Portfolio Stefano Foa'

Page 1

stefano foĂ

portfolio architettura


Iscrizione Ordine degli Architetti di Roma aprile 2013 Laurea Magistrale in Architettura UE Università degli studi di Roma “Sapienza” Facoltà di Architettura “Valle Giulia” luglio 2012 votazione 110 e lode/110 Diploma di Maturità Scientifica Liceo Scientifico Statale “A. Avogadro”, Roma luglio 2015 votazione 100/100

nato ind tel mail web

14/10/1986, Bologna piazza Trasimeno 6, 00198 Roma +39 339 2658267 foa.stefano@gmail.com www.stefanofoa.org

Libero professionista Roma, gennaio 2015 - presente Architetto SUS&HI OFFICE - Calcagno Littardi Associati Roma, febbraio 2013 - dicembre 2014 Collaboratore Paola D’Alfonso Architetto Roma, gennaio 2013 Collaboratore SOM - Skidmore, Owings & Merrill Londra, agosto 2007 Stagista

ottimo Autocad, Rhinoceros, Photoshop, InDesign, Artlantis Render pacchetto Office buono Blender, Sketch-Up

Italiano madrelingua Inglese madrelingua equivalente Certificate of Proficiency in English University of Cambridge

Fotografia “Nature and Men” libro di fotografia Mattioli editore dicembre 2013 “Su e Giù, Idee in Salita” mostra di fotografia Biblioteca Angelica giugno 2011


Rifugio in Himalaya

Paldor Base Camp - aprile 2015 Concorso di progettazione STEFANO FOA’ + SIMONE CALO’ + PAOLA D’ALFONSO + GIADA LANCIANO

Complesso residenziale a Cully Cully, Svizzera - luglio 2014 Concorso di progettazione BERIC SA + SUS&HI OFFICE

Piazza a Ümraniye Istanbul - dicembre 2013 Progetto preliminare SUS&HI OFFICE

Complesso residenziale a Belgorod Belgorod, Russia - giugno 2013 Concorso di progettazione SUS&HI OFFICE + FEDERICO PITZALIS

Taichung Cultural Center

Taichung, Taiwan - maggio 2013 Concorso di progettazione 5+1 AA + SUS&HI OFFICE + EDS INTERNATIONAL

Bois de la Batie

Ginevra, Svizzera - gennaio 2013 Concorso di progettazione Paola D’Alfonso + Giada Calcagno

Biblioteca Giulia

Roma - luglio 2012 Tesi di Laurea relatore Prof. Arch. Massimo Zammerini

Fotografia 2009 - Presente Tempo libero Stefano Foà


Rifugio in Himalaya

Paldor Base Camp - aprile 2015 Concorso di progettazione STEFANO FOA’ + SIMONE CALO’ + PAOLA D’ALFONSO + GIADA LANCIANO Scopo del concorso era l’ideazione di un prototipo di rifugio alpino, da collocare in prima battuta lungo il percorso verso la vetta del monte Paldor, e che si prestasse ad essere poi realizzato in altri luoghi, di supporto agli spostamenti degli escursionisti. La forma del rifugio è ispirata al Doko, il tradizionale cesto nepalese utilizzato per trasportare pressochè qualunque cosa, costituito da un intreccio di strisce di bamboo. Tale intreccio, rielaborato, diviene la struttura portante del rifugio e del rivestimento. Quest’ultimo è formato da due elementi traslucidi, dove il primo è un sandwich composto da due lastre di resina fibrorinforzata che contengono l’isolante in ovatta di poliestere. Lo strato più esterno è formato da scaglie di policarbonato. In questo modo il Doko risulta visibile anche di notte, in condizioni di scarsa visibilità. E’ un punto di riferimento per gli scalatori, un rifugio sicuro sempre visibile che segnala la sua presenza durante tutta la giornata. La forma tronco-conica si inserisce armoniosamente nel contesto naturale, offrendo ottima resistenza al vento e riducendo al minimo la superficie soggetta a carico nevoso. Paldor Peak 5928 meters

