Con la testa sotto la sabbia

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Con la testa sotto la sabbia - Massimo La Verde

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venerdi 30 marzo 2012

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‘Con la testa sotto la sabbia’. Quando crescere significa avere il coraggio di cambiare. Massimo La Verde, appartenente al corpo della polizia di Stato, ci invita alla presentazione del suo libro domenica 11 dicembre 2001 al Palazzo dei Congressi a Roma di Massimo Geria

Quando ritorniamo sui nostri passi o facciamo scelte che cambiano il 'normale' corso di una vita è il momento in cui stiamo mettendo maggiormente in discussione noi stessi, le nostre convinzioni e il nostro coraggio. Pochi momenti, anzi, attimi che danno luogo a profondi mutamenti. E' l'esperienza, comune a molti, raccontata da Massimo La Verde nello scritto autobiografico 'Con la testa sotto la sabbia' (Sovera Edizioni - 2011). Alla base dell'opera, riproporre la storia della sua vita raccontandone gli estremi. Si parte dalla ricerca dell’identità, propria di una giovinezza irrequieta, sino ad arrivare ad una maturità cosciente, somma di mutevoli convinzioni. Nel mezzo, la speranza e la voglia di abbracciare una verità (o almeno tale) che, in particolari momenti, ci si pone davanti… divenirne parte… cercando di raccontarla nel migliore dei modi. Risulta, quindi, propedeutico al racconto un confronto diretto con la realtà che circonda l'autore: la famiglia, i luoghi frequentati, le amicizie, il lavoro (quello di poliziotto) che lo porta ogni giorno a vivere emozioni forti, in strada, tra la gente. Per noi, dell'Accademia della Clepsidra, che abbiamo avuto modo di leggere il libro, pur ravvisando nello stile una marcata propensione (forse voluta) alla sintesi narrativa, ci ha colpito la passione con cui vengono raccontati i fatti e la forza con cui si invita il lettore alla riflessione. Non male per la prima volta di uno scrittore che si confronta con il grande pubblico! Per chi volesse partecipare alla presentazione ufficiale dell’opera, l'appuntamento con Massimo La Verde è a Roma (Eur - Palazzo dei Congressi) domenica 11 dicembre 2011 alla 10^ Fiera nazionale del piccola e media editoria 'Più libri più liberi'. La manifestazione, unica nel panorama nazionale ed internazionale per il suo approccio dal 'basso', quest'anno prova a sfidare la crisi economica mostrando l’incredibile vivacità culturale e imprenditoriale dell’altra editoria italiana. Cinque giorni a base di libri, autori, case editrici, riviste, festival, e-book, nuove collane e progetti editoriali, premi letterari, mostre.

