iged.it n°3 2014

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GESTIONE DELLE INFORMAZIONI DIGITALI

Il Processo Civile Telematico

La fatturazione elettronica verso la PA

AGENDA DIGITALE

Near Field Communication

DOCUMENT MANAGEMENT FATTURAZIONE ELETTRONICA

OPEN DOCUMENT FIRMA GRAFOMETRICA

BIG DATA

ANAGRAFE UNICA

CONSERVAZIONE SOSTITUTIVA CLOUD

Innovazione a misura di business

IDENTITÀ DIGITALE

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Roma, 20 novembre 2014 Auditorium di villa Farnesina Accademia Nazionale dei Lincei www.omat360.it/rm14

Anno XXIII - Terzo trimestre 2014

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Sono aperte le domande di ammissione al primo master universitario per Conservatori di documenti digitali. Il corso si rivolge a laureati di triennale, di specialistica, di magistrale o di vecchio ordinamento e forma una figura professionale espressamente prevista dall'art. 44, comma 1-bis, d.lg. n. 82/2005 (una delle dieci nuove professioni per il digitale) obbligatoria per le pubbliche amministrazioni e per i soggetti privati che sono accreditati o intendono accreditarsi come conservatori. Gli sbocchi professionali individuati hanno una ricaduta in diversi domini tra cui anche quelli della sanita e della giustizia digitale. Il profilo trova inserimento professionale nei seguenti servizi: conservazione e gestione documentale delle pubbliche amministrazioni; archivi; biblioteche; musei; centri di documentazione; conservazione di immagini e documenti digitali in strutture sanitarie pubbliche e/o private; gestione e conservazione di documentazione in ambito giudiziario, digital libraries; digital curation centers; servizi di open government; soggetti pubblici o privati operanti come conservatori accreditati; valorizzazione e promozione dei contenuti del patrimonio culturale; knowledge management. Scadenza bando 30 ottobre 2014. La Scanshare S.r.l. ha messo a disposizione una borsa di studio a copertura totale della retta di partecipazione al Master.

Informazioni e bando su www.labdoc.it

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Roma, 20 novembre 2014 Accademia Nazionale dei Lincei Villa Farnesina, Via della Lungara 230 www.omat360.it/rm14 Dal 1990, OMAT è riconosciuta dal mercato come la principale mostra convegno italiana dedicata alla gestione delle informazioni digitali e dei processi aziendali. Il futuro della tua azienda è nelle tue mani: partecipa a OMAT. Per info: omat@iter.it

OMAT è un progetto ITER - via dei Valtorta 6, 20127 Milano - tel 02.28.31.16.1 - fax 02.28.31.16.66 - www.iter.it

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EDITORIALE Editore ITER srl www.iter.it Direttore Responsabile Domenico Piazza A questo numero hanno collaborato: Gabriele Barbesta Gian Luca Brambilla Giancarlo Butti Stefano Foresti Flavio Gaj Roberto Lorenzetti Luca Lorenzon Maurizio Moroni Federico Sanson Giuseppe Sileci Responsabile Segreteria di Redazione Sonia Avemari Redazione iged.it Via dei Valtorta 6 20127 Milano TEL: +39 02.28.31.16.1 FAX: +39 02.28.31.16.66 iged@iter.it www.iged.it Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 157 del 7 marzo 1992. La tiratura di questo numero è di N. 10.000 copie. Pubblicità inferiore al 45%. Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta alcuna responsabilità per l’Editore. CREDITS: Smartphone designed by George Agpoon / Dubai designed by charlotte from the thenounproject.com

« Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi » La frase di Tancredi Falconeri, nipote del Principe Fabrizio, ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è citata molto spesso, in particolare nell’ambito politico italiano. Nel settore delle tecnologie, e di quelle dell’ufficio in particolare, dobbiamo invece dire: tutto è cambiato e nulla è più come prima. Pensiamo al nostro ufficio negli anni ‘80: grandi armadi con centinaia di faldoni, ampie scrivanie con i raccoglitori della posta (rigidamente cartacea) in ingresso, in lavorazione ed in uscita, taccuini per gli appunti e libri firma vicino ai sacri timbri, telefono direttore - segretaria... in qualche caso i primi fax; libri ed enciclopedie in bella mostra nella libreria del Capo... ecc. ecc. Oggi la tecnologia mobile ha sostanzialmente raccolto tutto questo in pochi centimetri quadrati che ci portiamo sempre dietro, anzi, addosso, nel nostro ufficio ambulante. Nel rileggere l’agenda di OMAT 1990 notiamo temi che ancora oggi sono particolarmente attuali, ad esempio la normativa, le applicazioni nella sanità, nell’industria, ecc. E se dovessimo rileggere gli atti della conferenza organizzata da ITER e tenuta in Assolombarda nel settembre 1989 “Le memorie ottiche nelle aziende italiane”, noteremmo come già allora fu evidente l’importanza fondamentale della rete telefonica (ovviamente cablata) per la gestione delle informazioni aziendali. (Chi ama scartabellare il passato tra alcuni mesi troverà l’archivio di ITER consultabile presso l’Archivio di Stato di Milano). Dopo 25 anni con più di quarantaquattro edizioni di OMAT (prima una poi due all’anno a partire dal 1996), più di novanta numeri di iged.it e parecchie decine di migliaia di responsabili di organizazioni pubbliche e private, aggiornati su questi temi, ci ritroviamo a Roma, da dove siamo partiti, per un ampio ed approfondito punto della situazione, ora e finalmente in forte evoluzione. E ci ritroviamo in un luogo di enorme prestigio proprio grazie ad OMAT (pag. 06). Agenda digitale, fatturazione elettronica, conservazione sostitutiva, gestione delle PEC, ... questi i temi principali. Maggiori informazioni al link www.omat360.it/rm14 Per intanto: Buona lettura con iged.it n.3 2014.

Questo numero di iged.it è dedicato alla memoria di Laura Pasquinelli.

Domenico Piazza e la redazione di iged.it

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06 OMAT venticinquesimo anno a villa Farnesina, Roma!

Giuseppe Sileci Studio Legale Giannitto, Sileci, Brancatelli Articolo a pag. 15

08 OMAT: 25 anni nel segno dell’innovazione digitale flavio gaj Consulente di Direzione ICT Articolo a pag. 22

12 Processo Civile Telematico: alcune considerazioni dopo l’avvio il 30 giugno 2014 16 La fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione 22 Il Service Management nell’IT 27 Sellf, la gestione dei clienti e delle vendite al tempo dello smartphone

Roberto Lorenzetti AD Siseco Articolo a pag. 30

Gian Luca BrambillA Founder & Chief Executive Officer eAgisco A pag. 35

30 Firma Grafometrica, l’anello mancante alla completa digitalizzazione

35 Saper ascoltare può rendere molto 38 Dichiarazione dei diritti in Internet: la prima bozza pubblicata attende il contributo dei cittadini 40 Near Field Communication: cos’è e a cosa serve 44 Nuance Power Pdf Advanced 47 Diario di un imprenditore italiano a Dubai 49 Le cinque dimensioni dei Big Data 52 Lettera alla Redazione 53 Cloud: cosa può fare l’utente finale per la sicurezza dei propri dati

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OMAT venticinquesimo anno a villa Farnesina, Roma! Appuntamento il 20 novembre. Tutte le info su www.omat360.it/rm14 DI DOMENICO PIAZZA

In passato ho chiesto più volte all’amico prof. Pierluigi Ridolfi, che è stato Componente dell’Aipa/Cnipa e Presidente della Commissione Interministeriale sulla Demateralizzazione, di scrivere articoli su temi connessi all’Amministrazione Digitale e di partecipare, come relatore, ai nostri convegni e gli sono grato per la sua disponibilità e per la grande professionalità con la

quale ha sempre aggiornato tutti, sottolineando gli aspetti positivi ma anche i lati da ottimizzare delle molteplici e complesse normative. Da molti anni Pierluigi Ridolfi è Presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei e in questa veste gli ho chiesto di poter tenere il nostro prossimo convegno nelle sale prestigiose dell’Accademia dei Lincei che

tutti sanno essere stata fondata nel 1603 da Federico Cesi, e che quindi è la più antica accademia scientifica del mondo; annoverò tra i suoi primi Soci Galileo Galilei.... >> www.lincei.it Sono pertanto particolarmente lieto di comunicare che il 20 novembre OMAT si terrà nell’Auditorio della Villa Farnesina. L’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei, costituita nel 1986, si propone di stabilire e sviluppare un collegamento permanente tra il mondo economico e imprenditoriale e l’Accademia Nazionale dei Lincei, massima istituzione culturale italiana. In particolare l’Associazione: • offre il proprio concorso per l’attuazione di programmi di studio e di ricerca approvati dall’Accademia e per interventi intesi alla conservazione del cospicuo patrimonio linceo

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patrocina manifestazioni o iniziative promosse e finanziate da singoli Amici nella sede dell’Accademia promuove la diffusione nel mondo delle imprese del patrimonio culturale e artistico dell’Accademia, anche con iniziative editoriali sostenute da singoli Amici presta la propria collaborazione, anche sotto il profilo economico, per il conseguimento degli scopi dell’Associazione

Nel ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2010 l’Associazione Amici ha pubblicato “Canti e Poesie per l’Unità d’Italia dal 1821 al 1861” e nel 2012 “L’Unità d’Italia dalle pagine della Gazzetta Ufficiale: i primi anni”; quest’anno vedrà la luce un terzo volume dal titolo “Canti e Poesie della Grande Guerra”, con allegato un CD con la registrazione di alcuni canti eseguito da un coro di giovanissimi ragazzi di una scuola di Roma. Tutte e tre le pubblicazioni hanno una prefazione del Presidente Ciampi. Il prossimo 4 novembre questo libro verrà ufficialmente presentata in una cerimonia all’Auditorio della Villa Farnesina, cioè nello stesso luogo dove terremo il nostro tradizionale convegno autunnale, con l’intervento anche dei ragazzi del coro. In questa occasione tutti i partecipanti riceveranno una copia della pubblicazione. L’ingresso è libero ma previa iscrizione, per evitare un sovraffollamento.

Galileo Galilei (1564 - 1642), uno dei primi soci dell’accademia

Agli amici e lettori di iged.it e agli sponsor di OMAT sono stati riservati una ventina di inviti: chi è interessato lo comunichi al più presto e comunque entro il 29 ottobre scrivendo a iter@iter.it con oggetto “Canti e Poesie della Grande Guerra” ed i propri dati; verrà data conferma dell’accettazione della richiesta. Ricordo che all’interno della cinquecentesca villa Farnesina, voluta da Agostino Chigi, si trova la sala di Galatea che ospita, oltre all’omonimo affresco di Raffaello, opere di Baldassarre Peruzzi e Sebastiano del Piombo, la Log-

gia di Amore e Psiche, affrescata da Raffaello e suoi allievi, la Sala del Fregio opera del Peruzzi. Al primo piano, la Sala delle Prospettive del Peruzzi e la Sala delle Nozze di Alessandro e Rossane ad opera del Sodoma.

domenico piazza Senior Partner, ITER iged.it

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OMAT: 25 anni nel segno dell’innovazione digitale Il 20 novembre va in scena la nuova edizione di OMAT, il principale evento italiano dedicato alla gestione delle informazioni digitali e dei processi aziendali, attivo dal 1990. Appuntamento a Villa Farnesina presso l’Accademia Nazionale dei Lincei. di stefano foresti

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Un quarto di secolo. Detta così fa ancora più impressione. Com’era il mondo nel 1990? Molto, molto diverso da oggi. Diversa la società, diversa l’economia, imparagonabile la tecnologia. Parlare di gestione dei contenuti significava discutere di dischi ottici pesanti e ingombranti, di sistemi di acquisizione costosi e rudimentali, di una complicata trasmissione delle informazioni. La Rete, quella non c’era ancora. Almeno, non come la intendiamo oggi. OMAT, invece, c’era già. Si affacciava al mondo degli eventi business sotto forma di seminario di due giorni presso la Cassa di Risparmio di Roma. I computer iniziavano allora a popolare le scrivanie degli uffici sparsi in tutto il mondo, e si cominciava ad avvertire il problema di come gestire al meglio la quantità di dati in formato digitale che la rivoluzione informatica stava portando con sé. Chi avrebbe detto che 25 anni dopo, OMAT sarebbe stato ancora in attività, diventando l’evento più longevo nel settore della gestione elettronica delle informazioni nazionale? A quei tempi, ITER (la società organizzatrice) non era altro che un’azienda individuale, ma il tema era valido e l’evento crebbe di edizione in edizione, completandosi con un’area espositiva specializzata.

LA LOCANDINA DELLA PRIMA EDIZIONE DI OMAT, 18-19 OTTOBRE 1990 I partecipanti all’iniziativa portarono ITER ad ampliare la propria offerta di servizi, avvicinandosi al mondo dell’editoria. Nacque così I*GED, una rivista trimestrale che approfondiva i temi della gestione documentale (che nel frattempo si facevano sempre più complessi e articolati) mantenendo viva la discussione tra utenti e fornitori tutto l’anno. Negli anni, la rivista cambiò nome in iged.it: la state leggendo in questo momento, in formato cartaceo o digitale.

