Soul running book magazine #8

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Soul

RUNNING

PERIODICITÀ TRIMESTRALE - NUMERO 8 - NOVEMBRE 2013 - GENNAIO 2014 - EURO 5.00

THE SOUL EXPERIENCE:

Gran Sasso d’Italia

Dolomiti

Extreme trail

Val di Zoldo

COVER STORY La seconda vita “trail” di un grande campione

Alpe di Siusi

Incontro Tor 2013 Lombardia Run The Top Road to Wine Trail Ultra Cavalls del Vent




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Una linea da seguire, il confine tra due mondi. Tutto è sotto i miei piedi.


Dove: Gran Sasso Click: Stefano Marta

PORTFOLIO

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Surfing...on the rocks! Giocando tra pendenze ed equilibri precari...

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Dove: Alpe di Siusi Click: Andrea Valsecchi

PORTFOLIO

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Dove: Crimea, Ucraina Click: Dino Bonelli

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PORTFOLIO

La penisola di Crimea si tuffa nel Mar Nero con le sue ruvide e aride asperitĂ . In una giornata decisamente cupa il cielo scuro sembra lo specchio di un mare nero, di nome e di fatto.


Dove: Val di Zoldo Click: Augusto Mia Battaglia

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PORTFOLIO

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Ombra al cospetto del “Caregon de dio”: il Pelmo


editoriale

2013 – Anno Molto Soul 1741 km

89.840 D+

1 Guida ai prodotti Trail 3 Book Magazine

12 Guide al territorio 1 Evento

30.000 Scatti Fotografici 80 Ore di girato 124 Aziende coinvolte 10.000 Followers sui social 2 siti web 180.000 contatti a settimana tra siti e social 648 abbonati 12

12.300 Soul Running venduti mediamente a numero 104 Soul Shop

E INFINE 14 PROGETTI – SOUL EXPERIENCE PENSATI, REALIZZATI E PORTATI A TERMINE DALLA REDAZIONE: Puglia By Run – Regione Puglia Elba Trail Running – La Guida ai migliori Trail dell’isola – Regione Toscana Wicklow Way – Ireland Parco Nazionale dei Monti Sibillini Trail – Regione Marche Gran Sasso – Regione Abruzzo Lombardia Run The Top – Regione Lombardia GR20 – Corsica Trail D’Oc – Provincia di Cuneo - Regione Piemonte Dolomiti Extreme Trail – Val di Zoldo - Regione Veneto Incontro Tor 2013 – Regione Val D’Aosta Sud Tirol Ultra Sky Race – Sud Tirolo – Regione Trentino Alto Adige The Wine Trail – Valtellina – Regione Lombardia Alpe di Siusi Trail – Sud Tirolo - Regione Trentino Alto Adige Questo, in pillole, il 2013, il nostro III° anno di vita! Ringrazio tutti voi che avete permesso questo; leggendoci, comprandoci, consultandoci, criticandoci.....credendoci! Grazie a tutti! Arrivederci al 2014 con molti altri numeri: 2 Guide ai prodotti Running e Trail, 4 Book Magazine, 3 Siti Web, infinite sorprese e....... tanti, tanti, tanti, tanti chilometri insieme!


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SOMMARIO

RUBRICHE

16 Run for Free - Andrea Pizzi 18 La zanzara - Luca Revelli 14

COVER STORY

46 La seconda vita “trail” di un grande campione - Dino Bonelli

20 30 56 90

SOUL EXPERIENCES: The italian Big Rock Dolomiti Extreme Trail by Soul Running L’anello perfetto - Alpe di Siusi Trail Road to Wine Trail

EXTRA

68 Run The Top - I migliori trail di Lombardia in un click 98 Ultra Cavalls del Vent - Luca Podetti 104 Incontro Tor 2013 Dritto al cuore della Valle d’Aosta 122 I test di Soul Running 124 Soul Shops e abbonamenti 2014


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THE SCIENCE OF RUNNING EFFICIENCY


INTROSPETTIVA- MENTE Di Andrea Pizzi

RUN FOR FREE

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INTO THE LIGHT Correre di notte: gioia e dolore per molti trailer ma anche inevitabile

durante la notte e per questo le orecchie sono sempre tese a carpire

condizione di allenamento nelle serate invernali...insomma prima o

ogni minimo rumore, suono, verso...a cui fa sempre seguito lo spo-

poi se corri ti tocca! Una di quelle cose che si odia oppure si ama.

stamento del nostro fascio luminoso, il nostro periscopio sul mondo,

Io l’ho scoperta davvero alla LUT 2012: vedere davanti e dietro di te

sperando magari di illuminare e accendere di riflesso gli occhi di

il serpentone di luci che si arrampica nel bosco è stata un’emozione

un capriolo, uno scoiattolo...o un gatto... Il tempo trascorre diversa-

che ancora oggi è straordinariamente viva. Mi era capitato di sciare

mente così lo spazio percorso che si percepisce in relazione a quello

di notte, camminare, ma mai di correre, è tutta un’altra cosa.

che vediamo, non possiamo prendere punti di riferimento lontani e

E’ una magia. Il mondo si racchiude in quel fascio luminoso davanti

così si perde la sensazione della distanza...e i chilometri passano più

a te e ogni cosa, sassi, radici, lo stesso sentiero, diventa più net-

facilmente. E’ più facile concentrarsi sulla corsa, sull’avanzamento

ta, più visibile. Sono i sensi, prima di tutto la vista ovviamente, che

dei nostri piedi, uno dopo l’altro...

ottimizzano il loro “lavoro”, ci si concentra di più sulla corsa e su ogni singolo appoggio a terra. Del resto si sa, la vista è un senso

Luci e ombre sono completamente diverse. Fantastico iniziare a cor-

sopravvalutato...

rere nell’oscurità e pian piano attendere l’avvicinarsi all’alba, vivere il progressivo passaggio dal buio alla luce, anticipare lo spegnimento

Posso dire che si tratta di un’esperieza “sensoriale” particolare e

della frontale per non snaturare la nascita di un nuovo giorno.

unica: i profumi della notte sono completamente diversi, così come i suoni, dal momento che svaniscono quelli artificiali e si possono

Ma alla fine...è la luce della frontale che ci accompagna o siamo noi

ascoltare di più quelli della natura. Gli animali selvatici sono più attivi

che la inseguiamo? Punti di vista differenti.


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YOUR RIDE IS HERE, RUN RESPONSIVELY. @SAUCONY

RIDE 6 K i c k i t i n to h i g h gear w i th th e al l n e w R i d e 6, p e r fo r m an ce - e n g i n e e r e d w i th Po w e r G r i d cu s h i o n i n g to ge t y o u f ro m p o i n t A to B ey o n d .


LA ZANZARA

An a rchia S po r t iva E’ passato più di un anno da quando è iniziata la collaborazione con Soul Running e questa è la quarta volta che curo questa rubrica sul Book Magazine più “figo” del mondo. L’autunno porta inevitabilmente verso la chiusura della stagione agonistica e per me sarebbe facile appagare la mia virale malattia egocentrica, peraltro molto diffusa nello stivale, elencando i successi personali, del sito o della rubrica stessa. Sarebbe altresì facile elencare le vittorie dei campioni più acclamati e osannarne le loro imprese, ma in fin dei conti non hanno fatto nient’altro che correre, correre “un po’” più forte degli altri.... Vorrei invece focalizzare la mia attenzione su un altro aspetto, probabilmente un po’ scomodo.

dietro un inevitabile stuolo di federazioni o simili o ancora impronunciabili sigle associative che hanno cercato di ingabbiare il nostro movimento

RUBRICA

Il 2013 ha visto, finalmente anche in Italia, crescere l’interesse per il mondo outdoor da parte dei più importanti “brand” di settore, portandosi 18

in un fantastico circo mediatico, dimenticando l’etimologia della parola OUT-DOOR. Out-door non significa semplicemente fuori dalla porta del proprio eremo, significa anche e sopratutto fuori dalle gabbie regolamentari che scandiscono lo scorrere della nostra “civica” vita. Significa fuori dagli schemi, fuori dal chiasso e dal baccano delle grandi città, senza necessariamente entrare sotto il tendone del circo mediatico. Significa, perchè no essere “fuori di testa” maledettamente e divinamente fuori di testa. In una parola significa, ANARCHIA SPORTIVA, penso sia questo il messaggio che ha attratto migliaia di runner bestie simili oltre ad aver stimolato le aziende che investono e credono in questo movimento. Paradossalmente l’Anarchia con la A maiuscola ci viene insegnata proprio dal RE di questa disciplina, che invece di richiamarci ai doveri “monarchici” è il primo a sostenere e incoraggiare questa deriva anarchica-minimal-anticonformista.Osservando la prima copertina di Soul Running si nota un Uniform-Kilian, vestito con l’impeccabile “tutino”, un paio di occhiali super ergonomici, faccia implume da bravo ragazzo intento a giocare e saltare in un fantastico “parco giochi”. A distanza di nemmeno tre anni, in occasione del suo record al Cervino abbiamo ammirato un simpleKilian, con pantaloncini e maglietta da passeggiatore della domenica, un K-way legato in vita come l’ultimo dei “merenderos”, un paio di guanti informi recuperati all’ultimo e una barba trascurata che fa molto “wild”. Questo straordinario mutamento mi ha fatto capire che il redattore di questa rivista ci ha visto veramente lungo.... presto “SOUL RUNNING” non sarà più semplicemente il nome di un book magazine, che seppur fantastico rimane un volgare pezzo di carta, ma l’appellativo di una nuova disciplina sportiva!!! Sebastien Montaz-Rosset



The italian

Big Rock 20

DI STEFANO MARTA, ANGELO SIMONE, ANDREA VALSECCHI E ANDREA PIZZI FOTO DI STEFANO MARTA E ANDREA VALSECCHI


Cronaca di un viaggio “BY RUN” nel cuore dell’Italia. Di nuovo on the road: seconda Soul Experience

CRESTE, CAVALLI, CINGHIALI E FAGGETE. SENTIRSI VERAMENTE OSPITI, PASSAR VELOCI CERCANDO DI NON DISTURBARE LA GRANDE QUIETE DEL GRAN SASSO.

di quest’anno per me e secondo viaggio verso sud. Il ricordo dell’avventura trascorsa in Puglia a febbraio è ancora vivo, sfogliare il magazine fresco fresco di stampa fa riaffiorare piacevoli ricordi. Partiamo in tre, insieme a me i due Andrea di Soul Running: il Pizzi, che correrà con noi, e Valsecchi che si occuperà di foto e logistica, fondamentale! Sosta a Viareggio per recuperare il quarto uomo del team: Angelo, titolare del negozio Maratonando, forte runner, una persona solare e di grande cuore. Cosa chiedere di più? Si prosegue spediti verso il Gran Sasso pensando a cosa ci aspetta, cosa ci potrà regalare questo massiccio. Il primo contatto con la piana di Campo Imperatore (2130 m) è spettrale, le nuvole si rincorrono veloci nascondendo a momenti alterni le montagne circostanti. Nessuno in giro, inizia a piovere e ci rintaniamo nell’albergo accolti da Paolo Pecilli, il gestore: amante del territorio in cui vive ci racconta subito qualche aneddoto sulla “liberazione del Duce” grazie al celebre blitz dei paracadutisti tedeschi. Smette di piovere, c’è ancora un po’ da aspettare prima di cena, decidiamo così di fare una sgambata fino al Rifugio Duca degli Abruzzi (2388 m). In un attimo siamo su, le nuvole hanno lasciato spazio ad una meravigliosa vista sul Corno Grande (2912 m). Ne approfittiamo per chiedere indicazioni, ai ragazzi che gestiscono il rifugio, sullo stato dei sentieri. “Dove volete andare? Passando da dove? Impossibile!”. E’ la risposta di uno di loro dopo aver capito che vogliamo arrivare a Nerito a piedi. Non ci facciamo demoralizzare e torniamo all’albergo per cena.

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PRIMA

TAPPA:

CAMPO

IMPERATORE

- NERITO, 27 KM, 1050 MT D+ E 2300 MT DPartiamo avvolti dalle nuvole, le previsioni annunciano temporali pomeridiani e decidiamo di essere “veloci”. Non c’è nessuno in giro e ci accorgiamo subito che i sentieri non sono per nulla evidenti, solo qualche tacca di vernice qua e là. Fortunatamente la mappa ed il nostro senso dell’orientamento ci fanno da buona guida. Alterniamo corsa a camminata e ci prendiamo tutto il tempo per guardarci intorno. Incontriamo un gruppo di cavalli selvatici e ci sentiamo come dei visitatori che invadono il loro ambiente. Come previsto il sentiero che aggira il Monte Corvo non è per nulla evidente, aguzziamo la vista ed andiamo in cerca di “tacche”. Costeggiamo una parete di calcare con una stratificazione molto sottile da cui escono esili cascate d’acqua. La natura qui si è sbizzarrita, disegnando delle meravigliose pieghe che rendono la roccia simile ad un dipinto. Siamo un bel team, marciamo con lo stesso passo e ci aiutiamo vicendevolmente a trovare il percorso,

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ognuno racconta un po’ di sè e la giornata scorre veloce. Le

panini che ci ha preparato Paolo in albergo. Proviamo nuovamente

nuvole sono un lontano ricordo, un bel sole ci accompagna lungo

a chiedere indicazioni per Nerito, ma ci viene dipinto un percorso

la discesa ma ad un certo punto ci arrestiamo: poco sotto di noi un

piuttosto lungo e difficile da seguire. Non ci perdiamo d’animo e in

gruppo di una ventina di cinghiali con numerosi piccoli scorrazza

poco meno di un’ora raggiungiamo la nostra meta, accompagnati

libero nei prati a poca distanza da alcune mucche. Qui i padroni

da Andrea che ci è venuto incontro. Alcuni anziani del paese ci

sono loro e non li vogliamo disturbare. Ci abbassiamo di quota

guardano incuriositi e cerchiamo di spiegare loro cosa abbiamo

inoltrandoci nel bosco per affrontare l’ultima salita. Che bosco

fatto, ma soprattutto spiegarne il perché.

ragazzi! La potenza della natura ancora una volta si mostra a noi

Nasce una bella chiacchierata, alimentata da un reciproco

in tutta la sua bellezza e semplicità. Un albero, pur di crescere, ha

desiderio di conoscenza. Ci concediamo un caffè nell’unico bar

trovato spazio tra le fratture di una roccia. Che connubio magnifico,

del paese: sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo! E’ un

tra due elementi all’apparenza così distanti.

bar vero, di paese, vende un po’ di tutto , spartano ed essenziale

Arriviamo a Prato Selva, dove i ragazzi che gestiscono il bar

nell’arredamento… quanto mi piace!

stanno facendo le pulizie prima della riapertura stagionale ma ciò nonostante riusciamo a farci dare tre birre da accompagnare ai

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SECONDA TAPPA: NERITO – CAMPO IMPERATORE, 28 KM, 3000 MT D+ E 1700 MT DRipartiamo l’indomani da Nerito per tornare a Campo Imperatore seguendo un percorso leggermente più tortuoso che nel finale prevede il passaggio sulle creste delle Malecoste. Immediatamente

ci

rendiamo

conto

che

quest’oggi sarà necessario andare “a caccia della traccia”, infatti dei preziosi segnavia neanche l’ombra. Fortunatamente qualche buon anima ha appeso del nastro colorato ai rami degli alberi e per la prima ora li seguiamo senza troppi problemi. Quest’oggi abbiamo anche un “accompagnatore”, un simpatico cane ha deciso di seguirci fin dall’inizio della tappe e non ci molla. Ci immergiamo in una bellissima faggeta che a tratti lascia spazio ad ampie radure ricoperte di felci. All’improvviso vediamo un rotolo di nastro abbandonato per terra: capiamo da qui in poi si va “a naso”. Pian piano prendiamo quota nel bosco e ci dirigiamo ai piedi del Monte Corvo. La mappa indica chiaramente che dobbiamo lasciare la dorsale percorsa fin ora, svoltare a destra per affrontare una discesa di circa 300 m di dislivello per raccordarci con il fondovalle sottostante. Ottimo, ma dov’ è la traccia? Dopo alcuni minuti ci ritroviamo nel bosco, con una miriade di opzioni. Decidiamo di seguire la massima pendenza, il bosco non è poi così ripido, almeno siamo sicuri di arrivare alla strada sterrata di fondovalle. Si scivola un po’, usiamo i rami ed i tronchi degli alberi come sostegno e senza troppa difficoltà siamo fuori dal dedalo…che avventura! La seconda parte del percorso dovrebbe essere più semplice, ma notiamo che il cielo sopra di noi si sta facendo cupo. Ci riposiamo qualche minuto in un rifugio per mangiare un panino e poi via; il nostro fedele amico ci segue. Avvisiamo Andrea per non farlo preoccupare e lui ci dice che a Campo Imperatore sta diluviando.