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Con la testa sotto la sabbia, di Massimo La Verde 12 dicembre 2011 Una storia semplice semplice, quanto può esserlo una rivelazione. Del resto, anche Francesco De Sanctis l’aveva capito, nella sua immensa capacità critica, che “la semplicità è compagna della verità come la modestia lo è del sapere”. Una storia autobiografica dalla narrazione molto lineare, come lineare e profondamente onesta è la persona che l’ha scritta. Massimo La Verde nella vita fa il poliziotto (il poliziotto vero, mica di quelli che stanno alla scrivania; lui lavora nelle squadre anti-droga) e ha una vita piena di cose da fare. Se ha affrontato la fatica immane di scrivere un libro è perché è stato spinto di un fortissimo senso di giustizia. Ha voluto rimettere le cose a posto. E’ successo che da ragazzino, Massimo era un fascistello, di quelli che per contratto ce l’ha con gli ebrei. E girava con una croce celtica al collo. Per lui questo era assolutamente normale, il gruppo di appartenenza glielo richiedeva. Ma un giorno, a scuola ha incontrato un ragazzo ebreo che per quella croce celtica lo ha trattato male. Gli ha mollato un bel ceffone. E allora Massimo, che è una persona per bene, col tempo ha capito che quegli amici fascistelli non li aveva scelti, gli erano capitati; e che dei loro valori non condivideva nulla. Ha cercato, negli anni, di rovesciare il suo punto di vista: studiando e leggendo, informandosi, si è messo dalla parte dell’amico ebreo e del dolore che gli aveva dato, un dolore tanto forte da doversi esprimere mediante un contatto fisico. Un segno forte, un invito a svegliarsi dal torpore della mente. Ha capito in cosa aveva sbagliato, Massimo: nell’ostentare del suo conformismo. La sua colpa era il conformismo, non la cattiveria. E’ abbastanza straordinario che qualcuno, in questi tempi di ottundimento generale, senta la necessità di fare uno sforzo per decostruire le proprie convinzioni, per ricrearsene di nuove. Le convinzioni, più sono stupide più sembrano la coperta di Linus. Il passo successivo, vent’anni dopo, è stato quello di cercare il compagno di scuola ebreo perché se non le raccontava a lui, le sue scoperte che aveva fatto, a chi le doveva raccontare? Chi ci condanna, chi vuole annientarci, non è migliore di noi, ha scoperto Massimo. E’ solo qualcuno che ha bisogno di odiare qualcosa che non conosce. Ma il giudizio senza conoscenza è un inutile atto di arroganza, destinato a essere spazzato via. Quello che mi viene da dire a Massimo è: sia ben chiaro, è molto diversa la buonafede di chi tiene la testa sotto la sabbia da chi costruisce false accuse e le divulga col metodo goebbelsiano. Ma comunque, benvenuto nel club di chi ancora crede che le parole Giustizia e Verità, Umanità e Onestà abbiano un senso. Allora: Massimo va a cercare l’amico per raccontargli le sue scoperte e l’amico per prima cosa si scusa dello schiaffo. Qui ci sono due straordinarie maturazioni a confronto, questi due uomini seguitano a educarsi a vicenda perché si stimano e si vogliono bene. Poteva, in questa storia di maschi, mancare la metafora dello sport? No, non poteva mancare. Lo sport è il pugilato, in cui l’amico ebreo di Massimo ha incanalato la sua necessità di difendersi perché non si risolvesse in una voglia di attaccare e basta. E il pensiero di massimo va a Pacifico Di Consiglio, il pugile ebreo che, in tempo di guerra, ha agito, si è battuto, ha usato la forza per ribellarsi all’oppressione nazi-fascista. Ma poi c’è un altro amico: Mauro, che ha portato Massimo in Israele. Il racconto dell’impatto con Israele è straordinario: la costante è lo stupore. Stupore di fronte alla professionalità degli addetti alla sicurezza dell’aeroporto, che riescono a farti vuotare il sacco su tutto ciò che ti riguarda, prima di farti salire sull’aereo. Stupore per quanto Gerusalemme e Tel Aviv sono diverse. Stupore per il Mar Morto, un mare che più cerchi di immergerti più ti fa girare come un birillo. Stupore al check-point, fermato da una ragazzina

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Con la testa sotto la sabbia, di Massimo La Verde « l'Imbronciata Speciale, di Alessandra Pontecorvo con i brufoli, armata di tutto punto e graduata. Il bagaglio riportato a casa da Israele Massimo lo ha riassunto che questi nomi: Yad Vashem e Ghilad Shalit. “Solo entrando allo Yad Vashem ci si rende conto che in quei ghetti, una volta colpito dall’odio e dal pregiudizio, ci poteva essere chiunque di noi.” E poi c’è stata la tenda della famiglia Shalit: Massimo è andato a vistare i genitori di Ghilad Shalit nella loro tenda e si è accorto che, tra le tante bandiere che segnavano la solidarietà dei Quattro Angoli del Mondo, mancava il Tricolore. Tornato in Italia, ha fatto confezionare una bandiera e l’ha riempita di firme e l’ha fatta vere alla famiglia Shalit. Se ci mettiamo che “Con la testa sotto la sabbia” è uscito in coincidenza con la liberazione di Get every Ghilad, ci rendiamo conto che questo libro doveva assolutamente essere scritto.

