SCUOLA NAZIONALE di SPELEOLOGIA
C.A.I.
GRUPPO SPELEO TORRENTISTICO CAI BORDIGHERA
2째 Corso di Introduzione
Dispensa ad uso allievi
Introduzione La dispensa è stata creata con l’obiettivo di poter fornire all’allievo del una serie di indicazioni su cosa e come si svolge l’attività torrentistica a livello tecnico sportivo, ma non solo. Non avevamo e non abbiamo la pretesa di trasformare questo elaborato in un testo che potesse comprendere tutte le tecniche e le filosofie sul torrentismo ma, speriamo che le informazioni raccolte possano diventare lo stimolo per approfondire l’attività e la conoscenza di un ambiente così affascinante.
Buone Forre a Tutti !!!
Torrente Brusnik – Kobarid Slovenia Foto Loris Feller
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Elenco Istruttori GST CAI Bordighera
Ais Lanzarotti Giorgio IS-Franco (Ike) Aichino
AIS-Nicola Balestra
INS- Andrea Fontana
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AIS-Stefano (Nonno) De Villa
AIS-Fabrice (Poldo) Taggiasco
AIS Roberto (Messia) Saletta
AIS Simona (Simo) Bracco
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Appena finito di caricare due cosette per la forra di oggi Alquezar Spagna – Foto Franco (Ike) Aichino
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Attrezzatura Personale Casco Il primo elemento che compone la nostra attrezzatura è il casco. Il suo scopo è quello di proteggere il capo e la persona dalla caduta accidentale di pietrisco e dagli eventuali urti contro gli ostacoli sommersi durante la movimentazione in acqua e in situazioni di acqua viva. I caschi da selezionare sono quelli conformi alle certificazioni CEE ed UIAA, sul mercato vi sono un infinità di modelli e colori in grado di soddisfare i fabbisogni di tutti.
Muta La muta è una componente fondamentale della nostra attrezzatura. Le più diffuse proprio per la loro versatilità, sono le mute umide in neoprene da due pezzi dello spessore 5 mm dotate di cappuccio. Lo scopo di questo indumento è quello di ridurre lo scambio termico con l’acqua e l’ambiente circostante. In particolare durante la fase d’immersione, il ridotto scambio d’acqua permette il mantenimento di una temperatura quasi costante all’interno della muta. La testa è uno degli elementi principale di dispersione del calore corporeo, per questo è indispensabile scegliere un modello dotato di cappuccio. Il modello deve essere confortevole e permettere una corretta mobilità durante la progressione in forra. La muta inoltre, aumenta in maniera evidente la galleggiabilità e protegge parzialmente dagli urti accidentali.
Altri indumenti protettivi Oltre alla muta, si possono indossare calzari di neoprene, che riducendo lo scambio di acqua tra interno ed esterno evitano la riduzione della temperatura anche nell’area periferica dei piedi. In caso di torrenti particolarmente freddi si può indossare anche un corpetto di neoprene liscio sotto la muta. Esistono poi in commercio numerosi modelli di magliette in materiali sintetici che hanno il vantaggio di asciugarsi rapidamente aiutando il mantenimento della temperatura corporea.
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Imbragatura L’imbracatura da torrentismo deve avere buona resistenza all’abrasione e non appesantirsi da bagnata. L’ancoraggio è unico abbastanza alto da impedire il ribaltamento ma senza arrivare alle altezze degli imbrachi da alpinismo. Ha una o più zone per il trasporto materiali e normalmente una protezione nella per la muta e l’imbraco stesso.
Discensore, longes, moschettoni….. Il discensore che ad oggi risulta essere il più versatile, è di certo il discensore ad otto che va corredato di un moschettone a ghiera asimmetrico con chiusura di sicurezza, tramite il quale collegheremo il ns. discensore all’imbrago. La longes deve essere doppia o tripla e può essere realizzata con un corda dinamica omologato singola oppure in fettuccia con due rami asimmetrici (tipo spelegyca della Petzl). La longes che deve essere collegata direttamente all’imbragatura tramite una maglia rapida; su ogni ramo della stessa devono essere inseriti due moschettoni asimmetrici con ghiera. A completamento dell’attrezzatura, và aggiunto un anello di kevlar (circa 1.5mt) e uno spezzone di kevlar con delle asole alle estremità (circa 2 mt), altri 2 moschettoni a pera con ghiera uno asimmetrico con ghiera e uno senza ghiera. Per concludere un rinvio da alpinismo di media lunghezza. Calzature Dobbiamo scegliere una calzata che abbia una buona aderenza sul bagnato e che offra una buona protezione sia del piede da urti che la caviglia da distorsioni. Nella maggior parte dei casi il terreno su cui ci muoveremo sarà impervio e quindi sarà necessario avere calzature affidabili. Questi elementi diverranno utili nel caso in cui si rimanga bloccati in forra oppure, quando non si valutano con precisione i tempi di percorrenza e la notte cala mentre stiamo ancora scendendo la forra.
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Fischetto e cesoia Il fischietto diventa assai utile quando il rumore dell’acqua impedisce una comunicazione diretta tra i membri della squadra. Il fischietto è un elemento che va tenuto a portata di mano. Fissato sul casco ad esempio od in altra parte che ci permetta di usarlo agevolmente. Da utilizzare solo per le emergenze nel nostro corredo di torrentista c’è una cesoia .Dovranno essere fissati all’equipaggiamento in maniera che possono essere raggiunti con entrambe le mani.
Sacchi e bidoni stagni A corredo dell’equipaggiamento personale si deve aggiungere uno zaino da forra e il bidoncino stagno.