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Guardiamo la mappa con attenzione e troviamo una via di ritorno

la via alternativa. L’ultima ascesa non è poi così dura, con un bel

alternativa che ci permette di evitare le creste finali, meglio non

traverso raggiungiamo il Passo della Portella (2260 m). Nell’ultimo

farsi sorprendere da un temporale da quelle parti. Riprendiamo con

tratto il vento è molto forte e freddo, ma in un attimo si apre uno

un buon ritmo, scavalchiamo la Sella di Monte Corvo (2305 m) e ci

squarcio nel cielo che ci fa ammirare tutta la bellezza del paesaggio

lanciamo su una vertiginosa discesa che in un attimo ci riporta nella

circostante! Che bel regalo. Finalmente, dopo due giorni di solitudine

fantastica piana dove ieri abbiamo incontrato dei bellissimi cavalli.

incontriamo i primi escursionisti sul percorso e in un attimo arriviamo

“Quanto manca?” Mi chiede Angelo. “Dobbiamo solo scavalcare

al rifugio. Non abbiamo voglia di fermarci troppo, qualche battuta e

quella sella di fronte a noi, scendere un po’ e risalire al rifugio” gli

via di corsa verso Campo Imperatore, ci aspetta un bella birra!

rispondo. Si alza un po’ di vento, le nubi si addensano sulle cime e

Anche questa Soul Experience è terminata, chissà dove ci porterà

a tratti ne siamo immersi anche noi. Abbiamo fatto bene a scegliere

la prossima...


La mia prima Soul Experience Di Angelo Simone Quando sono stato invitato non stavo nella pelle. Davide mi chiama e dice: “Vuoi andare sul Gran Sasso a fare una Soul Experience?”. Non ci ho pensato due volte. Per me che “bazzico” il trail da pochi anni l’opportunità di unirmi al team di Soul Running per correre, esplorare, mappare il Gran Sasso è stata più che golosa. Due giorni di pura libertà in compagnia di amici, senza alcun pensiero se non quello di seguire la traccia. L’arrivo a Campo Imperatore: freddo, nuvole basse e pioggia. Non si perde tempo, sembrerà strano a molti ma siamo qui per lavorare! Appena spiove ci si veste di tutto punto con l’attrezzatura messa a disposizione dai partner e si sale al Duca degli Abruzzi: è tardo pomeriggio, le luci sono le più ideali per scattare delle belle foto, aspetto fondamentale per raccontare, in seguito, la nostra avventura. Per me un’occasione anche per vedere quanto lavoro esiste dietro il reportage di una Soul Experience. L’indomani si parte di buon’ora verso le creste dell’anfiteatro che ci introduce nel cuore del massiccio, si inizia a correre sempre attenti a trovare scorci o situazioni da fotografare. Così il ritmo non è mai costante, ci si deve fermare spesso e poi ripartire, non credevo fosse così impegnativo fisicamente...è quasi un lavoro...! I sentieri non sono segnati benissimo ma mi sento tranquillo con Stefano e Andrea, hanno una ottima conoscenza di cartine e di montagna. Tra chiacchiere, foto, qualche sosta per rifornirsi di energie perdo la cognizione del tempo fino a quando non raggiungiamo nuovamente Campo Imperatore. Due giorni praticamente volati via! Fine dei lavori sul campo, ora inizia la fase di elaborazione del materiale raccolto, quello memorizzato sulle schede delle macchine fotografiche ma soprattutto nel bagaglio delle esperienze di ognuno. Impegnativo ma alla fine non male il lavoro di una Soul Experience! Ora sono pronto per la prossima!

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Gran Sasso – I Consigli di Soul Running Ideale punto di partenza per l’esplorazione del Gran Sasso è Campo Imperatore. Raggiungibile in auto o in funivia da Assergi è un vastissimo altipiano a 1500-1650 metri delimitato a nord dalle principali creste rocciose del Gruppo: Brancastello, Prena, Camicia, Tremoggia, San Vito e a sud da rilievi più morbidi che creano una vallata lunga una ventina di km, un posto ideale per correre caratterizzato da pascoli con totale assenza di alberi, un natura selvaggia ed emozionante. Facendo base presso l’Albergo Campo Imperatore, posizionato all’arrivo della funivia, a 2130 metri di quota, le possibilità per inventarsi dei percorsi, tutti in quota, è davvero infinita. L’albergo è una struttura costruita prima della seconda Guerra mondiale, ben conservata ma che inevitabilmente cala i propri ospiti in un’atmosfera particolare, soprattutto ricordando le vicende legate alla guerra e alla liberazione di Mussolini da parte dei paracadutisti tedeschi. Suggestiva la sala da pranzo con ampie vetrate affacciate sulla vallata 28

dell’Aquila e affreschi originali del Ventennio. Alle spalle dell’albergo parte subito il sentiero che porta rapidamente ai 2388 metri del Rif. Duca degli Abruzzi, vera porta di ingresso all’anfiteatro roccioso del massiccio sovrastato dal Corno Grande e alle numerose valli che scendono verso la parte nord. Il gruppo della Maiella e i Monti Sibillini sono situati molto più a Nord, nelle giornate terse lo sguardo riesce a spaziare in un orizzonte libero e si possono percepire i due mari che circondano la nostra penisola. Percorrendo i sentieri che scendono sul versante settentrionale, il più dolce, il punto di riferimento è Prato Selva, stazione molto conosciuta agli appassionati di mountainbike grazie ai suoi impianti e al suo percorso di discesa, fino a Nerito, ottima base di appoggio nelle gole lussureggianti di vegetazione formate dal fiume Vomano che circondano il Gran Sasso a nord ovest. A Nerito sosta obbligata alla Locanda Ponte Rocchetta dove Antonio di Mattia è capace di grandi cose in cucina con prodotti a km zero. Tutto il massiccio è comunque circondato da vallate e gole caratterizzate da una natura selvaggia e incontaminata in cui spiccano per bellezza il Lago di Campotosto, che collega il massiccio del Gran Sasso ai Monti della Laga, e il borgo di Pietracamela da visitare assolutamente!


Soul Equipment sui sentieri del Gran Sasso Grazie a Mizuno abbiamo potuto utilizzare le nuove Wave Ascend 8: sotto i nostri piedi abbiamo trovato ogni terreno, dall’asfalto alla neve passando per fango e ghiaia. Ottimo controllo e grip in ogni condizione anche grazie alla costruzione della tomaia con il nuovo Dynamotion Fit, una combinazione di tecnologie che creano una tomaia che si muove in armonia con il piede eliminando i punti di stress per una corsa più confortevole.

A completare la dotazione i pantaloni Drylite square short 5.5, molto trapsiranti e freschi ma soprattutto con la costruzione Dynamotion Fit, per una migliore vestibilità e libertà di movimento. La nuova maglia Performance trail è dotata di inserti in gel sulle spalle per non far scivolare lo zaino, ormai un must per i capi tecnici, e grazie alla tecnologia Quickdry Plus risulta sempre asciutta e molto confortevole.

Ultraspire Omega, Ribos, Spry, Titan: a ognuno il suo zaino! Ultraspire ci ha messo a disposizione una gamma di prodotti incredibile, versatile e di qualità. Grande cura per ogni dettaglio e accorgimento tecnico ma soprattutto ottima vestibilità e confort in ogni situazione di corsa.

Natura vita e Gel Oxsitis Masticare una barretta sotto sforzo può essere un’impresa: salivazione azzerata, difficoltà a deglutire...poi prendi una di queste barrette e ne apprezzi il gusto, la morbidezza, la praticità d’uso (già suddivisa in piccoli bocconi) e soprattutto la facilità con cui si possono mangiare anche durante la corsa senza alcun problema. Tanti i gusti, da sbizzarrirsi. Innovativi anche i gel Oxsitis: differenti preparazioni in base alla temperatura di utilizzo, facili da ingerire grazie alla loro consistenza liquida, meno viscosa rispetto ad altri gel. Gusto sempre gradevole e completi in ogni nutriente.

Noene E’ proseguito sul Gran Sasso il test delle solette Noene con cui abbiamo percorso un totale di oltre 100 km per più di 7000 metri D+. Sottili, impercettibili ma efficaci, il lavoro di queste solette lo si apprezza nel tempo quando ci si accorge che scompaiono dolori ai piedi, ginocchia e schiena, inevitabili infiammazioni...rimane solo la giusta stancheza muscolare che si recupera con una buona alimentazione e una notte di sonno.

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Dolomiti extreme Trail

Di Davide Orlandi, foto di Augusto Mia Battaglia, Andrea Valsecchi e Emanuele Bunetto

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NUVOLE ALL’ORIZZONTE NON PERVENUTE. UNO SPLENDIDO E SINCERO SOLE DI FINE SETTEMBRE CI ACCOGLIE E CI ACCOMPAGNA. IL MASSIMO CHE SI POSSA CHIEDERE AL METEO PER AFFRONTARE UN PERCORSO ESTREMAMENTE IMPEGNATIVO COME IL TRACCIATO DELLA DXT IN VAL DI ZOLDO.


Equipaggiamento basic e molta, moltissima voglia di correre. Correre e conoscere. Sveglia dalla Luigia e dall’Arcangelo, indimenticabile la loro gentilezza e le loro marmellate fatte in casa! Centro di Forno di Zoldo, incontriamo Fausto, il runner più minimal che abbia mai visto, sarà la nostra balise vivente. Il Soul Team è al completo anche oggi: Tite e Davide gambe e fiati, arrangiamenti a cura di Mia, ritmiche dettate da Fausto, Pasolo e l’orchestra accompagnano il tutto con melodiche ed armoniche soste a sorpresa. E allora Start....andante moderato.

Il ruvido asfalto si lascia praticamente subito. Ponte a destra e via per strada bianca alternata a single track che invitano alla corsa. Sfilano antichi Tabià, capolavori di architettura contadina, semplici ed armoniosi, ci si addentra nel bosco per 12 chilometri. La luce non filtra e le Dolomiti si nascondono. Il bianco, l’argento, l’oro della dolomia si scorgono a tratti, ma, la sinfonia è solo all’inizio non si può certo svelare tutto subito.


Primo Passaggio. Andante Rapido. Posso Duran. Il regno di Marcello. Un uomo forte che ha attraversato quasi un secolo. Esce dal suo rifugio, stringe le mani di tutti. Bikers, runners, escursionisti, tedeschi e italiani. Ci racconta la sua storia, i suoi sacrifici per poter realizzare il suo sogno: aprire un rifugio su quel passo. Marcello il suo sogno l’ha realizzato e tutti noi ne possiamo godere. Dal Duran il panorama si apre, gli spazi diventano immensi, l’occhio precede di molto le gambe che ancora non sanno che cosa le aspetta.

Secondo Passaggio. Lento. Ancora poco bosco, un rifornimento naturale d’acqua e poi si smette di ridere. Le mani si piantano sui reni, i gomiti larghi e alti come piccole ali per permettere alla cassa toracica di aprirsi il più possibile ed ossigenare i muscoli portati allo spasimo nella salita al bivacco Grisetti. 600D+ in poco più di un chilometro su terreno iper tecnico.... ho detto tutto! 32

Dal Bivacco si scende vertiginosamente, percorrendo un canalino ripido davvero spettacolare, Terminata la discesa ci aspettano altri 900 metri di salita, per completare i 2500 di giornata.


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Terzo Passaggio. Lentissimo Estremo. Si sale. Tanto. I passi sono lenti. Si supera nuovamente quota 2000 puntando in alto fino a scontrarsi letteralmente con la parete sud del Civetta, la tocco, l’accarezzo. I miei neuroni spenti dalla fatica si risvegliano ed accendono lampadine: Rolando Larcher sulla Torre Trieste apre e libera “mezzogiorno di fuoco”, Stefano De Benedetti scende la nord con gli sci, imprese epiche di personaggi da leggenda. Ora qui manca un record di Killian per entrare ancora nella storia...chissà. Quello che è certo è che questa terreno è per lui: tecnico, ripido, esposto...unico! Scusate la divagazione, dove eravamo rimasti? Già! Finalmente arrivati sul sentiero che costeggia la parete sud del Civetta. Qui, se ne hai, puoi correre veloce (io mi trascino) sul sentiero che conduce all’anfiteatro pietroso chiamato Busa del Zuiton dominato da due torri, la Valgranda e la Alleghe alla sua destra, con passaggi tra le rocce spettacolari e molto impegnativi che richiedono anche una certa esperienza di “montagna”. Il classico “piede sicuro”.


Quarto Passaggio. Mosso. Piccola fuga. Dalla Busa al Rifugio Coldai attenzione e sangue freddo per gli strapiombi e i passaggi attrezzati, e poi giù velocissimi fino alla Malga Pioda dove ci si disseta e si può tirare un po’ il fiato pensando al prossimo obiettivo, piantato gloriosamente dinnanzi agli occhi: Il Pelmo.”Il Cargegon”

Quinto passaggio. Allegro, andante Il mattino dopo riprendiamo il cammino dalla Pioda e accompagnati da un meteo a dir poco favoloso partiamo leggeri verso i Col dei Baldi e la Fertazza, sentieri e sterrati larghi in mezzo a pascoli rigogliosi, salita scalda muscoli al colle Monte Crot e poi un po’ di fresco e una scorrevole discesa in mezzo agli abeti fino al Passo Staulanza. Qua si corre e i forti fanno la differenza. Si allunga....o si recupera chi ha osato troppo nei tratti precedenti. La gara si fa interessante!

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Breve sosta ristoratrice al rifugio Staulanza e poi si affronta la salita che conduce sotto la parete meridionale del Pelmo, il “caregon di Dio, letteralmente il “trono di Dio”. Il sentiero che costeggia e gira intorno a questo enorme “pezzo di Dolomia” in direzione est è un falsopiano sempre corribile. Si viaggia veloci contornati da pietre chiarissime e bassi cespugli di conifere, un autentico divertimento che esalta le doti di corsa e resistenza dei trailer veloci.

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Gran Finale Dopo questo autentico bagno di sole si scende a quota foreste e si percorrono da qui in poi sentieri puliti e molto scorrevoli sulla dorsale settentrionale della Val di Zoldo che portano prima al Sas de Formedal e successivamente, dopo una veloce discesa, al Passo Tamai, preludio all’ultima salita, breve ma molto impegnativa, che si apre sulla cima del Monte Punta a quota 2000 mt. Una specie di osservatorio naturale. UNICO! Il panorama che si gode sulla radura di questo colle è incredibile, non a caso la montagna è stata interamente fortificata e trincerata ai tempi della “Grande Guerra” per l’indubbia posizione strategica, si possono ammirare tutti i massicci dolomitici e le valli sottostanti: il Sella, la Marmolada, le Tofane, il Faloria, l’Antelao, il Bosco Nero, il Mezzodì sono lì a portata di mano. Uno spettacolo che non si può perdere! I militari oltre alle trincee hanno lasciato un sentiero che poi si trasforma in strada bianca: in condizioni quasi perfette per noi è l’ultima fatica di giornata, 8 km di discesa in cui far andare le gambe che in un attimo bruciano i quasi 1100 mt di dislivello che ci separano dall’arrivo. Si scende prima vorticosamente poi con pendenze più lievi fino ai borghi di Casal, Bragarezza e Dozza per arrivare a Pieve di Zoldo dinnanzi alla splendida chiesa di San Floriano, quota 900 mt arrivo della DXT e termine della nostra Soul Experience.

