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TELAIO A PROVA DI MOUNTAINBIKE
from Bikefortrade
by Sport Press
In quanto struttura portante di una bici, deve saper rispondere positivamente agli sforzi a cui è sottoposto.
Con l’Accademia Nazionale Mountain Bike scopriamo i materiali più adatti a urti, asfalto e sterrati
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Per molti l’approccio a una bici nuova è condizionato dalla robustezza della struttura, soprattutto se si parla di fuoristrada in generale, ma anche quando il ciclista è una persona molto alta o con necessità di una guida comoda. La prima domanda che ci si pone apprezzando le caratteristiche di una bici, dunque, riguarda la resistenza del telaio, in particolare nell’ottica di scegliere tra carbonio, acciaio, titanio o alluminio. Poi si passa alla qualità del materiale, e infine alla qualità costruttiva.
MATERIALE E ROBUSTEZZA
Partiamo quindi dalla prima domanda: qual è il materiale più robusto? Difficilmente si potranno trovare risposte chiare e univoche, non perché i produttori non vogliano rivelarne le caratteristiche, ma perché ciò richiede calcoli estremamente complicati a causa del numero di fattori che intervengono. Tra questi, il carico di rottura di un materiale testato in laboratorio può essere molto differente dalla sua resistenza sul campo . Per esempio, potremmo confrontare i dati della tensione di rottura dell’acciaio al Nobium forniti da Columbus, ovvero fra i 1050 ed i 1250 Mpa, con i dati del carbonio Toray, che sono sensibilmente maggiori, ovvero fra i 2000 ed i 3000 Mpa. Verrebbe da pensare che il carbonio abbia una robustezza notevolmente superiore, ma nella realtà bisogna tenere presente anche il carico di rottura in allungamento in ogni direzione. E a maggior ragione se si parla di carbonio: questo infatti è una fibra, e come tale ha una struttura intrecciata. Sulla resistenza non influisce solamente la disposizione delle fibre, ma anche il loro numero, la qualità, la stratificazione. Il carbonio infatti è estremamente sottile e per costruire un telaio vengono applicati più strati, spesso disposti in direzione diverse, in modo da garantire migliore elasticità e resistenza finale. Quindi, tornando alla domanda iniziale: qual è quindi il materiale più robusto? Per capirlo, bisogna analizzalo nella specificità dell’applicazione alla bicicletta
ESISTONO MATERIALI MIGLIORI?
Tecnicamente sì, ma sono poco utilizzabili in ambito ciclistico, sebbene non per una questione di costi o di avanzamento tecnologico. In questo caso giocano fattori sia costruttivi, sia di applicazione delle torsioni. Per esempio, i telai in titanio di prestigio vengono costruiti per la maggior parte con il grado 9, ovvero il Ti3AI 2,5, ma non è utilizzato nella totalità della struttura, perché alcune parti necessitano di un titanio più malleabile e facile da lavorare. Nel caso del carbonio, invece, utilizzare un super modulo produrrebbe un telaio rigidissimo e performante, certamente con caratteristiche meccaniche superiori, ma fragile e soggetto all’effetto vetro. Lo stesso discorso vale anche per l’intreccio della fibra: per le bici vengono comunemente usate le fibre 3k, 6k, 12k o UD. L’intreccio 1k viene usato raramente, anche se potrebbe essere considerato migliore, perché per garantire meccanica e robustezza viene preferita la 3k, più leggera ed elastica.
La Tecnica Di Costruzione
Le saldature in acciaio, titanio e alluminio sono una parte fondamentale per le caratteristiche il telaio: ne influenzano la robustezza, il peso e la reazione meccanica. Per esempio, una saldatura fillet brazing lo rende leggermente più elastico rispetto all’equivalente a congiunzioni. In questo gioco di connessioni non è solo la tecnica, ma anche la qualità della lavorazione a influire sul risultato finale. Per il carbonio il discorso è ancora più complesso, per via delle varie tecniche costruttive che questo materiale offre. Guardando la maggior parte dei telai in circolazione, questi sono prodotti a stampo sottovuoto: ciò assicura strutture molto leggere ma estremamente rigide, in quanto le fibre di carbonio vengono fortemente compattate. In più, le resine utilizzate durante il processo possono modificarne radicalmente le caratteristiche di resistenza. Esiste anche la stratificazione a mano, il cui risultato finale pesa leggermente più del monoscocca, ma offre la possibilità di personalizzare il telaio nelle misure e nelle caratteristiche meccaniche desiderate. Ad esempio, si può decidere dove migliorare la forza aumentando gli strati di carbonio, oppure si possono inserire strati di kevlar per ottenere maggiore elasticità. Questo non influisce solamente sul comfort, ma anche nella resistenza, perché elimina la rottura a effetto vetro tipica del carbonio più pressato. È comunque chiaro che spesso spingere molto sui monoscocca significa preferire la loro economicità, in quanto molto meno costosi all’origine e con minore richiesta di lavoro manuale.