Avendo ormai conquistato una posizione solida nel mondo dell’information management, nel 1997 i tempi erano maturi per cimentarsi in nuovi settori. Lo sviluppo esponenziale dell’informatica stava creando nuovi strumenti per gestire il rapporto delle aziende con i propri clienti, mentre il fenomeno Internet era pronto a esplodere. Nacque così VoiceCom, mostra convegno dedicata al CRM - Customer Relationship Management, che andò ad affiancare OMAT comiged.it

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società. OMAT continuava a rappresentare il cuore dell’azienda, grazie anche al sodalizio con il compianto amico Vincenzo Gambetta, direttore scientifico dell’evento per oltre 15 anni.

pletandone l’orizzonte tematico: OMAT si occupava principalmente di back office (l’insieme dei processi e delle attività organizzative di un’azienda), mentre VoiceCom approfondiva i temi del Front Office, ossia le infrastrutture che governano l’interazione con i clienti e i cittadini. OMAT e VoiceCom diventarono così un’unica grande iniziativa dedicata all’ufficio digitale in tutti i suoi aspetti. Anche VoiceCom diede vita a una rivista trimestrale, VoiceCom news.

to all’informazione” e, ultima in ordine di tempo, “Dalla carta alle nuvole: l’informazione a portata di mano, sempre e ovunque”. Per quanto concerne la divulgazione professionale, ITER diede vita a un’ampia offerta formativa tramite seminari e workshop in aula, attività che costituisce tuttora un importante asset della

Tra alti e bassi, boom economici e periodi di crisi, OMAT ha saputo navigare in tutte le acque, portando innovazione e aggiornamento a migliaia e migliaia di manager italiani. Ma la storia non finisce qui: il futuro di OMAT è ancora tutto da scrivere. La prossima edizione si terrà il 20 novembre a Roma, nella prestigiosa sede di Villa Farnesina,

Il nuovo millennio portò una ventata di novità e di nuovi impegni per ITER, che mise a frutto l’esperienza maturata nella decade precedente avviando ulteriori progetti, anche a seguito delle difficoltà del settore ICT. Dal punto di vista editoriale, oltre alle già citate riviste, si diede inizio alla produzione di libri e manuali professionali, realizzati grazie alla rete di relazioni consolidate con OMAT e VoiceCom. Tra le pubblicazioni di maggior successo, la ricerca “Il mercato della gestione dei documenti in Italia”, “Guida al Workflow”, il manuale “Dal documen-

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vincenzo gambetta, storico direttore scientifico di omat, e domenico piazza

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i principali temi di omat 2014

presso l’Accademia Nazionale dei Lincei. Quale location migliore della più antica accademia scientifica del mondo per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’evento più longevo del settore in Italia? Come da tradizione, obiettivi puntati sui temi più innovativi legati alla gestione delle infor-

mazioni digitali: dall’Agenda digitale alla PEC, dalla fatturazione elettronica alla conservazione sostitutiva e molto altro. Per tutte le informazioni si rimanda al sito www.omat360.it/rm14. L’innovazione digitale ha bisogno di tutti. Non mancate.

stefano foresti Communication manager, ITER iged.it

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Processo Civile Telematico: alcune considerazioni dopo l’avvio il 30 giugno 2014 I primi sei mesi del 2014 sono stati caratterizzati dalla incertezza sulla data in cui il deposito telematico degli atti processuali civili sarebbe divenuto obbligatorio; è servito un decreto legge per fare definitiva chiarezza sul se e sul come avrebbe avuto attuazione il processo civile telematico. di Giuseppe Sileci

Con il D.L. 24.06.2014 n. 90 (convertito con modifiche dalla L. 11.08.2014 n. 114), il Governo ha stabilito che dal 30 giugno – ma solo per i procedimenti dinanzi al Tribunale ordinario iniziati dopo questa data – sarebbe stato obbligatorio il deposito telematico degli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio delle parti e dei ricorsi per decreto ingiuntivo. In effetti, un primo embrione di obbligatorietà c’era già, perché il deposito di atti in formato cartaceo era stato bandito per tutte le procedure fallimentari dichiarate successivamente al 17 dicembre 2012 (D.L. 18.10.2012 n. 179 convertito con modifiche dalla L. 17.12.2012 n. 221). Quindi, il 30 giugno ha rappresentato unicamente una tappa del percorso,

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oramai avviato moltissimi anni addietro, di digitalizzazione della giustizia italiana. Gli steps successivi, salvo proroghe, saranno il 31 dicembre prossimo ed il 30 giugno 2015: dopo la prima data non sarà più consentito il deposito di atti processuali in formato cartaceo anche nei procedimenti civili avviati in epoca anteriore al 30 giugno del corrente anno, ferma restando la facoltà per le parti, sino ad allora, di avvalersi ugualmente del deposito telematico in alternativa a quello “tradizionale”; dopo la seconda data diventerà obbligatorio il deposito degli atti processuali e dei documenti anche nei procedimenti civili, contenziosi e di volontaria giurisdizione, pendenti dinanzi alle Corti d’appello.

IL TERMINE DI SCADENZA DEL DEPOSITO DEGLI ATTI La decretazione d’urgenza è stata anche una propizia occasione per modificare alcune disposizioni che, laddove il processo civile telematico era stato oggetto di sperimentazione, avevano sollevato già non pochi problemi interpretativi. Meritano di esserne ricordate almeno due: è stato chiarito che il deposito si considererà tempestivo se la ricevuta di avvenuta consegna sarà stata generata entro la fine del giorno di scadenza (ossia entro le ore 24,00 dell’ultimo giorno), così neutralizzando tutte quelle discussioni che la norma aveva già sollevato in fase di sperimentazione e che avevano contrapposto i formalisti, che

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facevano coincidere il momento ultimo con le ore 14,00 del giorno di scadenza dell’adempimento processuale, ai sostanzialisti, che invece – e giustamente – avevano giudicato poco aderente alle finalità del processo telematico fare coincidere l’orario di deposito dell’atto con quello di chiusura degli uffici giudiziari. Non meno rilevante è quella disposizione che – fugando una serie di dubbi che, in verità, usando il buon senso non avrebbero avuto ragione d’esistere – ha espressamente consentito, qualora gli atti da depositare eccedano le dimensioni della busta elettronica, di effettuare più invii

di messaggi di posta elettronica certificata, purchè, ovviamente, l’ultimo sia eseguito (e dunque la ricevuta di avvenuta consegna sia generata) entro la fine del giorno di scadenza.

L’ ESTRAZIONE DELLE COPIE E LA ATTESTAZIONE DI CONFORMITA’ ALL’ORIGINALE Probabilmente la norma “politicamente” più rilevante è quella che ha finalmente abilitato gli avvocati ad estrarre dal fascicolo informatico, con modalità telematiche, duplicati, copie analogiche ed informatiche degli atti processuali e ad attestarne la

conformità all’originale: si è trattata, infatti, di una importante apertura di credito del Governo nei confronti del ceto forense che, oltretutto, avrà il merito di alleggerire le cancellerie delle numerose incombenze correlate al rilascio delle copie autentiche. Non lo stesso apprezzamento, invece, può esprimersi per l’ennesimo aumento del contributo unificato, disposto sempre con il medesimo decreto legge e giustificato da esigenze, per la verità tutte da verificare, di copertura finanziaria per presunte minori entrate: ammesso (e non concesso) che una maggiore diffusione delle notifiche mediante iged.it

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posta elettronica certificata e che la possibilità per i difensori di estrarre copie degli atti e di attestarne la conformità all’originale, senza più obbligo di pagare i diritti di cancelleria, si fosse potuta tradurre in minori entrate per l’erario, non si sarebbe dovuto trascurare il vantaggio per lo Stato di impiegare in modo più produttivo quelle risorse umane (cancellieri ed ufficiali giudiziari) rese disponibili dalla innovazione tecnologica. Senza dire, come non ha mancato di evidenziare molto opportunamente Ferrarella sul Corsera del 25 agosto, che il costo del contributo unificato è aumentato otto volte in appena dieci anni e che non è coerente con la “mission” di questa maggioranza, che ha promesso di non aumentare le tasse, pensare di utilizzare la giustizia civile per fare cassa.

LA COPIA DI CORTESIA Per ragioni di completezza, merita ricordare anche la circolare ministeriale 27 giugno 2014, avente ad oggetto “Adempimenti di cancelleria conseguenti alla entrata in vigore del processo civile telematico”, con la quale il Ministero ha emanato una serie di istruzioni alle quali dovranno attenersi le cancellerie e, con l’occasione, ha preso posizione in modo netto sulla istituzionalizzazione della copia di cortesia: importanti settori della magistratura associata avevano auspicato, infatti, che alle parti fosse imposto di continuare a depositare gli atti in formato cartaceo, ritenendo eccessivamente fati-

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coso per i giudici, considerata la qualità dei mezzi di cui disporrebbero, la consultazione a video dei documenti. Al riguardo, il Ministero ha chiarito che questa soluzione, eventualmente oggetto di protocolli locali concordati tra i singoli uffici giudiziari e gli ordini forensi, non può essere imposta mediante statuizioni imperative e che, se necessario, sarà onere delle cancellerie, su richiesta del giudice, “procedere alla stampa di atti e documenti”, soprattutto laddove si tratti di file di grandi dimensioni.

I PRIMI DATI DALL’AVVIO DEL PCT Adesso occorrerà monitorare costantemente la attuazione del processo civile telematico allo scopo di verificare se questa innovazione consentirà gli attesi risparmi di spesa e se favorirà

tempi più rapidi di definizione delle controversie civili. Il Ministero, forse con eccessivo trionfalismo, ha diffuso i dati dopo il primo mese di obbligatorietà del deposito degli atti processuali civili. Si è registrata una impennata del numero dei depositi telematici a valore legale, ma questo effetto era ampiamente prevedibile: se le cancellerie non sono più abilitate a ricevere ricorsi per decreto ingiuntivo in formato cartaceo, è evidente che cresce, ed anche sensibilmente, il numero di ricorsi depositati telematicamente (il 74% in più rispetto al mese di giugno del 2014). Cresce pure il numero degli atti “endoprocessuali” (sebbene solo del 23%, e dunque in maniera più contenuta rispetto al medesimo periodo di riferimento), a testimonianza, in particolare questo dato, di un progressivo e

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veloce adeguamento degli studi legali alle nuove modalità di deposito degli atti: è appena il caso di ricordare che la obbligatorietà vale per gli atti, successivi a quelli di costituzione in giudizio delle parti, relativi a procedimenti iniziati dopo il 30 giugno e che la cifra rilevata dal Ministero non può riguardare questi (per i quali bisognerà attendere almeno l’inizio del prossimo anno per avere a disposizione numeri di un qualche rilievo) ma quelli relativi ai procedimenti già pendenti e per i quali, sino al 31.12.2014, il deposito potrà avvenire in entrambe le modalità. Circa la velocizzazione dei tempi, invece, di un qualche interesse è il dato relativo ai decreti ingiuntivi: sembrerebbe che l’attesa per il deposito del provvedimento si sia dimezzata, con chiari vantaggi per quanti debbano ricorrere al giudice per fare valere le proprie ragioni creditorie. E’ presto, però, per cantare vittoria: il procedimento per ottenere un decreto ingiuntivo è a cognizione sommaria senza contraddittorio, che è meramente eventuale e si instaura successivamente con la notifica dell’atto di opposizione. Ben diverso sarà l’impatto del processo civile telematico sulle cause civili, dove – peraltro – molto già è stato fatto per ridurre tutta una serie di tempi morti: solo per fare un esempio, da quando le comunicazioni di cancelleria avvengono mediante posta elettronica certificata si sono eliminati i tempi, talvolta davvero lunghi, richiesti dalla notifica mediante ufficiale giudiziario.

Altre informazioni inerenti il PCT sono reperibili sul sito del Consiglio Nazionale Forense >> www.consiglionazionaleforense.it/site/home/area-avvocati/processo-civile-telematico/articolo8598.html La redazione osserva che limitare la singola “busta digitale” a 30 MB è un ottimo sistema per far imbufalire gli utenti che - in caso di fotografie, filmati, ecc. cioè di file molto corposi - devono confezionare enne buste. Vedasi “Documento FIIF- Criticità e proposte di soluzione per il PCT “ Oggi numerose caselle mail gratuite sono da 10 o 15 GB e accettano file di parecchie decine di MB.

IL NODO DELLE RISORSE UMANE Il processo civile telematico non potrà risolvere il problema delle risorse umane, non sarà in grado, cioè, di colmare i vuoti negli organici sia della magistratura che del personale amministrativo; non sarà in grado di ridurre i tempi che impiegano i singoli magistrati per emettere i loro provvedimenti e che sono assolutamente soggettivi, essendo influenzati unicamente dal carico di lavoro e dalla volontà di lavorare del singolo giudice. In breve, le macchine hanno senz’altro migliorato gli standard di efficienza degli uffici giudiziari e possono ancora garantire margini di miglioramento attraverso una sempre più compiuta digitalizzazione del servizio giustizia (si pensi alla possibilità, oggi però fantascientifica, di celebrare le udienze in videoconferenza), ma la innovazione tecnologica (almeno quando si tratta di gestire i conflitti tra privati e/o tra privati e la pubblica amministrazione) non potrà fare a meno dell’apporto umano e di una sua costante valorizzazione. Questo, forse, costituisce il vero grande limite di tutte le riforme

della giustizia che, negli ultimi venti anni, hanno affrontato i disservizi o dal lato dei “riti” (modificando le norme processuali) o dal lato dell’hardware (attraverso investimenti nell’informatica e accorpamento dei tribunali) ma prescindendo completamente dal “software”, ossia dalle risorse umane, e per di più a “costo zero” (al netto di quanto speso - forse non sempre in maniera ottimale - per il processo telematico).

avv. Giuseppe Sileci Studio Legale Giannitto, Sileci, Brancatelli iged.it

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La fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione Le ultime novità di Luca Lorenzon

Siamo al dunque: il processo di digitalizzazione dei rapporti tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione segna un altro e fondamentale passo in avanti con l’introduzione della fatturazione elettronica. Dallo scorso 6 giugno il primo gruppo di Enti Pubblici coinvolti ha inaugurato l’iter che, dal 31 marzo 2015,

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vedrà coinvolti tutti gli enti restanti. A regime è ipotizzabile che saranno generate circa 60 milioni di fatture all’anno verso la PA e i potenziali fornitori sono circa 2 milioni. Più che di un’innovazione si tratta di una vera e propria rivo-

luzione copernicana: il processo elettronico di gestione delle fatture, infatti, segnerà un netta cesura con un passato fatto di carta, fax, faldoni, appunti e telefonate. Una rivoluzione che si compie oggi, ma nasce da lontano, partorita senza dubbio con le mi-

