iged.it n°2/12

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GESTIONE DELLE INFORMAZIONI DIGITALI FOCUS Il CAD si evolve ancora

APPROFONDIMENTI L’Internet of Things tra presente e futuro

SPECIALE OMAT Sintesi del convegno “Documenti e firme digitali”

EVENTI iged.it 20 anni

L’incontro riservato agli abbonati di iged.it Milano 20 settembre 2012

ISSN 1720-6618

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Tutti i nomi, nomi di produttori, denominazioni di prodotti e marchi sono soggetti a speciďŹ ci diritti sui marchi commerciali e sono marchi del produttore e/o marchi registrati dei rispettivi proprietari. Le indicazioni e i dati forniti non sono impegnativi e vincolanti. I dati tecnici possono variare senza preavviso.


EDITORIALE 02-2012

Editore

ITER srl www.iter.it Direttore Responsabile

Domenico Piazza Direttore Contenuti

Vincenzo Gambetta

Grazie Vincenzo

A questo numero hanno collaborato:

Natalia Allegretti, Maurizio Arata, Daniele Citterio, Roberto De PrĂ , Vito Intini, 6LOYLD /RIĂ€ Alessandro Mastromatteo, Giovanni Miragliotta, Alessandro Perego, Francesco Pucino, 3LHUOXLJL 5LGROĂ€ Franco Ruggieri, Gianni Sandrucci, Benedetto Santacroce, Angela Tumino Responsabile segreteria di Redazione

Petra Invernizzi Redazione

VenerdĂŹ pomeriggio abbiamo chiuso insieme questo numero, tu, io, Petra, Ursula, Stefano, Claudio, Annalisa ed i colleghi tutti e lunedĂŹ alle 15 arriva una notizia alla quale non possiamo e non vogliamo credere. Per me un fratello, per tutti noi un carissimo amico, un Maestro ed un Partner che abbiamo salutato solo poche ore fa ... ora non c’è piĂš. Non ci sono parole se non un grande Grazie per tutto quello che ci hai insegnato e l’affetto che ci hai donato; sei e resterai sempre nei cuori di tutti noi.

iged.it Via Rovetta, 18 20127 Milano TEL: +39 02.28.31.16.1 FAX: +39 02.28.31.16.66

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Alla tua Famiglia siamo piĂš vicini che mai e partecipiamo al loro dolore con il cuore veramente spezzato.

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Arrivederci caro Amico Vincenzo

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Domenico

Stampa

Ingraph Srl Seregno (MI) Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 157 del 7 marzo 1992. La tiratura di questo numero è di N. 10.000 copie. PubblicitĂ inferiore al 45%. Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare VSHFLĂ€FKH UHVSRQVDELOLWj SHU HYHQWXDOL involontari errori o inesattezze. Ogni articolo Ă€UPDWR HVSULPH HVFOXVLYDPHQWH LO SHQVLHUR GL FKL OR Ă€UPD H SHUWDQWR QH LPSHJQD OD responsabilitĂ personale. Le opinioni e piĂš in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta alcuna responsabilitĂ per l’Editore.

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FOCUS

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Il CAD si evolve ancora 6HWWH QXRYH PRGLĂ€FKH GHOOH TXDOL GXH VRQR molto importanti APPROFONDIMENTI

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Dematerializzazione dei processi aziendali 1RYLWj LQ DUULYR H REEOLJKL FLYLOLVWLFL H ÀVFDOL della corrispondenza aziendale

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L’Internet of Things Tra presente e futuro

BENEDETTO SANTACROCE

6WXGLR OHJDOH 6DQWDFURFH 3URFLGD )UXVFLRQH Articolo a pagina 10

46

5LQDVFH LQ D]LHQGD O¡XIĂ€FLR posta, ma è virtuale

51

Considerazioni sui possibili XWLOL]]L GHOOD ÀUPD bio-grafo/metrica

Dematerializzazione in Sanità ,O VXFFHVVR q QHOO¡LQWHJUD]LRQH di piÚ strumenti

&RQWLQXDQR JOL DSSURIRQGLPHQWL VXO WHPD

56

25

Il progetto ALIAS

La Firma Grafometrica al servizio del cittadino nella provincia autonoma di Trento

8QD UHWH GL VHUYL]L RVSHGDOLHUL LQWHJUDWL DO servizio dei territori alpini di sei Paesi

L’esperienza della Provincia Autonoma di Trento

NOVITĂ€

28

Agenda digitale italiana: scuola digitale Intervista con Carlo Maccari Assessore alla 6HPSOLĂ€FD]LRQH H 'LJLWDOL]]D]LRQH GL 5HJLRQH /RPEDUGLD SPECIALE OMAT

30

&RQVXOHQWH GL ÀUPD GLJLWDOH Articolo a pagina 21

$OWUL YDQWDJJL FKH OD OHWWXUD RWWLFD SXz DSportare

21

INTERVISTA

FRANCO RUGGIERI

,GHQWLĂ€FD]LRQH H VPLVWDPHQWR automatico di documenti

Alcune considerazioni a supporto per acceOHUDUH TXHVWR SURFHVVR

Un giorno tutta l’umanità ÀUPHUj GLJLWDOPHQWH

8QLYHUVLWj GL %RORJQD Articolo a pagina 06

44

&RQ OH VROX]LRQL DSSOLFDWLYH 7RS &RQVXOW riprende il pieno controllo della corrisponGHQ]D LQIRUPDWLFD FKH LQGXFH JUDQGL RSSRUWXQLWj GL HIĂ€FLHQ]D RUJDQL]]DWLYD H GHL processi

17 PIERLUIGI RIDOLFI

ESPERIENZE

58

Sistema antivirus nod32: protezione globale in tempo reale ESET lancia la nuova release del proprio VLVWHPD DQWLYLUXV GRWDWR GL 7HFQRORJLD 7KreatSenseÂŽ per individuare in modo proattivo le minacce di domani

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Sistemi di riconoscimento ottico 'LJLWDOL]]D]LRQH H GHFRGLÀFD LPPDJLQL per l’automazione di processi

OMAT Milano 2012

64

6LQWHVL GHO &RQYHJQR ´'RFXPHQWL H Ă€UPH GLJLWDOL FRUVR DFFHOHUDWR GL VRSUDYYLYHQ]DÂľ

LED Soluzioni Informatiche 65

37

TIMS: Text / Total Information Management System

OMAT MI 2012 - Tavola rotonda del convegno di apertura /D ULYROX]LRQH GLJLWDOH SUHQGH IRUPD VWUDWHJLH H WHFQRORJLH SHU HVVHUH YLQFHQWL VXO mercato MAURIZIO ARATA

Giornalista e Condirettore di VoiceCom news Articolo a pagina 28

EVENTI

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Iged.it 20 %ULQGLDPR DO IXWXUR GL ,JHG LW

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focus

Il CAD si evolve ancora Sette nuove modifiche delle quali due sono molto importanti

DI PIERLUIGI RIDOLFI

Dopo il Dlgs 30 dicembre 2010, n. 235, che ha introdotto variazioni o integrazioni al precedente testo del CAD in ben 53 articoli su 93, nel corso del 2011 vi sono state altre due modifiche e recentemente ulteriori cinque, tutte a seguito del DL 9 febbraio 2012 n. 5 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo), modificato dalla Legge di conversione 4 aprile 2012, n. 35. Vediamo in dettaglio. 1) L’art. 6, comma 5, del DL 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo); 81. Ruolo di DigitPA; 1. DigitPA, nel rispetto delle decisioni e degli indirizzi forniti dalla Commissione, anche avvalendosi di soggetti terzi, gestisce le risorse

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condivise del SPC e le strutture operative preposte al controllo e supervisione delle stesse, per tutte le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 2, comma 2. 2. DigitPA, anche avvalendosi di soggetti terzi, cura la progettazione, la realizzazione, la gestione e l’evoluzione del SPC per le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39. 2-bis. Al fine di dare attuazione a quanto disposto dall’articolo 5, DigitPA mette a disposizione, attraverso il Sistema pubblico di connettività, una piattaforma tecnologica per l’interconnessione e l’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento abilitati, al

fine di assicurare, attraverso strumenti condivisi di riconoscimento unificati, l’autenticazione certa dei soggetti interessati all’operazione in tutta la gestione del processo di pagamento. L’art. 5 riguarda i pagamenti in modo telematico: il nuovo compito assegnato al Cnipa dovrebbe favorire questa modalità. Si tratta di una soluzione vitale agli effetti di un miglioramento dell’efficienza dei sistemi amministrativi, che però riveste una notevole complessità tecnica. Mancano riferimenti temporali: fra quanti mesi dovrà essere pronta questa piattaforma? 2) L’art. 29 bis del DL. 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il


consolidamento dei conti pubblici), modifica la lettera d) del comma 1 dell’articolo 68. 68. Analisi comparativa delle soluzioni 1. Le pubbliche amministrazioni, nel rispetto della legge 7 agosto 1990, n. 241, e del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, acquisiscono, secondo le procedure previste dall’ordinamento, programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato: a) sviluppo di programmi informatici per conto e a spese dell’amministrazione sulla scorta dei requisiti indicati dalla stessa amministrazione committente; b) riuso di programmi informatici, o parti di essi, sviluppati per conto e a spese della medesima o di altre amministrazioni; c) acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso; d) acquisizione di programmi informatici appartenenti alla categoria del software libero o a codice sorgente aperto; e) acquisizione mediante combinazione delle modalità di cui alle lettere da a) a d). Il testo precedente era: d) acquisizione di programmi informatici a codice di sorgente aperto; La modifica riguarda pertanto l’aggiunta del “software libero”. Si tratta di un’ “apertura” di discutibile valore pratico. 3) L’art. 6-ter, comma 1, del DL 5/2012, sopra citato, aggiunge un periodo al comma 1 dell’art. 5. 5. Effettuazione dei pagamenti con modalità informatiche 1. Le pubbliche amministrazioni consentono, sul territorio nazionale, l’effettuazione dei paga-

menti ad esse spettanti, a qualsiasi titolo dovuti, fatte salve le attività di riscossione dei tributi regolate da specifiche normative, con l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A tal fine sono tenute: a) a pubblicare nei propri siti istituzionali e sulle richieste di pagamento i codici identificativi dell’utenza bancaria sulla quale i privati possono effettuare i pagamenti mediante bonifico; b) a specificare i dati e i codici da indicare obbligatoriamente nella causale di versamento. L’aggiunta riguarda da “A tal fine sono tenute:” in poi. Si tratta di una precisazione corretta e opportuna. 4) L’art. 47-ter, comma 1, del DL citato, che introduce i nuovi commi da 3-bis a 3-octies nell’art. 15. 15. Digitalizzazione e riorganizzazione Commi da 1 a 3 omissis 3-bis. Le funzioni legate alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di seguito denominate “funzioni ICT”, nei comuni sono obbligatoriamente ed esclusivamente esercitate in forma associata, secondo le forme previste dal testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, da parte dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, esclusi i comuni il cui territorio coincide integralmente con quello di una o più isole e il comune di Campione d’Italia. 3-ter. Le funzioni ICT di cui al comma 3-bis comprendono la realizzazione e la gestione di infrastrutture tecnologiche, rete dati, fonia, apparati, di banche dati, di applicativi software, l’approvvigionamento di licenze per il software, la formazione informatica e la consulenza nel settore dell’informatica. 3-quater. La medesima funzione

ICT non può essere svolta da più di una forma associativa. 3-quinquies. Il limite demografico minimo che l’insieme dei comuni, che sono tenuti ad esercitare le funzioni ICT in forma associata, deve raggiungere è fissato in 30.000 abitanti, salvo quanto disposto dal comma 3-sexies. 3-sexies. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, nelle materie di cui all’articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, la regione individua con propria legge, previa concertazione con i comuni interessati nell’ambito del Consiglio delle autonomie locali, la dimensione territoriale ottimale e omogenea per area geografica per lo svolgimento, in forma obbligatoriamente associata da parte dei comuni con dimensione territoriale inferiore ai 5.000 abitanti, delle funzioni di cui al comma 3-ter, secondo i principi di economicità, di efficienza e di riduzione delle spese, fermo restando quanto stabilito dal comma 3-bis del presente articolo. 3-septies. A partire dalla data fissata dal decreto di cui al comma 3-octies, i comuni non possono singolarmente assumere obbligazioni inerenti alle funzioni e ai servizi di cui ai commi 3-bis e 3-ter. Per tale scopo, all’interno della gestione associata, i comuni individuano un’unica stazione appaltante. 3-octies. Le funzioni di cui al comma 3-bis e i relativi tempi di attuazione sono definiti con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. Si tratta di una norma innovativa e importantissima, volta a generare iged.it 02.2012

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risparmi attraverso la concentrazione delle funzioni ICT di più comuni di piccole dimensioni. 5) L’art. 47-quater, comma 1, del DL citato modifica il comma 3 dell’art. 57-bis. 57-bis. Indice degli indirizzi delle pubbliche amministrazioni Commi 1 e 2 omissis. 3. Le amministrazioni aggiornano gli indirizzi e i contenuti dell’indice tempestivamente e comunque con cadenza almeno semestrale secondo le indicazioni di DigitPA… La versione precedente era “salvo diverse indicazioni di DigitPA”. Si tratta di una modifica di carattere solo formale. 6) L’art. 47-quinques, comma 1, del DL citato che introduce i commi da 3-bis a 3-quinques nell’art. 63. 63. Organizzazione e finalità dei servizi in rete Commi da 1 a 3 omissis. 3-bis. A partire dal 1° gennaio 2014, allo scopo di incentivare e favorire il processo di informatizzazione e di potenziare ed estendere i servizi telematici, i soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, utilizzano esclusivamente i canali e i servizi telematici, ivi inclusa la posta elettronica certificata, per l’utilizzo dei propri servizi, anche a mezzo di intermediari abilitati, per la presentazione da parte degli interessati di denunce, istanze e atti e garanzie fideiussorie, per l’esecuzione di versamenti fiscali, contributivi, previdenziali, assistenziali e assicurativi, nonché per la richiesta di attestazioni e certificazioni. 3-ter. A partire dal 1° gennaio 2014 i soggetti indicati al comma 3-bis utilizzano esclusivamente servizi telematici o la posta elettronica certificata anche per gli atti, le comunicazioni o i servizi dagli stessi resi. 3-quater. I soggetti indicati al

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comma 3-bis, almeno sessanta giorni prima della data della loro entrata in vigore, pubblicano nel sito web istituzionale l’elenco dei provvedimenti adottati ai sensi dei commi 3-bis e 3-ter, nonché termini e modalità di utilizzo dei servizi e dei canali telematici e della posta elettronica certificata. 3-quinquies. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono stabilite le deroghe e le eventuali limitazioni al principio di esclusività indicato dal comma 3-bis, anche al fine di escludere l’insorgenza di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

…omissis Nel testo precedente mancava la “firma elettronica qualificata”. Si tratta di una precisazione formale, senza rilevanza pratica. Nel complesso si tratta di modifiche migliorative: un passo avanti. Non si capisce però perché non si sia colta l’occasione per correggere alcuni errori tuttora presenti nel CAD, più volte segnalati, come ad esempio la mancanza del dispositivo sicuro di firma nella definizione di firma elettronica avanzata.

Il provvedimento di cui al comma 3-bis è tra i più importanti del CAD: si tratta di uno dei pilastri sui quali punta la modernizzazione dello Stato. La nuova norma risulta chiara, precisa e completa. Il decreto limitativo previsto dal comma 3-quinques appare corretto e ispirato a criteri di doverosa prudenza in una materia così innovativa. 7) L’art. 47-sexities, comma 1, che modifica la lettera a) del comma 1 dell’art. 65. 65. Istanze e dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica 1. Le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni per via telematica ai sensi dell’articolo 38, commi 1 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, sono valide: a) se sottoscritte mediante la firma digitale o la firma elettronica qualificata, il cui certificato è rilasciato da un certificatore accreditato;

PIERLUIGI RIDOLFI

Università di Bologna


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approfondimenti

Dematerializzazione dei processi aziendali Novità in arrivo e obblighi civilistici e fiscali della corrispondenza aziendale

DI BENEDETTO SANTACROCE E ALESSANDRO MASTROMATTEO

Tagliare i costi della burocrazia e ridurre gli oneri amministrativi che gravano sulle imprese: con questi obiettivi il decreto legge n. 5 del 2012, c.d. decreto semplificazione, punta deciso sull’innovazione digitale nel tentativo di sostenere e dare un impulso concreto alla ripresa e al successivo sviluppo del sistema

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economico. Indispensabile nel fronteggiare la crisi è infatti l’opera di modernizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione e imprese, attraverso azioni coordinate a favorire l’interazione tra domanda, offerta e utilizzo di servizi digitali, promuovendo così la crescita di capacità industriali per prodotti innovativi.

Questi sono gli obiettivi prioritari individuati per l’attuazione dell’agenda digitale italiana secondo le linee guida fornite a livello comunitario dalla Commissione europea con la comunicazione COM (2010) 245 del 26 agosto 2010. Con l’intento di uscire dalla crisi e di preparare l’economia dell’UE per le sfide future,


L’evoluzione della specie sono state infatti delineate una serie di iniziative faro da completarsi entro il 2020. Tra queste l’agenda digitale europea è proprio finalizzata ad indicare le azioni fondamentali richieste alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per raggiungere gli auspicati obiettivi di crescita. Oltre alle attività in corso di definizione a livello europeo, risparmi e innovazione potrebbero comunque già essere ottenuti dalle imprese ricorrendo ad una serie di strumenti e processi tecnologici, quali la fatturazione elettronica e la conservazione sostitutiva, già compiutamente definiti normativamente e realizzabili tecnicamente. Entro il prossimo 31 dicembre dovrà infatti essere recepita la Direttiva 2010/45/UE sulla fatturazione elettronica che ha come obiettivi prioritari quelli di semplificare, modernizzare e armonizzare le modalità di fatturazione delle operazioni equiparando del tutto la fattura elettronica a quella cartacea. La normativa vigente per l’emissione di una fattura elettronica, dettata all’articolo 21 del D.P.R. n. 633 del 1972, richiede l’apposizione di riferimento temporale e firma digitale dell’emittente o l’utilizzo di sistemi EDI di trasmissione elettronica dei dati. Con la Direttiva 2010/45/UE si inverte invece la prospettiva, riconoscendo massima libertà agli operatori nell’individuare le procedure più utili e funzionali per garantire la sussistenza dei requisiti della fattura elettronica. Le note esplicative pubblicate il 5 ottobre 2011 dalla Direzione generale fiscalità della Commissione UE considerano fatture elettroniche non solo le fatture strutturate in formato XML ma anche qualsiasi altro tipo di formato elettronico, quale un messaggio di posta elettronica con allegato il PDF della fattura oppure un fax ricevuto su un personal computer, quindi non trasmesso o stampato su supporto analogico. La sussistenza dei requisiti di validità di una fattura può essere assicurata da piste di controllo gestionali che garantiscono l’incrocio e l’interoperabilità dei documenti giustificativi di supporto della singola operazione fatturata, quali ordine di acquisto, contratto, documento di trasporto e ricevuta di pagamento. Ulteriori vantaggi in termini generali di sistema si avrebbero anche solo dando attuazione, con l’emanazione delle previste regole tecniche, a tutta una serie di misure contenute nel Codice dell’Amministrazione Digitale – CAD, per le quali sono tuttavia già scaduti i termini per l’adozione dei relativi provvedimenti. Entro lo scorso mese di Gennaio 2012 sarebbero infatti dovute essere emanate le regole tecniche per l’operatività concreta del CAD, ed in particolare quelle sulla firma elettronica e sulla formazione e conservazione dei documenti informatici. Le modifiche apportate al Codice Digitale dal D.Lgs. n. 235 del 2010 hanno infatti calendarizzato una serie di provvedimenti di natura tecnica necessari a rendere operative le disposizioni sui diritti all’uso delle tecnologie informatiche per cittadini e imprese. Servizi erogati on-line attraverso l’utilizzo della carta di identità

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elettronica, della carta nazionale dei servizi e di strumenti diversi da questi, quali le firme elettroniche, previa individuazione del soggetto che richiede il servizio, costituiscono gli elementi di base su cui si fonda la modernizzazione della pubblica amministrazione. La mancata approvazione delle regole tecniche impedisce inoltre lo sviluppo di servizi di certificazione dei sistemi di conservazione sostitutiva che potrebbero essere offerti dai conservatori accreditati presso DigitPa. L’istruttoria delle relative domande di accreditamento, secondo la Circolare n. 59 del 29 dicembre 2011, sono infatti sospese sino alla definitiva approvazione delle regole tecniche sui sistemi di conservazione. Unitamente al rilascio del secondo decreto attuativo sulla fatturazione elettronica obbligatoria verso le pubbliche amministrazioni, queste tre priorità garantirebbero il definitivo avvio di processi di dematerializzazione aziendale anticipando le misure previste dall’agenda digitale europea per fronteggiare la crisi economica e far ripartire lo sviluppo. L’attesa per l’adozione di concrete misure di attuazione del pacchetto semplificazioni non deve comunque rendere inoperose le imprese ma, al contrario, le deve spingere ad avviare quanto prima procedure di dematerializzazione dei processi gestionali aziendali, sia per non farsi trovare impreparate sia per ottenere, sin da subito, un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza. Senza considerare inoltre come numerose misure sono già obbligatorie per le aziende ed altre lo saranno a breve. In questo senso il primo obbligo è quello di dotarsi, per le imprese già costituite e che non erano in regola entro lo scorso 29 novembre 2011, di un indirizzo di posta elettronica certificata – PEC. Purtroppo, su questo fronte bisogna segnalare un ulteriore cambiamento degli obblighi delle imprese. Infatti se la versione originaria dell’art. 37 del decreto semplificazioni prevedeva al prossimo 30 giugno 2012 il termine

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ultimo entro cui le imprese dovevano dotarsi dell’indirizzo di PEC, comunicandolo al registro imprese, la versione definitiva del citato articolo prevede solo che la mancanza dell’indirizzo PEC per le imprese nuove determini la sospensione della domanda di iscrizione al registro delle imprese per un periodo di tre mesi in attesa della sua integrazione con l’indirizzo PEC mancante. L’adozione della PEC, a prescindere della mutevole volontà del legislatore, deve essere fatta quanto prima perché la stessa può essere utilizzata, con pieno valore legale, per le comunicazioni ufficiali tra le pubbliche amministrazioni, le imprese ed i professionisti.