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Massimo La Verde “Con la testa sotto la sabbia”, Sovera Edizioni, pp 158, 15 Euro.

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Con la testa sotto la sabbia di Massimo La Verde di Alessandra Pontecorvo

Una storia semplice semplice, quanto può esserlo una rivelazione. Del resto, anche Francesco De Sanctis l’aveva capito, nella sua immensa capacità critica, che “la semplicità è compagna della verità come la modestia lo è del sapere”. Una storia autobiografica dalla narrazione molto lineare, come lineare e profondamente onesta è la persona che l’ha scritta. Massimo La Verde nella vita fa il poliziotto (il poliziotto vero, mica di quelli che stanno alla scrivania; lui lavora nelle squadre anti-droga) e ha una vita piena di cose da fare. Se ha affrontato la fatica immane di scrivere un libro è perché è stato spinto di un fortissimo senso di giustizia. Ha voluto rimettere le cose a posto. E’ successo che da ragazzino, Massimo era un fascistello, di quelli che per contratto ce l’ha con gli ebrei. E girava con una croce celtica al collo. Per lui questo era assolutamente normale, il gruppo di appartenenza glielo richiedeva. Ma un giorno, a scuola ha incontrato un ragazzo ebreo che per quella croce celtica lo ha trattato male. Gli ha mollato un bel ceffone. E allora Massimo, che è una persona per bene, col tempo ha capito che quegli amici fascistelli non li aveva scelti, gli erano capitati; e che dei loro valori non condivideva nulla. Ha cercato, negli anni, di rovesciare il suo punto di vista: studiando e leggendo, informandosi, si è messo dalla parte dell’amico ebreo e del dolore che gli aveva dato, un dolore tanto forte da doversi esprimere mediante un contatto fisico. Un segno forte, un invito a svegliarsi dal torpore della mente. Ha capito in cosa aveva sbagliato, Massimo: nell'ostentare il suo conformismo. La sua colpa era il conformismo, non la cattiveria. E’ abbastanza straordinario che qualcuno, in questi tempi di ottundimento generale, senta la necessità di fare uno sforzo per decostruire le proprie convinzioni, per ricrearsene di nuove. Le convinzioni, più sono stupide più sembrano la coperta di Linus. Il passo successivo, vent’anni dopo, è stato quello di cercare il compagno di scuola ebreo perché se non le raccontava a lui, le sue scoperte che aveva fatto, a chi le doveva raccontare? Chi ci condanna, chi vuole annientarci, non è migliore di noi, ha scoperto Massimo. E’ solo qualcuno che ha bisogno di odiare qualcosa che non conosce. Ma il giudizio senza conoscenza è un inutile atto di arroganza, destinato a essere spazzato via. Quello che mi viene da dire a Massimo è: sia ben chiaro, è molto diversa la buonafede di chi tiene la testa sotto la sabbia da chi costruisce false accuse e le divulga col metodo goebbelsiano. Ma comunque, benvenuto nel club di chi ancora crede che le parole Giustizia e Verità, Umanità e Onestà abbiano un senso. Allora: Massimo va a cercare l’amico per raccontargli le sue scoperte e l’amico per prima cosa si scusa dello schiaffo. Qui ci sono due straordinarie maturazioni a confronto, questi due uomini seguitano a educarsi a vicenda perché si stimano e si vogliono bene. Poteva, in questa storia di maschi, mancare la metafora dello sport? No, non poteva mancare. Lo sport è il pugilato, in cui l’amico ebreo di Massimo ha incanalato la sua necessità di difendersi perché non si risolvesse in una voglia di attaccare e basta. E il pensiero di Massimo va a Pacifico Di Consiglio, il pugile ebreo che, in tempo di guerra, ha agito, si è battuto, ha usato la forza per ribellarsi all’oppressione nazi-fascista. Ma poi c’è un altro amico: Mauro, che ha portato Massimo in Israele. Il racconto dell’impatto con Israele è straordinario: la costante è lo stupore. Stupore di fronte alla professionalità degli addetti alla sicurezza dell’aeroporto, che riescono a farti vuotare il sacco su tutto ciò che ti riguarda, prima di farti salire sull’aereo. Stupore per quanto Gerusalemme e Tel Aviv sono diverse. Stupore per il Mar