Al primo affideremo il compito di trasportare il nostro equipaggiamento personale e di squadra, sia in forra che nel percorso di accesso e di ritorno dall’escursione. Gli zaini da forra devono essere dotati di fori per lo scarico dell’acqua e di spallacci a sgancio rapido. Il bidone stagno permette di portare il materiale che non deve essere bagnato: primo soccorso, telo termico, candele, fiammiferi e/o accendino, pila frontale, snack e altro ancora.
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Il nodo questo sconosciuto Trento Italia Foto Franco (Ike) Aichino
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NODI UTILI Analizzeremo per sommi capi i nodi principali che potremmo trovarci ad utilizzare durante le nostre discese in forra.
Nodi di Giunzione I nodi che vengono comunemente utilizzati per giuntare o unire due spezzoni di corde o realizzare un anello solidale sono tre. Nodo Inglese Viene utilizzato principalmente per chiudere, giuntare corde e cordini. Il suo confezionamento è abbastanza semplice. Per effettuarlo correttamente basta ricordarsi che i due baffi devono avere una lunghezza di almeno 10 volte il diametro della corda usata, il nodo deve essere almeno doppio e realizzato in maniera che le spire agendo a contrasto siano perfettamente asimmetriche.
Nodo fettuccia Il nome stesso indica il suo utilizzo principale: chiudere un anello di fettuccia. Questo nodo è l’unico che offre garanzia certa sulla chiusura della fettuccia.
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Nodo galleggiante Il suo utilizzo principale è la giunzione delle corde utilizzate per la progressione. Facile a confezionarsi tra due corde con pari diametro, basta rammentarsi di lasciare i due baffi un po’ lunghi. Il grande vantaggio di questo nodo sta nel fatto che scorrendo sulla parete assume un posizione che riduce notevolmente la possibilità di incastro sulle asperità della parete stessa. Da qui il nome “galleggiante”.
Altri nodi
Nodo bulino Pratico e di facile esecuzione ha il vantaggio di sciogliersi senza eccessivi problemi anche se trazionato in maniera energica e di non lasciare nodi lungo la corda.
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Nodo delle guide con frizione o nodo otto E’ uno dei nodi più comunemente utilizzati per collegare in maniera solidale, ancoraggi, imbrago etc… Ha un ottima tenuta ed un ampio utilizzo, tuttavia deve essere confezionato con precisione, in quanto, una volta trazionato risulta difficile da sciogliere. Se le spire di cui è composto sono state sistemate a dovere, la difficoltà nella fase di scioglimento è assai ridotta.
Nodo delle guide con frizione
Nodo delle guide con frizione infilato
Barcaiolo Di facile esecuzione, vi sono vari metodi, uno dei più diffusi permette di realizzare le asole che formano ill nodo inserendole solo successivamente nel moschettone. Si può anche confezionare con la corda nel moschettone, basta prendere con due dita un capo e, incrociandolo con l'altro capo, formare un'asola da mettere nel moschettone. La corda rimane così bloccata in entrambe le direzioni, si può facilmente regolare per allungare l'uno o l'altro capo ed il nodo può essere sempre facilmente sciolto.
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Mezzo Barcaiolo Anch’esso di facile esecuzione è un nodo che permette di far scorrere la corda mantenendone il controllo. Può essere utilizzato per assicurare un compagno di discesa che esegue un avvicinamento ad un ancoraggio esposto o, come avrete occasione di vedere diverrà una componente essenziale nella gestione delle calate durante la progressione
Mezzo Barcaiolo con asola di bloccaggio Si tratta del nodo poco sopra descritto con un asola di bloccaggio. Questa versione permette ad esempio di bloccare un carico durante una manovra di calata . E’ indispensabile bloccare il tutto con una contro asola di sicurezza.
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Nodi Autobloccanti Nodo Marchand Non è altro che un anello di cordino di kevlar, avvolto almeno 4 volte attorno alla corda. E' un autobloccante bidirezionale ed è probabilmente il più utilizzato tra gli autobloccanti. In forra può essere utilizzato come strumento di risalita su corde singole o doppie, per la realizzazione di paranchi o soste lungo la corda.
Nodo Treccia È realizzato con un cordino di kevlar con 2 asole alle estremità, viene avvolto attorno alla corda almeno 3 volte e poi si intrecciano le estremità con le asole fino a finire la corda (minimo 5 volte). A questo punto il moschettone chiude e crea l’ancoraggio. È un autobloccante monodirezionale, con una particolare versatilità nello sbloccaggio, viene utilizzato per varie manovre lungo la calata in modo per esempio il superamento di di un nodo.
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Rio Barbaira (alpi liguri – Italia) Foto Franco (Ike) Aichino
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Uso della corda in torrente Durante la discesa di una forra, il torrentista incontra una serie di ostacoli ed in particolare i dislivelli verticali che l’acqua ha creato durante il lavoro secolare di approfondimento e modifica del paesaggio. Cercheremo dunque di riassumere qui di seguito come ci si avvicina, si allestisce, si utilizza e si gestisce una calata per superare un dislivello verticale. La corda Ne esistono di vario tipo e per brevità possiamo elencare :
Corde da Canyoning Generalmente si tratta di corde realizzate in polipropilene, con una buona tenuta e una discreta resistenza alle abrasioni. Generalmente sono corde dai colori vivaci ed in passato sono state realizzate anche versioni idrorepellenti o addirittura galleggianti. Queste ultime sono da evitarsi galleggiando, in acqua turbolenta possono divenire pericolose.
Corde semistatiche da speleologia Corde composte da Nylon 6.6 con una buona tenuta e resistenti alle abrasioni. Sono tra le più diffuse ed utilizzate per la loro versatilità e robustezza. In linea di massima tenderemo a preferirle a quanto altro il mercato può offrire.