Comunque, nei rapporti commerciali l’utilizzo quotidiano della posta elettronica, anche non certificata, comporta la necessità di mantenere nel tempo le informazioni e i dati comunicati. Trattandosi inoltre di documenti informatici occorre procedere alla loro conservazione decennale, in modalità sostitutiva, quando a contenuto e rilevanza giuridica e commerciale. Numerose sono infatti le pronunce di giudici di merito che hanno riconosciuto alle email valore di prova scritta, assimilabile al documento cartaceo, tale da permettere l’emissione di un decreto ingiuntivo. Il tutto anche in prospettiva del nuovo processo telematico le cui regole tecniche, contenute nel decreto del Ministero della Giustizia n. 44 del 21 febbraio 2011,

dispongono tra l’altro la possibilità di trasmettere atti e documenti informatici mediante indirizzi di PEC. Una spinta decisiva verso la dematerializzazione dei processi e della documentazione aziendale è attesa soprattutto dall’avvio a regime della fatturazione elettronica obbligatoria nei confronti delle pubbliche amministrazioni. La definizione del perimetro soggettivo dei destinatari, secondo l’articolo 10 del decreto legge n. 201 del 2011, cd. decreto salva-Italia, rappresenta un ulteriore passo verso l’imminente adozione del secondo decreto attuativo della misura contenuta nella legge n. 244 del 2007 che obbligherà i fornitori a emettere, trasmettere e conservare in maniera elettronica le fatture destinate alle pubbliche amministrazioni.

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approfondimenti

L’Internet of Things tra presente e futuro DI GIOVANNI MIRAGLIOTTA, ALESSANDRO PEREGO, ANGELA TUMINO

Premessa L’Internet of Things (IoT) è un paradigma tecnologico affascinante e fa riferimento al percorso nello sviluppo tecnologico in base al quale, attraverso la rete Internet, ogni oggetto dell’esperienza quotidiana acquista potenzialmente una sua identità nel mondo digitale. L’IoT si basa sull’idea di “smart objects” – oggetti dotati di identità, che possono essere localizzati, che hanno capacità d’interazione con l’ambiente circostante e di elaborazione dati – tra loro interconnessi in modo che sia possibile scambiare le informazioni possedute, raccolte e/o elaborate. L’intelligenza quindi non si ferma agli oggetti, ma si spinge fin dentro alla natura della rete che li interconnette. Esistono infatti già oggi numerosi esempi di progetti in cui gli oggetti hanno un certo grado di intelligenza e trasmettono in

rete informazioni in loro possesso; questi progetti sono però spesso realizzati con tecnologie proprietarie, in applicazioni chiuse e dedicate. Astraendo invece quei fattori che sono stati alla base del successo universale di Internet, possiamo definire le linee evolutive che ci porteranno alla Internet of Things. Per prima cosa l’utilizzo di standard tecnologici aperti per l’acquisizione dati e per la comunicazione tra nodi e dai nodi verso la rete che, oltre a garantire vantaggi economici legati all’interoperabilità dei dispositivi, è condizione essenziale per semplificare e accelerare lo sviluppo dello strato applicativo sovrastante. Un secondo elemento è legato all’accessibilità – opportunamente regolata – dei dati raccolti da tag e sensori al più ampio numero possibile di utenti, stakeholder

e sviluppatori. Quale secondo step evolutivo, come ogni risorsa Internet è raggiungibile attraverso il suo indirizzo IP, così il pieno impatto dell’IoT vi sarà quando gli oggetti saranno direttamente raggiungibili e interrogabili, e non solo quando, come ora, i dati da loro raccolti sono disponibili attraverso la mediazione di un servizio dedicato. Infine, direttamente derivata dalle proprietà sopra esposte, la multifunzionalità garantirà che una infrastruttura di tag e sensori disposta per acquisire dati relativi, ad esempio, alle condizioni di traffico possa essere utilizzata anche per un’applicazione di monitoraggio della folla accorsa per un grande evento. Queste proprietà sono utili per formulare una misura del grado di aderenza delle applicazioni oggi esistenti rispetto alla pienezza del paradigma IoT: tale misura non esprime un

Figura 1: Alcuni esempi di applicazioni Internet of Things (Fonte: Osservatorio Internet of Things 2012, School of Management del Politecnico di Milano)

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Figura 2 – Internet of Things in Italia: a che punto siamo? (Fonte: Osservatorio Internet of Things 2012, School of Management del Politecnico di Milano)

giudizio di merito, ma di maturità di un certo approccio progettuale e realizzativo rispetto alla visione che crediamo prevarrà in futuro. Gli ambiti di applicazione dell’Internet of Things: a che punto siamo in italia? Gli ambiti applicativi dell’Internet of Things sono innumerevoli e molti di questi potrebbero avere impatti importanti sulle attività di imprese e pubbliche amministrazioni, oltre che modificare – in meglio, auspicabilmente – la vita della gente: Smart City, Smart Home, Smart Energy, Smart Environment, Smart Car, eHealth sono solo alcuni dei termini che sinteticamente evocano gli scenari applicativi. Il percorso verso l’IoT è partito dall’identificazione tempo-discreta basata su tag RFId (Radio Frequency Identification) e si è sviluppato fino a comprendere reti di sensori e attuatori che collegheranno in tempo reale il mondo fisico e il mondo digitale. In questo percorso, nuove tecnologie e nuovi paradigmi di rete lavoreranno insieme per offrire al mondo fisico quelle caratteristiche di accessibilità, interconnessione, in definitiva di intelligenza, che oggi sono un’esclusiva dell’esperienza digitale. Sono stati recentemente presentati i risultati della prima edizione dell’Osservatorio Internet of Things (www.os-

servatori.net), promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Elettronica e Informazione e con il supporto di BTicino, Engineering, Eni, Italtel, Minteos, Softec, Telecom Italia, Telit, Vodafone, Exprivia e Indesit Company. L’Osservatorio si propone di generare e condividere conoscenza sull’IoT e contribuire allo sviluppo del mercato italiano. Nel corso del 2011, l’Osservatorio ha identificato e analizzato gli ambiti applicativi dell’IoT in Italia e nel mondo, con oltre 350 studi di caso per individuare i progetti più interessanti, stimare il livello di diffusione, analizzare le tecnologie abilitanti e valutare i benefici del paradigma dell’Internet delle cose. Dalla Ricerca è emerso con chiarezza che vi sono diversi gradi di maturità: gli ambiti applicativi più consolidati, quelli sperimentali e quelli ancora embrionali (si veda la Figura 2). Tra gli ambiti applicativi più consolidati in Italia troviamo alcune soluzioni “semplici”, con oggetti dotati di una sola funzione specifica e che ad oggi rispecchiano solo marginalmente le caratteristiche di apertura e raggiungibilità che caratterizzano l’Internet of Things: l’antintrusione e la videosorveglianza (Smart Home & Building, Smart City & Smart Environment), la gestione

delle flotte aziendali (Smart Logistics), la tracciabilità di “oggetti di valore”, come ad esempio apparecchiature elettrobiomedicali, e la manutenzione di dispositivi e impianti (Smart Asset Management), il monitoraggio del traffico cittadino tramite telecamere o spire conduttive e la localizzazione dei mezzi utilizzati per il trasporto pubblico (Smart City & Smart Environment). Al gruppo degli ambiti consolidati appartengono però anche soluzioni già più “vicine” al paradigma Internet of Things, caratterizzate da una maggiore raggiungibilità degli oggetti e, in alcuni casi, dalla presenza di funzionalità di elaborazione dati in locale: i contatori intelligenti per la misura dei consumi elettrici (Smart Metering elettrico), le soluzioni domotiche per l’energy management, la sicurezza delle persone e la gestione di scenari ambientali (Smart Home & Building), i servizi di infomobilità e i box GPS per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida (Smart Car). Per tutti questi ambiti sono già presenti soluzioni sul mercato e riteniamo si debba lavorare lungo le direttrici di apertura e standardizzazione; inoltre, per quelle non ancora pienamente diffuse, sarà fondamentale la comprensione del valore generato e, in alcuni casi, la ridefinizione delle strategie di comunicazione con i potenziali utenti. iged.it 02.2012

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In alcuni degli ambiti applicativi consolidati inizia anche a esserci una buona diffusione. La rete più diffusa di oggetti connessi in Italia è certamente quella dei contatori elettrici, con oltre 34 milioni di Smart Meter installati che comunicano tramite onde convogliate, ovvero attraverso la modulazione del segnale elettrico con cui sono alimentati. Su questo fronte la copertura del territorio è ormai praticamente conclusa e la frontiera della ricerca si è spostata sull’offerta di funzionalità aggiuntive, soprattutto nell’ottica di sviluppo delle Smart Grid. In aggiunta, hanno sempre maggiore diffusione le soluzioni che sfruttano la comunicazione cellulare: a fine 2011 erano circa 3,9 milioni gli oggetti interconnessi tramite SIM, con una crescita del 13% rispetto al 2010. Lo Smart Car è l’ambito più rilevante, con un peso del 43% in termini di numero di oggetti connessi. Seguono al secondo posto, con il 32%, lo Smart Metering e lo Smart Asset Management nelle Utility: vi è una netta prevalenza del settore elettrico per la trasmissione di dati di consumo da parte dei concentratori e delle cabine secondarie, mentre è ancora marginale il contributo delle altre Utility. Al terzo posto, in termini di diffusione, si colloca lo Smart Home & Building, con una quota pari all’10%: le soluzioni più diffuse sono quelle relative ad antintrusione e videosorveglianza e, in seconda battuta, la gestione di impianti da remoto (ad esempio di riscaldamento e raffrescamento). Le applicazioni di Smart Logistics, prevalentemente volte al controllo delle flotte di veicoli, hanno un peso pari al 5%. Ancora limitata la diffusione di soluzioni che facciano ricorso a livello locale a tecnologie di comunicazione diverse da quella cellulare, come ad esempio le reti di sensori wireless: questo è un terreno

chiave su cui si giocherà la partita dell’Internet of Things e su cui riteniamo che già dai prossimi anni si possano iniziare a registrare numeri interessanti. Osservando la Figura 2, si nota però che la maggior parte delle applicazioni più “evolute” in ottica Internet of Things si trova però ancora a uno stadio embrionale o sperimentale. Gli ambiti che abbiamo definito sperimentali presentano poche applicazioni esecutive e molti progetti pilota e sperimentazioni, avviati sotto spinte differenti. Tra questi, le soluzioni basate su tecnologie RFId (Radio Frequency Identification) per la gestione della supply chain (Smart Logistics), pur rappresentando i “primi passi” del concetto di Internet of Things, stentano ancora a decollare. In ambito eHealth l’interesse verso le soluzioni di telemonitoraggio dei pazienti nasce dalla volontà di ridurre il ricorso all’ospedalizzazione, riducendo i costi e al contempo migliorando la qualità di vita e cura dei pazienti. Le tecnologie sono disponibili, ma si riscontra una certa lentezza nel passare dai pilota ai progetti esecutivi: riteniamo che in questo senso il ruolo del soggetto pubblico sia fondamentale, predisponendo fondi adeguati per sostenere gli investimenti e creando le condizioni per una innovazione radicale dei processi e delle competenze organizzative. Per quanto concerne lo Smart Metering non elettrico, infine, a fare da traino è la normativa. Vi sono infine numerosi ambiti applicativi, che abbiamo definito embrionali, in cui il valore delle soluzioni Internet of Things è stato solo immaginato a livello di concept: prevalgono quindi sperimentazioni di piccola scala volte a mettere a punto le soluzioni tecnologiche e/o gestionali in grado di dare concretezza al

concept stesso. Tra queste applicazioni, quelle più avanzate sono quelle in ambito energetico (Smart Grid). Cosa attenderci dall’Internet of Things nel prossimo futuro? Se è vero che tutti gli oggetti possono diventare “intelligenti” connettendosi alla rete e scambiando informazioni su di sé e sull’ambiente circostante, è altrettanto vero che questo processo non avverrà in tutti gli ambiti con la stessa velocità: essa dipenderà dall’esistenza di soluzioni tecnologiche consolidate, dagli equilibri competitivi in un determinato mercato e, in definitiva, dal bilancio tra il valore dell’informazione e il costo di creazione della rete di oggetti intelligenti. Tecnologia, business, valore: ancora una volta saranno questi tre elementi a far pendere l’ago della bilancia. In questo quadro, crediamo che l’iniziativa privata sia indispensabile per portare innovatività, creatività e, al contempo, focalizzazione sul valore e velocità nella selezione degli ambiti più promettenti. A fianco di ciò, il soggetto pubblico ricopre spesso un ruolo chiave per dare visione sistemica, coordinare azioni infrastrutturali e portare un orientamento al lungo termine. È quindi fondamentale che la sua azione di indirizzo e supporto sia fondata su una attenta analisi dei costi-benefici, sulla conoscenza delle “best practice” internazionali, sulla valorizzazione delle soluzioni “di sistema”, sulla corretta spinta normativa. Il nostro auspicio è quello di poter contribuire con la Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things a un sano e costruttivo “lavoro” che trasformi molti di questi scenari applicativi da “belle idee” ad applicazioni concrete e utili.

GIOVANNI MIRAGLIOTTA

ALESSANDRO PEREGO

ANGELA TUMINO

Ricercatore Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano e CoResponsabile della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things - School of Management del Politecnico di Milano

Professore Ordinario, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano H 5HVSRQVDELOH 6FLHQWLÀFR GHOO·2VVHUYDWRULR Internet of Things - School of Management del Politecnico di Milano

Ricercatrice Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano e CoResponsabile della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things - School of Management del Politecnico di Milano

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approfondimenti

Un giorno tutta l’umanità firmerà digitalmente! Alcune considerazioni a supporto per accelerare questo processo DI GIANNI SANDRUCCI

Il mondo si è informatizzato, Pc in ogni casa e ufficio, programmi che aiutano a scrivere, a far di conto, a comunicare, a disegnare, ad archiviare e via discorrendo. La rete supporta ogni tipo di invio, da quello semplice a quello multimediale “polifonico” ed organizzazioni e aziende hanno speso e continuano a spendere soldi per rendere sempre più digitale la loro organizzazione. Insomma, mentre alcuni stanno cominciando a perdere l’abitudine di scrivere alla vecchia maniera (carta e penna ndr.), tutti ormai hanno imparato ad usare i tasti di una tastiera, o di un touch screen. Tutto questo mastodontico insieme denominato ITC, interrompe ancora troppo spesso la sua ragione d’essere di fronte all’imbarazzante processo di “stampa per la firma”. Secondo AIIM (www.aiim.org), comunità globale di utilizzatori e fornitori di soluzioni enterprise di Content Management, la percentua-

le dei documenti aziendali che viene stampata solamente per apporvi una o più firme è più della metà di quelli stampati (55%). Aspettando! Sarà capitato a molti di aver avuto bisogno di un documento firmato e di essere rimasti a lungo in attesa perché “oggi il responsabile non c’é’ e torna all’inizio della prossima settimana … lo abbiamo mandato alla direzione centrale e stiamo aspettando che ce lo rinviino controfirmato … come? glielo abbiamo spedito, non le è ancora arrivato? … è alla firma … ecc.,ecc.,ecc.,ecc…” L’AIIM ha chiesto ad un campione di aziende, che non utilizzano la

firma digitale nei loro processi di gestione documentale e workflow automation, una valutazione su quanto costi, in termini di tempo, l’apposizione della firma autografa ai documenti: In media, quanto tempo in più ritieni sia necessario per apporre una firma (autografa) ad un documento su carta? Il 68% degli intervistati (vedi grafico) risponde che almeno un giorno va aggiunto al processo unicamente a causa della necessità di apporre una firma su carta. Per un altro 23% del campione il tempo aggiuntivo risulta essere pari, o superiore, ad una intera settimana! L’AIIM, sempre lei, in un suo recente White Paper (gennaio 2010), ha

Stima del tempo necessario per apporre una firma tradizionale su un documento stampato per percentuale di risposte

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rilevato che nei processi di workflow documentale la firma digitale: accelera i processi di approvazione e recupero di produttività del personale (considerati come i maggiori benefici da coloro che hanno implementato una soluzione di firma digitale); consente di realizzare ROI in meno di 12 mesi per il 63% di chi adotta la firma digitale; per il 40% dei non utilizzatori di firma digitale, la metà, o più, dei loro flussi di lavoro di documenti elettronici sono interrotti dalla necessità di una firma autografa; per il 23% dei non utilizzatori, questo si traduce in media in una settimana, o più, di ritardo nel processo; nel 63% delle organizzazioni senza sistemi di firma digitale, oltre la metà dei processi di stampa è relativo a documenti a cui va aggiunta una firma; in media vengono prodotte, 3/4 fotocopie, o fax aggiuntivi, solo per raccogliere le firme. Una stima di costi, per un’organizzazione con 25 persone autorizzate alla firma, che firmano 2 documenti al giorno, per un totale annuale di 12.500 documenti, è riportata in Tabella. Il costo medio per singolo documento firmato in maniera autografa risulta così essere pari a circa € 5 (€ 64.040,63 ÷ 12.500 ≈ € 5 per singola firma). La firma digitale è da sempre sinonimo di: accelerazione di processi; riduzione dei costi: conformità; sicurezza; dematerializzazione (going green). Ma … sarà poi vero che si risparmia?

