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Alla scoperta di Pristina In compagnia di Marco Liprandi, maestro di sci in inverno, trail runner in estate _ testo e foto di Dino Bonelli
I
l Kosovo, per qualche ragione a me sconosciuta, me lo immagi-
dovrebbero sembrare cupole. Un obbrobrio circondato dal verde.
navo grigio e spento e invece l’ho trovato colorato e vivo, specie
Un verde in cui corriamo volentieri.
nei tantissimi locali che decorano le città. Il suo cielo, l’ho spe-
rato azzurro e chiaro mentre invece l’ho trovato grigio e cupo, e
Una città che vediamo in largo e in lungo, passando davanti a un
questo ci sta. Ma non è certo un cielo plumbeo a cambiare i nostri
paio di sculture dedicate a Madre Teresa di Calcutta, a cui è anche
umori e i nostri programmi. Quindi, zainetto in spalla, e via di corsa
intitolata la cattedrale, qualche bronzo di eroi a noi sconosciuti e
alla scoperta di Pristina (con i suoi 1,8 milioni di abitanti, per lo più
la statua di Bill Clinton, il presidente americano che tra il 1998 e il
di etnia albanese), la capitale di questo piccolo stato dei Balcani
1999 aiutò questo popolo a diventare indipendente e al quale gli
tristemente famoso per le recenti guerre. Dei conflitti non c’è più
stessi kossovari hanno anche dedicato il grosso e lungo boulevard
traccia, se non nei racconti tristi di chi quel tempo l’ha vissuto e ora
adiacente all’opera. Poco lontano poi, a salire verso il centro, c’è
ha voglia di parlarne.
anche George Bush Street che gira e immette in Garibaldi… Noi intanto andiamo dritti nella piacevole e larga isola pedonale, circon-
LO STADIO - Cercando di evitare le strade, molto trafficate, ci im-
data da tantissimi caffè di bell’aspetto e buona sostanza, e quindi
mettiamo nelle poche aree verdi preventivamente viste sulla carti-
rientriamo in albergo per cambiarci d’abito e continuare ancora a
na. Una, decisamente poco verde e un pò scalcinata, ospita lo sta-
gironzolare.
dio di calcio, intitolato a Fadil Vokrri, un ex calciatore di Jugoslavia prima, e Kosovo poi, prematuramente scomparso nel 2018. Fuori, su
S ul pros s imo
un lato della struttura, un’aiuola ospita la statua del famoso spor-
num ero
tivo che, finita l’attività con palla al piede, nel 2008 divenne presi-
scenderemo a Skopje, la capitale della Macedonia
dente della Federazione calcistica del Kosovo. Sempre sullo stesso lato dello stadio, ma anche sulla nostra strada verso il Pristina City Park, una grossa scalinata è l’occasione per Marco Liprandi, il mio ventiduenne compagno di viaggio, per fare un paio di ripetute in salita e qualche salto a mano appoggiato sulle ringhiere in discesa, così da mettere un po’ di pepe a una corsa che evidentemente trovava troppo turistica.
LA BIBLIOTECA NAZIONALE - Il secondo parco è decisamente più verde e meglio tenuto del primo, anche se la decadenza delle panchine ornamentali è totale. Da qui puntiamo verso sud dove internet ci ha “suggerito” la visita esterna a una delle costruzioni più brutte di tutta la città, la Biblioteca Nazionale Pjetër Bogdani. Un orrendo palazzo spigoloso di cemento grigio, ricoperto da griglie metalliche e sormontato da altre mostruosità plastiche che
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