IL BRIVIDO SPORTIVO SPECIALE COPPA ITALIA FIORENTINA-JUVENTUS

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2 Marzo 2022

S PEC IALE Coppa Italia Fiorentina - Juventus

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Sta per iniziare un nuovo capitolo della storia infinita: Fiorentina-Juventus non sarà mai una partita come le altre Finalmente abbiamo una squadra che ci rende orgogliosi Dunque riuniamoci tutti per spingerla alla vittoria

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Speciale Coppa Italia 2022

Del ritorno del grande ex non c’importa granché Contano solo la Maglia e Firenze

Editoriale rubrica

Gridiamolo insieme: Forza Viola!

• Alessandro Carotti

E

bbene sì, siamo di nuovo qua! Sta per prendere atto un altro capitolo di questa lunga storia, una storia infinita. Se-

mifinale di Coppa Italia 2021/2022, Fiorentina – Juventus… Che non potrà mai essere una partita come le altre! Il popolo viola si radunerà al Franchi carico di passione, entusiasmo e speranza, con la voglia di fare uno scherzetto all'Odiata rivale di sempre, con un buon motivo in più... che risponde al nome di Dusan Vlahovic! Noi del Brivido siamo carichi, come lo devono essere tutta la squadra, la città, la tifoseria e la dirigenza viola. Sinceramente non c'importa niente del grande ex di turno, i calciatori vanno e vengono, solo la Maglia Viola resta per sempre. Noi siamo al fianco della Proprietà, crediamo nel progetto di Rocco Commisso. Finalmente abbiamo una squadra che, dopo anni di difficoltà, ci sta regalando grandi soddisfazioni

Il gruppo viola in festa

forte e fiero, che ci sta restituendo l'orgoglio di

Un orgoglio da sbandierare su tutti i campi Italiani e, speriamo, dal prossimo anno anche su quelli europei. Quindi in questa eterna sfida ci dobbiamo

tornerà a Firenze da "Gobbetto" Dusan, ma solo ed esclusivamente per noi! Tifosi, proprietà, squadra, Firenze. Le uniche cose che contano. E allora gridia-

essere Fiorentini e tifosi della Fiorentina.

tutti riunire e cercare insieme la vittoria, non perché

molo tutti assieme: Forza Fiorentina!

ed un allenatore Vincenzo Italiano, condottiero

Tutti i diritti riservati: vietata la riproduzione, anche solo parziale, di contenuti e foto di questa pubblicazione Chiuso in redazione il 25/02/2022

Direttore Editoriale Luca Calamai Direttore responsabile Mario Tenerani Caporedattore Tommaso Borghini

Editore e pubblicità SPORTMEDIA info@brividosportivo.it N° ROC 26744

Redazione redazione@brividosportivo.it Grafica e impaginazione Rossana De Nicola grafica@brividosportivo.it

Stampa Baroni e Gori Foto Massimo Sestini Foto storiche archivio Paolo Melani

Hanno collaborato Lucia Petraroli, Giacomo Cialdi, Daniele Taiuti, Francesca Bandinelli Ruben Lopes Pegna


FraNcHi Da briViDi

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Speciale Coppa Italia 2022

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Lo stadio sarà un catino viola Vlahovic nel mirino Ma a trionfare dovrà essere l’ironia fiorentina

l’attesa di una città intera

la corsa ai biglietti è partita a razzo ed è stata una sfida a colpi di click Spalti esauriti al 75% della capienza per spingere la squadra a fare la storia rivendicato dai “Viking 1986” esposto - seppure per pochi minuti - sui cancelli della Curva Fiesole all’indomani della partenza per la Torino bianconera di Dusan Vlahovic. L’attenzione, anche da parte della Questura, all’ordine pubblico è altissima da tempo. Non si dovrà incorrere nel rischio di cori discriminatori, come quelli che a Bergamo, per esempio, non sono mai stati segnalati pur essendo stati immortalati dai supporti audio e video, rivolti al centravanti serbo. È proprio per evitare che tifosi juventini potessero acquistare tagliandi in altri settori dello stadio che si è optato per la necessità di esibire una InViolaCard con attivazione pregressa come discriminante per accedere allo stadio. Come sempre accaduto per partire di cartello, anche raggiungere il Franchi

• FRANCESCA BANDINELLI

L’

attesa è quella di una città intera. Lo ha scritto la stessa Fiorentina sulle sue pagine internet richiamando la gente allo stadio - se mai ce ne fosse stato bisogno - che «Non è una partita come le altre», chiara risposta a chi (Vlahovic), nonostante 108 partite con la maglia viola di prima squadra addosso (e 49 gol), l’aveva definita «una sfida come tante». Firenze è subito scesa in campo, senza troppi giri di parole. È vero, potranno accedere allo stadio - salvo cambiamenti dell’ultimo minuto - solo coloro che sono in possesso di una tessera InViolaCard attivata entro il 20 febbraio scorso (quelle che fossero scadute potranno essere riattivate al Fiorentina Point, purché emesse in una data antecedente a quella spartiacque), ma la corsa al biglietto è scattata rapidissima. Vincenzo Italiano da una parte, col suo gioco capace di divertire e con quella passione diventata ormai un marchio di fabbrica, è diventato il garante: il resto lo stanno facendo Piatek e compagni, capaci da subito di voltare pagina, continuando a macinare risultati uno dietro l'altro. Nel primo giorno di vendita, riservata agli abbonati a cui è

stato garantito un servizio di prelazione, ci sono state code lunghissime sul web: per far avanzare l’omino stilizzato lungo la striscia gialla della coda, è servito anche più di un’ora. Sono stati varati prezzi competitivi ed è stata offerta anche la possibilità (sempre agli abbonati) di scalare dal costo il rateo della sfida non fruita contro il Genoa (disputata davanti a soli 5000 spettatori). La voglia di sostenere la squadra era talmente alta che la naturale conseguenza è stata il sold-out dei tagliandi disponibili, intorno ai 33 mila, ovvero il massimo che la capienza al 75% permette. Tutti gli oltre 11 mila abbonati hanno esercitato il proprio diritto di prelazione, mentre gli altri si sono… sfidati a colpi di click. Sì, perché già dalla mezzanotte e un minuto di venerdì scorso, i tifosi viola si sono ritrovati in gran parte nella sala d’attesa per accedere all’acquisto del biglietto: troppo alto il rischio di perdere un’occasione tanto importante per provare a coltivare il sogno di avvicinamento ad una nuova finale, otto anni dopo l’ultima. E poi, l’idea di provare a fer-

mare l’acerrima rivale di sempre scatenando “l’inferno” di tifo sugli spalti è stato un richiamo difficile da soffocare per chiunque. Di certo, il Franchi diventerà un catino interamente colorato di viola, pronto a soppiantare con la voce i cori di chi arriverà ad occupare il settore ospiti (solo coloro in possesso di tessera

Dopo l'onta dello striscione al Franchi, massima allerta della Questura per l’ordine pubblico sarà più complicato del solito per il forte afflusso di mezzi. Dovendo per altro controllare, oltre al tagliando d'accesso - digitale ed inserito all'interno della card - pure la validità del Green Pass rafforzato ecco che sarà necessario muoversi per tempo, onde evitare di restare "intrappolati" nelle code che potranno formarsi ai vari varchi d'accesso. Firenze

di fidelizzazione della Juventus). L’attenzione sarà massima, anche perché nessuno in città ha dimenticato lo sgarbo dello striscione

è pronta a stringersi attorno alla sua squadra: c'è da provare a fare la storia, nessuno vuole tirarsi indietro, la posta in palio è troppo alta.