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Ma … sarà poi vero che si risparmia? Un singolo caso: il cedolino per 1.500.000 dipendenti della Pubblica Amministrazione erogato dal MEF (Consip). Oggi, grazie alla firma digitale, è un documento elettronico spedito per e-mail. I benefici sono: razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, incentivo per i dipendenti all’uso dei servizi digitali e disincentivo alla frode, mentre i risparmi corrispondono 30 milioni di Euro ogni anno. Il valore probatorio della firma digitale L’Italia è leader del mercato nelle distribuzioni firma digitale. Il legislatore ci ha detto da ormai più di 10 anni che la firma digitale viene equiparata a quella autografa, oltre a essere riconosciuta come un vero e proprio sigillo. Di più, a differenza di quanto è previsto per la firma tradizionale/autografa, in caso di contestazioni in tribunale deve essere il presunto firmatario a dover dimostrare di non aver firmato il documento contestato, e se non riesce a provare il contrario, la firma viene considerata autentica (Codice di Amministrazione Digitale – D.Lgs 82/2005: il documento informatico, sottoscritto con firma digitale, o con un altro tipo di firma elettronica qualificata, ha l’efficacia prevista dall’articolo 2702 del codice civile. L’utilizzo del dispositivo di firma si presume riconducibile al titolare, salvo che questi dia prova contraria). In altre parole la credibilità della firma digitale è decisamente più pesante di quella di una normale firma elettronica, o autografa.

Il “tradimento” delle smartcard “La maggior parte delle telefonate di tipo tecnico ricevute dai call center dei certificatori delle firme è per ricevere assistenza in merito ai lettori di smartcard. Si sta perciò studiando una soluzione che svincoli l’utilizzatore di firma digitale dal comune lettore, e si pensa di adoperare un sistema di autenticazione USB” così chiosava a luglio 2008 Giovanni Manca del CNIPA al convegno “Semplificare la firma digitale”. È, inoltre, frequente udire le seguenti affermazioni: “Abbiamo fatto un progetto di firma digitale, ma poi nessuno l’ha utilizzata”, “Con il progetto di firma digitale abbiamo fatto un bagno di sangue e adesso i nostri responsabili non ne vogliono più sentire parlare”, “La firma digitale ce l’abbiamo, ma la utilizziamo solo per la conservazione sostitutiva”, Il mercato, in conclusione, ha respinto le smartcard: troppo complesse e troppo costose da gestire! La firma digitale remota e centralizzata Sebbene la Direttiva UE sulle firme digitali, ab origine, non fosse stata pensata per far fronte ad architetture centralizzate, quando venne il momento di discutere di “sole control” (controllo esclusivo), fra i promotori del “possesso” e quelli del “controllo esclusivo”, prevalse la linea del “controllo esclusivo”. La firma digitale remota/centralizzata risulta quindi essere conforme al precetto europeo di “controllo esclusivo”. Ancora, il legislatore nazionale, qualche anno fa, ha dato una bella spinta, con il DPCM del 30 marzo 2009, per facilitare l’adozione dei processi di firma digitale, introducendo il concetto di firma digitale remota, o firma server-side. Questo ha reso possibile il passaggio da un approccio distribuito, basato su smartcard, ad un approccio centralizzato basato su server/appliance di firma remota, HSM (Hardware Security Module),


DOCS Suite DOCStation Stazione dipartimentale integrata per documenti fino ad A4. - autenticazione dell'utente - acquisizione ed elaborazione delle immagini - estrazione dei dati - inoltro a molteplici destinazioni. Non richiede training degli utenti. Plus: segnatura di Protocollo, firma digitale Per : Reparti, uffici, sedi decentrate, etc.

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le “scatole sicure”. Un legislatore peraltro molto attivo, il quale oltre ad aver deciso di interrompere la stagnazione “da smartcard”, ha voluto al contempo impedire che il mercato scivolasse verso soluzioni di firma deboli, introducendo regole certe e chiare per la certificazione degli apparati/HSM di firma, con il risultato che oggi molti altri legislatori europei sono in “attesa” di verificare la bontà dei risultati derivanti dal completamento del processo normativo italiano, per poi adottarlo a loro volta. La tecnologia (gli HSM di cui sopra) è ormai pronta da tempo per supportare l’adozione di processi di firma in azienda, in alcuni casi molte soluzioni tecnologiche hanno raggiunto semplificazioni d’uso tali da bastare due semplici click per firmare un documento, il primo sul token OTP, per la garanzia di un’autenticazione forte, il secondo sul pulsante firma del nostro applicativo (sistema di editing, di workflow documentale, di acquisto, ecc. ecc.), che ci consente di firmare il nostro documento attraverso l’uso della firma remota. La sicurezza E’ vero, un’architettura centralizzata crea un “Honeypot”, ma è anche vero il contrario: un sistema distribuito

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è più vulnerabile agli attacchi. Un sistema di smartcard crea molti Honeypot, mentre i sistemi centralizzati sono più facili da controllare e proteggere. One-Time Password + autenticazione centralizzata lato server (HSM) risulta essere ad oggi un sistema più sicuro rispetto ad uno basato su smartcard + PIN/password. Il produttore virtuoso ARX Algorithmic Research (www. arx.com) è fornitore globale di soluzioni di firma digitale, con più di 20 anni di esperienza in materia di sicurezza e standard di sicurezza per le applicazioni di firma digitale. Nonostante sia anche un produttore di smartcard, l’azienda è convinta che l’approccio distribuito è adatto solo per le organizzazioni con infinita “pazienza” e altrettante infinite risorse. La tendenza verso il cloud sta fortemente incrinando le basi dell’informatica distribuita; gli utenti ormai vogliono sempre più utilizzare computer portatili, smartphone, tablet, che si sposano perfettamente con la tecnologia di firma “server-side”. Con CoSign, il server di firma di ARX ad oggi l’unico legale in Italia, l’approccio centralizzato consente la gestione di centinaia di migliaia di

dispositivi di firma. Tutte le firme, le credenziali e le chiavi di autorizzazione sono memorizzate su un server centrale con accesso di rete sicuro, rendendo disponibile il servizio di firma elettronica per l’organizzazione/azienda e per chi interagisce con essa da remoto. Cosa cosa stiamo aspettando, allora? Dematerializzare, dematerializzare, dematerializzare!

GIANNI SANDRUCCI

CEO Itagile


approfondimenti

Considerazioni sui possibili utilizzi della firma bio-grafo/metrica Continuano gli approfondimenti sul tema

DI FRANCO RUGGIERI

Premessa L’interessantissimo articolo dell’amico Ing. Giovanni Manca su questo argomento pubblicato nel numero del quarto trimestre 2011 di iged mi ha stimolato ed eccomi a integrare quanto detto in tale articolo. Parlerò, quindi, di: Alcuni tipi di realizzazione Aspetti della firma bio-grafo/metrica (con e senza enrolling) (Non)ripudiabilità Utenti occasionali Premetto rassicurando gli 11 lettori che non è possibile estrarre dai dati biometrici di una firma una nuova firma grafica, quindi: tranquilli! Chiarito questo cominciamo.

2° tipo Qui si prevede l’uso di un HSM (rimando all’altro articolo dell’ing. Manca nel medesimo numero di iged) nel quale vengono conservate le chiavi di firma dei vari utenti. Un utente, al quale, per dirla in breve, una Certification Authority (vulgo nomata “certificatore”) abbia assegnato un certificato associato a una coppia di chiavi di firma la cui chiave privata è conservata nello HSM in questione, deve preventivamente registrare la propria firma biometrica.

Questa registrazione, o enrollment che dir si voglia, si concretizza sostanzialmente nell’iniziale apposizione da parte dell’utente stesso, sulla ormai nota tavoletta, di un certo numero di firme (variabile tra 5 e 8) da ciascuna delle quali il sistema estrae i dati biometrici statici e dinamici citati dall’ing. Manca. Essi vengono quindi combinati creando un template conservato centralmente e l’enrollment è fatto. Nell’effettuare questa operazione si tiene così conto delle inevitabili variazioni, da firma a firma, nella velocità di firma, inclina-

Alcuni tipi di realizzazione 1° tipo Sono innanzi tutto grato all’amico Manca per avere spiegato con chiarezza uno dei tipi di realizzazione, così mi risparmio di ripetere il ragionamento: invito il lettore a leggere attentamente l’articolo citato. Aggiungo solo una figura (Figura 1) che avevo preparato per una mia presentazione. Peccato che in stampa non si possano vedere le animazioni …, ma ho messo un po’ di numeri: le operazioni vanno lette nella sequenza dei numeri. Questo tipo di firma non richiede una preventiva registrazione (enrollment) in quanto tutto quanto serve per una successiva verifica della firma è contenuto nel documento finale.

Figura 1

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zione dello stilo, accelerazioni, ecc.. Insomma, quello che si fa con tutte le misure biometriche: si cerca di acquisire i possibili valori delle variabili biometriche. A tale template il sistema farà poi riferimento nelle successive verifiche: da una firma apposta dalla persona registrata il sistema stesso estrarrà i dati biometrici e ne controllerà la compatibilità con il template. Quando l’utente intende firmare un documento appone la sua firma autografa sul tablet, la sua immagine è associata al documento e viene estratto il template biometrico che è verificato con quello conservato centralmente. Se, auspicabilmente, la verifica è positiva, è attivata la chiave di firma conservata nello HSM e il documento, completo di immagine della firma autografa, viene firmato con la firma digitale o qualificata del titolare. Per brevità, di seguito userò solo il termine “qualificata” intendendo ambedue i tipi di firma. In teoria sarebbe possibile anche utilizzare questi sistemi biometrici per attivare la propria smart card, ma perché usare un cannone per sparare a una mosca? Uno schiacciamosche è più economico e pratico. In questo caso la firma autografa costituisce solo uno strumento di autenticazione informatica del titolare, né più né meno come una delle varie

chiavette OTP (One Time Password) che si stanno sempre più diffondendo. Una possibile variante, utilizzabile laddove il fornitore di questo tipo di servizi non metta a disposizione dei suoi utenti un HSM con le rispettive chiavi di firma, si basa sull’apposizione sul documento, compresa l’immagine della firma, della firma qualificata del fornitore stesso, ad attestare che l’utente è stato da lui riconosciuto e che l’immagine della firma associata al documento è autentica. In altre parole il fornitore di questo tipo di servizi agisce come una specie di pubblico ufficiale che attesta l’identità del firmatario del documento. È evidente che in questo tipo, compresa la variante, la vera firma è quella qualificata e che quella bio–grafo/ metrica serve solo come strumento di autenticazione dell’utente. Aspetti della firma bio-grafo/metrica (con e senza enrolling) Balza subito all’occhio che dei due tipi descritti precedentemente il secondo è un modo per attivare le firme qualificate, quindi: il risultato è interoperabile (oggi anche tra i diversi stati europei), qualsiasi persona è in grado di verificare in piena autonomia la validità della firma, la firma dura nel tempo (sia pure con i doverosi distinguo), ecc.. Insomma: siamo nel dominio delle firme qualificate.

Nel primo caso, invece, il template è incluso in modo “nascosto” all’uomo della strada il quale, se vuole avere la certezza dell’autenticità della firma dovrà ricorrere alla verifica centralizzata, descritta adeguatamente dall’ing. Manca. Aggiungo che questa firma è valida in ambienti chiusi, cioè viene riconosciuta solo in quegli ambienti che riconoscono l’autorità dell’ente centrale che ha cifrato i dati biometrici della firma (punto 3 della Figura 1), in altre parole non ha validità “erga omnes”. Si applica benissimo, comunque, al caso di rapporti con una banca, ad esempio. Ma veniamo alla durata nel tempo e ad altre storie. Prima considerazione. Abbiamo tutti esperienza diretta del fatto che la nostra firma si evolve nel tempo: così come compaiono le rughe e i capelli prima ingrigiscono e poi diventano bianchi, per non parlare di altre cose, analogamente la nostra firma cambia. A questo bisogna aggiungere eventuali accidenti, infortuni, patologie, ecc., che aggravano questa situazione. Ricordo che decenni fa non riuscii a completare un acquisto perché non riuscivo ad apporre la mia firma sullo slip della carta di credito in quanto mi era stata da poco fatta un’infiltrazione di cortisone al gomito destro e la mano destra era anestetizzata. L’impatto di quanto descritto è di-

Figura 2

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verso nei due casi visti sopra. Nel primo caso una firma apposta dieci o venti anni fa, specialmente se questo lasso di tempo comprende il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, con una certa probabilità oggi rischia di non essere riconosciuta come autentica. Anche nel secondo caso l’autenticazione avrebbe buone probabilità di non riuscire con il passare degli anni, se non fosse che in questo secondo caso i meccanismi utilizzati normalmente provvedono ad aggiornare il template centrale con le firme che nel tempo vengono sottoposte per l’autenticazione. Certo se una persona dopo l’enrollment non firma per dieci o venti anni, il rischio che non venga più riconosciuto esiste, specialmente se intervengono gli accidenti e le patologie di cui sopra. (Non)ripudiabilità Analizziamo ora un altro fattore: la possibilità di truffa. Una persona truffaldina nel primo caso può apporre una firma in modo diverso dal suo modo di firmare abituale. Nella Figura 2 la firma in alto è quella mia abituale, mentre quella in basso è una firma scritta appositamente per questo articolo. Sono d’accordo: la seconda è una firma infantile, ma ricordo che un mio bravissimo collega di alcuni decenni fa aveva proprio una grafia di questo tipo. Va da sé che nell’apporre la firma di destra sono stato attento a far sì che le caratteristiche biometriche (velocità, accelerazione, inclinazione, ecc.) fossero ben differenti da quella di sinistra, per non parlare della forma delle varie lettere. Mi vorrete scusare se non ci sono riuscito perfettamente: di mestiere non faccio il falsario …. Voglio solo aggiungere che sono ricorso a questo tipo di esempio perché non sono capace di scrivere con la sinistra: se ne fossi stato capace, la firma risultante sarebbe stata sicuramente ben differente da quella “autentica” anche dal punto di vista grafologico. Insomma: se io volessi effettuare una truffa, potrei firmare apponendo la

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seconda firma (magari stavolta mi eserciterei prima) che successivamente potrei disconoscere con facilità, dimostrando agevolmente che la mia firma è diversa. Anche nel secondo caso precedentemente descritto, quello della firma usata come strumento di autenticazione, la cosa è possibile, in particolare per uno che sia un inveterato falsario, apponendo un certo numero di firme “false”, tali da “ingannare” il sistema già in fase di enrollment. Nel caso di una firma qualificata “tradizionale” un tale tipo di truffa è decisamente da escludere, purché la CA operi correttamente, è ovvio. Infatti, una volta identificata la persona in base ai suoi documenti di identità, le viene consegnata una smart card, o qualcosa di equivalente, con una password, o, in alternativa, le viene consegnato un dispositivo per autenticarsi in rete allo HSM. Certo: la carta d’identità può essere falsa, ma questa è un’altra storia.

dove, quindi, non è conosciuto. Ma anche qui non ci sono differenze con il mondo tradizionale: il cassiere nulla può davanti a una carta d’identità ben falsificata. Insomma: nihil sub sole novi. I casi di frode nel caso della firma bio-grafo/metrica non sono maggiori che nel caso tradizionale. Valgono comunque tutte le considerazioni fatte dall’ing. Manca sul false acceptance e sul false rejection che sono il problema di fondo di tutta la biometria. Parlando di firme e di biometria, voglio concludere ricordando quanto raccontava Rudyard Kipling oltre 110 anni fa nel suo “Kim”, ambientato in una situazione di fine Ottocento. Un capo afgano non firmava i suoi documenti: vi apponeva l’impronta del suo pollice resa inconfondibile dallo sfregio di una ferita. Era molto più affidabile di una firma, specialmente in quella situazione di allora.

Utenti occasionali Ho già detto che il primo caso può essere utilizzato benissimo in quei casi nei quali la “vita” della firma non è lunga. Per di più in questo caso anche l’utente occasionale può avvalersi di questa firma: si presenta in una banca di cui non è cliente per effettuare un pagamento su un conto della banca stessa e la sua firma viene associata alla contabile. Difficilmente ci saranno obiezioni. Magari un qualche politico potrà dire che non era a conoscenza dell’identità di chi gli ha versato qualche euro sul suo conto, né sarà possibile risalire dalla firma all’identità del misterioso donatore, ma già oggi è così…. Un caso più pericoloso può essere quello di un personaggio che, con una carta di identità falsa, faccia un bonifico trasferendo soldi dal conto di una vittima ignara su di un altro conto. Certo: la vittima deve essere uno che non va quasi mai in banca

FRANCO RUGGIERI

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approfondimenti

La Firma Grafometrica al servizio del cittadino nella provincia autonoma di Trento L’esperienza della Provincia Autonoma di Trento DI DANIELE CITTERIO

IL CAD DEFINISCE LA FIRMA ELETTRONICA AVANZATA COME “UN INSIEME DI DATI IN FORMA ELETTRONICA ALLEGATI OPPURE CONNESSI A UN DOCUMENTO INFORMATICO CHE CONSENTONO L’IDENTIFICAZIONE DEL FIRMATARIO DEL DOCUMENTO E GARANTISCONO LA CONNESSIONE UNIVOCA AL FIRMATARIO, CREATI CON MEZZI SUI QUALI IL FIRMATARIO PUÒ CONSERVARE UN CONTROLLO ESCLUSIVO, COLLEGATI AI DATI AI QUALI DETTA FIRMA SI RIFERISCE IN MODO DA CONSENTIRE DI RILEVARE SE I DATI STESSI SIANO STATI SUCCESSIVAMENTE MODIFICATI”.