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Morto, un mare che più cerchi di immergerti più ti fa girare come un birillo. Stupore al check-point, fermato da una ragazzina con i brufoli, armata di tutto punto e graduata. Il bagaglio riportato a casa da Israele Massimo lo ha riassunto che questi nomi: Yad Vashem e Ghilad Shalit. Yad Vashem e Gilad Shalit. “Solo entrando allo Yad Vashem ci si rende conto che in quei ghetti, una volta colpito dall’odio e dal pregiudizio, ci poteva essere chiunque di noi.” E poi c’è stata la tenda della famiglia Shalit: Massimo è andato a vistare i genitori di Ghilad Shalit nella loro tenda e si è accorto che, tra le tante bandiere che segnavano la solidarietà dei Quattro Angoli del Mondo, mancava il Tricolore. Tornato in Italia, ha fatto confezionare una bandiera e l’ha riempita di firme e l’ha fatta vedere alla famiglia Shalit. Se ci mettiamo che “Con la testa sotto la sabbia” è uscito in coincidenza con la liberazione di Gilad, ci rendiamo conto che questo libro doveva assolutamente essere scritto. Massimo La Verde “Con la testa sotto la sabbia”, Sovera Edizioni, pp 158, 15 Euro.

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all’Eur durante la fiera dell’editoria “Più Libri Più Liberi”. Vi allego una sua intervista La storia di una crescita interiore, del coraggio di un ragazzo di rivedere se stesso (e le proprie ideologie) e di cresce per trovare la vera essenza della vita: il rispetto, la fratellanza e l’amicizia tra diverse religioni. Ecco come l’Autore, Massimo La Verde, risponde alle nostre domande.

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Si dice sempre che il piacere di leggere porterà prima o poi il lettore a scrivere qualcosa. Non ho mai dato peso a questa frase, ma ora che è uscito ilmio libroho dovuto necessariamente ricredermi. Questo libro nasce dall’esigenza di trasmettere agli altri una storia che è il percorso di una vita, l’analisi delle proprie idee ed il loro più profondo cambiamento.

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Ho cominciato a scrivere seguendo un impulso che mi appagava, senza avere il desiderio, l’ansia o la speranza di doverlo pubblicare. Scrivere mi faceva star bene, questo mi bastava. Un mio amico, dopo aver letto uno stralcio del libro, entusiasta, ha insistito perché lo dessi in visione ad una casa editrice per cercare di farlo pubblicare. Dirgli che non era il caso è stato inutile, del resto il suo entusiasmo cominciava a coinvolgere anche me. Fu così che mi presentai negli uffici della Sovera, senza avere la benché minima speranza di veder diventare la larva che avevo in mano, una farfalla.

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Massimo La Verde presenta il suo libro “Con la testa sotto la sabbia” | La Voce di Monteverde