L’appuntamento con le Dolomiti più vere e veraci non si può perdere! Questa l’unica conclusione che la mia testa appagata, le mie gambe stanche, i miei occhi ancora meravigliati possono trarre. Da Soul Runner ciò che posso dire a voi trailers è: “chi non iscrive è un sacripante” Gialappas docet!

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Il regno dei giganti di dolomia Di Andrea Valsecchi

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Dolomiti extreme Trail


A volte capita di rispondere ad una telefonata di lavoro con una persona

Punta, un “colle” boscoso che spiana a quota 2000 metri e che permette

fino ad allora sconosciuta e sin dalle prime parole trovare una immediata

allo sguardo di spaziare a 360 gradi su tutte le Dolomiti.

sintonia. Poi capita di arrivare all’appuntamento con la stessa persona nei luoghi in cui vive e lavora, luoghi che sono anche i protagonisti di

Il Soul Team si è preso coscienziosamente due giorni per correre,

questa Soul Experience, e vedere confermate tutte le aspettative, le

analizzare e testare questo percorso in completa autosufficienza. La

sensazioni.

soddisfazione di averlo affrontato e “chiuso” è stata pari a quella degli

Quando questo accade e si è accolti da persone “vere” e appassionate,

atleti che lo hanno fatto in gara e che prossimamente ci proveranno.

allora bisogna catalogare questi eventi in una casella particolare, quella

Una soddisfazione che ha toccato sia chi ha corso sia chi ha solo

dei momenti importanti, dei posti a cui legarsi e in cui sei sicuro farà

accompagnato e scattato foto come il sottoscritto.

sempre piacere poterci tornare. Una comunità montana forse poco conosciuta ai più, la Val di Zoldo, adiacente geograficamente a luoghi ben più rinomati come le valli del Cadore e di Cortina d’Ampezzo. Un gruppo di Zoldani doc che con amore, intraprendenza e passione ha puntato su un’ idea “nuova” ed ha costruito in pochi mesi una gara di Trail Running, che, percorso alla mano, ci è parsa subito di prima importanza per tecnicità, variabilità del percorso e spettacolarità: la Dolomiti Extreme Trail, di cui si disputerà la seconda edizione il prossimo 7 giugno 2014. Il team di Soul Running composto da Davide Orlandi e dalle collaudate ed esperte Tite Togni e Mia Battaglia ha avuto il piacere e la fortuna di testare l’intero percorso in uno scenario straordinario grazie a due giornate di pieno sole e scarsa ventilazione in cui si è potuto correre senza assilli, godendo ogni centimetro dei sentieri, senza vincoli cronometrici e rapiti da paesaggi indimenticabili. Ho avuto la possibilità di assistere e fotografare il Soul Team in condizioni ottimali per due giornate intere, arrampicandomi sugli stessi sentieri usufruendo della “guida” di Paolo Franchi, organizzatore ed ideatore della DXT, che mi ha condotto con sapienti scorciatoie nei luoghi focali e più rappresentativi del percorso. Due giorni indimenticabili passati tra il massiccio del Civetta ed il Pelmo, due maestosi “giganti rocciosi” incastonati come gioielli tra panorami mozzafiato. Quello della gara è un tracciato da percorrere con un occhio al sentiero e l’altro che scappa via, attirato forzosamente dai colori e i giochi d’ombra che le massicciate imponenti di questi monumenti della natura impongono alla vista. Appena si esce dai boschi rigogliosi di larici ed abeti ci si trova in un anfiteatro naturale tra i più belli al mondo. Impressionante ed emozionante la vista che si gode in cima al monte

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Dopo due giorni intensi ed emozionanti provo già un po’ di nostalgia per gli amici zoldani che ci hanno coccolato durante questa avventura. Gente semplice che ama la propria Valle e rispetta la montagna, accompagnatori impareggiabili nel descriverci luoghi tradizioni e “leggende” che mi hanno fatto amare ogni momento trascorso con loro, sia sui sentieri che alla sera seduti intorno al “fogher” davanti ad un tagliere di polenta e “pastin”. Un posto “vero” in cui gli abitanti vogliono promuovere la qualità della vita attraverso il trascorrere naturale del tempo senza ostentazioni, orgogliosi di un passato difficile e “povero” in cui gli zoldani hanno saputo resistere a periodi di condizioni economiche limite che hanno forgiato il loro carattere e l’affezione a questi luoghi. Le tradizioni di questa valle sono tutte basate sulla cultura contadina e artigiana, sui lavori che via via nel tempo si sono inventati per migliorare le condizioni di vita: minatori e chiodaroli nel XIIX e XIX secolo, contadini e venditori di pere cotte ad inizio 900 per poi reinventarsi esperti gelatai nel periodo del boom economico italiano. Una valle che si è svuotata e poi ripopolata ad ondate successive e che ora vede in un turismo selezionato ed educato un possibile sbocco. 40


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La natura è la protagonista assoluta di questi luoghi e solo chi la ama e la rispetta può apprezzare ciò che offre la Val di Zoldo con i suoi piccoli borghi che vedono disseminate sui pendii vecchi Tabià, tutti perfettamente ristrutturati ed ammirabili per le loro armoniche strutture in legno. Un luogo, La Val di Zoldo, ed una gara, la DXT, che si compenetrano profondamente. Chi affronta una competizione su questo tracciato, sia per vincere che per portarla a termine, comprende subito che il territorio, i luoghi e la sua gente sono ciò che permette al percorso di gara di avere una “storia”. Un posto dove correre e un posto dove stare. Un grazie a Paolo, Arcangelo, Corrado, Luigina, Emanuele, Fortunato, Fulvio e tanti altri che hanno pensato e promosso la DXT e accolto con tanta amicizia Soul Running in casa loro.

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Soul Equipment for Dolomiti Extreme Trail SAUCONY Grande esclusiva per il team di Soul Running: la nuova Powergrid Xodus 4.0. Evoluzione importante rispetto al modello 3.0 testato lo scorso marzo per la nostara Guida TEST 2013: suola Vibram in composto esclusivo XS-Trek, invariato il disegno del battistrada, eff iciente in ogni condizione. Intersuola in leggerissima Eva SSL, prerogativa dei modelli Saucony e differenziale di 4 mm. Protettiva e stabile ma anche veloce e reattiva anche grazie al supporto mediale integrato nella chiusura.

RUDY PROJECT Rydon, Firebolt e Zyon, questi i differenti modelli di occhiali messi a disposizione del team da Rudy Project. Tre prodotti concepiti per lo sport outdoor e con caratteristiche tecniche ideali per la grande variabilità di condizioni che si incontra nel trail. Tutti molto leggeri, estremamente versatili, con montature studiate per dare la massima protezione, anche laterale, ai nostri occhi. Lenti ImpactX Photocromatic ad alta adattabilità, indistruttibili e garantite a vita e con protezione dai raggi UV.

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DARE 2B Dare 2b è un marchio nuovo per il panorama italiano del trail e Soul Running ha colto subito l’occasione per averlo come partner in questa avventura. Abbiamo avuto quindi l’opportunità di testare sul campo una serie di capi che fanno della semplicità il loro punto di forza: materiali e accorgimenti tecnici di qualità per prodotti esteticamente sobri, essenziali ma sempre con il giusto f itting, confortevoli, leggeri e veloci da far asciugare.

REGATTA Leggero, resistente, capiente e confortevole l’Hydro Pack di Regatta, prodotto che ha completato l’ottima dotazione tecnica di questa Soul Experience. Dotato di una sacca idrica da 1,5 L, inserti riflettenti ma soprattutto un’imbragatura comoda e ben regolabile.

ISOSTAD Formula isotonica, mix di carboidrati selezionati, vitamine B1, C ed E, questa la bevanda “uff iciale” del Team targata Isostad. Per calmare invece i morsi della fame durante la corsa ci siamo aff idati alle barrette ad alto contenuto proteivo Isostad Powerplay con copertura al cioccolato, ingrediente sempre amato in montagna!


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STORY

Migidio Bourifa

COVER

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La seconda vita “trail” di un grande campione Testo e foto di Dino Bonelli


Il bello di una natura

morta o apparentemente tale sta nella sua immobilità, nel suo silenzio nel suo non

volersi far notare. La Groenlandia è un enorme agglomerato di natura morta, ma piccole realtà di vita animale e quindi umana, e altre di origine vegetale o addirittura glaciale, sono il tocco artistico con cui Madre Natura ha voluto caratterizzare questa enorme isola glaciale. Chiamata quasi scherzosamente Greenland, terra verde, da Erik il Rosso, esuberante guerriero vichingo esiliato per omicidio dall’Islanda e quindi approdato per caso, con la famiglia e alcuni schiavi, in una valle del sud decisamente erbosa, la Groenlandia è la seconda isola al mondo come estensione e il più grosso ghiacciaio del pianeta dopo il continente antartico. Arrivarci non è così semplice ed economico, ma il magnifico e inospitale nulla che ne caratterizza tutte le coste ripaga abbondantemente lo sforzo fatto. Affascinati dall’incognita di una terra poco conosciuta, con Migidio Bourifa decidiamo di andarvi a trascorrere qualche giorno prima di ritornare nella “vicina” Islanda a correre la Run Iceland, una gara di 110km in 5 tappe (Bourifa poi, per un imprevisto impegno di lavoro, dovrà rientrare anzitempo in Italia senza poter correre la gara. N.d.r.). Migidio, che nel passato autunno, con la vittoria del suo quarto titolo italiano di maratona, ha appeso le scarpette al fatidico chiodo, ora non corre più contro il tempo (il suo personale è un ottimo 2h09’07” nella Paris Marathon) ma per pura passione. Una passione che lo sta riportando a scoprire la corsa fuoristrada, le mulattiere e i sentierini che percorreva quando era giovane, prima di conoscere la pista d’atletica e l’asfalto, strade sterrate che comunque non ha mai abbandonato del tutto e che ha continuato ad utilizzare in allenamento. Taasilaq con i suoi 2000 abitanti e quasi altrettanti cani da slitta, è il centro abitato più grosso dell’intera costa orientale ed è anche la nostra base per due giorni di corse ed esplorazione. Due alberghi, una pizzeria non segnalata e quasi sempre chiusa, due bar o sedicenti tali, due supermercati, una scuola, un ospedale, il porto e un eliporto, perché qui si può arrivare solo in barca, ma non d’inverno quando la baia si ghiaccia totalmente, o in elicottero da Kulusuk dove c’è un piccolo aeroporto. Queste le uniche strutture che offre questo coloratissimo paesone di case in legno. Il resto

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è un infinito brullo da scoprire passo dopo passo. Grazie ad un tempo discretamente stabile e soleggiato ci perdiamo tra sentieri non segnalati ed enormi panettoni di erba rasa che s’incastrano tra il mare scuro della baia e le montagne circostanti che hanno le cime già innevate. Le temperature sono ragionevolmente basse e un costante vento gelido le spinge con forza tra le ossa e fa percepire più freddo del dovuto. Ogni tanto un campo di fiori dalle mille sfumature da un tocco di colore che sfugge alla logica grigia dell’estate artica, altre volte, sullo sfondo, immacolati iceberg alla deriva sono la bella sorpresa che speravi di incontrare fin dall’inizio del viaggio. Grossi cubetti di ghiaccio levigato, spolverati di bianco, che si muovono con lentezza lasciandosi accarezzare dalle piccole onde gelide di un mare decisamente nero. Timide montagne galleggianti che si mostrano a noi solo per un decimo della loro immensità. Silenziosi colossi che nella baia trovano la fine del loro vagabondare iniziato in primavera con il distacco dalla calotta glaciale artica e continuato, per tutta l’estate, in una navigazione naturale dettata dalle correnti marine. Queste sono le cose che amo, la natura selvaggia che si mostra a noi senza veli, senza compromessi.. questo è uno dei motivi per cui amo viag-


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giare. Con una birra in mano in un ambiente molto spartano e scuro in cui siamo gli unici non Inuit, ripercorriamo la giornata appena trascorsa e Migidio si racconta nella sua nuova veste di runner off road. Fin da bambino ho sempre corso negli sterrati che si perdevano dietro a casa mia, ad Albino (nel bergamasco n.d.r.).. sempre alla ricerca di nuove vie. Correre è anche un modo facile e simpatico per esplorare...ovviamente in questi casi non si guarda l’orologio, ma ci si guarda in giro... Oggi il panorama era talmente mozzafiato che a forza di guardarmi intorno ho rischiato più volte di inciampare e cadere...o anche solo di prendere una storta, cosa che in mezzo a queste lande desolate non è proprio cosa simpatica! Poi magari sei lì che zoppichi e ti si para davanti uno di quegli orsi bianchi, tanto carini quanto agressivi, che arrivano così a sud trasportati dagli iceberg! Anche gli appoggi nella corsa di oggi erano decisamente insidiosi, specie nelle discese di roccia friabile che abbiamo incontrato andando verso l’iceberg gigante, e sulle colline ricoperte di muschio. Ma che spettacolo!


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E poi, quando ci siamo trovati completamente circondati da bellissimi cani da slitta che ben mimetizzati col terreno dormivano la loro “vacanza” estiva in attesa del duro lavoro invernale, sembrava veramente di essere in un’altra era. Migidio parla a ruota libera, le sue parole sono condite da un entusiasmo genuino di chi sa godersi la vita notando e gustando piccoli impercettibili particolari, dote rara riscontrabile solo nelle persone attente e sensibili. Approfittando di una pausa di rifornimento, la birra è buona e la gola parlando si fa secca, lo incalzo con qualche domanda per scoprire il punto di vista “off-road” di un grande “asfaltista”. Quando correvi su strada, ti allenavi anche fuoristrada? Si, molto, soprattutto nei giorni di recupero per non sovraccaricare i tendini. Che cosa c’è, di running, nel tuo dopo agonismo? Tanto! La dedizione per il lavoro e il risultato, in ogni cosa che faccio metto impegno e passione per farlo bene! Cosa pensi dei trail in generale? La disciplina è indubbiamente in forte crescita ed è un’alternativa naturale, in tutti i sensi, per chi da parecchi anni corre maratone su strada. Che differenza c’è tra il correre una mezza o una maratona su strada e il corrispondente in lunghezza su sentieri e sterrato?

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Bisogna avere un adattamento propiocettivo per i percorsi sconnessi e con insidie sempre sotto i piedi da non sottovalutare. Che accorgimenti devi adattare per abituarti all’appoggio irregolare del fuoristrada arrivando dall’asfalto? Allenamenti specifici su questi tipi di terreni, nel mio caso un po’ più semplice perché da sempre corro su percorsi di questo tipo. Che lavoro si può fare in pista per migliorare la corsa fuoristrada? La pista e la strada rimangono le palestre per poter aumentare la nostra cilindrata e quindi migliorare anche in gare fuoristrada. Hai già corso qualche trail? Ho già corso fuoristrada...ma i veri trail, quelli lunghi e duri non ancora, ma le occasioni non mancheranno!