Un nuovo strumento di firma La recente Legge, 4 aprile 2012 n. 35, di conversione del D.L. 9 febbraio 2012 recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo e pubblicata in gazzetta ufficiale lo scorso 6 Aprile identifica i processi di digitalizzazione e di dematerializzazione della PA e del settore privato come percorsi obbligatori per l’innovazione e l’efficienza del nostro Paese. In particolare il nuovo CAD all’art. 1, al fine di rendere sempre più pratici ed usabili gli strumenti di digitalizzazione da parte del cittadino, definisce e reintroduce un nuovo strumento di firma con valore legale: la Firma Elettronica Avanzata (FEA). Si tratta di uno strumento che potrebbe portare l’innovazione tecnologica necessaria per superare il digital divide, garantendo al contempo l’integrità e l’autenticità dei documenti informatici. I Sistemi di FEA, così come definite

dall’emanando Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri: Regole tecniche in materia di generazione, apposizione e verifica delle firme elettroniche avanzate, firme elettroniche qualificate, firme elettroniche digitali e validazione temporale dei documenti informatici, consentono, in particolare, di introdurre nel panorama normativo nazionale una firma che ha lo stesso valore legale delle più tradizionali firme digitali e firme elettroniche qualificate, sebbene si distingua da queste ultime per i requisiti di sicurezza e per gli ambiti applicativi. La FEA, infatti, non necessita di un dispositivo sicuro in senso proprio, né di un certificato qualificato né di un sistema di chiavi asimmetrico. Nasce anche svincolata da autorizzazioni preventive: possiamo affermare che parlando di FEA ci si riferisca non ad uno strumento elettronico

bensì ad un processo di atti ben identificabili. La Firma Elettronica Avanzata non è da considerarsi uno strumento elettronico, ma un processo di atti ben identificabili. ICEF, sinonimo di innovazione 1 Perfettamente in linea con le indicazioni dell’Agenda Digitale Italiana, a partire da Marzo 2012, la Provincia Autonoma di Trento (PAT) ha lanciato la dematerializzazione del processo di gestione delle dichiarazioni ICEF 2 attraverso l’adozione di una soluzione di FEA. L’ICEF è un indicatore utilizzato nella PAT per valutare la condizione economica delle famiglie, sostituisce l’ISEE 3 utilizzato a livello nazionale. Sulla base di informazioni di tipo reddituale, patrimoniale, finanziario e anagrafico questo indice permette di dare alle famiglie trentine delle priorità nell’accesso ad alcuni beiged.it 02.2012

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UNA SOLUZIONE DI FIRMA ELETTRONICA AVANZATA DEVE GARANTIRE:

L’identificazione del firmatario del documento, La corrispondenza univoca della firma al firmatario, Il controllo esclusivo del firmatario del sistema di generazione della firma, La possibilità di verificare che il documento informatico sottoscritto non abbia subito modifiche dopo l’apposizione della firma, l’assenza di qualunque elemento nell’oggetto della sottoscrizione atto a modificarne gli atti, fatti o dati nello stesso rappresentati, la connessione univoca della firma al documento sottoscritto. La Firma Elettronica Avanzata non è da considerarsi uno strumento elettronico, ma un processo di atti ben identificabili

nefici sociali. L’obiettivo dichiarato è quello di agevolare l’accesso ai benefici sociali e alle agevolazioni tariffarie offerte dalla Provincia e dagli Enti Locali, ai nuclei meno abbienti. Tra i servizi che utilizzano l’ICEF per determinare le graduatorie di accesso e le modalità di fruizione sono: Edilizia pubblica Assegno Regionale al nucleo familiare; Tariffa Trasporto Studenti; Borse di studio Opera Universitaria; Esonero tasse Università di Trento; Buoni di Servizio. Il Cittadino che intende accedere alle agevolazioni deve richiedere il proprio “indicatore ICEF” ad un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) abilitato ed attendere il rilascio dell’attestazione. L’indicatore dovrà essere utilizzato in fase di presentazione di una domanda di contributo e servirà per definire l’accesso ad una graduatoria piuttosto che una percentuale di agevolazione. Gli sportelli abilitati al supporto al cittadino per il rilascio delle certificazioni ICEF sono distribuiti su tutto il territorio provinciale e contano circa 600 operatori impiegati in 250 Centri di Assistenza Fiscale. Negli ultimi anni le dichiarazioni presentate presso gli sportelli abilitati si sono attestate intorno alle 240.000 unità annue, per un computo complessivo, dall’introduzione dell’applicazione informatica, di circa 1.400.000

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documenti. In considerazione della difficoltà di poter facilmente consultare una mole così considerevole di documenti cartacei, la PAT ha deciso di ricorrere alla FEA per ottenere una gestione semplificata, e più sicura, dei documenti prodotti. Dichiarazioni digitali con la Firma Grafometrica La nuova procedura di gestione delle dichiarazioni ICEF prevede la sostituzione della firma autografa apposta sulle autocertificazioni con una Firma Grafometrica. La Firma Grafometrica è un particolare tipo di FEA che si basa sull’utilizzo di un dispositivo hardware (tablet) sul quale un utente appone la propria firma autografa, come se stesse firmando un normale documento cartaceo. La pratica, sulla quale l’utente appone la propria firma, viene riprodotta graficamente sul video del tablet: con una speciale penna l’utente firma nel campo specifico presente sul modello utilizzando l’immagine visualizzata. Il comportamento dell’utilizzatore è lo stesso che avrebbe per un documento cartaceo: la Firma Grafometrica è basata sulle caratteristiche comportamentali (ritmo, pressione, velocità, movimento, accelerazione e movimento) del titolare. Il processo di FEA realizzato è descritto in Figura 2: 1 Riconoscimento ed inserimento dati - L’operatore riconosce il richiedente e procede alla compi-

lazione della domanda on-line. 2 Composizione PDF - completato il data entry, il sistema compone un documento in formato PDF contenente le informazioni inserite e i “box di firma” sui quali il richiedente dovrà apporre la propria firma. 3 Presentazione PDF – il documento generato è visualizzato sullo schermo dell’operatore evidenziando le firme necessarie. Il richiedente può rileggere il documento e con un doppio click sul “box di firma” avvia il processo di Firma Grafometrica sul tablet. 4 Firma Grafometrica – il processo di firma grafometrica è a sua volta scomponibile in sotto-fasi realizzate tramite l’integrazione fra uno specifico software di firma – SoftPro SignDocWeb - ed una tavoletta grafica – Wacom STU520 - collegata alla postazione tramite cavo USB: a SignDocWeb inizializza una comunicazione criptata con il tablet tramite algoritmo simmetrico AES-256 (le chiavi di comunicazione cambiano ad ogni sessione); b Il tablet ottiene in ingresso l’immagine del “box di firma” selezionato; c Il richiedente appone la firma con la penna apposita; d Il tablet comunica i dati biometrici, SignDocWeb lega indissolubilmente questi con l’hash del documento e li cifra mediante un

Figura 1 - tablet di firma grafometrica in azione


Figura 2 - Processo di firma elettronica avanzata meccanismo a doppia chiave. La firma raccolta sul tablet viene cifrata utilizzando una chiave pubblica, la cui corrispondente chiave privata è conservata in modo sicuro al di fuori del sistema di firma, presso un terzo fidato (InfoCert); e SignDocWeb unisce i dati crittografati di firma al documento PDF e inserisce l’immagine grafica della firma tramite le coordinate dei punti firma. Si ottiene in questo modo un documento PDF graficamente firmato negli appositi spazi, con incapsulati i dati biometrici crittografati. L’integritĂ viene garantita dal meccanismo di verifica standard delle firme PDF embedded. 5 Firma automatica e marca temporale - il documento PDF firmato elettronicamente è immediatamente sottoposto da parte dell’infrastruttura server a firma digitale e marca temporale. Con queste operazioni è garantita l’opponibilitĂ a terzi dell’integritĂ del documento e del suo riferimento temporale. 6 Archiviazione sostitutiva - il

documento PDF è inviato in conservazione sostitutiva tramite il servizio LegalDoc di Infocert, eliminando la necessitĂ di dover archiviare copia cartacea del procedimento. 7 Audit Trail - tutte le operazioni del processo di FEA sono salvate cronologicamente all’interno di un apposito LOG che consente di ricostruire ed esaminare la sequenza degli eventi e delle attivitĂ dell’intero processo. Periodicamente il LOG di audit trail viene firmato, marcato temporalmente ed inviato in conservazione al fine di costituire evidenza documentale del processo di FEA. Diffusione degli strumenti di eGovernement Nel prossimo futuro oltre alle dichiarazioni ICEF il processo di FEA si dovrebbe estendere anche alle domande per l’accesso alle agevolazioni perseguendo l’obiettivo della dematerializzazione degli atti amministrativi. Grazie all’introduzione del nuovo processo i procedimenti risultano quindi piĂš rapidi ed efficienti e la valutazione delle domande di benefi-

cio piĂš snella. Anche i cittadini della PAT potranno godere dei benefici derivanti dalla dematerializzazione delle pratiche ICEF: grazie alla diffusione della “Carta Provinciale dei Serviziâ€? sarĂ presto possibile autenticarsi al portale della PAT ed accedere ad una serie di servizi online fra cui naturalmente l’archivio storico delle dichiarazioni e domante ICEF. NOTE: Il progetto ICEF è stato realizzato da: r 1BSPT QSPHSBN NBOBHFNFOU r $MFTJVT CBODB EBUJ F BQQMJDB[JPOF EJ DBMDPMP ICEF r ,-FWFS HSVQQP *OGPDFSU QSPDFTTP EJ 'JSNB Elettronica Avanzata 2 Indicatore della Condizione Economica Familiare 3 Indicatore della Situazione Economica Equivalente 1

DANIELE CITTERIO

Amministratore Delegato, KLever

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intervista

Agenda digitale italiana:

scuola digitale

Intervis ta Assessor con Carlo Ma cc e e Digita alla Semplifica ari li z Lombar zzazione di Re ione gione dia

DI MAURIZIO ARATA

In questi ultimi e travagliati tempi, il Ministero per lo Sviluppo Economico, rappresentato da Corrado Passera, in compartecipazione con il Ministro dell’Istruzione e dell’Università Francesco Profumo, col Ministro della Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi ed il Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca,

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ha dato il via al progetto dell’Agenda Digitale Italiana (ADI), una creazione da tempo richiesta da vari settori del Paese, sia per quello che riguarda le aziende - soprattutto quelle più avanzate nell’ambito tecnologico e nell’offerta di servizi più snelli, moderni, ed al passo con i tempi - sia per il settore privato, in gran parte legato alle nuove

esigenze delle più giovani generazioni. Va da sé come, oltre alla necessità di abbattere il più possibile il cartaceo e di amplificare e governare tanto la dematerializzazione quanto nuove soluzioni come gli archivi Cloud, sempre maggiore sia l’attenzione da porre, e questo ce lo insegnano già molti Paesi d’Europa e del mondo, sulle tematiche relative alla Cultura e all’Educazione. Scuola e Università insomma, ovvero quei giovani che saranno la futura forza del nostro Paese. È questa una sfida di grande rilevanza, una sfida per la crescita e lo sviluppo, capace di fronteggiare una crisi dilagante. Fra gli impegni più importanti, l’Agenda Digitale punta alla diffusione della Banda Larga, tema che interesserà varie Regioni che vede in prima fila Regione Lombardia, quest’ultima con un piano d’attuazione di copertura territoriale pari al 99,7 % entro il 2013. Attuare una strategia di allineamento agli obiettivi europei di crescita trainata dall’economia digitale è quanto si pone la Cabina di Regia dell’Agenda Digitale, col coinvolgimento del Governo e degli Enti Locali, le associazioni, le grandi imprese etc. Proprio in questo stesso programma troviamo il progetto relativo alla Scuola Digitale, un piano di sviluppo del tema Digitale, capace di portare gradualmente ad un rinnovamento reale dell’intero impianto della Scuola Italiana. Partendo da Regione Lombardia, ma con altre realtà comunque attente e partecipanti all’iniziativa sul suolo nazionale, il cambiamento dovrebbe coinvolgere tutta la parte organizzativa, come segreterie, registri, informazioni, servizi, così come gli studenti a partire dall’uso dei computer o tablet in vece del tanto vituperato, anche giustamente, acquisto di libri spesso sempre uguali, ma rieditati. Come dallo slogan dell’Assessore alla Formazione e alla Cultura Valentina Aprea “Basta carta nelle nostre scuole e … via libera a tutti i vantaggi che la tecnologia può offrirci”, la rivoluzione in atto andrà a toccare, e si spera ra-


Carlo Maccari Assessore alla Semplificazione e Digitalizzazione di Regione Lombardia

pidamente, un larga fetta di famiglie italiane, e cercherà peraltro di semplificare la comunicazione fra le stesse e le Istituzioni Scolastiche. A spiegarci meglio il piano d’attuazione del progetto “E-ducazione” è Carlo Maccari, assessore alla Semplificazione e Digitalizzazione di Regione Lombardia, chiamato recentemente dal Ministro Corrado Passera a rappresentare le regioni italiane nella Cabina di Regia della sunnominata Agenda Digitale. Come è nato il progetto, e quanto tempo è stato necessario per poterlo promuovere? “La mia collega Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione e Cultura della Regione Lombardia, ha giustamente battezzato il progetto con lo slogan “È ora di cambiare”. Generazione web Lombardia, va detto, è la prima iniziativa del genere in Italia e consentirà, già da questa prima fase sperimentale a mille classi delle superiori di utilizzare libri di testo digitali e tablet per studiare”. In quali tempi si pensa di potere estendere il passaggio cartaceo/ digitale anche alle altre scuole? “La prima fase inizierà a settembre e coinvolgerà circa 25.000 studenti delle prime e terze superiori, incluse le paritarie e gli Istituti di Formazione professionale. In pratica l’accordo prevede l’assegnazione di 250 Euro a ciascuno studente della

classe digitale, oltre a 1.750 Euro per l’acquisto di un dispositivo d’aula come le Lavagne Interattive Multimediali (Lim). Ogni classe disporrà quindi di una Dote Tecnologia di circa 8.000/8.500 Euro. La scelta di interessare le classi prime e terze deriva dal fatto che, all’inizio dell’anno scolastico, devono adottare i nuovi libri di testo. In questo caso specifico dovranno essere tutti digitali. Certamente, anche dalla risposta degli istituti a questo stimolo dipenderà l’estensione di queste metodiche al complesso delle scuole lombarde”. Basteranno gli incentivi e sapranno le famiglie fronteggiare l’innovazione? “Certamente gli incentivi non sono sufficienti. Quello dell’alfabetizzazione digitale è l’altro grande tema da affrontare. Nella fase attuale, possiamo dire di contare su una parte di popolazione, quella più giovane, che con le tecnologie digitali è nata o ha comunque dimestichezza. C’è però una parte forse più consistente, ovviamente quella compresa nelle fasce d’età più alte, che si troverebbe completamente tagliata fuori. Serve un cambio culturale che parta anche dal tipo di servizi offerti dai Comuni, che sono gli interlocutori più vicini al cittadino, ma che devono essere in grado di parlare una lingua comprensibile a tutti, mentre in Italia storicamente in ciascun campanile si adottano regole diverse”. Il progetto Scuola Digitale, all’interno di un’Agenda Digitale che coinvolge altre grandi realtà del Paese come PA, Sanità …, come si posiziona rispetto agli altri grandi paesi dell’EU, ed alle altre realtà italiane ? “In Italia non siamo all’anno zero, anche se va detto come finora sia mancata una vera e propria regia centrale che riuscisse a mettere a sistema le esperienze all’avanguardia nate sui territori. Abbiamo un settore privato che vanta eccellenze in grado di competere a livello internazionale e finalmente anche il Governo pare voler imprimere un cambio di passo alle sue politiche. Recentemente è stata costituita dal Ministro Passera una Cabina di Regia per lanciare l’Agenda Digitale Italiana, che dovrebbe portare entro giugno a un Decreto legge tutto dedicato a questi

temi. In questo contesto Regione Lombardia sta da tempo lavorando alla propria Agenda Digitale, che abbiamo presentato nelle scorse settimane come primo e unico caso concreto finora messo in campo nel Paese. Anche per questo ci è stato affidato il ruolo di rappresentare le Regioni in Cabina di Regia e proprio in questi giorni, dovendo farlo personalmente, sto prendendo contatto con i miei colleghi in tutta Italia per raccogliere progetti e idee da mettere sul tavolo”. Riusciremo a rimanere al passo con gli altri Paesi? “É un dovere. Non nascondiamo che spesso la situazione di partenza non è favorevole e ancora oggi in Italia ci sono sensibilità molto diverse sui territori. Bisogna compiere un vero salto di mentalità. Oggi il Governo ha detto chiaramente che il digitale rappresenta uno dei pilastri più importanti per il rilancio dell’economia, quindi bisogna muoversi. Sono convinto che nei prossimi anni, gli Enti Locali che non avranno dimostrato di voler stare al passo dovranno anche rendere conto del perché. È necessario insomma passare dalla fase in cui sono le singole iniziative a nascere più per buona volontà che per vera programmazione a quella in cui una regia autorevole metta dei paletti e degli obblighi da rispettare”.

MAURIZIO ARATA

Giornalista e Condirettore di VoiceCom news

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speciale omat

OMAT Milano 2012 Sintesi del Convegno “Documenti e firme digitali: corso accelerato di sopravvivenza” DI FRANCO RUGGIERI

Nel pomeriggio del 27 marzo si è tenuto il convegno in questione: un successo di pubblico letteralmente con posti in piedi! D’altronde l’argomento era di vero interesse per chiunque si occupi di documenti digitali. Ho avuto il privilegio di moderarlo (ma il termine è fuori luogo: non c’è stato bisogno di separare litiganti o roba simile) e vi racconto in dettaglio come è andata in un articolo che potete trovare all’indirizzo www.iged.it di cui qui faccio una sintesi. Ho tenuto a iniziare ricordando che il 1997 fu un anno soglia, in cui, mentre in Italia usciva il DPR 513 che definiva le regole giuridiche per i documenti con firma digitale, si “scollinava” con i costi di memorizzazione: a partire da quell’anno costa meno memorizzare su bit e bytes anziché su carta. Analogamente anche il 2012 sarà un anno “spartiacque” per quanto riguarda i documenti digitali in quanto sarà data attuazione a due strumenti legislativi fondamentali, ambedue promulgati nel 2010: uno europeo: la Direttiva IVA 2010/45/EU del 13/7/2010 che “rivoluziona”, la precedente Direttiva IVA 2006/112/EC; uno italiano: il DLgs 235/2010 del 30/12/2010 che modifica in modo sostanzioso il precedente CAD. cioè il Dlgs 82/2005, già ampiamente rimaneggiato a cominciare dal Dlgs 159/2006. Anche se il convegno non era incentrato sulla fatturazione elettronica, essa è entrata dalla finestra: infatti che cosa è una fattura elettronica se non

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un documento digitale? Sintetizzo gli interventi. Stefano Ercoli – Ufficio Efficienza Organizzativa P.A.C., DigitPA - IL DOCUMENTO INFORMATICO E LE SUE REGOLE TECNICHE Il primo della raffica di tre “Stefani” della giornata ci ha da un lato fatto piacere comunicandoci i risultati dello European e-Government Benchmarking 2010 che vede l’Italia piazzata benissimo come complesso di servizi online, ma dall’altro lato ci ha rimesso nel posto che ci compete (cioè di avvilimento) con un’altra risultanza di tale ricerca: “solo il 10,7% dei cittadini italiani ne usufruisce”. Gente: sono passati 15 anni da quando usci il DPR 513/97 e siamo ancora qui? Il Governo (inteso in senso lato) propone, sull’argomento, una Cabina di regia per gestire la strategia dell’Agenda Digitale italiana nell’ottica di semplificare la vita del cittadino. Le armi sono le ormai da lungo tempo attese “Regole Tecniche”. Per non parlare di “Protocollo informatico e documento informatico” e di “Contrassegno elettronico”, passando per il formato del documento e la sua conservazione e, quindi, per i “metadati” tra cui i metadati di catalogazione, i metadati di fascicolazione, i metadati di trasmissione, conservazione o archiviazione per citarne solo alcuni tipi. Vale la pena di ricordare che: “L’insieme minimo dei metadati è costituito da: l’identificativo univoco e persistente

il riferimento temporale l’oggetto il soggetto che ha formato il documento l’eventuale destinatario.” Insomma: è roba banale con cui ha familiarità chiunque crei una lettera e magari la protocolli pure. Speriamo che se ne convincano anche le pubbliche amministrazioni…. Ma Stefano Ercoli ha detto molte più cose: ho cercato di raccontarle nell’articolo per esteso. Stefano Arbia – Funzionario DigitPA – FIRME ELETTRONICHE AVANZATE, QUALIFICATE E DIGITALI: REGOLE TECNICHE E RISVOLTI GIURIDICI DELLA SCELTA TECNOLOGICA Ovviamente non si è parlato di firme elettroniche avanzate “tout court”, ma di tutta la panoplia delle firme elettroniche che sono uno sviluppo delle firme elettroniche avanzate e cioè le Firme Elettroniche Qualificate e le Firme Digitali. Vi rimando alla versione estesa dell’articolo per i dettagli. Stefano Arbia ha quindi presentato l’articolo 21, comma 2 del CAD 2.0. dove vengono equiparate le varie tipologie di firma avanzata o basate su di essa (si legga “FEQ o FD”) ai fini dell’art. 2702 del Codice Civile. Voglio però parlare qui di una prescrizione del CAD 2.0 (presente già nel CAD originale) che, rispetto al Codice civile che pone l’onere di disconoscere la sottoscrizione al soggetto “contro il quale la scrittura è prodotta”, ribalta la situazione: è il titolare del


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dispositivo di firma che ha l’onere di dimostrare che una firma elettronica a lui riconducibile è falsa. Ho due obiezioni, di cui cito solo la prima: nella Direttiva Europea non c’è nulla del genere. L’altra obiezione è spiegata nella versione estesa dell’articolo. Il Dott. Arbia è poi passato a trattare l’argomento veramente nuovo del CAD 2.0: “La firma elettronica avanzata”. Ha ricordato che, come dall’emanando DPCM delle Regole Tecniche per la firma elettronica, “La realizzazione di soluzioni di firma elettronica avanzata è libera e non è soggetta ad alcuna autorizzazione preventiva.” E ci mancherebbe pure: lo diceva (eravamo bambini) già la Direttiva 1999/93/CE all’art. 3, comma 1: “Gli Stati membri non subordinano ad autorizzazione preventiva la prestazione di servizi di certificazione.” Questa disposizione sembrerebbe limitata ai soli certificatori. Invece la definizione di «prestatore di servizi di certificazione» recita: “un’entità o una persona fisica o giuridica che rilascia certificati o fornisce altri servizi connessi alle firme elettroniche.” Quest’ultima frase abbraccia tutti i casi, anche quanto le nuove Regole tecniche prevedono per la FEA. Sempre per brevità mi limito solo a citare l’art. 55 delle citate Regole Tecniche: a coloro che erogano soluzioni di firma elettronica avanzata al fine di utilizzarle nei rapporti intrattenuti con soggetti terzi per motivi istituzionali, societari o commerciali, realizzandole in proprio o anche avvalendosi di soluzioni realizzate dai soggetti di cui alla lettera b); b coloro che, quale oggetto dell’attività di impresa, realizzano soluzioni di firma elettronica avanzata a favore dei soggetti di cui alla lettera a).” Per il resto rimando alla versione estesa dell’articolo: è troppo lungo trattarlo. Cito solo che con l’art. 57 vengono (sacrosantamente) messi i classici paletti per coloro che “erogano soluzioni di firma elettronica avanzata”. Cambiamo argomento, o meglio: lo ha cambiato il Dott. Arbia. Una

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grossa novità, che condivido appieno, introdotta da questa bozza di Regole tecniche è la possibilità di inserire nel certificato qualificato un codice che indichi che la firma è subordinata alla preventiva verifica da parte del certificatore della validità del certificato

scosto, contrabbandato come “firma automatica”. Ora sarà ben normato e si potrà uscire dalle catacombe.

stesso. Questo introduce il concetto di “firma qualificata e digitale verificata”, ma per i dettagli rimando alla versione estesa dell’articolo. A questo punto il Dott. Arbia ha affrontato il tema caldissimo della firma remota. In realtà questo tipo di firma c’era nei fatti anche prima, ma di na-

in quanto non si basa su elementi oggettivi né sul controllo da parte di organi terzi, quindi può avere validità esclusivamente in ambiti ben delimitati. Ne ha parlato anche la successiva speaker.