Corde dinamiche o da alpinismo. Sempre composte di materiali poliammidici come le precedenti hanno una capacità di allungamento maggiore. Sono state create per proteggere gli appassionati di arrampicata durante la caduta. A causa di questa caratteristica divengono sconvenienti a chi come il torrentista usa la corda come strumento di progressione. Le corde dinamiche verranno utilizzate solo per realizzare gli spezzoni da impiegare per realizzare le soste per la calata e le longes di auto sicura. E’ indispensabile che la corda sia omologata per l’uso come corda singola. La corda semistatica da speleo da può essere utlizzata come corda di progressione o come corda di emergenza. Tendenzialmente si tende ad utilizzare diametri da 10 – 10,5 mm come progressione e 9 mm come emergenza con lunghezza di 60 mt. Si possono avere lunghezze diverse e comunque è buona norma segnarne la lunghezza con un codice oramai diffuso a livello internazionale, composto da una serie di anelli concentrici disegnati con un pennarello alle estremità della corda ed a seconda della dimensione dell’anello, andremo ad indicare 5 mt, 10 mt, 50 mt. Così se la nostra corda misura 25 mt
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avremo un tratto sottile e due leggermente più spessi. Se trovo una corda con tre anelli del medesimo spessore vorrà dire che avrò per le mani una corda da 30 mt e cosi via. Come si prepara la corda per l’uscita in torrente. In torrente la corda si porta sempre nei sacchi. Il metodo più diffuso per insaccare la corda è il seguente: Si lega uno dei due capi della corda ad uno degli anelli della sacca con un nodo bulino. Si procede formando degli anelli di circa 20 cm nella mano e poi si infilano nella sacca. Ogni pacchetto deve essere inserito ruotato di 90 gradi sul piano orizzontale rispetto al precedente. Inserita tutta la corda nella sacca, il capo rimasto fuori verrà legato alla stessa con un nodo semplice; in questa maniera la corda è pronta per essere usata per la discesa in forra. Normalmente si utilizzerà il capo di corda rimasto sopra ed in casi particolari, anche quello inferiore (tipo per il mancorrente).
Avvicinarsi ad una verticale E’ un attività da eseguire sempre in sicurezza, basterà collegare le longes di auto sicura al corrimano o al punto di ancoraggio predisposto, prima di esporsi alla verticale. E’ buona abitudine inserire tutti e due i moschettoni delle longes in modo che se durante il nostro avvicinarsi al punto di calata il corrimano dovesse presentare dei nodi, potremmo spostare prima una longes a valle del nodo e poi l’altra. In questa maniera rimarremmo sempre e comunque collegati al corrimano anche nel momento critico del superamento del nodo.
Una situazione corretta: il personale della squadra non impegnato nella calata si trova in una zona sicura, chi invece è esposto sulla verticale è assicurato alle proprie longes
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Giunti sull’ancoraggio torverete l’attrezzista che gestisce la calata e che vi mostrerà il punto di ancoraggio (moschettone di servizio), adesso si provvederà a staccare le longes, sempre una alla volta e a sistemarsi, possibilmente spalle al vuoto e fronte all’ancoraggio.
Montiamo il discensore Assicurati all’ancoraggio, dobbiamo ora inserire la corda nel discensore. Il discensore è collegato con l’anello grande del moschettone, di conseguenza all’imbraco. Basta infilare la corda sempre nell’anello grande e la si fa passare dietro l’anello piccolo A questo punto, e solo adesso possiamo scollegare momentaneamente l’otto dal moschettone e ruotarlo di 180° ed inserire l’anello piccolo nuovamente nel moschettone di collegamento all’imbrago.
Per completare l’operazione recuperare la corda in uscita dal discensore e farla passare nel moschettone di collegamento, chiudere il moschettone e siete pronti (sistema di calata Vertaco). Stendendo le 2 corde parallele e chiudendole nella mano vi troverete nella posizione di STOP. La Chiave di bloccaggio Ne esistono varie versioni qui di seguito ecco la sequenza di una delle più utilizzate.
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Come staccare le longes ed iniziare la discesa Per fare le cose in massima sicurezza, dobbiamo trasferire il nostro peso dalla longes al discensore. Per facilitare l’operazione, durante il montaggio del discensore, recuperare più corda possibile e mettersi in posizione di stop praticamente con le longe scariche. Con l’altra mano, dopo aver verificato il corretto montaggio del discensore, staccheremo le longes dall’ancoraggio, prima la corta poi la lunga e le attaccheremo all’imbrago, verificheremo ancora che corda, moschettone di collegamento, discensore, siano posizionati correttamente e solo allora, porteremo la corda a valle sotto il discensore ed inizieremo la calata. Nel caso in cui la partenza della calata sia nel vuoto, per evitare rischi inutili in fase di sgancio e sforzi sovraumani nell’eseguire i vari passaggi, si monta il discensore, si recupera la corda senza alzarsi sui piedi, si monta la chiave di bloccaggio, si staccano le longes, si controlla che l’asse moschettone/discensore/corda sia correttamente posizionato e solo allora si procede a smontare la chiave di bloccaggio. Durante la discesa Ricordatevi di tenere le gambe leggermente divaricate, perpendicolari alla parete il busto eretto. Se la parete è eccessivamente scivolosa, allora possiamo assumere una posizione diversa, ovvero il lato opposto a quello del braccio che controlla la corda può andare a contatto con la parete.(Va da se che la parete deve essere si scivolosa e sopratutto priva di asperità). Durante la discesa, potreste incontrare anche dei deviatori o addirittura dei frazionamenti. Un deviatore non è che un moschettone fissato tramite uno spezzone ad un chiodo o ancoraggio ed agganciato alla corda di calata. Il suo scopo non è complicare la vita a chi scende ma deviare il tiro della calata per mantenere chi scende lontano da situazioni pericolose (imponenti cascate, pareti che possono danneggiare le corde con lo sfregamento, zone di caduta sassi etc…). Per superarlo basta, giunti in prossimità dello stesso, arrestare la calata e fare la chiave di bloccaggio, prendere la longes ed inserirla nel moschettone del deviatore. Aprire il moschettone del deviatore, sganciarlo da sotto il discensore e ri-
