Iscrizioni latine nella città di rovereto

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Liceo “A. Rosmini” Anno Scolastico 2013-2014

Classe 2C scientifico Prof.ssa Bruna Senter

Alcune iscrizioni latine nella città di Rovereto


“Non sit tibi grave…” Cronaca di un’insolita lezione di latino Il 23 novembre 2013 è stato per noi alunni della classe 2 C scientifico un giorno un po’ diverso dal solito. Invece di trascorrere le prime due ore di lezione come di consueto in classe, traducendo frasi latine risalenti a realtà assai lontane, siamo usciti dalla scuola (era una gelida mattina autunnale) per applicare le nostre conoscenze alla traduzione di alcune iscrizioni presenti nella nostra città. Eravamo tutti muniti di schede per prendere appunti; qualcuno di noi aveva una mappa della città, mentre altri erano dotati di macchina fotografica e persino di binocolo. La nostra ricerca è cominciata proprio vicino al nostro liceo ossia dalla Chiesa di San Rocco, edificata nel 1630 in onore del santo per aver risparmiato la città di Rovereto dal flagello della peste. Qui ci siamo soffermati sull’epigrafe posta sul muro del terrapieno del sagrato della chiesa. Questa è l’iscrizione:

C C C EPISCOPUS TRIDENTINUS ANNO 1161 “Qui dopo una ferita cadde e morì Adalpreto martire e vescovo tridentino nell’ anno 1161”

icino alla chiesa si trova anche una cappella dedicata un tempo a ant’ dalpreto, ora a ant’ ntonio, sulla cui facciata abbiamo trovato altre due iscrizioni relative alla morte di Adalpreto.


LOC MARTYRII BEATI ADALPRETI EPISC. TRIDENTINUS DETI

“Luogo del martirio del beato Adalpreto, vescovo tridentino”

LOCUS MARTYRI BEATI ADALPRETI EPI TRID CUM SACELLO POSITO DEVOTIONIS GRATIA A GEORGIO BENEDETTI ROBORETANO 1715

“ Luogo del martirio del beato Adalpreto vescovo tridentino con un sacello eretto per devozione dal roveretano Giorgio Benedetti – 1715”

A scuola, nelle lezioni successive, insieme con la nostra insegnante di Latino Bruna Senter, abbiamo approfondito la poco nota figura di sant’ dalpreto. gli fu vescovo di rento dal 1156 al 1172. n realtà, come ci ricorda lo storico Fabrizio asera in un interessante articolo apparso in “Questo rentino”, già l’illuminista locale Girolamo artarotti sostenne che Adalpreto non si poteva definire né santo né martire; infatti morì in uno scontro politico e militare, anziché in un contesto religioso. “Questo era un morire glorioso negli occhi del mondo: ma non già negli occhi di Dio”. on solo dunque l’appellativo di santo e martire è scorretto, ma anche il nome potrebbe essere lberto e non dalpreto. poiché “un equivoco ne provoca un altro” la prima iscrizione riporta un errore di datazione: dalpreto infatti cadde per mano di un Castelbarco nel 1172 e non, come riporta l’epigrafe, nel 1161. Dopo aver osservato queste iscrizioni, ci siamo diretti verso il centro storico, in Piazza delle Oche, dove campeggia la bella statua del Nettuno. Su uno degli edifici affacciati sulla piazza, Casa Lenner, abbiamo osservato un interessante affresco raffigurante la ergine con bambino tra due anti. otto l’immagine abbiamo potuto leggere questa breve esortazione rivolta ai passanti:

NON SIT TIBI GRAVE DICERE MATER AVE Cioè: “Non ti pesi dire un’ Ave Maria”


Foto ricordo in piazza delle Oche roseguendo per via ialto abbiamo osservato quest’altro affresco che riproduce il leone di an mentre regge il angelo aperto su cui si legge il famoso motto “ X C G

arco

”e

cioè “Pace a te, o Marco, evangelista mio”. a raffigurazione si trova su un portico chiamato “ orta an arco” che collega via ialto con l’omonima piazza ed è dedicata a medievale.

otto l’affresco si legge invece la scritta: IPSE LEO VIGILAT ALIGER NUNC CIVIBUS ULTIS “Proprio il leone alato vigila sui cittadini vendicati “

arin anudo, famoso cronista


Il senso di questa iniziativa, curata dalla Società di Abbellimento nel 1927, cioè in epoca assai recente, va ricondotto alla cultura del ventennio fascista, quando era sentita la necessità di celebrare l’irredentismo e l’annessione di overeto e del rentino all’ talia, e al tempo stesso si voleva riproporre la grandezza della romanità, a partire proprio dall’uso, ormai del tutto anacronistico, della lingua latina.