L’altro chiarimento che non va assolutamente dimenticato è che la FEA non può avere validità erga omnes,


Giusella Finocchiaro – Titolare e fondatrice dello Studio Legale Finocchiaro, professore ordinario di diritto di internet e di diritto privato nell’Università di Bologna - LA FIRMA ELETTRONICA AVANZATA: UN PO’ DI CHIAREZZA Con la malizia che i lettori ormai conoscono, rimando alla versione estesa dell’articolo per i dettagli (non ve li perdete: quello che dice la Prof. Finocchiaro non può essere assolutamente perso). Non posso però trascurare una frase che andrebbe messa in un cartello da appendere al muro: “La firma elettronica avanzata non è un prodotto - La firma elettronica avanzata è un processo”. Questo è il nocciolo della questione. Rivoltiamolo: senza un processo organizzativo che copra i punti deboli intrinseci nella FEA, essa è del tutto indifesa e quindi inutile. Detto in altre parole: la FEA è così, intrinsecamente, indefinita che sono possibili molti modi per renderla affidabile, ognuno specifico per il tipo di ambiente a cui si applica. Ma non proseguo: sapete dove trovare il resto. La Prof. Finocchiaro è passata alle considerazioni sulla “Validità ed efficacia probatoria del documento informatico” esaminando i seguenti casi: documento senza firma documento con firma elettronica

documento con firma elettronica avanzata documento con firma elettronica qualificata documento con firma digitale. Il reportage al riguardo è nella versione estesa dell’articolo …. Daniele Citterio – Amministratore Delegato, KLever – DALLA CARTA AL TABLET: LE SOLUZIONI DI FIRMA DIGITALE E BIOMETRICA PER IL “MOBILE WORKER” Daniele Citterio ha iniziato mostrando l’andamento del mercato dei vari dispositivi da cui risulta che i tablet nei primi 5 anni di vita hanno avuto la maggior crescita, anno su anno, rispetto ad altri device e che entro il 2020 gli attuali dispositivi mobili con capacità di connessione a Internet si quintuplicheranno. Non ho alcuna difficoltà a crederlo. Ulteriore riprova viene da alcune ricerche Gartner, sempre presentate da Daniele Citterio, che i tablet godranno nel prossimo futuro del massimo incremento di diffusione. L’offerta KLever è quindi stata presentata sinteticamente in questa sequenza: autenticazione del soggetto, preparazione del documento in pdf, firma e conservazione. La firma può essere di due tipi: da

parte di un detentore di un certificato di firma e da parte di un “utente occasionale”. Il primo caso si articola in forma locale o remota. Il secondo ricade nella firma grafometrica. Gianni Sandrucci – CEO, ITAGILE – LA SOLUZIONE VINCENTE E LEGALE DI FIRMA SU HSM Daniele Citterio aveva alzato la palla e Gianni Sandrucci l’ha schiacciata, parlando di una soluzione di firma remota basata sul prodotto CoSign. CoSign può avvalersi di strumenti di autenticazione forte di vario tipo: dalla chiavetta OTP che si sta diffondendo presso le banche, agli SMS. Le parole d’ordine che sono state proposte sono quattro e icastiche: veloce, scalabile, affidabile, facile da usare. L’applicazione che utilizza CoSign per generare firme remote tra le altre caratteristiche, discusse più ampiamente nell’articolo esteso, si avvale della verifica centralizzata della firma (utilizza anche la TSL europea) e può essere utilizzato per attuare le firme grafometriche che si concludono con una firma digital/qualificata. Sandrucci, dopo aver citato articoli e commi del CAD che parlano degli HSM, ha, giustamente, tenuto a precisare che CoSign è stato l’unico sistema che avesse le carte in regola alla data del 1/11/2011, quando cioè è entrato in vigore il DPCM 14/10/2011 Enrica Massella Ducci Teri – Ufficio Dematerializzazione - Responsabile Sezione Conservazione dei documenti digitali, DigitPA – CONSERVAZIONE DELLA MEMORIA DIGITALE: REGOLE TECNICHE E ACCREDITAMENTO DEI “CONSERVATORI” Enrica Massella ha esordito con una frase sintomatica: “La semplificazione abbina innovazione tecnologica e innovazione amministrativa, utilizzando in modo integrato l’innovazione normativa e organizzativa per la reingegnerizzazione dei procedimenti.” Ha poi presentato una slide sinottica dei diversi procedimenti legislativi e iged.it 02.2012

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ID

chi

OMAT Milano 2012

COSA

La principale mostra convegno italiana dedicata alla gestione dei contenuti digitali e delle informazioni aziendali

QUANDO

27 e 28 marzo 2012

928 619 63

DOVE

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ATAhotel Executive, Milano

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Confermare una tradizione che prosegue dal 1990 è la sfida che raccogliamo con ogni nuova edizione. OMAT Milano 2012 ha senza dubbio mantenuto fede alle aspettative, grazie a una serie di novità che sono state accolte con favore. Molte altre seguiranno nel corso dell’anno. Ringraziamo i nostri sponsor, espositori e partner, che hanno reso possibile questo successo. Ora il nostro pensiero è già a OMAT Roma, che si terrà in autunno.


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CONVEGNI Sessioni plenarie

Convegni verticali

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Laboratori

VISI

PROSSIMA EDIZIONE Roma, novembre 2012

INFO SU

WWW.OMAT360.IT


l’ha integrata con la citazione dei dispositivi giuridici più recenti, il tutto disponibile nell’articolo esteso. Massella ci ha informato che la promulgazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulle Regole Tecniche per la conservazione è prevista per la seconda metà del 2012. Dopo una slide riassuntiva dei “Principali pilastri della Gestione Documentale”, in sequenza: Documento informatico, Protocollo informatico, Fascicolo elettronico, Procedimento, Conservazione, il tutto incernierato su Firma digitale e Posta elettronica certificata, la D.ssa Massella è entrata nel vivo della conservazione partendo dalla citazione degli articoli 43 e 44 del CAD. Massella ha poi sottolineato che tra gli obiettivi del DPCM in questione ci sono: l’interoperabilità tra i vari sistemi di conservazione, l’adozione di formati adeguati, che vanno scelti da Responsabile della Conservazione. Il tutto va descritto nel Manuale della conservazione. Nell’articolo esteso trovate anche alcuni miei commenti che qui vi risparmio, come pure vi invito a leggere in tale articolo il racconto delle altre cose dette dalla D.ssa Enrica Massella. Chiudo con un accenno alle slide sull’accreditamento, trattato dall’art. 44-bis del CAD 2.0 e perfezionato dalla Circolare DigitPA n. 59/2011. La parte saliente è che i conservatori che chiedono l’accreditamento devono, in sostanza, dare a DigitPA tutte le informazioni che mettano quest’ultimo in grado di valutarne l’affidabilità. Accenno solo al fatto che, al momento, la domanda può essere, è vero, presentata da parte dei soggetti interessati, tuttavia, l’iter potrà essere completato solo dopo la pubblicazione delle regole tecniche relative al sistema di conservazione. In definitiva ad oggi non è disponibile un elenco di conservatori accreditati.

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Sandro Fontana – Chief Technology Officer, Secure Edge – SAVE YOUR MONEY? YES, YOU CAN! Sandro Fontana ha presentato la soluzione di firma remota sviluppata dalla società di cui è CTO. Tale soluzione si basa su un dispositivo che si articola in una batteria di smart card: lo SCBox, da cui poi si sono sviluppate anche due versioni di un altro dispositivo chiamato MSBox. In ciascuno di essi sono ospitate due coppie di rispettivamente 6, 25 e 49 smart card. L’accesso dell’utente avviene previa autenticazione forte. Taglio qui per motivi di spazio, tanto sapete dove trovare più dettagli che suggerisco di esaminare. Stefano Zanoli – Amministratore Delegato, Kartha – FIRMARE IN UFFICIO E FIRMARE IN MOBILITÀ: LA VIA MAESTRA PER LA DEMATERIALIZZAZIONE CON IL CONTRIBUTO DI MILIONI DI PERSONE L’esordio di Stefano Zanoli è stato una constatazione e un augurio: “La dematerializzazione come alleanza e condivisione dei vantaggi tra utente e fornitore”. Zanoli ha poi rilevato come ora si stia andando verso una fase in cui quello che si chiama in gergo, spersonalizzandolo, “utente finale”, è finalmente visto come “persona”. E questo è sempre più vero in un numero sempre

maggiore di settori di industria. Inevitabilmente in questa situazione la dematerializzazione andrà maggiormente verso i cosiddetti tablet, ivi inclusa la firma elettronica. Zanoli ha quindi presentato le soluzioni di firma basate su tavolette Wacom (le troviamo in banca) oppure su dispositivi Samsung, quali i PC dotati di penna Wacom. Ne consegue che la soluzione Kartha realizza firme grafometriche nelle quali la verifica di autenticità di una firma si basa principalmente, sull’analogia delle misure biometriche ricavate dalla firma originale e da quella apposta al momento della verifica. Dovrei, ora, tirare le conclusioni del pomeriggio di convegno, ma farei solo torto a chi vorrà accedere al più volte citato articolo esteso: vi si troveranno sufficienti informazioni da giustificare la mancanza della conclusione. O, se volete, la conclusione è questa: credevo di aver visto quasi tutto circa la firma elettronica, ma ora comincia un altro ciclo.

FRANCO RUGGIERI

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speciale omat

OMAT MI 2012 - TAVOLA ROTONDA DEL CONVEGNO DI APERTURA La rivoluzione digitale prende forma: strategie e tecnologie per essere vincenti sul mercato

DI MAURIZIO ARATA

Ad aprire la Tavola Rotonda del convegno di apertura di Omat MI (marzo 2012) è Marco Zamperini, giornalista, innovatore e professore universitario, che invita anzitutto gli ospiti – relatori a presentarsi. Sono: Pierluigi Zaffagnini Amministratore di Top Consult, Filippo Ligresti Country Manager di Dell Italia, Luca Giuratrabocchetta Country Manager Italia della Divisione Enterprise di Google, Paolo Cattolico EMEA Marketing Manager di Hewlett Packard IM Autonomy, Ottaviano Tagliaventi Responsabile Marketing Document Management di Olivetti, Danilo Cattaneo Direttore Generale di Infocert.

Comincia Zaffagnini sottolineando il prossimo 25° compleanno di Top Consult e della attività da sempre svolta nell’ambito della gestione elettronica di documenti tramite il proprio prodotto Top Media “Siamo stati pionieri nell’ambito della conservazione ottica sostitutiva, in quanto proprio Top Consult ha realizzato il primo archivio ottico sostitutivo, nel 2000 presso il comune di Pesaro, che voleva allora dematerializzare il proprio ufficio anagrafe. Da lì abbiamo iniziato a fornire clienti, pubblici e privati, dalla Governance alla Compliance delle norme. Qui, ad OMAT, siamo anche sponsor di un convegno dedicato all’Ufficio Posta Virtuale, un tema di grande attualità, poiché con i documenti che divengono sempre più informatici (vedasi la Posta Elettronica e la PEC che sostituirà la raccomandata) dal 2013 le notifiche dovranno avvenire attraverso procedure telematiche o tramite PEC: è in questo momento che le aziende pubbliche e private corrono il grosso rischio di perdere il controllo delle informazioni.” La parola passa a Filippo Ligresti, da tre anni AD di Dell, e per la prima volta a Omat. “Un convegno che tratta della gestione delle informazioni è per

noi molto importante, il nostro obiettivo è quello di aiutare le aziende ad ottenere sempre di più in quest’area, nonché cogliere degli spunti per potere offrire un servizio migliore, a tutti i clienti, e influenzare anche la filiale italiana di quella che è una grande multinazionale. Secondo obiettivo è gestire questa rivoluzione che con le nuove tecnologie, la Rete, l’It, i cosiddetti Social Media sta modificando il business. È un fenomeno molto complesso che sta cambiando il modo di fare business delle aziende. Oggi chi si occupa del Data Center, la Fabbrica, è un po’ quello che era il Direttore di Produzione dell’Era della Conoscenza. Nel Data Center le informazioni sono gestite, elaborate, prodotte, distribuite. È da qui, da questa fabbrica, che rinascono le esigenze che già prima si avevano nel sistema produttivo fisico, ovvero scalabilità, flessibilità ed efficienza.” Marco Zamperini, sottolineando l’importanza di Google come motore di ricerca, si rivolge a Luca Giurtrabocchetta. “All’interno di Google non c’è niente di fermo, il motore di ricerca ovviamente oltre ad essere stato il punto di partenza è ancora una fonte estremamente importante per iged.it 02.2012

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tutto quello che è il nostro business e la visibilità sul web. In realtà quello che stiamo cercando di fare nell’ultimo anno è riuscire ad anticipare i trend e i bisogni sia dei consumer sia delle aziende. La componente Enterprise all’interno di Google non è altro che la trasposizione, nel mondo delle aziende, di alcune delle soluzioni che sono proposte ai consumer. Se qualcosa funziona bene, funziona su scala planetaria ed ha senso per le persone, può essere offerto alle azien-

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de in qualità di servizi, per rendere più semplice il lavoro, più efficienti le persone …. Al momento le aree di maggiore soddisfazione sul mercato sono tre, una è la ricerca, la seconda è il tema del public cloud in generale, la terza riguarda il tema della ge- differenziazione. Sono tre temi che ci portano ad analizzare il cambiamento in azienda, con tutti i rischi che sempre ci sono sul piano culturale, prendendo spunto da quello che gli utenti chiedono.” Prosegue Paolo Cattolico “Ho abbastanza vissuto questa rivoluzione,

del digitale. HP fa sostanzialmente tre cose, anzitutto le stampanti su cui fondiamo il nostro successo economico, strano dirlo in questa sede, vi è poi un’anima infrastrutturale, Server e Data Center, infine c’è la terza parte che ci vede realizzatori di software e servizi. Uno dei nostri punti di forza, come Autonomy, sono i Social Media, ovvero le analisi dei Social Media, cosa le aziende pubblicano sui Social Media, visto che molte aziende stanno già considerando di non avere più un sito web, ma desiderano essere presenti unicamente su Facebook, LinkedIn,


Rimani connesso tutto l’anno, iscriviti alla omat community OMAT360, il portale dedicato ai professionisti dell’information management. 20$7 QDVFH FRQ OşRELHWWLYR GL GLʏRQGHUH la cultura relativa alla gestione elettronica di documenti, informazioni e processi aziendali. Grazie a un’esperienza ultra ventennale nel settore, una redazione specializzata e contatti con aziende, istituzioni e associazioni, il portale costituisce un punto d’incontro fondamentale tra chi cerca e chi RʏUH VROX]LRQL SHU JHVWLUH DO PHJOLR LO SDWULPRQLR GL dati proprio di ogni organizzazione.

www.omat360.it ITER - via Rovetta 18 - 20127 Milano - tel. 02.28.31.16.1 - fax 02.28.31.16.66 - www.iter.it - iter@iter.it


Un processo a prova di contenzioso, con un valore dimostrabile, che trova la sua sostanzializzazione nella Certification Authority.”

etc., e … soprattutto cosa si può estrarre dai Social Media come conoscenza?” È la volta di Ottaviano Tagliaventi, rappresentante di Olivetti, al cui riguardo Marco Zamperini ricorda il lancio del tablet Olipad basato su Android, oggetto considerato estremamente interessante, essendo per di più prodotto di un’azienda italiana.

Queste ultime parole sono utili per l’intervento di Danilo Cattaneo, Direttore Generale di Infocert. “Perché parlare di Certification Authority? anzitutto in Italia sono nate circa 15 anni fa a seguito di una normativa europea del’99, che voleva rendere un documento elettronico documento digitale con pieno valore legale. La crescita di queste soluzioni è stata lenta e costante, ma c’è stata, per avere un’impennata negli ultimi 18 mesi. Siamo decollati nell’ultimo anno perché è decollato, o sta decollando, il Cloud. Adesso è facilissimo trovare un documento, con Google ad esempio, è facilissimo condividerlo, scambiarsi informazioni. Ma come si fa ad essere certi di chi ha firmato un documento o un referto? Il Cloud ha sicuramente aperto gli occhi per quel che riguarda l’importanza della sicurezza; questo è un vantaggio per il diffondersi di queste tecnologie, una sicurezza uguale o maggiore di quella che abbiamo su carta.”

“Olivetti è una delle poche aziende italiane che vende informatica all’estero, il 50%. La dematerializzazione ha trascinato un po’ tutto il 2011 e sta trascinando anche l’attuale periodo; ci siamo posti il problema di fare nascere contratti già dematerializzati, senza più passaggio dal cartaceo. Devo constatare che il Sistema Paese Italia oggi ha adottato questo tipo di soluzione: se vedete alcune banche, e sarà così per Poste, si firma non più su carta, ma direttamente su Pad. Varrà per le assicurazioni, per gli operatori come quelli di telefonia ... etc. Non è più un pilota. La firma grafometrica è esplosa in Italia e oggi viene portata all’estero. Ancora una volta un modello italiano valido è diventato importante per tutto il mondo.

“Con tutto quello che il Cloud, Internet, etc. ci offrono” dice Zamperini “oggi le risorse umane, i dipendenti possono dire all’azienda, non ci aiuti? Ci aiutiamo da soli!”

Non si tratta di una semplice firma, ma di un qualcosa che fa parte di un processo valido e validato.

“Come fare fronte a questa enorme massa di dati e di documenti ?” chiede Zamperini.

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Zaffagnini replica “Arrendersi mai, visto che noi stiamo dall’altra parte dei sistemi informativi ..., comunque quello che ci sta aiutando tantissimo è il rispetto della Legge, avere un comportamento a norma verificabile in caso di contenzioso coi clienti. Questi temi dovranno essere affrontati dalle aziende, poiché in futuro ci sarà sempre meno carta. Nello stesso tempo bisogna stare attenti, perché se un documento aziendale arriva sullo Smartphone, è un documento aziendale, non un «ci vediamo domani alle 7.00 ...» e se, poi, arriva un documento di un qualche interesse processuale?”