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i ringraziamenti della conferenza stampa da juventino e le frasi pronunciate successivamente

le fredde dichiarazioni dell’ex tanto atteso per le quali Firenze si è sentita snobbata da parte di un ragazzo cresciuto con affetto: “Penso solo a vincere, il resto non m’interessa” • toMMASo BoRGHini

“P

enso solo alla partita, a vincere e il resto non mi interessa tanto. Sarà una gara come le altre, nessun problema”. Firmato Dusan Vlahovic. Un telegramma che la dice lunga su come il giovane serbo si sia già messo alle spalle l’esperienza viola, liquidata con queste fredde dichiarazioni. Eppure quella con Firenze è stata una storia intensa che, forse, avrebbe meritato maggiore considerazione da parte di un ragazzo che è stato accolto con affetto fin dai suoi primi giorni viola, quando ancora non aveva compiuto i 18 anni di età. La crescita con la Primavera, i primi gol e la conquista della Coppa Italia sotto la gestione dell’allora tecnico Emiliano Bigica. Poi la promozione in prima squadra e le prime reti importanti, ma anche le iniziali difficoltà a imporsi come titolare. Gli attacchi della critica alle quali la tifoseria viola ha sempre risposto sostenendo il giovane talento ogni qual volta scendeva in campo, nono-

Vlahovic ne

l giorno del

stante il rendimento fosse al di sotto delle attese. Fino all’esplosione targata Cesare Prandelli. Una bella storia “rovinata” da un finale che ha lasciato l’amore in bocca a tutta Firenze. Anche per come si è consumato l’addio, avvenuto nel cuore di una notte di fine gennaio, con arrivo all’alba a Torino.

debutto in

Senza salutare il presidente e la tifoseria. Poi il dietrofront nel giorno della sua presentazione ufficiale da giocatore della Juve: “Ho lottato fino alla fine – dichiarò Vlahovic – cercando di essere un professionista esemplare. I tifosi mi hanno sempre supportato nel bene e nel male, accogliendomi quando ero un bambino”. E i ringraziamenti di rito: “Ringrazio i Della Valle, Commisso, gli allenatori, i dirigenti, tutti i miei compagni e soprattutto Italiano e Prandelli. Il primo mi è sempre stato vicino, il secondo lo ringrazierò per sempre". Parole che difficilmente potranno ricucire uno strappo troppo profondo. Accentuato da quelle frasi successive, “con la Fiorentina una gara come le altre” per le quali Firenze si è sentita snobbata da un ragazzo che considerava quasi come un figlio. bianconero

LE ParOLE Di DuSaN

Vlahovic: “Per me è una gara normale”


aPPuNTi Di ViaGGiO

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a Vlahovic si era affezionata tutta la famiglia del patron che si è sentita tradita

Commisso-Dusan, c’eravamo tanto amati Dai palleggi al Centro Sportivo, al mancato saluto il rapporto tra il presidente e il centravanti serbo è degenerato progressivamente in pochi mesi nonostante le ricche proposte di Rocco per il rinnovo

• FRAnCESCA BAnDinElli

C

on Dusan Vlahovic, il presidente Commisso ne ha provate davvero di tutte. Ci si era affezionato lui, sua moglie Catherine e tutta la “famiglia” viola allargata, compreso il dg Joe Barone e la sua dolce metà. Oltre ad una città intera, dietro al serbo, c’era pure una dirigenza compatta. Ci aveva scherzato persino su il presidente viola quando, all’inizio del 2021, in concomitanza con i suoi gol a raffica, aveva fatto notare quel siparietto al centro sportivo fatto di passaggi tra lui e Dusan, accompagnati da tanti, tantissimi sorrisi. La storia del prolungamento di contratto, però, non è vecchia soltanto di un anno. Perché la Fiorentina, guidata dai suoi uomini, ha cominciato a prospettare l’ipotesi di un allungamento prima del Natale 2020, forse in concomitanza con i primi tre gol uno dietro l’altro (dal 16 dicembre al 22), ma più verosimilmente anche prima, cioè dopo la promozione ad attaccante titolare. Si è sempre giocato al rialzo, senza mai tirarsi indietro, fino ad arrivare a cifre mai riservate a nessuno altro top player viola, nemmeno a Batistuta. Si è partiti da un milione e duecentomila euro l’anno, bonus esclusi (per altro facilmente raggiungibili) passando per una tappa intermedia da 4 milioni inizialmente accettata e poi ricusata, fino all’offerta finale di 23 milioni di euro per quattro anni, 5 milioni per il primo anno e 6 per ciascuno degli altri tre. L’elemento di rottura, però, sono sempre state le percentuali sulla futura rivendita e, soprattutto, le commissioni da garantire all’entourage, quelle de-

Rocco Commisso e Dusan Vlahovic

nunciate per primo dal patron viola e pure quelle che, fino all’ultimo, hanno fatto discutere l’agente col club bianconero. A far male, soprattutto al presidente, sono stati gli atteggiamenti del serbo e del suo entourage. Lo ha raccontato in una intervista all’indomani della chiusura del mercato, quella in cui ha manifestato la necessità di «fermarsi a riflettere», specie dopo lo striscione denigratorio comparso a Ponte Vecchio. È stato lui a spiegare come, di fatto, quel ragazzo coccolato da tutti, non lo salutasse nemmeno, anzi, quasi lo driblasse, in particolare al centro sportivo. Dalle stelle e dall’amore, fino alle stalle e agli stracci volati. Non è un caso che anche a svuotare l’ar-

madietto, dopo il suo trasferimento in bianconero, non sia stato il giocatore. La roba gli è stata riposta accuratamente e sistemata nella garitta del centro Astori: è stato lui a voler andare in ogni modo alla Juventus, rifiutando anche solo di ascoltare quelle che erano le offerte (quella del Newcastle capace di spingersi addirittura oltre i 90 milioni) provenienti dall’estero e, dopo uno sgarbo simile, i rapporti si sono chiusi in maniera definitiva. E uno juventino, nella tana viola, non entra. Questione di rispetto. Quello che Vlahovic non ha avuto per la città, lui che nel settembre scorso, dopo i primi gol stagionali, ribadì: «Sono rimasto ed ho scelto col cuore».


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Per la prima volta Vlahovic e Milenkovic si sfideranno e sarà un confronto ravvicinato all’ultimo duello nel quale dovranno “dimenticare” il rapporto fraterno che li lega fin dai tempi del Partizan Belgrado

Dusan Vlahovic e Nikola Milenkovic

• Tommaso Borghini

A

mici contro. Amici inseparabili che si ritroveranno da avversari sul campo, nella semifinale di Coppa Italia più attesa dal popolo viola. Nikola Milenkovic e Dusan Vlahovic li poteva dividere soltanto il calcio mercato. E pensare che la scorsa estate il primo a partire da Firenze pareva dover essere il difensore, all’epoca con il contratto in scadenza. Mentre leggermente più solida sembrava la posizione dell’attaccante, con l’accordo più lungo di dodici mesi. Ma il destino ha sconvolto le previsioni, mettendoli sì di fronte, ma alla rovescia: Milenkovic, che nel frattempo ha allungato il contratto

APERTI A PRANZO

di un anno (scadenza 2023) vestirà di viola, Vlahovic che, invece, è stato accontentato suoi propositi di partenza direzione Torino, avrà addosso la maglia della Juventus. E scusate se è poco. Una sfida nella sfida che accenderà ulteriormente una partita già carica di emozioni frenetiche e passioni difficili da controllare. Fra i due non sarà un confronto a distanza, ma proprio una lotta che più ravvicinata non si può. Testa a testa a contendersi il pallone. Nikola per tenerlo lontano dalla porta viola, Dusan per realizzare il più classico dei gol dell’ex. Un duello tra due giganti che, fisiologicamente, avrà un risvolto fisico importante.

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Speciale Coppa Italia 2022

Fu Corvino a portarli a Firenze Un’esperienza vissuta spalla a spalla

Sfida nella sfida

Dusan vs Nikola, amici contro

Una vera e propria battaglia nella quale prevarrà chi ne avrà di più e, probabilmente, anche chi sarà più più bravo a dosare le energie nervose. Già, perché non sarà facile per nessuno dei due controllare le emozioni, visto il rapporto quasi fraterno che li lega fin dall’infanzia. Stessa città di nascita, Belgrado, anche se Nikola è più “anziano” (essendo nato nell’ottobre del 1997) rispetto a Dusan (classe gennaio 2000). Stessa squadra di formazione, il Partizan Belgrado, dove li andò a prendere, con un blitz che li strappò alla concorrenza, l’allora diesse viola Pantaleo Corvino. Milenkovic fu tesserato subito, Vlahovic a gennaio (iniziando ad allenarsi come talento in prova, fino al compimento del 18esimo anno di età). Il difensore entrò immediatamente nel giro della prima squadra, l’attaccante lo fece progressivamente, fino all’esplosione definitiva avvenuta nella stagione scorsa. Ma i due ragazzi serbi hanno vissuto spalla a spalla l’esperienza fiorentina, supportandosi a vicenda nei momenti difficili. Poi è arrivato il mercato a separarli ed entrambi sono stati decisivi per la conquista di questa semifinale di Coppa Italia che li vedrà per la prima volta da avversari. Milenkovic con lo splendido gol allo scadere della partita di Bergamo, Vlahovic propiziando il definitivo vantaggio della Juve sul Sassuolo (conclusione deviata nella propria porta da Tressoldi). E Dusan ha anche testimoniato il suo affetto, con un like via social, sotto la foto postata da Nikola che lo ritrae festante con gli altri due serbi viola, Terzic e Nastasic. Adesso però è arrivato il tempo della grande sfida, che mette in palio la finalissima di Coppa Italia. Per 180’ questa grande amicizia dovranno cercare di scordarsela.