Ti applicherai mai nel trail con la stessa intensità con cui ti sei applicato su strada? L’approccio mentale è totalmente diverso, se capiterà affronterò queste gare col rispetto che meritano e cercherò di sfruttare le mie caratteristiche fisiche per trarne il miglior risultato possibile. Se dovessi scegliere preferisci correre in salita o in discesa? Senza dubbio, viste le mie caratteristiche fisiche, in salita, anche se sono cosciente che oggi le gare di sky running e le gare estreme si vincono esclusivamente in discesa. Cosa pensi delle gare a tappe tipo Marathon des Sables? Beh...la Marathon des Sables, in completa autonomia, è ancora un altro discorso...che per il momento, ben che m’incuriosisca parecchio, non riesco ancora a valutare bene e comunque non fa parte del mio prossimo futuro. Ma mai dire mai! Mentre mi piace molto il concetto delle corse a tappe con distanze inferiori e non in autonomia. Mi piace l’approccio verso la corsa di coloro che vi partecipano, la passione e la fatica che accumuna tutti, lo svago nelle ore di riposo che affiatano e aiutano i legami interpersonali. Quindi dopo Formentera to Run, che hai vinto, la settimana prossima tocca alla Run Iceland? Si, dopo che ho visto certe immagini, non vedo l’ora di distendere la falcata nel nero del deserto lavico, tra un gayser e una cascata, di fianco ai ghiacciai, sarà come correre sulla luna. Dalle foto e dalle informazioni che ho, non sembra, almeno come terreno, una corsa troppo tecnica, quindi dovrebbe esserci posto anche per spingere e correre veloci. Poi il risultato, come sempre, si vedrà. Quale altra gara di questo genere ti piacerebbe andare a correre? Indubbiamente la 100 Km del Sahara, affondare le mie scarpette nella sabbia delle dune...un’ esperienza completamente diversa da quelle vissute da atleta maratoneta dove il duro dell’asfalto era una certezza ad ogni appoggio. Intanto, nello scantinato scuro che con tre faretti, una lampada stroboscopica mal funzionante ed un banco frigorifero è stato proclamato bar, sono entrati un altro gruppo di local completamente ubriachi. La legge in Groenlandia non permette la vendita di liquori con più di 20°, ma l’etnia Inuit è nota per avere un fisico che non sopporta l’alcol e con un paio di birre o poco più la stabilità dei singoli è minata. Barcollano fino al bancone per avere ancora da bere, poi, e non è raro, dopo un ultimo acuto in un’incomprensibile assordante vociferare, si addormentano su qualche tavolino o cadono a terra collassati. Noi ci godiamo il momento che nella sua piccola drammaticità e anche molto folcloristico, 54

finiamo la nostra birra e ci incamminiamo verso l’albergo. La notte è fredda e il cielo stellato, presupposti che promettono l’avvento di un’aurora boreale che però non arriverà mai regalandoci quindi una scusa per poter ritornare in quella che Erik il Rosso, iniquamente, chiamò terra verde.


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L’anello perfetto A VOLTE HAI IN TESTA UN’IDEA, UN PROGETTO. LO TEINI LÌ, QUASI IN INCUBAZIONE, ASPETTANDO IL MOMENTO BUONO PER PROVARE A REALIZZARLA. di Andrea Pizzi, foto di Stefano Marta e Andrea Valsecchi

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L’idea – Un anello intorno all’Alpe di Siusi passando per la cima del Monte Pez a 2563 mt, percorrendo la cresta sopra le Laste di Terrarossa fin sotto la cima del Sasso Piatto e ritorno sull’altro versante. 50 km per quasi 3000 metri di dislivello, partenza e arrivo nella piazza centrale di Siusi. Uno dei luoghi simbolo dell’Alto Adige, quello a cui si pensa quando si parla di Dolomiti. La cosa più curiosa è: perchè nessuno ci ha mai pensato prima? Questo rimane un mistero. Anche questa volta però siamo i primi... L’Alpe di Siusi è ormai la nostra seconda casa, ha assistito alla nascita del nostro magazine, ha ospitato i nostri primi test scarpe nel 2011 e nei due successivi anni, e per i prossimi, è stata e sarà la sede del nostro evento Alpe di Siusi Running shoe experience. Uno più uno molto spesso fa due ed eccoci quindi ritornare a fine settembre a Siusi per, finalmente, rendere concreta l’idea.


Il bello di Siusi, ma anche dei paesi vicini Fiè e Castelrotto, è che tutti i sentieri partono dalla piazza centrale, tutti perfettamente segnalati. Quindi subito dopo un caffè si preme start sul gps e si inizia a correre verso i boschi. Chi ha mai calcato i sentieri dell’Alto Adige sa come sono tenuti, conservati e segnalati, qui troviamo anche curiose sculture nel legno, passaggi all’intero di grandissimi tronchi scavati... la corsa è suggestiva, un vero piacere. Nei primi quattro chilometri si guadagnano poco più di 300 metri di dislivello, poi si arriva sotto lo Sciliar e il gioco incomincia a farsi serio: il sentiero inizia a salire a zig zag inizialmente nel bosco per poi uscire sugli ultimi prati sotto le imponenti pareti. E’ proprio in quetsa fase, e in quella appena successiva, che si accumula il maggior dislivello positivo. A quota 1726 si passa per il Rifugio Schlernboedele e ti si apre di fronte tutta l’Alpe, un grande catino naturale incorniciato da creste e vette rocciose, davanti a noi il gruppo del Sasso Piatto e del Sasso Lungo. Si prosegue in salita, adesso su sentiero via via sempre più

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tecnico ma sicuro, due brevi passaggi attrezzati con corda fissa ci avvicinano sempre di più alle pareti, tanto da perdere a volte il segnale gps. L’altimetro recita: 1000 mt D+ in 4 chilometri. Sbuchiamo sull’Altipiano dello Sciliar e veniamo letteralmente investiti dalla vista sulle altre montagne simbolo delle Dolomiti: Catinaccio, Torri del Vaiolet e Roda di Vael. Ora possiamo riprendere con una corsa più sciolta, tocchiamo il Rifugio Bolzano, vista la struttura forse il nome rifugio è riduttivo, e su veloci fino alla cima del Monte Pez, il punto più alto dell’intero anello. Da qui si può vedere l’intero percorso, un colpo d’occhio eccezionale! Troviamo una variante in discesa in cui ci tuffiamo per non percorrere la stessa linea di salita, puntando diretti verso la cresta e la cima di Terrarossa, che aggireriamo in discesa prima di raggiungere il Rifugio Alpe di Tires chiudendo così la nostra prima tappa. Intorno a noi un paesaggio incredibile, i “Monti pallidi”, così chiamati per il colore della roccia, sono allo stesso tempo selvaggi ma accessibili, i sentieri che si snodano tra ghiaioni e selle permettono a tanti di poter vivere emozioni di alta montagna e, soprattutto, sono corribili! Dopo una “merendina” di 3 uova con speck e patate, non paghi della strada fatta fin qui, si riparte in esplorazione, uscendo per un attimo dal nostro itinerario originale, verso il Passo Molignon per poter sbirciare verso il Passo Principe e il cuore del Catinaccio d’Antermoia. Stefano ha così tante energie, e sopratuttto tempi digestivi da record, per salire in vetta a una delle Cime del Principe. Vederlo lassù, piccolo piccolo, in controluce sulla cresta mi fa capire che i suoi 29 anni fanno la differenza...

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Il giorno successivo dal Rifugio Alpe di Tires in poi il nostro percorso cambia completamente scenario e terreno. I Monti Pallidi continuano a far da cornice ma si abbandonano i ghiaioni per procedere prima tra i pascoli, lungo il Sentiero Federico Augusto fino al Rifugio Sasso Piatto (2300 mt), e poi entrando nel “catino” dell’altipiano. Scendiamo velocemente verso Saltria lungo le piste da sci perdendo 600 metri di quota prima di riprendere a salire sull’altro “bordo”, verso l’arrivo della funivia che sale da Ortisei. Da qui si ha la possibilità, e davvero non succede spesso, di guardare l’intero sviluppo del percorso, un grande e suggestivo anello. Dopo 30 km di corsa e circa 2500 mt D+ guardare la strada che si è lasciata alle spalle è sempre emozionante... Si prosegue con un continuo saliscendi tra boschi e prati nel cuore dell’Alpe fino all’arrivo della cabinovia che sale dal paese di Siusi. Si torna quindi a salire per poco più di un chilometro guadagnando circa 150 mt D+, gli ultimi della giornata, verso la Bullaccia prima di iniziare l’ultima picchiata che ci riporta alla piazza da dove siamo partiti. Una discesa veloce con alcuni tratti

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tecnici che include anche l’attraversamento di una grande frana dove, per mettere in sicurezza il sentiero, sono stati posizionati dei gradoni in legno che correndo richiedono ancora una certa freschezza muscolare. Unico tratto in falsopiano è il sentiero che raccorda due splendide malghe, la Schaftall e la Marinzenhutte. Particolarità davvero unica di questo itinerario, oltre alla possibilità di vedere in ogni punto dell’anello il percorso fin lì fatto, sono i due “balconi” naturali sul paese di Siusi: il Monte Pez, e tutta la prima salita, e la Bullaccia. Rappresentano l’inizio e la fine del grande anello che si sviluppa in quota, ci danno l’idea di cosa ci aspetta e cosa siamo riusciti a fare, da dove arriviamo e fin dove dobbiamo scendere. Difficile trovare altri percorsi con tali caratteristiche.

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IL RUNNING PARK PIÙ ALTO D’EUROPA Se tanti appassionati di corsa, gli atleti della squadra Nazionale keniana e noi di Soul Running hanno scelto l’Alpe di Siusi per “dare sfogo” alla propria passione i motivi sono molteplici: una cornice a dir poco unica, ogni tipologia di percorso a portata di mano ma anche la possibilità di godere degli affetti benefici sulla performance dati dall’allenamento in quota. Questo è ciò che offre l’Alpe, caratteristiche che abbinate ai numeri fanno capire perchè si parli di un vero e proprio Running park: 20 percorsi tracciati, misurati e indicati con appositi cartelli (distanza, dislivello, difficoltà...) per un totale di ben 180 km tutti da correre, compresi tra i 2300 e i 1000 metri di quota. Per il trail...basta lasciare dar sfogo alla propria fantasia utilizzando sia i percorsi già segnalati che i tanti sentieri che portano in quota verso il Sasso Lungo, il Sasso Piatto o il gruppo del Catinaccio. Unico limite...le proprie gambe! Un’offerta davvero completa, adatta ad ogni “palato” ma soprattutto esigenza di runner. Quest’anno si è corsa anche la prima edizione della Mezza maratona Alpe di Siusi che con i suoi 600 metri di dislivello ha impegnato non poco gli atleti normalmente abituati alla pianura. Una manifestazione di successo, che ha visto la presenza di alcuni famosi maratoneti keniani, e che sarà riproposta il prossimo 6 luglio 2014.

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Siusi’s Soul Equipment

Adidas

Adidas ha scelto per noi un equipaggiamento completo di prodotti trail e outdoor, per poter meglio fronteggiare i cambiamenti meteo e le temperature in quota. Ai piedi del team le Response Trail 20 con membrana in Gore Tex e tecnologia costruttiva Formotion per una perfetta adattabilità al terreno. Pantalone Supernova e maglia Terrex realizzata in Cocona, entrambi caldi, confortevoli e traspiranti.

Per le temperature più fredde la giacca Terrex Swift Soft Shell si è rivelata un ottimo prodotto anche per correre: protettiva e con un fitting molto atletico.

Adidas Eyewear Sui visi del team gli occhiali adiZERO sono stati gli ideali compagni di viaggio su questo percorso. Leggerissimi e con accorgimenti appositamente studiati per il running come le lenti in policarbonato LST™ che aumentano i contrasti di colore rendendo gli occhiali adatti ad ogni condizione atmosferica. La stanghette sono regolabili in tre diverse angolazioni, il nasello si adatta alle necessità di ogni runner grazie a due differenti posizioni del ponte. Infinele asticelle sagomate a S consentono un’ottima vestibilità anche indossando cappellini o l’immancabile buff di Soul Running.

Powerade L’idratazione nel trail e soprattutto in montagna è un aspetto fondamentale a cui bisogna prestare sempre attenzione. Grazie a Powerade il Team ha avuto un problema in meno a cui pensare grazie al prodotto ION4 completo dei quattro elettroliti più importanti per lo sport: socio, potassio, magnesio e calcio.

Natura Vita Ormai ci siamo affezionati alle barrette Naturavita, per loro c’è sempre un posto nell zaino!

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RUN THE TOP

I MIGLIORI TRAIL DI LOMBARDIA IN UN

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Migliorare l’offerta turistica delle nostre montagne, rendere più moder-

secoli si sono sviluppate in quota e adattate alle condizioni di vita delle

ne, funzionali e accoglienti le strutture posizionate in quota, diffonde-

valli. Negli ultimi decenni la montagna si è via via aperta sempre di più

re un messaggio di turismo eco sostenibile, alla portata di tutti e che

a tante tipologie di sportivi: non solo alpinisti ed escursionisti ma anche

soprattutto permetta di riscoprire territori, cultura e storia delle nostre

biker e runner che hanno scoperto un nuovo terreno di sfida e di esplora-

montagne. Questi i punti fondamentali su cui si basa il Progetto Vetta, un

zione. Uno degli obiettivi del Progetto Vetta è destagionalizzare il turismo

programma che vede coinvolte due regioni italiane, moltissime sezioni

offrendo sempre di più la possibilità agli amanti dell’outdoor di vivere la

del CAI (Club Alpino Italiano), la provincia autonoma di Bolzano e i cantoni

montagna anche fuori dalle due classiche stagioni turistiche, inverno ed

svizzeri dei Grigioni e del Ticino.

estate, per esempio aprendo i rifugi per più periodi dell’anno, dotandoli di banda larga per garantire la comunicazione in alta quota e stabilire così

Da sempre la montagna è stato territorio di esplorazione, di avventure

anche nuovi standard di sicurezza.

ma anche di importanti vicende storiche oltre che culla di culture che nei

All’interno di questo vasto progetto anche Soul Running ha avuto la


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possibilità di dare il proprio contributo per far conoscere ai trailer sei si-

Abbiamo così raccontato le Grigne, tra le culle dell’alpinismo italiano,

gnificativi angoli di Lombardia attraverso altrettanti percorsi presentati da

le fortificazioni della Linea Cadorna in provincia di Varese e di Como,

ambassador d’eccezione. Sei itinerari con caratteristiche tecniche, sviluppi

lo skyrunning all’ombra della Presolana, la Grande Guerra combattuta

e difficoltà differenti, e per questo adatti ad ogni “palato”, ma soprattutto

sull’Adamello e la straordinaria tradizione vitivinicola della Valtellina.

sei opportunità di raccontare e far conoscere ai trailer la storia e la cultura

Filippo Canetta, Mario Poletti, Massimiliano Mercuriali, Franco Bani,

che caratterizzano questi angoli della Regione Lombardia. Abbiamo così

Alberto Bresciani e Marco De Gasperi sono i sei atleti che ci hanno gui-

percorso in compagnia dei vari atleti ambassador ogni itinerario mappando-

dato ognuno sul proprio percorso raccontandolo in ogni particolare, come

lo e georeferenziandolo, completandone la descrizione tecnica per renderli

un amico che ti invita a fare una corsa insieme.

accessibili al grande pubblico attraverso guide digitali, tradotte in tre lingue, scaricabili gratuitamente, traccia gps compresa, e sempre disponibili sui siti www.rifugi.lombardia.it, www.regione.lombardia.it e www.distanceplus.it.

Accedi direttamente al sito da smartphone e scarica la tua Guida


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TRAIL DELLE GRIGNE – AMBASSADOR FILIPPO CANETTA Il massiccio delle Grigne, che si eleva fino alla quota di 2410 m di

l’alpinismo lombardo e dove si sono impegnati alcuni tra i grandi nomi

altitudine nel cuore delle Prealpi lombarde, è di grande interesse pae-

di questo sport: Cassin, Comici, Corti, Riva...rocce che tutt’oggi sono la

saggistico per la morfologia aspra e varia, di aspetto dolomitico, e per

palestra per il celebre gruppo dei Ragni di Lecco. Un terreno che offre

gli scorci sul sottostante lago di Como. Due le vette principali: la Grigna

molte possibilità anche per i trailer e che ospita, con passaggio anche

Settentrionale (2410 mt) comunemente chiamata Grignone, e la Gri-

dal Rifugio Brioschi, una delle classiche della corsa in montagna: il

gna Meridionale (2177 mt) detta Grignetta. Quando si parla di Grigna,

Trofeo Scaccabarozzi.

però, specie tra gli alpinisti, s’intende la Grigna Meridionale, dov’è nato


Il percorso proposto da Soul Running ha uno sviluppo di 19 km con 1900 mt D+, partenza e arrivo dal Rifugio S.E.M. Soldanella Cavalletti (alt. 1356 m). Si snoda lungo il sentiero N. 7 (Alta Via delle Grigne o Traversata alta) rientrando poi seguendo la Traversata bassa. Tra le due cime ci sono diversi tratti attrezzati dove occorre avere passo sicuro e assenza di vertigini. Si può percorrere l’itinerario dalla primavera fino alle prime nevicate autunnali, in base alle condizioni di innevamento. Si incontrano 5 rifugi che rappresentano validi punti di appoggio per rifornimenti di acqua e cibo.