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agganciarlo sopra il discenzore, sganciare la longes, agganciarla al porta materiali dell’imbrago e riprendere la discesa. Il frazionamento è la corda di calata collegata tramite un nodo ad un ancoraggio, generalmente viene realizzato per ridurre al minimo lo sfregamento oppure, nel caso di calate di notevole lunghezza permette di affrontarle con più corde. Per superare il frazionamento, giunti in prossimità dello stesso, arrestare la calata, prendere la longes più corta e collegarla al moschettone di servizio. Riprendere a calare fino a che il carico si sposterà dal discensore alla longes. Il discensore privo di carico potrà essere sganciato dal moschettone di collegamento, ruotato di 180 ° e re-inserito nel moschettone tramite l’anello grande. A questo punto è possibile sfilare la corda senza perdere il discensore. Successivamente si procede a ripetere la medesima operazione eseguita in partenza avendo cura di montare il discensore sul capo di corda che esce da sotto il frazionamento. Anche le fasi di controllo e di sgancio delle longes di auto sicura sono le medesime sopra descritte. Utilizzo della chiave di arresto per agganciare la longes e per sganciarla in molti casi rende più agevole e sicura la manovra. Siamo arrivati alla fine della calata Alla fine della calata con i piedi per terra, in posizione sicura (se siamo sull’orlo di un baratro prima ci allongiamo e poi ci stacchiamo dalla corda di calata), bisognerà staccarsi dalla corda e riporre il discensore nella posizione originaria, pronto per la prossima discesa. La sequenza da eseguire è semplice: si stacca il discensore dal moschettone di collegamento all’imbrago e si ruota di 180° e lo si inserisce nel moschettone tramite l’anello grande. A questo punto si sfila la corda. In pratica si esegue la medesima manovra descritta in partenza ma nella sequenza opposta. In alcuni casi la corda verrà posizionata poco sopra il pelo dell’acqua. In quel caso la corda uscirà da sola dal discensore. Abbiate cura di riporlo nella condizione di partenza (moschettone foro grande) appena possibile e quando sarete in un posto sicuro. Terminate tutte le operazione sarà vostra cura dare il corda libera con il fischietto (3 fischi)! Chi scende per primo Chi scende per primo ha un poco di lavoro in più da fare, dovrà collaborare con il compagno che ha predisposto la calata smontabile sull’ancoraggio. Il compagno sull’armo di partenza, avrà fatto scendere corda più possibile ma senza arrivare all’acqua. Chi scende dovrà oltrepassare la metà, avendo cura di lasciarsi diversi metri di corda (circa 3) sotto il discensore e si arresterà in posizione di stop (quella che si adotta in partenza per controllare l’asse discensore/moschettone/ corda). Appena pronto tramite il fischietto, trasmetterà il comando CA LA. Il compagno sull’armo di partenza, aprirà le sicure e inizierà a calare a velocità costante il primo della squadra, finché questi non gli trasmetterà l’ordine di STOP sempre con il fischietto.
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Il primo avrà cura di posizionare la corda poco sopra il pelo dell’acqua. Una volta giunto nella pozza e dopo essersi assicurato di aver fatto tutto nella maniera giusta, darà il corda LI BE RA sempre con il fischietto. Ricordate di non bloccarvi mai con la chiave, potrebbe diventare pericolosissimo se si finisce dentro l’acqua vorticosa. L’acqua e le corde non vanno molto d’accordo. Ricordate che la corda quando ci siete appesi si allunga. Con l’esperienze riuscirete a valutare anche questo fattore. Il codice del fischietto Per comunicare con il proprio compagno si usa un codice cosi fatto: un fischio – STOP due fischi – CA LA tre fischi – LI BE RA quattro fischi – RE CU PE RA un fischio prolungato – situazione di pericolo Calata deviata In alcuni casi potrà essere allestita una calata deviata, dove la coda della corda (quella legata con il bulino), verrà invece utilizzato per spostare l’asse di calata da una verticale. L’obiettivo è quello di porre al sicuro il torrentista sia durante la calata su cascate di notevole portata che al termine della calata stessa evitando che possa finire in pozze di acqua vorticosa o viceversa in aree dove l’acqua ristagna per la scarsa alimentazione e quindi vivere una sgradevole esperienza. La calata sarà bloccata con un nodo a tampone e il ramo a monte messo in tensione e bloccato. Chi scende dovrà montare come d’uso il discensore nel ramo di corda non teso ed inserire le longes in quello sotto tensione. Se la deviazione è notevole, per evitare che la discesa si arresti a circa metà del percorso a causa degli attriti, potrebbe essere richiesto il montaggio del discensore senza il rimando della corda nel moschettone di base o addirittura alla “Francese” (che consente una calata molto veloce ma che può diventare anche troppo veloce quindi che imparerete più avanti).
