Regione Valle d'Aosta - Tor People

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PERIODICITA’ TRIMESTRALE - NUMERO 1 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 - Euro 5.00

Soul

RUNNING

Alex Bellini - Coast to Coast Mario Poletti VS Marco De Gasperi Gross & Gross ITW Cesar Rosales - Huascaran tutto d’un fiato Connie Zamernik - Patagonia experience TDG People 2011 In esclusiva l’unico e reale Test trail shoes 2012


TOR A cura di Davide Orlandi Immagini Lorenzo Belfrond

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“Lo sguardo emblematico di Marco Gazzola rimarrà il simbolo di questa incredibile edizione del Tor des Géants”

People


Il TDG. Una manifestazione, chiamarla solo competizione sarebbe smi-

che con il cuore! C’è il Tor dei valdostani che ti incitano, ti aspettano

nuirla, di un intero territorio che si mostra in tutta la sua potenza.

all’ingresso dei loro paesi a tutte le ore, ti aiutano a sentire meno la

Sembra piccola la Vallèe, vista sulla cartina o spostandosi in macchina:

fatica. Ci sono poi i 500 Tor dei 500 partecipanti. Ognuno in gara con

un po’ di autostrada, qualche tornante e sei ovunque. Ma quando si

se stesso. Ognuno con la sua motivazione. Ognuno con il suo amore

sorpassa La thuile dirigendosi a piedi, per sentieri, verso Cogne ci si

per la montagna. C’è il Tor dei forti, dei professionisti, degli atleti. Ma

perde per 80 km nel magnifico nulla, in mezzo ad una natura forte,

si sono davvero sfidati? la risposta è si, ma con uno spirito differente.

incredibilmente integra. Poi il parco naturale del Mont Avic e la risalita

Correndo con Ulrich Gross (vincitore dell’edizione 2010) per fare i test

da Donnas fino a Gressoney. Gli spazi. Ho sempre lamentato la loro

delle calzature per questo magazine, mi sono reso conto di una realtà

assenza nel mio paese. Ho dovuto ricredermi.

diversa. Mi ha raccontato di quanto aiuto si danno l’uno con l’altro.

Il Tor des Géants. E’ giusto chiamarlo “IL Tor”? Io credo di no, di Tor

Aspettandosi, ripartendo insieme dalle basi vita durante la notte, così

ce ne sono tanti. Uno per ognuna delle persone che lo hanno pensato,

da essere più efficaci in due nelle risalite. Ho visto Ulrich sereno per

realizzato, amato, aiutato o corso.

il suo ritiro, pur pronto a vincere ancora ed ammirato, al contempo,

C’è il Tor di chi lo ha concepito e permesso: La regione Val D’Aosta con

dei vincitori di quest’anno, oltre che della mitica Annemarie (sorella

il suo lungimirante Assessore Aurelio Marguerettaz, che per primo ha

di Ulrich e vincitrice 2010 e 2011). Abbiamo imparato a conoscere

visto e sfruttato al meglio la potenzialità insita nel territorio valdostano

il significato di fair play reale con Marco Gazzola. Ho visto Le Saux,

e nei suoi orgogliosi abitanti. C’è il Tor di chi lo ha organizzato: Ales-

Gabioud (il vincitore), Annemarie Gross e Gazzola stesso, al tavolino

sandra Nicoletti e i tutti i mitici volontari. Ci avete fatto sempre sentire

del bar all’ingresso di via Roma, applaudire, incitare ed accompagnare

sicuri e a casa. Non posso dimenticare, alla base vita di Valgrisanche,

all’arrivo, giorno dopo giorno, tutti i partecipanti, fino all’arrivo dell’ulti-

la magnifica nonnina che sorridente e piena di energia, mi ha servito

mo eroe: Gianni Savoia. Ho visto una regione intera in festa, in trepida-

alle due di notte, prima di ripartire, una pasta in bianco al tavolo. L’ho

zione. Ho visto partecipazione e coinvolgimento. No, non riesco proprio

abbracciata e baciata con sincero affetto. C’è il Tor di chi crede nei

a chiamarla solo gara. Per me è stato amore a prima vista. Per me è

progetti quando ancora devono affermarsi e li aiuta a divenire unici:

“tutta gente del Tor” che nelle prossime pagine prende voce e vi farà

Grivel, Gruppo Tecnica e 4810. Tre aziende che hanno ragionato an-

innamorare della propria esperienza.

