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STORIA DI COPERTINA Raffaella, mi piaci mi piaci mi piaci mi pià...

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EDITORIALE

EDITORIALE

© El Hormiguero on Flickr

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zi che non si sentivano accettati specialmente in famiglia. E mi sono chiesta: possibile che esista questo gap tra genitori e fi gli? Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast erano gay. Sono diventata icona mio malgrado, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfi late”. A Madrid fu accolta da un bagno di folla al World Pride e disse “Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: Perché sono piaciuta tanto ai gay?”. Sul premio che le fu conferito in quella occasione c’era già una risposta: “per il coraggio, l’energia e la libertà”. Sulla cresta dell’onda anche negli ultimi anni grazie all’Oscar a “La Grande Bellezza” che ha fatto ritornare in auge il remix di Bob Sinclair, della hit “A Far L’Amore Comincia Tu”. “Sono fi glia di genitori separati, sono cresciuta bene da sola con mia mamma, mi sembra”. Stava a Igea Marina e al bar del padre trasmettevano ogni giorno “il Musichiere”. Da lì ha iniziato a cantare e ballare anche se la sua carriera iniziale è stata nel cinema (Frank Sinatra si innamorò perdutamente di lei, ma lei non voleva essere “la pupa del boss” confesserà in seguito). Materna con tutti senza essere mamma, aveva una particolare attenzione per chi era agli esordi, ma avvertiva: “Per avere successo ci vuole talento e fortuna, desiderio e continua ricerca, apertura a mondi nuovi”. Anche per lei non era stato facile. “Avrò avuto vent’anni, non ero nessuno e non avevo fatto ancora niente. Mi trovai in uno studio televisivo davanti a un dirigente loquace ed entusiasta. Lei è fortunata. La vede quella scalinata? La scenderà ogni settimana con un abito meraviglioso e una benda sugli oc-

Raffaelle Carrà, si intitola semplicemente così il libro di Roberta Maresci edito da Gremese che vedrà il prossimo anno un’ediziona ampliata. Racconta la storia dell’attrice bambina che diventerà nostra signora della tv. La storia di Raffaella Carrà è quella di un ombelico che ha rivoluzionato il costume, di un caschetto d’oro, di un nome d’arte e di un pianerottolo romano su cui si affacciavano anche le case dei suoi ex, Sergio Japino e Gianni Boncompagni, soci e amici inossidabili di un’intera vita. Alla nostra soubrette più internazionale sono bastati tre minuti per diventare famosa nel programma “Io, Agata e tu”. “Ho ballato come nessuna aveva mai osato, ho rotto gli schemi, ho inventato lo show. In Rai erano sconvolti e, il giorno dopo, anche mia madre mi ha chiamato per chiedermi se ero veramente io”.

Plaza de Raffaella Carrà Madrid

chi. Nell’ultima puntata se la toglierà per annunciare i premi della Lotteria Italia. Lo guardai e poi dissi la mia: Grazie, ma odio le scale, in giro ci sono almeno ottomila ragazze più belle di me e questa cosa può farla chiunque. Lei forse non lo sa, ma lo scoprirà: io sono bravissima”. Sfondò facendo qualcosa di mai visto prima in Io Agata e tu; aveva rotto gli schemi con il suo modo di ballare, e superò sé stessa nella sigla di Canzonissima mostrando il suo ombelico. Certo, non era la telecamera del Grande Fratello. Sapeva cantare, ballare, aveva studiato per anni, aveva talento. L’ombelico era quello che era:

“Quando canto e danzo ho bisogno di un’espressione da torero, da affondo. Per ammazzare la paura che ho in me. La mia è una femminilità aggressiva, selvaggia. Ma nella vita sono più calma”.