iL DOPPiO EX

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orlando: “la forza del Franchi farà la differenza” il doppio ex, che vinse la Coppa italia in maglia viola: “lui dice così, ma per Vlahovic non sarà una gara normale Ha un gran carattere, ma il tifo di Firenze può influenzarlo Di sicuro il pubblico trascinerà la Fiorentina” • lUCiA PEtRARoli

L

ui di Coppa Italia se ne intende. Correva la stagione 1995-96 quando la Fiorentina targata Gabriel Omar Batistuta andava a vincere

il trofeo, superando nella doppia finale l'Atalanta, dopo un percorso netto nel quale erano cadute sotto i colpi dei viola Ascoli, Lecce, Palermo e Inter. La squadra gigliata vinse tutte quelle gare, il Re Leone fu il miglior marcatore della competizione con 8 reti, terminale di una compagine di campioni che oltre a Massimo Orlando aveva tra i tanti Francesco Toldo

“i gigliati hanno molto entusiasmo e possono arrivare alla finale”

e Manuel Rui Costa. In panchina sedeva

"Penso che miglior semifinale di Coppa Italia non

Claudio Ranieri, in tribuna l'allora presidente Vit-

potesse capitare alla Fiorentina perché arriva la

torio Cecchi Gori. E Massimo Orlando era alla sua

Juventus, la nemica di sempre. Lo stadio Artemio

quinta stagione in maglia viola, essendo arrivato

Franchi sarà una bolgia, col tifo delle grandi occa-

proprio dalla Juventus nel 1990 (con una parentesi

sioni. La squadra viola ci arriva in ottima forma, ad-

in prestito al Milan nel 1994-95). Alla fine del suo

dirittura in crescendo ed ha un grande entusiasmo

percorso gigliato le partite ufficiali saranno 147 con

intorno, che penso possa trascinarla a una grande

20 reti all'attivo e due trofei: la Coppa Italia, appun-

prestazione. Per tutti questi fattori penso che possa

to, e la Supercoppa Italiana. Il personaggio perfetto

arrivare alla finale. La formazione bianconera, inve-

per commentare la vigilia della semifinale di andata

ce, non è quella di un tempo, ma se si ricorderà il

tra Fiorentina e Juventus. Sognando un trofeo che a

suo blasone e farà la "vera" Juventus, allora per la

Firenze manca ormai da troppo tempo.

Fiorentina sarà più dura. Sarà un evento comunque equilibrato e bilanciato su due gare. Dunque sareb-

Massimo Orlando in viola

Massimo Orlando, cosa si aspetta da questa par-

be importante che la Fiorentina riuscisse ad acquisi-

tita così attesa da tutta Firenze?

re un bel vantaggio in vista del ritorno".


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"italiano è bravissimo in campionato la sua squadra è migliore delle romane"

iL DOPPiO EX

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Dopo la brutta esperienza in Germania è tornato giocatore vero. Centravanti vero che non avrà doti tecniche eccelse, ma ha grandi qualità dentro l'area: vede la porta e se c'è da buttarla dentro lui c'è sempre. Anche grazie a un allenatore che fa giocare bene tutti gli attaccanti che ha in rosa".

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Coppa

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Ita

Cabral, invece, avrà il suo spazio? "Certamente sì perché ha doti fisiche e tecniche importanti da quello che ho potuto vedere. Certo che, in questo momento, è difficile tirare

È impossibile dimenticare tutto in così poco tempo. Inoltre nei suoi confronti ci sarà una contestazio-

fuori un attaccante come Piatek che segna con questa continuità".

Dusan Vlahovic tornerà da ex e ci si aspetta

ne molto rumorosa da parte della tifoseria viola e

La Champions League è un obiettivo alla porta

un'atmosfera "molto calda" nei suoi confronti.

non sarà facile gestire la serata con la tranquillità.

ta della Fiorentina?

Quale sarà la reazione del giovane serbo?

Insomma, credo che non sarà una partita normale

"Sarebbe bellissimo per i tifosi viola, ma penso che

"È chiaro che tutte le attenzioni saranno su di lui,

per Vlahovic e potrebbe esserne influenzato. An-

alla fine il quarto posto sarà della Juventus. È vero

per la prima volta avversario contro la squadra che

che se ha sempre dimostrato un grande carattere.

che non mostra un buon calcio, però il traguardo

l'ha cresciuto. Lui, davanti alle telecamere, ha tenta-

Pure a Firenze, dopo un'estate di voci di mercato,

è troppo importante e penso che, in un modo o

to di sminuire il suo atteso ritorno, quasi si trattasse

quando decise di rimanere con tutte quelle pressio-

nell'altro, lo raggiungerà. Però vedo la Fiorentina

di una cosa normale, di una partita come tutte le

ni addosso".

superiore alle due romane. Sia Roma che Lazio le

altre. Ma non sarà davvero così perché è cresciuto a

vedo dietro ai viola. E questo per merito di Vincen-

Firenze nel settore giovanile e certe cose non pos-

Cosa pensa del suo sostituto, "Il Pistolero" Piatek?

zo Italiano che con il suo gioco sta facendo davvero

sono sparire da un momento all'altro.

"Meglio di così non poteva cominciare.

la differenza".

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Speciale Coppa Italia 2022

Tanti gol e la voglia di convincere la Fiorentina a riscattarlo

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nel segno del Pistolero Piatek vuole continuare a sparare e prepara la sfida a distanza con Vlahovic Per italiano è sempre lui la prima scelta Cabral può tornare utile a gara in corso Krzysztof Piatek

Arthur Cabral • toMMASo BoRGHini

È

arrivato a gennaio con l’etichetta di punta di scorta, ma gol dopo gol, si è guadagnato i gradi di titolare, sovvertendo quelle gerarchie che sulla carta sembravano vederlo partire in seconda linea. Krzysztof Piatek sta tornando il killer da area di rigore, ammirato nei suoi primi mesi italiani. Prima a Genova, sponda rossoblù, poi a Milano, sponda rossonera (seppur soltanto nei primi mesi). Forse neppure lo stesso centravanti polacco, quando sbarcò in riva all’Arno in prestito con diritto di riscatto, avrebbe immaginato di poter accumulare

così tanti minuti sul tappeto verde, soprattutto, di riprendere a segnare con questa continuità. Del resto, quando decise di accettare l’offerta della Fiorentina, l’immediata partenza di Dusan Vlahovic pareva un’ipotesi remota. Difficile, si diceva, che la Fiorentina si possa privare del capocannoniere del campionato a gennaio, nel pieno vivo della corsa all’Europa. Ma la realtà ha superato l’immaginazione e la partenza del serbo direzione Torino ha spalancato le porte del campo al “Pistolero” che non si è lasciato sfuggire le occasioni che Vincenzo Italiano gli ha concesso. E, a proposito del Mister, gran parte del merito di questa sua re-

surrezione è certamente da individuare proprio nell’ex tecnico dello Spezia che non ha mai avuto dubbi sulle sue qualità. Anzi, lo ha sempre spronato a ritrovare la fiducia, sottolineando le sue doti da realizzatore e la sua maggior abitudine ai ritmi e alle marcature del campionato italiano, rispetto al “rivale” Arthur Cabral. Così, colpo dopo colpo, il “Pistolero” si è ripreso la scena e i tifosi viola possono coltivare concrete speranze di aver trovato già un degno erede di Vlahovic. A lui il compito di confermarsi, magari proprio nella semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus, in cui andrà in scena il confronto a distanza

con l’ex centravanti viola. Una raffica di pistola (o magari due) in una notte come questa avrebbe un sapore davvero speciale. E potrebbe convincere la Fiorentina a spendere per lui i milioni (15) necessari per riscattarlo. Detto di Piatek, nella faretra di Vincenzo Italiano ci sarà anche un’altra freccia da poter scoccare a gara in corso: Cabral, soprannominato King Arthur, scalpita e potrebbe essere decisivo anche da subentrato. Del resto su di lui la Fiorentina ha investito molto, circa 15 milioni di euro. E prima o poi dovrà arrivare anche il suo momento. Magari proprio nel corso della gara più attesa dal popolo viola.


Cucina senza glutine


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“il numero 7 bianconero è forte e freddo ma non avrà vita facile”

Di Chiara: “i fischi che frastornarono Berti” l’ex viola, in campo nel giorno di un famoso ritorno: “Ricordo la bolgia e un ragazzo quasi costretto a uscire Ma gli stadi di allora erano molto più pieni e rumorosi Vlahovic sentirà la pressione, battere la Juve sarebbe il massimo” Stasera sarà uno stadio caldo e molto ostile, su questo non ci sono dubbi. I fiorentini non aspettano altro, per giunta in una sfida importante come questa. Battere la Juventus di Vlahovic e volare in finale di Coppa Italia, sarebbe il massimo per i tifosi viola. Chissà, magari andrà a finire come con l'Inter di Berti...».