A rispondere è Ligresti “Sì, è un onda d’urto difficile da fronteggiare, una sorta di tsunami di byte che si moltiplicano senza controllo, probabilmente le nuove forme di comunicazione stanno modificando alcuni equilibri, ed è qui importante capire da dove arriva la comunicazione stessa e chi sia in grado di formare e influenzare le opinioni. Quello che qualcuno ha sempre trovato magari tramite la televisione, oggi un adolescente lo trova in forma differente tramite una conversazione su Facebook o Twitter. Un’azienda, quindi, deve essere in questo flusso, deve imparare a gestirlo e a comprendere quello che succede. Come utilizzare i Social Network, con quale strategia porsi di fronte ai clienti, con quale training per dare un messaggio che abbia senso.” “E Google? Si può dire che sia nel centro esatto di questi fenomeni?”chiede Zamperini. “Il mondo Google si divide in due” replica Giuratrabocchetta “apps che possono essere utilizzate da tutti in tutto il mondo, da tutti noi consumer in modo gratuito, altro sono le aziende, dove le soluzioni sono a pagamento…. L’importante è avere una mappa chiara di un’azienda e decidere cosa abbia senso porre da una parte o dall’altra della barricata. È una scelta estremamente pragmatica, che dipende dal valore, dal costo e dall’utilità che diamo ai differenti processi, così come quanto siano più sicuri se gestiti da un altro piuttosto che da noi stessi.” “La tecnologia ci consente delle cose straordinarie, ma è effettivamente accessibile?” insiste Zamperini. “Sì, ad aziende come HP, basata sui grandi volumi, il fatto che sia accessibile interessa” interviene Cattolico “e comunque facendo un passo indietro, vorrei ricordare che oggi in realtà si stampa molto di più che 15 anni fa, che le fotografie si stampano di più oggi, e consumano un sacco d’inchiostro, che le stampanti non vanno in Cloud, chiunque si sarà stampato un biglietto di treno, di cinema o di teatro…. Oggi abbiamo tecnologie che utilizzano informazioni non strutturate, che pro-


vengono dai Social Media, fotografie, video ... si cerca attraverso tutto ciò il significato dei dati, si analizza la percezione degli utenti; questo vale anche per le aziende: questo trend ci porterà ad investire in questo settore.”

Tagliaventi “la firma è collegata al documento e viene cifrata. È la certification Authority che garantisce che la nostra firma biometrica sia legata univocamente alla nostra persona.”

Olivetti ci riporta alla certificazione della nostra identità, al problema della nostra firma: è quello su cui si chiedono delucidazioni a Tagliaventi. Anzitutto “La firma digitale per quanto sia in uso non è diventata particolarmente popolare. Olivetti vuole essere creatore di processi, quindi abbiamo costruito un nuovo tablet, Graphos, che nasce proprio per creare contratti che abbiano una validità importante e possano essere sottoscritti, firmati.”

Raccogliendo ancora dal pubblico partecipante, interviene Cattolico, sull’importanza di avere alla base un progetto “Dove prima si finanziava un sondaggio, oggi si considera come alternativa un’analisi dei Social Media. Dove per raggiungere la massa si usava la pubblicità televisiva, oggi si preferisce il fans club dei Social Networks. Nell’analisi di ciò che è meglio intervengono e servono i Project Manager.”

Prosegue sul tema Cattaneo “Vi sono vari sistemi di firma, il Cad ne sancisce 4 o 5, l’importante è scegliere secondo la riservatezza e l’importanza del dato la modalità giusta. Alcune sono pienamente a valore legale, più noiose da utilizzare. La firma fa due cose, sancisce l’identità, ma soprattutto sigilla il documento e se il documento è sigillato non si può più modificare. Tante aziende, anche al top usano il sistema firma digitale, vedi Assicurazioni, Asl per i referti … quello che ci frena probabilmente è la nostra umana inerzia al cambiamento. Banche, Assicurazioni si muovono con processi di 50 anni fa, con enormi quantità di carta che vanno fra filiali, clienti, case madri ... ho visto alcuni archivi che potevano essere uguali nell’800. Ritrovare una pratica, magari dopo due anni, magari con la persona che l’aveva archiviata non più in azienda, costa tantissimo ... e richiede una grande dose di fortuna.” Una domanda rilevante viene dal pubblico in sala, ovvero, la firma posta sul tablet, come ad esempio avviene oggi nelle filiali di Banca Intesa, vale solo per il documento che firmiamo, o potrebbe essere usata per altri scopi? Abbiamo di fronte una sorta di Grande Fratello come chiede, e si chiede, Zamperini? “È il processo che garantisce“ risponde

“Anche noi quando ci viene detto di un cliente interessato chiediamo anzitutto se esiste un progetto” continua Giuratrabocchetta “sarebbe bello ridare un ruolo alla figura del Project Manager che, spesso, negli altri paesi d’Europa svolge un ruolo strategico.” Interviene Zaffagnini sul tema del litigio aziendale, che capita, ad esempio fra cliente e fornitore “Sui mancati pagamenti c’è il decreto ingiuntivo, che dopo i vari passaggi legali e notarili dimostra che la tale fattura non è stata pagata ... raccomandate, libro giornale, fotocopie da timbrare ... tutta carta. Oggi non è più così il decreto ingiuntivo telematico è già partito, è a regime, e consente ai legali stessi e alle aziende di avere risposte in 3 o 4 giorni. Conservare i dati su Dvd, utilizzare la chiavetta, con su il documento firmato, questo oggi è già prassi legale. Ci si comporta a norma di legge e non si lavora con la carta.”

tative in termini di risparmio e di tempi. Quanto alle firme sulle cartelle cliniche, sui referti ... prendiamo una Tac ... vi sono molti passaggi all’interno di un Istituto Ospedaliero, per poi raggiungere altri Istituti Ospedalieri per un secondo parere, per poi andare alla Regione, che deve vigilare se si fanno cure inutili o addirittura controproducenti. Poter dire tramite il proprio codice fiscale ad una Asl di accedere alla propria cartella sanitaria dematerializzata, dove è contenuta tutta la propria storia sanitaria, è molto più semplice che avere in mano un Dvd” . Così finisce la tavola rotonda, finisce rimarcando l’eccellenza in sanità della Regione Lombardia, col rischio di entrare nel campo minato dei costi e delle tecnologie quali meglio quali peggio, coi problemi della sicurezza delle nostre firme elettroniche, che restano per lo più come atti nelle mani della sola nostra controparte (leggi Banche), con un po’ di paura del nuovo, sul come si adegueranno gli anziani, e come invece il tutto sia sempre più agevole per i cosiddetti ‘nativi digitali’. Finisce anche in comicità, ricordando che una già citata banca, per risparmiare il cartaceo, dopo la nostra firma sul famoso tablet, non ci rilascia ricevuta. Vero. Salvo poi spedircela a casa per posta.

“È un problema di informazione e di condivisione” sostiene Ligresti. “Il Project Management è importante senza dubbio; quanto alle firme esistono processi che firmano centinaia di migliaia di documenti al giorno, e non c’è pin che tenga, bisogna utilizzare processi differenti, massivi.” Aggiunge Cattaneo “Gestire il progetto è vitale per il successo, e per rispettare le aspet-

MAURIZIO ARATA

Giornalista e Condirettore di VoiceCom news

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eventi

Breve storia di iged.it

CARO ABBONATO, penso che iged.it abbia sempre cercato di dare un servizio in favore di una concreta innovazione delle organizzazioni pubbliche o private. Di certo non è stato facile, soprattutto ora che, tra gli alti e bassi alti e bassi tipici di ogni mestiere, si intravedono all’orizzonte scenari poco incoraggianti. Da parte di tutti noi della redazione la tenacia e la determinazione non sono mai mancate, e nemmeno le soddisfazioni, grazie al suo sostegno. Penso sempre che “l’acqua passata non macina più” ma oggi permettetemi di guardare un po’ della tanta acqua passata in questi anni. Perché oggi iged.it compie vent’anni, e le cifre tonde rendono più semplice tracciare i bilanci. E guardandomi indietro, il mio pensiero va a tutte le persone che hanno contribuito a questi vent’anni di storia. Due decenni trascorsi lavorando, con un unico obiettivo in mente: diffondere il più possibile la cultura relativa al settore della gestione delle informazioni digitali, in tutte le sue forme. Quindi grazie ai tanti che ci sono stati, che ci sono e che ci saranno. Grazie a tutti i redattori, i giornalisti, gli inserzionisti. Grazie alla redazione e agli studi grafici che ci hanno accompagnati negli anni. Grazie a Vincenzo Gambetta, il nostro prezioso Direttore dei Contenuti. E soprattutto grazie a lei, amico abbonato. Con l’augurio di poter contare sul suo apprezzamento per i prossimi vent’anni.

Domenico Piazza Direttore responsabile Ps: Per iniziare a guardare l’acqua che sta arrivando la aspetto per brindare al futuro di iged.it, il 20 settembre all’evento iged.it 20. Nella pagina seguente, tutte le informazioni per partecipare.

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1989 I cd erano una novità ancora poco conosciuta ed ancor più i WORM, dischi ottici con la caratteristica di Write Once, Read Many, analoghi ai CD ma meno standardizzati e con maggior capacità di archiviazione. Insomma, la tecnologia ci offriva uno strumento molto utile per salvare per lungo tempo ed in modo non modificabile file di testo, immagini e quant’altro. Per parlarne, noi di ITER organizzammo due giornate dedicate al tema: Le memorie ottiche e le applicazioni nelle aziende italiane. 1990 Da questa positiva esperienza, l’anno dopo esordì la conferenza OMAT - Optical Memory: Application & Technology. La prima edizione di OMAT si tenne a Roma in ottobre. 1991 Grazie al successo ottenuto, l’evento si spostò a Milano. Da allora OMAT si tiene in primavera Milano e in autunno a Roma. 1992 Giunto alla sua terza edizione, OMAT si arricchì di un’area espositiva denominata P*GED, acronimo di Punti dimostrativi per la Gestione Eletronica dei Documenti e di una newsletter, I*GED, ovvero informazioni inerenti la GED, trimestrale ovviamente su carta. 1999 Ci siamo sempre occupati di “reti” (alcuni hanno osservato che reti è il palindromo di iter) e quindi decidemmo di sottolineare l’importanza della rete per eccellenza cambiando il titolo della rivista da I*GED a iged.it. 2005 Alla tradizionale versione cartacea, affiancammo una versione elettronica, denominata iged.it online: non una selezione dei contenuti di iged.it, ma un’iniziativa nuova e originale, ricca di contributi inediti.

2012 Giunti al traguardo dei (primi) vent’anni, l’interazione tra online e offline, tra rivista cartacea e rivista elettronica diventa sempre più stretta, mentre diventano più ampie le tematiche trattate da iged.it e la sua interazione con i lettori.


Re istra ione arteci anti

08.30

elcome co ee

08.45 09.15 1992-2032

09.45 PMI digitale

’im atto ositivo ell’a re a ione i itale sulle iccole e ie m rese italiane Monica Franco, Vicepresidente ASSORETIPMI

10.00

il i itale er salvare il atrimonio culturale e storico e er acilitare l’accesso Maurizio Savoia, Soprintendenza archivista della Lombardia (in attesa di conferma)

10.15 What’s next

10.30

Iged.it 20 è l’evento organizzato da ITER per festeggiare il ventesimo compleanno di iged.it, un’occasione per offrire ai nostri abbonati una giornata dedicata agli approfondimenti normativi e alle novità del mercato dell’information technology e del mondo della gestione delle informazioni.

Se non è abbonato, oppure il suo abbonamento è in scadenza, visiti il sito www.omat360.it/iged20 e approfitti dell’occasione: abbonamento annuale + ingresso all’evento a un prezzo speciale.

oint

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oman e e ris oste reve intera ione tra anar i e i relatori con i arteci anti

13.00

i t lunc e visita a li in ormation ta le oint i ta lian i er i li t lunc vanno ritirati resso i ta le oint

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come si sono evolute le a lica ioni in un mon o sem re iù social e colla orativo ’

15.45 Big Data

16.00

i itali a ione, traccia ilità ati, stora e, isaster recovery, … reve ausa lavori e visita a li in ormation ta le oint ’

16.15 Law table

Dove & Quando Milano 20 settembre 2012 Atahotel Executive, viale don Luigi Sturzo 45 Ore 9.00 - 18.30 Ingresso gratuito per gli abbonati o su invito.

ausa lavori e visita a li in ormation networ in

Tech table

App table

L’evento Iged.it 20 si terrà giovedì 20 settembre presso l’Atahotel Executive di Milano. Una giornata intera e una cornice esclusiva per incontrarsi, discutere, fare networking e, perché no, brindare alla rivista più longeva e autorevole del settore.

’ come i social stanno ri ise nan o il tessuto sociale lavorativo colla orativo

à a let, mart one e i servi i lou o era Simone Zanardi, consulente e specialista ICT avola roton a

11.15

BRINDIAMO AL FUTURO DI iged.it!

rimi 0 anni … atti, ati e curiosità i 0 anni i estione elettronica ei ocumenti Domenico Piazza, Direttore Responsabile iged.it

17.30 18.30

istru ioni er l’uso nterven ono Roberto Guarasci, Università della Calabria Stefano Pigliapoco, Università di Macerata artner

arty ession

rin isi e termine ei lavori

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esperienze

Identificazione e smistamento automatico di documenti Altri vantaggi che la lettura ottica può apportare DI FRANCESCO PUCINO

Un importante vantaggio, spesso sottovalutato, offerto dalla lettura ottica è la possibilità di poter effettuare l’elaborazione simultanea di documenti di diversa tipologia, lasciando al software l’incombenza di riconoscerne la natura per poterli trattare ciascuno secondo le proprie specifiche. Si tratta di un vero e proprio processo di classificazione automatica, ossia di attribuzione di un documento ad una classe documentale (es: fattura, ordine, contratto, reclamo, sollecito, etc…) che può essere applicato sia a moduli strutturati sia a documenti non strutturati. Laddove possibile, può essere utilizzata una tecnica di form identification, ossia di identificazione del modulo, che avendo una struttura fissa ed invariabile, può essere appunto riconosciuto verificando la presenza di elementi grafici costanti quali linee, marchi, caselle e fincatura in genere. Solitamente l’utilizzo di tale tecnica richiede una fase di “addestramento” in cui al sistema si sottopongono i campioni di moduli da riconoscere così che possa estrarne le “feature” grafiche e crearsi una sorta di database da utilizzare per la successiva identificazione delle istanze sconosciute. Quando non si tratta di moduli è invece utilizzata una tecnica di keywording, ossia di identificazione di parole chiave significative, previo OCR dell’intera pagina, che costituiscono una sorta di minimo comun denominatore per ogni tipologia di documento da processare. L’identificazione di tali keyword può avvenire in modo manuale oppure in modo automatico. Nel primo caso è lasciato alla sensibilità ed esperienza

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Fig. 1 Esempio di architettura per l’identificazione e lo smistamento automatico dei documenti implementata con Recogniform Reader presso il customer care di un importante operatore telefonico.

di un operatore l’identificare quali siano le keyword da usarsi per ciascuna classe documentale. Nel secondo caso tali keyword sono invece identificate automaticamente dal sistema sottoponendogli un sufficiente numero di

documenti per ciascuna delle tipologia tra cui distinguere. È importante sottolineare che tale tecnologia può essere usata anche quando si elabora una sola tipologia di documento, ma multi-pagine, per verificare


l’esatto ordinamento delle facciate che lo compongono così da essere certi che non ci siano stati errori di scansione che potrebbero portare alle immaginabili conseguenze in caso di salto o di scambio pagina. Da non sottovalutare è anche uno dei “sottoprodotti” che possono risultare in modo naturale dalla classificazione dei documenti, ossia la possibilità di ottenerne il corretto orientamento, correggendo eventuali scansioni sotto-sopra. Per meglio chiarire gli ambiti di applicazione di tale tecnologia, riportiamo quale esempio un’applicazione reale realizzata per il servizio di customer care di un importante operatore telefonico italiano. L’esigenza di partenza era quella di poter fare in modo che a ciascun documento ricevuto potesse essere attribuita la giusta destinazione per la sua “lavorazione” ed una priorità in base alla specifica tipologia. Infatti, confluendo le richieste dei clienti in un

unico flusso digitale, sia mediante fax server che mediante scansione massiva del cartaceo ricevuto in casella postale, non era possibile attribuirvi priorità e routing a priori a meno che degli operatori (umani) non valutassero manualmente il contenuto di ciascuno di essi. Utilizzando la nostra piattaforma di lettura ottica, Recogniform Reader, è stato invece possibile fare in modo che tali documenti venissero classificati automaticamente, sia mediante formidentification siza keywording, così da attribuire immediatamente priorità e routing a ciascuno di essi. Lo scenario iniziale era dunque quello in cui, a fronte di una coda di migliaia di documenti da lavorare giornalmente, l’attività si poteva svolgere solo sequenzialmente, con operatori che manualmente guardavano a video i singoli documenti per decidere a chi inoltrarli e se lavorarli subito o meno, in base alle direttive ricevute. Lo scena-

rio finale è diventato invece quello in cui ciascun operatore di customer care riceve i documenti che deve lavorare già in ordine di priorità ed addirittura già con parte dei dati “estratti” pronti per essere inseriti nel CRM/Gestionale aziendale! Un vantaggio enorme quindi che si concretizza in un risparmio di tempo e risorse ed in un miglioramento della qualità del servizio offerto all’utente.

FRANCESCO PUCINO

Cofondatore e CEO di Recogniform Technologies SpA, membro IEEE ed AIIM, svolge attività di ricerca nel settore imaging dal 1990


esperienze

Rinasce in azienda l’ufficio posta, ma è virtuale Con le soluzioni applicative Top Consult, riprende il pieno controllo della corrispondenza informatica che induce grandi opportunità di efficienza organizzativa e dei processi DI ROBERTO DE PRÀ

C’era una volta – in ogni organizzazione - l’ufficio posta aziendale, che smistava la corrispondenza in arrivo alle persone e ai reparti interessati o la spediva in uscita. Quest’ufficio negli ultimi anni ha perso il controllo della corrispondenza a causa soprattutto dell’e-mail che hanno creato la dispersione delle informazioni, anche critiche, presso i vari utenti finali. “Bisogna far rinascere in azienda l’ufficio posta, ma in modo “virtuale” – afferma Pier Luigi Zaffagnini, Amministratore Top Consult – cioè come un insieme di regole organizzative e di software che consente di non perdere il controllo delle informazioni e dei documenti informatici ricevuti e spediti; al contrario di farli diventare patrimonio dell’intera azienda e linfa vitale dei processi aziendali. Le nostre soluzioni specifiche ricreano in azienda l’ufficio posta “virtuale” e riportano sotto controllo le e-mail, le PEC e i documenti scambiati, creando così grandi opportunità di efficienza dell’organizzazione e dei processi ed ottemperando nello stesso tempo agli obblighi di legge civilistici e fiscali”. Obblighi civilistici e fiscali della corrispondenza aziendale

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Ing. Pier Luigi Zaffagnini, Amministratore Top Consult

La corrispondenza è soggetta a tutta una serie di obblighi e vincoli. Secondo gli art. 2220 e 2214 del Codice Civile e l’art. 22 del DPR 600/1973 sull’accertamento dei redditi, la corrispondenza ufficiale inviata o ricevuta dall’impresa deve essere conservata “ordinatamente per ciascun affare” per almeno 10 anni, al pari dei documenti contabili. Il 30 giugno 2012 scade, poi, la pro-

roga per il deposito dell’indirizzo PEC aziendale presso il Registro delle Imprese. L’INPS, inoltre, trasmette già via PEC alle aziende e agli enti gli attestati di malattia dei dipendenti, che sono ormai solo informatici. Il decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5 convertito in legge dalla Legge 4 aprile 2012, modifica, infine, il Co-


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La Control Room del Data Center ACI Informatica di Roma

dice dell’amministrazione digitale introducendo, dal 1° gennaio 2014, l’obbligo per imprese e PA di comunicare fra loro esclusivamente in modo informatico: è vietata la carta per istanze, dichiarazioni, documenti scambiati; la PEC è lo strumento da usare qualora non esistano specifiche procedure informatiche messe a disposizione dalla PA; i documenti scambiati dovranno essere solo informatici e, se richiesto dal procedimento, anche firmati digitalmente. E questo innesca l’obbligo della conservazione a norma della corrispondenza e delle comunicazioni informatiche. È quindi il momento per le imprese di affrontare le tematiche della gestione e conservazione della corrispondenza e delle comunicazioni azienda-PA, utilizzando gli strumenti già disponibili per ricreare in modo virtuale l’ufficio posta aziendale.

