SIV 02 magda
SONNETS IN VENICE magda progetto di
Davide Gabriele Alberto Petracchin
Ho visto la nave nera alle porte del fatto distrutta dalla pioggia, macchia nera di pezzi scomposti strangolati da funi d’acciaio innestati in isteriche archeologie elettroniche relitto di fluidi fissanti e fumi tossici e legno marcio, l’occhio rosso grida all’attacco alti vanno i gabbiani sul porto. La nave nera prima del tempo rimossa per sempre, un archivio di polvere custodiva rottami di architettura nella mente pezzi spezzati dal mondo e dal futuro; la nave nera che camicie strappate e logore e sporche ubriache di tutto parlavano di continuo settanta ore da giardino a piccola riva e batti e sbatti spazio e tempo schiacciati nella mente; la nave nera che in università era di passaggio ingombra di se stessa il dimenticato paradiso terreno in vita solo perchè c’è spazio, sette giorni e sette notti di precisa memoria; la nave nera arrangiata d’impressioni di maquette maquetatte per esame o dir si voglia parlata parlata di parole sparlate voce di cittadini attimi di fantastica ragione; nera al sole, rigurgitata dalla notte veloce naviga nell’abisso sparisce in dissolvenza nave pesce o città, i cori angelici inneggiano alla Luna levata in sogno si sveglia in un’improvvisa Venezia.
È necessario varare nuove navi per nuove navigazioni. Anche se in questo caso la nave apparentemente sembra non muoversi. Muovere, ricollocare, riconsiderare, ricomporre nuovamente. quelli oggetti sono oggi lontani dal nostro tentativo di attivarli anche dopo la loro prima vita e il loro primo rapporto con il mondo. Quegli oggetti a volte sembrano banali, sembrano quasi essere un peso, disorientano se vengono spostati, forse meno se depositati. Questi oggetti appartengono strettamente al contesto in cui viviamo. Lo caratterizzano fino in fondo anche quando la nostra natura privilegia altre cose, attivamente o passivamnete. L’assemblaggio di una materia dimenticata e morta porta a nuovi stimoli che vanno al di là della destinazione a cui questa materia inizialmente era circoscritta. La creazione dell’oggetto. Il modello di Architettura. Costruito ovviamente, non solo per il conseguimento di un esame, ma come incisione della volontà di avere una voce altra di sé oltre che un ruolo: una volontà sfaccettata da molteplici nature, obiettivi, variabili, direzioni, scelte... Il modello di Architettura torna quindi a conoscere nuovi spazi, ad essere messo in discussione, a conoscere nuove luci richiamate da altri temi. L’intervento mira a sottolineare, riconsiderare, tutelare, incrementare, accumulare. La conoscenza di spazi quotidiani non deve assolutamente mai cessare di essere stimolata e/o caratterizzata da volumi, interventi, voci che ne radicalizzano il senso di fruizione.
SIV 02 magda
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