Doko Mountain Hut Paldor Base Camp 4280 meters


Al piano terra si trovano le funzioni comuni, possono essere utilizzate anche da coloro che non dormono necessariamente nel rifugio, come la cucina, i depositi per l’attrezzatura, tavoli e sedute per mangiare e riposare. Al primo e al secondo livello si trovano i letti, divisi prima in stanza doppie, poi in una grande camerata. Energia elettrica e acqua calda sono prodotte da pannelli solari e fotovoltaici posti sulla copertura, dove una serpentina scioglie la neve. L’acqua è conservata in cisterne, e i reflui vengono trattati per essere usati negli scarichi. Il rifugio è costituito da elementi prefabbricati. Vengono elitrasportati sul posto e assemblati. Il nocciolo centrale della scala viene montato per primo, sopra una base in calcestruzzo. Successivamente, i sette spicchi che compongono il cono. Il rivestimento esterno viene invece realizzato sul posto, assemblando le scaglie in policarbonato sui supporti in legno lamellare collagati alla struttura interna.


Complesso residenziale a Cully Cully, Svizzera - luglio 2014 Concorso di progettazione BERIC SA + SUS&HI OFFICE

Affacciato sul lago di Ginevra, e confinante con la linea ferroviaria che porta alla città, il vasto lotto oggetto di concorso è destinato a diventare una nuova area residenziale composta da due edifici. Entrambi prevedono un piano terra dotato di servizi pubblici e privati, nonchè ampi spazi di vendita. Il piano interrato, destinato a parcheggio sia privato, che pubblico di scambio per coloro che prendono il treno, occupa l’intera superficie del lotto. Gli edifici sono progettati in modo da ottimizzare gli affacci delle residenze verso il lago, e per ridurre al minimo l’orientamento nord. Per questo motivo i due volumi sono scavati con una corte rivestita in legno, a contrasto con i pannelli in fiborcemento presenti sul resto degli edifici. Le corti sono terrazze e questo, insieme alla presenza di logge coperte in corrispondenza delle finestre, permette ad ognuna residenza di avere uno o più spazi aperti privati.


Il primo edificio è destinato a residenze private. Al piano terra presenta una vasta area di vendita, che occupa tutta la superficie. Il primo e il secondo piano ospitano ventitre appartamenti, in tagli che vanno dal bilocale alle cinque stanze. La corte presenta ampie terrazze affacciate sul lago, ed è studiata per garantire affacci ideali al maggior numero di abitazioni possibile. Il secondo edificio è destinato a residenze speciali pubbliche. Si tratta di ventuno appartamente , bilocali e trilocali, oltre che di spazi comuni di svago e di servizio. Il piano terra è diviso in tre attività: un centro medico di quartiere, uffici pubblici, e infine uno spazio di vendita privato con un grande deposito interrato. Il vasto piano interrato ospita i parcheggi di pertinenza delle residenze e delle attività di vendita, nonchè spazi di servizio ad essi legati, quali depositi e cantine. Inoltre è presente parte del parcheggio di scambio, legato al traffico della stazione ferroviaria. Esso prosegue in superficie, occupando lo spazio tra i due edifici. Nonostante condividano la filosofia progettuale, oltre ai materiali, i due edifici sono stati trattati come sfumature diverse di una stessa idea, in modo tale da riflettere usi e destinazioni simili, ma non perfettamente coincidenti.


Piazza a Ümraniye Istanbul - dicembre 2013 Progetto preliminare SUS&HI OFFICE

Situato nella parte asiatica di Istanbul, il distretto di Ümraniye è oggetto di interventi e progetti urbani volti a rinnovarne aspetto e funzioni. Tra essi vi è l’intenzione di realizzare un vasto polo di servizi pubblici, tra cui una sede dell’università e una moschea, posto su un’ampia collina nel quadrante nord. La funzione della piazza è quella di collegare l’area residenziale con tale polo, nonchè di superare una arteria di traffico a grande scorrimento. Questo doppio carattere di attraversamento e di portale aggregativo ha portato a immaginare una vasta piazza coperta. L’elemento chiave del progetto è proprio la copertura. Sintesi tra la modernità della tecnologia utilizzata e la tradizione araba, essa rappresenta l’intreccio di morfologie, culture, stimoli, tipici di Istanbul. E’ un richiamo, quello alla tradizione araba, che si lega alla futura presenza della moschea adiacente, ma senza cadere in facili imitazioni e mimetizzazioni fuori luogo.

