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Quando i funghi vanno in grotta

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Notizie estere

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Sopra: imponente micelio di Pleurotus ostreatus sulle travi di larice della passarella che attraversa il laghetto della Buca delle Campore.

Alcuni spettacolari miceli in una grotta delle Alpi Apuane

Francesco Mantelli SSI; Francesco De Sio G.S.Fiorentino; Damiano Pierotti G.S.A.Valfreddana

Nell’ottobre 2003, durante un’uscita bio-speleologica nella Buca delle Campore furono osservate due strane formazioni fungine di grosse dimensioni. La cavità (1217 T/Lu) si apre a 430 metri slm nel Comune di Pescaglia (Lucca) sulla sinistra orografica del Rio delle Campore; nota da tempo, la Buca è stata rilevata e catastata dal G.S.A.Valfreddana. La grotta si apre nei Calcari Selciferi del Giurassico Superiore ha una lunghezza di 40 metri e un dislivello di –8 metri; nella parte terminale è presente un laghetto perenne, alimentato da acque di stillicidio e da piccole venute d’acqua provenienti da alcune fessurazioni delle pareti. La Buca delle Campore, pur essendo di dimensioni così modeste, è una cavità particolarmente nota in zona poiché ospita nel periodo natalizio un caratteristico Presepe che richiama ogni anno numerosissimi visitatori. Per questo motivo all’interno della grotta sono state posizionate alcune attrezzature in legno e un ponticello in larice, necessario per raggiungere un’isoletta situata al centro del laghetto terminale. Nell’estate 2003, a causa della notevole siccità, il livello del lago era diminuito di ben quattro metri,

lasciando all’asciutto il ponte. La temperatura di 12 °C e la forte umidità avevano creato le condizioni ambientali per lo sviluppo di una formazione fungina che ha originato un imponente micelio sulle travi di larice, con strutture piriformi lunghe 40-60 cm. Queste formazioni sono scomparse quando l’acqua del lago è tornata al livello abituale. Eseguiti prelievi dei diversi miceli rinvenuti e messi in contenitori sterili, i campioni sono stati poi inviati per la determinazione al dott. F. Bersan dell’Università di Trieste. I risultati hanno riconosciuto la presenza di Pleurotus ostreatus che per fruttificare ha prodotto la grande massa miceliare; la dimensione e la strana forma sono dovute essenzialmente alla presenza di elevata umidità ed al buio. Il Pleurotus ostreatus è detto volgarmente Gelone, perché fruttifica in autunno - inverno o anche Orecchione per la caratteristica forma a cappello di 20 cm ad ampio ventaglio e a orlo involuto. Il colore è grigio più o meno intenso e una superficie liscia e asciutta. Le lamelle, molto decorrenti sul gambo, sono di colore biancocrema. Il gambo è lungo fino a 6 cm ed è inserito sul cappello lateralmente. Il suo habitat generalmente è rappresentato da tronchi di latifoglie, dove si comporta da parassita se sono vivi, oppure da saprofita se sono secchi. E’ un fungo commestibile, sui tronchi si dispone a mensole e grazie alla sua attività saprofita svolge la funzione importante di disgregazione e mineralizzazione. Viene coltivato su larga scala preferibilmente in ambienti chiusi, l’habitat ottimale è essenzialmente costituito da cave, grotte naturali ed artificiali, dove è più facile regolare le condizioni atmosferiche: temperatura, umidità ed areazione devono essere controllate e costanti. L’altro fungo trovato nella Buca delle Campore si è sviluppato su alcuni pali di castagno ed è stato determinato come Coprinus Truncorum, il cui sclerozio arancio-bruno si era esteso per diversi metri sulle colate di calcare del pavimento della grotta. Il Coprinus truncorum ha un cappello largo sino a 3 cm di diametro, da globoso a campanulato, deliquescente, con il margine striato, il colore è bruno miele. Le lamelle larghe sono ascendenti, bianche poi rosate, infine nere per le spore. Il gambo è cilindrico, allargato in basso, bianco tendente al giallo alla base. E’ uno dei Coprinus più comuni rinvenibile dalla primavera all’autunno su residui legnosi e detriti vegetali. La presenza di questi due funghi è quindi da correlarsi all’elevata frequentazione della grotta, specie nel periodo natalizio e al fatto che per raggiungerla è necessario percorrere un sentiero nel bosco e, ovviamente, alla presenza delle strutture in legno poste al suo interno. Si ringrazia il Dott. Franco Bersan del Dipartimento di Biologia dell’Uni-versità di Trieste e R. Palla del GSAVF per le immagini fotografiche messe a disposizione. Rizocelio di Coprinus truncorum.

Bibliografia: Pierotti D. (2003) “Le grotte del Comune di Pescaglia”, Talp n. 26, pag. 40-43. Strutture piriformi lunghe 40-60 cm di Pleurotus ostreatus.

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