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frattozerø

“ sottovuoto ” insegreto . 02 // una zanzara . 04 // twas . 06 // the falls . 07 // senzamani . 12 // lo zio l’ontano . 13 // il vuoto . 14 // morti in famiglia . 20 // alchimista . 22 // lintervallo . 26 // SLC-90-R . 28 // lintervallo . 32 // di stanze . 34 // lo sporco . 36 // inmutande . 38


I miei hanno preso un frigorifero nuovo, ma a me piaceva quello vecchio. Un giorno che sono usciti gli sono andato davanti e gli ho fatto gestacci e gli ho detto “tu fai schifo”. Solo che poi temevo d’averlo offeso, mi sono messo a piangere e l’ho abbracciato.

14 anni M #16970 - insegreto.it


Da piccolo gli orsetti raffigurati sui pigiami mi facevano cosĂŹ tanta tenerezza che non riuscivo a trattenere le lacrime. Correvo in camera mia per non farmi vedere da nessuno e piangevo lĂŹ, da solo. Oppure pensavo alla morte e ai miei cari che un giorno non ci sarebbero stati piĂš. La commozione si moltiplicava se pensavo ai miei cari che morivano indossando un pigiama con disegni di orsetti.

20 anni M #25135 - insegreto.it


una

ZANZARA


01:52 – Rupe si sveglia. Sulle pareti c’è il suo sangue, tutto intorno, disposto in schiaffi scomposti alla parete. Una serie di ferite aperte sul muro, il sangue è secco. Rupe cerca un’altra zanzara da schiacciare. Da settimane. È notte, Rupe si sveglia, Rupe era già sveglio – accende la luce, è quello che gli da l’impressione di svegliarsi, la luce, il fastidio di dover illuminare dodici metri quadrati di notte. Anche stavolta è andato a letto presto, il corpo già gonfio di punture, ma lui le ignora, c’è sua madre in testa che gli dice di andare a letto, e lui l’ascolta. Rupe è sveglio con gli occhi punti da una luce che non riesce a regolare. Rupe cerca una zanzara da uccidere, almeno una, da settimane. Ogni notte si sveglia senza mai essersi addormentato, per colpa del prurito che si sposta sotto la pelle da una puntura all’altra, prude tutto il tragitto, ma Rupe accende la luce solo quando diventa DAVVERO insopportabile. Chissà poi quand’è che diventa COSÌ insopportabile. Rupe la cerca sul muro quasi bianco, intorno ai suoi ultimi pruriti, poi vicino ai piedi, un mito intramontabile nella dieta delle Culicidae, le zanzare, che nome scientifico imbecille, come fai a prendere sul serio una famiglia di animali che inizia per “culi”. Rupe torna lungo disteso e osserva sopra di lui la parete allungarsi fino al soffitto, il suo vecchio campo di battaglia; l’anno scorso poteva ancora illudersi di aver vinto la guerra, abbassava la guardia, spegneva la luce e qualcosa passava troppo vicino alle sue orecchie. Ma l’anno scorso le zanzare c’erano davvero, gli sfidanti erano lì a fronteggiarsi, l’obbiettivo era chiaro, in camera da letto – da un quarto alle due fino al decesso degli sfidanti – animale tigrato volante sfiderà magazzino mobile di globuli rossi. Il risultato degli scontri è ancora sul muro, in fondo ad alcune strisce ci sono ancora i resti accartocciati di un’altra stracazzo di zanzara. Ma stanotte no, e ieri notte neppure, e così fino al limitare della primavera, quando sono comparse le prime punture. Nemmeno una zanzara. C’è tutto, il rumore lontano, il rumore vicino, i microscopici atterraggi, il silenzio, e poi il prurito. E man mano che la notte avanza le punture aumentano, il prurito aumenta, Rupe accende la luce per combattere ancora, ma non c’è niente ad aspettarlo. Ha preso a schiaffi i fantasmi. Porterà sfortuna? Rupe ha sentito la fidanzata lontana, lei lavora, le zanzare non esistono dalle sue parti, ma hanno un problema coi töpi. Certo che se ti punge un topo è quasi peggio. Rupe le ha mandato dei bacini digitali, lei dei diminuitivi. Rupe si gratta, questo problema va risolto. Rupe si mette le cuffie e gioca a “le zanzare non esistono dalle mie parti”. Infatti le zanzare non esistono. Poi si gratta, e intanto cerca un motivo per grattarsi.



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FALLS


[...] Si trasformò in un cigno. All’undicesimo chilometro, un naturalista e sua moglie videro l’aereoplano attraverso una zanzariera e furono trasformati in corvi. Al tredicesimo chilometro, quattro bambini nel dormitorio di una scuola videro l’aereo da un lucernario e si trasformarono in rondini. Al dicissettesimo chilometro, ventuno membri di otto famiglie videro l’aereo e si trasformarono in gabbiani. Al trentesimo chilometro, ventiquattromilanovecentoventisette persone distribuite in due città, quattro villaggi e un campeggio avevano visto l’aereoplano. I più si erano trasformati in pinguini. Quando l’aereo esplose sulla pista d’atterraggio, un casuario dal becco color porpora emerse dai rottami e si presentò nella sala VIP.