Sotto questa sorta di grande tenda forata, protetta ma aperta, la piazza si pone come fondamentale collegamento pedonale al di sopra della strada, e allo stesso tempo come filtro funzionale tra la zona residenziale e quella dei servizi. Ed è anche un filtro fisico, poichè protegge l’area pedonale dal rumore della strada a scorrimento veloce sottostante, inquadra la vista sulla città e sui servizi mascherando la strada stessa, e infine attenua i raggi del sole pur favorendo la ventilazione.


Questa sua matericità, per quanto leggera, questa protezione, per quanto sottile, caratterizzano questo luogo come spazio aggregativo e non solo come ponte. I due volumi laterali, con bar, negozi, spazi espositivi, contribuiscono a rendere la piazza luogo di sosta oltre che di passaggio: un nuovo spazio per la comunità. Sono volumi prevalentemente vetrati, leggeri, che, con la loro discrezione, non entrano in competizione con la copertura ma anzi ne accentuano il valore simbolico e funzionale. Sottolineano insomma l’equivoco dimensionale dell’involucro: tenda si, ma a scala urbana. Il doppio valore, locale e cittadino, reso necessario dalle caratteristiche e dalla localizzazione dell’intervento, è quello che delinea e rafforza il progetto. Se è vero infatti che esso risolve un nodo preciso, limitato, la sua immagine forte ne può fare un’icona metropolitana, simbolo della crescita del distretto di Ümraniye e di tutta la Turchia.


Complesso residenziale a Belgorod Belgorod, Russia - giugno 2013 Concorso di progettazione SUS&HI OFFICE + FEDERICO PITZALIS

La richiesta di progettare un intero brano della città ha portato all’ideazione di tre livelli di spazi. I locali situati lungo il perimetro su strada, nonchè sul centrale viale pedonale, ospitano funzioni del tutto pubbliche, quali negozi, caffè, ristoranti, attività sportive e ricreative. Il grande parco situato all’interno del perimetro ospita gli edifici residenziali. Durante il giorno, il suo accesso è libero, e rappresenta uno spazio per la comunità, verde e separato dalle strade. La sera i suoi cancelli si chiudono, per garantire il giusto silenzio e riposo ai residenti. In questo senso gli spazi pubblici agiscono come grandi filtri progressivi, anzichè disegnare rigidi confini invalicabili. Invece di chiudersi in se stesso, il progetto si apre alla città, con l’intenzione di agire da propulsore per il rinnovamente di un’area ben più vasta dei suoi confini. Un modello di città pedonale, parco urbano, spazio condiviso, la cui struttura modulare rende facilmente esportabile, ripetibile, imitabile. Il seme di una idea di città moderna e rinnovata, pur nel rispetto del tessuti e dei tracciati esistenti.


Le residenze sono progettate in modo ecocompatibile. L’orientamento è ottimizzato lungo l’asse est-ovest. Buona parte degli ambienti è dotato di una serra solare. Durante le stagioni fredde, essa lavora come accumulatore di calore. Quando fa caldo, lavora come ulteriore strato di isolamento, oltre a trasformarsi in uno spazio aperto ad uso dei residenti. Vi sono cinque tipi di appartamenti, dal monolocale al duplex. Ognuno di essi può essere ulteriormente variato, in funzione della posizione delle serre. In questo modo, il numero di possibili combinazioni in facciata è pressochè infinito. I tetti sono coperti da manto erboso. Uniti al parco a terra, essi massimizzano l’impronta verde del progetto, parco orizzontale e verticale. Al piano terra si trovano servizi pubblici e privati. Negozi, aree per lo sport, un mercato coperto, un asilo. Queste funzioni sono destinate a tutta la città, in modo da rendere il quartiere una nuova calamita urbana. Al di sotto del livello stradale si trovano parcheggi pubblici, che sono separati da quelli riservati ai residenti, che si trovano in prossimità degli ingressi agli edifici, a livello stradale, a completare l’anello che protegge il parco. A partire dal bando, si è voluto progettare più che un insieme di case: un modello moderno di sviluppo per la città. Un nuovo punto di partenza, un nuovo equilibrio, a misura di una migliore qualità della vita cittadina.