E invece eccomi qui, a presentare il mio primo libro. Di cosa parla il suo romanzo? È la storia di un ragazzo di 14 anni che fa una scelta che lo pone ideologicamente nella partepolitica chesi identifica con la destra estrema, attratto dal surrogato di valori come forza, onore, dignità, coraggio, posti da sapienti indottrinatori come specchietto per le allodole al fine di reclutare ragazzini che ammirano e desiderano una bella “scatola”, senza però essere in grado di giudicarne il contenuto. È anche la storia di un ragazzo che, crescendo, vive situazioni ed esperienze che lo portano gradualmente a vivere un cambiamento interiore e a riconsiderare queste idee, a cambiarle fino a stravolgerle. L’argomento trattato è il rapporto tra cattolici ed ebrei, visto con gli occhi di un ragazzo che, crescendo, trova le giuste risposte ad alcune scomode domande che lo obbligano a mettersi in discussione con se stesso. La storia viaggia di pari passo con le considerazioni che essa stessa genera. Cerco di fotografare l’ambiente, la società che ha permesso e che permette tuttora certi atteggiamenti e che, nonostante sia molto cambiata, non riesce a scrollarseli di dosso. Credo si debba e si possa cambiare, e per farlo bisogna raddrizzare la pianta quand’è giovane. C’è qualcosa di autobiografico? Tutto ciò di cui si parla nel testo è realmente accaduto ed assolutamente autobiografico. C’è voluto del tempo per maturare l’idea di raccontare e condividere con gli altri questa mia esperienza. L’argomento è delicato e probabilmente mi esporrà a delle critiche, ma ora, superate le iniziali titubanze, sono pronto ad affrontarle e sono felice di avere intrapreso questa esperienza che, a prescindere dal suo esito, rimarrà per me un qualcosa di assolutamente speciale. In un capitolo sono elencati vari luoghi comuni nei confronti degli ebrei. Ha davvero sentito parole di questo tipo? E in quali ambienti? Ho 42 anni e, a causa del lavoro che svolgo, li ho passati in mezzo alla gente di tutti gli strati sociali. Essere un Poliziotto obbliga al quotidiano confronto con tutte le “sfumature” della società. Ho sempre sentito parlar male degli ebrei,in tuttigli ambienti e per i più disparati motivi, perlopiù futili e spesso ingiustificati. È stato per me motivo in più per documentarmi, e capire se dietro tutto questo ci fosse qualcosa di serio, concreto. È stato sconfortante verificare che si tratta solo di maldicenze che si tramandano di generazione in generazione, incancrenite dal tempo e diventate consuetudine. Maldicenze figlie di un’ignoranza, che non viaggia di pari passo con il livello di scolarizzazione, ma è l’ignoranza di chi non vuol sapere, di chi vuol tenere la testa sotto la sabbia. È stata questa vita movimentata a darLe l’ispirazione? La spinta che mi ha dato il mio lavoro è stata indiretta. Il lavoro mi ha dato la possibilità di conoscere molte persone, di tutti gli ambienti e i livelli sociali. Questo mi è servito per farmi un’idea degli atteggiamenti comuni, dei limiti e delle cause dei nostri limiti. Quando

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si lavora e si vive in strada, si ha il “termometro” della società. Ciò non significa che si hanno le rispostea tuttii mali, ma che si vedono in tutte le loro forme, qualche volta se ne comprendono le cause, per le soluzioni dobbiamo ancora attrezzarci. Pensa di scrivere altri romanzi? C’è chi per vivere scrive libri, per questo quando scrive qualcosa è già proiettato verso un altro progetto. Non è così per me, che di mestiere faccio il Poliziotto e ho scritto un libro la cui storia ha un valore intrinseco ben più grande di un riscontro economico o commerciale. Non pongo limiti alla provvidenza e non escludo che dopo una fine non ci possa essere un nuovo inizio… Giulia Barbato Condividi questo articolo su Facebook

2 Commenti

2 Commenti a “Massimo La Verde presenta il suo libro “Con la testa sotto la sabbia””

Evelyn Ranukete said on dicembre 19th, 2011 at 01:30 Possiamo far finta di nulla e nascondere la testa sotto la sabbia, ma la cosa ci riguarda molto direttamente.

Megan Rakoseum said on dicembre 26th, 2011 at 19:07 Non dobbiamo sempre mettere la testa sotto la sabbia, non dobbiamo essere snob, dobbiamo aprirci alla nuova cultura, alle menti del futuro. Commenta

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CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA La storia di una crescita interiore, del coraggio di un ragazzo di rivedere se stesso (e le proprie ideologie) e di cresce per trovare la vera essenza della vita: il rispetto, la fratellanza e l’amicizia tra diverse religioni. Ecco come l’Autore, Massimo La Verde, risponde alle nostre domande. Febbraio_2011 Febbraio_2011

1.