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UN PASSO DOPO L’ALTRO di Roberto Terazzi

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“Come sarà mai possibile percorrere 334.536 metri con un dislivello

di bassi, e di molto bassi... Oggi però ho capito che la risposta è sem-

positivo di quasi 24.000 metri??? Questa domanda mi frullava per la

plicissima, e non l’ho trovata io, è lei che è venuta da me, si è palesata

testa dall’aprile 2010...

in una fantastica camminata di 126 ore 12 minuti e 55 secondi, ed è

Benché spesso provassi a pensarci per trovare una risposta, la so-

molto semplice: percorrendo un metro dopo l’altro, mettendo in fila

luzione non arrivava, anzi la soluzione non era decisamente alla mia

una serie di singoli, semplici, passi. Ok, la serie potrà sembrare un po’

portata, il dubbio, che talvolta ha rischiato di divenire un vero e proprio

lunga, ma alla fine è stato proprio così, il mio Tor si è rivelato una stre-

tormento mi ha accompagnato per lunghi mesi, fatti ovviamente di alti,

pitosa avventura fatta da una serie di singoli passi, tutti meravigliosi,


semplici e perciò tutti alla mia portata, tutti goduti dal primo all’ultimo

al TDG 2011, così senza possibilità di riflettere, prendere o lasciare,

e assaporati nella loro unicità e specificità.

avevo avuto in dono, inaspettatamente, l’opportunità per la vera sfida.

Lunghi mesi a domandarsi quale fosse il modo giusto di allenarsi per

Archiviato definitivamente e senza appello il termine “lavoro” mi sono

una gara così speciale, unica, e poi d’un tratto, domenica 11 settembre

concesso solo meravigliose opportunità per fare tanti passi, ma tanti

alle 10.00 mi sono ritrovato con Davide sotto lo striscione della partenza.”

davvero, con un’unica condizione: godere di ognuno di essi ogni qualvolta avrei “potuto” e non “dovuto” uscire in allenamento

PRE-QUEL

Non mi importava più nulla di tabelle e “lavori”, “ogni singolo passo” è

Aprile 2010 durante la lettura di Meridiani dedicato al TDG edizione

diventato in fretta il mio motto.

“zero” mi venne spontaneo pensare: “Io ce la farei a compiere un’im-

Effettivamente, mi rendo conto sia un po’ semplicistico sostenere che

presa del genere?” Per alcune settimane non ne feci parola con nes-

per completare il Tor des Gèants, sia sufficiente eseguire in ordinata

suno, ma dentro di me il desiderio di mettermi alla prova cresceva

sequenza una serie di singoli passi, e che per compierli bastino i piedi

giorno dopo giorno. Ero reduce dalla partecipazione come volontario ad

e la testa, ma il mio Tor mi piace ricordarlo così. Alla resa dei conti non

uno progetto di ricerca del CNR dal curioso titolo “Lo stress ossidativo

mi sembra di aver fatto nulla di eccezionale, anzi sono convinto di non

negli allenamenti di resistenza”, nel corso del quale avevo avuto la

aver fatto proprio nulla di straordinario.

possibilità di conoscere ricercatori e preparatori atletici. Così decisi di rivolgermi a loro per essere guidato nel cammino di avvicinamento al

SEQUEL

tentativo di iscrizione all’edizione 2010 del TDG. Inutile raccontarvi lo

Il mio Tor, vissuto con la mia testa e i miei piedi a singoli passi, ora

stupore e l’entusiasmo che invasero le persone da me contattate, ed

costituisce una sorta di voragine spazio-temporale nella mia vita, nelle

immediatamente ecco la posta elettronica piena di mail con tabelle con

mie esperienze, nella mia memoria. Tutto quello che è avvenuto prima

la descrizione dei “lavori” da svolgere per una preparazione ottimale.

della partenza mi sembra lontanissimo, ad esempio i minuziosi pre-

“Lavori” è questa proprio la parola che non ha mai trovato la giusta

parativi dello zainetto e del borsone giallo del sabato pomeriggio mi

collocazione nella mia testa abbinata alla mia voglia di avventura.