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gliori intenzioni ma condita di quelle immancabili complicazioni che fanno di una legge italiana un trattato di scienza cosmica. Prima di entrare nel merito è indispensabile fare un passo indietro e ricordare l’iter normativo che ci ha portato verso la fatturazione elettronica alla PA. La norma primaria di riferimento è declinata dall’art. 1, commi da 209 a 214, L. 244/2007 (Finanziaria 2008) come risultante a seguito delle modifiche apportate dall’art. 10, co. 13 duodecies, lett. a, D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modifica con Legge 22 dicembre 2011, n. 214. Il decreto ministeriale del 7 marzo 2008 definisce lo SdI, Sistema di Interscambio, ovvero il canale per trasmettere le fatture elettroniche nei confronti delle amministrazioni pubbliche. L’agenzia delle entrate risulta essere gestore del Sistema di Interscambio. Infatti essa si avvale di Sogei, Società Generale di Informatica Spa, dedicata alla gestione dei dati che transitano mediante lo SdI e al controllo della gestione tecnica del Sistema di Interscambio. L’agenzia delle entrate deve vigilare sul transito dei dati attraverso lo SdI e, periodicamente, riferisce al Ministero dell’economia e delle finanze sul funzionamento del Sistema di Interscambio. E qui dobbiamo forzatamente aprire una parantesi: cos’è il SdI? Il Sistema di Interscambio, gestito dall’Agenzia delle Entrate, è un sistema informatico in grado

di ricevere le fatture sotto forma di file con le caratteristiche previste, effettuare controlli sui file ricevuti, inoltrare le fatture alle Amministrazioni destinatarie. Il Sistema di Interscambio non ha alcun ruolo amministrativo e non assolve compiti relativi all’archiviazione e conservazione delle fatture. Quindi, il Sistema di Interscambio (SdI) si occupa di: ricevere le fatture elettroniche; effettuare i controlli sui file ricevuti; verificare l’integrità del documento informatico (ossia che non abbia subito delle modifiche successivamente all’ apposizione della firma digitale); verificare l’autenticità del certificato di firma digitale, questa verifica ha l’obiettivo di verificare che il certificato fosse valido al momento dell’apposizione della firma; verificare la correttezza dei dati inseriti nelle fatture (non della congruità degli importi fatturati). Il Sistema di Interscambio valida inoltre i flussi delle fatture, inoltra le stesse alle amministrazioni pubbliche destinatarie, notifica l’esito di invio/ricezione agli utenti attraverso ricevute/notifiche, garantisce il servizio di accreditamento al sistema, invia alla Ragioneria Generale dello Stato i flussi per il monitoraggio della spesa pubblica e fornisce assistenza tecnica ai soggetti che interagiscono con il SdI. Ora analizziamo cosa si intende per “fattura elettronica”. Innanzitutto la fattura elettronica è una fattura ai sensi dell’art. 21

co. 1 DPR 633/1972. Le caratteristiche della fattura elettronica sono le seguenti: • il contenuto è descritto in un file in formato XML. Questo è l’unico formato accettato dal Sistema di Interscambio (SdI). Le specifiche tecniche afferenti alle caratteristiche tecniche sono disponibili sul sito www.fatturapa.gov.it • L’autenticità dell’origine e l’integrità del contenuto. Queste caratteristiche sono garantite dalla firma digitale da parte di chi emette la fattura elettronica. • Il fornitore è tenuto a indicare nella fattura elettronica anche il codice del destinatario della fattura, riportato nell’IPA (Indice delle Pubbliche Amministrazioni) che potrà essere dedotto sul sito www.indicepa.gov.it • Le fatture elettroniche devono essere trasmesse alle PA esclusivamente attraverso il Sistema di Interscambio. • La singola fattura elettronica, o il lotto di fatture, rappresenta per il Sistema di Interscambio un file predisposto secondo il formato della fattura alla PA. • Ogni singola fattura elettronica deve essere firmata dal soggetto che la emette con un certificato di firma qualificata. Se si racchiudono più file in formato zippato, questo non va firmato digitalmente, ma le singole fatture al suo interno, sì. • L’estensione del file da inviare assume il valore di .xml oppure .xml.p7m. iged.it

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Tornando agli aspetti pratici, se da un lato è innegabile la complicazione iniziale per i fornitori, specie quelli meno informatizzati, dall’altro la contropartita è l’inquadramento della gestione dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione in un iter totalmente informatizzato e, quindi, monitorabile. I vantaggi declamati e più evidenti dell’introduzione dell’iter di fatturazione elettronica sono: riduzione dei costi di emissione delle fatture per i fornitori (stampa, imbustamento, spedizione, ecc.); riduzione dei costi di gestione delle fatture per la PA (registrazione, conservazione, consultazione, ecc.); riduzione dei tempi di approvazione delle fatture per la PA (protocollazione, riconciliazione, ecc.);

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maggior controllo della spesa pubblica. Inquadrato in un progetto di riforma della PA che il governo in carica intende non solo compiere ma addirittura accelerare rispetto ai tempi previsti inizialmente, il processo di fatturazione elettronica sarà infatti uno dei fattori che contribuiranno a determinare i nuovi parametri di efficienza dei vari enti e dei dirigenti della PA. E, dobbiamo sottolinearlo, la strada aperta dalla Pubblica Amministrazione non è che il preambolo all’inserimento di un modello che vedrà tra non molto – si indica il 2020 come data - , la fatturazione elettronica tra imprese. Se non fosse chiaro il vantaggio che deriverebbe alle imprese medesime dall’applica-

zione di processi elettronici di interscambio delle fatture, provate a immedesimarvi nel punto di vista del fisco… Entrando nel merito, e ponendoci dal punto di vista delle aziende fornitrici della Pubblica Amministrazione, la prima evidenza è che la complessità del sistema della fatturazione elettronica – se paragonata, ovviamente, al tradizionale inoltro della fattura cartacea – non investe in maniera proporzionale le grandi, medie e piccole aziende, se non addirittura gli artigiani. Cioè la grandezza o la complessità dell’azienda fornitrice non determinano affatto una complessità proporzionale. Anzi, per assurdo proprio i fornitori più piccoli rischiano di essere investiti della maggiore complessità.

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Il perché è presto spiegato: i due fattori determinanti par capire l’impatto reale della fatturazione elettronica all’interno dell’azienda sono la frequenza di fatturazione (quante fatture emetto alla Pubblica Amministrazione in un dato periodo di tempo) e il numero di enti pubblici verso cui spicco fatture. Vediamo un esempio pratico: la grande impresa di pulizia X che ha in carico l’appalto per la gestione della caserma dell’esercito Y, a fronte di importi cospicui emetterà un esiguo numero di fatture. Probabilmente una al mese o anche meno. Viceversa, pensiamo al meccanico - magari un piccolo artigiano - che esegue dei lavori di manutenzione al parco automezzi della locale stazione dei Carabinieri. Si vedrà immediatamente costretto ad adeguarsi alla nuova normativa, a fronte di una fatturazione probabilmente molto frequente e con importi senz’altro inferiori rispetto all’esempio precedente. Idem per la cartoleria che fornisce – magari in forma sporadica – materiali alla Scuola Media Superiore del quartiere: dovrà emettere – fin da subito – fattura in formato elettronico. è lapalissiano che, mentre le grandi imprese possono scegliere quale strada intraprendere per assolvere le esigenze (dotarsi di un applicativo software, magari come add-on di un software gestionale/ERP già preesistente), le piccole imprese si trovano di fronte a un bivio: provvedere in autonomia, orientandosi tra le soluzioni presenti sul merca-

to, oppure rivolgersi al proprio commercialista, il quale potrebbe prendersi in carico l’intero processo. Processo che, forse non è chiaro a tutti, nasconde sotto la denominazione generica di “fatturazione elettronica” tutta una serie di adempimenti che lo rendono ben più articolato di quanto si possa inizialmente pensare. La creazione e l’inoltro del famigerato file in formato “xml”, infatti, sono solamente le prime e, obiettivamente, forse le meno complesse tra le fasi dell’iter. In pratica il processo di fatturazione alla Pubblica Amministrazione prevede una serie di azioni distinte, sequenziali e inscindibili, riassumibili in tre fasi: emissione, trasmissione e conservazione. Vediamole nel dettaglio: 1 - l’emissione delle una fattura in formato xml (l’unico ammesso), che deve includere, oltre ai dati di legge: • codice IPA (relativo all’Ente Pubblico committente) • codice CIG (Codice Informativo di Gara) e CUP (Codice Unico Progetto, in caso di opere pubbliche) emessi dall’Ente Pubblico committente • firma digitale e riferimento temporale 2 – la trasmissione della fattura medesima allo SDI (Sistema Di Interscambio) tramite Posta Elettronica Certificata, protocollo internet https,

ecc., che effettua il controllo e provvede a sua volta a: • inoltrarla all’Ente Pubblico coinvolto e, contestualmente, alla Ragioneria dello Stato • restituire al fornitore, entro un tempo prefissato, un feedback di avvenuto accettazione/rifiuto della fattura 3 - la conservazione sostitutiva - ossia esclusivamente in formato elettronico e non cartaceo - della fattura medesima: • nel caso in cui il fornitore decida di conservare elettronicamente solamente le fatture emesse alla Pubblica Amministrazione, dovrà predisporre un apposito sezionale del registro IVA • viceversa, il fornitore dovrà provvedere alla conservazione sostitutiva della totalità delle fatture emesse è da sottolineare che anche gli intermediari possono trasmettere le fatture elettroniche per conto dei fornitori al Sistema di Interscambio, possono adempiere all’obbligo di conservazione delle fatture ed essere designati in qualità di responsabili della conservazione. Il fornitore della PA come può adempiere a quanto sopra descritto? Esistono strumenti gratuiti o a basso costo in grado di assolvere, in tutto o in parte, all’intero processo relativo alla fatturazione elettronica: dall’emissione, alla firma digitale, all’inoltro al Sistema Di Interscambio, per arrivare alla conservazione sostitutiva. iged.it

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Denominazione Servizio

Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione

Mercato Elettronico Pubbli- Legal Invoice PA ca Amministrazione (MEPA)

Soluzione integrata con gestionale aziendale

Accesso

www.fatturapa.gov.it

www.acquistinretepa.it

Diretto dal gestionale

Descrizione

Servizio via internet Servizio via internet Servizio via Internet gestito da enti governa- gestito da enti governa- gestito da Infocert tivi, gratuito tivi, gratuito (Infocamere), a pagamento

www.infocert.it

Moduli integrati al gestionale per fattura .xml e conservazione sostitutiva, a pagamento

Prerequisiti del fornitore per accedere ai servizi di emissione e gestione della fatturazione Credenziali rilasciate da Agenzia delle Entrate o Fisco on-line

Obbligatorie

Non necessarie

Non necessarie

Non necessarie

Firma digitale

Obbligatoria

Obbligatoria

Non necessaria

Obbligatoria

Casella Posta Elettronica Certificata

Obbligatoria

Obbligatoria

Non necessaria

Dipende dal gestionale utilizzato

Composizione fattura .xml

Sì, ma calcoli manuali

Sì, ma calcoli manuali

Sì, ma calcoli manuali

Sì, calcoli automatici

Caricamento file fattura .xml generato da altre applicazioni

Non previsto

Previsto da alcuni gestionali

Scarico fattura .xml generata dall’applicazione

Non necessario

Non necessario

No, è a cura di chi emette la fattura

Sì, a cura di Infocert

Processo integrato

Funzionalità

Firma digitale con riferimen- No, è a cura di chi emette la fattura to temporale Caricamento della fattura .xml firmata digitalmente

Non necessario

Processo integrato

Invio al SDI

Gestione delle notifiche provenienti dal SDI

Conservazione Sostitutiva delle fatture emesse

No

Sì, a cura del MEPA

Sì, a cura di Infocert

Modulo integrato, oppure applicazione esterna apposita

Naturalmente un’applicazione software integrata con il sistema gestionale aziendale è quella in grado di garantire la maggiore efficienza, proprio in funzione della sua integrazione. Ovviamente la scelta dello strumento più adatto deve essere ponderata da ogni singola azienda, innanzitutto in funzione dei volumi di fatture emesse nei confronti della Pubblica Amministrazione. Nella tabella seguente sono mes-

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se a confronto alcune soluzioni per le gestione dell’intero processo di fatturazione elettronica. Ma dopo i primi mesi trascorsi dall’introduzione della fatturazione elettronica alla prima tranche di enti coinvolti, quali sono le reazioni? Ovviamente nella tradizione tipica del nostro Paese, l’opinione pubblica si divide equamente sull’argomento. C’è chi sostiene che tutto il processo di fatturazione elettronica alla PA sia solo un paravento per

nascondere, se non addirittura aumentare, le inefficienze di un sistema dei pagamenti dei fornitori della PA che, non è notizia recente, non solo mostra tempistiche imbarazzanti, ma genera, come effetto indotto, una devastante reazione a catena che coinvolge imprese di tutte le dimensioni. Poi, è inutile negarlo, l’innovazione pone problematiche di tipo culturale e organizzativo e, ancor prima, diremmo quasi

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antropologiche. L’atavica resistenza al nuovo da parte dell’essere umano, d’altra parte, è nota. Machiavelli, nel suo Principe del 1513 annotava: “non c’è niente di più difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose, perché l’innovazione ha nemici in tutti quelli che hanno operato bene nelle vecchie condizioni e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che potranno essere avvantaggiati dal nuovo”.

Enti Pubblici coinvolti dal 6 giugno 2014 Ministeri

Affari Esteri Politiche Agricole e Forestali Ambiente Lavoro e Politiche Sociali Salute Sviluppo Economico Economia e Finanze (Avvocature dello Stato e GDF) Beni Culturali (Musei, Biblioteche, Sovrintendenze) Interno (Vigili del Fuoco, Polizia di Stato) Difesa (Aeronautica, Esercito, Marina, Arma dei Carabinieri) Giustizia (Tribunali, Amministrazione Penitenziaria) Istruzione, Università e Ricerca (Istituti di istruzione Statali) Infrastrutture e Trasporti (Motorizzazioni, Capit. di Porto) Agenzie Fiscali

Agenzie delle Entrate (Gruppo Equitalia) Agenzia per l’Italia Digitale (ex-DigitPA) ISTAT Agenzia del demanio Agenzia delle dogane e dei monopoli Enti di previdenza ed assistenza sociale (22) Tutte le casse di previdenza private INPS INAIL

Enti Pubblici coinvolti dal 31 marzo 2015 Regioni e province autonome Province Comuni Agenzie regionali sanitarie Aziende Sanitarie Locali Aziende ospedaliere e policlinici Università ed istituti universitari pubblici CCIAA ecc.

Agenzia per l’Italia Digitale

codice univoco ufficio destinatario

sistemi gestionali

sistema di interscambio notifiche e riscontri

notifiche e riscontri

dati monitoraggio finanza pubblica

ragioneria generale dello stato

protocollo

fattura elettronica intermediari

operatori economici

intermediari

fattura elettronica

pubblica amministrazione unità organizzative

Noi preferiamo collocarci nella percentuale di ottimisti. Coloro che guardano alle tecnologie innovative non solamente come opportunità di crescita e miglioramento, ma anche come unica strada percorribile per il miglioramento dell’efficienza – e, quindi, della competitività – del sistema-Paese nel suo complesso. Sistema all’interno del quale la Pubblica Amministrazione svolge e continuerà a svolgere un ruolo determinante e, conseguentemente, l’applicazione al suo interno di tecnologie innovative e, l’ammodernamento di modelli organizzativi non potrà che portare ad un aumento dell’efficienza, con evidenti ricadute positive sull’insieme.

sistemi documentali

conservazione sostitutiva

Luca Lorenzon Responsabile Segreteria e Relazioni Esterne, Consorzio Officine Informatiche Riunite iged.it

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Il Service Management nell’IT di Flavio Gaj

La gestione del Servizio IT, o “IT Service Management” non è un termine nuovo. Se ne parla e se ne scrive sempre più da oltre dieci anni. Esistono molti modelli di riferimento, linee guida, sistemi di certificazione. ITIL (Information Technology Infrastructure Library), è tra questi il più consolidato, il più approfondito ed il più vicino alle problematiche di Service Management nell’IT.