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OROBIE TRAIL – AMBASSADOR MARIO POLETTI MATTEO ZANGA Il Pizzo della Presolana, con i suoi 2521 mt, è una cima molto conosciuta dagli alpinisti lombardi con alte pareti su cui si snodano vie di grande difficoltà, in particolar modo sul versante settentrionale che domina l’abitato di Colere. Un massiccio calcareo compreso tra la Val di Scalve e la Val Seriana facilmente raggiungibile da entrambi i versanti e circondato da numerosissimi sentieri e rifugi e per questo molto frequentato dai runner e trailer bergamaschi che possono trovare itinerari molto vari e adatti ad ogni esigenza. Mario Poletti, sky runner che ha legato la sua storia sportiva proprio alle Orobie, ha tracciato un percorso di 22 km per 1700 mt D+ al cospetto della parete sud del massiccio. Un itinerario che ha come partenza e arrivo la località di Donico, appena sotto il Passo della Presonala, a quota 1200. Da qui si sale, inizialmente lungo la piste da sci, raggiungendo il Passo per poi continuare su un sentiero, sempre corribile, che sale nella pineta verso la Baita Cassinelli per proseguire toccando la Grotta dei Pagani, il Passo di Pozzera, il rifugio Olmo tornando quindi, passando dalla Malga Campo, nuovamente verso il Pozzera ricongiungendosi all’itinerario di salita lungo il quale guadagnare in discesa l’arrivo a

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Donico. Sullo stesso itinerario, tutti gli anni nei primi giorni di agosto, si corre la Orobie Skyraid, una delle grandi classiche della corsa in montagna del calendario italiano di specialitĂ . Un tracciato che sale in quota superando i 2000 mt, si tratta di sentieri di montagna molto ben segnalati ma che richiedono comunque un po’ di attenzione, non presenta tratti esposti. Può essere percorso dai primi di aprile, in base alle condizioni dell’innevamento, fino a fine ottobre.

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LINEA CADORNA, VIA DEI MONTI LARIANI – AMBASSADOR MASSIMILIANO MERCURIALI La Via dei Monti Lariani è un itinerario che partendo da Cernobbio si

d’Intelvi si incontrano ancora molte caserme della Guardia di Finanza,

snoda per ben 125 km lungo il lato occidentale del Lago di Como. La

adesso chiuse o abbandonate, fortificazioni e trincee di inizio secolo,

prima parte di questo sentiero, contraddistinto per tutto il suo sviluppo

alcune ormai interrate altre invece ben conservate o in fase di ristrut-

dal numero 1, parte dalla cima del Monte Bisbino, comodamente rag-

turazione. Il confine svizzero è sempre molto vicino e la storia di questi

giungibile in auto, e percorre in gran parte le mulattiere militari della

sentieri annovera anche vicende di contrabbandieri.

linea difensiva conosciuta come Linea Cadorna, costruita tra il 1899 e il 1918 a difesa della Pianura Padana da possibili attacchi provenienti

L’itinerario inizia dal parcheggio posizionato appena sotto le vetta del

dalla Svizzera. Soprattutto nel tratto compreso tra il Bisbino e la Valle

Monte Bisbino e termina al rifugio Prabello con uno sviluppo totale,


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andata e ritorno, di 19 km per 740 mt D+. Si tratta di un percorso

ginali pietre posizionate a inizio secolo dai militari bisogna prestare più

che può essere affrontato in ogni periodo dell’anno dal momento che

attenzione agli appoggi a terra. Diversi i rifugi toccati lungo il percorso,

non raggiunge quote molto elevate, ovviamente a meno di importanti

aperti per diversi mesi all’anno e durante i week end anche in inverno,

nevicate. Il sentiero è sempre ben segnato sia con grandi cartelli gialli

che costituiscono un ottimo punto di appoggio in caso di necessità e

della Comunità Montana Lario-Intelvese che con il classico “bollino”

per rifornimenti idrici.

bianco e rosso contraddistinto dal numero 1, il terreno non è tecnico, si può correre in scioltezza e il continuo variare della pendenza permette anche un buon allenamento, solo in alcuni punti dove affiorano le ori-


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TRAIL DELL’ADAMELLO, SULLE ORME DELLA GRANDE GUERRA – AMBASSADOR FRANCO BANI L’Alta Via dell’Adamello si svolge totalmente in ambiente di alta mon-

Durante il percorso si incrociano anche molti rifugi che possono fun-

tagna fra le montagne del gruppo all’interno della provincia di Brescia.

gere da punti di ristoro e assistenza.

Un percorso che si snoda su terreno tecnico con tratti anche attrezzati

L’itinerario ha uno sviluppo di 56 km con 4350 mt D+ e percorre l’Alta

con catene e pioli e, in base alla stagione, con qualche attraversamento

Via dell’Adamello. Percorso su cui si svolge il Trofeo Paolo Ravasio,

di nevai. Lo scenario in cui si corre oltre a essere particolarmente affa-

prestigiosa gara che viene organizzata e curata ogni luglio dal CAI di

scinante per le quote e i panorami acquista maggior interesse grazie alla

Brescia e che segue il sentiero N°1.

storia legata alla Prima Guerra mondiale. Si incontrano lungo il percorso

Si parte dal rifugio Tassara con una strada sterrata dalla quale si stac-

moltissimi resti di trincee, caverne, muraglie e altre opere militari.

ca un sentiero ben visibile che prosegue senza particolari difficoltà di


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identificazione sino ad arrivare al Lago della Vacca e quindi al rifugio

troppo impegnativi ma delicati per la presenza di acqua e di sabbia

Tita Secchi. Da qui si sale verso il passo del Blumone su un sentiero

che rendono scivoloso il fondo. L’ultima parte del sentiero si sviluppa

roccioso ma abbastanza evidente , quindi si prosegue verso il passo

su prati e attraversato il fiume di fondo valle risale per alcune decine

Termini. Dopo la Bocchetta Brescia si raggiunge il rifugio Maria e Fran-

di metri prima di dirigersi verso il Rifugio Gnutti prima e toccando poi il

co e dopo il passo Davolo, dove si utilizzano delle corde fisse, si scende

rifugio Baitone e il rifugio Tonolini. Successivamente su lastre di roccia

fino al rifugio Lissone. Dal qui si prosegue sul fondo valle mantenendosi

si raggiunge il passo Premassone prima di affrontare l’ultima salita: il

sul lato sinistro della valle prima di salire verso il passo Poia. Giunti al

passo del Lunedì. La prima parte dell’ultima discesa è su terreno molto

rifugio Prudenzini attraversando il ponte si risale sino al passo Miller:

sdrucciolevole, il sentiero scende il modo regolare sino all’attraversa-

la discesa successiva presenta una prima parte con catene e terreno

mento di un piccolo scolo d’acqua da dove si risale in diagonale per

molto instabile, successivamente si cammina in pietraie e canali non

pochi metri sino a vedere il rifugio Garibaldi.


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TRINCEE TRAL – AMBASSADOR ALBERTO BRESCIANI La linea difensiva conosciuta come Linea Cadorna, costruita tra

L’itinerario inizia e rientra a Cassano Valcuvia (Va) con un percorso ad

il 1899 e il 1918 a difesa della Pianura Padana da possibili at-

anello di 21 km per 1100 mt D+. Poco dopo la partenza si incomincia a

tacchi provenienti dalla Svizzera, si estende dalla Val d’Ossola al

correre, spinti più da curiosità che da spirito sportivo, in trincee scavate

Lago di Como. Fortificazioni, camminamenti, trincee e caserme

nel terreno e delimitate da muri a secco in pietra calcarea. A tratti si

che hanno, per fortuna, avuto sempre solamente scopo difen-

è costretti ad abbandonarle per percorrere brevi tratti di sentiero nel

sivo ma che in realtà non sono mai state utilizzate in combat-

bosco, ma dopo pochi centinaia di metri si entra nuovamente nelle

timento. Lungo la dorsale della Valcuvia, in provincia di Varese,

viscere della montagna grazie a camminamenti scavati da centinaia

sono ancora percorribili molti tratti di trincee e camminamen-

di soldati un secolo fa. Nella parte bassa le gallerie sono illuminate e

ti sotteranei molto ben conservati. Alcuni di questi, nella zona

sanno donare un fresco refrigerio grazie alla temperatura costante che

del Monte San Martino, furono teatro di aspri combattimenti

si discosta di poco dai 10 gradi. Raggiunto il Sasso Cadrega si prose-

durante il secondo conflitto mondiale tra partigiani e fascisti.

gue correndo in cresta e entrando nella galleria più lunga del percorso:


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percorrendone i ripidi gradini scavati nella roccia viva, con un passo lento e costante alla sola luce della frontale, non si possono che rivivere i sacrifici fatti dai nostri soldati e la fatica che dovevano fare a causa del peso delle attrezzature militari, altro che il nostro abbigliamento tecnico! Grande soddisfazione raggiungendo il punto piÚ alto del percorso da cui si può godere un panorama a 360 gradi sui laghi Maggiore e di Lugano, sulla pianura Varesina e Comasca e, con il cielo limpido, si può spingere lo sguardo fino al Monte Rosa. Per chiudere questo splendido anello non resta che buttarci giÚ per una breve tecnica e ripida discesa che si trasforma presto in carrareccia e ci porta velocemente prima a San Michele poi di nuovo verso Cassano.


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THE WINE TRAIL – AMBASSADOR MARCO DE GASPERI Un itinerarario siddiviso in due tappe per renderlo davvero acces-

intermedia a Ponte in Valtellina, che si sviluppa interamente nell’a-

sibile a tutti i runner, anche per coloro che vogliono avvicinarsi al

rea del “Valtellina Superiore DOCG” attraversando dieci comuni

mondo del trail. Rispettivamente 27 km per 1430 mt D+ e 15 km

lungo la Strada del Vino. Permette di percorrere i terrazzamenti su

per 750 mt D+ disegnati dal grande campione di corsa in montagna

cui crescono i vigneti, strappati nei secoli ai pendii e perfettamente

Marco De Gasperi, sono una sorta di omaggio al vino valtellinese

allineati su balze scoscese e fazzoletti di terra riportata, sostenuti

ma anche alla caparbietà dei produttori che hanno plasmato i pen-

da muretti a secco. Una grande opera, frutto della caparbietà dei

dii della valle per realizzare i loro vigneti. Un percorso totale di 42

viticoltori valtellinesi, nel regno del Valgella, dell’Inferno, del Gru-

chilometri per 2180 mt di dislivello, da Tirano a Sondrio con tappa

mello e del Sassella.


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PRIMO STAGE Dopo la partenza si raggiunge la Chiesa di S. Perpetua che domina

sterrata che passa vicino ai campi di segale, raggiungendo i borghi di

l’abitato di Tirano sulla destra orografica del fiume Adda, si scende poi

Sant’Antonio e Passeggia. Il tracciato si immette quindi sulla strada

attraverso i vigneti seguendo il “Sentiero dei Malviventi”. Si continua

di servizio ai vigneti, fin quasi a raggiungere il paese di S. Giacomo

tra i vigneti passando la bellissima tenuta vinicola “La Gatta” salendo

prima di riprendere a salire per raggiungere l’abitato di Castionetto.

poi in quota fino ad intercettare la strada che permette di attraversare

La successiva discesa segue il sentiero che costeggia il torrente della

la Val Boalzo. Si prosegue poi in salita su strade bianche e cementate

Val Fontana, per poi attraversarlo sul ponticello di legno che porta nel

fino a raggiungere l’abitato di Teglio, il punto più alto di questo tracciato

centro storico di Chiuro risalendo poi su acciottolato fino a Teglio.

tutto sempre molto corribile. La salita che da Bianzone porta a Teglio

Gli ultimi 7 km verso Ponte in Valtellina sono un alternarsi di saliscendi

misura poco più di 5 km con un dislivello di oltre 500 metri, con il giusto

dove provare a spingere a fondo con le energie rimaste.

ritmo la si può correre senza difficoltà. Inizia quindi un tratto di discesa


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SECONDO STAGE Il tracciato uscendo da Ponte in Valtellina prosegue in quota, attraverso

Da qui, con attraversamenti di ripide vallette arriviamo finalmente al

i meleti per poi arrivare a Sant’Abbondio di Tresivio. Dopo aver raggiun-

bellissimo Castello Grumello (patrimonio del Fai). Questa è l’ultima

to e aggirato la cattedrale di Tresivio, si incomincia a correre in discesa

asperità di giornata, da qui, dopo averlo attraversato, inizia la disce-

nei vigneti dell’ ”Inferno”e dopo un susseguirsi di salite e discese con

sa finale attraversando i vigneti Grumello fino alla periferia di Sondrio.

passaggi suggestivi, come a Poggiridenti con la chiesa di San Fe-

Gli ultimi due chilometri nel centro storico del capoluogo servono per

dele, si oltrepassa la zona più impervia dei terrazzamenti viticoli di

rilassare la corsa fino alle centrale piazza Garibaldi dove si chiude que-

tutto il percorso, unico passaggio tecnico del tracciato.

sto secondo stage.


GLI AMBASSADOR DI RUN THE TOP Filippo Canetta

Franco Bani

Filippo corre la sua prima gara di Trail run-

Classe ‘67 Franco può essere definito

ning nel 2008, scoprendo il piacere di cor-

uno stacanovista degli sport di monta-

rere in natura. Grazie alla corsa ha impa-

gna: per lui sei allenamenti a settima-

rato ad apprezzare tutte le attività outdoor,

na, il settimo giorno è gara! E se non

condividendo l’amore per la natura come filosofia alla base del trail run-

si tratta di skyrunning è sci alpinismo.

ning. Vive a Milano ma si allena nei boschi della Brianza e sulle montagne

Nel suo palmares figurano vittorie, piazzamenti e partecipazioni in gare

del lecchese. Ha all’attivo numerose partecipazioni a gare di Trail e Ultra

di grande prestigio in entrambe le discipline: Skyrace Trentapassi,

Trail in Italia (piazzandosi sempre nei primi 10) e nel Mondo. Nel 2013,

Skymarathon 4 Luglio, Adamello Sky Raid, Sellaronda, Trofeo Mezzala-

oltre all’attività agonistica, si dedica alla realizzazione di alcuni progetti di

ma e Patrouille des Glaciers. Ha vinto il Trofeo Ravasio, che percorre

riscoperta e valorizzazione del territorio tramite la corsa in natura, cercan-

l’Alta Via N°1, per ben 4 anni consecutivi, dal 2006 al 2009.

do di stabilire alcuni record di percorrenza su un dato tracciato.

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Mario Poletti

Alberto Bresciani

Mario molto probabilmente è uno dei perso-

Si è dedicato ad alpinismo e sci fino ai vent’an-

naggi del mondo della corsa in montagna più

ni quando ha incominciato a correre sempre

conosciuti in Italia. Ha un curriculum sportivo

più assiduamente. Negli ultimi dieci anni si è

di primissimo piano che comprende ben 14

concentrato sulle corse in montagna, ama i

vittorie, tra il 1999 e il 2007, in altrettanti pre-

percorsi tecnici e soprattutto la discesa, tra

stigiose gare di skyrunning. Oltre a questo è

le sue gare preferite infatti spicanno il Trofeo

detentore del record di percorrenza del sentiero

Scaccabarozzi e il mitico Kima. Particolarmen-

delle Orobie: 84 km in 8h52’. Mario è anche organizzatore della Orobie

te a suo agio sulle lunghe distanze tanto da chiudere nelle prime 25

Skyraid, del Trail del Formico e della Orobie Vertical.

posizioni assolute gare come il Cro Magnon o il Trail del Lago d’Orta.