sembra di averli fatti un secolo fa. Mi piace pensare al borsone giallo

Centinaia di chilometri, obiettivi precisi, miglioramento della mia ca-

con il mio numero di pettorale, anche lui ne ha fatta di strada, con lui

pacità di resistenza, estremizzare la capacità di recupero. Per farla

tutti gli altri borsoni, ognuno con il suo numero, sono stati puntualmen-

breve tre mesi di “lavori” al mare, in pianura e finalmente anche in

te trasportati dall’organizzazione in pulmino da una base vita all’altra,

montagna. Ero preparato fisicamente. Mancava solo l’iscrizione, entro

e nel frattempo io e i miei compagni di avventura viaggiavamo a piedi,

il 20 agosto 2010, ma non mi decidevo a farla, ho più volte compilato

passo dopo passo sui sentieri del Tor. Solo pochi importantissimi ricordi

il form elettronico sul sito del TDG, e poi, chissà perché ho sempre

della mia vita hanno attraversato questa voragine praticamente inden-

cliccato sul comando “Annulla”. Nella mia testa, la paura di non farcela

ni, ovviamente non posso e non voglio raccontarveli qui, ma giusto per

mi ha condizionato a tal punto da non trovare il coraggio di iscrivermi.

darvi una idea sono del tipo “il mio primo bacio” e cose del genere per

L’avevo presa troppo seriamente, era diventato proprio un “lavoro” e

intenderci.

non un’affascinante avventura. Dopo il 20 agosto 2010 ho passato

I giorni, le ore, i minuti e i secondi vissuti lungo i sentieri del Tor e le

delle settimane decisamente buie, il mio morale era indiscutibilmente

persone che ho incontrato hanno avuto per me una bellezza ed una

sotto i piedi. Non ero alla partenza.

intensità tale da far letteralmente evaporare la fatica e da lasciarmi

Basta, nella mia testa il Tor non esisteva più, avrei voluto non aver mai

solo lo stupore e la meraviglia di aver avuto il coraggio di intraprendere

acquistato quel numero di Meridiani!

una avventura del genere. Mi è anche rimasta una convinzione: ognuno è in grado di fare un po’

APRILE 2011 – UN ANNO DOPO - COLPO DI SCENA

di più di quello che è abituato a credere di poter fare. Anche l’impresa

Incolonnato sulla A4 dopo una normale giornata di lavoro, ricevo una

più impegnativa può essere affrontata con umiltà e in serenità, sempli-

telefonata da Davide, che mi annuncia la possibile “nostra” iscrizione

cemente “un passo dopo l’altro”.

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GENTE DEL TOR > GENTE DEL TOR > GENTE DEL “Il Tor des Géants è stata la prima grande competizione

Per prima cosa s’impone una domanda, perché,

sponsorizzata da Tecnica entrando nel trailrunning,

io che sono più un “climber” che un “runner”

quando il TdG era amcora solo un progetto, e ha quindi

ho scelto di fare questa gara? Innanzitutto sono

un posto speciale nel nostro cuore, come il primo

stato colpito dall’alto livello di avventura. C’è un

grande amore.

magico segreto nel TDG che è difficile da capire:

Il Tor des Géants non è una semplice gara di trail:

nonostante la sua lunghezza e gli spaventosi

è soprattutto una eccezionale esperienza umana,

dislivelli, è tutto sommato ragionevole chiuderla

individuale e collettiva. La natura meravigliosa della

in 150h. Forse “ragionevole” è la parola sbagliata,

Valle d’Aosta è un palcoscenico unico al mondo, ma

forse “possibile” o “realistico” sono più adatte, e

la vera differenza la fanno gli attori, che sono i veri “giganti” del TdG:

se la durezza del percorso ti preclude una lunga

i fantastici volontari dell’organizzazione, i runners di ogni livello, età e

corsa all’aria aperta, ti mette nella condizione

provenienza che si ritrovano insieme per una settimana condividendo

di organizzarti una lunghissima camminata. Devi agire con saggezza,

fatica ed emozioni, vivendo insieme ad un’intera comunità che li accoglie

munirti di grande entusiasmo e cameratismo. Quando sei un climber e uno

e li sostiene come se tutti fossero parte di un’unica, grande famiglia. Nel

snowboarder come me, passi un sacco di tempo a riflettere sul tipo di terreno

TdG riescono a convivere la dimensione epica di un’impresa sportiva

e di montagne che dovrai affrontare e ad essere infastidito dal tempo che

straordinaria con la dimensione umana di una “normalità” fatta di amicizia,

sprechi per l’avvicinamento. Con il TDG è diverso, hai il tempo di riscoprire

condivisione, partecipazione aperta a tutti: è forse questa miscela che

i veri “fondamentali” di tutti questi sport: le montagne. Il TDG ha 32 grandi

rende unico il Tor des Géants, e che l’ha fatto diventare in così breve tempo

vette e innumerevoli viste mozzafiato, che camminando lentamente ti fanno

un appuntamento irrinunciabile per la comunità dei trailers”

riscoprire la natura olistica della montagna di cui ti sei innamorato. Un altro plus di questa gara è lo spirito rilassato dei partecipanti. I runners di