LA STRADA NON È IL LABORATORIO
È importante ricordarlo: tutti i test cercano di simulare ciò che il telaio vivrà su strada, ma questa offre sempre numerose incognite. La resistenza sul lungo periodo è solo in parte verificabile in laboratorio. Su strada, si è riscontrato che l’alluminio offre meno durabilità nel tempo, mentre l’acciaio può stupire per la lunga durata
MOUNTAINBIKE E FUORISTRADA
Bisogna poi sfatare alcuni luoghi comuni, come quello della maggiore robustezza richiesta dal fuoristrada. In realtà l’asfalto offre non solo continue vibrazioni, ma anche impatti con buche che nello sterrato equivalgono a macigni, il tutto con bici senza ammortizzatore e con pneumatici veramente stretti. La resistenza e l’elasticità del telaio e la capacità di una costruzione senza le sospensioni sono fattori fondamentali sia su strada che in mountainbike.
QUAL È QUINDI IL TELAIO PIÙ ROBUSTO?
Arrivati a questo punto bisogna rivelare che non esiste una risposta precisa, perché ci sono troppi fattori che condizionano il risultato: tra questi, la tecnica di costruzione, la qualità dei materiali e della manodopera. Inoltre, la bontà della progettazione si deve unire con l’esperienza del costruttore, dove il giusto mix produrrà un’ottima bici. La destinazione d’uso è poi un elemento fondamentale: per uno sterrato gravel sarà molto importante mantenere una certa elasticità, e per questo noi consiglieremo l’acciaio; ma un carbonio costruito con la stratificazione a mano e rinforzato nei punti giusti potrebbe ottenere risultati molto simili. Anche in questo caso, nel risultato finale è la tecnica di costruzione a prevalere sul materiale.
IRON BIKE, SFIDA SENZA COMPROMESSI I
Nelle Alpi occidentali, dal 22 al 29 luglio si disputerà la 28esima edizione di una gara unica nel suo genere, in cui gli atleti sono chiamati ad affrontare innanzitutto se stessi. E a montare anche la propria tenda a fine giornata di Daniele Pansardi ron Bike non è aperta a compromessi, e non potrebbe essere altrimenti. Parliamo di una gara di otto giorni di oltre 660 km e 23.500 m di dislivello complessivo attraverso le Alpi occidentali, su e giù dalle montagne in condizioni spesso piuttosto estreme. Dalle fondo valli, infatti, si risale anche fino ai 3000 m di altitudine con l’escursione termica e i disagi che ne derivano. La resistenza, più che fisica, in questi casi è soprattutto psicologica. Come se non bastasse, i biker devono obbligatoriamente dormire in una tenda, da montare in autonomia ogni sera. È il biglietto da visita per chi deciderà di lanciarsi in quest’avventura dal 22 al 29 luglio, nella 28esima edizione della sfida che torna dopo un anno di pausa. L’evento è studiato per portare gli atleti in posti spettacolari, con percorsi in alta quota su sentieri e mulattiere fra cime, laghi, ghiacciai e nevai spesso ancora presenti. A organizzare il tutto c’è uno staff composto da 40 persone che si occupano di gestire una carovana fatta tra le altre cose di cucina e ospedale da campo, fuoristrada, motociclette e un elicottero. A parlarci nel dettaglio dell’evento è Emanuele Lovera, membro della direzione di gara. per dormire. La tappa del giorno seguente, per non farsi mancare niente, prevedeva 90 km e 5.000 m di dislivello.
Come si gestiscono le partenze e gli arrivi in alta quota?
