Monica Nannini
Antonio Tabanelli
La magica storia di Kanka, Lila e l’uccellino dalle piume azzurre
Da un’idea di Stefania Guerra, Gez design Con il contributo di Franca Scagliarini - direzione CTA, 1992 1a edizione stampata da Grafiche dell’Artiere © Monica Nannini, Antonio Tabanelli
La magica storia di Kanka, Lila e l’uccellino dalle piume azzurre
testo di Monica Nannini
illustrazioni di Antonio Tabanelli
U
n tempo vivevano in un villaggio due fratellini: Kanka e Lila. Kanka, di due anni più giovane di Lila, era un bambino sveglio e vivace; Lila era benvoluta da tutti per l’animo gentile e generoso. Abitavano con l’anziana nonna Mahua, che spesso la sera, prima di andare a dormire, raccontava nella penombra della capanna storie fantastiche di zingari, re e principesse. Per procurarsi da vivere Kanka e Lila tessevano con il telaio che un tempo usava la madre. Kanka e Lila si divertivano un mondo a giocare nel cortile, dove si incontravano tutti i bambini del villaggio. Così, tra i giochi e le semplici e belle cose di sempre, scorreva tranquillamente la loro vita.
U
n giorno però accadde qualcosa di strano. Kanka cominciò a sentirsi debole. Non aveva voglia di parlare e di giocare, e anche l’appetito, che a lui di certo non mancava, diminuiva sempre più. Col passare del tempo le sue condizioni peggioravano inesorabilmente. Potete immaginarvi la disperazione di Lila e della nonna Mahua! Consultarono gli anziani e tutte le persone più istruite del villaggio, ma nessuno riusciva a comprendere la ragione di quella malattia inaspettata. Persino il barbiere, da tutti ritenuto il più arguto e capace, non sapeva che pesci prendere. Kanka intanto stava sempre peggio; ormai non sorrideva più. Era tempo di prendere una decisione. La nonna Mahua disse allora a Lila: “c’è solo una cosa da fare. Nel cuore della foresta, a due giorni di cammino da qui, vive in una grotta un vecchio saggio. Lui sicuramente saprà darci il consiglio migliore. Io sono troppo stanca; vai tu, Lila. Assisterò Kanka, e insieme aspetteremo il tuo ritorno”.
L
a mattina dopo Lila partì di buon’ora. Appena oltrepassato il torrente che delimitava il confine del villaggio cominciava la foresta, immensa e ricca di alberi, fiori e animali di ogni specie. Grandi magnolie, rododendri in fiore, odorosi neem e peepal, per non parlare delle migliaia di farfalle e uccellini di tutti i colori. Spesso Lila si era recata nella foresta con la nonna, per raccogliere erbe dalla proprietà curative, ma questa era la prima volta che ci andava da sola! Si guardava attorno un po’ intimorita, ma piena di curiosità. Il cielo si vedeva appena, tanto erano affollate di rami le chiome degli alberi, ma, a tratti, luminosi raggi di sole filtravano attraverso le piante, esaltando la brillantezza delle verdi foglie, e i colori sgargianti dei fiori.
L
a foresta era popolata di suoni e rumori di ogni tipo, dal canto degli uccelli allo stridìo degli insetti, e di tanto in tanto un fruscìo più vicino degli altri faceva sussultare la piccola Lila. Per fortuna, il sentiero era ben tracciato, e Lila lo percorreva senza troppa difficoltà. Oltretutto la stagione delle piogge si era appena conclusa, ed era facile attraversare i ruscelli. Ormai era da qualche ora che Lila non incontrava nessuno. Si era addentrata nel cuore della foresta, un luogo dove ben di rado gli uomini si recavano. Stava facendo buio; Lila, sfinita dal lungo camminare, si fermò esausta sotto un grande banyan. Le radici tortuose formavano una nicchia confortevole, che sembrava fatta apposta per lei. Lila vi si accoccolò dentro. Una grande foglia le faceva da comodo guanciale. Non tardò molto ad addormentarsi.