Taichung Cultural Center

Taichung, Taiwan - maggio 2013 Concorso di progettazione 5+1 AA + SUS&HI OFFICE + EDS INTERNATIONAL Il concorso richiedeva la progettazione di un vasto spazio culturale, composto da museo e biblioteca, posto in testa ad un parco, e a completamento di un progetto di riqualificazione edilizia molto ampio. Scopo dell’intervento, oltre all’evidente movente culturale, è dotare di una porta monumentale lo spazio verde pubblico. Per questo motivo il bando richiedeva grande permeabilità dell’edificio, tale da renderlo filtro tra la città e il parco. Le tre funzioni principali (foyer pubblico e aperto, spazi espositivi, biblioteca) si intrecciano, circondano la piazza centrale, dialogano con il verde e con la città. Dai piani interrati al tetto verde, flussi verticali e orizzantali si fondono in una passeggiata culturale, un nastro continuo per tutti.

Il carattere collettivo della piazza centrale si riflette all’interno: il grande foyer è il suo contrappunto, il corso che la fronteggia, ospitando spazi culturali e ricreativi a libero accesso da parte di tutti i cittadini. E’ punto di equilibrio reale e figurato tra il museo e la biblioteca, oltre che di contatto, transito, filtro, tra essi e la città.


Gli spazi espositivi sono interrati. Ad essi si accede, oltre che dal foyer, attraverso una grande rampa che fende la piazza. Tramite essa il museo dialoga in modo diretto con il parco, ad esso si mostra, non nasconde l’arte ma la svela gradualmente. Il taglio permette inoltre l’ingresso della luce naturale. Nei due piani sotto terra trovano posto sale di diverse dimensioni, di cui alcune a doppia altezza, in modo tale da garantire la flessibilità necessaria a un museo moderno. La grande biblioteca è ospitata nei piani fuori terra: come il museo, essa nasce nel foyer a livello della strada e del parco. Da lì si arrampica dentro i volumi, trasformandosi progressivamente da spazio aperto e pubblico, ad archivio e sala di lettura intima. Il filtro agisce in due direzioni quindi, e la brulicante vita della città si fa via via più rarefatta. In orizzontale diventa parco, luogo di svago per tutta la comunità. In verticale diventa regno del libro e della fruizione di esso. Il tutto è tenuto insieme dalla passeggiata architettonica, pensata e disegnata per amplificare il senso collettivo dell’edificio, e creare un legame ancor più forte tra i cittadini e lo spazio.


Bois de la Batie

Ginevra, Svizzera - gennaio 2013 Concorso di progettazione Paola D’Alfonso + Giada Calcagno Posto all’intersezione dei due fiumi che tagliano la città di Ginevra, nei pressi di un grande cimitero, il Bois de la Batie è un vasto parco pubblico. Scopo del concorso è la trasformazione di parte del parco in uno spazio dedicato al gioco dei bambini e all’apprendimento, mantenendo e riutilizzando le due strutture edilizie esistenti alle estremità dell’area. Un luogo che sia polmone verde e spazio di svago per tutto l’anno, e contemporaneamente didattico, vera a propria scuola a cielo aperto, costituita da aule che interagiscono direttamente con il verde. Spunto progettuale è la sovrapposizione di quattro elementi. Il primo è composto dalle tre aree di gioco, ispirate dalle forme organiche della foglia, che contengono elementi progettati specificamente per il luogo, in funzione delle diverse età dei bambini. Il secondo elemento è rappresentato dal percorso, un lungo nastro rivestito di legno che si deforma in funzione delle necessità, che si apre per ospitare la flora e si piega per trasformarsi in seduta.