• GiACoMo CiAlDi

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uesta sera Dusan Vlahovic, ex gioiello della Fiorentina, tornerà a Firenze con indosso la maglia della Juventus, in una partita tutt’altro che banale: la semifinale di Coppa Italia. A dimostrazione che il destino, spesso, si diverte a giocare con i sentimenti umani. E il Franchi è pronto ad accoglierlo come ha fatto in passato con altri ex, a cominciare da quel Nicola Berti che, da giocatore dell'Inter, fu costretto ad uscire dal campo sommerso dai fischi. Per parlare dell’accoglienza che il Franchi tributerà a Vlahovic, e del ruolo che il tifo potrà giocare, abbiamo intervistato in esclusiva Alberto Di Chiara, ex giocatore viola presente in campo nel memorabile ritorno di Berti. Di Chiara, questa sera Firenze rivedrà da vicino Vlahovic. Cosa si aspetta? «Mi aspetto una bolgia. Credo lo stadio non gli darà un attimo di respiro, fischierà dall’inizio alla fine, ogni suo tocco di palla e ogni movimento. Il trasferimento è molto recente, ed è stato percepito, a causa anche di una comunicazione errata, un vero e proprio tradimento. Per cui, Vlahovic è avvisato: non avrà vita facile stasera». La mente corre veloce a quel 1989, in cui Nicola Berti venne sommerso di fischi al suo ritorno a Firenze e fu costretto ad uscire. Crede si possano fare dei paralleli tra i due trasferimenti? «Si possono fare paragoni, nel senso che entrambi i calciatori lasciarono la Fiorentina per cercare miglior fortuna altrove. Però tutto il resto è differente. Anzitutto Berti andò all’Inter, che per quanto si tratti di una rivale non lo sarà mai come lo è la Juventus. Inoltre, era un altro calcio: all’epoca si aveva la sensazione che lasciare una squadra dove si stava bene era un episodio isolato, irripetibile se vogliamo. Oggi il trasferimento di Vlahovic va ad inserirsi in un contesto di calcio fatto quotidianamente di episodi del genere: si veda Donnarumma, giusto per citarne uno. Purtroppo veder partire un proprio calciatore, anche dopo dichiarazioni d’amore, è quasi la normalità. Negli anni ‘80 e ‘90 non era affatto così». Lei era in campo in quella partita: si aspetta qualcosa di paragonabile, a livello di accoglienza del tifo viola? «C'ero quel giorno, e posso assicurarvi che il Franchi fu incredibile. Trapattoni, allora allenatore dell'Inter, fu costretto a sostituirlo perché il calciatore, seppur forte caratterialmente, trovò difficoltà a giocare in un clima del genere. È difficile fare paragoni, perché gli stadi all’epoca erano molto più pieni e rumorosi.

Alberto Di Chiara

Quanto può essere influenzato un calciatore dal tifo avversario? Che ruolo può giocare il Franchi s t a sera? «Non siamo macchine, per cui anche il giocatore più glaciale risente un minimo del contesto. Vlahovic ha dimostrato di essere un ragazzo forte, freddo, più maturo della sua età perché a Firenze si è caricato sulle spalle delle responsabilità che solitamente, a vent’anni, non si prende nessuno. Ma sono certo che sentirà l’emozione di tornare al Franchi, l’agitazione di avere gli occhi puntati addosso sapendo che tutto lo stadio è pronto ad attaccarlo. viola in ra Di Chia Per lui non sarà affatto semplice giocare. Mai come questa sera credo si possa parlare di dodicesimo uomo in campo, riferendoci alla tifoseria viola».

Fischietti assordanti e le gambe tremano il trap cambia nicolino dopo mezz’ora

La ParTiTa, 12/02/1989

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Nicola Berti con la maglia dell'Inter

lUCA CAlAMAi

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l ragazzino aveva conquistato tutti. Con quella sua aria birichina, con quelle sue cavalcate palla al piede, con quel suo animo guerriero. Nicola Berti era stata una scommessa vinta dalla Fiorentina. Un talento trasformato da Aldo Agroppi in un potenziale fenomeno. Nicolino però nell’estate del 1988 aveva cancellato con un colpo di spugna tutto quello che aveva vissuto in maglia viola. E aveva deciso di trasferirsi a Milano, sponda Inter. Soldi e prestigio avevano sbriciolato la parte sentimentale e tutto quello che Firenze gli aveva regalato.

Il popolo viola però ha una memoria da elefante. Sa concedere amore eterno a chi dimostra di avere la Fiorentina nel cuore e non dimentica chi tradisce. Il 12 febbraio 1989 Nicolino torna per la prima volta al Franchi da avversario. Gioca nell’Inter del Trap. Una squadra forte, fortissima. Che alla fine vincerà uno scudetto con numeri da record. Nicolino quel pomeriggio entra in campo a testa bassa. La sua abituale spavalderia sembra minata dal timore di confrontarsi con il suo passato. Il Franchi lo aspetta. Ogni volta che tocca la palla sono fiumi di fischi (furono acquistati tanti fischietti appositamente per quella partita). Fischi e cori. Ad accompagnare ogni gesto del centrocampista nerazzurro. L’Inter va in difficoltà. Alla fine perderà 4 a 3 e sarà la prima sconfitta stagionale per lo squadrone nerazzurro. Il Trap richiama dopo meno di trenta minuti Nicolino in panchina. In campo c’è un fantasma. Incapace di esprimere il suo calcio abituale. Berti esce con le lacrime agli occhi. Corre verso lo spogliatoio nel tentativo di uscire più velocemente possibile da un vero e proprio incubo.


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pagina a cura di Ruben Lopes Pegna

i GolEADoR ViolA nEi MAtCH CA

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egnare contro Juventus è il sogno di chiunque indossi la maglia della Fiorentina. Se poi i gol sono più di uno o risultano decisivi per battere la Vecchia Signora, ancora meglio.

Anche perché per Firenze la gara contro i bianconeri è, praticamente da sempre, la partita più attesa dell'anno e chi "fa male" alla Juve è destinato a entrare per sempre nel grande libro

MARIO MARASCHI

GIUSEPPE VIRGILI

o del definitiv Segna il gol 9 1 l e d o ntr 2-1 nell’inco (il primo 69 gennaio 19 isti). S e D i gol è d

re 15 dicemb Segna il el d ' il gol 1957 all'82 o ll e u 2-1, q definitivo a n u ollare che fa cr i (d a Maraton parte della l) o primo g Montuori il

DANIE BERTO L NI

ALESSIO TENDI

Segna il gol del 2 -0 (dopo quello di Sacchetti) nell’incontr o del 6 ge nnaio 198 0 vinto 2-1.

Segna u reti de na doppie tta (le l 2-2 e match d del 27 el 3-2) nel 1983 novem Antog finito 3-3 bre n (di primo oni di te sta i gol) l

STEFANO O BORGONOV

il 9’ di testa Segna all’8 in finitivo 2-1 gol del de del ll’incontro rimonta ne ol 1989 (il g 15 gennaio ) io alizza Bagg dell’1-1 lo re


ASAlinGHi ContRo lA JUVE della storia gigliata. Per questo abbiamo individuato 10 giocatori che hanno segnato gol decisivi nelle partite casalinghe disputate contro l'acerrima nemica.

Autori di prodezze indimenticabili per i tifosi viola. Nella speranza di aggiornare, subito dopo la prima semifinale di Coppa Italia contro la Juve, questa speciale classifica.

CLAUDIO DESOLATI

3 aprile 197 Segna il 7 e tt e m ta che con una fin l e d l o g off il a sedere Z o m ri p l -1 (i definitivo 2 utti) lt a gol è di S

GIANCARLO I ANTOGNON

ol po l’autog Segna do -0 2 rete del di Zoff la ’1 dell 1 o nell’incontr -1 75 vinto 4 maggio 19 g e Caso li (di Casarsa altri 2 gol)

GABRIEL BATISTUTA

Segna di testa nell’inco ntro d el 13 dicembr e per 1-0 d 1998 vinto all capolista a Fiorentina .

A NIKOL IC KALIN

nel o gol io m i r p il nna Segna del 15 ge to al n h matc ultimo vi adelj l’ ; di B 2017 1 2 ( hi Franc ol) g o l’altr

GIUSEPPE ROSSI

Segna un a triplett a nell’incontr o del 2 0 ottobre 20 13 vinto in rimonta 4-2 (di Joaquin l’altro gol).