M
a ben presto un rumore molto, molto vicino la svegliò. Un lucido e grande serpente la fissava con attenzione. Lila si alzò di scatto, ma il serpente le parlò: “non temere. Mi ha mandato il vecchio saggio per accompagnarti da lui. Seguimi”. Ci volle un altro giorno di cammino per arrivare alla grotta del saggio. Senza l’aiuto del serpente Lila avrebbe faticato non poco a trovarla, nascosta com’era nella foresta.
I
l saggio accolse la bambina con benevolenza. Le diede una ciotola di riso e del buon tè, e quando Lila fu rifocillata e riposata, le disse: “Lila, so che mi hai cercato a lungo, e per questo ti ho mandato il mio serpente. Ora spiegami per quale motivo sei voluta arrivare fin qui”. Lila allora raccontò al saggio cos’era accaduto al piccolo Kanka.
E
gli la ascoltò in silenzio e, dopo aver a lungo riflettuto, le parlò: “tuo fratello ha perso il sorriso. C’è un solo rimedio. Nella foresta, non molto distante da qui, in un bosco incantato di manghi si trova un uccellino il cui canto magico ha il potere di ridare il sorriso ad un bambino. Lo riconoscerai perché vive tra i rami del mango piu grande, e le sue piume azzurre sono diverse da quelle di ogni altro uccello. È un tipo un po’ bizzarro, ma se saprai parlare al suo cuore lui ti seguirà, e guarirà Kanka”. Il saggio proseguì: “nel bosco incantato vive una strega. È molto gelosa di ciò di cui si è appropriata, e farà di tutto per non perdere l’uccellino dalle piume azzurre, il suo più prezioso tesoro. Stai molto attenta a non farti scorgere, ma se per caso ciò dovesse accadere mangia questa radice magica: ha il potere di trasformarti in quello che vorrai”.
L
ila lo ascoltò con attenzione, prese la radice e ringraziandolo salutò il saggio e il suo gentile serpente. Raccolse qualche frutto e partì. Camminò senza sosta per un giorno e mezzo, e finalmente il bosco di manghi le apparve in tutta la sua bellezza.
N
on ci voleva molto a capire che si trattava di un bosco incantato, perché le foglie degli alberi rilucevano come non mai, e i frutti risplendevano come se fossero stati d’oro. Sotto le chiome di quei manghi tutto appariva diverso; Lila si sentì all’improvviso più serena. Lentamente si avvicinò al centro del bosco, dove c’era il mango più grande e più antico. I suoi rami si estendevano tutt’attorno, e una quantità incredibile di uccellini, di ogni foggia e colore, svolazzavano tra le sue fronde. Lila si sedette allora sotto l’albero col naso all’insù, cercando di scorgere l’uccellino dalle piume azzurre. C’erano uccelli gialli, rossi, verdi, blu, alcuni col becco appuntito, altri col becco arcuato; taluni se ne stavano al calduccio nel nido aspettando l’arrivo del cibo, altri ancora cinguettavano allegramente saltellando tra i rami.
A
un certo punto Lila udì un canto soave e inconfondibile: era proprio lui, l’uccellino dalle piume azzurre! Lila vide sul ramo più alto il riflesso delle sue piume dorate. Gli parlò: “ciao, uccellino dalle piume azzurre, il mio nome è Lila. Sono qui perché mio fratello Kanka ha perso il sorriso, e ha bisogno del tuo canto per guarire. Puoi aiutarci?”. L’uccellino si avvicinò a Lila svolazzando, le fece qualche giro intorno, poi si posò prima sui suoi capelli, poi sulle sue ginocchia, infine Lila tese la mano e lo accarezzò. Quando cinguettando si rannicchiò nella sua mano, Lila capì che l’uccellino aveva deciso di aiutarla. Piano piano si alzò e si mise a camminare, con il piccolo uccellino nella mano.
M
a giunta al limitare del bosco accadde qualcosa di terribile: il cielo si oscurò all’istante, la terra iniziò a tremare, un vento fortissimo infuriò.