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ITIL è stato sviluppato negli anni ottanta nel Regno Unito, ma è rimasto sostanzialmente ignorato e scarsamente utilizzato fino a inzio degli anni 2000, quando l’emergere di internet e la conseguente apertura verso l’esterno dei sistemi informativi aziendali ha reso obsoleti e superati i metodi di gestione allora utilizzati. ITIL è esploso a quel tempo e si è rapidamente diffuso in tutto il monso, USA inclusi.

Successivamente ha dato origine all’emissione di standard a supporto, incluso ISO/IEC 20000 (precedentemente British Standards | BS 15000), che si ispira a molti degli elementi di ITIL per la gestione dei servizi IT. ITIL è stato commissionato alla Central Computer and Telecommunications Agency (CCTA) del Governo Britannico in risposta alla crescente dipendenza dal-

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l’information Technology. Nell’aprile del 2001 il CCTA venne inglobato nell’Office of Government Commerce (OGC), scomparendo come organizzazione autonoma. Questo giusto per dire quanto il tema sia sentito in tutto il mondo. La cosiddetta ICT (Information and Communication Technology) è considerata ormai una disciplina tecnica, ovvero ingegneristica, da alcuni anni. Ma non è sempre stato così. Per lungo tempo, dalla sua nascita fino agli anni’60 del secolo scorso, non è stata considerata una disciplina specifica cui dedicare attenzione anche accademica, ma soltanto un insieme di macchine elettromeccaniche finalizzate ad un lavoro particolare (gestire le informazioni). I primi centri elaborativi (le banche ne erano come oggi tra i maggiori utilizzatori) erano ospitati nei centri storici delle città, là dove tradizionalmente avevano sede le banche, oppure erano appendici degli stabilimenti industriali, ed erano considerati semplicemente come strumenti ancillari del settore amministrativo o di quello produttivo. Il settore IT si chiamava DP (Data Processing), a perfetta rappresentazione di ciò che ci si aspettava facesse: fare i calcoli che prima si facevano a mano in modo molto più rapido e possibilmente con meno errori. I centri elaborativi si chiamavano anche “centri elettrocontabili” e, nonostante a metà degli anni ‘70 incominciasse ad affermarsi

l’elaborazione a distanza (il TP o Tele Processing come veniva definito allora), il concetto di tecnologia e di servizio basato su di essa erano ancora lontani. Internet esisteva solo nelle immaginazioni più ardite, che ipotizzavano come la potenza elaborativa e lo storage sarebbero un giorno diventate commodities disponibili al pari dell’energia elettrica tramite outlet, indipendentemente dal luogo fisico di localizzazione delle infrastrutture tecnologiche (era il cloud ante litteram…). Gli utenti non erano moltissimi, e soltanto alcuni - e in piccola parte - facevano affidamento all’ICT per lo svolgimento del loro lavoro. Inoltre, gli utenti lavoravano di giorno, e la notte (almeno per alcune ore, dopo che le procedure batch e di manutenzione erano terminate) le macchine ed il centro elaborativo erano disponibili per interventi di manutenzione, test, installazione di nuove dispositivi, eccetera. Se non bastavano le ore disponibili durante la notte, i week end venivano in aiuto. Pertanto la tecnologia era quella elettronica ed in parte meccanica, mentre la manipolazione dell’informazione era semplicemente un risultato, non esplicitamente riconosciuto, non strutturato, soprattutto non studiato. Il software era un concetto labile; nessuno si sognava di pagarlo, era un’appendice delle macchine. Ad accompagnare tale evoluzione, negli anni ‘60 del secolo scorso venne lentamente e pro-

gressivamente riconosciuta la necessità di figure professionali di alto livello che si occupassero della manipolazione delle informazioni e delle relative implicazioni, dai Data Base ai linguaggi, dalle reti ai protocolli, eccetera. Fu quindi istituita la Computer Science (o Scienza dell’informazione o Informatica) che ancora oggi produce innovazione tecnologica e strumenti di vario genere. In Italia le prime facoltà di Scienza dell’Informazione risalgono appunto alla fine degli anni ’60. Analogamente oggi – a seguito anche dell’esplosione del numero di utenti di ICT e dell’apertura dei sistemi informativi delle aziende al mondo esterno grazie a internet – si sente sempre più l’esigenza di affiancare - agli esperti ICT in senso tecnico degli esperti di servizio, in grado di progettare e realizzare sistemi di erogazione end-to-end, ovvero che rendano positiva l’esperienza degli utenti in tutte le fasi, dalla progettazione, ai test, all’esercizio ed al supporto, facilitando e strutturando la comunicazione con gli utenti in modo chiaro, condiviso con gli utenti stessi ed efficace. Tale esigenza è fortemente sentita anche in altri settori, a causa della costante crescita (almeno nel mondo occidentale) del settore dei Servizi e della sempre minore importanza del prodotto a favore del Servizio costruito intorno al prodotto stesso. Da alcuni anni infatti si sta diffondendo l’acronimo SSME (Service Science, Management and iged.it

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sono poi sfociate (dopo gli sforzi della prima metà del secolo scorso) in definizioni, tassonomie e modelli noti come MRP (Material Requirement Planning), MRP II, ERP (Enterprise Resource Planning), eccetera, poi sfociati nelle metodologie di Supply Chain Management, ormai patrimonio comune ed oggetto di insegnamento in tutto il mondo.

Engineering), proposto da IBM. L’approccio SSME può essere definito come “l’applicazione di discipline scientifiche, di management e di ingegneria a compiti che un’organizzazione svolge a beneficio ed a vantaggio di un’altra (ovvero: servizi). SSME ha l’obiettivo di rendere più prevedibili - nelle relazioni di condivisione del lavoro e del rischio (co-produzione) - i miglioramenti di produttività, qualità, prestazioni, conformità, crescita e apprendimento. SSME è lo studio dei sistemi di servizio, e mira al loro miglioramento”. Il concetto di SSME è stato annunciato nel 2006; molte aziende l’hanno abbracciato e sono attive nel sostenere le Università in tutto il mondo per contribuire alla creazione del cosiddetto T-Professional, ovvero una figura professionale che, pur conoscendo in profondità una singola disciplina, abbia una sufficiente conoscenza delle altre ad essa correlate per consentirgli

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una visione sistemica dell’organizzazione di erogazione dei servizi, per tenere conto in modo coerente e coordinato delle componenti tecniche, organizzative, finanziarie e di gestione delle persone. Le aziende sponsor si collocano in diversi settori industriali, tra cui la consulenza, il software, i computer, l’automotive. Anche alcune Università italiane offrono corsi e percorsi di studio in ambito SSME. Non si riporta qui un’informativa dettagliata in proposito, in quanto molto dinamica ed in evoluzione. Un rapida ricerca delle parole “SSME Service Science Management Engineering” in un motore di ricerca potrà fornire documentazione aggiornata sulle iniziative in corso e sullo stato dell’arte. è interessante riportare che SSME aspira alla creazione di modelli e consapevolezze che nell’industria manifatturiera

Tornando al nostro mondo IT, è facile osservare che, mentre la progettazione ed implementazione del software (seppur in modo ancora primordiale) sono riconosciuti e gestiti come servizi, l’erogazione è ancora – almeno in molti casi ed in buona parte – una terra non riconosciuta e non definita in modo strutturato, ed è ancora spesso gestita in modo inconsapevole e implicito. Spesso infatti il Servizio ICT non ha dignità di Direzione autonoma ed a sé stante, controparte paritaria di chi fornisce i componenti del servizio (Applicativi e Infrastrutturali) ma è quasi sempre una unità organizzativa di basso livello allocata nell’ambito della Direzione Infrastrutture, con rapporti difficili e conflittuali con i responsabili delle unità di progettazione e sviluppo del software. Oggigiorno non è più pensabile immaginare le organizzazioni IT in base all’assunto che le infrastrutture e le applicazioni sono due pilastri di pari dignità che vivono ciascuno di vita propria, ignorando o trascurando le problematiche inerenti il Servizio all’utente finale.

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Occorre ripensare il nostro modo in termini di nuovi, valorizzando – benché adattati – alcuni concetti ben noti al manufacturing, quali la distinta base (ovvero la descrizione del prodotto in termini di componenti materiali ed immateriali), la misura quantitativa dei guasti, degli incidenti e dei livelli di servizio così come percepiti dall’utente finale (e non finalizzati soltanto alla gestione tecnica dell’IT). Lo schema seguente può aiutare a comprendere quanto sia complesso il mondo IT di oggi, e come una funzione di “Service Integration” sia orami indispensabile in una moderna organizzazione IT. Si vuole qui evidenziare la funzione “Service Management”, che dovrebbe appunto progettare il Service Catalogue (elemento chiave in ITIL), definire i parametri di classificazione, organizzare e gestire la descrizione dei servizi in termini di componenti e relativi fornitori a presidio, ottenere dai fornitori stessi gli indici necessari. Il punto centrale che emerge da queste riflessioni è l’evidenza della necessità di una funzione di alto livello finalizzata al servizio; ovvero non un’unità di basso livello gerarchico, dispersa nella direzione delle tecnologie, e relegata unicamente alle attività operative a basso valore aggiunto; ma una vera e propria “Direzione Servizi ICT” di pari dignità rispetto alla Direzione Infrastrutture e alla Direzione Sviluppo Applicativo, che abbia in carico lo sviluppo e la gestio-

ne operativa di un nuovo modello industriale basato su un adeguato sistema informativo a supporto. A questo proposito, si noti come sia bizzarro il fatto che proprio i costruttori dei sistemi informativi pensino di poter gestire la propria realtà industriale (a volte ancora più complessa di quelle

servite …) senza un adeguato sistema informativo a supporto, e si affidino invece alle conoscenze ed alla memoria delle perone … Infatti quante strutture informatiche possono disporre di un Data Base integrato che consenta una visione olistica ed analitica delle proprie entità? Ad esempio un modello logico come il seguente:

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Il diagramma che segue può aiutare a illustrare meglio la segmentazione dei ruoli nell’ambito di una direzione IT secondo le linee guida che abbiamo discusso:

serie di basi organizzative e terminologiche. Nessuno - oggi - si sognerebbe di istituire una qualsiasi impresa senza un adeguato sistema informativo di supporto; perché proprio la nostra comunità pensa che si possa farne a meno…? Oggi l’IT è in crisi, ed è prima di tutto una crisi di management. Vivere il passaggio dai soliti atteggiamenti artigianali ad una maturità industriale è una sfida che la nostra comunità deve cogliere e cavalcare, per evitare che la nostra professione e le nostre competenze migrino verso paesi più sensibili e più capaci di cogliere questa opportunità.

Instaurare un nuovo modello operativo non è mai facile per svariati motivi. Un primo ostacolo è la maturità del management IT, ancora scarsa a causa di una storia breve e di una crescita rapida. Conciliare conoscenze tecniche IT e competenze manageriali è molto difficile, perché si tende ad imparare dall’ambiente in cui si vive, e l’ambiente IT è molto destrutturato e sostanzialmente artigianale. Per questo anche i giovani brillanti tendono a maturare una visione distorta (da nerd passano ad essere manager, o – peggio – diventano manager senza conoscere profondamente la professione IT) perpetuando lo status quo. Questo spiega perché si vedono molti casi in cui le aziende nominano CIO persone che vengono da un’esperienza

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business o di produzione; proprio per iniettare competenze e prospettive manageriali in una comunità che non è riuscita a maturarle autonomamente. Ma è una sfida molto difficile: cambiare un’organizzazione consolidata con una cultura forte da parte di un sol uomo spesso risulta impossibile. E’ l’organizzazione a cambiare lui, come spesso è successo …. Occorre forse cogliere occasioni di forte discontinuità, come un’iniziativa di outsourcing, o una fusione, per mettere in discussione tutto e ricominciare daccapo. Un altro punto di attenzione è la consapevolezza della necessità di un sistema informativo a supporto, che richiede ovviamente la definizione contestuale di una

Flavio Gaj Consulente di Direzione ICT

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di Federico Sanson

Non è un segreto che la capacità di gestire i clienti e chiudere le trattative di vendita costituisca uno degli aspetti chiave nel determinare il successo di un’azienda. I supporti software in tal senso non mancano: sul mercato sono disponibili diversi CRM (Customer Relationship Management) il cui obiettivo è quello di offrire una piattaforma per la gestione dei clienti capace di incrementare e rendere più efficiente il processo di vendita. Leader assoluti in questo settore sono senz’altro Salesforce e Sap, due colossi dei servizi business to business. La diffusione dei dispositivi mobili ha però aper-

to un nuovo mercato tutto da esplorare, fatto di piccole e medie imprese, agenti, liberi professionisti ed imprenditori alla ricerca di strumenti semplici, economici ed immediati come ci hanno abituato le app per smartphone e tablet. Mentre per altre funzioni aziendali il passaggio al nuovo paradigma mobile si trova ad uno stato avanzato, i reparti vendita faticano a trovare la soluzione giusta fatta su misura dei loro reali bisogni. Questo fatto può sembrare strano, perché sono proprio queste le figure professionali che più di tutte trarrebbero un vantaggio dalle piatta-

forme mobili, dato che il loro lavoro richiede frequenti spostamenti da un cliente all’altro. Uno dei maggiori problemi è costituito dal data entry, cioè l’inserimento di dati all’interno della piattaforma software riguardanti tutte le attività di vendita: clienti, visite effettuate, opportunità di business, valore delle trattative chiuse, etc. Si tratta di un processo lento e laborioso, tant’è che non è raro trovare reparti vendita che dedicano un’intera giornata alla settimana a questa attività, tempo che potrebbero utilizzare sicuramente in modo più produttivo.

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Le figure a contatto diretto coi clienti hanno bisogno di strumenti mobili che permettano di inserire rapidamente dati e ricevere informazioni utili a massimizzare le possibilità di successo mentre si trovano in movimento. Le soluzioni esistono, ma solitamente poggiano su applicativi aziendali pesanti, macchinosi e non intuitivi, soluzioni tutt’altro che ottimali per chi non ha tempo da perdere e si deve spostare velocemente al prossimo cliente. La conseguenza è che i venditori si vedono costretti a procrastinare l’inserimento di dati, a farlo in modo approssimativo ed inconsistente o peggio ancora ad usare fogli di calcolo o foglietti di carta volanti. Inoltre, i dati sono sparpagliati in una miriade di supporti e piattaforme differenti. Non solo CRM, calendari, fogli di calcolo ed e-mail, a questi si aggiungo-

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no strumenti entrati ormai nella routine lavorativa di molti: cercare clienti su LinkedIn, scrivere note in Evernote, salvare documenti in Dropbox ed altri ancora. Un venditore si trova ad utilizzare decine di app diverse per aumentare la sua produttività, ma la mancanza di integrazione significa perdita di tempo ed inconsistenza dei dati. A queste problematiche ha lavorato Sellf (www.sellfapp.com), azienda dell’acceleratore trevigiano H-Farm, che offre un’app per iPhone capace di gestire vendite e clienti. Il focus è tutto sulla semplicità e l’immediatezza d’uso, con lo scopo di offrire un vero e proprio assistente personale che semplifichi realmente la vita lavorativa di agenti, piccoli imprenditori e professionisti. Sellf si prefigge di rendere ogni compito, soprattutto il data entry, fluido e veloce, cercando ove

possibile di automatizzarlo. Dialogando con la rubrica e il calendario del telefono, l’app permette di associare ad ogni contatto obiettivi ed opportunità di business. Quando Sellf ricorda un appuntamento si può far partire subito una chiamata, o avviare il navigatore per arrivare al luogo del meeting. Concluso l’affare, il programma registra il progresso verso l’obiettivo di vendita mensile fungendo da motivatore, oltre che da assistente. Disponibile nell’App Store e scelta da Apple come una delle migliori nuove app, Sellf è già integrata con Evernote e Dropbox. In seguito arriverà la versione nativa per Android. L’obiettivo è quello di offrire una soluzione snella ma ben integrata con altri servizi, punto di riferimento professionale per avere tutte le informazioni utili sempre a portata di mano.