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FioREntinA -JUVEntUS

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Speciale Coppa Italia 2022

StADio ARtEMio FRAnCHi Di FiREnZE, 02.03.2022, oRE 21

FIORENTINA 4-3-3 1 Terracciano 29 Odriozola 4 Milenkovic 98 Igor 3 Biraghi

5 Bonaventura 18 Torreira 10 Castrovilli

Sottil Castrovilli Biraghi

Piatek

Bonaventura Igor

22 Gonzalez 19 Piatek 33 Sottil

Gonzalez

Torreira

Terracciano

Milenkovic Odriozola

ALLENATORE: ITALIANO

A Disposizione: 69 Dragowski, 25 Rosati, 23 Venuti, 55 Nastasic, 17 Terzic, 32 Duncan, 34 Amrabat, 14 Maleh, 11 Ikoné, 7 Callejon, 8 Saponara, 9 Cabral.

JUVENTUS 4-3-3 1 Szczesny 6 Danilo 19 Bonucci 4 De Ligt 17 Pellegrini

28 Zakaria 27 Locatelli 25 Rabiot 11 Cuadrado 7 Vlahovic 9 Morata

Morata

Vlahovic

Cuadrado

Locatelli Rabiot Pellegrini

De Ligt

Zakaria Bonucci

Danilo

Szczesny

ALLENATORE: ALLEGRI

A Disposizione: 23 Pinsoglio, 36 Perin, 2 De Sciglio, 45 De Winter, 5 Arthur, 47 Miretti, 46 Soulé, 38 Aké,

10 Dybala, 18 Kean.

PrObabiLi FOrMaZiONi

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i GraNDi riTOrNi/2

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Speciale Coppa Italia 2022

“il calcio è cambiato Non è più tempo di legarsi a un singolo”

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Mareggini: “nella storia nel giorno di Baggio” l’ex portiere, protagonista nella prima da ex del Divin Codino: Dopo il rigore parato provai una sensazione liberatoria, fu la rivincita del popolo viola, privato del suo gioiello Paragone con Vlahovic? Pensiamo solo a sostenere la squadra”

• DAniElE tAiUti

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irenze ritrova la Juventus e con essa ricordi, emozioni, gioie e delusioni, novanta minuti e oltre che si esulano dalla banale rivalità sportiva, ma abbracciano due visioni opposte: il potere e il suo anti per eccellenza. La sensazione viola di stare dalla parte dei giusti. Non una partita come le altre, mai. Tappa fondamentale della vita di ogni tifoso. Ognuno ha il suo Fiorentina – Juventus, uno dei più celebri riguarda il ritorno di Baggio a Firenze il 6 Aprile 1991, in cui il Divin Codino si rifiutò di calciare il rigore e Mareggini lo parò a De Agostini. Con l’ex portiere viola parliamo della partita in arrivo, dei suoi ricordi in merito ad essa, con qualche riflesso di attualità. Gianmatteo Mareggini, quali sono le sue sensazioni in merito alla semifinale con la Juventus? “A Firenze è “la Partita” ma anche a Torino è sentita. Prima era soltanto una questione di campanile, vincerla per salvare una stagione, adesso si parla di ambizioni di alta classifica e trofei. Io darei un 50% alle speranze della Fiorentina di accedere alla finale”.

Il ritorno di Vlahovic a Firenze può essere equiparato a quello di Baggio? “Sono due epoche di calcio differenti. Io, da tifoso, al serbo regalerei soltanto indifferenza, totale. Si deve pensare soltanto a sostenere la squadra per il passaggio del turno. Ho sempre pensato che il passaggio di Vlahovic alla Juve fosse inevitabile, è la legge del mercato. L’esempio di Donnarumma è una dimostrazione evidente, visto il suo svincolarsi dopo tutta la trafila nel settore del Milan. L’unico che ha cercato di opporsi a tale sistema è stato Cecchi Gori, e ne ha pagato le conseguenze. Non è più tempo di legarsi ai singoli calciatori. Abbiamo Piatek e Cabral, godiamoci loro. Anche se mi piacerebbe tornare ai tempi in cui un calciatore oltre che col portafoglio sceglieva anche col cuore...”

Gianmatteo Mareggini

Potrà essere condizionato alla prima da ex? “Credo sia inevitabile, è stato così un po' per tutti, il primo ritorno è sempre difficile. Sarà particolare, poi passa. L’abitudine del confronto fa sbiadire tali emozioni”.

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Speciale Coppa Italia 2022

il gran rifiuto e la sciarpa raccolta la Juve aveva le sue gambe, non il suo cuore • lUCA CAlAMAi

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i sono dei “momenti” che fanno parte della storia del calcio. E non sempre sono legati a vittorie epiche o a gesti tecnici speciali. 6 aprile 1991, stadio Franchi.

Roberto Baggio in viola

C’è un Fiorentina – Juventus a cui lei è particolarmente legato a parte quello del 6 Aprile 1991? “Beh, quella partita mi ha fatto entrare nella storia viola, solo qualche giorno dopo compresi l’importanza di quello che avevo fatto. Dopo anni gli apprezzamenti che ricevo me ne danno conferma. Il rigore parato come una sensazione liberatoria di rivincita del popolo viola, privato di uno sei gioielli più belli, Baggio. Ricordo con piacere anche l’incontro della stagione successiva sempre con Roberto protagonista, facemmo una grande partita vincemmo 2 -0 contro la Juve capolista”. Terracciano o Dragowski, qual è la soluzione migliore per i viola? “La Fiorentina è fortunata perché ha due ottimi portieri. Presentano caratteristiche differenti, ma sono identici come valori complessivi. Dragowski è anche migliorato coi piedi, con l’Atalanta ha toccato più palloni dei centrocampisti. Mi creda se gioca uno o l’altro non cambia niente”.

Baggio con la famosa sciarpa viola

La cronaca di quel FiorentinaJuventus potrebbe essere tranquillamente la sceneggiatura di un film capace di andare dritto al cuore. Ricordate? La prima volta di Robi Baggio in maglia bianconera. Il traditore che torna a casa. Quel giorno noi c’eravamo. E come i cinquantamila del Franchi dovevamo convivere con stati d’animo contrastanti. Cosa era stato Robi in quella clamorosa storia di calcio

mercato? Era stato un traditore o una vittima? Fischiarlo era inevitabile per tutti quelli che hanno il colore viola stampato sulla pelle. Ma erano fischi dolorosi perché era difficile, quasi impossibile, vivere Robi come un nemico. Il resto è storia. Fuser che segna il gol del vantaggio, Baggio che conquista il rigore del possibile pareggio. Ma ecco il primo colpo di scena. Robi, infallibile dal dischetto, che fa un passo indietro. No, lui quel rigore sceglie di non calciarlo. Una decisione incredibile. La Juve aveva comprato le sue gambe ma non il suo cuore. Sul dischetto ci va Gigi De Agostini, uno dei pretoriani di quella Juve. E sbaglia. Verrebbe da dire, inevitabilmente. Nel guizzo geniale di Mareggini c’è la spinta del Dio del calcio che voleva ricordare a tutti che nella settima azienda del Paese c’era ancora spazio per i sentimenti. Gigi Maifredi, pure lui finito per sbaglio nel club bianconero, richiama Robi in panchina e inserisce Alessio. Baggio esce dal campo. Non scappa, cammina. E guarda. Raccoglie una sciarpa viola che gli viene lanciata dalla tribuna. E si avvia verso il tunnel, davanti alla curva Fiesole. Accenna anche un timido saluto come quando realizzava gol colorati di viola. Quella domenica al Franchi vinsero in due: la Fiorentina e Baggio.

La ParTiTa,6/04/1991

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i GraNDi riTOrNi/3

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Speciale Coppa Italia 2022

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“come si batte la Juventus? concentrazione massima fino al 90esimo”

Il giornalista Angelo Giorgetti lUCiA PEtRARoli

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el nostro viaggio tra i grandi ritorni al Franchi da avversario c’è spazio anche per Federico Bernardeschi, figlio del vivaio viola, ceduto alla Juventus nell’estate del 2017 per un affare che fruttò alla Fiorentina l’allora cifra record di 40 milioni. Per non partecipare al ritiro estivo viola, il giovane carrarino inviò alla società un certificato medico, mossa che scatenò una dura contestazione da parte dei tifosi viola nei suoi confronti, inscenata nel giorno di Fiorentina – Juventus del febbraio 2018. Di quella giornata e della semifinale di andata di mercoledì prossimo ne parliamo con Angelo Giorgetti, giornalista di punta de La Nazione. Angelo Giorgetti, a proposito di ritorni di grandi ex, cosa ricorda di quel Fiorentina - Juventus (0-2) del 2018 e dell'accoglienza riservata a Bernardeschi per la prima volta al Franchi da avversario, che poi segnò anche un gol su punizione?