Massimiliano Mercuriali Milanese, ingegnere di professione e grande appassionato di outdoor e di montagna in

Marco De Gasperi

particolare. Dopo aver salito le principali cime

E’ lo specialista italiano di corsa in mon-

dell’arco alpino inizia a correre in montagna

tagna più titolato: 6 volte Campione del

nel 1990 con il Trofeo Caprioli e il Gervasoni, quando le gare erano ancora

Mondo, 5 Coppe del Mondo individuali,

chiamate Rally alpinistici e si correvano a coppie. Corsa e trail in estate e

11 Coppe del Mondo a squadre, 12 vittorie

sci alpinismo in inverno, queste le sue grandi passioni che lo hanno portato

in Coppa Europa, solo per citare i principali

all’arrivo delle principali manifestazioni in entrambe le discipline: Mezzalama

risultati. Valtellinese, membro e tester del

Skyrace, Tor des Geants, Lavaredo Ultratrail, Cervino Xtrail, Trail dell’Oasi Ze-

Team Scott. Un grande atleta in gara, for-

gna, Valdigne per quanto riguarda il trail e Tour du Rutor, Trofeo Mezzala-

midabile nel dopo gara per la sua simpatia

ma, Tour del Gran Paradiso e altre ancora nello sci alpinismo.

e disponibilità.


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Road to Wine Trail 125 km di bici, 3 passi alpini, 42 km di trail. E poi vigne, cantine, botti e barrique... e alla fine un bel calice di rosso. Rigorosamente Valtellina DOCG!

Di Andrea Pizzi, foto di Andrea Valsecchi

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Da un punto di vista antropologico il Trailer è un soggetto particolare.

Un trail interamente dedicato alla Valtellina ma soprattuttio alla sua grande

A dispetto delle altre “tipologie” di runner ha un modo di affrontare la corsa

e rinomata produzione vinicola, alla forza e alla caparbietà dei viticoltori

e l’ambiente in cui si trova con una filosofia spesso rivolta alla ricerca del

che negli anni hanno saputo plasmare, adattare e ottenere il meglio da

piacere, fisico e spirituale allo stesso tempo. Non parliamo solo di en-

una terra difficile per conformazione ma dalle grandi potenzialità. Incredibili

dorfine, di flow ma anche di altri piaceri...quelli legati alla buona tavola!

terrazzamenti “rubati” alla montagna e costruiti con

Il trailer ama mangiare bene e, l’abbiamo notato durante le tante gare che Soul Running ha frequentato quest’anno, bere bene. Non è poi così difficile

grandi sforzi per offrire alle viti la miglior esposizione al sole, quella sul

vedere all’arrivo atleti con in mano un bicchiere di birra o di vino rosso che,

versante a sud della valle attraversata dall’Adda. E’ qui che Marco ha dise-

come recita il detto, “fa sangue”...! Ci sono anche alcune gare e manife-

gnato il suo Wine Trail, una gara di 42 km con 1830 mt D+ ma che vuole

stazioni intitolate a specialità enogastronomiche...insomma i piaceri della

essere anche un omaggio al vino della sua terra. Per questo motivo l’ha

tavola ben si conciliano con il trail. E’ un dato di fatto e ne siamo contenti.

tracciata quasi interamente tra i filari di vite, sui terrazzamenti e attraversando le principali cantine della valle, un’opportunità unica per conoscere

Ulteriore esempio di questa tendenza è la nuova gara tutta valtellinese,

il territorio ma anche il “dietro le quinte” della produzione, poter disturbare

zona ancora tanto da scoprire in chiave trail, che ha come “deus ex machi-

per un momento, entrando in alcune cantine, il riposo del “nettare degli

na” Marco De Gasperi.

dei” all’interno di botti e barrique, come avverrà presso la magnifica tenuta “La Gatta”. Luoghi normalmente chiusi al grande pubblico ma che il prossimo 24 novembre apriranno le porte ai trailer. Materiale obbligatorio standard, vietato portarsi cavatappi e...all’uscita delle cantine verranno fatti controlli sugli zaini!!!


Una gara senza grandi dislivelli ma impegnativa, su e giù tra i terrazzamenti, con scale in pietra che portano da un uno all’altro...un’occasione unica per conoscere la Valtellina e i luoghi che solitamente si vedono solo dalla macchina, mentre si è in viaggio verso le classiche località turistiche della Valle. Ben dieci i comuni attraversati lungo i 42 km di gara con partenza da Tirano e arrivo a Sondrio in Piazza Garibaldi, percorrendo sentieri storici come quello dei “Malviventi”, raggiungendo poi la Torre “De li beli miri”, il Palazzo Besta e Castel Grumello, alcune tra le perle del patrimonio culturale della Valtellina ma che pochi conoscono. Un viaggio a stretto contatto con i vigneti, lasciandosi accarezzare dalle foglie ingiallite correndo tra stretti filari che, con il prodotto delle loro uve, potrebbero raccontare i secoli di storia dell’area del Valtellina Superiore DOCG, il regno del Valgella, dell’Inferno, del Grumello e del Sassella. Si parte per un trail e ci si ritrova quasi una visita guidata... Previsto anche un percorso intermedio di 19 km per 730 mt D+ con partenza da Chiuro e arrivo in piazza a Sondrio. Pacco gara: praticamente un pezzo di Valtellina e dei suoi sapori! Vino, formaggio, bresaola, pizzoccheri, mele e marmellate. Per un 92

amante della tavola è già una vittoria! Trai vari impegni di fine stagione su invito di Marco, al quale non avremmo mai potuto rinunciare pensando al “terzo tempo” in qualche cantina, abbiamo deciso di andare a correre in anteprima questo trail. In Valtellina partendo dalla Pianura ci si può arrivare in tanti modi: in auto su strada è il più scontato...in canoa risalendo l’Adda, con in mezzo il Lago di Como già più interessante...e oltretutto caro alla storia Lombarda (i canali di Leonardo da Vinci, il lago di Alessandro Manzoni e dei suoi Promessi Sposi)...ma abbiamo preferito restare con i piedi asciutti. Quindi abbiamo optato per la bicicletta da corsa cogliendo l’occasione per pedalare sui passi che separano Bergamo da Tirano, attraversando le Orobie, una catena di montagne tanto care a Mario Poletti, guarda caso grande amico proprio di Marco...nonchè uomo Scott, azienda tra i partner del Wine Trail...una serie di ingredienti insomma che non potevano rimanere slegati, avevano bisogno di essere impastati tra di loro per dare vita a una torta, sempre meglio che una frittata...a un viaggio, a una nuova Soul Experience. Passo della Presolana, passo del Vivione e infine Aprica. Sulla carta quasi 130 km e più di 2500 mt D+, una “sgambata” già impegnativa per chi

Testo e foto di Andrea Valsecchi


Road to pedala regolarmente, una sfida importante per chi non è abituato al gesto e ha nelle gambe “solo” un po’ di chilometri di trail. Ma come dice Mario, che non aspettava altro di trovare altri fuori di testa per fare la traversata: “Se vuoi fare una cosa non aspettare di essere pronto. Falla e basta!”. Così si parte dalla sede italiana di Scott, ad Albino, ovviamente a bordo di tre Addict 2014 che pedaliamo in anteprima rispetto agli appassionati: definirle solo biciclette è riduttivo, rappresentano il top di gamma per il brand,

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Road to

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pesano meno di 6 kg...se non ce la facciamo con questi mezzi... non ce la faremo mai! Dopo i primi chilometri di Val Seriana, tutta in ombra al mattino, si inizia a salire, finalmente al sole, verso il primo colle, i 1297 mt del passo della Presolana, una salita lunga e senza gradi pendenze: i primi 36 km sono andati. Ci si tuffa letteralmente in discesa verso Schilpario per attaccare il vero spauracchio della giornata, i 9 km che ci portano ai 1828 metri del Passo del Vivione. Strada stretta, lungo l’ascesa ci sorpassano solo due moto. Silenzio, bosco di abeti con il sole che man mano scalda l’aria e illumina le montagne sopra di noi, imbiancate della prima neve. Paradiso. Si sale chiacchierando con Mario che da buon “local” fa da Cicerone sui luoghi, le cime...e già pensiamo di ritornarci in primavera per farci una bella corsa. Salendo si esce dal bosco e compaiono cime che ricordano le Dolomiti, nei tratti in ombra resiste le neve caduta qualche giorno prima. Silenzio ancora, solo il rumore della catena che passa da un pignone all’altro, e il nostro respiro, affannoso...per fortuna il mal di gambe non fa rumore...altrimenti ci arresterebbero


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Testo e foto di Andrea Valsecchi


Road to per disturbo alla quite pubblica! Foto di rito in cima, giusto il tempo per indossare una giacca antivento e giù verso la Val Camonica: 23 km di curve, strada stretta cosparsa di foglie umide, qualche chiazza di neve nella parte alta. Lasciamo scorrere la bici, ci dà sicurezza, perdiamo quota rapidamente, troppo...le belle cose finiscono sempre troppo in fretta. Quando la strada riprende a salire mancano più di 20 km all’Aprica, ultima asperità della giornata. Un panino volante e Edolo ci ricarica le batterie, la salita è lunga ma non impegnativa, il clima perfetto, la compagnia anche. La chiamata di Marco, che ci aspetta dall’altra parte, in Valtellina, nella sua Tirano, ci riporta alla realtà...dura realtà...dopo la bici dobbiamo anche correre! Ci sono luoghi che puoi vedere e godere veramente solo a certe velocità: quelle del trail o della bici.

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Ultra

Cavalls DEL VENT2013 salomon Nature Trails by SOUL RUNNING

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TESTO E FOTO DI LUCA PODETTI


VENERDI’ 20 SETTEMBRE - AREOPORTO DI BARCELLONA, ORE 8:30

agli escursionisti fare un trekking lungo suddividendolo in più giorni. Dopo un’ora e mezza di macchina finalmente arriviamo. Saluto Ràmon e inizio

All’uscita dal gate, dopo il ritiro bagagli, un tipo dalla faccia simpatica tiene

un giro veloce di perlustrazione per cercare di capire fin da subito il clima

in mano un cartello con la scritta: Luca Podetti, SoulRunning UCDV.

che tira in paese. Quello che vedo è un’intera comunità in fermento per

Sono passate 5 ore da quando è suonata la sveglia, con lo sguardo ancora

l’evento dell’anno, tutti si aiutano e si preparano ad accogliere gli atleti

assonnato e gli occhi rossi, faccio un mezzo sorriso all’uomo del cartello

che alla spicciolata stanno arrivando. Anche qui a Bagà bandiere catalane

sperando capisca al volo che sono io quello che cerca. Per fortuna capisce.

onnipresenti; sui balconi, in strada, sulle vetrine dei negozi. I ragazzi di

Poco dopo conosco Franck, il collega francese. Per i prossimi 3 giorni

Salomon che si occupano dell’evento sono tutti giovani ma allo stesso

sarà lui il mio migliore amico. “Questa è la mia prima volta in Spagna”

tempo molto professionali e attenti ad ogni minimo dettaglio. Nonostante

gli confido mentre stiamo salendo in macchina. “Catalunya!!” esclama

quest’anno la gara non faccia parte del circuito Isf World Series, è riuscita

l’autista, che evidentemente ha sentito. “Catalnunya is not Spain” mi dice,

ad attirare atleti fortissimi, più di mille partenti al via, web TV in Steaming

fissandomi dallo specchietto centrale. Ramòn, così si chiama, durante il

e copertura mediatica di primo livello, grazie ai numerosi e importanti

viaggio che ci porta a Bagà, in un inglese un po’ claudicante, ci parla della

sponsor. L’accoglienza che ricevo da tutta l’organizzazione, è davvero

Catalunya e del perchè vogliono l’indipendenza dalla Spagna, del suo mal

eccezionale, Eva e Laura sono molto disponibili e gentili, praticamente

di schiena, di Kilian, della fabbrica di birra locale. Con la musica dei Manà

mi fanno sentire un vip, mi presentano a tutti i fotografi e giornalisti

e la chitarra di Santana in sottofondo, attraversiamo gran parte della terra

internazionali presenti, mi chiedono quali atleti preferisco intervistare,

di catalogna, e io rimango subito colpito da come questo popolo sente e

vogliono sapere in che punto particolare del percorso preferisco seguire

vive il proprio territorio, scorgendo non di rado, bandiere a strisce gialle e

la gara in modo da organizzare una macchina tutta per me. Riesco a

rosse issate sui crinali delle colline o ai confini dei paesi. Man mano che

fare due chiacchere con la maggiorparte dei favoriti, e in tutti vedo

ci avviciniamo a Bagà si iniziano a scorgere le splendide montagne dove

una spensieratezza ed una tranquillità che raramente ho visto in altre

il giorno seguente 1000 persone correranno quella che è una delle gare

competizioni di questo livello. Dopo cena organizziamo una riunione

più sentite e acclamate in Spagna. Il percorso, ci spiega Ramòn, si snoda

veloce tra fotografi e giornalisti per decidere in che punti del percorso

interamente nel Parco Naturale del Cadì-Moixerò, sul sentiero dei Cavalls

seguire gli atleti. Io e Franck ci accordiamo per dividerci il giorno dopo.

del Vent, nato 10 anni fa, per unire i maggiori rifugi del parco e permettere

Lui seguirà gli atleti in un posto solo mentre io cercherò di seguire la

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gara in diversi punti del tracciato. Esausto dopo una lunga giornata, mi

mattina della domenica, e per tutta la notte musica e speaker attendono e

addormento in tre secondi tre.

acclamano ogni Finisher.

SABATO 21 SETTEMBRE - BAGA’ TIME TO RACE

DOMENICA 22 SETTEMBRE – BYE BYE CATALUNYA

La sveglia suona presto anche oggi, la partenza della gara sarà alle 7.

La giornata inizia con più tranquillità oggi. A colazione siamo seduti a tavola

Con sorpresa, noto che tutti gli atleti top runner dormivano nello stesso

soltanto io e il vincitore, Luis, che mi confida di non aver mai avuto le gambe

mio albergo. Durante la colazione cerco di carpire sensazioni e livello di

così dure, e si dispera perchè il giorno dopo al mattino presto dovrà essere

concentrazione, ma alla fine vedo solo visi rilassati e sorridenti, privi di

al lavoro. Ci scambiamo i numeri di telefono promettendoci di rivederci alla

particolari tensioni emotive, nonostante poi la gara risulterà combattuta

finale di skyrunning in Italia, sul Lago di Garda alla Limone Extreme Skyrace.

dal primo all’ultimo km. La partenza è nel cuore del paese, in una

Poi mi saluta chiedendomi di tornare comunque in Spagna, magari già a

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piccolissima piazza dalla quale gli atleti usciranno passando subito per una minuscola viuzza.Vedere migliaia di frontali accese affrontare le prime curve accompagnate dalla luce, ormai fioca, della luna piena, è molto emozionante. Fin dalle prime rampe noto subito una grande differenza rispetto alle gare a cui sono normalmente abituato in Italia; qui il tifo è onnipresente, è muy caliente, e fa un tifo esagerato, incitando proprio tutti, dal primo all’ultimo nssuno escluso. I paesaggi sono meravigliosi, il clima pure, e tutti di divertono. Intanto erco di arrampicarmi su qualche roccia o di nascondermi dietro un cespuglio per delle foto migliori. La gara è bellissima, combattuta e molto partecipata. I ragazzi Salomon confermano la loro preparazione e professionalità controllando ad ogni atleta il materiale obbligatorio in più punti della gara, e fermano circa una decina di atleti, tra cui anche alcuni toprunner. Come da pronostici vincono i favoriti Luis Alberto Hernando Alzaga alla sua prima 100km e l’eterna Nuria Picas con dei tempi record di percorrenza. Gli arrivi si susseguono fino alla


maggio per correre la Transvulcania. Riesco

Barcellona. Durante le 3 ore circa di attesa dei rispettivi

finalmente a scambiare due chiacchere con Tofol

aerei ci confrontiamo sull’esperienza vissuta in questi

Castanyer, incontrato sulla linea di partenza di

giorni. Abbiamo entrambi trovato un clima familiare,

molte gare ma senza mai parlarci assieme. Cerca

caliente, gestito da persone giovani e simpatiche,

di convincermi a portare amici e conoscenti a

tecnicamente molto preparate. Ricordo ancora le parole

gareggiare qui in Spagna; “c’è bisogno dell’atleta

di Ràmon: “catalunya is not spain”, aveva ragione. Il

italiano qui” mi dice. Sottovoce però mi confida

senso di comunità e di appartenenza sono molto forti,

che la gara che preferisce più di tutte (forse perchè

sono orgogliosi del loro essere catalani, molto uniti

l’ha anche vinta) è il Giir di Mont in Italia, il che non

tra loro, forse è anche questo uno dei motivi della

può che inorgoglirmi. Rivedo il mio compagno di stanza Franck quando è

buona riuscita di una gara così importante in un paesino così piccolo.

il momento saltare in macchina e lasciare Bagà, direzione areoporto di

En este mundo no se logra nada útil ni grande sin esfuerzo ni sacrificio.