Attraversato il portico, ci siamo trovati davanti alla Chiesa di San Marco, sulla cui facciata abbiamo letto la seguente iscrizione:

DOM ET DIVO MARCO EVANGELISTA “A Dio Ottimo Massimo e a San Marco evangelista”

Vicino alla chiesa, in una piazzetta laterale chiamata vicolo San Giuseppe, vi è un iscrizione che descrive la riconsacrazione della chiesa.

QUOD ALIAS DICATUM ERAT DIVO MARCHO NUNC VERO TEMPLUM DIVI THOMAE NUNCUPAMUS DIE XXI FEBRUARIJ M D L XX V

“Quella che con altro nome era stata dedicata a San Marco ora in realtà chiamiamo chiesa di San Tommaso, 21 febbraio 1575”

empre in vicolo an Giuseppe, precisamente al suo imbocco, ci siamo imbattuti in un’altra epigrafe, questa volta italiana. Dopo averla letta e aver osservato il palazzo sul quale è inserita, abbiamo capito che proprio qui, nel 1672, è nato il nostro Liceo. Qualcuno di noi si è meravigliato delle dimensioni modeste del palazzo, forse senza riflettere sul fatto che in quell’epoca il liceo ginnasio era veramente una scuola d’élite, riservata a pochissimi.


Dopo aver ripercorso via Rialto, ci siamo diretti in piazza Loreto, dove abbiamo individuato un’epigrafe posta sulla facciata di una casa, a memoria dell’ edificazione della chiesa di oreto, chiesa in stile barocco, eretta a fianco dell’edificio che un tempo ospitava l’ospedale pubblico cittadino.

. . . C CC.ª C.ª F MDCCVIII

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“A Dio Ottimo Massimo questa chiesa fu dedicata nel mese di maggio 1708”

La nostra breve escursione si è infine conclusa in via Tartarotti, dove abbiamo osservato la seguente iscrizione:


A M D CCC XXII IDIB OCT D N FRANCISCUS IMP CAES AVG FT ALEXANDER PAULI PETRI N SARMATIAE EUROPEAE IMP INVICT IN CONVENTUM FOEDERATOR PRINCIPUM VERONAE COACTUM IC PROGREDIENTES OFFICINAM SERICO TORQUENDO PRAESENTIA MAIESTATEQ SUA CELEBRAVERUNT CAIET ET IOANN BAPTACCHI FRATRR REC HUMANITAT MEMOR PP “IL 15 ottobre 1822, il nostro signore, l’imperatore Francesco Cesare Augusto, e Alessandro di

Paolo, figlio di Pietro, nobile imperatore invincibile della Sarmazia europea, procedendo da questa parte in direzione del congresso dei principi che verrà conclusa a Verona, onorarono la fabbrica per la filatura con la loro presenza e la loro grandezza. I fratelli Gaetano e Giovanni Battista Tacchi posero in memoria della regale bellezza” ’ edificio su cui è posta quest’ epigrafe era il più grande filatoio della città: il filatoio Tacchi. Qui erano passati in visita, diretti a erona (Congresso della anta lleanza), l’imperatore d’ ustria Francesco e il sovrano di Russia Alessandro. I proprietari, onorati dalla loro visita, fecero scolpire questa iscrizione come segno della loro devozione. n fretta (il tempo era poco!) abbiamo ricopiato l’ultima iscrizione individuata e ci siamo incamminati verso la scuola, stanchi e un po’ infreddoliti, ma soddisfatti della nostra ricerca.

Testo di Sara Matassoni, Imad Erraiss, Cinzia Passamani Fotografie di Sara Matassoni e Cinzia Passamani


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