Giorgetti: “Berna non ci provocò brividi” il giornalista de la nazione: “Quando tornò al Franchi da ex fece gol, ma non ci lasciò emozioni. Con Dusan sarà diverso Vivremo una serata intensa e anche lui sarà condizionato Però saprà isolarsi perché ha la testa di un marziano” “Mi ricordo bene di quella serata, ma prima ancora, mi ricordo di Roberto Baggio e di quella sciarpa raccolta nel 1991, fu indimenticabile. Resta quello l'episodio che conservo con più emozione. Bernardeschi mi provocò pochi brividi. Ho impressa nella mente la sua rete su punizione, ma francamente fu un ritorno che mi ha lasciato ben poco”. Aspettando il ritorno di Federico Chiesa, che a causa degli infortuni non è ancora avvenuto, si può fare un parallelo tra il primo ritorno da avversario di Bernardeschi al Franchi e quello di Vlahovic? Si aspetta un clima simile nei confronti del serbo? “Certamente mercoledì vivremo una serata intensa. Penso che anche Vlahovic, nonostante l’apparenza, proverà forti emozioni. L’accoglienza nei suoi confronti sarà ostile, come accaduto per Bernardeschi, forse anche di più. Lui ha dimostrato di essere un grande giocatore, con una testa da marziano, quindi subirà il clima, ma sul campo farà il suo dovere. Sarà capace di astrarsi da ciò che ha intorno”. Bernardeschi segnò un gol e non si fece influenzare dai fischi, secondo lei come potrà reagire Vlahovic il 2 marzo? “Si comporterà da professionista, se dovesse segnare, non credo possa esultare in modo sfacciato. Lo strappo con lui ha lasciato l'amaro in bocca, ma dobbiamo prepararci e abituarci a vederlo con la maglia a righe”. La cessione di Vlahovic alla Juve, avvenuta a gennaio con la Viola in corsa per l'Europa, ha fatto arrabbiare molti tifosi, come legge questa vicenda? “Fino a 10 giorni prima credevo restasse, stando alle informazioni che avevo.

I due Federico: Chiesa sconso lato in primo piano e Bernar deschi esultan te

Poi è accaduto che i rapporti con il serbo sono andati sempre più a sfilacciarsi e la Juventus era sicura di incassare proventi consistenti dalle cessioni di Kulusevski e Bentancur al Tottenham. Così, in poche ore, è stato fatto l'affare. Sinceramente non me l 'aspettavo, ma oggi bisogna voltare pagina. C'è stato un contraccolpo nello spogliatoio viola, ma Vincenzo Italiano è stato bravo a risollevare il morale di tutti e i risultati stanno arrivando”.


La partita: cosa dovrà fare la Fiorentina per avere la meglio sulla Juve di Vlahovic e guadagnarsi chance per qualificarsi alla finale di Coppa Italia? “La Juventus si è rinforzata molto con gli arrivi di Zakaria e di Vlahovic. Allegri può sfruttare i suoi interpreti in maniera diversa. La Fiorentina dovrà essere sempre molto concentrata perché fino al 90' la squadra bianconera può essere sempre pericolosa, ha esperienza ed è abituata a vincere partite di alto livello”.

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Speciale Coppa Italia 2022

Fischi assordanti per Federico da Carrara che si vendicò segnando su punizione

La ParTiTa, 9/02/2018

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Quella sera i tifosi viola bersagliarono "Berna" con fischi e ironia toMMASo BoRGHini

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Il 2 marzo meglio Piatek o Cabral come sostituto di Vlahovic? “Credo si punterà ancora su Piatek, in vantaggio su Cabral. Conosce il campionato e sta facendo bene. Cabral è stato un grande investimento, però deve recuperare l’intensità necessaria per il nostro campionato. Comunque ci sono 5 cambi e chi entra in campo deve dimostrarsi subito pronto e coinvolto”.

orreva l’anno 2018. Il 9 febbraio allo stadio Artemio Franchi era in programma Fiorentina – Juventus. La partita con la P maiuscola, nella quale c’era un elemento in più a surriscaldare un ambiente già di per sé caldissimo: il primo ritorno da avversario di Federico Bernardeschi. Il “biondino” di Carrara, che la Fiorentina aveva cresciuto nel vivaio, coccolandoselo, fino ai primi passi in prima squadra con Vincenzo Montella, frenati da un grave infortunio al malleolo. E alla definitiva esplosione sotto la gestione Paulo Sousa, che lo impiegò da esterno a tutta fascia, favorendone la maturazione. Del suo talento cristallino s’infatuò la Juventus che lo strappò alla Fiorentina a suon di milioni (ben 40), con il beneplacito del ragazzo che non nascose il suo desiderio di vestire bianconero. Ciò che soprattutto non piacque ai tifosi viola fu quel certificato medico inviato dal giocatore nell’estate del 2017, a trattativa in corso, che lo esentò dall’obbligo di presentarsi nel ritiro di Moena.

Quando “Berna”, come lo chiamavano a Firenze, uscì dal tunnel in maglia bianconera, i tifosi del Franchi esplosero in boati di fischi. Che non gli furono risparmiati ogni qual volta toccava palla. Fino a quella punizione nella ripresa, procurata e calciata da Federico, con il suo sinistro sopraffino. Tiro teso dalla parte del portiere viola Sportiello, sorpreso sul suo palo e vantaggio della Juve, arrivato dopo un rigore a favore della Fiorentina, fischiato dall’arbitro Guida nel primo tempo e annullato dal Var, tra le polemiche. L’ex consumò così la sua rivincita personale, correndo a esultare con tutta la panchina bianconera. Un gesto che aumentò il risentimento e i fischi nei suoi confronti. Poi arrivò anche il raddoppio di Higuain che chiuse la gara. Per un finale amaro per la Fiorentina che allora poteva contare su un altro Federico, quel Chiesa che qualche anno più tardi avrebbe seguito le orme dell’ex compagno in viola.


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l’ex gigliato che debuttò proprio contro la Juventus: “Fu Mazzone a lanciarmi e da lì cominciò tutto Per la semifinale di Coppa spero che Gaetano si ritrovi Bianconeri più forti con Vlahovic, ma la Viola ha un’identità” MARio tEnERAni

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iorentino del Poggetto, cresciuto nel mitico Nagc viola, tutta la trafila nelle giovanili, poi l’esordio in A proprio con la Juve. L’inizio di una carriera che lo ha portato a vincere uno scudetto a Verona e a indossare la maglia di titolare della Nazionale ai Mondiali ’86. Anche per Antonio Di Gennaro la partita contro i bianconeri non sarà mai come tutte le altre.

Antonio Di Gennaro in maglia viola

Antonio, come andò con Mazzone? “Era un venerdì, Antognoni infortunato, Carletto mi prese da una parte e mi disse: ‘Ragazzo, domenica tocca a te’…”. Chissà che ansia… “Prima no, ma in partita sì. Dopo venti minuti ci fu una piccola interruzione di gioco e siccome io per la tensione respiravo male, chiamai dalla panchina il mitico Pallino (il massaggiatore Raveggi, ndr) che mi aiutò e così ripartii bene. Dopo la partita, il grande giornalista Marcello Giannini, nel servizio alla Domenica Sportiva disse di me: il ragazzo viene su bene”. Stagione ’76/’77, era una Juventus in viaggio per lo scudetto e la vittoria in Coppa Uefa. “Tanti calciatori forti anche se noi in quell’annata arrivammo terzi. La partita finì male: 1-3 con il gol da lontano di Benetti che vinse poi il premio del migliore dell’anno. Ma io avevo rotto il ghiaccio ed esordito in A. Poteva accadere anche prima, ma un problema ai flessori mi aveva fermato”.

Veniamo ad oggi: è una sfida alla pari? “Certo che lo è: primo perché comunque non è campionato, ma una competizione a parte. Secondo: è vero che la Juventus si è rafforzata con Vlahovic, ma la Fiorentina ha un’identità precisa di gioco che non ha smarrito nonostante la partenza del serbo. Piatek sta andando fortissimo”.