una trovata. Non fu per l’ombelico, ma perché era unica ed oggi appartiene ancora al mito, anche se l’ombelico smise presto di mostrarlo. Inventrice della potenza della disco music con canzoni come Rumore, anima rockettara, bacino latino americano, icona pop (basti pensare al Tuca Tuca) e persino dadaista, ha creato mode seguite da milioni di persone, vere correnti artistiche planetarie. È stata messa alla prova con una trasmissione a mezzogiorno, orario che non aveva precedenti in televisione, con a sostegno una boule di fagioli da contare e ha sbaragliato gli ascolti. Le polemiche la allontanarono dalla Rai, andò all’estero, dove divenne una diva senza “se” e senza “ma”, mentre tutta la sua discografia veniva rielaborata in inglese e spagnolo per essere stravenduta. È una delle poche donne della televisione ad essersi affrancata subito dal ruolo di valletta per diventare conduttrice. Tornata in Italia ha venduto 125 milioni di biglietti della lotteria e il termine “carrambata”, è entrato nel nostro dizionario per definire il tipo di sorpresa “alla Raffaella” senza nemmeno bisogno di citare il cognome. Tra le ultime apparizioni quella a The Voice: seduta accanto a altri che non erano ancora nati quando lei era una star, disse “di aver molto da imparare”.

TRIBUTI

• Due puntate de La Storia Siamo Noi. • La canzone “E Raffaella è mia” di Tiziano

Ferro. • Roser le ha dedicato un album “Raffaella” • In un episodio di Doctor Who un monitor che trasmette programmi di intrattenimento per i viaggiatori di un’astronave si vede un frammento di un videoclip in cui Raffaella

Carrà canta Do it do it Again, versione in inglese di A far l’amore comincia tu.

LA PROVA PIÙ GRANDE

Roberto Benigni era atteso con timore a Fantastico. I dirigenti Rai erano terrorizzati temendo discorsi sul Papa o sui socialisti, Roberto fa un inno alla “gnocca” e poi si lancia su Raffa. Tutta vestita di rosso, “con un abito abbottonato fino alle caviglie, meno male”, la stende, ma lei si rialza come una molla. “Ridevo come una pazza, non ne abbiamo più parlato con Roberto”.

Raffaella Carrà e Roberto Benigni

© Roberto Chiovitti

DALLE ALPI AL MEDITERRANEO

LE LOCALITÀ GAY-FRIENDLY ITALIANE DA NON PERDERE

by Giovanna Ceccherini

Monte Bianco

Rome Con circa 8000 km di costa, l’Italia è il Paese che si insinua nel Mediterraneo, come uno spartiacque tra l’est e l’ovest del mare più amato al mondo. Il clima mite e temperato, la naturale bellezza dei territori, il rigoglìo dei paesaggi, la biodiversità innata ed un’anima profondamente ospitale, hanno reso le coste italiane tra le mete più amate da mercanti, naviganti, esploratori …Viaggiatori nei luoghi e nelle culture che da sempre animano il Bel Paese. Proprio la capacità di accogliere e l’abbondanza di ‘bellezza’ spontanea e di ricchezza culturale artistica hanno sempre attratto viaggiatori in arrivo sia dal mare che dai valichi montani. Così mare e montagna segnano non solo i confini naturali d’Italia, bensì anche lo sviluppo di località turistiche di gran pregio, da Nord a Sud, da Est ad Ovest. Puglia e Sicilia sono le regioni che oggi si dis-

tinguono nel panorama marittimo delle destinazioni LGBTQ+. Il ’Tacco d’Italia’, la Puglia, è a buon ragione considerata come la regione più gay-friendly : la bellezza naturale delle spiagge del Salento e la città di Gallipoli, proprio sulla costa, danno vita ad un vibrante spettacolo di vita gay per giovani e meno giovani. Numerosi sono stati, in anni recenti, gli investimenti esteri nella regione, spesso provenienti da imprenditori appartenenti alla comunità LGBTQ+. Una crescente nucleo di imprenditrici lesbiche si è insediata nella zona interna denominata ‘Valle D’Itria’ dove esistono numerose masserie, ormai dismesse e che sono state acquistate per trasformarsi in boutique hotels o agriturismi di lusso tra alberi d’ulivo ed una campagna rigogliosa. I luoghi ideali, lontani dalla folla che si assembra nei lidi, per godere di relax e tranquillità. Qui, località come Locorotondo, Ostuni, Martinafranca sono veri gioielli di borghi antichi, senza dimenticare Alberobello, con le sue case coniche, i ‘trulli’. La Sicilia, con il suo enorme bagaglio storico-culturale che risale alla Magna Grecia, dimenticare la multietnica Palermo capitale della regione con la sua spiaggia di Mondello. Sorelle minori della Sicilia, le Isole Eolie, invitano alla loro scoperta in barca a vela tipica, il caicco, che, noleggiabile per piccoli gruppi, permette di godere del fascino del Mar Mediterraneo in completa autonomia, fermandosi nelle calette e nei piccoli porti per rifornire la cambusa e godersi il tramonto davanti ad un ricco aperitivo dai sapori tipici siciliani. Non solo il mare, bensì anche la montagna italiana, in particolare quella frontaliera, è molto apprezzata: la catena delle Alpi, che si snoda dal confine francese, attraverso quello svizzero, per finire con quello austriaco, annovera tra le destinazioni più gay-friendly d’Italia. Da Courmayeur a Cervinia, dal Monte Bianco, il più alto d’Italia, al Monte Rosa, fino al Cervino, sono