Gorgas della Vallfiguera Spagna Calata guidata, l’eccessiva turbolenza della pozza viene evitata
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Ricky si preoccupa che la sua attrezzatura non si bagni Slovenia – Foto Franco(Ike) Aichino
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Cenni di Meteorologia Nell’Attività torrentistica la previsione della situazione meteorologica e dei suoi sviluppi è senza dubbio di rilevante importanza in quanto permette di evitare le situazioni a rischio. In questa breve esposizione vedremo di identificare tutti i possibili segnali premonitori che possono far presagire l’arrivo delle precipitazioni o comunque un possibile peggioramento delle condizioni meteorologiche. Il fenomeno che desta comunque maggior apprensione ai frequentatori di forre resta per certo la pioggia. Questa infatti può causare: • Caduta pietre • Aumentare il livello di difficoltà di movimentazione in forra • Aumento del livello del volume dell’acqua • Piene improvvise I fattori di rischio vanno dimensionati in base alla situazione geomorfologica o idrologica della forra che si percorre e del suo areale. Per conoscere che tempo farà dobbiamo raccogliere delle informazioni. Per fare questo possiamo utilizzare due metodi • •
Ascolto o visione delle previsioni meteorologiche L’osservazione sul campo
Raccolta delle previsioni meteorologiche Pur essendo facilmente reperibili questo tipo di informazioni hanno di difetto di essere poco attendibili in quanto sviluppate per previsioni su grande scala ( mesoscala 200 km²)
Osservazione diretta sul campo Tramite la conoscenza e l’interpretazione di alcuni fenomeni meteorologici è possibile con buona approssimazione, prevenire l’evolversi delle condizioni meteorologiche presenti sulla zona che specificatamente ci interessa. Gli svantaggi da tenere bene a mente sono l’empiricità del metodo e la necessità di una buona dose di esperienza. Per meglio comprendere come interpretare i fenomeni meteorologici dobbiamo analizzare l’ambiente in cui si sviluppano e i modelli fondamentali dei fenomeni stessi
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Troposfera E’ lo strato a contatto con la superficie terrestre e si estende da un minimo di 8 km (ai poli) a un massimo di 16 (all’equatore). Deve il suo nome (dal greco tropos, cambiamento) al fatto che in essa si sviluppano le perturbazioni atmosferiche in quanto si concentra la maggior parte del vapore acqueo. È separata dalla fascia successiva dalla tropopausa
Fronte Meteorologico I fronti sono associati ad ammassi nuvolosi tipici per ciascun tipo di fronte e il loro passaggio è in genere preannunciato da un abbassamento della pressione atmosferica. Essi si suddividono a seconda del movimento, della posizione geografica, dell'altitudine e sotto l'aspetto termodinamico. Ognuno di questi, si suddivide in ulteriori sottogruppi. Sotto l'aspetto del movimento si distinguono in "stazionari" (polari, tropicali, equatoriali), e "mobili" i quali sono freddi, caldi e occlusi, gli ultimi possono essere a carattere freddo o caldo.
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I fronti geografici sono fronti stazionari perenni che si trovano ognuno nel proprio settore di competenza e si suddividono in principali (polari, tropicali e equatoriali) e secondari. A seconda dell'altitudine esistono fronti in quota e fronti di superficie. I fronti termodinamici possono essere a scorrimento ascendente o discendente; entrambi possono essere attivi o passivi. La superficie di contatto tra le due masse d'aria è detta superficie di discontinuità, e l'intersezione di questa sul terreno è detta linea del fronte. I tipi di fronti meteorologici principali e più comuni sono 4, descritti nelle carte meteorologiche da linee con simboli diversi: fronte caldo; fronte freddo; fronte stazionario; fronte occluso. Il fronte caldo Si ha un fronte caldo quando una massa d'aria più calda (quindi anche più umida) si avvicina ad una più fredda (generalmente meno umida). In questo caso l'aria calda, più leggera, sale sopra quella fredda, raffreddandosi e causando anche piogge leggere o nevicate al passaggio del fronte. L'aria fredda sottostante, perché più pesante (ovvero densa), fa più attrito sul terreno e quindi si sposta lentamente. Per questo motivo i fronti caldi e le perturbazioni che li accompagnano possono durare anche alcuni giorni.
I fronti caldi hanno una pendenza molto bassa, intorno all'1%, e hanno un'estensione che può raggiungere 1000 km. Le precipitazioni (pioggia, neve) si estendono per circa 300 km e sono a carattere continuo. Il fronte caldo è caratterizzato dalla presenza di nubi stratificate. L'intero fenomeno dura in genere qualche giorno, inizia con l'arrivo di nubi alte come cirri, cirrocumuli, altocumuli e altostrati, strati, nembostrati ed eventualmente cumulonembi se l'aria è instabile. Passato il fronte, si ha aria calda ma meno umida. Il fronte caldo può, dal punto di vista termodinamico, essere a scorrimento ascendente attivo o a scorrimento discendente passivo:
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Nel primo caso (scorrimento ascendente attivo) la velocità della massa d'aria calda è superiore a quella fredda, in questo modo l'aria calda "scala" la superficie frontale giungendo alla saturazione e alla conseguente formazione di sistemi nuvolosi. In generale l'arrivo di questo fronte si preannuncia con la diminuzione della pressione e all'aumento di temperatura.
Il passaggio di questo fronte determina una diminuzione della visibilità dapprima ottima, fino a peggiorare a causa delle precipitazioni che si svolgeranno e delle nebbie prefrontali. •
Nel secondo caso (scorrimento discendente passivo) l'aria calda ha velocità minore di quella fredda ed è sovrapposta a quest'ultima. In questo caso, l'aria calda cade passivamente nello spazio lasciato dall'aria fredda, aumentando la sua temperatura con diminuzione dell'umidità. In queste condizioni le nubi non si formeranno e quelle già esistenti si dissolveranno.
Il fronte freddo Si ha un fronte freddo quando una massa d'aria fredda (quindi meno umida ma più densa) si avvicina ad una massa più calda e pertanto più leggera e più umida. In questo caso l'aria fredda si incunea sotto quella calda, facendola salire.