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montagna si aiutano e simpatizzano tra di loro. La competizione esiste ma è più a livello personale, non ci sono manifestazioni esteriori di “ego”. Forse è Alessandra Nicoletti Responsabile Organizzazione Tor Des Géants

più facile da capire se vi dico che, in generale, le prime due tappe ti fanno buttare fuori tutto l’ego e completare la gara, piuttosto che vincerla, diventa il traguardo per chiunque. E così ritrovi la magia.

Il Tor des Géants nasce da un sogno, organizzare una corsa di trail-running lungo i sentieri della Valle d'Aosta. Sono diversi anni che organizziamo corse in montagna di lunga distanza e l'idea di far conoscere i sentieri valdostani, le nostre vallate e le nostre montagne è sempre stato uno dei nostri desideri. Il percorso era già pronto: le Alte Vie della Valle d'Aosta. Un vero e proprio viaggio nel cuore della Vallèe, ai piedi di tutti i maggiori 4.000 regionali. Il TDG è la vera espressione dello spirito trail, un'intera regione si riunisce per condividere un'esperienza unica insieme ai corridori. Ogni concorrente viene riconosciuto, dai “montanari” valdostani, come un nuovo amico della montagna stessa. Questo spirito, che forse si era andato perdendo, è ritornato con forza e rappresenta, secondo me, la vera forza del TDG. Da parte mia, vedere la gioia di tutti i partecipanti, corridori o volontari, ogni volta che un atleta taglia il traguardo, è un'emozione immensa. La felicità che si legge negli occhi di tutti, anche a distanza di tempo, nel raccontare la propria esperienza è il regalo più grande che il TDG potesse farmi.

Il Tor non è solo mettersi alla prova, non è solo ricercare dei limiti, è anche e soprattutto vivere intensamente sensazioni nuove e scoprirle ancora più intense di quanto avessi immaginato. E’ però anche la possibilità, rara per uno sportivo dilettante, di incontrarsi alla pari con i campioni di questa attività e scoprirli sorprendentemente veri e lontani dai cliché di quasi tutti gli altri sport. E’ un sogno, un viaggio, una passione. Sono le notti di pioggia e quelle di luna, la solitudine, la solidarietà e la compagnia, le lunghe file di luci nel buio, tutta la valle d’Aosta drogata di entusiasmo, il sonno, la fame, il dolore e la gioia. Insomma, intollerabile non provarci almeno una volta. La cosa più sorprendente di tutte però, è che dopo due giorni ripartiresti per farlo di nuovo.


TOR

VOCI CHE COMPONGONO IL MANIFESTO DI UN MOVIMENTO EPICO, POETICO, NUOVO CHE PUNTA DRITTO E DECISO ALL’ANTICO Durante una delle notti di gara, credo la Il mio orizzonte quotidiano è fatto di

terza, siamo passati sulla dorsale che divide

montagne che influenzano le mie azioni

la Valle d’Aosta dal Piemonte nei pressi del

Mi è capitato di decidere

di fare il

rifugio Coda. C’era una luna piena incredibile.

Mezzalama, senza avere mai fatto una gara

Nonostante fossimo in piena notte, nell’aria

di sci alpinismo, per sfida e perchè il Rosa

tersa sulla sinistra distinguevi gran parte dei

era li. Lo stesso col Tor: Il percorso passa

principali rilievi valdostani: il Monte Rosa,

davanti a casa e la Vecchia e è da sempre nei

il Bianco, l’Emilius, la Tersiva, la Grivola. A

miei occhi eppure non ci ero mai stato. In 5

destra invece era visibile la distesa della

mesi ho cercato di diventare un ultra runner.