è la destinazione giusta per coloro che amano il mare più ‘selvaggio’ e più autentico. Lungo le spettacolari coste siciliane, bagnate dal mare cristallino, le località LGBTQ+ più conosciute sono lungo la costa orientale e fanno capo alla città di Catania. Non lontano da qui si stagliano all’orizzonte la barocca Noto e le spiagge di Eloro e Calamosche, oltre alla riserva naturale di Vendicari, frequentata anche da naturisti. Sul lato occidentale, da San Vito Lo Capo all’Oasi Naturale dello Zingaro, si staglia una delle coste più belle del Mediterraneo, senza

Puglia Locorotondo

numerose le destinazioni che offrono soggiorni gay-friendly, tra terme e sport outdoor. Qui, da Cervinia a Courmayeur, fino a Plateau Rosa ed al Complesso Sciistico della Via Lattea, si tennero le Olimpiadi Invernali del 2006. A meno di un’ora di auto si è a Torino, ex capitale d’Italia, ricca di palazzi e vestigia reali. E’ proprio da Torino che si originarono i primi movimenti per la tutela dei diritti LGBT negli anni ’70 e la comunità continua ad essere molto attiva ed impegnata. Sul versante orientale, si distingue invece l’arco delle Dolomiti: qui, stazioni sciistiche famose nel mondo hanno fatto la storia del turismo montano italiano di lusso: da Cortina d’Ampezzo a Madonna di Campiglio fino a Sesto ed Auronzo di Cadore, dove si trovano i picchi più celebri, quelli delle tre come di Lavaredo. A febbraio 2026, saranno ospitate le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali su una linea di continuità che lega Milano a Cortina D’Ampezzo, passando proprio tra le località più conosciute dal turismo LGBTQ+ internazionale: dalla Valtellina alla Val di Fiemme, includendo Verona, la Città dell’Amore, che vedrà la chiusura dei Giochi. Gli organizzatori stanno lavorando su eventi LGBTQ+ che raccontino l’accoglienza aperta di questi territori ed il loro impegno per creare un palinsesto sportivo, culturale e di intrattenimento che non lasci nessuno indietro.

Tre Cime di Lavaredo

ITALIAN ITALIAN BEAUTY

di Alessandro Cecchi Paone

Chi viaggia alla ricerca della bellezza dei corpi umani guarda da sempre all’arte italiana. Non a caso da sempre meta di esteti, gaudenti, etero ed omosessuali. Devoti fedeli della religione pagana della nudità integrale di giovani femmine e maschi. Infatti, per gli antichi greci e poi per i Latini i corpi nudi non rappresentavano nulla di imbarazzante e immorale, anzi, gli artisti greco-romani si sfidavano nella ricerca della perfetta riproduzione delle membra, parti intime comprese, seni femminili e glutei maschili soprattutto. Simboli e trofei di giovinezza, salute, piacere e amore. In un’epoca in cui la vita media era di circa 35 anni, la rappresentazione di freschi corpi incorrotti era anche una sorta di talismano contro malattie, vecchiaia e morte. A distanza di oltre Duemila anni musei e siti archeologici classici italiani straripano di bellezze ritratte al naturale, e per ogni preferenza erotica. Per chi non si accontenta di tanta generosa offerta e vuole insistere nel Grand Tour del nudo