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Lungo il fronte si possono generare fenomeni meteorologici anche violenti, come temporali, vento forte e turbolenza, tempeste e bufere (anche di neve), ma i fronti freddi passano velocemente, anche in poche ore, lasciando dopo il loro passaggio aria fredda e asciutta. Se l'aria però è sufficientemente secca non ci sono precipitazioni. Il fronte freddo può essere lento o veloce (ma sempre più veloce di quello caldo), ed ha una pendenza intorno al 5-10%. Le nubi caratteristiche del fronte freddo sono a sviluppo verticale cumuli e cumulonembi. Il fronte freddo può essere a scorrimento ascendente passivo o a scorrimento ascendente attivo. •
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Nel primo caso (scorrimento ascendente passivo) la velocità dell'aria fredda è superiore a quella calda, in questo caso la massa d'aria fredda s'incunea violentemente al di sotto dell'aria calda sollevandola e costringendola a salire la linea frontale. Questo causerà la formazione di sistemi nuvolosi a carattere di rovesci e temporali nella zona precedente e subito dopo la linea frontale. Nel secondo caso (scorrimento discendente attivo) il fronte si trova in quota in prossimità di correnti a getto, ne consegue che davanti il fronte è presente aria calda discendente, e quindi assenza di nubi. In questo caso l'aria calda verrà sollevata dalla massa fredda in arrivo formando nubi stratificate e moderate precipitazioni, se stabile, in caso contrario si formeranno sistemi a sviluppi verticale a carattere di forti rovesci con temporali e neve associata a grandine, ossia il cosiddetto cumulonembo.
L'arrivo di questo fronte si preannuncia con una diminuzione di temperatura, aumento del vento e migliore visibilità.
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Il fronte stazionario Si ha un fronte stazionario quando di due masse d'aria a contatto nessuna delle due riesce a sostituire l'altra. Si ha pertanto una situazione di stallo con eventuali fenomeni precipitativi che possono durare anche molti giorni simili a quelli di un fronte caldo, finché o il fronte si dissolve oppure si tramuta in un fronte caldo o un fronte freddo.
Il fronte occluso Si ha un fronte occluso quando un fronte freddo (quindi più veloce) raggiunge un fronte caldo. Il fronte occluso può essere a carattere caldo o a carattere freddo, a seconda delle temperature. Il fronte occluso a carattere caldo è più frequente. Se un fronte freddo a 5 °C raggiunge un fronte caldo a 7 °C che sovrasta una massa d'aria a 3 °C, entrambi salgono sopra quest'ultima, generando una situazione simile al fronte caldo. Se invece il fronte freddo ha l'aria più fredda di tutte si incunea sotto tutte e due le masse d'aria generando una situazione simile al fronte freddo. I fenomeni del fronte occluso sono però più violenti (spesso genera temporali) e persistenti. Sulle carte meteorologiche difficilmente si fa la distinzione fra i due tipi di fronti occlusi: se c'è nel fronte occluso a
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carattere caldo i semicerchi sono pieni e i triangoli vuoti, in quello a carattere freddo i triangoli pieni e i semicerchi vuoti. A questo particolare tipo di fronte viene spesso associata la teoria frontale dei cicloni, la quale spiega attraverso l'occlusione la formazione del ciclone extratropicale che si crea a volte a latitudini vicine ai poli. Le Nubi Fin dall'inizio del XIX secolo, gli scienziati hanno classificato le nuvole attribuendogli nomi specifici che fossero di aiuto nella loro osservazione. Un farmacista londinese, Luke Howard (1772-1864), nel 1803 pubblicò un articolo che costituisce il primo tentativo sistematico di classificazione delle nubi. Oggi, i nomi dati ai 10 tipi principali di nuvole sono essenzialmente una grossolana descrizione delle loro caratteristiche distintive principali, in termini di aspetto generale e altitudine.
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Categorie di nuvole: GENERALI Alto: con questo prefisso ci si riferisce alle nuvole del piano medio.
Cirro: significa "filamento", "ricciolo" e viene usato per identificare le nubi alte.
Cumulo: significa "ammasso tondeggiante" e si riferisce alle nubi con sviluppo verticale.
Nembo: significa "pioggia" e si riferisce alle nuvole che portano precipitazioni.
Strato: si riferisce alle nuvole del piano inferiore, è usato anche come suffisso per una serie di tipologie di nubi che hanno un aspetto stratificato
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Categorie di nuvole: SPECIFICHE Cirrostrato Una combinazione di cirro e di strato. I cirrostrati sono generalmente riconoscibili come un sottile strato o velo bianco trasparente di cristalli di ghiaccio che forma nuvole alte. Cirrocumulo Una combinazione di cirro e cumulo. Nuvole del piano superiore di cristalli di ghiaccio formante dei piccoli ciuffi bianchi o filamenti ondulati. Altostrato Nuvole stratificate con il prefisso "alto" a indicare altitudini medie. Gli altostrati sono costituiti prevalentemente da gocce d'acqua e appaiono come una lamina grigia stratificata relativamente uniforme. Altocumulo Una nuvola di medio livello con un certo sviluppo verticale, come indicato dal suffisso "cumulo". Gli altocumuli generalmente hanno un aspetto stratificato, ma sono costituiti anche da sbuffi bianchi o grigi e ondine. Stratocumulo Nuvole basse stratificate ("strato"), ma sviluppate verticalmente come indica il suffisso "cumulo". Gli stratocumuli sono formati da grossi cilindri o ciuffi raggruppati. Cumulonembo Nuvole che si sviluppano in verticale e portano pioggia, come indica il suffisso "nembo". Queste nuvole in genere si estendono in alto nella troposfera, con una vaporosa porzione inferiore e una parte superiore liscia o appiattita a forma di incudine. Di solito producono delle piogge intense sotto forma di acquazzoni accompagnati da tuoni.
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Nembostrato Nuvole stratificate che producono pioggia. I nembostrati sono nuvole basse o medie di un grigio uniforme e le cui precipitazioni cadono di solito dalla base della nube. Stau e Foehn Come ben si sa, l`aria riscaldata dal suolo tende a salire di quota in quanto piÚ leggera. Ma accade anche che forti venti spingano l`aria ai piedi di una catena montuosa: trovando l`ostacolo l`aria sale di quota, sempre con la spinta del vento. Ora, se l`aria interessata è molto secca, non si avranno formazioni di nubi; per contro si registrerà un forte abbassamento della temperatura in quota. Viceversa, in presenza di aria umida, si ha la formazione di nubi e di piogge consistenti. Ma vediamo nel dettaglio cosa succede.