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Sellf conta già 20 mila utenti tra agenti di commercio, fotografi, promotori finanziari, agenti immobiliari, avvocati, artigiani e molti altri ancora che faticano a trovare nel mercato strumenti utili alle loro esigenze. “Da quando uso Sellf ho migliorato vendite e rapporti con clienti e agenti, ed ho sempre tutto sott’occhio: prezzi, offerte, telefonate e appuntamenti. Prima usavo poco e male CRM statici e inutili come Siebel, ora sono una scheggia” dice Domenico, sales manager di prodotti chimici che usa Sellf come stru-

mento di produttività personale affiancandolo al CRM scelto dalla sua azienda. I risultati fin qui ottenuti mostrano che un mercato esiste e non è stato ancora soddisfatto. Le piccole imprese ed i professionisti sono stati a lungo dimenticati dagli operatori tradizionali che hanno tentato nel passato di proporre soluzioni complesse e pensate per aziende grandi e strutturate. La diffusione di smartphone e tablet ha abbattuto molte delle barriere esistenti ed ha la potenzialità di moltiplicare la produttività del-

le vendite grazie ad applicazioni di nuova generazione, capaci di sfruttare appieno le possibilità offerte dalle tecnologie mobili.

Federico Sanson marketing specialist iged.it

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Firma Grafometrica, l’anello mancante alla completa digitalizzazione

Usare una penna (digitale) per firmare un documento (digitale) su un computer o tablet come sulla carta, è l’anello che chiude definitivamente il processo di digitalizzazione in atto da decenni. Finalmente si può, e con pieno valore legale. di Roberto Lorenzetti

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Finalmente il “Pensiero digitale” potrà essere compiuto. Rispetto alla classica dematerializzazione che parte dal cartaceo per poi passare in digitale, l’introduzione della firma grafometrica consente di partire direttamente dal digitale andando a tagliare tutti i costi di scansione e archiviazione (spesso sottovalutato ma importante in termini monetari). Grazie semplicemente all’utilizzo di tablet e penna elettronica è possibile ottenere tutti i vantaggi tipici della dematerializzazione: • Processi ottimizzati e snelli • Eliminazione costi di stampa e gestione archivi cartacei • Eliminazione tempi di archiviazione e ricerca documenti • Piena validità legale dei documenti firmati • Forte incremento della produttività Nello schema seguente possiamo notare il processo normale ed abituale di emissione e firma di un documento, così come avviene oggi. Mentre nello schema successivo la semplificazione del processo stesso grazie alla firma grafometrica, integrata nell’applicazione gestionale e/o di CRM. L’intero processo è certificato ISO27001 e interamente progettato e realizzato in Italia, ha valore legale nei limiti previsti dalla normativa e si basa sull’utilizzo di specifica tecnologia hardware di mercato sulla quale un qualsiasi utente appone la propria firma in maniera naturale come se la facesse su un documento cartaceo. Il processo, già, è applicabile

PROCESSO ABITUALE

PROCESSO CON FIRMA GRAFOMETRICA

a qualsiasi documento digitale indipendentemente dal software di gestione che lo ha creato.

Scenari di Utilizzo Sono molteplici gli ambiti di applicazione, vediamo alcuni esempi: • Firma e acquisizione ordini di fornitori • Firma e acquisizione contratti • Firma e acquisizione documenti Check List di eseguito Lavoro

Firma e acquisizione documenti di trasporto, bolle, presa in carico, avvenuta consegna in ambito logistico Firma e acquisizione Rapportini consulenti e verbali Firma e acquisizione contratto nuove utenze (utenze casa, telco operator , abbonamenti, etc) Firma e acquisizione documento di accettazione trattamento dati personali

Integrando la firma grafometrica nei processi è possibile avere noiged.it

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tevoli vantaggi in diversi ambiti: • “PRE-VENDITA – OFFERTE FUORI SEDE”, come ad esempio l’identificazione del cliente ove la legge lo preveda • “VENDITA”, come la conferma di un ordine o firma di un contratto • “POST-VENDITA”, come la firma di un rapportino tecnico di intervento Il Sistema si compone di elementi hardware e software utilizzati all’interno di un processo. Quest’ultimo è composto da: • fase di acquisizione dati e realizzazione/emissione del documento digitale; • fase di acquisizione di firma biometrica/grafometrica; • fase di apposizione firma digitale; • fase di marcatura temporale (opzionale a seconda del tipo documento); • fase di invio tramite posta

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elettronica certificata (opzionale a scelta del cliente); Esistono diverse modalità di firma che sono rappresentate dal seguente schema. La soluzione ha come prerogativa la presenza di un’ Autorità di Certificazione (CA) e la presenza di un operatore di front-end (operatore di sportello, addetto

ufficio, collaboratore fuori sede etc...) che presiede all’atto della firma dell’utente e, se necessario, ne convalida la sua presenza.

Esempi di documenti che richiedono firme autografe: •

Direzione aziendale: azioni del consiglio direttivo, comunicazioni aziendali, relazioni pubbliche, relazioni degli investitori

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• •

Documenti Risorse Umane: documenti dei dipendenti in azienda (contratti, assunzioni, licenziamenti), registro presenze dipendenti, formazione dei dipendenti Documenti Legali: contratti, accordi, ordini, deleghe e mandati Contabilità: fatture, affitti, richieste rimborsi spese, DDT, tasse, registri contabili, libri giornali, richieste di acquisto Appalti: documenti di acquisto, contratti e subappalti Documenti vendite e produzione: proposte di vendita, contratti con i clienti, report e istruzioni di produzione Certificazione qualità: documenti per il controllo della qualità (QC), Certificazioni, documenti per la formazione, procedure di prova, visite ispettive sul campo, manutenzione, rapporti di taratura Documenti tecnici: disegni, piante, relazioni tecniche, preventivi, computi, piani operativi Sanità: informativa privacy, consenso trattamento dati, report medici, documentazione clinica, report di laboratorio, certificati di analisi Banche e Assicurazioni: mutui, fidejussioni, gestione investimenti, contabili di filiale

Vantaggi in cifre 68% di tempo risparmiato per fotocopie e spedizione/riconsegna 53% risparmio gestione carta e inchiostri accelera del 65% i tempi dei processi di approvazione il 70% dei clienti raggiunge il ROI entro i primi 12 mesi terializzazione del cartaceo con l’aggiunta di una gestione che parte dall’origine dei documenti e si estende a quelli con validità legale e firma autografa. Alcuni di questi sono tangibili direttamente quali il risparmio della carta etc…, altri tangibili indirettamente quali l’ottimizzazione di processi aziendali.

mente collegati tra loro. Toner, carta, penne, tutti elementi che possono essere eliminati con riduzione di emissione di CO2. Oggi cerchiamo di stampare quanto meno possibile per rispettare l’ambiente; domani non stamperemo il documento da firmare ma lo sottoscriveremo grafometricamente.

Vantaggi anche ambientali La firma grafometrica rappresenta l’ultimo tassello di un concetto di ecologia digitale in cui Siseco crede e investe da anni “Ecologia digitale”. Il risultato è una presenza sempre maggiore nei tre distinti pilastri del concetto di ecologia digitale stretta-

Chi può trarre benefici dall’utilizzo della firma grafometrica Realtà che prevedono raccolta di firma autografa: • Banche • Finanziarie guarda il video • Società di telefonia fissa

Vantaggi I vantaggi derivanti dall’introduzione della soluzione Grafometrica integrata al software CRm, sono quelli classici di una demaiged.it

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esempi di risultati

• • • • • • • • •

Società di telefonia mobile Aziende commerciali Alberghi Autonoleggi CAF e patronati guarda il video Reti di agenzie Professionisti tecnici guarda il video Professionisti contabili Consulenti del lavoro

La soluzione grafometrica, integrata nelle piattaforma CRM di SISECO, grazie alla collaborazione con Namirial, è stata studiata per gestire in digitale quei documenti che oggi prevedono un passaggio cartaceo per l’apposizione di firme autografe. Queste infatti vengono inserite nel documento digitale con degli appositi dispositivi, eliminando definitivamente la carta con la garanzia del pieno valore legale del documento che viene sottoscritto.

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SISECO e Namirial S.p.A., nel pieno rispetto della normativa vigente, hanno sfruttato le nuove tecnologie a disposizione per progettare e realizzare un processo di sottoscrizione autografa che dal 21 maggio 2013 con l’uscita del DPCM rientra nella definizione di firma elettronica avanzata (FEA). La soluzione è ideale per la completa dematerializzazione all’origine di qualsiasi documento o serie di documenti, in cui siano presenti anche in numero cospicuo firme autografe. Come evidente, la firma elettronica avanzata consente la dematerializzazione in numerosi ambiti, ha l’efficacia prevista dall’articolo 2702 del codice civile e integra il requisito della forma scritta (con alcune eccezioni: per gli atti di cui all’art. 1350, punti 1-12 codice civile, deve usarsi la firma digitale) ed è fruibile da chiunque.

La firma elettronica avanzata non consente però il libero scambio di documenti informatici: il suo uso è limitato al contesto. Sono già operativi alcuni casi di successo che testimoniano l’efficacia dell’integrazione della firma grafometrica all’interno della piattaforma CRM Siseco in ambito finanza e mediazione (www.capitalmoney.it) e in ambito post-vendita con www.pilograf.it.

Roberto Lorenzetti AD Siseco

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Saper ascoltare può rendere molto Ovvero: anche in spiaggia si fanno scoperte redditizie di Gian Luca Brambilla

Il signor Bianchi era molto contento di potersi finalmente rilassare un po’ con la famiglia e anche se gli ombrelloni erano così vicini che a momenti si toccavano, il posto era sempre il solito da tanti anni. Di quella spiaggia conosceva anche i granellini di sabbia e si sentiva tranquillo. I figli giocavano con gli amichetti che conoscevano da sempre, la moglie chiacchierava con le so-

FIGURA 1

lite amiche e lui, se non faceva la partita a carte o una pucciatina in mare, se ne stava sdraiato a prendere finalmente un po’ di sole. Sì, perché al lavoro, pur avendo un bell’ufficetto, il sole lo vedeva proprio poco per stare dietro ai 90 operai e impiegati della sua fabbrichetta... che ormai fabbrichetta non era più, dopo tanti anni di sudato lavoro. In verità quell’anno c’era una

novità. Il signori Rossi dell’ombrellone a fianco avevano fatto un colpo di vita, erano andati al sud e al loro posto c’era una coppia di giovani un po’ snob. Lui, sulla trentina, era un venditore di energia elettrica, uno di quelli che vedono il cliente come un pollo che prima spenni e prima metti in padella, sempre pronto a vantarsi delle fregate che dava riuscendo anche a far contenti i clienti. Lei un fiore di ragazza in micro bikini (ma veramente micro che non si poteva non guardare) che ascoltava un po’ annoiata le fanfaronate del compagno, ma aveva un lavoretto da quattro soldi e doveva anche stare attenta a girarsi sul lavoro... quindi meglio sopportare, visto che lui era ben contento di offrire “chillo che costa ecchiù”. Mentre il signor Bianchi si rilassava al sole con gli occhi socchiusi per godersi anche la vista iged.it

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della “ragazzola”, non poteva fare a meno di ascoltare i discorsi del giovane rampante che stava raccontando l’ultima trovata per vendere senza fare fatica.... “...Vedi tesoro, mi hanno chiamato dei tizi di un Osservatorio Prezzi che mi hanno chiesto a quanto noi vendiamo l’elettricità. Ho risposto che si va dalle fasce più basse, quelle degli artigiani, alle piccole e medie imprese senza arrivare alle grandissime perché lì i prezzi li fa il Cliente e non il fornitore.

FIGURA 2

Pensa che sono disponibili a pagarci per sapere che prezzi facciamo e lo fanno già con alcuni nostri concorrenti. Noi abbiamo deciso che gli diciamo dei prezzi maggiorati del 20 - 25%. Lo facciamo già con i Cliente quando ci chiedono un preventivo. Noi iniziamo partendo alto, diciamo da 100 e poi gli proponiamo 96 e negoziamo scendendo fino a 93-92 anche 90 e lui, il Cliente, è tutto contento, mentre potrebbe pagare meno, molto meno, e per noi andrebbe bene ugualmente. Ma perché perdere soldi se il Cliente non sa trattare perché non è ben informato? Capire come funziona il mercato dell’energia elettrica è difficile e lo capisci leggendo la bolletta, un vero casino! è proprio vero che l’informazione è tutto, ma uno si dovrebbe chiedere anche se è una informazione corretta o ... manipolata ad arte...ma le persone non hanno tempo per le cose complicate”. (Vedi figura 1)

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FIGURA 3

Bianchi quasi non credeva a quanto stava ascoltando. Gli sembrava che parlassero proprio di lui perché tre anni prima, su consiglio di un caro amico imprenditore, aveva sottoscritto un abbonamento per l’energia elettrica che era una delle sue principali voci di costo. Aveva verificato che il prezzo che spendeva fosse il più basso possibile collezionando tutti i preventivi possibili e gli sembrava di aver ottenuto un ottimo risultato. E adesso aveva il tarlo che invece

spendesse il 15% in più di quello che sarebbe stato possibile... Insomma il ragazzotto gli aveva rovinato la vacanza! Si era reso conto che non aveva riferimenti di mercato precisi con cui confrontare i suoi prezzi di acquisto, non aveva termini di paragone precisi e puntuali, non aveva benchmark! (vedi figura 2 e 3) Ne aveva poi parlato con il mitico Rossi, direttore acquisti di un’impresa amica e anche questo gli aveva confessato di non avere riferimenti di mercato precisi e

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puntali che non fossero le informazioni ricevute dai fornitori o da qualche generico Osservatorio Prezzi. Lui aveva avuto modo di vedere le bollette di Verdi, uno che era bravissimo a contrattare e cambiava fornitore se non era convinto del prezzo. E quelle bollette avevano prezzi che erano incredibilmente più bassi dei suoi! Il direttore Rossi era molto preoccupato perché se l’avesse scoperto, il suo capo avrebbe potuto pensare che metteva qualcosa in tasca lui, men-

tre non prendeva un centesimo anzi, lottava da mattina a sera per acquistare al meglio.

quello di migliaia di altre aziende italiane! Il tutto GRATIS! (vedi figura 4 e 5)

Fu così che, grazie alla bella ragazza vista in spiaggia e al suo ragazzo canterino, Bianchi si diede da fare e scoprì, potenza di internet, il sito http://www.eagisco.com/landing/benchmark/ dove poteva caricare le fatture di energia elettrica e ricevere, nel giro di pochi giorni lavorativi, un rapporto on line, facile facile che gli permetteva di confrontare il prezzo da lui pagato con

Infine aveva scoperto che eAgisco è una società indipendente e non la solita multiutility mascherata da finto-consulente o il solito sito che spara pubblicità per i broker di energia. eAgisco è qualcosa di completamente diverso: offre informazioni per negoziare al meglio, per non fare la figura degli ingenui di fronte ai giovani venditori di energia.