PAU YLLA DOCET

Responsabile Sport Marketing Amersports Spagna

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SR - Pau, parlaci dell’espansione del movimento trail in Spagna. PI - Nel mio paese, negli ultimi cinque anni, sta aumentando esponenzialmente il numero di persone che vuole praticare il trail running, ci sono sempre più gare sparse in giro per tutta la Spagna. La corsa offroad è diffusa su quasi tutto il territorio, nella zona dei Pirenei, in Catalunya, nei Paesi Baschi, nella zona di Madrid e a sud della Spagna. A nord ovest, in Galizia, lì non è uno sport praticato, forse anche perchè le persone sono meno sportive. SR - Parliamo di mercato. Salomon che ruolo ha nel mondo del trail running spagnolo? PI - Posso certamente dire che qui Salomon è leader incontrastato nel settore della corsa in montagna, sia a livello di abbigliamento che a livello di calzature. I nostri prodotti, anche rispetto al mercato italiano, sono molto più utilizzati, e il divario è molto netto rispetto agli altri marchi. A partire già dal 2014 anche qui in Spagna, così come da voi in Italia, Salomon lancerà la linea city trail....vedremo cosa succederà! SR - So che hai un rapporto speciale con questa corsa, raccontaci.. PI - Certo che sì! Molto speciale! Cinque anni fa, eravamo in tre amici, seduti ad un tavolino con un paio di birre in mano e altrettante già nel corpo, e ci siamo detti: “perchè non organizziamo una gara qui sul percorso dei Cavalls?” Nella prima edizione, come spesso accade, molte cose andarono per il verso sbagliato: un po’ di disorganizzazione, pochi iscritti, ma erano principalmente errori di inesperienza. Ora posso dire, senza paura di essere smentito, che questa è una delle gare meglio organizzate in Spagna ma anche in tutto il panorama europeo di ultra trail. Quest’anno siamo passati ai 100 km, invece degli 84 del 2012, questo per poter dare spazio anche ad altri paesi limitrofi di poter vivere la corsa e di poter essere valorizzati dal punto di vista turistico. Nonostante quest’anno la gara non facesse parte del circuito internazionale abbiamo ricevuto 3000 domande di iscrizione per soli 1000 posti disponibili. L’evento è comunque molto sentito nonostante abbia avuto quest’anno meno appeal a livello mondiale, forse anche a causa della mancanza di un big come Kilian...... ma non diciamolo a Luis Alberto Hernando!!!


Luis alberto hernando alzaga

“presa diretta”

“Lavoro per la guardi civil spagnola. Lavoro da aprile ad ottobre”

“In Europa, solo Kilian viene pagato per correre e per allenarsi. tutti gli altri come me, hanno un lavoro”

“Sono un tipo abbastanza tranquillo e non soffro la tensione, ma una volta indossato il “dorsal” esce la vena competitiva che è in me, e credo che sia così per molti” “In allenamento mi diverto, corro in compagnia e in modo rilassato, ma sulla linea di partenza sono da solo contro tutti gli altri” “Non credo molto in chi dice che corre queste gare per migliorarsi, per confrontarsi con la natura o per correre contro se stessi. Questo può avvenire in allenamento, ma una volta messo il pettorale.....cambia tutto! Io so che voglio solo vincere e non penso ad altro, e anche domani sarà così.”

5’ dopo la vittoria si avvicina e mi dice: “hai visto che ho vinto? te lo avevo detto ieri, voglio solo vincere. è stata durissima, ma sono felice, è la mia prima 100 e l’ho vinta....io!!!!”

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INCONTRO

TOR 2013 Dritto al cuore dellaVal D’AOSTA

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Di Davide Orlandi Foto di Luca Podetti, Stefano Marta, Andrea Pizzi, Filippo Canetta, Max Russo, Massimigliano Pagni e Luca Revelli

Due Andrea, uno Stefano, due Luca, un Davide, due Max ed un Filippo. Una Redazione affiatata. Amici che insieme hanno un target, come dirà poi Iker. Correranno il Tor, faranno anche loro un viaggio, da Courmayeur a Courmayeur, un anello di 334km e 24.000 D+ tutto uguale, ma profondamente diverso. Lo correranno nella direzione opposta. Si chiamerà “Incontro Tor”


Intro&Prequel

E’ qui che volevo essere. La finestra. Qualche

metro di roccia e sassi. Questa targa gialla, l’ultima. Tutti i Finisher del Tor l’avranno pensato, una volta guadagnato l’ultimo colle: il Malatrà. A noi è successa una cosa diversa!

8 settembre 2013, Courmayeur. 10.00 a.m.

Piove.

Poche gocce. Sempre più forte. Diluvia. La piazza sfida il maltempo, si presenta vestita a festa e gremita al quarto start del Tor Des Geants. I partecipanti sono 740 da 47 paesi al mondo. Che viaggio! La cerimonia di partenza dura molto, forse troppo per i trailer sotto l’acqua, ma nessuno si lamenta.....d’altra parte per gente che affronterà mediamente 100 ore di montagna con qualsiasi meteo, non sono certo venti minuti in più che possono cambiare qualcosa. Sfilano i Top Runner, si uniscono al viaggio. Un momento dopo non c’è più nessuno. Quando il circo è partito e resta la piazza, la pioggia, gli ombrelli che si allontanano, mi rimane sempre addosso un leggero senso di malinconia, forse è il fatto di non essere nel cuore dell’avventura. Questa volta non è così! 105


8 settembre 2013. Courmayeur. 10.35 a.m. Silenzio. Lo speaker smette di parlare. Tutti si allontanano. Un gruppo armato di videocamere, action cam, macchine fotografiche accerchia due trailers, rimasti li con le spalle al percorso e gli occhi che sfidano quel che si vede del Bianco. Uno di loro sono io, L’altro è Filippo. Ci saluta la Tv regionale che ci redarguisce sull’errata pronuncia del cognome di Renato, sono due anni che ci frequentiamo ma il patois resta ancora un mistero per me.... Ci saluta il mitico speaker del Tor. Voce del viaggio. Insostituibile. La sua erre arrotolata come quella di nessun altro è tratto tipico di questa gara e della Val D’Aosta tutta.

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Ci saluta la redazione che ci aspetterà, in parte a Bosses e in parte correrà a seguire il Tor a La Thuile. Ci saluta il bianco con qualche schiarita sulla Brenva. Start. Soli. 100 metri piani, poi su verso il Villair, bosco, Bertone. Un vertical come start non è male. 1000 D+ andati. Ora si corre verso il Bonatti. Ma la vera meta che ho in testa è lui: il mitico Colle Malatrà. Quello che annuncia ai Trailers: “ok ora si scende”. Quello che per noi sarà il simbolo dell’isolamento totale, dell’inizio di un’altra sfida.


PENSIERO/CRONACA - Ore 12.00 - Col D’Arp, esattamente dalla parte opposta di dove ci troviamo. Affollamento,

tifo,

sorrisi,

eccitazione,

pale

dell’elicottero, campanacci, ticchettio di bastoncini, chiacchiere e risate dei viaggiatori. Primo colle. Il Viaggio ha inizio. La salita al colle da questo lato è lunga. L’ultimo tratto è lunare, magnifico. Filippo corre e fotografa. Io fatico, tanto, ma rido, rido. Felice. Amo l’acuirsi dei sensi, dell’udito che, attento, cerca, rumori. Non li trova. Si rassegna. La vista cerca riferimenti. Individuato l’obiettivo si rilassa. Il tatto, limitato dal freddo pungente e dal leggero gonfiore delle mani rivolte verso il basso da ore, è esile ed inutile. L’odore ed il sapore sono è una cosa sola. Quello delle nuvole. Freddo, umido, puro. L’unica cosa che si sveglia, percepisce, elabora, gode è il cervello, la mia anima, il mio cuore. Tutto ciò che ho dentro è invaso dal piacere di essere li. Tra due rocce, in un metro di spazio, con un cartello giallo che dice: Colle Malatrà. Poi gambe, corde, catenelle, gradini di ferro e pietra. Poi nevischio, si trasforma in ghiacciolini duri che ci colpiscono, con forza, portati da un vento improvviso, forte e gelido. Siamo fradici, sbagliamo strada, siamo in mezzo alle nuvole a 2800 metri e siamo sereni più che mai. Sentiamo la nostra amicizia, la sintonia con il territorio, l’armonia degli spazi. La positività della Vallèe ci conduce sino a Bosses a tempo di record. Piove con forza. Visibilità nulla. Solitudine massima. nessuna freccia per terra, nessuna bandierina, nessun ristoro. Ma ce la faranno a montare tutto in così poco tempo tempo? Il Tor è un fiore. Vede la luce una volta l’anno, per 150 ore. Nasce e muore per farsi guardare.

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PENSIERO/CRONACA - Ore 16.30 – Noi siamo a Bosses 30 km 2100 D+ - Iker Carrera è praticamente a Val Grisa 40km 3500 D+ - Lee Chewee Hoem è a La Thuile 17 km 1200 D+. Ognuno fa il suo viaggio. Ognuno ha il suo ritmo. Ognuno le sue motivazioni. Bosses ore 16.40. Stefano e Massimo scompaiono tra le nuvole. Veloci e silenziosi. Devono correre e lo faranno. Sono i più allenati tra noi e la fuori diluvia, tuona, sempre più forte. Sono esperti. Stefano consce i luoghi. Ma sono comunque un po’ preoccupato, sono io che mi sono inventato questa favolosa follia e mi sento un responsabile. Il Camper della redazione è in movimento verso Ollomont. La macchina di Luca vola verso Eaux Rousses per seguire la gara. L’attesa è snervante. Ho poco campo e non riesco a vedere come la gara, qualche telefonata ci dice che il maltempo sta arrivando sempre più forte, ma noi lo sappiamo già dato che ci siamo dentro dal Malatrà qua sul versante nord della Vallèe. Sera. Cena frugale.....in realtà non sappiamo usare nulla nel camper....buone le barrette! Notte. Base vita non esiste, segnali nulla. Il Tor qui non è ancora arrivato. Ecco le frontali! SI! Ci si rilassa.

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PENSIERO/CRONACA - Ore 22.40 – Noi siamo a Ollomont circa – Iker Carrera è già transitato da Eaux Rousses - Liu Yue Mei, che sarà l’ultimo trailer a transitare a Eaux Rousses restando in gara è ancora in viaggio per Val Grisa. – Lì il Tor è in piena attività. Qui regna ancora il silenzio. Decidiamo di aspettare un pò, per non partire con Andrea e Luca in completo isolamento, pioggia, torrenziale e notte. Il sonno però è fragile, la voglia è tanta e a mezza notte in un finto momento di calma del diluvio si riparte! Il Camper-redazione “vola” a Oyace, alle 3 del mattino cambio staffetta e via a Luca e Max. Rapidi e ancora nelle nuvole.... le ultime per fortuna si dirigono verso Val Tournanche. Arriveranno 9 ore dopo alle 12.00.....siamo lenti noi o Iker è un fulmine. Oggi è facile dirlo.

PENSIERO/CRONACA - Ore 3.00 – Noi siamo a Oyace – Iker è a Donnas – Qualcuno non vi arriverà mai, un unico privilegio per il suo spirito. Una parte di esso abiterà per sempre tra le montagne che amava a tal punto da attraversare il mondo per conoscerele.

Per questo motivo decidiamo di “barare” giustificati da motivi redazionali: dobbiamo incontrare i primi verso Niel e questi tempi da record ci hanno sorpreso. E’ così che Andrea e Luca partono da Val Tournanche mentre gli altri sono ancora ben lontani da li e contemporaneamente

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le due staffette percorrono a ritroso il Tor. La prima ancora nel nulla, la seconda vedendo nascere il Tor. Fiorisce dal nulla la base vita di Val Tournanche, compaiono misteriosamente le bandierine gialle che escono dal letargo di una anno e via verso la Val D’Ayas poi Col Pinter e Gressoney dove la Vallèe è già in festa, in attesa. I volontari ci accolgono, ci rifocillano. Splende il Sole. Il Tor è Nato anche per noi! 24 ore dopo la nostra partenza. Abbiamo recuperato su Iker? No!

PENSIERO/CRONACA - Ore 10.00 – Noi siamo a Gressoney – Iker sta uscendo da Donnas......... no comment – Claude Denaix è e Rhemes Notre Dames. Il tratto da Gressoney era, sulla carta, fin dalla prima edizione, il tratto più duro. Ma, come accade per il giro d’italia, è proprio li che il calore della gente si fa sentire. Attesa, tifo ed accoglienza sono unici. E’ stato forse Ulrico Bieler a dare inizio quattro anni fa a questa magia nel vallone di Loo. In questi angoli tanto magici, quanto sperduti i ristori sono tantissimi e non solo ufficiali. Sono nati spontaneamente luoghi dove chi possiede malghe le mette a disposizione dei viaggiatori. Lo si faceva una volta. Il Tor ha “restaurato” i rapporti umani.

Lassù, l’ultimo...forse non più. Rino lavora e passa gran parte del suo tempo in uno dei piccoli paradisi 110

valdostani. Rino vive nel vallone di Loo. Rino conosce ogni angolo e segreto di quel suo piccolo mondo. Rino Laurent è uno degli Ultimi, come li ha chiamati Sandro Bechaz nel suo mitico libro. Gli Ultimi che resistono. Gli Ultimi che restano radicati alle tradizioni. Gli Ultimi che sono parte integrante del territorio. Poi, un giorno, arriva il TOR. Cambia tutto. Incontriamo Rino, ovviamente nel suo vallone. Forse è più corretto dire che è lui che incontra noi. É girato, di spalle. Guarda verso sud-est, da dove si aspetta che arrivino, da lì a poco, i Giganti. Prima di vederci ci sente e, non sorpreso, ci viene incontro. Sa chi siamo! “Quelli che lo fanno al contrario” dice, subito ci chiede tutto sui primi sui passaggi di Franco e Bruno. Parla di Trail, di Kilian. E’ aggiornatissimo. Il Tor ha variato il modus vivendi di Rino. Il suo piccolo paradiso si è aperto al passaggio di trailers ed escursionisti. Matti che passano con le frontali durante l’anno per allenarsi su uno dei tratti più duri, belli ed isolati della “Gran Gara”. Ci piace chiamarla così. Come il Cervino è la Gran Becca. Il Tor ormai non ha bisogno di altro per essere riconosciuto. Il tempo di Rino era scandito da due momenti legati allo spostamento del bestiame. Il Tor è diventata la “rete” di Rino. Lo ha collegato. Il Tor scandisce il passare del tempo di Rino in maniera differente. Oggi Rino aspetta i primi e vede passare gli ultimi. Lui, forse, non lo è più!


