14 maggio – Circuit Festival Gran Canaria

ORLANDO: Dal 30 maggio al 05 giugno – Disney Gay Days VIENNA: 10 giugno – Lifeball ZURIGO: Dal 09 al 10 giugno – Pride Festival BOSTON: Dal 03 – 11 giugno – Boston Pride KEY WEST: 07 – 11 giugno – Key West PrideFest SITGES: 08 – 12 giugno – Gay Pride SHANGHAI: 15 – 18 giugno – Shanghai Pride NEW YORK: 17 – 25 giugno – NYC Gay Pride DUBLINO: 23 – 25 giugno – Gay Pride Dublino MADRID: Dal 23 giugno al 2 luglio – World Gay Pride/Orgullo Madrid CHICAGO: 24 – 25 giugno – Chicago Pride SAN FRANCISCO: 24 – 25 giugno – San Francisco Pride LONDRA: Dal 24 giugno 09 luglio – Gay Pride London BARCELLONA: Dal 28 giugno 09 luglio – Gay Pride Barcellona

PROVINCETOWN: 29 Jun – 6 Jul Independence Weekend BARCELLONA: 04 – 14 giugno - Atlantis all gay cruise da Barcellona a Venezia BERLINO: 21 – 23 giugno - Gay Pride Week / CSD Berlin AMSTERDAM: 04 – 06 agosto – Amsterdam Gay Pride BARCELLONA: 05 – 20 agosto – Circuit Festival ANVERSA: 09 – 13 agosto – Antwerp Pride COPENAGHEN: 15 – 20 agosto –Gay Pride Copenhagen MYKONOS: 23 – 30 agosto – XLsior AMSTERDAM: 03 al 13 settembre – Atlantis Amsterdam to Barcelona cruise LISBONA: 18 – 25 settembre – The Cruise by La Demence ROMA: 10 giugno – Gay Pride RIMINI: 29 luglio – Gay Pride LAS VEGAS: 20 – 21 ottobre Pride Parade e Pride Pool Parties AMSTERDAM: dal 29 al 30 luglio – Milkshake 2017 Festival

Sport Cinema

MIAMI: Dal 26 Maggio al 04 Giugno 2017 – World OUT Games

BOSTON: Dal 30 marzo al 09 aprile – Wicked Queer Boston LGBT Film Festival MELBOURNE: Dal 31 marzo al 11 aprile - Queer Film Festival ZURIGO: Dal 26 aprile al 04 maggio – Festival cinematografico Gay e Lesbian Pink Apple FIRENZE: 26 settembre - Florence Queer Festival PALERMO: Dal 25 maggio al 01 giugno Sicilia Queer FilmFest TEL AVIV: Dal 01 giugno al 10 giugno TLV FEST , Tel Aviv International LGBT Film Festival LOS ANGELES: Dal 6 al 16 luglio – Outfest 2017

ROMA: dal 06 al 08 luglio 2017 Italian Gaymes

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TEL AVIV: Dal 29 marzo al 1 aprile TAG 2017 – TEL AVIV GAMES

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VOCE DAL SEN SFUGGITA

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lcuni anni fa, dopo un caso di uxoricidio-infanticidio, una mia amica teorizzò la superiorità morale delle omicide femmine rispetto agli omicidi maschi. Se è una donna a sgozzare i suoi bambini – questa era la sostanza – va capita, perché chissà di quali violenze è stata oggetto per arrivare, come reazione, a commettere un crimine di tal fatta, e bisogna aiutarla a recuperare il senno; viceversa se è un uomo ad ammazzarli, ebbene sbattetelo in galera e gettate le chiavi! Col passare dei minuti, quando i commenti dei follower la aiutarono a comprendere la mostruosità di quest’affermazione, tentò una retromarcia, ma ormai le era scappata, e, come diceva Metastasio, voce dal sen sfuggita/poi ritrattar non vale. Lo scorso 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, un’altra mia amica mandò tutti gli uomini del mondo a morire ammazzati, salvo poi arrampicarsi sugli specchi sostenendo che la sua voleva essere solo una battuta. Nemmeno qui una letturina al Metastasio guasterebbe. Sempre a novembre, dopo il debutto di questa rubrica, un’altra amica mi inviò una lettera in cui ripercorreva le sue disavventure di crossdresser nell’Italia bigotta di tanti anni orsono, quando per una ragazza indossare un paio di jeans e atteggiarsi in modo non canonicamente femminile significava come minimo essere additata a sgualdrina. Comodo, fare il crossdressing in abiti femminili, adesso che vi abbiamo spianato la strada, scriveva. Adesso potete indossare abitini frivoli e colorati, sandalini deliziosi, tacco dodici, foulard e accessori. (…) Sicuro, dovete ancora subire oc-