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Abbiamo detto che l`aria sale di quota sotto la spinta del vento: è un moto forzato e veloce che causa una rapida condensazione dell`umidità per effetto della repentina diminuzione della temperatura. Quindi, nel versante esposto al vento, si avranno delle precipitazioni di carattere intenso anche se non violente (effetto stau). A questo punto, l`aria che supera la sommità del monte, è praticamente priva del suo originario contenuto di umidità; ma si tratta di aria fredda che tende a precipitare verso valle. Perdendo quota tende a riscaldarsi: in pratica si comprime a causa della pressione atmosferica, aumenta la sua temperatura ma non è soggetta a scambi di energia termica con l`ambiente circostante. Il fenomeno si chiama ”riscaldamento adiabatico”: come se ci fosse una bolla di sapone nella quale aumenta la temperatura al suo interno ma non all`esterno della stessa. A valle arriva quindi una massa di aria calda che genera l`effetto foehn. Questo fenomeno è riconoscibile quando si notano delle masse nuvolose addossate ai rilievi montuosi ma che non superano il versante
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Le Brezze di monte e di valle
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SPECIE DEL TEMPO
BELLO
BAROMETRO
Superiore alla norma.
TERMOMETRO
NUBI
VENTO
Cumuli nani, cirri Provenienza Sale dal levar del provenienti da EST, EST o Sole fino alle isolati; leggera NE;scende le ore 13-14, Nebbia che si valli la poi discende dirada sera e sale al lentamente. ai raggi solari. mattino. IntensitĂ a Annuvolamenti provenienza provenienti da sud variabile; e scende le Non scende alla da ovest, cirri sera. valli accompagnati da al mattino, le altostrati o sale alla cirrostrati. sera.
VARIABILE CON TENDENZA AL BRUTTO
Scende a sbalzi.
VENTO
Scende e poi Risale bruscamente.
In ascesa.
PIOGGIA
Scende e poi Risale lentamente.
Nembostrati in Non sale durante movimento con il giorno. ciuffi bassi.
TORMENTA E Scende TEMPORALI rapidamente.
In sensibile Cumulonembi e ascesa al mattino. nembostrati.
Cortina di nubi.
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CIELO
Grigio chiaro al mattino, rosa o arancione al calar Del sole. Strisce rosse al tramonto, spesso alone solare e lunare provocato da cirri-strati. Stelle scintillanti, Soffi brevi e cielo violenti. Rosso al mattino e alla sera. Rosso prima Assenza di aria del levar del nelle sole; valli , oppure arcobaleno; le nubi venti da SUD o SO. calano dalle cime. Freddo e turbinoso.
NOTE VARIE Il fumo si dissipa rapidamente; i jet non lasciano la scia.
Il fumo è denso, non Si dissipa rapidamente, i jet lasciano lunghe scie.
Sfondo dei panorami molto variabile.
Cattivi odori Emananti dagli scarichi.
Aloni solari e Aria pesante. lunari.
-Alluvione 2006, torrente del Planfaè, l’acqua dopo la piena trasporta a valle un ingente quantità depositi terrigeni – Alpi Marittime (Francia) Foto Franco (Ike) Aichino
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La forra e i suoi pericoli L’ambiente dove si pratica il Torrentismo, pur essendo affascinante e assai ludico, non è comunque privo di pericoli oggettivi. Nel nostro incontro cercheremo di identificare in maniera schematica le principali difficoltà che la forra può suggerire e contemporaneamente identificare modelli di comportamento atti a superare le difficoltà nella maniera più semplice e con il minor dispendio di energie. In particolare la presenza dell’acqua, soggetto primario per la ludicità dell’attività stessa deve essere anche tenuta in considerazione come rischio. Si possono dunque identificare i seguenti tipi di rischio legati all’acqua : • Rischio Idrico • Rischio Idrologico • Rischio idro-morfologici
Rischio Idrico o Regime idrico Per regime idrico s’intende la quantità d’acqua che investe e occupa la gola che si intende discendere. Il regime idrico difficilmente rimane costante nell’arco temporale e per avere una corretta conoscenza del volume d’acqua bisogna considerare: • Il bacino di assorbimento • La geologia del territorio • Il regime Idrologico a cui è soggetta la forra. •
Il Bacino di Assorbimento Per Bacino di assorbimento si intende quell’area di territorio che per conformazione geomorfologica “raccoglie” l’acqua( affluenti, bacini e precipitazione meteoriche) e alimenta la forra.