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Signor La Verde, Con la testa sotto la sabbia è il suo romanzo d’esordio, come è arrivato alla decisione di “buttarsi” nel difficile mondo della narrativa?

Si dice sempre che il piacere di leggere porterà prima o poi il lettore a scrivere qualcosa. Non ho mai dato peso a questa frase, ma ora che è uscito il mio libro ho dovuto necessariamente ricredermi. Questo libro nasce dall’esigenza di trasmettere agli altri una storia che è il percorso di una vita, l’analisi delle proprie idee ed il loro più profondo cambiamento. Ho cominciato a scrivere seguendo un impulso che mi appagava, senza avere il desiderio, l’ansia o la speranza di doverlo pubblicare. Scrivere mi faceva star bene, questo mi bastava. Un mio amico, dopo aver letto uno stralcio del libro, entusiasta, ha insistito perché lo dessi in visione ad una casa editrice per cercare di farlo pubblicare. Dirgli che non era il caso è stato inutile, del resto il suo entusiasmo cominciava a coinvolgere anche me. Fu così che mi presentai negli uffici della Sovera, senza avere la benché minima speranza di veder diventare la larva che avevo in mano, una farfalla. E invece eccomi qui, a presentare il mio primo libro.

2.

USERID

ok

Di cosa parla il suo romanzo?

È la storia di un ragazzo di 14 anni che fa una scelta che lo pone ideologicamente nella parte politica che si identifica con la destra estrema, attratto dal surrogato di valori come forza, onore, dignità, coraggio, posti da sapienti indottrinatori come specchietto per le allodole al fine di reclutare ragazzini che ammirano e desiderano una bella “scatola”, senza però essere in grado di giudicarne il contenuto. È anche la storia di un ragazzo che, crescendo, vive situazioni ed esperienze che lo portano gradualmente a vivere un cambiamento interiore e a riconsiderare queste idee, a cambiarle fino a stravolgerle. L’argomento trattato è il rapporto tra cattolici ed ebrei, visto con gli occhi di un ragazzo che, crescendo, trova le giuste risposte ad alcune scomode domande che lo obbligano a mettersi in discussione con se stesso. La storia viaggia di pari passo con le considerazioni che essa stessa genera. Cerco di fotografare l’ambiente, la società che ha permesso e che permette tuttora certi atteggiamenti e che, nonostante sia molto cambiata, non riesce a scrollarseli di dosso. Credo si debba e si possa cambiare, e per farlo bisogna raddrizzare la pianta quand’è giovane.

3.

C’è qualcosa di autobiografico?

Tutto ciò di cui si parla nel testo è realmente accaduto ed assolutamente autobiografico. C’è voluto del tempo per maturare l’idea di raccontare e condividere con gli altri questa mia esperienza. L’argomento è delicato e probabilmente mi esporrà a delle critiche, ma ora, superate le iniziali titubanze, sono pronto ad affrontarle e sono felice di avere intrapreso questa esperienza che, a prescindere dal suo esito, rimarrà per me un qualcosa di assolutamente speciale.

4.

Questura Questura >

In un capitolo sono elencati vari luoghi comuni nei confronti degli ebrei. Ha davvero sentito parole di questo tipo? E in quali ambienti?

Ho 42 anni e, a causa del lavoro che svolgo, li ho passati in mezzo alla gente di tutti gli strati sociali. Essere un Poliziotto obbliga al quotidiano confronto con tutte le “sfumature” della società. Ho sempre sentito parlar male degli ebrei, in tutti gli ambienti e per i più disparati motivi, perlopiù futili e spesso ingiustificati. È stato per me motivo in più per documentarmi, e capire se dietro tutto questo ci fosse qualcosa di serio, concreto. È stato sconfortante verificare che si tratta solo di maldicenze che si tramandano di generazione in generazione, incancrenite dal tempo e diventate consuetudine. Maldicenze figlie di un’ignoranza, che non viaggia di pari passo con il livello di scolarizzazione, ma è l’ignoranza di chi non vuol sapere, di chi vuol tenere la testa sotto la sabbia.