Constance Ortuist Fallabur


Si dice che le figlie di Cathine Fallbutus, Menenome e Olivine, avessero trascorso l’estate dell’anno dell’EVNI in compagnia di una sedia pieghevole rossa. [...] Spesso le bambine collocavano la sedia in riva al mare e se ne servivano come piattaforma per lanciare sassolini sempre più lontano, tra le onde. Menenome, ferma all’età di otto anni grazie al dono dell’immortalità, aveva dimenticato l’inglese e parlava solo modino. Era incline al mal di denti e a perdere sangue dal naso, e la posizione a lei più congeniale era appesa a testa in giù come un pipistrello. [...] Olivine, eterna quattrenne, parlava modino, era frugivora, soffriva di nevralgie e dormiva gran parte del tempo.

Menenome & Olivine Fallbutus


“Mio fratello e io siamo nati tenendoci per mano. È mia madre a dirlo, suo padre lo nega. A volte penso di essere stata io ad aver fatto il primo piccolo passo fuori dal grembo materno.” Tasida Fallaby ha in realtà due anni e sette mesi più di suo fratello Standard. “Lui ha indugiato rispetto a me.” [...] A parte un certo ingrossamento dei muscoli esterni, l’Evento Violento Non Identificato ha modificato soltanto l’interno di Tasida, lasciando immutato il suo aspetto esteriore e incoraggiando forse, di conseguenza, la sua fede nel naturismo.

Tasida Fallaby


Obsian Fallicutt aveva una teoria: l’EVNI non era stato altro che una costosa, elaborata impostura perpetrata da A.J.Hitchcock per rendere un po’ più credibile l’inquietante e insoddisfacente finale del suo film Gli uccelli. Obsian risulta parlare katano. Ha un cuore a sei camere e, come sua moglie, è considerato sofferente di sogni d’acqua. Rientra nella categoria Undici-Alfa, in cui l’acqua viene normalmente vista come sangue. È allergico alla luce solare diretta, handicap in gran parte mitigato dalla sua ossessione per il cinema che lo tiene al buio per la maggior parte del tempo, al sicuro.

Obsian Fallicutt


S E N Z A M A N I

Ho preso il cavolo nero e le pizze surgelate perché sono di stagione. Ho preso distinto alle medie come Andrea, ma lui era più intelligente, e ancora ne soffre. Ho preso un taxi in una piazza di Londra, addosso. Ho preso la patente a diciotto anni, ma ancora non so come si usa. Ho preso il raffreddore, lo tengo nel naso che ho preso da mia madre. Ho preso coraggio, ma poi sono rimasto a letto. Ho preso una verginità, perché la mia l’avevo persa. Ho preso un anello di plastica in un negozio di accessori, quando sono uscito la commessa mi guardava il pugno stretto. Ho preso una lucertola col proiettile giallo della Condor, e mi sono sentito una merda. Ho preso qualche chilo, ma non ricordo dove l’ho messo. Ho preso un granchio, forse più di uno. Ho preso il vizio di scrivere caramelle, e di sostituire le parole che non mi piacciono.



il VUOTO

PINOT NOIR _ Io e Duccio siamo i primi ad arrivare alla festa di compleanno di Elena, ventuno anni. Ha un monolocale su due piani, quindi un bilocale, un barman, un amico normale con una giacca di paillettes rosa. Duccio sistema i nostri vestiti di troppo ad un piano che non vedrò; è un posto intimo, confortevole, costoso. E c’è l’angolo bar, e nell’angolo bar c’è Antonio, sovrappeso, sorridente, professionale. Duccio dice vino, anch’io dico vino, Antonio versa il vino con un gesto che conosce bene mentre l’amico con le paillettes dice stronzate gay, sembra simpatico. Si chiama Pietro, è un nome che gli sta malissimo, bel cruccio per uno che fa il polimoda. Quando dico “ganzo” storce la bocca, non gli è piaciuta quella parola; un po’ mi dispiace. È alto un metro e novanta senza essere minaccioso, parla di sé, poi parla di nuovo di sé, poi ci racconta di lui. Non è una persona così interessante, ma la sua giacca brilluccica da paura Dolce & Gabbana. Di lui sappiamo che studia marketing, è stato in collegio dai preti, a carnavale si veste da emo, fa baciare le persone tra loro, agita molto le mani, ha un tatuaggio sull’avambraccio sinistro, una spirale dentro una specie di sole _ lui sa che quel tatuaggio fa schifo, ma per lui ha un significato. Tutti i tatuaggi brutti hanno un significato, il suo è quello di esserselo fatto insieme ad un’amica; quindi in giro c’è un’altra persona con un brutto tatuaggio pieno di significato. Il mio vino è finito, sono a stomaco vuoto ma non ho fame, strano.



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