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L’identificazione del bacino di assorbimento è importante. Bisogna ricordarsi che l’area di assorbimento può avere dimensioni notevoli ed essere al di fuori dei profili montuosi che circondano la forra
Pluviale: Tipico di forre situato a quote medio basse con portate di rilievo concentrate in primavera ed autunno ovvero nei periodi di massima precipitazioni meteoriche. Pluvio-Nivale: Tipico di forre a quote medio alte ed è caratterizzato da una portata relativamente costante nell’arco dell’anno a causa della fusione nei mesi primaveri li estivi che va a sommarsi al contributo delle piogge. Nivo-Glaciale:Torrenti alimentati da fusione di nevai in primavera e/o da quella di ghiacciai nell’arco dell’anno. In inverno la portata è ridotta al minimo. Possono avere variazioni dei volumi d’acqua nell’arco della giornata. In alcune forre, posso essere presenti a monte o a valle del tratto percorribile, impianti di sollevamento, prelievo, raccolta o gestione delle acque. Bisogna valutare anche la possibilità che le operazione messe in atto, siano esse programmate o no, non possano creare una situazione di pericolo per chi discende la forra. Sotto questo nome vengono ad essere classificate tutte quelle problematiche che l’acqua può creare a seconda della conformazione del tratto di forra interessato. Il torrentista pur potendo analizzare i rischi in questione nella fase di organizzazione della discesa, non può fare a meno di doverli gestire durante la sua progressione in forra. I rischi Idro-morfologici possono essere riassunti come segue: 1. Cascate 2. Gorghi
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3. Toboga 4. Ostacoli sommersi Cascate: dislivello verticale investito da una corrente d’acqua. Per affrontarlo il torrentista deve necessariamente progredire con l’utilizzo di corda. Nel caso di volumi di acqua importanti, oltre a gestire la corda si devono utilizzare tecniche particolari onde evitare di essere travolti dalla caduta d’acqua. In particolare la sacca o lo zaino, portati sulle spalle rischiano di fare “vela” e di rendere pericolosa la discesa Il sacco va attaccato all’imbrago il più vicino possibile al corpo onde evitare problemi durante la discesa e l’ingresso nella pozza
Posizione del sacco o del kit boule durante la discesa sotto cascata. Durante la calata la spalla del braccio che tiene la corda deve essere protetta, l’acqua deve battere sulla spalla opposta e scivolare via dietro la testa mentre lo sguardo è rivolto verso il fondo della calata.
Gorghi e mulinelli Alla base delle cascate e più in generale nelle vasche o marmitte, l’acqua può assumere un flusso vorticoso e/o seguire particolari linee di deflusso che rendono pericolosa l’immersione e l’attraversamento del tratto allagato.
Schematizzando si possono dividere in : 1. Sifoni aspiranti 2. Correnti superficiali di ritorno 3. Correnti profonde 4. Scavernamenti
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Sifoni Aspiranti Si tratta di vasche ove il deflusso dell’acqua avviene in profondità a causa di uno sfondamento della parete. Si possono considerare valutando il volume di acqua in uscita dalla vasca rispetto a quello presente nel tratto successivo.
Correnti superficiali di ritorno E’ generalmente causato dalla caduta di acqua in posizione laterale rispetto all’asse principale della pozza. Il rischio è rappresentato dall’essere sospinti in un area di acque calme ove diviene difficile uscire.
Bisogna cercare di superare la zona con acque bianche. Nel caso che si finisca nella zona di “morta” una buona soluzione è immergersi e cercare una corrente fonda che dovrebbe sospingere fuori dalla zona di acqua calma
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Scavernamenti L’acqua con il suo passaggio ha scavato un approfondimento sulla parete della vasca, creando così un area sommersa coperta da un tetto roccioso.
Il rischio è di rimanere intrappolati in immersione senza avere “acque libere” per emergere e respirare In caso di intrappolamento, se la forza della corrente non è contrastabile, bisogna cercare di trovare sul fondo della vasca una linea d’acqua in grado di sospingergi fuori. Attenzione a non perdere l’orientamento. La possibile carenza di Luce e l’agitazione possono fare brutti scherzi Pur essendo uno degli ostacoli più ludici che il torrentista può incontrare, anch’esso deve essere affrontato nella maniera corretta. Toboga La corretta posizione per la discesa è: 1. Semi-sdraiata con piedi in avanti 2. Braccia aderenti al corpo 3. La schiena non deve essere a contatto con la superficie di scivolata del toboga.
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Valutate le dimensione del toboga e le eventuali pieghe. Come per i salti bisogna verificare che la pozza d’arrivo sia idonea all’immersione
Gli ostacoli sommersi e i salti Verificare sempre lo stato di una vasca prima di saltare. Eseguire la verifica anche se in passato si era saltato. Le piene possono aver riempito con ghiaia tronchi o altro la pozza. La posizione durante il salto deve consentire di arrivare all’atterraggio con le gambe leggermente flesse, un po’ seduti, con i piedi vicini e le braccia lungo il corpo (mai a tappare il naso). Al momento dell’ingresso in acqua comprimere i muscoli e buttare leggermete fuori l’aria dal naso!
Altri tipi di rischi • La caduta di pietre Le forre sono inghiottitoi naturali e raccolgono tutto ciò che cade. La caduta di pietre è un fenomeno che si verifica nelle prime ore della giornata. Tuttavia deve essere considerato un fenomeno imprevedibile. Le cause oltre alla dilatazione termica, sono gli eventi meteorici e gli animali. Osservando la forra è abbastanza intuibile se la zona in cui ci troviamo è a rischio o no. • La neve In alcuni periodi dell’anno in alcune gole è possibile trovare accumuli nevosi anche di una certa importanza. Alcuni di essi sono attraversati da tunnel scavati dall’acqua. Prima di seguire il precorso dell’acqua è bene valutare la tenuta della neve onde evitare di essere travolti dalla neve. In caso di dubbio, è preferibile passare sui lati zone di scollamento o salire e ridiscendere l’ostacolo stesso.
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INDICE Titolo
pag
Introduzione
1
Corpo Istruttori
2
Materiali
5
Nodi
9
Tecniche di corda
15
Meteorologia
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La forra e i suoi pericoli
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Prima edizione 2009 di: Aichino Franco (Ike) per il Gruppo Speleologico Montagna Pistoiese
Seconda edizione 2011 a cura di: Aikino Franco (Ike) Gianni Filoni (Tedesco) Luca Venturi (Turbo) Per il Gruppo Speleologico Montagna Pistoiese
Terza edizione 2012 Aichino Franco (Ike) per il GST Cai Bordighera L’uso della dispensa è riservato esclusivamente agli allievi ed istruttori del corso d’introduzione al Torrentismo GST Cai Bordighera
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