pianura: le luci di Biella e poi oltre, all’orizzonte, altre città. Ecco, credo

Chilometri e chilometri in primavera, tutto il percorso ad agosto, passavo

che la magia del Tor des Géants stia qui. In questi attimi che ti porti dietro

e ripassavo dalla Vecchia, pensavo che sarebbe stato bello solamente

per mesi- forse per anni. I giorni dopo la fine del Tor mi è capitato quasi

chiuderlo, il Tor, certo che il fuoco della competizione mi avrebbe per una

tutte le notti di sognare la gara. E’ il segno che le emozioni continuano a

volta lasciato in pace. Invece no, allenandomi in estate con Giancarlo è

turbinare nel profondo delle interiora. Ma più che la gara – in quanto gara

ricomparso, prepotente. Scoprivo ogni giorno ed ogni notte qualcosa di

- quelli che sogno sono i luoghi: infatti nelle visioni oniriche non ci sono

nuovo di me. Avrei corso il mio Tor, non sarei partito solo per finirlo, ma per

quasi mai gli altri – quelli che nella veglia chiamiamo “gli avversari”. Credo

finirlo come volevo, abbastanza presuntuoso da seguire una tabella oraria,

che il Tor sia in gran parte una gara con sé stessi, qualcosa che ti mette

per finire il giorno immaginato. E così è stato, ho camminato veloce in salita

a nudo. E credo che questo valga per quasi tutti, perfino per quelli che la

e corso in discesa ed in piano, mi sono fermato solo a mangiare, non ho

gara la fanno per “vincerla “ e non per “finirla”. Anche loro si confrontano

dormito, ho continuato e per 100 chilometri stavo bene. Un tendine mi ha

con tutto ciò che il Tor ti muove dentro. Delle emozioni che sono andate

fermato; mancava il resto dell’esperienza, ma quello che avevo percorso

smarrite nella dimensione ordinaria della vita: quelle legate ai ritmi naturali

nei mesi passati fino a quel momento è stato così forte da appagarmi,

della vita, al contatto con il freddo, il maltempo, la paura, al rapporto con

almeno per quest’anno. Dopo un mese di riposo completo ho ripreso a

un corpo limitato, mortale e dolorante. Cose che gare più brevi o ambienti

correre, due giorni fa sono salito al Pinter e faceva quasi caldo, oggi è tutto

più circoscritti non possono darti. Rincantucciati in un mondo innaturale ed

bianco di neve Qualche giorno di gelo ed il Lazoney sarà pronto per gli sci

auto-referenziale pensavamo di non avere più limiti, avevamo staccato il cordone ombelicale con la realtà. Qui tutta la tua finitezza ti ritorna addosso brutalmente e la natura ti ricorda la verità: che non sei niente, stupido insetto pieno di te stesso. Non te lo ricordavi più, vero? Eppure non fa così male. Si perde l’ego ma si ritrova un mondo infinito.

Betta e Gioacchino Gobbi titolari di Grivel, la più antica

tutto da scoprire fatto di natura, cultura e tradizione.

fabbrica di materiali di alpinismo, raccontano il loro Tor.

Gioachino: Sono nato a Courmayeur, da sempre per me il

Betta: Abbiamo deciso di essere sponsor del TDG con

posto migliore al mondo. Mi è sembrato importante poter

il cuore! Perché quando l’assessorato al turismo ci ha

condividere le emozioni che vivo ogni giorno. Accanto a

mostrato il progetto, abbiamo visto che l’obiettivo era di

questa parte emozionale, Grivel vive di montagna. Siamo

parlare al mondo della nostra Valle d’Aosta. Grivel, che

i più antichi fabbricanti di materiali d’alpinismo. Dal

esporta in tutti i paesi dove ci sono le montagne, ha sempre esportato

1818! E proprio grazie alla diffusione di questo sport che è nato sotto il

anche il nome del Monte Bianco e si è sempre scontrata con la “cre-

Bianco siamo oggi un’azienda che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo.

denza” che fosse un luogo solo francese. Non è vero! Oltretutto il lato

Da qualche anno Grivel ha una nuova sede, un’unità produttiva più gran-

italiano del Bianco è quello con le temperature più miti, dove c’è più

de dove, ai materiali d’alpinismo, abbiamo affiancato la produzione di

sole! Un’ occasione unica di poter parlare finalmente della nostra terra

ogni genere di bastoncino. Il bastone”Tor des Geants” è nato qui, dalla

e di poter spiegare che è un luogo speciale dove ogni valle, anche la

sinergia con i runners locali. In questa sede, dove tutto è prodotto usando

più sconosciuta, ha una sua bellezza ed una sua peculiarità. Un mondo

l’energia del sole! Più ecologici e rispettosi dell’ambiente dove viviamo.