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chiate traverse, sberleffi, insulti. Vi deridono e vi bullizzano. Ma ricordatevi che è niente, rispetto a quello che hanno fatto a noi. Io reagii con durezza, contestandole quello che lei sapeva benissimo, cioè che quel “niente” e quel “comodo” per me hanno significato la perdita di un posto di lavoro da dirigente, il dover ricostruire tutto da zero, il ritrovarmi in mezzo a una strada e vivere nell’angoscia per 18 mesi prima di ricostituire un reddito di base a un’età in cui la gente inizia a raccogliere i frutti della propria fatica. L’amica mi ha chiesto scusa, cercando di metterci una pezza, ma la legge del Metastasio vale pure per lei. Così come vale per me, sia chiaro. Poco prima di Natale un gruppo di amici mi spedì l’articolo di un giornale cattolico in cui si contestava la decisione di National Geographic di pubblicare la foto di una bimba transgender di nove anni. Io, memore dei pregiudizi che ho patito, risposi con un’isterica filippica contro i cristiani, non solo i cattolici, additandoli a padri di ogni razzismo e discriminazione. Sull’onda del mio sfogo, dimenticavo che fare d’ogni erba un fascio è semplicemente stupido, e che tanti dei miei attuali amici e sostenitori provengono proprio dagli ambienti che così malamente etichettavo. Morale: vietate le teorizzazioni da psicologi della domenica, vietati gli atteggiamenti aggressivi, vietato soprattutto prendersela con chicchessia. Meglio, molto meglio, sciogliere i propri risentimenti nella solarità di un sorriso ed esprimere sempre e soltanto positività. Non si trattien lo strale/quando dall’arco uscì. Stefano Ferri

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LA GOCCIA CHE SCAVA LA ROCCIA EVA GRIMALDI E IMMA BATTAGLIA, UNA STORIA DA UOVO DI COLOMBO…

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Gutta cavat lapidem, ovvero la goccia scava la roccia ! Faccio riferimento a questo proverbio di origine latina che, mai come in questo caso è d’attualità. La metafora è semplice, ovviamente l’acqua non può intaccare né scavare le pietre ma , cadendo goccia dopo goccia riesce piano piano a scavarle. Ed è proprio questa metafora che voglio usare per parlare del Coming-Out dell’attrice Eva Grimaldi all’Isola dei Famosi. Proprio durante la diretta oltreoceano è stata sdoganata la storia d’amore tra la nota attrice e Imma Battaglia. Questa è una delle gocce che scavano la roccia dura e resistente, quell’omofobia che in Italia,

ultimamente, grazie anche alle frasi becere di politicanti baciapile è esplosa alla grande con aggressioni, pestaggi, frasi offensive sui social. Ben venga quindi il Coming-Out di Eva Grimaldi e l’esposizione mediatica della coppia Grimaldi-Battaglia. E’ una goccia, ma ne vorrei tante, tantissime altre, di tutti quegli attori, quei cantanti, quei calciatori, quegli sportivi che si nascondono dietro a matrimoni costruiti ad hoc con la velina di turno per condurre una doppia vita, che, sinceramente, ho sempre guardato con orrore, ribrezzo e compassione. Certo ci vuole molto coraggio a fare quello che ha fatto l’affascinante Eva Grimaldi, ma vorrei ricordare a tutti che con la costanza, la perse-

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Eva Grimaldi e Imma Battaglia sorridono ai fotografi

veranza, indipendentemente dagli ostacoli che si possono trovare, si possono ottenere risultati magari impensabili all’inizio. “ Finalmente libere di amarci” così Eva Grimaldi ed Imma Battaglia si sono presentate per la prima volta come coppia di fatto ad un noto settimanale italiano che ha dedicato alle due la copertina proprio nella giornata della Festa della Donna. E così è arrivato un altro coming-out al femminile dopo quello della nuotatrice Rachele Bruni alle scorse Olimpiadi di Rio 2016! Certo, le voci giravano da tempo e poi bastava scorrere gli album delle due sui social per trovare già foto insieme degli anni scorsi. Risale al 2011 un commento diretto che Imma Battaglia fece in occasione dell’inaugurazione del Gay Village di quell’estate che vide come madrina dell’evento, guarda caso, Eva Grimaldi : “Complimenti... Bellissima e sexy”. Finalmente una nuova e VERA VITA per l’attrice che è stata legata, dal 1997 al 2001, all’attore Gabriel Garko e sui due i pettegolezzi già all’epoca si sprecavano... La Grimaldi si era poi sposata nel 2006 con l’imprenditore Fabrizio Ambroso (i due si sono separati nel 2010 ed hanno divorziato nel 2013). Oggi il nuovo amore, “bello, sereno, sincero, molto forte e solido” come ha più volte sottolineato Imma Battaglia.

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L ’ O V E T T O

Pensando alle prossime gocce che potrebbero continuare a scavare la roccia ed aprire le menti degli italiani ottusi e bigotti mi verrebbero in mente moltissimi nomi, ma ahimè qui stiamo parlando di Coming-Out e non di Outing. Quindi i nomi e cognomi proprio non posso scriverli, al massimo posso scrivervi le iniziali: SDM - SI – GG – RB – MC – MB – CDS – VS – FI – SI – AS – ADP – AR – GP – ZI – JT – LH l’elenco potrebbe continuare, ma qui altro che gocce, si scatenerebbe l’acquazzone o, ancora meglio, la tempesta mediatica perfetta ! E non dimenticate : Gutta cavat lapidem ! Paolo Colombo

Eva Grimaldi e Imma Battaglia

D I

C O L O M B O


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