“Dusan è freddo Ma troverà un ambiente molto caldo un consiglio? Non baci la maglia”

Antonio, un viola su cui punta? “Castrovilli, perché voglio che torni sui suoi livelli. Gioca col 10 sulle spalle e a Firenze è dura, ne so qualcosa… Ma se Gaetano si ritrova, cresce immediatamente anche il rendimento della Fiorentina”. Vlahovic come se lo aspetta? “Mi ha sempre dato l’impressione di essere molto freddo, ma troverà un ambiente molto caldo. Del resto ha tradito le aspettative dei tifosi con dichiarazioni sbagliate anche nella scorsa estate. Poi un consiglio a lui e ai giocatori in generale: smettete di baciare la maglia…”. Fiorentina-Juventus non sarà una semifinale normale… “Nemmeno una partita amichevole con loro lo sarebbe… Io ho vissuto anche la rivalità con i bianconeri a Verona. In Coppa dei Campioni e in Coppa Italia, lì perdemmo in finale”. Dove vedrà la partita? “A Bari, in famiglia e farò un gran tifo”.

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Di Gennaro: “io punto sul 10: Castrovilli”


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Speciale Coppa Italia 2022

Paci: “Fateci godere ragazzi!”

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un fioretto per la vittoria? Vengo al brivido a raccontare barzellette"

l’attore comico, grande tifoso viola: “Batterli sarebbe una goduria pazzesca Vlahovic? indo l’è andato poi? Se nico inventa e Piatek la imbuzza...”

• GiACoMo CiAlDi

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iorentina-Juventus, con il ritorno di Dusan Vlahovic a Firenze, e con in palio la finale di Coppa Italia. Insomma, la partita più attesa in riva all'Arno, inserita in un contesto da brividi. Una serata che può divenire epica. Per parlare dell'affascinante sfida del Franchi e del momento della squadra di Italiano, il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Alessandro Paci, attore e regista fiorentino nonché grande tifoso viola. Paci, si sta divertendo a guardare la Viola quest'anno? «Ma che scherzi pe' davvero, l'è una favola! Questa Fiorentina mi garba parecchio: gioca a pallone, corre e spesso vince le partite. Tutte cose che negli ultimi hanno s'è fatto poco, diciamoci la verità». A chi attribuisce il merito maggiore di tutto questo? «È come un film o uno spettacolo, quando funzionano il merito è un po' di tutti. La Fiorentina sta viaggiando alla grande perché tutti stanno facendo il proprio dovere. Chiaramente salta agli occhi il lavoro di Italiano, un allenatore che adoro». A proposito di spettacolo e Italiano, in che ruolo vedrebbe bene l'ex Spezia in uno dei suoi spettacoli? Cosa gli farebbe fare? «Italiano può fare solo il regista, è tagliato per questo. Anche perché voglia di ridere, in campo, ne ha poca: salta come un grillo, s'incazza... si può dire s'incazza?... vabbè, ormai l'ho detto... come una iena quando i suoi ragazzi non fanno ciò che dice lui. E c'ha ragione! Il mister è una grande scoperta e il vero punto forte di questa Fiorentina: viva Italiano!».

Un allenatore capace di sopperire la partenza di un centravanti tra i più forti in circolazione... «Esatto, attraverso il gioco e l'identità di squadra non abbiamo risentito troppo la partenza di Vlahovic. A proposito, indo l'è andato poi? Perché non ho seguito granché la fine della vicenda [ride, ndr]. E bada bene, Piatek potrebbe superare Vlahovic, fare meglio di lui, perché in area di rigore è un killer. Un vero killer. Ne sa qualcosa Gasperini...». E speriamo ne sappia qualcosa Allegri, dopo stasera. «Stasera è dura ragazzi, ma meno di altre volte. La Juventus è forte ma è un po' come quell'attore bravo a cui, in un certo periodo, non gli vengono tutte le battute. Sta faticando un po' quest'anno, e noi dobbiamo approfittarne. Di sicuro non si parte battuti: crediamoci!». Pensare di giocarsi l'accesso alla finale di Coppa Italia con i bianconeri, per giunta contro Vlahovic, non può lasciare indifferenti... « È un incrocio pazzesco! È il chiaro segno che il destino è tutt'altro che cieco. Batterli stasera, e poi buttarli fuori, sarebbe una goduria pazzesca. Qualcosa da raccontare ai posteri. E secondo me ci si può fare...Se Torreira amministra, Nico inventa e i'pistolero la imbuzza, siamo a cavallo». Cosa sarebbe disposto a fare, come fioretto, pur di vincere e andare in finale? «Un fioretto? Oh mamma, lo sapevo tu me lo chiedevi... Lascerei perdere camminate e corse varie, perché non mi va... mmm... ce l'ho: se si va in finale, vengo da voi in redazione, al Brivido Sportivo, e vi racconto una bella barzelletta. Anche più d'una. Oh, segnatelo! Vengo davvero eh!».

Alessandro Paci


| 27 | BS| Speciale Coppa Italia 2022

la Fiorentina ha incontrato per 3 volte la Juve in semifinale i successi, in gara secca, del 1940 e del 1961 sono valsi il trofeo poi vinto in finale contro Genoa (allora Genova 1893) e lazio nell'ultimo confronto, è arrivata un'eliminazione da vendicare

Nelle prime 2 gare secche fu un trionfo gigliato quasi senza storia

i PrEcEDENTi

Battuta la Juve, arriva la Coppa

Romeo Menti portato in trionfo (Foto archivio Melani)

• RUBEn loPES PEGnA

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re volte la Fiorentina ha affrontato la Juventus in semifinale di Coppa Italia. Due in gara secca a Firenze e una, l'ultima, con partite di andata e ritorno. Nelle prime due occasioni i viola hanno eliminato i bianconeri e si sono aggiudicati il trofeo. Nell'ultima, invece, dopo essersi illusi di andare in finale, sono stati eliminati. Domenica 9 giugno 1940, il giorno prima dell'ingresso in guer-

ra dell'Italia (nel secondo conflitto mondiale), allo stadio Giovanni Berta, l'attuale Franchi, la Fiorentina che si è salvata all'ultima giornata per la differenza reti, batte 3-0 la Juve che si è classificata terza in campionato. Già nel primo tempo i viola sono padroni del campo e si rendono pericolosi con i tiri di Baldini, Celoria, Menti e Tagliasacchi. Nella ripresa, dopo un salvataggio sulla linea di porta del terzino della Fiorentina Piccardi su una conclusione di Gabetto, al 16' i gigliati passano in vantaggio.

È Celoria, su assist di Morselli, a realizzare la rete dell'1-0. Alla mezzora, su cross dalla linea di fondo di Tagliasacchi, Celoria raddoppia. E al 36' è ancora Celoria il protagonista dell'azione che porta al 3-0. Il suo tiro, respinto dal portiere Bodoira, viene messo in rete da Baldini. La Fiorentina conquista così la sua prima finale. E la settimana successiva, il 16 giugno, sempre al Berta batterà 1-0 il Genova 1893 (la denominazione del Genoa) e si aggiudicherà la prima Coppa Italia della sua storia. • Continua a pag. 28


i PrEcEDENTi

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Speciale Coppa Italia 2022

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• Segue da pag. 27 i

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Nell'ultimo doppio match Salah ci illuse Poi il tonfo interno

La Fiorentina vittoriosa nella semifinale di andata di Torino del 2015

Mercoledì 10 maggio 1961, a una settimana dalla finale d'andata di Coppa delle Coppe a Glasgow contro i Rangers, la Fiorentina vince al Comunale di Firenze con la Juventus per 3-1. È una partita particolarmente sentita come sempre. Ma nell'occasione ancora di più. I viola non hanno ancora digerito la sconfitta per 3-2 nei tempi supplementari con i bianconeri nella finale di Coppa Italia di San Siro del 18 settembre 1960 (meno di 8 mesi prima).