Quest'anno, per esempio, si parte da Entracque (circa 900 mslm) e si va a dormire la sera in un rifugio a circa 2400 m sul Fauniera. Non si può restare sempre a queste quote naturalmente, perché nell'arco di una settimana a certe altitudini troveresti condizioni meteo poco favorevoli e saresti costretto anche a dover montare e smontare una tenda bagnata dalla pioggia e al freddo. Cerchiamo quindi sempre di alternare la posizione dei nostri campi base. Dobbiamo considerare, inoltre, anche i Comuni e gli enti disponibili ad accoglierci.
Qual è l'archetipo dell'atleta che partecipa a Iron Bike?
Sicuramente non è un professionista, perché è abituato a comodità e servizi che Iron Bike non offre. Ha un forte spirito d'avventura, ha intenzione di mettersi alla prova con se stesso e vuole capire quanto ha la testa dura.
Raccontaci la giornata tipo degli Iron Biker.
Da dove nasce l’idea di quest’evento?
È nata da un'intuizione di Cesare Giraudo, che ha un passato nei rally e nella ParigiDakar. A un certo punto ha deciso di organizzare una gara di bici agli inizi degli Anni '90 di stampo "rallystico" e con i canoni di quel mondo. Il regolamento, infatti, è molto simile a una Dakar, con trasferimenti, prove speciali e un'assegnazione dei punteggi e delle penalità molto particolare e complicata.
Iron Bike richiede una preparazione fisica notevole, ma la componente psicologica forse è ancora più rilevante.
Senza dubbio. Se il fisico comincia a mollare, quello che ti porta all'arrivo è la testa. Se molli anche dal punto di vista mentale, è finita. Ho visto persone ritirarsi il giorno prima della conclusione dell'evento, a 50 km dalla fine.
Quanto può essere dura una tappa dell'Iron Bike? Ci fai un esempio?
Nel 2018, in una tappa nemmeno così lunga, da circa 70 km, nella parte finale è arrivato un temporale che non finiva più. Siamo partiti dai 25 gradi della mattina ai sei del pomeriggio. 18 persone si sono ritirate lungo la stessa discesa. Abbiamo allestito una sorta di campeggio di fortuna per accogliere gli atleti, che così hanno potuto riscaldarsi. Chi ha proseguito la gara ed era nelle condizioni fisiche adeguate è poi ritornato in quota
• Prologo: Entracque
La mattina ci si sveglia due ore prima della partenza. Fai colazione, smonti la tenda, la metti nel borsone e consegni tutto al furgone che porterà i bagagli lungo i percorsi. Al termine della gara, si mangia qualcosa, ognuno monta la propria tenda e si fissa l'appuntamento con il massaggiatore. Dopo la cena, c'è sempre un briefing tra organizzatori e atleti per fare un punto sia sulla giornata successiva sia sulla tappa appena conclusa.
Quanti atleti parteciperanno all'edizione 2023?
Tra i 75 e gli 80 biker. Gli italiani sono circa 15, gli altri arrivano dall'estero. Ci sono tanti spagnoli, sei polacchi (trascinati da un giornalista del posto a cui era piaciuta la gara lo scorso anno) e anche molti cechi.
Che spiegazione vi siete dati per la presenza così elevata di stranieri rispetto agli italiani? Abbiamo notato che gli stranieri amano particolarmente gli eventi più estremi, come può essere Iron Bike per l’appunto. Del resto, questa non è una semplice competizione, ma un’avventura sotto forma di gara.
Come si sostiene Iron Bike?
I nostri partner sono perlopiù le fondazioni bancarie e la Regione Piemonte. È in parte autofinanziato, perché ogni atleta paga una quota per la partecipazione all'evento. Abbiamo anche il sostegno di sponsor locali, che ci appoggiano in diverse modalità.
LE TAPPE DELL’IRON BIKE
• 1^ tappa: Entracque - Rifugio Fauniera
• 2^ tappa: Rifugio Fauniera - Revello
• 3^ tappa: Revello - Prarostino
• 4^ tappa: Prarostino - Prali
• 5^ tappa: Prali - Villareto
• 6^ tappa: Villareto – Oulx
• 7^ tappa: Oulx - Sauze d’Oulx