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I Kosovo

Alla scoperta di Pristina

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In compagnia di Marco Liprandi, maestro di sci in inverno, trail runner in estate

_ testo e foto di Dino Bonelli

Il Kosovo, per qualche ragione a me sconosciuta, me lo immaginavo grigio e spento e invece l’ho trovato colorato e vivo, specie nei tantissimi locali che decorano le città. Il suo cielo, l’ho sperato azzurro e chiaro mentre invece l’ho trovato grigio e cupo, e questo ci sta. Ma non è certo un cielo plumbeo a cambiare i nostri umori e i nostri programmi. Quindi, zainetto in spalla, e via di corsa alla scoperta di Pristina (con i suoi 1,8 milioni di abitanti, per lo più di etnia albanese), la capitale di questo piccolo stato dei Balcani tristemente famoso per le recenti guerre. Dei conflitti non c’è più traccia, se non nei racconti tristi di chi quel tempo l’ha vissuto e ora ha voglia di parlarne.

LO STADIO - Cercando di evitare le strade, molto trafficate, ci immettiamo nelle poche aree verdi preventivamente viste sulla cartina. Una, decisamente poco verde e un pò scalcinata, ospita lo stadio di calcio, intitolato a Fadil Vokrri, un ex calciatore di Jugoslavia prima, e Kosovo poi, prematuramente scomparso nel 2018. Fuori, su un lato della struttura, un’aiuola ospita la statua del famoso sportivo che, finita l’attività con palla al piede, nel 2008 divenne presidente della Federazione calcistica del Kosovo. Sempre sullo stesso lato dello stadio, ma anche sulla nostra strada verso il Pristina City Park, una grossa scalinata è l’occasione per Marco Liprandi, il mio ventiduenne compagno di viaggio, per fare un paio di ripetute in salita e qualche salto a mano appoggiato sulle ringhiere in discesa, così da mettere un po’ di pepe a una corsa che evidentemente trovava troppo turistica.

LA BIBLIOTECA NAZIONALE - Il secondo parco è decisamente più verde e meglio tenuto del primo, anche se la decadenza delle panchine ornamentali è totale. Da qui puntiamo verso sud dove internet ci ha “suggerito” la visita esterna a una delle costruzioni più brutte di tutta la città, la Biblioteca Nazionale Pjetër Bogdani. Un orrendo palazzo spigoloso di cemento grigio, ricoperto da griglie metalliche e sormontato da altre mostruosità plastiche che dovrebbero sembrare cupole. Un obbrobrio circondato dal verde. Un verde in cui corriamo volentieri.

Una città che vediamo in largo e in lungo, passando davanti a un paio di sculture dedicate a Madre Teresa di Calcutta, a cui è anche intitolata la cattedrale, qualche bronzo di eroi a noi sconosciuti e la statua di Bill Clinton, il presidente americano che tra il 1998 e il 1999 aiutò questo popolo a diventare indipendente e al quale gli stessi kossovari hanno anche dedicato il grosso e lungo boulevard adiacente all’opera. Poco lontano poi, a salire verso il centro, c’è anche George Bush Street che gira e immette in Garibaldi… Noi intanto andiamo dritti nella piacevole e larga isola pedonale, circondata da tantissimi caffè di bell’aspetto e buona sostanza, e quindi rientriamo in albergo per cambiarci d’abito e continuare ancora a gironzolare.

Sul prossimo numero scenderemo a Skopje, la capitale della Macedonia

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