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Gian Luca BrambillA Founder & Chief Executive Officer eAgisco iged.it

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Dichiarazione dei diritti in Internet: la prima bozza pubblicata attende il contributo dei cittadini a cura della redazione

È stata pubblicata sul sito della Camera la bozza in italiano della Dichiarazione dei diritti in internet, varata dalla Commissione di Studio per una Carta dei Diritti di internet, presieduta dal giurista Stefano Rodotà e costituita da 10 parlamentari e 13 esperti su iniziativa del Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. Il documento è consultabile online e dal 27 Ottobre per quattro mesi i cittadini potranno contribuire a modificare ed arricchire

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il tema con i propri punti di vista e suggerimenti sulla piattaforma http://camera.civi.ci/, chiaro esempio di tentativo all’apertura alla partecipazione civica.

economico e di evitare il prevalere di poteri pubblici e privati che possano portare ad una società della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale.

È la prima volta che in sede parlamentare si discute dei diritti su internet, a dimostrazione della crescente importanza a livello economico e sociale dei temi legati alla Rete. Il documento ha lo scopo di tutelare i diritti fondamentali degli utenti cittadini in questa piattaforma di sviluppo

La bozza della Carta dei Diritti in Internet è racchiusa in 6 pagine in formato PDF ed è composta da un preambolo e 14 articoli. Nel preambolo si illustrano i principi su cui si fonda la Dichiarazione dei diritti su Internet (libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona),

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le trasformazioni apportate da Internet alla società mondiale (come la cancellazione di confini, l’utilizzo di nuovi modi di produzione e utilizzo della conoscenza, l’apertura ai cittadini alla partecipazione pubblica) e si sottolinea l’importanza che l’Unione Europea dà alla tutela dei dati personali. Si tiene conto di Internet nella sua dimensione economica, cioè come luogo di scambio, di innovazione e concorrenziale e nella sua dimensione sociale, cioè come luogo di autorganizzazione dei gruppi e di partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici. Nel primo articolo si ribadiscono i diritti fondamentali dell’uomo, che devono essere interpretati per garantire che siano effettivi anche nella dimensione web. Seguono poi il Diritto di accesso alla Rete, che richiede interventi pubblici per eliminare i divari digitali (economici, culturali o infrastrutturali) e la Neutralità della Rete, cioè che i dati trasmessi in rete non devono essere oggetto di discriminazione o restrizione in relazione alle libere scelte dell’utente. “La neutralità della Rete, fissa e mobile, e il diritto di accesso sono condizioni necessarie per l’effettività dei diritti fondamentali della persona. Garantiscono il mantenimento della capacità generativa di Internet anche in riferimento alla produzione di innovazione” cita la Carta. Punto focale della Carta è la tutela e il trattamento dei dati personali, approfonditi con il diritto all’autodeterminazione informativa (cioè la possibilità di dispor-

re, accedere e rettificare i propri dati online in qualsiasi momento), il divieto di un trattamento automatizzato dei dati personali e l’inviolabilità dei sistemi e domicili informatici, cioè il divieto di accedere ai dati della persona e di intercettare le comunicazioni elettroniche senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Vengono poi citati due diritti apparentemente antitetici: il diritto all’identità e il diritto all’anonimato in Rete, quest’ultimo rescindibile con un provvedimento motivato dall’autorità giudiziaria qualora sia necessario per garantire la dignità e i diritti di altre persone. È messo nero su bianco anche il tanto discusso Diritto all’oblio, sul quale si è già in passato dibattuto circa la sua relazione contrapposta al diritto di informazione dell’opinione pubblica, nel caso in cui il richiedente della cancellazione di una notizia dagli indici dei motori di ricerca sia un personaggio pubblico. Si dichiara infatti nella Carta che tale diritto è esercitabile da persone note solo se i dati che le riguardano non hanno alcun rilievo in relazione all’attività svolta o alle funzioni pubbliche esercitate. Si affronta all’articolo 11. “Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme” il tema critico delle piattaforme web (come i social network), alle quali si richiede lealtà e correttezza proponendo di difendere gli utenti da modifiche arbitrarie delle condizioni contrattuali che possano generare difficoltà o discriminazioni all’accesso; nel caso di piattaforme che offrono servizi essenziali per

la vita e le attività degli utenti, la Carta stabilisce il rispetto del principio di concorrenza e di interoperabilità verso altre piattaforme. La Carta dedica solo qualche riga alla sicurezza in Rete, limitandosi all’enunciazione astratta della sicurezza infrastrutturale e alla sicurezza relativa alla libertà di pensiero. Interessante e fondamentale perché Internet possa essere davvero considerata una base democratica è il Diritto all’educazione, che consiste nel diritto ad acquisire le capacità necessarie per un utilizzo consapevole e attivo di Internet, in riferimento soprattutto al gap digitale tra le varie generazioni. A chiudere, i “Criteri per il governo della Rete” articolo che premette il carattere universale dei diritti in Internet e prevede la necessità di istituire delle autorità nazionali e sovranazionali volte a garantire l’osservanza dei criteri contenuti in questa Dichiarazione. Nella Carta si ritiene che la costituzione di un sistema di regole su Internet debba tenere conto dei livelli territoriali (regionali, nazionali e sovranazionali) e della possibilità di forme di autoregolamentazione, purché conformi ai principi ivi indicati. Il tema che sembra stare a cuore a chi ha redatto la Carta è la necessità di garantire, anche a livello istituzionale, il coinvolgimento della molteplicità dei soggetti operanti in Rete ai processi di innovazione.

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Near Field Communication: cos’è e a cosa serve di Gabriele Barbesta

Cos’è l’NFC NFC è l’acronimo di Near Field Communication ed è un’evoluzione della tecnologia Rfid, più nota e già largamente diffusa. Stiamo parlando quindi di standard di connettività digitale in modalità wireless e contactless, vale a dire la trasmissione di dati tra due dispositivi senza che questi entrino in contatto tra loro. La peculiarità del Near Field Communication rispetto ad altre tecnologie wireless, come Rfid, Wi-Fi o Bluetooth, sta nel fatto che la comunicazione avviene

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soltanto nel raggio di pochi centimetri. Questa, che all’apparenza può sembrare una limitazione, si rivela invece un vantaggio. È infatti possibile trasmettere dati sensibili in modo più semplice, rapido e sicuro, anche senza la richiesta di un PIN o una password, poiché i dispositivi che comunicano tra loro devono necessariamente essere molto vicini. Secondo l’NFC Forum, l’ente internazionale che tutela e promuove gli standard di questa tecnologia, l’NFC è compatibile

con centinaia di milioni di carte e lettori già presenti in tutto il mondo. I device che sono dotati della tecnologia NFC possono essere riconosciuti dal marchio a forma di N fornito dall’NFC Forum, anche se molti usano altri simboli o la scritta completa “NFC”.

Dispositivi NFC I dispositivi dotati di NFC sono per la maggior parte smartphone e tablet dotati di un sensore NFC. Una curiosità: il primo cellulare dotato di sensore NFC

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è stato prodotto nel 2006 da Nokia. Altri grandi produttori del calibro di Samsung e LG hanno cominciato a vendere i primi modelli dotati di NFC nel 2011. Attualmente si stima che 9 nuovi modelli su 10 siano equipaggiati con NFC. Grazie al sensore NFC, smartphone e tablet possono compiere tre tipi di azioni: 1. trasmettere informazioni tra di loro, in modalità Peer-topeer (come si fa ad esempio con il Bluetooth, senza però bisogno di scambiarsi un codice): un esempio di questo scambio di dati è l’”Android Beam”; 2. virtualizzare una carta di credito per effettuare pagamenti sicuri, mediante il protocollo HCE (Host Card Emulation); 3. leggere e scrivere un Tag NFC, piccoli chip con un’antenna. I Tag NFC vengono detti “passivi”, poiché vengono azionati dai dispositivi “attivatori”, come sono appunto smartphone e tablet, ma anche lettori NFC per computer. I Tag NFC possono essere programmati per far compiere diversi tipi di azioni al dispositivo che li legge (aprire un link, un’applicazione, mostrare un testo, etc.).

Pagamenti NFC La tecnologia NFC sembra destinata a trasformare il nostro smartphone in un mezzo per effettuare pagamenti, proprio come una carta di credito o un bancomat. In realtà, questo avviene già in diversi Stati in tutto il mondo, tra cui principalmente gli Stati Uniti, la Germania, la Finlandia e i Paesi Bassi. Uno smartphone NFC, in realtà, può essere molto di più di una carta di credito: può in effetti sostituire tutte le nostre carte di pagamento, di fedeltà e di accesso. L’idea di base è che basta avvicinare il proprio telefono a un lettore NFC per farlo comportare come una vera e propria carta magnetica o dotata di microchip. Per quanto riguarda i trasporti pubblici, ad esempio, è già possibile utilizzare il proprio telefono

cellulare come un abbonamento. Recentemente, anche l’azienda dei trasporti pubblici di Roma ha adottato la tecnologia NFC, come era già stato fatto a Milano e Torino. Fuori dall’Italia, molte altre città hanno adottato un sistema di ticketing tramite telefono cellulare. Dal punto di vista tecnico, viene associata la propria SIM a un conto corrente o a una carta di credito, proprio come è associata a un provider di telefonia mobile. La tecnologia NFC, usata per questi scambi di informazioni sensibili, è molto simile a quella Rfid utilizzata per le carte di credito, solo che i chip NFC permettono un tipo di comunicazione a doppio senso (mentre Rfid ha un senso solo), il che dovrebbe garantire un maggiore livello di sicurezza. In pratica, pagare con un cellula-

Per completezza, va detto che esistono anche altri tipi di dispositivi NFC, come lettori USB per computer o altri tipi di hardware (come ad esempio un lettore di smart card sui mezzi pubblici). iged.it

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re mediante un terminale di pagamento (POS) abilitato all’NFC è sicuro almeno quanto pagare con una carta di credito o un bancomat, se non di più. Inoltre, è molto più difficile clonare una SIM. Le applicazioni che permettono di effettuare pagamenti sono diverse. Quella più famosa e diffusa a livello mondiale è probabilmente Google Wallet, realizzata proprio dall’azienda di Mountain View. In Italia, gli operatori di telefonia Telecom Italia, Vodafone e PosteMobile hanno sviluppato un’applicazione simile per effettuare i pagamenti da cellulare e hanno reso disponibili le SIM NFC necessarie per l’utilizzo. Va detto che, al momento, tali applicazioni di Wallet sono disponibili solamente per smartphone con sistema operativo Android, probabilmente a causa della maggiore diffusione sul mercato di questo sistema operativo, che supporta molto bene la tecnologia NFC. Effettuare un pagamento con il cellulare è molto semplice: in generale, basta aprire l’applicazione, toccare il tasto “Paga” e avvicinarlo al POS. Nel caso di una spesa superiore a 25 euro, viene richiesto un PIN personale, altrimenti il pagamento viene effettuato in automatico. Il POS ne dà conferma con un segnale acustico, mentre verrà visualizzata una notifica sul proprio cellulare. Come si può vedere, quindi, la sicurezza è garantita da diversi fattori. In primis, l’infrastruttura tecnologica, che propone una sicurezza maggiore della carta di

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credito. In secondo luogo, la caratteristica dell’NFC di essere una tecnologia “a corto raggio” prevede che il cellulare debba essere in stretta prossimità del POS. In ogni caso, il cellulare deve essere sbloccato, l’applicazione di pagamento aperta e il tasto di pagamento selezionato. Si può quindi camminare tranquilli per strada con il proprio smartphone in tasca, senza temere addebiti di malintenzionati. Nel caso di furto di cellulare, inoltre, il ladro potrebbe effettuare spese non superiori a 25 euro, sempre ammesso che l’utente non abbia impostato un codice di sblocco del proprio telefono. In confronto, il furto della carta di credito è più pericoloso. Oltre alle carte di credito, inoltre, uno smartphone NFC può memorizzare dati anche di carte fedeltà e di abbonamenti. In questo modo, non si corre il rischio di dimenticare a casa una particolare tessera o un buono sconto (o di non trovarli in mezzo a tutti gli altri nel portafoglio), perché al giorno d’oggi è molto meno probabile dimenticare il cellulare.

Tag NFC e possibili applicazioni I Tag NFC, come anticipato, sono dei piccoli circuiti integrati con una piccola memoria digitale. Come una memoria Flash, possono essere riprogrammati innumerevoli volte, ma in più possono essere anche bloccati, in modo da non essere sovrascritti. Programmare un Tag NFC

è un’operazione molto semplice, che si può effettuare con un qualsiasi smartphone NFC. Sono disponibili numerose applicazioni gratuite per tutti i sistemi operativi, sia per cellulari che per computer. I Tag NFC possono contenere chip di tipo differente: è importante tenere presente che non tutti sono dotati di una compatibilità universale. Gli unici compatibili con tutti i dispositivi NFC sono quelli con chip della serie Ntag: i più diffusi sono gli Ntag203, ma ce ne sono anche di nuova generazione, come gli Ntag216, dotati di una memoria maggiore. I Tag NFC possono essere anche di diverse forme e dimensioni: possono essere a forma di etichette adesive, di dischetti di plastica, di braccialetti, ciondoli o in formato tessera, ma le caratteristiche fondamentali che li rendono unici sono due: • non richiedono un’alimentazione esterna; • hanno un codice seriale univoco e non falsificabile. Queste due caratteristiche, oltre al fatto che hanno un costo particolarmente basso, rendono i Tag NFC utilissimi per diverse applicazioni. È facile comprendere che, grazie al codice univoco, è possibile associare un Tag NFC a una persona o a un oggetto ben precisi, migliorando alcuni servizi e aprendo nuove possibilità di business: è il cosiddetto “internet of things” (internet delle cose), vale a dire la possibilità di assegnare un numero identificativo o un link a ogni oggetto o

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individuo. Tra i campi che maggiormente si prestano all’adozione dei Tag NFC incontriamo il monitoraggio, l’anti-contraffazione, il controllo accessi, il marketing e la fidelizzazione.