Decidiamo di proseguire parallelamente con due staffette in contemporanea per riuscire ad avere più materiale fotografico possibile sui primi 10. Così mentre Luca a Max partono da Gressoney, Stefano e Max partono da poco sotto il Vargno, fino a dove il camper.redazione si riesce a spingere. Tra il Vargno e Niel, silenzioso, serio, concentrato al massimo, apparentemente non affaticato appare Iker Carrera. Quello che ci scombina i piani. Quello che sta imprimendo un ritmo indiavolato ed inaspettato alla gara. Quello che sta portando il Tor all’attenzione di KIKI...... Non ci guarda, non so se ci nota nemmeno. E’ in una dimensione differente dalla nostra, ma scopriremo, poi anche da quella degli altri. Stimolato per ben tre volte, prima di ricevere risposta, dall’indomito Luca che vuole a tutti i costi scoprire se è umano, Iker pronuncia una sola parola: “Target”. Portandosi le mani al viso mimando un binocolo la ripete tre volte. Forse sono tre risposte a tre domande che sono arrivate tardi nel suo mondo. Sparisce nel verde, nel sole. Silenzioso, leggero, rapido. Incontriamo ed incitiamo gli amici di tante gare: Oscar, Franco, Marco, Francesca.

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Alle 19.00 con una staffetta siamo a Donnas. La base vita. Mai nome fu più azzeccato! Qua arrivano zombie e ripartono umani. La magica miscela di accoglienza, sicurezza, civiltà, simpatia, calore che regna la dentro risolleva gli animi. Si ha la sensazione che tutti possano farcela, che ormai sia fatta, ma non è così siamo solo a metà strada. Donnas inganna i sensi dei viaggiatori come le sirene d’Ulisse.

PENSIERO/CRONACA - Ore 20.00 – Noi siamo a Donnas – Iker è a Niel - no comment – Claude Denaix sta per guadagnarsi il colle più alto del Tor: Il Loson! Da Donnas al Sogno passando per la valle di Champorcher cambia tutto e saliamo in pompa magna sul carrozzone allegorico della gara più dura al mondo. Incontriamo circa 500 trailers. Incontriamo 500 emozioni diverse, tutte spinte al massimo o al limite. La spensieratezza di Marco e Arianna, la goliardia di Makoto, la caparbietà di Andrea Gallo, la finta fragilità di Jeri da Singapore! Incontrare tutte queste anime erranti. Incontrare i loro sorrisi, il loro stupore, il loro amore. Che opportunità poterli guardare in viso, parlare con loro non aspettandoli ma andando loro incontro, condividendo parte della loro fatica, comprendendo la loro motivazione. Solo così abbiamo visto la forza di un movimento come quello del trail, la sua potenza!

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Jeri Chua from Singapore

Di Max Russo

Siamo tra il Miserin ed il Dondena, una ragazza arriva sola, è orientale. Di solito in questa parte del gruppo e della gara i concorrenti sono almeno in coppie piu’ o meno improvvisate. Lei viaggia da sola, minuta, sorridente e non pare neppure troppo stanca, la saluto e la incoraggio mentre la fotografo, lei mi ringrazia e si mette in posa, poi mi saluta e se ne va. Finisce il Tor, finisce l’IncontroTor e si torna a casa; mentre ripercorro quei giorni e riguardo le foto mi fermo su quelle della piccola orientale che avevo incontrato quando le mancavano ancora 210 chilometri alla fine. Vorrei mandarle qualche scatto e così cerco la classifica, trovo il suo nome e vedo che ha portato a termine la sua impresa. Potenza dei social network, cerco Jeri Chua, la trovo e le chiedo l’amicizia, così potrò postare le foto sul suo profilo. Dopo pochi minuti lei accetta la mia richiesta, posto le foto con un messaggio di saluto e i complimenti, ai quali segue un suo messaggio di ringraziamento. Come capita quando fai nuove amicizie su FB sono incuriosito, vedo che Jeri e’ di Singapore, e dalle foto vedo che si occupa di moda; credo di capire sia una buyer, abituata a viaggiare per lavoro un po ovunque. Nelle sue foto fatico a riconoscere quella figura sorridente, tecnicamente abbigliata e appena uscita dalla seconda delle sei notti che poi affronterà nel suo viaggio valdostano. La vedo sempre sorridente in foto con Frida Giannini di Gucci o con altri nomi della moda; la vedo indossare capi e scarpe fashion, quasi una versione orientale di Sex and the City, e mi rendo conto di quanto e in così poco tempo il Tor sia riuscito ad entrare profondamente nell’immaginario collettivo dei trail runner di tutto il mondo. 113


Arriviamo a Cogne pieni di energia, dove il Tor sta già sfiorendo. Abbiamo incontrato le “scope”. La base vita sotto al Gran Paradiso sta salutando gli ultimi arrivi degli eliminati mentre viene smontata. Piano piano il silenzio riguadagna il suo spazio. Riconquista la Vallèe!

PENSIERO/CRONACA - Ore 11.00 – Noi siamo a Cogne – Iker è a Cuney - Claude Denaix è al Sogno.....l’abbiamo incontrato, ma non potevamo sapere che sarebbe stato l’ultimo dei viaggiatori di quest’anno. Luca e Max partono da Cogne. Soli. Solo orme sui sentieri, piccoli segni del passaggio di centinaia di atleti. La Vellèe e la sua natura selvaggia riemergono e si riappropriano dei loro spazi che hanno concesso in comodato d’uso gratuito ai loro figli prediletti. Scavalcano il Loson si danno il cambio con Max e Stefano ad Eaux Rousses. Loro proseguono fino a Val Grisa, dove in piena notte Carmela ha raggiunto il camper-redazione ed è pronta a partire con Andrea verso La Thuile. PENSIERO/CRONACA - Ore 4.00 – Noi siamo a Val Grisanche – Iker sta già salendo verso la fatidica targa gialla: Il Malatrà! - Claude Denaix è al Vargno

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Andrea e Carmela arrivano entusiasti a La Thuile alle 12.00. Non sanno che Iker è già sotto la doccia.....da tre ore! Il suo Tor da record è durato 70 ore e 4 minuti!

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Ultima staffetta anche per noi con un’amica: Simona. Eè lei che tirerà il collo al sottoscritto fino a raggiungere l’ultimo passaggio in quota: Il Col D’Arp. Quello su cui circa 70 ore fa regnavano confusione, urla, tifo, elicotteri, runners. Ora è il nulla, il magnifico nulla che ogni alpinista, 116

trailers, trekker, climber, fungaiolo, fotografo, forestale ama e cerca senza sosta. Il nulla più ricco di emozione che esista. Le Alpi, le nostre montagne, i Giganti della Vallèe! PENSIERO/CRONACA - Ore 16.00 – Noi siamo a Courmayeur dopo 78 ore di folli corse e incontri– Iker sta già festeggiando il raggiungimento del suo target - A Claude Denaix mancano ancora 72 ore di viaggio prima di arrivare – Migliaia di trailers al mondo sono già in attesa del Tor 2015


IL TOR IN ROSA Il Tor è considerata la gara più dura al mondo, una competizione riservata a supereroi con muscoli d’acciaio, quasi magici. E allora cosa ci fanno tante piccole esili donne iscritte con mesi di anticipo? Come mai la bellezza femminile viene prepotentemente alla ribalta lungo la linea della partenza? Per quale strana alchimia la percentuale di “Finisher” al femminile è nettamente superiore a quella maschile? Non vogliamo dare qui delle risposte ma semplicemente provare a raccontare qualche aneddoto per far capire meglio cos’è il “girl power” al Tor e quanto sia determinante in ogni sua singola sfaccettatura. Innanzitutto la grande macchina organizzatrice guidata da Alessandra Nicoletti, che con la sua determinazione probabilmente potrebbe finirne 2 di Tor… Poi ci sono i volontari, che per quanto mi è sembrato di capire e osservare sono soprattutto volontarie!! La fetta più importante e mediaticamente più in evidenza però sono ovviamente le atlete, ognuna con la sua storia, ognuna con le sue problematiche, ma tutte inesorabilmente e testardamente finisher!!

Francesca Canepa Francesca Canepa è valdostana, è la vincitrice dell’anno passato, pesa 45 kg, è all’apparenza timida, riservata. Al Tor tutti la cercano, tutti la vogliono: giornalisti, atleti e amici la caricano di responsabilità. Lei, dietro i suoi occhiali usati come scudo per proteggersi dagli assalti, è visibilmente tesa, quasi scocciata. Ci incontriamo ci guardiamo negli occhi per qualche secondo…“Francesca io non dico niente” lei annuisce e si lascia scappare un piccolo sorriso, il primo della giornata. Incontro Francesca a Donnas, circa metà gara, la vedo stanca ma con uno sguardo diverso, la fatica e il sonno le segnano il viso, ma la tensione sembra svanita. La gara è il suo mondo, in essa ritrova tutte le sue certezze e nonostante la sfida con la spagnola sia tutt’altro che risolta, lei è pienamente cosciente dei suoi mezzi. Mentre un fisioterapista le sistema le fasciature alle caviglie, lei prova a chiudere gli occhi. Poco prima della sua ripartenzami siedo in silenzio al suo fianco, a pochi metri è appena arrivata Nerea, lei non

se ne cura e mi racconta come sta andando la sua gara e cosa prevede di fare. Rivedo Francesca la mattina successiva il suo arrivo, passeggia serenamente per Courmayeur, la sua mimica facciale non regala mai grossi sorrisi, il suo modo serio e distaccato di raccontarsi la rende terribilmente “prefessorina”, ma agli osservatori più attenti anche terribilmente attraente. Ha appena vinto per la seconda volta consecutiva il Tor, come solo un’altra donna è riuscita a fare, Anne Marie Gross, nelle prime 2 edizioni, anche in questo caso la determinazione è “rosa”. Lorenza Bernardi Di tutte le donne presenti al via di questo Tor è lei l’unica “campionessa mondiale”: il titolo è stato ottenuto in età adolescenziale e in una disciplina, il Karate, non esattamente attinente all’endurance trail, ma sono sicuro che i lettori non si soffermeranno su certi ininfluenti dettagli… Lorenza è l’immagine solare del Tor, bellezza e femminilità nascondono forza e tenacia. Tra tutte le atlete incontrate e intervistate è l’unica ad ammettere candidamente di non aver avuto un momento particolare da ricordare, forse in certi frangenti avrebbe preferito qualche allucinazione invece degli infiniti tornanti del Col Loson, ma anche

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in questo caso dettagli trascurabili. Lorenza ha concluso il Tor in 146 ore, con la tipica astuzia tutta femminile ha programmato il suo arrivo all’ora degli aperitivi, in modo da appagare nello stesso momento la sua sete di gloria e di birra! Qualcuno vuole sollevare dubbi in merito alla sua determinazione? Alla domanda lo rifaresti ha prontamente risposto: “anche domani”. Arianna Regis e Federica Boifava La “pin up” dell’endurance trail, sempre sorridente e “in tinta”, per lei la fatica va affrontata con eleganza! Ha avuto la fortuna di correre il Tor al fianco del suo compagno, ma nel momento più difficile, quando la febbre alta stava per costringerla al ritiro, un’altra donna le ha regalato la forza di continuare: sua mamma. Sì in questo Tor le donne si affidano ad altre donne. Come Federica Boifava che con un ginocchio da 118 è stata spronata anch’essa dalla madre. Come Francesca Canepa supportata moralmente da un’altra campionessa come Simona Morbelli.

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Donne solo donne, sempre donne determinanti in ogni situazione, su tutti i fronti. La moglie di Iker Karrera, timida e silenziosa come il marito ma precisa e sempre presente ad ogni ristoro, commossa all’arrivo del suo campione. La moglie di Oscar Perez, più solare ed espansiva, ma anch’essa puntigliosa e presente ovunque.

La sorella di Franco Collè, che ha sacrificato la sua partecipazione come atleta per assistere il fratello. La compagna di Franco: pronta a mettersi prontamente a disposizione nel momento del bisogno, come a defilarsi umilmente quando non indispensabile.


P E N SAVO D I AV E R R AG G I U N TO I M I E I L I M I T I . O R A VA D O O LT R E .

Photo - Tristan Shu

Kilian Jornet Trail Runner

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PROGETTO SOUL SHOPS 2013 - 2015 E CAMPAGNA ABBONAMENTI 2014 E’ partito e si è già consolidato il progetto “Soul Shops”. La distribuzione alternativa ed unica di Soul Running nei punti vendita specializzati outdoor e running. Molti di voi hanno trovato i nostri prodotti, da Soul Running Magazine alla prima guida della collana Free Run – Elba Trail Running, sui banchi o nei reparti Running di molti negozi specializzati. Molti di voi hanno acquistato il magazine e molti di voi hanno imparato a conoscerlo e trovarlo a pochi centimetri dagli stessi prodotti di cui tutti noi non possiamo fare a meno!!! Soul Running è li, dove batte il cuore di ogni runners! Grazie a voi e alla lungimiranza di molti gestori che hanno creduto nella validità di questo nuovo progetto, oggi acquistare Soul Running nei negozi è una realtà e lo sarà sempre di più nel 2014 dove contiamo di essere presenti in almeno 200 punti vendita e di coprire ancor meglio zone in cui la passione palpita!! La lista dei negozi outdoor e running dove siamo e saremo presenti è consultabile sul sito www.distanceplus.com nella sezione “dove trovare Soul Running” in Home Page.

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Per chi volesse ricevere a casa i nostri prodotti singolarmente o in abbonamento per la stagione 2014 ricordiamo che sono ancora disponibili gli arretrati 2012 e 2013 e le modalità di acquisto sono visibili su www.spmpublishing.com A disposizione per tutti gli abbonati la oramai mitica bandana Buff “SOUL RUNNING” in nuova colorazione per il 2014 e per chi acquista i nostri prodotti presso il nostro gazebo alle gare trail ci saranno gadget gratuiti Raidlight!!! NOVITA’: Quest’anno Soul Running raddoppia l’impegno nei test e aumentano le uscite che diventeranno 6-VI-SEI avete capito bene! Abbiamo assecondato la vostra grande richiesta: testare anche le scarpe da strada. Ad Aprile uscirà, quindi, contemporaneamente alla “Guida Test Running off-road 2014” la “Guida Test Road Running 2014” quest’ultima capitanata da ANGELO SIMONE che porrà il suo imprimatur al prodotto editoriale con test mirati e specifici sulle calzature. Maggior impegno per noi per i nuovi “acquisti” della redazione e maggior contenuti per tutti voi lettori!! Aumenterà anche il numero delle edizioni di Soul Running Book Mag, dalle tre del 2013 alle 4 del 2014 con periodicità Maggio – Luglio – Settembre – Novembre. Soul Running & Distance Plus vi fanno correre sempre di più! FOLLOW US AND KEEP ON RUNNING!..... anche su Facebook e su Distanceplus !

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Soul Running A cura di: S.P.M. Publishing srl Via F. Sforza 1 – 20122 Milano Direttore Responsabile Marcella Magliucci Art director Chiara Fabbri Redazione Davide Orlandi davide@soulrunning.it Andrea Pizzi andrea@soulrunning.it Marta Villa marta@soulrunning.it

Luca Revelli luca@soulrunning.it andrea valsecchi valsecchi@soulrunning.it Hanno collaborato: Tite Togni, Scilla Tonetti, Augusto Mia Battaglia, Filippo Canetta, Stefano Marta, Angelo Simone, Dino Bonelli, Luca Podetti, Max Russo, Massimiliano Pagni, Alberto Bresciani Foto di copertina: Fotografo: Dino Bonelli Soggetto: Migidio Bourifa Fotografi Dino Bonelli, Sebastien Montaz-Rosset, Matteo Zanga, Augusto Mia Battaglia, Stefano Marta, Luca Podetti, Emanuele Bunetto, Andrea Valsecchi

Advertising S.P.M. Publishing srl Via F.Sforza 1 – 20122 Milano Stampato in Italia da Grafiche Boffi Srl Viale Monza 51- 20833 Giussano – MB Distribuzione per L’Italia: Pieroni Distribuzione srl Viale Vittorio Veneto 28 – 20124 Milano Registrazione tribunale Milano n. 530 del 25/10/2011

PERIODICITÀ TRIMESTRALE NUMERO 8 - NOVEMBRE 2013 - GENNAIO 2014



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