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UN ECOSISTEMA VOTATO ALL’OUTDOOR

AKU ha lasciato il segno, dimostrando ancora una volta il suo impegno nell’affiancare ai suoi prodotti la promozione dell’esplorazione e della documentazione delle avventure

_ di Susanna Marchini

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In occasione di questa edizione degli ORBDAYS, Il brand ha sfruttato l’occasione per organizzare una serie di attività coinvolgenti tra cui un meeting speciale per i suoi ambassador, un workshop e una proiezione cinematografica che ha ispirato e incantato il pubblico presente.

In primo luogo, AKU ha riunito guide alpine, accompagnatori di media montagna, guide escursionistiche e ambientali, ai quali affida i propri prodotti, offrendo loro l’opportunità di connettersi e condividere le proprie esperienze all’interno della community. Questo incontro è stato un momento di grande ispirazione, con l’opportunità di scambiare idee e imparare dalle storie degli altri.

Inoltre, AKU ha offerto a tutti i partecipanti dell’evento il workshop “Documentare sul campo e comunicare sui social”. L’incontro, guidato da due professionisti del settore, Alessandro Beltrame di AGB Studio e Marco Tonet di Webkolm, ha fornito preziose conoscenze su come realizzare e condividere in modo efficace le proprie spedizioni, anche sui canali social. Alcune tips? Godersi il momento senza farsi venire l’ansia di postare, investire il giusto tempo per realizzare i contenuti a seconda della propria audience, realizzare immagini non ripetitive, studiare bene la modalità di scrittura di chi realizza dei contenuti con una certa sensibilità, non taggare sempre il luogo in cui ci si trova per una questione di sostenibilità.

Infine, l’evento ha raggiunto il culmine con la proiezione del film “Pionieri” (regia di Alessandro Beltrame, sceneggiatura di Roberta Orsenigo, soggetto di Teddy Soppelsa). Questo emozionante documentario ha portato il pubblico in un viaggio affascinante attraverso l’impresa sulle Pale di San Martino di Peter Moser, che abbiamo intervistato in merito.

VOI AVETE DELLE STORIE DA RACCONTARE, LO TROVO PIÙ ENTUSIASMANTE DELLA PERFORMANCE. ALESSANDRO BELTRAME, REGISTA

_ di Pietro Assereto

Peter, spiegaci cosa ti ha spinto a intraprendere una sfida simile. Nel film dico una frase che ora vi spiego: “In velocità ma senza fretta”. Il giro che ho fatto sarebbe stato da fare in una settimana, e sarebbe stato oggettivamente più bello perché le montagne vanno guardate, vissute e annusate: più ci stai, meglio è. Purtroppo io l’ho fatto di corsa perché fare fatica è l’unico modo che ho per svuotare la testa e tornare un tutt’uno con la natura. Quando parto per questo genere di avventure, lascio tutti i problemi – spesso superflui – della vita a valle e rimango da solo con la fatica. Mi piace portare il fisico al suo limite, non perché voglia fare chissà quale record ma perché in quei precisi momenti torno primitivo, mi azzero e percepisco la fame e la sete vere.

Quanto sono importanti questi luoghi per te?

Io vengo dalla Catena del Lagorai, un gruppo confinante le Pale di San Martino. Nella vita faccio il montanaro a tutto tondo: sono boscaiolo, coltivo la verdura, la frutta e mi prendo cura degli animali. E sono ovviamente anche guida alpina, porto le persone su queste montagne che per me sono importantissime.

Qual è stato l’ostacolo più grande che hai dovuto superare durante questa impresa?

Per fare un viaggio del genere bisogna essere preparati dal punto di vista fisico, non ci si può improvvisare: stiamo parlando di 7.000/8.000 metri di dislivello no stop, di corsa su terreni difficili, sui quali non puoi sbagliare un passo. C’è bisogno quindi di un grado di attenzione molto alto e una preparazione mentale notevole. Una grande difficoltà che ho riscontrato è stata nella disarrampicata: ero preparato nella corsa e nell’arrampicata ma nelle discese in velocità su questi tipi di terreno si utilizzano muscoli che non mi sarei aspettato e che non avevo allenato.

Com’è il tuo rapporto con AKU?

Con loro ho un duplice rapporto. In primis, ci confrontiamo sul prodotto: li consiglio in base alle mie esigenze che, per quanto riguarda le scarpe, sono davvero alte. Utilizzando gli scarponi tutti i giorni, soffro di vari problemi ai piedi che ho molto sensibili; un dolorino può diventare per me qualcosa di grande nel giro di poche ore. Punto quindi alla perfezione e loro riescono a darmela. Vi è poi un rapporto di condivisione di valori: entrambi abbiamo una visione della montagna a 360 gradi.

Che cosa apprezzi maggiormente delle Rock DFS GTX?

È una calzatura molto precisa che mi assicura sicurezza a ogni appoggio. L’alternativa sarebbe stata una scarpa da running per le parti in cui dovevo “semplicemente” correre ma non sarebbe stata adatta per le zone in cui arrampicavo. Con le Rock ho potuto fare tutto in sicurezza, semplicemente andando a lavorare sull’allacciatura in base a quello che dovevo fare.

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