artistico integrale, è necessario puntare al Rinascimento toscano, e non solo. Quando artisti e mecenati, riscoprendo le dottrine platoniche e socratiche sull’amore, abbandonarono la demonizzazione cattolica medievale del corpo prigione dell’anima e sessualità corruttrice dello spirito. Ritrovando il piacere del trionfo del marmo che si fa carne, muscoli, forza e tensione di tendini e nervi, con una precisione anatomica che sposa scienza e sensualità. Come nel David di Michelangelo, ma anche nei grovigli promiscui del Giambologna. The Italian Beauty cambiò di nuovo di segno con la Controriforma antiprotestante che spostò un’altra volta la bravura degli artisti verso temi religiosi e ultra mondani. Ma i cultori della carnalità esibita e glorificata potranno rinnovare i fasti dei corpi nudi più belli che si possano ammirare al mondo, visitando mostre e laboratori di Antonio Canova, protagonista dell’ennesimo recupero, tra Settecento e Ottocento, del neoclassicismo, addirittura superandolo in modernità tecnica nelle sue Veneri e nelle sue Grazie, nei suoi Paride e Teseo e addirittura nella totale nudità a cavallo di un giovane e prestante Napoleone Bonaparte.

Statua di Antonio Canova a Palazzo Braschi a Roma

Versace SS/21 Backstage

FIRENZE

PALAZZO PITTI TRA STORIA E MODA

di Valentino Odorico

Firenze è ricca di storia, di cultura, ma anche la moda ha un ruolo fondamentale per il DNA della città. Il capoluogo toscano è anche la sede di uno degli eventi internazionali più importanti al mondo: Pitti Immagine Uomo. Nel cuore della città si trova Palazzo Pitti: imponente costruzione rinascimentale, a pochi passi da Ponte Vecchio, ha il suo nucleo centrale dell’edificio risalente al 1458, quando era la residenza del banchiere Luca Pitti. Successivamente il palazzo, nel 1549, fu acquistato dalla famiglia Medici e divenne residenza dei granduchi di Toscana per poi, nel 1737, essere legato agli Asburo-Lorena. Al suo interno è presente un importante museo: la Galleria Palatina, con capolavori di Tiziano e Raffaello. Oggi, nello stesso palazzo, è presente anche la camera da letto di Giovan grandi nomi italiani di quella storica sfilata c’è anche quello del maestro delle stampe Emilio Pucci. Un eco senza precedenti, forte anche del sostegno dei buyer americani che tanto amavano lo stile proposto in quella sfilata. Ecco che Firenze diventa emblema dell’arte italiana anche nella moda, capace di raccontare lo stile e tutta la professionalità del Made In Italy. La Sala Bianca è anche una naturale narrazione di quel bisogno di bellezza e di quel lusso che tanto era mancato dopo gli anni della guerra. Palazzo Pitti è quindi diventano un binomio universale che unisce tradizione a quel tocco di magnificenza senza eguali. Negli anni si è cercato di far crescere questo forte legame tra il palazzo e la moda. Sotto la direzione di Kristen Aschengreen Piacenti, nel 1983 viene fondata la galleria del costume: una collezione che raccoglie oltre 6000

Gastone De’ Medici (1672 – 1737) famoso per la sua attrazione nei confronti del sesso maschile e che si dice sia la causa dell’estinzione della dinastia. Un aneddoto riportato in vari testi racconta che, spartito il suo Stato tra le grandi potenze, Giovan Gastone De’ Medici, passò i suoi anni a Palazzo Pitti, tra una serie di eccessi omoerotici. Ma forte e molto importante è anche il connubio con la moda; la location è stata fin da subito protagonista di eventi e sfilate pensati per i nobili e per la ricca borghesia. A partire però dall’1952, il palazzo iniziò a diventare un punto di riferimento anche contemporaneo per la moda italiana; Giovanni Battista Giorgini organizzò la prima vera sfilata di moda nella suggestiva Sala Bianca di Palazzo Pitti. Parteciparono nove case di alta moda e sedici di moda sartoriale e tempo libero. Tra i

@ photos Stefano Gruppo Evento Pitti Uomo Firenze @ photos Stefano Gruppo Evento Pitti Uomo Firenze

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