Particolare attenzione è stata posta nella scelta delle essenze. Flora adatta non solo al luogo geografico, ma anche alla funzione specifica del parco: didattica e sicura, tutto l’anno. Infine, illuminazione e apparati decorativi, disegnati appositamente per il parco, e realizzati in materiale ecocompatibile. Pensati in armonia con il percorso e le aree attrezzate, divengono un ulteriore elemento di caratterizzazione dell’intervento. I due edifici, esistenti, sono stati ripensati, modificati, per accogliere non solo i visitatori, ma anche attività ricreative ed educative dedicate a tutta la comunità. Tutte le parti sono state disegnate per questo parco in particolare, seguendo l’idea dell’unicità di ogni luogo naturale, che nasce, cresce, cambia, in modo organico, spesso imprevedibile.


Biblioteca Giulia

Roma - luglio 2012 Tesi di Laurea relatore Prof. Arch. Massimo Zammerini Il progetto mira a ricostruire un brano della città storica oggetto, durante il ventennio fascista, di uno sventramento mai sanato. L’inserimento di una funzione culturale pubblica, altamente qualificante, crea un polo lungo la Via Giulia, facendo da contrappunto al carcere Regina Coeli e da sfondo al ponte antistante. Per la definizione della morfologia esterna ed interna dell’edificio, due elementi del contesto sono stati determinanti: la soluzione del dislivello tra Via Giulia e il Lungotevere, e la volontà di mostrare i recenti ritrovamente archeologici. Da questo si è giunti all’uso dei piani inclinati come cifra distintiva dell’intervento, nell’organizzazione degli spazi esterni come di quelli interni. Gran parte della copertura è pensata come una grande piazza, la cui pendenza variabile permette contemporaneamente di superare il dislivello stradale e, al di sotto, ospitare funzioni strettamente pubbliche, che prescindono dalla consultazione di volumi. Nei punti dove si trova il maggior numero di reperti, i solai di terra si alzano per permetterne la visione.

Il rivestimento esterno è composto da pannelli in corten grigliati. Il naturale invecchiamento di questo materiale lo rende particolarmente adatto ad interventi in area storica, e la sua tonalità appartiene alla paletta di colori tipica del quartiere. Le grigliature evitano l’espozione dei volumi alla luce diretta del sole, e, unite alle alle grandi vetrate esposte a nord, contribuiscono a illuminare in modo ideale gli spazi di lettura. Negli spazi di svago tali pannelli si aprono, consentendo la vista sulla città.


Il tema della biblioteca è interpretato in chiave contemporanea, luogo culturale complesso e multifunzionale, una “piazza del sapere” non limitata alla consultazione dei volumi. Al piano terra si trova il centro di questo spazio ideale, dove sono ospitate funzioni sempre aperte all’uso da parte della città e del quartiere. Dal primo piano in su i volumi, in archivio o a libera consultazione, insieme agli spazi di lettura e studio, sono organizzati lungo un ideale piano inclinato continuo, il quale girando su se stesso forma uno spazio fluido. In questo senso, l’esperienza all’interno della biblioteca è assimilabile a quella di un percorso culturale, aperto e condiviso.


Fotografia 2009 - Presente Tempo libero Stefano FoA’

Roma, Italia Porto, Portogallo Monaco di Baviera, Germania

Londra, Regno Unito Budapest, Ungheria Venezia, Italia

Zurigo, Svizzera Bologna, Italia Basilea, Svizzera


Locarno, Svizzera Lisbona, Portogallo

Shanghai, Cina Weil am Rhein, Germania Roma, Italia

Zurigo, Svizzera Venezia, Italia Shanghai, Cina


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.