La Fiorentina parte bene e al 17' va in vantaggio con un gol della mezzala Milan. Ma la Juve non molla e pareggia su rigore con Mora al 31'. Nella ripresa, però, ancora su rigore la squadra viola si riporta avanti, È il mediano Marchesi al 6' a firmare dal dischetto la rete del 2-1. I bianconeri attaccano. Ma il portiere Albertosi è attento e compie un paio di belle parate. Poi, al 44' il centravanti Da Costa realizza la rete del 3-1 che regala alla Fiorentina la quarta

finale (una vinta e due perse fino a quel momento) della sua storia. L'11 giugno, sempre al Comunale, la squadra viola che nel frattempo aveva conquistato la Coppa delle Coppe, batterà la Lazio 2-0 e si aggiudicherà la seconda Coppa Italia della sua storia. Giovedì 5 marzo 2015, sette anni fa, la Fiorentina di Montella batte allo Juventus Stadium la Juve per 2-1 nella semifinale d'andata, dando a tratti spettacolo. I viola vanno in vantaggio dopo 11 minuti. Salah, dopo aver fatto palla al piede settanta metri di campo, si libera di Pepe e batte il portiere Storari con un tocco preciso. I bianconeri pareggiano con Llorente al 24' ma nella ripresa i viola salgono di nuovo in cattedra. Nei primi minuti si rendono pericolosi con Richards e Gomez. Poi Salah torna protagonista. Dopo una palla persa da Marchisio all'11' realizza la rete del definitivo 2-1. Ora la semifinale di ritorno di martedì 7 aprile 2015 al Franchi sembra davvero in discesa per la formazione di Montella. Ma purtroppo non sarà così. Dopo 21 minuti l'ex Matri porta in vantaggio la Juve. Al momento la Fiorentina è ancora finalista virtuale. Ma due minuti prima dell'intervallo Pereyra realizza la rete del 2-0. I viola possono comunque recriminare per un gol annullato a Gonzalo Rodriguez per un fuorigioco millimetrico. Nella ripresa i viola si rendono pericolosi con Gomez e Salah ma poi Bonucci segna il gol del 3-0. La Fiorentina così viene clamorosamente eliminata. Quella sconfitta, a distanza di sette anni, non è stata ancora digerita. Ora c'è l'occasione per dimenticarla.


L’ex capitano tornò a Firenze con la maglia della Juve nel 1960 Il suo non fu un tradimento perché non chiese mai la cessione Il pubblico del Comunale lo accolse con grande rispetto e la Fiorentina vinse la partita grazie al gol di “Uccellino” Hamrin

| 29 | BS| Speciale Coppa Italia 2022 Uno sguardo in Tribuna e l’emozione di duellare con l’amico Montuori

• Ruben Lopes Pegna

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e fosse dipeso da lui sarebbe rimasto a Firenze. Sergio Cervato ha trent'anni nell'estate del 1959 e da due è il capitano della Fiorentina, quando viene ceduto per cinquanta milioni di lire alla Juventus. La fascia l'ha ereditata da Francesco Rosetta al termine della stagione 1956/57 quando il numero cinque viola è venduto al Verona. Ma Cervato è il capitano viola già nelle ultime 14 partite del campionato 1955/56, quello dello scudetto, dopo l'infortunio di Rosetta. C'è lui con la fascia al braccio a Trieste il 6 maggio 1956 quando la Fiorentina si laurea matematicamente campione d'Italia. E quella fascia la indossa anche a Madrid il 30 maggio dell'anno dopo quando la Fiorentina perde 2-0 con il Real la finale di Coppa dei Campioni. Insomma a Firenze Cervato ci sta volentieri, tanto che qui rimane a vivere al termine della carriera (è anche allenatore della Primavera viola). Ma sessantatré anni fa i calciatori non possono rifiutare il trasferimento. E così va a Torino, dove nelle due stagioni con la Juventus vince due scudetti ed altrettante Coppe Italia (una in finale contro la Fiorentina). I tifosi viola sanno che Cervato non li ha traditi. Non ha chiesto di essere ceduto. Ha dovuto accettare la decisione della società gigliata. Così quando il 27 marzo 1960 si presenta per la prima volta da avversario allo stadio Comunale di Firenze i supporter della Fiorentina lo accolgono senza particolari clamori.

Quel giorno è un avversario ma lo rispettano. È lui piuttosto ad essere in difficoltà a giocare contro i vecchi compagni, quelli affrontati tante volte in allenamento. Cervato all'epoca viene impiegato come centromediano. È uno dei due difensori centrali dei tempi nostri. È emozionato quando entra sul terreno di gioco. Butta lo sguardo verso la tribuna, dove ci sono i suoi familiari e tanti suoi amici. "Non è una partita come tutte le altre", come ha dichiarato, invece, Dusan Vlahovic. Per lui è una partita speciale nella città dove è arrivato da ragazzo e dove si è affermato come giocatore (11 stagioni), diventando anche un perno della Nazionale. E l'emozione la paga sin dai primi minuti quando commette degli errori che non sono da lui. Sbaglia qualche chiusura, arriva in ritardo su alcuni palloni. Insomma non gioca una delle sue migliori partite. Ma è tutta la Juve che quel giorno non gira. Però Cervato non ha responsabilità sul gol che Hamrin segna dopo un quarto d'ora. Sarà l'unico della gara vinta dalla Fiorentina per 1-0. Piuttosto si ritrova più di una volta a duellare con il suo amico Montuori che quel giorno gli crea parecchi problemi. Alla fine il successo consente alla squadra viola di consolidare il secondo posto a due punti dalla Juventus che poi conquisterà lo scudetto davanti alla Fiorentina. Il fischio finale dell'arbitro quel 27 marzo di 62 anni fa per Cervato è una sorta di liberazione. Ci sono per lui anche degli applausi da parte dei tifosi che non lo hanno certo dimenticato.

Sergio Cervato in elevazione (Foto archivio Melani)

Amarcord

Cervato, per lui furono solo applausi


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Speciale Coppa Italia 2022

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Vlahovic sembra un “automa” costruito per bruciare le tappe • lUCA CAPAnni

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uanto tempo è passato da Sanremo? Un mese, così a cazzotto, e ora le sue canzoni affollano le radio e Spotify. Ammettetelo: chi non ha visto almeno dieci minuti della kermesse? Bene, dimenticatela, almeno l’ultima tutta pizzo, merletto e glabro gender-fluid. Dimenticatela e tornate al ruspante Sanremo degli anni 80, quando perfino la deforestazione delle ascelle femminili era ancora in fase… di transizione (quelle ascelle sì che erano gender-fluid! e comunque i gusti son gusti). Entrate nella vostra Renault 5, girate la ruzzola dell’autoradio… chiudete gli occhi. Sentite la voce un po’ roca e un po’ nasale di Toto Cutugno? «Sono un Italiano, un Italiano vero!». Il nostro allenatore, nomen omen, ha un po’ l’indole dell’Italiano stereotipato in quella canzone: una persona sanguigna con pregi, difetti e contraddizioni. Sa sbagliare e sa chiedere scusa, e poi non viene scusato lo stesso. Si cala con passione in ogni realtà fondendosi con essa, lascia fisiologicamente una scia di amore e odio. Il riferimento, ovviamente, è agli attriti con i suoi ex-supporters, quelli dello Spezia, che sono arrivati perfino a raffigurarlo con la faccia da clown (e dopo il Joker del Ponte Vecchio siamo a due, tra un po’ apriremo una compagnia circense). «Contro lo Spezia non sarà mai una partita come le altre», ha detto Italiano alla vigilia della sfida con i liguri. «Contro la Fiorentina sarà una partita come le altre», ha affermato invece Vlahovic. No, lui non calzerebbe a pennello nell’Italiano di Toto Cutugno.

non chiamatelo “gobbo” il giovane serbo non diventerà mai uno “juventino incallito” Per lui la maglia bianconera è solo una tappa intermedia

E non perché sia nato fuori dai confini, ma semplicemente perché è una sorta di automa. O almeno così appare ai nostri occhi: Vlahovic dà l’impressione di essere uno di quelli che, se si fanno assumere come fattorino da Glovo, devono bruciare le tappe almeno fino a diventare Ministro dei Trasporti (ma a volte, a saltare il rodaggio, ci si può ritrovare col motorino grippato e la pizza da consegnare). Non chiamatelo “gobbo”, quindi, non è neanche quello. Gli juventini “incalliti” sono altri: Cabrini, Platini, Bettega, Del Piero, Nedved ecc. Ora Vlahovic è alla Juventus, sì, ma probabilmente sarà un’altra tappa intermedia: se andrà bene, ambirà magari a un club favorito per la Champions; se andrà male cercherà fortuna da altre par ti.

Noi ovviamente – absit iniuria verbis – ci auguriamo la seconda, perché il calcio è un gioco dove se vinci te perde l’avversario. E siccome lui avrà sempre la maglia di un avversario (mai più la nostra), gli auguriamo una lunghissima vita fatta di salute, amore, ricchezza (su quella non ci piove), felicità e… tentennanti risultati calcistici. Dedicargli fischi o indifferenza? Non è un problema: il Franchi farà ciò che riterrà opportuno, dando in ogni caso la sua travolgente spinta contro l a rivale storica.

Vlahovic in bianconero

E sperando piuttosto di dedicare alla Juve, alla fine, le strofe della Rappresentante di Lista: «Con le mani, con i piedi, con le gambe ciao ciao!». Per un’altra parte del corpo… consultare Spotify.

Ag. Novoli-Baracca - Via Baracchini, 35 Firenze - Tel. 055 0739889




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