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Lo spettro

paura: la regina dei sentimenti

Di Davide Orlandi

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11 Settembre 2011. Partiti. Cordoni di folla che applaude. Rido.

questo mi frustra. Piano piano non ascolto più il male, ma rimango ner-

Euforia. Attacca il sentiero. Ritmo buono, veloce, ma non fluido: sarà

voso. Sonno, fame, caldo, ma quanto mi sto lamentando! Mi sto sulle

che mi devo scaldare. Comunque sono allenato, oppure non abbastan-

palle da solo, ma non riesco a farne a meno. Primo pensiero negativo:

za? Primo piccolo dubbio, ma sarà l’emozione e poi fa caldo, stranamen-

non ce la farò. Ristoro. Sto meglio generalmente ma le gambe non

te caldo, umido. Io l’umidità non la sopporto. Voglio spezzare il fiato.

girano come sanno fare, ma salgo ancora e siamo al secondo colle. Ma

Ritmo sempre buono ma ancora meccanico, legnoso. Respiro male,

forse ci siamo allora! in effetti ora c’è una discesa, poi lo spauracchio

altro che spezzare il fiato. Fingo serenità, ma sono nervoso. Spingo

del Loson e poi sono fuori anche dalla seconda tappa. Ma quella che

ancora perchè spesso mi è successo e, quando ho spinto, mi sono

dovrebbe essere il mio punto di forza, dove ho velocità, alta capacità

sbloccato, ma oggi no! Proprio durante la mia impresa! Quella che

di recupero e scioltezza, mi devasta: una discesa infinita che arriva

aspettavo, che ho voluto. Che nervi! Ma continuo pur non trovando

addirittura a deprimermi ed il pensiero di ritiro a fondo valle mi invade

quell’armonia magica tra gambe e fiato che allenta la fatica.

nuovamente, tra l’altro il caldo ora è canicola estiva. Trovo le forze e

Finalmente il primo valico e giù. In discesa, sono sempre stato una

riparto. La salita dovrebbe essere la più dura, la più alta, la più tutto

scheggia, ma non è possibile! Anche qui niente! Mi sento legato. Ri-

ed infatti così sarà. Ritmo lentissimo e lo spettro che corre con me da

storo. Bevo molto. Sudo, gocciolo, sono fradicio. Ma certo! Non c’è

30 ore, ormai è dentro di me. Io e Robi, il mio amico, abbiamo anche

dubbio! E’ questa stramaledetta umidità che non ci dovrebbe essere e

una divergenza, che all’inizio non mi da noia, poi diventa un tarlo che

invece sembra di stare nel Borneo, non in Valle d’Aosta al Tor. Io sono

nella discesa al buio mangia tutte le mie energie mentali. Arrivo a Cogne.

un animale invernale! Continuo e finalmente cambia meteo: vento

Sono solo. E’ quasi mezzanotte, sono nervoso, stanco e arrabbiato con me

freddo, pioggia, tuoni. Credo di essere l’unico che benedice il cam-

stesso con Robi, con la gara, con tutto. Notte, febbre, alta, tremo. E’ finita.

bio. E allora via. Reagisco, o almeno ci provo, ma se per un attimo la

Leggendo queste righe a distanza di un mese è stupefacente vedere quan-

mia testa vede la luce dell’ottimismo, le mie gambe raccontano verità

to sono ancora vive in me quelle sensazioni, ma soprattutto sembra incre-

differenti. E’ sera. Mi lamento anche del percorso, ce l’ho un po’ con

dibile pensare che tutto questo sia stato bellissimo. Masochista? Forse un

tutti, soprattutto con me stesso. Base vita. Sto meglio. Forse. In effetti

po’. Ma ciò che è intenso è sempre fondamentale per crescere ed oggi

non sono affatticato come sembrava. Cos’è stato allora? Emozione?

mi sento bene sono contento del mio fallimento, sono felice di raccontarlo

Si! deve essere stato quello, ci ho pensato troppo. Via allora, alla luce

senza peso, ho scoperto che la gara in sè sarebbe svilente per raccontare il

delle frontali. Si viaggia bene di notte e finalmente sento il mio corpo.

