GIGANTI, SUPEREROI E SUPERUOMINI: LA NATURA UMANA TRA MITOLOGIA E POLITICA Primo Carnera (1906-1967) non fu il più grande pugile italiano della storia, ma fu quasi certamente il più colossale, specialmente in rapporto a quella che era l’altezza media della popolazione italiana in quel periodo. Queste sue proporzioni anomale fecero sorgere il sospetto che Carnera fosse congenitamente tarato, tanto che, negli anni Trenta, il capo gruppo degli ufficiali medici della Federazione Pugilistica Italiana, Filiberto Ferri, ritenne doveroso dissolvere ogni incertezza in merito alla salute fisica e mentale del campione: il friulano è un’eccezione alla regola del gigantismo, un fenomeno poiché egli non è solo normale, anzi normalissimo in tutti i suoi organi, ed in tutte le sue funzioni, ma la perfezione di questi organi e del loro funzionamento supera la media comune. […]. I giganti che possono vantare questa proporzione, questa armonia fisica, sono rarissimi; ed ecco perché Carnera, prima ancora di essere dichiarato un campione del pugilato, deve essere ritenuto un “meraviglioso campione della razza umana 1 Prendendo spunto da questo dibattito sulla normalità/devianza del corpo di Carnera, il presente saggio si propone di esplorare il rapporto tra ragguardevoli proporzioni fisiche e filosofia antropologica e di mostrare come, storicamente, la politica del corpo umano abbia servito importanti finalità emancipatrici e/o disciplinanti, a seconda degli umori e delle aspirazioni delle categorie sociali che si sono trovate ad essere culturalmente egemoni in un dato periodo. GIGANTI E GIGANTISMO E’ possibile che le figure del titano e del gigante siano in qualche modo legate ad una patologia endocrino-metabolica chiamata acromegalia (dal greco akron, “estremità”, e mega, “grande”) che colpisce cinque o sei persone su centomila, indistintamente uomini e donne. L’acromegalia, o gigantismo o iperpituitarismo, fu descritta per la prima volta nel 1885 dal medico francese Pierre Marie dell’ospedale parigino della Salpetrière, che collaborava con il celebre neurologo Jean-Martin Charcot e raccolse le sue annotazioni ed osservazioni in un articolo scientifico intitolato “Hypertrophe singulière non congénitale des extrémités supérieures, inférieures et cephalique”, pubblicato nella Révue Médicale Française. L’acromegalia è provocata da una produzione incontrollata di ormoni della crescita che influenzano principalmente lo sviluppo degli arti e delle ossa del volto. Questo è generalmente dovuto al malfunzionamento dell’ipofisi che a sua volta può essere indotto dalla presenza su detta ghiandola di un tumore benigno (adenoma) che influisce sulla concentrazione di IGF-1, il fattore di crescita insulino-simile di tipo 1. Oltre a gravi dolori alle articolazioni, se non trattata appropriatamente, questa malattia può ridurre di circa dieci anni l’aspettativa di vita e aumenta sensibilmente il rischio di infarto, forme tumorali, embolia, diabete e complicazioni neurologiche e sensoriali, dovute alla prossimità del nervo ottico all’ipofisi. Posto che l’obiettivo principale della terapia è quello di riportare i livelli di secrezione ormonale ad un tasso normale, il primo intervento riguarda la asportazione 1