5.

persone, di delle cause si hanno le le soluzioni

Pensa di scrivere altri romanzi?

C’è chi per vivere scrive libri, per questo quando scrive qualcosa è già proiettato verso un altro progetto. Non è così per me, che di mestiere faccio il Poliziotto e ho scritto un libro la cui storia ha un valore intrinseco ben più grande di un riscontro economico o commerciale. Non pongo limiti alla provvidenza e non escludo che dopo una fine non ci possa essere un nuovo inizio… Giulia Barbato

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È stata questa vita movimentata a darLe l’ispirazione?

La spinta che mi ha dato il mio lavoro è stata indiretta. Il lavoro mi ha dato la possibilità di conoscere molte tutti gli ambienti e i livelli sociali. Questo mi è servito per farmi un’idea degli atteggiamenti comuni, dei limiti e dei nostri limiti. Quando si lavora e si vive in strada, si ha il “termometro” della società. Ciò non significa che risposte a tutti i mali, ma che si vedono in tutte le loro forme, qualche volta se ne comprendono le cause, per dobbiamo ancora attrezzarci.

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Piccola guida ai più recenti libri di cultura La follia dell'Occidente. Come 50 anni di decisioni sbagliate hanno distrutto la nostra economia di Dambisa Moyo Rizzoli Editore Capire e farsi capire di Bruno Maietta Hermes Edizioni Con la testa sotto la sabbia di Massimo La Verde Sovera Edizioni I riti semplificati di Massimiliano Di Pirro Edizioni Giuridiche Simone Con sincera inimicizia (Le tragicomiche lettere) di Andrea Buoninfante Effequ Editore Guerra e diritto a cura di Aldo Andrea Cassi Rubbettino Editore Incontro con il nemico. Luigi Turchi e il suo mondo dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni della Repubblica di Luigi Turchi Franco Angeli Editore

La follia dell'Occidente. Come 50 anni di decisioni sbagliate hanno distrutto la nostra economia di Dambisa Moyo - Rizzoli Editore - 19 euro. Prostrato dalla crisi finanziaria, minato da politiche sconsiderate, afflitto da una popolazione sempre più anziana e impreparata, gravato da un debito pubblico esorbitante, il vecchio Occidente vacilla sull'orlo di un abisso. L'altra metà del mondo invece, guidata da un manipolo di Paesi intraprendenti, ricchi di forza lavoro e di liquidità, sta spezzando la sua antica egemonia e punta a strappargli il primato economico. E non solo. La Cina, in apparenza inarrestabile, infrange ogni record di produttività, spianando la strada alla Russia, all'India, al Brasile, alla Corea del Sud. È troppo tardi per reagire? Dambisa Moyo, economista acuta e controcorrente, spiega in questo libro le ragioni di un declino annunciato: dalla crisi alla lotta globale per le risorse, dalla «bomba ad orologeria» dei sistemi pensionistici alla grande sfida dello sviluppo tecnologico, dall'irresponsabilità delle banche alla compiacenza dei Governi. Per l'autrice ci attendono tempi difficili e scelte sofferte ma, nonostante i clamorosi errori di America ed Europa, è ancora possibile scommettere sull'intraprendenza, la determinazione, la capacità di reagire occidentale. Capire e farsi capire di Bruno Maietta - Hermes Edizioni - 12,90 euro. Nonostante possa apparire il contrario, oggi si comunica sempre meno ed è sempre più difficile farlo in modo efficace. Bruno Maietta, in questo manuale, dà consigli per migliorare la comunicazione in ogni tipo di relazione interpersonale. Con parole semplici descrive i sistemi di comunicazione e punta l'attenzione sull'empatia, sull'ascolto e sulla capacità di autorivelarsi e confrontarsi, condizioni essenziali per risolvere i conflitti in modo che non ci siano perdenti. Un capitolo è dedicato ai nuovi modi di comunicare, con particolare riferimento ad internet e alla telefonia mobile. L'ultima parte del libro è dedicata alle relazioni. Con la testa sotto la sabbia di Massimo La Verde - Sovera Edizioni 15 euro. L'argomento trattato può apparire come un pugno nello stomaco che non tutti sono disposti ad accettare, perché va a toccare certezze consolidate e inamovibili. La storia di un ragazzo che, diventato uomo, si «rivede», corregge mentalmente tanti eccessi giovanili, tante intense esperienze alle quali è stato indotto da un'irrazionale spinta che l'ha reso vittima dei pregiudizi, così come di se stesso. Fulcro ed elemento portante del testo di Massimo La Verde è la fondamentale revisione critica di un cieco, irrazionale antisemitismo in una storia che potrà indurre, anche nel lettore, tanti giusti interrogativi. I riti semplificati di Massimiliano Di Pirro - Edizioni Giuridiche Simone - 24 euro. La riduzione dei riti processuali è un obiettivo lodevole perché il numero eccessivo di modelli è fonte di complicazioni e inefficienze. Contrariamente alle intenzioni del legislatore il decreto legislativo 150 del 2011 non ha né ridotto né semplificato i riti esistenti. Una reale semplificazione avrebbe imposto di espungere dalla disciplina speciale di ciascun procedimento ogni elemento estraneo alla cornice processuale di riferimento. L'autore spiega le proprie perplessità aggiungendo al commento della disciplina un formulario che consenta di cogliere la portata applicativa