Tor. Il mio Tor è fatto di persone, volti, parole, colori, sentimenti. Il mio Tor è

Primo dei tre colli della seconda tappa. Foto. Discesa. Dolore.

stato tutto tranne che fallimentare. Il mio Tor è stato incredibilmente unico.

NO! Ginocchio destro esterno, dolore forte, punge. Ogni passo punge.

Il mio Tor l’ho concluso quando Robi è arrivato 107 in 120 ore.

Vedi?! Proprio adesso che andavo. E’ dura, non riesco, scendo lento e

Il mio Tor è stato un buon allenamento per quello del prossimo anno.


Correre una gara di ultra trail è proprio una sfida, con gli altri runners tra le montagne ma, prima di tutto, con se stessi. Correre un’ultra trail, infatti, significa saper faticare, saper resistere, ma soprattutto sapersi auto sostentare. Questa è la vera impresa dei Giganti. Bisogna saper scegliere non solo la tattica ma anche la strategia vincente, saper

“Come S.O.S. tentarsi al Tor des Géants”

gestire mente e corpo con la miglior saggezza ed esperienza, ottimizzare l’aspetto della nutrizione oltre che, ovviamente, quello tecnico-logistico. Non bisogna dimenticare l’importanza dell’idratazione: bere regolarmente è indispensabile contro i disturbi digestivi e favorisce il corretto funzionamento dell’organismo. La disidratazione implica un abbassamento rapido della forza muscolare e della capacità di resistenza: una perdita del peso dovuta ad una diminuzione dei liquidi corporei può portare ad una perdita di performance fino al 10%. La lotta contro la disidratazione è una priorità assoluta della gestione

Per limitare il più possibile questo genere

del Tor des Géants: in caso di squilibrio si può avere un aumento della

di disturbi assai diffusi tra i corridori e limitare

temperatura corporea e il corridore, pertanto, deve sapersi idratare

lo stress è consigliabile mangiare in un

preventivamente e costantemente.

ambiente tranquillo, masticare minu-

Il consiglio è quello di bere 150 ml di acqua (in termini pratici mezzo

ziosamente gli alimenti senza fretta e

bicchiere) ogni mezz’ora-quaranta minuti, senza attendere la sensa-

lasciare il punto di ristoro camminando,

zione di sete. L’acqua, infatti, oltre che essere eliminata in maniera

prima di riprendere la corsa. Nei punti di ri-

evidente attraverso le urine, viene consumata dal nostro corpo per

storo è bene anche sapersi orientare nella

favorire il corretto funzionamento muscolare, viene smaltita con la

scelta degli alimenti da assumere: la prima

sudorazione in quantità più o meno consistente e attraverso il vapo-

regola è quella di lasciarsi guidare dall’i-

re acqueo della respirazione. Quando l’organismo è in riserva di liquidi

stinto ma con moderazione, risulta molto

tende a preservare l’acqua e lo stimolo ad espellere liquidi viene meno.

vantaggioso limitare le porzioni e scegliere

Una verifica dello stato di idratazione è il controllo delle urine: se sono

alimenti a basso contenuto di grassi, poi-

troppo scure significa che l’atleta si trova in uno stato di carenza

ché rallenterebbero la digestione richia-

idrica. Per quanto riguarda la miscela è bene alternare borracce di

mando sangue allo stomaco e sottraendolo

sola acqua a borracce di acqua e sali minerali. E’ importante che que-

ai muscoli. In questo caso gli integratori

ste ultime siano piuttosto diluite durante la corsa in modo da facilita-

energetici potrebbero essere d’aiuto du-

re l’assorbimento dei micronutrienti. Una miscela troppo concentrata

rante il percorso: essi contengono tutti gli

potrebbe creare problemi a livello gastrointestinale, oltre che gene-

alimenti necessari ad un’alimentazione

rare ulteriore sensazione di sete. Il manifestarsi di eventuali disturbi

efficace e bilanciata. Qualora la nausea la

digestivi potrebbe esser dovuto, oltre che all’intensità della gara ed

facesse da padrona sull’apparato digerente

allo stress, all’importante volume di liquidi ingeriti e a tratti di gara in

è consigliabile attendere che si attenui e successivamente assumere ali-

forte pendenza corsi velocemente, con conseguente vasocostrizione

menti in forma liquida come, per esempio, minestre leggermente salate o

dell’apparato digestivo. Ecco perché è consigliabile moderare l’an-

bevande gassate tipo cole. Questi sono solo piccoli avvertimenti di cui

datura in questi tratti, evitare di alimentarsi prima di discese lunghe e

far tesoro per imparare a s.o.s.tentarsi in una delle gare più belle ed

impervie e prevedere successivamente delle piccole pause di recupero.

eroiche del mondo dell’ultra trail.