Monitoraggio Applicando un Tag NFC a un oggetto (un macchinario che richieda manutenzione) o a una persona (un badge per l’assistenza a domicilio), è possibile velocizzare e ottimizzare le operazioni di controllo e verifica. Tramite il Tag NFC è possibile accedere alla scheda completa dell’individuo o dell’oggetto da monitorare e certificare il passaggio dell’operatore. Integrando il servizio con un semplice software web, è possibile inviare degli alert tramite email o SMS nel momento del controllo, oltre a tenere traccia dello storico, estrapolare report ed elaborare statistiche. Per maggiori informazioni: www.nfctracking.it

Anti-Contraffazione Associando il codice univoco di un Tag NFC a un prodotto di alto valore, è possibile creare un database di prodotti autentici. Grazie a un’etichetta o a un packaging con un Tag NFC integrato, è quindi possibile certificare l’autenticità del prodotto. Ogni consumatore, inoltre, potrà verificare con il proprio smartphone NFC che il prodotto non sia contraffatto ed effettuare acquisti con più tranquillità. Per maggiori informazioni: www.tagover.com

Controllo Accessi Un sistema di controllo accessi realizzato con tecnologia NFC può essere integrato all’interno di un software, rendendo possibili diverse applicazioni. In azienda, può essere il calcolo delle ore di presenza, mentre in un contesto fieristico si possono valutare quali stand o eventi hanno avuto maggior successo e facilitare lo scambio dei contatti.

tware o un’app mobile è infatti possibile crearsi un proprio fidelity system, associando una card NFC a un cliente e utilizzando il proprio smartphone come lettore. Per maggiori informazioni sulla tecnologia Near Field Communication, sui Tag NFC e sui servizi ad essi collegati, rimandiamo a www.shopnfc.it

Marketing Le applicazioni dei Tag NFC nel marketing sono veramente numerose. Attualmente, a causa di una diffusione non ancora capillare di device NFC nei consumatori, i Tag sono usati in accoppiamento con i QR code. In genere, sono usati per il marketing in-store o sul packaging, per fornire maggiori informazioni sul prodotto. Vengono utilizzati inoltre per la realizzazione di smart poster, ovvero cartelloni pubblicitari che interagiscono con i consumatori, rimandandoli a un link di acquisto online piuttosto che facilitando il download di un’applicazione o di un buono sconto. I Tag NFC semplificano anche la condivisione di contenuti sui social network. Per maggiori informazioni, consigliamo di visitare il blog all’indirizzo www.nfcmarketing.it.

Fidelizzazione Grazie alla tecnologia NFC, la fidelizzazione è ora possibile anche per le realtà più modeste, come piccoli negozi, club, palestre, etc. Con un semplice sof-

Gabriele Barbesta Web marketing - Sinfotech iged.it

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Nuance Power Pdf Advanced Disponibile nelle versioni base (prevalentemente per uso individuale) ed advanced (per uso aziendale) questa suite dedicata alla creazione ed elaborazione di file PDF è caratterizzata da un interessantissimo rapporto prezzo/prestazioni rispetto a suite più blasonate. di giancarlo butti

Il PDF è uno dei formati dei documenti più popolare nel mondo dell’informatica tanto che da formato proprietario creato da Adobe quale estensione del PostScript è successivamente diventato uno standard ISO a tutti gli effetti. Il motivo di tanta popolarità è legato a molteplici fattori: • la facilità d’uso • la completezza dei contenuti (un documento PDF può contenere testo, immagini ad alta definizione, immagini 3d…) • la trasportabilità, che risolve egregiamente il problema dello scambio dei documenti fra sistemi operativi e dispositivi diversi, mantenendo però nel contempo, a differenza di altre soluzioni quali potrebbero esserlo ad esempio le pagine WEB, una perfetta corrispondenza con l’originale • la facilità con cui sono generati i file PDF da parte degli utenti

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l’alta qualità, tanto che il formato PDF viene utilizzato nell’industria grafica per lo scambio dei file da inviare in stampa.

Tuttavia non tutti sanno che in realtà il PDF non si limita alla semplice rappresentazione di contenuti testuali o di immagini, ma è un vero e proprio ambiente, con il quale è possibile creare innumerevoli tipologie di “documenti”. Si va dalle presentazioni multimediali, incorporando nei documenti PDF componenti quali filmati e suoni, ai moduli per la raccolta dati, alle applicazioni vere e proprie grazie anche alla possibilità di avvalersi di un vero e proprio linguaggio di programmazione quale JavaScript. Personalmente ho realizzato sofisticati cataloghi e pubblicazioni multimediali da aggiornare periodicamente sfruttando le caratteristiche multilayer dei file PDF, con i quali è ad esempio possibile posizionare una serie

di link ipertestuali su un layer ed il contenuto dei documenti su un altro. Per generare file PDF è solitamente necessario disporre di un’applicazione che quantomeno attivi un driver di stampa permettendo così agli utenti di convertire i propri documenti in PDF semplicemente selezionando una stampante. Solitamente con i normali tool questa è l’unica attività possibile. Per effettuare interventi più complessi o editare un file PDF è necessario disporre di appositi applicativi quali, ad esempio, Nuance Power PDF. Questo prodotto è una suite con la quale è possibile creare, editare e manipolare file PDF in modo molto semplice e con ottimi risultati. In realtà la suite comprende anche numerose altre funzionalità oltre quelle che verranno presentate, fra le quali la possibilità di connettersi ad applicazioni per la gestione documentale (ad esempio Share-

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point) o servizi cloud. La creazione di un file PDF può avvenire “tradizionalmente” utilizzando la funzione di stampa, ma sono disponibili molte altre modalità, ad esempio per la conversione massiva dei file. Ad esempio è possibile una conversione diretta dalle più comuni applicazioni Office. è anche possibile procedere alla combinazione di più file fra loro in un unico PDF ed anche alla sovrapposizione in un’unica pagina di più componenti di grafica e testo inizialmente separate. Sui file così creati è possibile intervenire con attività di editing che consistono ad esempio nell’inserimento di testo, nella manipolazione di immagini, nell’inserimento di componenti multimediali e 3D attivi, nell’attivazione di link.

Gli strumenti disponibili sono molteplici, alcuni dei quali anche insoliti in questo ambito, quali ad esempio la possibilità di inserire filigrane predefinite o di oscurare parte del documento. La suite è in grado di procedere all’acquisizione di un documento da scanner o di gestire un documento PDF immagine effettuando successivamente il riconoscimento del testo. La particolarità dell’OCR nell’ambito del PDF è che il documento convertito mantiene esattamente l’impostazione e la forma dell’originale, anche se il testo a questo punto può essere estratto come tale e soprattutto ne è consentita la ricerca. Com’è noto, al di là dei grossi vantaggi offerti, i file PDF portano con sé lo svantaggio di non

essere solitamente editabili e quindi modificabili o commentabili da parte di un lettore. Diventano quindi sì uno strumento formidabile di comunicazione, ma poco adatti ad essere utilizzati quali strumenti di lavoro per uno scambio di documenti ancora in elaborazione. Il file PDF viene solitamente visto come risultato finale, come congelamento di un’attività anche di gruppo che ne ha preceduto il suo consolidamento in un formato “chiuso”. In realtà non è proprio così e questa suite rende disponibili numerosi strumenti per inserire i propri commenti all’interno di un documento, ovvero per evidenziare correzioni da apporre al testo. La logica della visualizzazione di queste revisioni è molto simile a quella in uso in Word, con la possibilità di scorrere i commenti in una finestra e di visualizzare poi la pagina ed i commenti inseriti affianco alla stessa. La necessità di utilizzare strumenti di questo tipo è legata al fatto che un documento PDF, per quanto si disponga di strumenti per editarlo, non è gestibile come un documento Word (molto banalmente, se viene inserito o modificato del testo non vi è una reimpaginazione automatica della pagina). E’ quindi necessario procedere comunque, salvo che le correzioni siano molto limitate, sul documento originale. Tuttavia non è sicuramente questa la finalità principale di queste funzioni. Spessissimo non si diiged.it

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spone del documento originale che ha portato al PDF perché semplicemente lo si è recuperato fra i milioni di documenti presenti nel WEB (ad esempio il testo di una legge da commentare). Ecco quindi che poter intervenire con delle annotazione sul file PDF diventa particolarmente utile. Questa non è tuttavia la sola opzione percorribile. La suite consente anche di convertire un file PDF in uno dei formati utilizzati dal Office, da Word a Power Point, con una qualità decisamente notevole. Quindi chi intende procedere ad interventi di rilievo o ad utilizzare massivamente i contenuti di un file PDF può procedere per questa via; altra funzione utile in questo ambito quella che permette di comparare un file PDF con un file Word o direttamente 2 file PDF, individuandone le differenze. Ovviamente molto utile per capire quale versione di un documento si sta lavorando.

Tali impostazioni possono essere effettuate mediante l’uso di password o mediante l’uso di certificati digitali. Fra le funzioni di protezione disponibili quella che consente di eliminare i vari elementi di un documento, quali ad esempio i metadati; solitamente si fa poco caso alle informazioni contenute in questi elementi, dimenticandosi persino della loro esistenza.

Una nota di particolare interesse riguarda la possibilità di dettare a voce i propri commenti, essendo possibile connettersi dalla suite al servizio Dragon Notes che elabora in remoto i file vocali restituendo il locale il testo. Ottima anche la pronuncia italiana del testo dei documenti, se si attiva la lettura a voce alta.

Grazie al PDF è anche possibile creare dei moduli compilabile dagli utenti. Possono esistere varie categorie di moduli; la più semplice consiste nella semplice rappresentazione grafica degli spazi da compilare, delle caselle da barrare, utilizzabile solo dopo la stampa. In realtà con il PDF è possibile creare moduli nei quali è possibile caricare direttamente dei dati che successivamente possono essere esportati. La creazione dei moduli è opportuno che sia eseguita mediante applicazioni di elaborazione testi quali Word, che dispongono di funzionalità di impaginazione complesse; le funzioni disponibili in questa suite consentono successivamente di trasformare i moduli statici così creati altrettanti moduli attivi.

Per quanto attiene la protezione è noto che un file PDF può avvenire su diversi livelli. E’ in-

La funzione FormTyper è anche in grado di svolgere tale attività su moduli cartacei digitalizzati.

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fatti possibile attivare l’apertura in sola consultazione o limitare l’estrazione dei dati e stamparli con un livello di risoluzione variabile.

Le funzionalità di ricerca consentono di operare su uno o più file o su un’intera cartella. E’ possibile utilizzare le funzioni di ricerca utilizzando una o più parole combinate con operatori booleani non solo nel contenuto del documento PDF, ma anche in tutti gli altri elementi che lo compongono (tag, commenti,…). Di particolare interesse la possibilità di avvalersi e di creare modelli di ricerca. La ricerca viene svolta unicamente su file PDF e quindi non va confusa con quella nativa presente ad esempio nei sistemi operativi Windows. In conclusione si tratta quindi di una suite veramente ricca, che permette di sfruttare al meglio le caratteristiche dei file PDF, introducendo con facilità anche l’uso delle caratteristiche meno note di tale formato di documenti.

Giancarlo Butti Auditor e Divulgatore scientifico

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Diario di un imprenditore italiano a Dubai Intervista a Nicola de Corato, proprietario e fondatore di DubaiBlog a cura della redazione

Un italiano a Dubai per sviluppare gli affari tra Italia e Paesi Arabi: com’è nata l’idea? Sono approdato la prima volta a Dubai nel 2004, grazie al cam-

pionato mondiale di motonautica Class1, per cui ho sviluppato il sistema di timing, subito dopo la laurea in ingegneria delle telecomunicazioni. Da lì me ne sono innamorato, e ho aperto DubaiBlog. Un blog personale utilizzato come un diario, inizialmente

senza fini commerciali. Poi il crescere di questo blog lo ha fatto diventare un sito prima e un vero e proprio portale poi, sviluppando anche il business che tutt’oggi è alla base della mia attività di social media marketing (per le aziende, non solo italiane,

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insediate già sul territorio) e di consulenza per gli imprenditori che vogliono aprire attività qui e vogliono un riferimento. DubaiBlog è un network di siti web e pagine sui principali social network su Dubai, Emirati Arabi e Medio Oriente in genere. Fondato nel 2007 con un altro nome, nel 2009 assume il nome attuale; DubaiBlog è anche il nome dell’organizzazione, impegnata in prima linea nell’aiutare imprenditori europei ad aprire filiali o nuove aziende, sviluppare attività, avviare progetti nei Paesi del Golfo Persico. Mentre il portale si propone di diffondere la cultura araba, di fornire informazioni utili per chi vuole andare a Dubai come turista o come imprenditore, dando indicazioni su come organizzare il viaggio, opportunità di business, fiere, eventi, vita notturna e tanto altro ancora, lo staff di consulenti aiuta i clienti di DubaiBlog nell’avvio delle attività commerciali e di consulenza nei Paesi del Golfo. Supportiamo imprenditori, professionisti e aziende anche per •

sviluppare la comunicazione sul web, avvalendoci delle più avanzate tecniche SEO (posizionamento sui motori di ricerca) supportare la creazione di siti web in Inglese, Arabo e altre lingue, monitorando il trend di visitatori generare contatti e occuparsi di Direct Email Marketing (DEM – azioni di email

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marketing) Collaboro inoltre con varie riviste locali e sono volontario nei Bergamo Scuba Angels, associazione sportiva impegnata nell’elisoccorso durante le gare di motonautica, e di cui sono anche PR per il Medio Oriente.

Quali i sono settori più trattati? Se parliamo di imprenditoria italiana che si sposta verso Dubai, In primis abbiamo la consulenza generica (anche perché i costi di avvio di un’attività sono molto esigui), la ristorazione e l’ambito edile. Anche se questi ultimi due settori richiedono capitali più importanti per partire.

Quali i Paesi arabi più presenti? Dubai è un hub commerciale internazionale, ti confronti con locali, con persone dell’Estremo Oriente e dell’Estremo Occidente. Ma per quanto riguarda i Paesi arabi fa da catalizzatore per i Paesi del GCC (Emirati Arabi, Qatar, Bahrein, Kuwait, Oman, Saudi Arabia). Dubai è talmente internaziona-

le che a volte fai fatica a trovare qualcuno con cui parlare arabo; diversa invece Abu Dhabi, molto più conservativa e dove maggiormente incontri emiratini. Uno dei miei più cari amici locali è un ex ufficiale di polizia e atleta: pur avendo circa 40 anni, è nato nel deserto.