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I servizi congiunti Top Consult – ACI Informatica Ad Omat Milano 2012, in una apposita sessione dedicata al tema dell’ufficio posta virtuale, Top Consult assieme al partner Aci Informatica (con cui offre ad imprese e PA servizi di gestione e conservazione sostitutiva in house e in outsourcing dei documenti fiscali e societari) ha presentato l’offerta congiunta per la gestione e conservazione della corrispondenza e della PEC. L’offerta si basa sul pacchetto applicativo “NED for Corrispondenza”, sviluppato con il collaudato software Top Media NED di Top Consult, e sulla disponibilità del Data Center di ACI Informatica (che è anche gestore certificato PEC), uno dei principali e meglio organizzati centri elaborazione dati in Italia, dotato di tecnologie di alto livello, know-how specializzato e standard di sicurezza

ed affidabilità di prim’ordine. “NED for Corrispondenza” è una soluzione concreta che ricrea in modo virtuale l’ufficio posta aziendale. Semplice ed economico, pronto all’uso e personalizzabile, il pacchetto archivia, protocolla, ricerca e conserva a norma la corrispondenza aziendale in ingresso e in uscita, in tutti i formati: posta cartacea, fax, e-mail e PEC. Gestisce i messaggi, gli allegati, gli avvisi di ricevimento e spedizione, l’anagrafica dei mittenti e dei destinatari ed il titolario per la classificazione della corrispondenza. L’archiviazione della corrispondenza può avvenire in forma semplice e interattiva da parte dell’utente finale, utilizzando direttamente i normali client di posta elettronica tramite gli specifici connettori di Top Media già realizzati (Connect per Outlook e per Lotus Notes); può anche essere attivata la protocollazione dei documenti


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archiviati assegnando a ciascuno un identificativo univoco. Nel caso di e-mail, fax e PEC, l’archiviazione dei messaggi è facilitata dalla compilazione automatica dei dati che li caratterizzano, come mittente, destinatario, oggetto e data, che sono prelevati automaticamente dai client di posta elettronica. La ricerca dei documenti archiviati è poi effettuata mediante l’interfaccia utente del software documentale che consente la navigazione fra documenti correlati. “NED for Corrispondenza” consente anche l’archiviazione e protocollazione automatica e non presidiata di e-mail o PEC che arrivano ad una o più caselle aziendali dedicate, come ad esempio le fatture fornitori o gli attestati INPS di malattia, i cui dati possono essere messi a disposizione delle applicazioni gestionali specifiche. È possibile inoltre la spedizione in modo massivo ed automatico, anche via PEC, dei documenti presenti nell’archivio elettronico, come le fatture attive, i solleciti di pagamento ai clienti, gli ordini ai fornitori, realizzando fra l’altro risparmi rilevanti nei costi di postalizzazione. Conservazione a norma di documenti informatici Molto importante e delicata è anche, come si è visto, la conservazione a norma della corrispondenza informatica, in particolare della PEC, che – in quanto documento informatico firmato digitalmente – va obbligatoriamente conservato in forma digitale. Le aziende possono realizzare in house la conservazione a norma con “NED for Corrispondenza” oppure utilizzare il servizio di conservazione in outsourcing (basato sui moduli Top Media NED progettati per la conservazione in service), che comprende anche l’assunzione dell’incarico di Responsabile della conservazione ed il mantenimento a norma nel tempo degli archivi sostitutivi realizzati. Chi non dispone del software Top Media NED e usa la posta certificata tramite il provider ACI Informatica

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può archiviare corrispondenza e PEC via Web Service negli archivi elettronici appositamente predisposti nel Data Center ACI Informatica, dove è stato installato il sistema Top Media NED. Qui viene effettuata la conservazione sostitutiva a norma: i clienti possono ricercare a distanza i documenti conservati ed esibirli a norma. Alle aziende che non vogliono ancora affrontare le problematiche della gestione della corrispondenza, ma vogliano comunque ottemperare all’obbligo di conservazione delle e-mail e delle PEC, Top Consult offre il nuovo servizio semplificato di outsourcing “PEC Lex”. Applicazioni PEC: due esempi concreti Ad Omat Milano 2012, nella sessione dedicata all’ufficio posta virtuale, sono state presentate anche due applicazioni concrete, già al lavoro per la gestione e conservazione della PEC mediante “NED for Corrispondenza”.

PEC ai sindacati, controlla le ricevute di consegna e notifica quelle non pervenute (in modo da rimandare i messaggi PEC ove necessario) e lo sottopone al processo di conservazione a norma: il tutto con grandi vantaggi di efficienza, tempo e denaro.

Feinar, offre servizi paghe e contributi ad oltre 2.800 imprese industriali ed artigiane che aderiscono a Confindustria Belluno Dolomiti e all’Unione Artigiani e Piccola Industria di Belluno, archivia in Top Media NED gli attestati di malattia ricevuti via PEC dall’INPS: questi vengono messi a disposizione del sistema gestionale e sottoposti alla conservazione sostitutiva, con un processo veloce ed efficiente che mantiene l’efficacia probatoria dei documenti.

L’Unione Industriale di Torino, che raccoglie 2.450 imprese di ogni dimensione, gestisce la spedizione massiva via PEC e la conservazione a norma delle comunicazioni legali ai Sindacati di categoria. Prima le aziende mandavano all’Unione, via mail o fax, la richiesta di attivare una procedura sindacale, il relativo documento creato su PC era stampato, portato alla firma, imbustato e consegnato ai vari sindacati mediante auto di servizio; se un sindacato sosteneva di non aver ricevuto la comunicazione, bisognava risalire alla firma nell’apposito libretto, fotocopiarla e inviarla via fax. Oggi, il documento creato su PC viene smistato per la firma tramite workflow e inoltre validato con firma digitale; QMail Sender lo invia via

ROBERTO DE PRÀ

Giornalista e consulente di comunicazione d’impresa per aziende informatiche e hi-tec


esperienze

Dematerializzazione in Sanità Il successo è nell’integrazione di più strumenti

DI SILVIA LOFFI

Uno sguardo d’insieme I processi clinico-sanitari e i flussi di informazione possono essere dematerializzati. I processi di supporto amministrativi, risorse umane, acquisti, gestione infrastrutture, logistica del farmaco e i processi di prescrizione e somministrazione, processi diagnostici ed analisi e legati alla farmacia rientrano nei macro-ambiti di applicabilità della gestione documentale su supporto informatico. Si possono incrementare i livelli di efficienza e promuovere obiettivi di miglioramento del servizio offerto al cittadino supportando le attività di gestione di questi elevati volumi di documenti, che concorrono ad alimentare la cartella sanitaria del paziente. La gestione dei flussi documentali basati su supporti cartacei comporta nel settore sanitario inefficienza per i processi sia amministrativi sia clinico-sanitari, determinando un allungamento dei tempi e l’innalzamento dei costi operativi. Nel quotidiano, ciò si traduce in procedure lente e complesse, mancato accesso alle informazioni e inefficace condivisione, limitata disponibilità dei documenti, errori di catalogazione e archiviazione, rischi relativi alla riservatezza e alla privacy. Il settore sanitario può trarre significativi vantaggi dalla dematerializzazione dei flussi documentali: innanzitutto il taglio delle spese, una

riduzione del rischio clinico e una migliore qualità dei servizi erogati al cittadino. I migliori risultati, a nostro parere, si possono ottenere adottando un mix di soluzioni paperless integrate per una gestione documentale a supporto dei processi di supporto e clinico-sanitari: gestione documentale e workflow management, per gestire tutto il ciclo di vita del documento e i passaggi autorizzativi e di firma in modalità paperless; firma digitale, per attribuire validità legale al documento elettronico; conservazione sostitutiva, per assicurare nel tempo non solo la validità legale, ma anche l’integrità e la leggibilità dei documenti archiviati; Posta Elettronica Certificata (PEC), per la trasmissione sicura, tracciata e legale dei documenti elettronici. La vision di InfoCert in ambito sanitario ha un focus specifico nella gestione dei flussi legati alla refertazione. In questo ambito, infatti, si sono misurati i maggiori vantaggi introdotti dalla implementazione delle soluzioni di dematerializzazione. La gestione digitale dei referti, attraverso l’utilizzo di soluzioni firma digitale, marcatura temporale e la conservazione sostitutiva, garantisce infatti il raggiungimento di notevoli benefici, non solo legati al risparmio economico rispetto alla gestione tradizionale cartacea, ma soprattutto alla migliore efficienza nella gestione

dei processi interni alla struttura sanitaria e alla possibilità di demandare all’esterno alcuni aspetti del servizio, come ad esempio la consegna dei referti on line in modalità sicura. Dalla teoria alla pratica: il caso della ULSS8 di Asolo Un esempio d’eccellenza nel settore sanitario – in Italia e in Europa - è offerto dall’ULSS8 di Asolo, una delle tre aziende sanitarie della provincia di Treviso, con due ospedali di pertinenza: Castelfranco Veneto e Montebelluna, per un totale di 800 posti letto, 2.500 unità di personale dipendente e un ampio bacino di utenza (250.000 abitanti suddivisi in 30 comuni). Oggi oltre il 90% dei cittadini della ULSS8 di Asolo sceglie di ritirare i propri referti online: un traguardo importante, che l’azienda ha raggiunto nel tempo grazie anche alla partnership con InfoCert. “Fin da quando è stato possibile, abbiamo scelto di abbandonare la carta e avere documenti digitali, che hanno caratteristiche di completezza e insostituibilità rispetto al documento cartaceo. Questo sia per quanto riguarda il documento clinico, sia per quanto riguarda, più recentemente, il documento amministrativo – spiega il Dr. Mario Po’, Direttore Amministrativo – Abbiamo dunque bandito una gara, a seguito della quale abbiamo iged.it 02.2012

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iniziato la nostra collaborazione con InfoCert, che proponeva l’offerta migliore nel campo della gestione e della conservazione nel lungo periodo della documentazione digitale.” L’ULSS8 di Asolo ha dunque iniziato a integrare nell’infrastruttura esistente tutti gli strumenti e le soluzioni necessarie a gestire l’intero ciclo di vita delle informazioni digitali attraverso un sistema in grado di seguire e tracciare il percorso specifico di ogni singolo documento prodotto, lavorato e archiviato. Con la garanzia della centralizzazione del patrimonio informativo e di una più semplice, sicura e veloce condivisione dello stesso. “Oggi siamo in grado di evitare praticamente qualsiasi passaggio cartaceo nella gestione della documentazione clinica e stiamo lavorando per rendere completamente digitale anche quella amministrativa – continua il Dr. Po’ – Abbiamo scelto di iniziare dalla documentazione clinica perché questo tipo di documento è di fatto la prima forma di comunicazione che abbiamo con i cittadini, beneficiari dei nostri servizi.”

ULSS8 di Asolo

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Gestione completamente dematerializzata dei documenti clinico sanitari e, più recentemente, anche della documentazione afferente ai servizi diagnostici, ossia: RIS e PACS. “Un cittadino che abbia necessità di ritirare un referto per un esame effettuato presso un nostro laboratorio può scegliere di accedere a un’area riservata del sito dell’ULSS8, digitare una password personalizzata e visualizzare il proprio fascicolo sanitario elettronico. Questo senza “card” o supporti vari – aggiunge Po’ – Per avere un fascicolo elettronico effettivamente disponibile occorre lavorare in modo sistematico e integrato, a partire dalla produzione documentale direttamente in formato digitale. Bisogna convincere le varie professionalità sanitarie a passare a questa modalità, abbandonando la carta. E questo si ottiene con standard operativi costanti e un continuo impegno nella formazione”. Dematerializzare non significa solo provvedere alla scansione della documentazione pregressa e l’ULSS8 di Asolo si è dotata di tutti gli strumenti utili alla formazione della documentazione direttamente in elettronico:

conservazione sostitutiva, firma digitale, marcatura temporale e posta elettronica certificata. I flussi documentali dell’ULSS8 di Asolo oggi sono gestiti secondo standard che ne consentono l’interoperabilità con più sistemi. I documenti sono conservati in modalità sostitutiva presso datacenter di InfoCert, che si fa carico, in qualità di Responsabile della Conservazione, di tutti gli oneri e le procedure di sicurezza, salvataggio, verifica periodica dei supporti, apposizione di firme digitali e marche temporali previsti dalla normativa di riferimento per potere conservare i documenti in formato elettronico. “L’informatica non fa risparmiare, ma fa lavorare meglio e dà servizi più elevati più sofisticati, maturi e completi. E questo è moltissimo – conclude il Dr. Po’ - Noi apprezziamo sensibilmente questa differenza: quello che è avvenuto negli ultimi anni nella nostra azienda ci ha segnato positivamente. Oggi abbiamo a disposizione una quantità e una qualità di informazioni che prima non avevamo: sicure, tracciate e conservate a norma di legge”. E dunque: “paperless” conviene? La dematerializzazione dei processi documentali, attraverso una gestione completamente digitale dei documenti e dei flussi ad essi associati, riesce a garantire nel mondo sanitario dei vantaggi indiscussi in termini di efficienza ed efficacia interna, di riduzione di costi e, riduzione del rischio clinico e soprattutto, di qualità dei servizi erogati al cittadino. L’impiego diffuso di materiale cartaceo, inoltre, richiede dei costi di gestione che comprendono oneri aggiuntivi e non immediatamente percepibili come, ad esempio, il mantenimento degli spazi impiegati per l’archiviazione della documentazione e le misure che necessariamente devono essere adottate per la tutela e la conservazione dei supporti deperibili, l’inoltro e smistamento dell’informazione con oneri di postalizzazione/corrieri. Per l’operatività questo si traduce in: lentezza e complessità dei processi,


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condivisione e accessibilità alle informazioni non sempre immediata ed efficace, disponibilità di documentazione in tempi lunghi, rischi di errore nella catalogazione e inserimento in archivio di documenti, nonché rischi relativi alla riservatezza delle informazioni. La risposta di InfoCert alla dematerializzazione dei referti Le strutture sanitarie gestiscono una quantità crescente di documenti ed informazioni, di differente tipologia, criticità e voluminosità. Tali documenti riguardano la cura del paziente, la gestione aziendale, il rapporto con fornitori e soggetti esterni. Una gestione efficace, sicura e flessibile del patrimonio informativo è un requisito fondamentale per ottenere un efficiente Sistema Sanitario. La soluzione integrata proposta da InfoCert per la gestione digitale dei documenti delle strutture sanitarie, come referti e immagini cliniche, può essere applicata con notevoli benefici in tutte le macro aree funzionali di una azienda sanitaria: accoglienza e dimissione, diagnosi, cura, ciclo amministrativo e finanziario o ciclo logistico. La gestione elettronica dei referti garantisce infatti il raggiungimento di notevoli benefici non solo legati al risparmio economico rispetto alla tradizionale gestione cartacea, ma soprattutto la migliore efficienza dei processi interni alla struttura sanitaria, grazie all’utilizzo della firma digitale e conservazione sostitutiva. La conservazione a norma delle immagini diagnostiche consente inoltre di superare il processo di microfilmatura per la conservazione legale: le immagini risiedono nei sistemi di conservazione che assicurano nel tempo i requisiti utili a garantirne la loro piena validità legale. I benefici di una sanità senza carta sono molteplici: dal miglioramento dei livelli di servizio erogato agli utenti, fino alla semplificazione delle comunicazione tra medici e pazienti. Per una maggiore efficienza a livello generale.

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L’esistenza di differenti sistemi informativi sanitari, generali o dipartimentali, sono sicuramente una delle sfide risolte nella nostra soluzione che rende disponibile l’integrazione con diversi standard di comunicazione in ambito sanitario, come DICOM, HL7, WebServices, database, CIFS/NFS, etc. La soluzione InfoCert associa ad ogni dato le chiavi univoche relative ed i metadati offerti dai sistemi informativi che lo hanno originato, in modo che il contenuto inviato in conservazione sia arricchito dalle opportune chiavi di ricerca e note informative, utili durante il processo di esibizione. Tale architettura permette di realizzare una piattaforma di esibizione in grado di proporre documenti collegati gli uni gli altri (ad esempio, referto ed immagini radiologiche, referti afferenti allo stesso caso clinico, referti afferenti allo stesso paziente). I referti medici e le immagini iconografiche, una volta generati, sono gestiti dai sistemi RIS/PACS interni alla struttura: in seguito alla dimissione del paziente è data facoltà, ai sensi del DM 14/02/97, di consegnargli le immagini iconografiche, nel caso di strutture pubbliche, e delle immagini nonché del referto, nel caso di strutture private.

Nel caso in cui il paziente sia affetto da particolari patologie e che, quindi, abbia l’esigenza di avere sempre a disposizione i propri documenti sanitari, possono dotarsi di un token USB di firma digitale, per il salvataggio cifrato dei documenti (in linea con quanto richiesto nell’art. 6 delle linee guida emanate dall’Autorità Garante della Privacy in tema di referti online) e ne rende possibile la consultazione anche offline, consentendo la portabilità anche su sistemi non integrati. In alternativa, per la consultazione on line dei referti e tutti i documenti sanitari possono essere utilizzati strumenti di autenticazione forte, come il certificato di autenticazione o il certificato CNS, che garantiscono la massima sicurezza dei dati sensibili in essi contenuti.

Dall’adozione di tale soluzione i pazienti percepiscono: un miglioramento del livello di servizio; la semplificazione delle interazioni tra la struttura ospedaliera ed il paziente; la riduzione dei tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni; la semplificazione delle modalità di prenotazione visite e di comunicazione dei referti; la riduzione dei costi “superflui” (ad esempio, lo snellimento dei processi di emissione e digestione dei documenti) e la possibile ottimizzazione nella gestione delle risorse ospedaliere critiche, grazie alla automatizzazione di attività operative a basso valore aggiunto.