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MENO UNO

“2857mt Passo Alto prima di scendere verso Valgrisanche, investiti dal temporale”

Di Davide Orlandi

Come vivere meglio il Tor con un problema in meno 52

Affrontare il Tor Des Géants per la prima volta è un’avventura imme-

dovrai usare!) e l’osservazione degli altri, mi diranno cosa scegliere.

diata. Già! Dal minuto zero i dubbi ti si accumulano nel cervello.

Ritiro il pettorale, stringo la mano ad Ulrich Gross, saluto due amici

La gara di otto, dodici. venti ore è una cosa, gestirsi per una

valdostani, mi giro e mi allungano il borsone. Bello. Visibile. PICCOLO!

settimana è un altro sport. Anche solo nell’organizzazione.

Indiscutibilmente piccolo!

Una domanda ti rimbalza per giorni nella testa: cosa mi porto?

Ciò che ritenevo impossibile si realizza con estrema facili-

Mi sono sentito come quattro anni fa in Nepal, non avevo idea di cosa

tà: ci sta praticamente tutto, anche una bella “dose di futile”,

avrei trovato. La prima volta nasconde dentro l’avventura fin da subito.

che non si sa mai! (tanto non lo porto io sulle spalle, una

Da buon milanese fighetto, ormai mi prendo in giro da solo, sono infatti

volta tanto). Qualche ora dopo consegno il suddetto all’orga-

famoso per essermi presentato con il “beauty” anche a quote ed in

nizzazione, che puntuale me lo recapiterà ovunque io mi trovi.

luoghi insospettabili, sai non si sa mai chi puoi incontrare!! Insomma,

Inizio a riflettere sul fatto che per la prima volta in vita mia ho fatto

da buon meneghino, mi trovo a portarmi tutto e di più a Courmayeur

stare tutto in un borsone ed avanzava anche spazio.

e poi, borsone giallo davanti (te lo da l’organizzazione e solo quello

Impossibile! Certamente la roba che ho non basterà. Ne sono certo, ma


“lungo gli infiniti e selvaggi 11km di salita al Loson tra branchi di stambecchi e caprioli, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso”

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“Roberto Terazzi, Soul Running Team By Montura, Finisher del TDG 2011”

sono altrettanto certo che non posso ormai farci nulla. Via! Alla partenza!

e ciclisti fermi e morbidi addosso per il caldo umido, un’impalpabile

Di questa gara ho corso “solo” 102 km in 37 ore (notte, doccia,

giacca e gilet antivento (con quel gilet potrei viverci) che a 3000 mt

pasti, soste e cambi d’abito compresi). Già! Cambi d’abito: in un

sotto la tempesta mi hanno protetto come fossero un enorme piumo-

così breve lasso di tempo il clima è variato in maniera sostanziale

ne, maglie con o senza cerniera, con taschine tattiche per barrette

almeno quattro volte non solo a seconda della quota: dalla par-

od altro ed asciugabili in tempo zero, pantaloni 3/4 sui quali avevo

tenza di Courmayeur umida e calda, al vento gelido del colle Arp,

dubbi in merito all’utilità e mi sono dovuto, come sempre, ricredere,

alla pioggia fredda della discesa in Valgrisa, fino al caldo secco

con il freddo riparano come i lunghi ma sei più libero. Affrontare

di un sole caraibico della salita al Loson del giorno seguente.

queste gare vuole dire affrontare svariati problemi e risolverli o quan-

Avere l’attrezzatura corretta è fondamentale per affrontare un’impresa

tomeno conviverci, che dire, questi intoppi possono essere davvero

come questa. Ed io ero molto dubbioso che in quel misero spazio

tanti, con un in meno in testa viaggi più leggero! Poi c’è chi diventa

potessi avere tutto. Montura, invece, mi ha stupito, non c’è stato un

un finisher e chi no.... ma questo l’abbiamo già detto mi pare!

secondo in cui non avessi tutto il necessario: canotta ipetraspirante

Fighetto milanese


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