Gli ultimi successi? Per me è un successo ogni volta che un cliente resta soddisfatto dei servizi offerti dalla nostra organizzazione. Mi riempie d’orgoglio essere partner di realtà conosciute in tutto il mondo come Nikon, RedBull, Atlantis The Palm, il circuito di Formula 1 di Yas Marina, tanto per citare alcuni esempi; in particolare però sono contento di lavorare con alcune delle eccellenze italiane nel mondo, tra cui mi fa piacere citare due partnership avviate quest’anno: con la NiMAR (società specializzata nella costruzione di custodie subacque per le macchine fotografiche) e la SEAC (società che realizza attrezzature subacquee). Rubo un’ultima riga di giornale per ringraziare gli autori del network DubaiBlog. Senza di loro il brand DubaiBlog non sarebbe quello che oggi rappresenta.

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Le cinque dimensioni dei Big Data Big Data Value Europe a cura della redazione

Oggi gli analisti cercano di trarre delle informazioni da una serie di dati enormi, eterogenei e ad alta velocità usando metodi di analisi di dati variabili. Queste serie di dati sono presenti ovunque e derivano da crescenti

servizi di cloud computing, dall’Internet of Services (IoS) e dall’emergente Internet of Things (IoT). I big data sono spesso definiti come qualsiasi serie di dati che non può essere manipolata usando le soluzioni, le tecniche e

le tecnologie convenzionali oggi largamente disponibili. Attualmente è in corso un cambiamento verso le decisioni guidate dai dati sia nell’industria che nelle scienze. Questo trend è stato descritto in uno studio sui

Lo studio tedesco e il riassunto in inglese sono disponibili al link www.dima.tu-berlin.de/menue/ research/big_data_management_report

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big data condotto da Database Systems and Information Management Group per la tedesca BMWi (precedentemente il Ministro Federale dell’Economia e Tecnologia, oggi conosciuto come Ministro Federale per gli Affari economici e l’Energia). Nello studio, le sfide e le opportunità dei big data sono state classificate in cinque dimensioni, cioè tecnologica, applicativa, economica, legale e sociale, descritte di seguito. Tecnologica C’è bisogno di sistemi e piattaforme modulabili per l’analisi dei dati, metodi innovativi per l’analisi dei dati e in particolare tecnologie che aiutino a supere il divario delle competenze (per esempio permettendo che

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i metodi di analisi dei dati siano accessibili ad un pubblico più vasto). applicativa Stanno emergendo molte innovative applicazioni nell’economia dell’informazione, come i mercati dell’informazione, che elaborano e vendono dati arricchiti. Questi mercati dell’informazione sono effettivamente il tramite per l’economia dell’informazione. Altri esempi includono la medicina personalizzata, l’industra 4.0 e gli studi umanistici digitali. Economica I rischi e le opportunità nella dimensione economica risiedono nei nuovi modelli di business e nei cambiamenti del paradigma

di consegna del contenuto (ad esempio il dare un prezzo all’informazione e il ruolo dei software open source). Legale Da un punto di vista legale i big data presentano varie sfide per quanto riguarda la proprietà, la responsabilità e l’insolvenza, in aggiunta alle questioni prevalenti, come la privacy e la sicurezza. Sociale Infine, l’innovazione guidata dai dati avrà un profondo impatto sulla società nell’insieme relativamente all’interazione sociale, le notizie e i processi democratici, tra le altre cose.

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Lettera alla Redazione “Alla ricerca di un fornitore per la Sicilia...”.

Sono Salvo Argento, dipendente dell’Azienda Ospedaliera “Gravina” di Caltagirone, oggi in pensione. All’interno della A.O. negli ultimi venti anni sono stato responsabile dell’ archivio e protocollo (dal 1991 al 2001) e successivamente responsabile dell’Ufficio gestione fascicoli del personale ( da metà 2001 al 2011 anno del mio pensionamento). Mi sono quindi sempre occupato di documenti e della loro complessa gestione, ed è proprio in quegli anni che casualmente ho conosciuto iged.it, attraverso la quale ho scoperto il mondo della GED e seguito i vari sviluppi che si sono succeduti negli anni. Riuscii ad ottenere dalla Direzione Amministrativa la sottoscrizione dell’abbonamento alla rivista per un paio di anni. Qualche anno fa contattai la redazione scambiando qualche impressione e parere (su regole tecniche – appena oggi approvate –, sull’allora AIPA ). Nel periodo in cui sono stato in servizio ho sempre sperato che qualcosa nella P.A. potesse cambiare soprattutto sulla gestione documentale e dei fascicoli di cui mi occupavo nella fattispecie, immaginando che si potesse rivoluzionare la consultazione di un fascicolo, con la tastiera e il monitor (con il lavoro preparatorio della digitalizzazione documentale, ovviamente), evitando di prelevarlo fisicamente dall’armadio, aprirlo e consultarlo per poi riposizionarlo al suo posto (operazione questa molto critica che ha richiesto sempre molta attenzione), l’unica nota positiva è stata l’adozione del protocollo informatizzato. Questa lunga presentazione è necessaria per trasmettere questo mio sogno mai sopito per la GED, che non ho potuto realizzare con la PA, ma che vorrei realizzare da privato. Vivo a Caltagirone (città natale di Don Luigi Sturzo) città di poco meno di 40.000 abitanti, con tanti studi commercialisti, studi legali, nonché studi notarili. Tutti potenziali clienti alla ricerca di soluzione alle novità legali e fiscali che il legislatore ha recentemente messo in pratica (vedi fascicolo legale, fattura elettronica, gestione elettronica e conservazione dei documenti). L’input mi è stato dato dall’interessante articolo (IGED1/2014) della Dott.ssa Amelia Scotti “I nuovi scenari di business”, riguardante la dematerializzazione e la conservazione sostitutiva dei documenti. Sono quindi alla ricerca di un’azienda che si occupa di tutto ciò e che voglia creare a Caltagirone un punto collaborazione e di riferimento in un mercato quasi incontaminato; non sono un “tecnico”, ma sono animato da tanto entusiasmo e tanta voglia di collaborare. Conosco personalmente moltissimi dei professionisti interessati al problema che sono oggetto di attenzione da parte di queste aziende. Poiché il numero delle aziende è molto vasto, mi rivolgo a voi per avere qualche utile suggerimento al fine di restringere il campo della ricerca di aziende che si occupano di GED, di fatturazione fiscale e di conservazione documentale, che abbia l’esigenza di creare un punto di riferimento o comunque una figura di rappresentanza in loco. Ringrazio per l’attenzione e molto cordialmente saluto tutti.

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Cloud: cosa può fare l’utente finale per la sicurezza dei propri dati di maurizio Moroni

Possiamo riassumere le principali qualità del Cloud usando tre termini specifici: Flessibilità, Accessibilità e Ottimizzazione dei costi. Partendo dall’ultimo termine, infatti, sappiamo che uno dei maggiori benefici del Cloud è la possibilità di tagliare la spesa in termini di gestione e manutenzione dell’hardware in house. Il Cloud, infatti, è in grado di combinare allo stesso tempo convenienza

economica e prestazioni di alto livello, affidabili e ridondate. Ecco perché i primi a trovare conveniente l’adozione del Cloud sono tutte quelle piccole e medie realtà solitamente non equipaggiate con robusti sistemi di disaster recovery (a volte del tutto inesistenti), che si servono del Cloud al fine di ridurre al minimo le interruzioni lavorative. Per avere un assaggio della Flessibilità offerta dal Cloud basti pensare a quanto sarebbe

anti-economico, per una piccola impresa, implementare, gestire e manutenere sistemi informatici complessi che possano garantire solide performance. Grazie all’Accessibilità tipica del Cloud, inoltre, diventa possibile semplificare la collaborazione tra utenti interni ed esterni ai propri uffici grazie a dispositivi fissi o portatili e utilizzare qualsiasi tipo di applicazione senza doversi preoccupare dell’hardware necessario. Il Cloud, tuttavia, presenta anche degli aspetti critici che è bene non sottovalutare: sebbene da un lato questa tecnologia permetta a chiunque di estendere l’affidabilità del proprio sistema IT e la capacità di condividere le informazioni, bisogna sempre ricordare che queste ultime vanno a finire, inevitabilmente, nelle mani del fornitore di servizi. Il fornitore dovrebbe essere di comprovata affidabilità perché è a lui che l’utente finale demanda, oltre che il supporto tecnico, sia la protezione fisica dell’infrastruttura che la protezione telematica da attacchi esterni. Come è noto, inoltre, iged.it

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affidarsi al Cloud significa dipendere al 100% dalla connettività: se la rete dovesse andare offline, si verrebbe irrimediabilmente tagliati fuori, incapaci di connettersi ai servizi chiave per lavorare o leggere file importanti. I recenti fatti di cronaca, che hanno visto furti di immagini private di personaggi celebri, hanno fatto riemergere con prepotenza il dibattito sulla sicurezza del Cloud, stavolta mettendo in luce anche la possibile responsabilità dell’utente stesso. Non si finirà mai di ricordare infatti che il Cloud non rappresenta necessariamente un passo avanti… se non si presta la dovuta attenzione! Bisogna essere coscienti che, una volta entrati nella nuvola, i propri dati transitano nei server di qualche fornitore, il quale potrebbe farne uso per scopi propri o commerciali o potrebbe addirittura non essere adeguatamente preparato ad affrontare minacce informatiche. Sicuramente è necessario prestare sempre la massima attenzione nella selezione e scelta del servizio, leggendo attentamente le policy: i server e l’intera infrastruttura del fornitore devono rispondere ai requisiti minimi di sicurezza imposti dalla EU e godere della massima trasparenza in termini di gestione delle informazioni. Purtroppo però alcune volte questa accortezza non basta. Come recentemente sottolineato dalla Cloud Security Alliance, infatti, al primo posto nella classifica dei 9 pericoli del Cloud computing c’è il furto di dati sensibili. La classifica offre lo spunto

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per riflettere su come molte delle best practices utilizzate in passato non abbiano più senso in ambito Cloud e, per questo, il modo più efficace per proteggersi sia il controllo degli accessi alla fonte, ovvero l’identificazione certa dell’utente e l’amministrazione dei diritti di accesso al singolo dato. Per fare questo, oltre allo scegliere password che non siano troppo semplici, potrebbe essere d’aiuto fare affidamento su una “sicurezza aggiuntiva” gestita dall’utente finale: la crittografia. I prodotti per la cifratura dei dati sul Cloud attualmente in commercio, infatti, rendono i dati sensibili assolutamente illeggibili a chi non sia stato precedentemente autorizzato. Tuttavia anche una soluzione di crittografia, per quanto fortemente consigliata, non rappresenta l’unico step necessario per essere al sicuro, dal momento che in rete le insidie sono molte e sempre più spesso difficili da notare. È buona norma, pertanto, dotarsi anche di sistemi operativi costantemente aggiornati con le pacthes dei rispettivi fornitori, utilizzare sistemi antivirus e adottare “comportamenti responsabili”. Ad esempio la scelta di una password robusta e la massima attenzione ad eventuali episodi di email phishing possono sicuramente mettere al riparo l’utente da situazioni spiacevoli. Quello che spesso non viene detto è che anche la scelta della password può rivelarsi meno semplice di quello che si pensa, soprattutto nei casi in cui i dati da proteggere sono di grande importanza. Anche in questo

caso è di nuovo la tecnologia ad arrivare in soccorso dell’utente che può fare ricorso a strumenti generatori di password casuali e utilizzabili una sola volta (come accade nei pagamenti online) o a strumenti di rilevazione biometrica, come i lettori di impronta. Fondata nel 1984, Partner Data opera nel mercato dei prodotti per la sicurezza IT e protezione del software, sistemi di identificazione e programmi di fidelizzazione. Tra i marchi distribuiti, tutte Aziende di nicchia leader nel loro settore, figurano: Athena (Giappone), Feitian (Cina), Precise Biometrics (Svezia), Quantec (Svizzera) e altri. Partner Data è inoltre distributore per l’Italia di IndependenceKey, il primo dispositivo crittografico portatile al mondo con interfaccia USB in grado di integrarsi perfettamente con il sistema operativo, che consente agli utenti di proteggere file e dischi, utilizzare il Cloud in totale sicurezza, creare il proprio network sicuro ed effettuare telefonate VoIP totalmente criptate in hardware. www.partnerdata.it

Maurizio Moroni Responsabile divisione Security di Partner Data

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Crowdfunding reward ed equity based Milano, 29 ottobre 2014 Il crowdfunding (dall’inglese crowd=folla e funding=finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.

SEMINARI PROFESSIONALI ITER

Il corso mira proprio ad offrire ai partecipanti una visione d’insieme del mercato del crowdfunding a livello mondiale e nello specifico della realtà italiana con un focus sulla normativa vigente.

La Stampa 3D Laboratorio introduttivo alla prototipazione rapida e alla Digital Fabrication

Milano, 5 novembre 2014 Le stampanti 3D esistono fin dal 1984. Fino a pochi anni fa erano macchine complesse e molto costose. Oggi le stampanti 3D sono accessibili a chiunque. Il movimento dei maker e il progetto RepRap stanno portando queste macchine sulle nostre scrivanie. Le stampanti hanno grandi potenziali e possono essere di grande aiuto a chi si occupa di progettazione, design, produzione anche artigianale. Il corso illustrerà i concetti e le potenzialità della Digital Fabrication. Sono previste attività pratiche e l’utilizzo di una stampante 3D Sharbot PRO. Vedremo insieme come funzionano queste macchine e quali programmi sono necessari per disegnare oggetti e poi realizzarli con un semplice click.

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E lettura non importa Soprattutto, Reader è ilpassione, frutto di anni ricerca, documento ottimizzato ocodelines meno per stampate la ottica. di esperienza,Recogniform di professionalità e di tuttadiItaliana. stampatoOCR-A, osia dattiloscritto, con i se fontil speciali OCR-B, CMC7, E13B. E non importa Soprattutto, Reader è ilpassione, frutto di anni ricerca, documento sia ottimizzato o meno per la lettura ottica. di esperienza,Recogniform di professionalità e di tuttadiItaliana. speciali OCR-A, OCR-B, CMC7, E13B. E non importa se il Soprattutto, Recogniform Reader è il frutto di anni di ricerca, documento sia ottimizzato o meno per la lettura ottica. di esperienza, di professionalità e di passione, tutta Italiana. Per maggiori oinformazioni o per una demo gratuitadicontattaci all’indirizzo info@recogniform.it documento sia ottimizzato meno per la lettura ottica. esperienza, di professionalità e di passione, .tutta Italiana. 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