T
utti gli animali, grandi e piccoli, restarono immobili dove si trovavano: la musica gioiosa del bosco si era di colpo tramutata in un silenzio gelido, quasi insopportabile. D’un tratto, un fragore immenso: la strega! Avvolta in un grande drappo nero, fissava Lila con occhi ipnotici, inquisitori, incredibilmente profondi. Le sue lunghe mani, magrissime e avvizzite, si tendevano verso la bambina. La sua bocca, distorta in un sorriso agghiacciante, pareva inghiottirla da un momento all’altro. A malapena Lila riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi della strega; un attimo in più sarebbe stato fatale! Radunò tutte le sue forze, prese la radice magica che aveva con se’ e la ingoiò pensando “voglio diventare una tigre forte e coraggiosa, per poter vincere la strega”.
D
i colpo si trasformò: Lila si era mutata in una splendida tigre! La strega fu talmente impressionata dal cambiamento così repentino che non riuscì a reagire in tempo.
L
a tigre Lila le fu addosso in un sol balzo, e la uccise. La strega si volatilizzò nel nulla; finalmente il suo dominio sul bosco era cessato. Lentamente, gli uccellini ripresero a cantare, il sole fece di nuovo capolino tra le nubi, il vento smise di soffiare. L’uccellino dalle piume azzurre, che per lo spavento si era fatto ancora più piccolo, si alzò in volo cinguettando; era il suo commiato dagli amici del bosco.
P
oi si posò sul dorso della tigre Lila, e insieme ripresero il cammino. Era tempo di tornare. Il sole risplendeva, e tutto era bello più che mai. Non sarebbe stato difficile tornare a casa; oltretutto, Lila adesso aveva un amico in più! Intanto, al villaggio, Kanka era sempre più malato. Ormai sfinito, giaceva nel suo lettino senza parlare. La nonna Mahua gli stava accanto giorno e notte, assistendolo con amore. Nel suo cuore pregava che Lila tornasse al più presto, recando con se’ la giusta medicina. La settima notte Kanka fece un sogno: vide una bambina che camminava tra gli alberi fischiettando, in compagnia di un uccellino dall’aspetto curioso. Capì che la sorellina stava arrivando.
L
a mattina dopo Kanka fu svegliato da un canto soave. Socchiuse le palpebre e lentamente girò il capo. Vide i raggi del sole che filtravano nella capanna, sentì sulla pelle l’aria fresca del mattino. A poco a poco riscopriva tutte quelle sensazioni che da tempo non provava più.
U
na musica dolce e gaia si diffondeva tutt’attorno: era il canto magico dell’uccellino dalle piume azzurre. Kanka abbozzò un timido sorriso, e capì che stava guarendo. L’uccellino azzurro e una bellissima tigre lo guardavano con dolcezza. Kanka parlò: “ciao sorellina, era ora che tornassi. Adesso staremo sempre insieme”. Per tutta risposta, Lila gli leccò la guancia. Kanka provò a muoversi: le sue braccia avevano ripreso forza e vigore, le sue gambette non vedevano l’ora di saltellare di nuovo. Si sollevò dal lettino, e uscì dalla capanna. “Ehi, guardate: sono guarito! E Lila è qui con me!”. Tutti gli abitanti del villaggio si avvicinarono al cortile. Quando videro una magnifica tigre che giocava con Kanka compresero cos’era accaduto. La tigre aveva gli stessi occhi allegri di Lila.
D
a allora e per tanto tempo, Kanka, Mahua e la tigre Lila vissero insieme serenamente. Anche l’uccellino dalle piume azzurre non se ne andò più, perché aveva trovato lì la sua felicità.
Questa fiaba fu pubblicata nel 1992 nell’ambito di un progetto di finanziamento di UCEP (Underpriviliged Children’s Educational Program), scuole elementari e professionali situate nei distretti di Dhaka, Chittagong e Khulna, principali città del Bangladesh. Il progetto, ideato da Stefania Guerra, Gez design, fu reso possibile grazie al finanziamento stanziato dal gruppo CTA trasporti alimentari (Bologna), ed Enfants du Monde, ONG con sede a Ginevra, si fece garante dell’intera operazione. Il libro è stato utilizzato in diverse scuole elementari della regione Emilia-Romagna.
SPA! visual design, 2013 - www.spavisualdesign.it