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delle nuove norme e di orientare la prassi. Con sincera inimicizia (Le tragicomiche lettere) di Andrea Buoninfante - Effequ Editore - 14 euro. Lettere ironiche, rigorosamente basate su fatti realmente accaduti, piccole e grandi tragedie quotidiane che qui si trasformano in farsa, in commedia. Questi i contenuti del libro di Andrea Boninfante, contenente le tragicomiche lettere scritte da un italiano esasperato costretto a subire le lungaggini della burocrazia, le vessazioni dei potenti, le inefficienze di aziende autodefinitesi «leader del settore». Vittima indignata, non rinuncia a cogliere il lato paradossale che sempre accompagna il grottesco mondo degli ingranaggi burocratici, delle procedure amministrative, dei dispositivi del lavoro. Guerra e diritto a cura di Aldo Andrea Cassi - Rubbettino Editore - 13 euro. Il fenomeno della guerra ha impegnato da secoli la scienza giuridica occidentale. Raccogliendo gli interventi di studiosi di varie discipline (storici del diritto, della filosofia, delle istituzioni ed altro), questo volume di Cassi intende offrire una visione da vari punti di vista della fenomenologia giuridica della guerra. E propone, a tal fine, un itinerario che, dall'alto medioevo fino all'età contemporanea, affronta molti interrogativi suscitati, e compie vari tentativi di fornire ad essi una risposta, senza esentarsi da un confronto, anche critico, con taluni nodi storiografici tuttora discussi sull'argomento. In particolare, vi è contenuto il primo bilancio di un'indagine, ancora in corso, avviata nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Brescia, che è stata inserita in un programma di ricerca scientifica di interesse nazionale. Incontro con il nemico. Luigi Turchi e il suo mondo dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni della Repubblica di Luigi Turchi - Franco Angeli Editore - 18 euro. Il volume propone la storia della famiglia Turchi, dagli anni bui e dolorosi di Salò ad oggi, ricostruendo mezzo secolo di storia politica italiana attraverso le vicende di Luigi, protagonista e testimone della nascita del «Secolo d'Italia», il giornale che ha dato voce al Msi e alla destra italiana. Descrive l'incontro con la madre e la rivincita sui carcerieri che devono rinunciare alla sua esecuzione davanti a decine di militari alleati, l'inizio di un nuovo corso politico dopo la guerra civile, i nuovi rapporti con i presidenti Peron, Franco, Goldwater, Nixon e Bush, le elezioni delle cariche istituzionali dei presidenti della Repubblica italiana, gli accordi politici, il '68, l'amicizia con Giulio Andreotti, le Expo', i rapporti con la Chiesa. • back

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