SILVIA LOFFI

Business Consultant di InfoCert


esperienze

Il progetto ALIAS Una rete di servizi ospedalieri integrati al servizio dei territori alpini di sei Paesi DI NATALIA ALLEGRETTI

ALIAS – acronimo per “Alpine Hospitals Networking for Improved Access to Telemedicine Services” – è un progetto finanziato dal programma «Spazio Alpino», riservato ai Paesi che si affacciano sulle Alpi. L’obiettivo principale di ALIAS è quello di creare una rete di servizi

ospedalieri integrati nei territori alpini di sei Paesi (Italia, Francia, Slovenia, Svizzera, Germania, Austria), realizzando una sorta di “ospedale virtuale” in grado di fornire servizi sanitari di eccellenza ai cittadini residenti, e in, generale, a tutti coloro che richiedono assistenza sanitaria

nelle aree interessate. La piattaforma dei servizi di ALIAS indirizza due tematiche principali: accesso alle informazioni sanitarie del cittadino e servizi di telemedicina. Attraverso l’accesso alle informazioni sanitarie, i medici autorizzati degli ospedali della rete ALIAS

Fig.1 Ospedale di Circolo Macchi di Varese (Italia)

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possono accedere, previo consenso del cittadino, ai documenti clinicosanitari dei cittadini che, trovandosi all’estero, necessitano di cure mediche in uno degli ospedali della rete. Attraverso i servizi di telemedicina, ogni ospedale mette a disposizione degli altri partecipanti alla rete le proprie migliori risorse e competenze specialistiche, realizzando in tal modo una rete di servizi di “second opinion” altamente qualificati che permettono, quindi, al cittadino di ricevere cure di eccellenza senza necessità di muoversi dal proprio paese di origine. Le strutture ospedaliere attualmente collegate alla rete ALIAS sono otto, e precisamente:

Ospedale Regionale di VIllach (Austria) Ospedali Universitari di Ginevra (Svizzera) Ospedale di Garmich-Partenkirchen (Germania) Ospedale di Grenoble (Francia) Ospedale di Circolo Macchi di Varese (Italia) Ospedale di Tolmezzo (Italia) Ospedale Generale di Isola (Slovenia) Clinica Malattie Polmonari e Allergiche di Golnik (Slovenia) Il progetto, che ha preso avvio nell’agosto del 2009 e terminerà nell’ottobre del 2012, si trova attualmente nella fase di sperimentazione dei due servizi presso i siti pilota. Tutti gli ospedali della rete sono attualmente collegati alla piattaforma ALIAS e nuovi nodi, cinque ospedali distribuiti nei diversi territori interessati dal progetto, saranno collegati entro la fine di giugno 2012 al fine di aumentare le potenzialità dell’ospedale virtuale e la sua copertura territoriale nello spazio alpino. L’ospedale virtuale ALIAS ha già assistito ad un certo numero di transazioni, sia per quanto riguarda la

“second opinion” sia per l’accesso alle informazioni sanitarie di pazienti. Al fine di rendere più funzionali e “accattivanti” i servizi ALIAS, essi sono stati arricchiti con uno strumento di traduzione che basandosi su “dizionari controllati” offre una traduzione dei documenti clinici in tutte le lingue ufficiali del progetto (inglese, francese, tedesco, italiano e sloveno). Nei prossimi mesi verranno attentamente valutati i risultati del progetto; come già ricordato la rete ALIAS verrà estesa attraverso l’integrazione di nuovi nodi ospedalieri e grossa attenzione è, e sarà, dedicata alla definizione delle strategie di sfruttamento dei risultati al fine di assicurare l’auto-sostenibilità dell’ospedale virtuale dopo la fine del progetto stesso. Gli attuali partner di progetto nonché il decisori di politica sanitaria presenti nelle regioni interessate dal progetto hanno già espresso un grande interesse affinché il modello ALIAS sia esteso dall’ospedale al territorio circostante al fine di garantire continuità di cura, anche a livello transnazionale, a pazienti affetti da malattie croniche al fine di meglio rispondere alle esigenze di una società fortemente caratterizzata dal cambiamento demografico ed in particolare dall’invecchiamento della popolazione.

NATALIA ALLEGRETTI

Esperto di Project Management per la Regione Lombardia – DG Sanità Fig. 2 Ospedale di Garmich-Partenkirchen (Germania)

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Pubblicazioni Professionali ITER

Dal Documento all’Informazione A cura di Roberto Guarasci

L’autore

L’indice

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ITER - Via Rovetta 18 20127 Milano Tel. 02 2831 161 - Fax 02 2831 1666 E-mail: iter@iter.it www.iter.it


novità

Sistema antivirus nod32: protezione globale in tempo reale ESET lancia la nuova release del proprio sistema antivirus dotato di Tecnologia ThreatSense® per individuare in modo proattivo le minacce di domani

A CURA DELLA REDAZIONE

NOD32 Antivirus versione 4.2. Ovvero, l’evoluzione della specie in casa ESET, che annuncia importanti novità e significativi passi avanti rispetto alla versione precedente. Il nuovo antivirus fornisce una protezione veloce, efficace e facile da usare senza intaccare le prestazioni del computer. La rilevazione proattiva intelligente blocca con ore o addirittura giorni di anticipo, rispetto ad altre tecnologie antivirus, la maggior parte delle minacce conosciute e di quelle che si stanno diffondendo. Un software veloce, leggero e non invasivo che protegge le attività su Internet senza causare rallentamenti al sistema. PRINCIPALI VANTAGGI Protegge dai virus, spyware, trojan, dai programmi che rubano le password e da altri tipi di malware Blocca proattivamente la maggior parte delle nuove minacce, molto prima che gli altri produt-

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tori siano pronti con le firme antivirali, garantendo una migliore difesa contro le nuove minacce e contro quelle ancora sconosciute Controlla e disinfetta il traffico Internet e quello email, persino quando si tratta di traffico criptato attraverso il protocollo SSL. In questo modo le email sono sempre protette Blocca le minacce che si diffondono attraverso i dispositivi rimovibili per consentire di condividere i file con tranquillità Comprende il SysInspector e il SysRescue che semplificano la diagnosi e il ripristino del sistema L’autoprotezione impedisce ai malware di abbassare il livello di protezione del computer Gli aggiornamenti delle firme antivirali sono di piccole dimensioni e avvengono in maniera discreta senza rallentare il sistema Ecco perché le organizzazioni indipendenti di test premiano costantemente ESET con le valutazioni più alte per le prestazioni e la rilevazione proattiva.


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GUIDA ALLA PROTEZIONE DEI BENI AZIENDALI DI GIANCARLO BUTTI LA BS 7799, LA ISO IEC 27001, CRISC, ISM. Security manager ed auditor presso gruppi bancari, consulente in ambito sicurezza e privacy.

Il primo libro sulla sicurezza pensato espressamente per quanti (imprenditori, professionisti…) devono tutelare i beni della propria azienda e per quanti sono demandati ad aiutarli nella scelta e nella implementazione delle misure di sicurezza più idonee. Il libro propone con linguaggio semplice, semQMJmDBUP EJTDPSTJWP F QFS RVBOUP QPTTJCJMF QSJWP di termini tecnici, tutti i principali aspetti relativi alla sicurezza ed alla protezione dei beni materiali ed immateriali che costituiscono il patrimonio aziendale. Un approccio didattico, che può agevolare nel loro lavoro anche i professionisti della sicurezza, che trovano uno strumento che illustra argomenti non sempre facili da spiegare. La modalità di illustrazione delle informazioni è semplice e schematica, una sorta di presentazione, una sequenza di slide e di tabelle che in breve esprimono i concetti più importanti. Viene presentata una panoramica completa su quelli che sono i rischi dei beni materiali ed immateriali delle aziende e le misure di sicurezza più idonee per contrastarli. In particolare, il libro evidenzia tramite casi aziendali, tabelle e norme di comportamento che cosa si può fare utilizzando quanto è già presente in azienda, senza ricorrere a costosi investimenti. Le informazioni fornite aiutano anche a rispettare le prescrizioni di numerose normative, quali il Dlgs 196/03 (normativa privacy).

Un’iniziativa: ITER S.r.l. Via Rovetta, 18 20127 Milano (MI) tel. +39 02 2831161 - fax +39 02 28311666 www.iter.it


Sicurezza dei Dispositivi Rimovibili – Le minacce possono diffondersi sul computer a causa di dispositivi rimovibili, ad esempio le chiavi USB.

CARATTERISTICHE Scanner più intelligente Le minacce non sempre colpiscono la tua rete in modo prevedibile. ESET NOD32 antivirus verifica i canali di comunicazione codificati attraverso il protocollo SSL come HTTPS e POP3S e controlla intelligentemente i file compressi per trovare delle minacce nascoste che altri prodotti non rilevano. La protezione proattiva inizia dalle prima fasi dell’avvio del sistema per garantire che il computer sia sempre al sicuro. Disinfetta e Protegge le Email Il controllo delle email per Microsoft Outlook, Outlook Express, Mozilla Thunderbird, Windows Live Mail, Windows Mail e per altri programmi email che usano i protocolli POP3/IMAP garantisce che tutte le email siano prive di virus e altre minacce.

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Quando vengono inseriti dei dispositivi con avvio automatico, ESET NOD32 Antivirus controlla il file autorun.inf e i file a questo associati, inoltre quando si accede al dispositivo rimovibile o quando si effettua un controllo completo del dispositivo, vengono controllati tutti i file che questo contiene. Gli utenti avanzati possono configurare ESET NOD32 Antivirus per effettuare ulteriori livelli di controllo sui dispositivi rimovibili. Strumenti del Sistema ESET SysInspector e ESET SysRescue semplificano la diagnosi e la pulizia dei sistemi infetti consentendo controlli approfonditi dei processi di sistema per trovare minacce nascoste, nonché creando dei CD/DVD o dischi USB di salvataggio per riparare un computer infetto. Autoprotezione ESET NOD32 Antivirus incorpora una speciale tecnologia per impedire ai software malevoli di comprometterlo o disabilitarlo, in

questo modo potrai star certo che il tuo computer sia sempre protetto. MIGLIORAMENTI ALLA FACILITÀ D’USO ESET NOD32 Antivirus presenta numerosi aggiornamenti per la velocità, la sicurezza e la semplicità d’uso come: La modalità per il risparmio energetico aumenta la vita della batteria del computer portatile senza compromettere la sicurezza Lo schermo dello Stato di Protezione Avanzata informa sulle rilevazioni delle minacce I popup informativi vengono nascosti durante l’esecuzione delle applicazioni a schermo intero come i giochi, i riproduttori di video o le presentazioni La protezione con password impedisce a estranei di disinstallare ESET NOD32 Antivirus La nuova interfaccia e i comandi rapidi da tastiera semplificano l’utilizzo per gli utenti non vedenti Per maggiori informazioni si rimanda al sito Internet www.nod32.it.


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Sistemi di riconoscimento ottico Digitalizzazione e decodifica immagini per l’automazione di processi

Ottimizzazione dei processi La continua riduzione dei costi per i processi di acquisizione, gestione e archiviazione dei documenti favorisce l’avvio di attività di dematerializzazione che abilitano le imprese a rendere sempre più competitivi i propri flussi di lavoro. Dimex Europa ha brevettato un sistema di digitalizzazione e riconoscimento di immagini per i documenti che costituisce la soluzione ideale per migliorare la produttività degli operatori La tecnologia permette in meno di 2 secondi di digitalizzare, decodificare e interpretare codici e testi, mono e bidimensionali, per velocizzare i processi documentali. Tale sistema di acquisizione offre la possibilità, a chiunque abbia a che fare con documenti cartacei, di digitalizzarli istantaneamente e al contempo di estrarne dati in tempo reale, eliminando le operazioni di data entry e facilitando le procedure di selezione e archiviazione degli stessi. La disponibilità immediata dei dati provenienti da qualsivoglia supporto cartaceo, permette di riorganizzare e

snellire l’intero processo; il front-office (fase di accettazione) e il back-office (fase di acquisizione e controllo) vengono quindi integrati, aumentando la produttività dell’operatore e riducendo i costi per l’azienda. Il tutto anche attraverso l’eventuale installazione in postazioni di lavoro intelligenti, dove il piano ottico di acquisizione è parte di una postazione multifunzione. Tecnologia Qualità: contrariamente a quanto avviene con i tradizionali scanner, la soluzione sviluppata da Dimex Europa permette di ottenere immagini di pari qualità, ma prive di aberrazioni, micro aberrazioni, distorsioni e interpolazioni e dotate di una considerevole profondità di campo. Semplicità: l’acquisizione avviene in modo uniforme da qualsiasi tipo di supporto e di qualsiasi formato (anche fuori standard), senza la necessità di interventi di normalizzazione dei documenti (despillatura, fotocopiatura, fastellatura). Velocità: l’acquisizione digitale delle immagini è pressoché istantanea sia con l’attivazione manuale del processo di digitalizzazione sia nella modalità a rilevamento automatico della presenza del documento da digitalizzare. Ergonomia: l’acquisizione avviene senza la necessità per l’operatore di dover ricorrere a un coperchio anti abbagliamento. L’ingombro ridotto permette inoltre una perfetta integrazione nella postazione di lavoro e l’utilizzo della tecnologia in front-office, con elevati risparmi di costi. Affidabilità: la totale assenza di parti meccaniche in movimento e l’elevata qualità della componentistica Nell’era digitale è indispensabile disporre delle tecnologie abilitanti per ottimizzare i processi, migliorando la qualità e riducendo i tempi La soluzione tecnologica sviluppata da Dimex Europa nasce con l’obiettivo di superare un limite intrinseco alla tecnologia degli scanner per la digitalizzazione di immagini e documenti

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garantiscono una durata nel tempo dell’apparecchio particolarmente elevata. Ambiti applicativi La soluzione Dimex Europa è in grado di implementare tutti i processi di archiviazione, scambio, notifica e condivisione delle informazioni all’interno di un workflow, rispettando le necessità dell’organizzazione aziendale. La tecnologia si presenta quindi come soluzione flessibile che soddisfa tutte le tipologie d’azienda integrandosi completamente con i sistemi esistenti, con l’obiettivo di snellire l’acquisizione di immagini o dati. La tecnologia Dimex Europa è stata creata per garantire la modularità e la possibilità di parametrizzazione rispondendo alle peculiarità dell’azienda, sia che si tratti di una piccola o di una grande impresa, di un’azienda di produzione o di servizi. L’efficientamento di processi di document management e la semplificazione di workflow sono trasversali a molti settori: ospedaliero, archivistico, conservazione e gestione documentale, bancario, assicurativo, logistico, distributivo, sicurezza, NDT, etc. Esempi applicativi PectoGraph consente l’acquisizione digitale di film radiografici (dalla singola radiografia fino a interi set di lastre) in standard DICOM3 compatibile, con risultati equivalenti alle radiografie tradizionali su lastra. PectoGraph, non soggetto alle micro-aberrazioni tipiche degli scanner tradizionali, permette di ottenere digitalizzazioni a risoluzioni adatte alla diagnostica per immagini con validazione clinica anche per senologia; consente

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Dimex Europa si propone come solution provider in ambiti settoriali variegati, ove la problematica della gestione documentale e della acquisizione digitale di immagini e dati rappresenti un elemento di costo, di competitività o di customer service importante. Digitalizzazioni medicali a risoluzione adatta alla diagnostica per immagini, con validazione clinica anche per senologia quindi diagnosi accurate nello screening tumorale attraverso la possibilità di riconoscimento di elementi di dimensione microscopica. PectoGraph si configura come un complemento digitale di macchinari radiologici analogici tradizionali. Esso consente la digitalizzazione delle immagini in tempo reale per utilizzo in applicazioni PACS per il miglioramento della produttività, la creazione di grandi archivi di immagini radiografiche digitali, una facile trasmissione a distanza e in tempo reale delle radiografie (teleradiografia e telemedicina), nonché l’utilizzo strumenti numerici per l’analisi dei dati, in particolare il CAD. La soluzione documentale di Dimex Europa è un sistema di acquisizione istantanea di immagini che consente di rilevare in modo uniforme e preciso i contenuti di supporti cartacei standard. La particolare tecnica di prelevamento dell’immagine consente un’altissima velocità di riproduzione, inferiore al secondo. Inoltre, contrariamente agli attuali sistemi di acquisizione presenti sul mercato, la soluzione documentale permette la “marcatura” dell’immagine digitalizzata al momento della sua creazione: tale sistema garantisce sia la marcatura che la verifica dell’integrità del documento in qualunque fase della sua gestione. Infine, questo dispositivo non necessita di un coperchio anti-abbagliamento per l’operatore; il sistema quindi può essere integrato nella postazione di lavoro. Ad oggi si è anche sperimentata, per conto di SelexύElsag, la realizzazione di un progetto per delle postazioni che utilizzano la tecnologia Dimex Europa nella gestione della posta inesitata in Poste Italiane, sfruttando la facilità e l’ergonomia dell’operazione di riconoscimento ottico di buste e pacchi postali.


LA FORMAZIONE AL TOP A MISURA DI OGNI BUDGET

IL CONTINUO AGGIORNAMENTO È OGGI INDISPENSABILE NON SOLO PER RIMANERE AL PASSO CON I MUTAMENTI DI UN MERCATO CHE CAMBIA SEMPRE PIÙ VELOCEMENTE, MA ANCHE PER MOTIVARE, STIMOLARE E FAR CRESCERE LE PERSONE DELLA SUA ORGANIZZAZIONE, PER AIUTARLE A SUPERARE I PROPRI LIMITI E A MIGLIORARSI, QUALE CHE SIA IL LORO RUOLO ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA. Oltre ai corsi interaziendali, ITER è in grado di realizzare per la vostra azienda corsi ad hoc inhouse. Pensa a tutto ITER, dall’analisi del fabbisogno formativo alla gestione dell’aula.

IL CATALOGO COMPLETO DEI SEMINARI ITER È DISPONIBILE ALL’INDIRIZZO HTTP://WWW.ITER.IT/CATALOGO_SEMINARI.HTM. 7LY THNNPVYP PUMVYTHaPVUP L WLY V[[LULYL \U WYL]LU[P]V WLYZVUHSPaaH[V JVU[H[[P PS UVZ[YV \MÄJPV MVYTHaPVUL [LSLMVnando al numero 02.2831161 o scrivendo a iter@iter.it.


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LED Soluzioni Informatiche DI VITO INTINI

Il secondo è la facilità d’uso, ovvero la realizzazione di tutti gli accorgimenti che consentono, tramite la chiarezza delle funzionalità di prodotto, sia il veloce apprendimento del sistema sia la comprensione dello stesso a tutti i livelli aziendali.

LED S.p.A. è una società di informatica fondata nel 1983 specializzata nella realizzazione di prodotti e nell’assistenza di sistemi informativi per Compagnie, Broker, Agenti e, più in generale, per tutti gli attori che a diverso titolo operano nel complesso mondo legato al business delle Assicurazioni. Il patrimonio principale è costituito dal notevole livello di know-how professionale, in termini di competenze applicative,organizzative e informatiche, acquisito con le esperienze maturate nel confronto con le esigenze della clientela. Tale pluriennale esperienza si è formata realizzando applicazioni e progetti assicurativi diversificati, curandone gli aspetti organizzativi nell’ambito delle Aziende nostre Clienti, seguendone con estrema attenzione l’avviamento, formando il personale della clientela e gestendo il supporto e la manutenzione. Le nostre applicazioni, siano esse prodotti standard o lavori su commessa, sono sempre realizzate nella logica del prodotto industriale, ovvero con criteri metodologici che ci consentono di ottenere caratteristiche di elevata qualità e di permetterne l’evoluzione in sincronia con i mutamenti della realtà. Due sono gli aspetti ai quali dedichiamo particolare attenzione. Il primo è la flessibilità, ovvero la capacità del sistema informativo di adattarsi, senza modifiche di programmazione, ai mutamenti richiesti dalle nuove esigenze.

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Realizziamo sistemi estremamente evoluti in termini qualitativi e di affidabilità. Su ciò ha influito sia l’esperienza professionale sia il fatto che, fra le prime società di informatica in Italia, abbiamo applicato criteri e usato strumenti di ingegneria del software per la realizzazione e la gestione dei nostri prodotti. Nel tempo ciò ha premesso alla nostra azienda di conquistare una posizione di rilievo nel mercato assicurativo avendo installato i nostri prodotti in molte realtà aziendali, soprattutto in Compagnie Assicuratrici di media dimensione. Consideriamo essenziale il livello di servizio da prestare alla clientela. Questa filosofia ci spinge ad adottare comportamenti aziendali che implicano una grande assunzione di responsabilità e la piena condivisione dei problemi dei Clienti, a partire dalla fase di scelta del prodotto, attraversando le fasi di organizzazione e di avviamento e continuando con la gestione ed il supporto alla normale operatività del sistema. In relazione a ciò e nell’intento di consentire alle aziende che, intendendo concentrarsi sul proprio business, non vogliono dover gestire i problemi legati all’informatica, proponiamo un nuovo tipo di servizio globale che comporta l’uso, in ambito Cloud Computing, dei prodotti installati sui nostri server o su quelli di un server provider, nonché la disponibilità di un notevole insieme di servizi professionali compresi nel canone. LED propone la famiglia di prodotti ELO Digital Office per la gestione

elettronica e l’amministrazione di documenti e contenuti, integrata con soluzioni per la produzione e distribuzione massiva di documenti in ogni tipo di formato. I principali progetti portati a termine nel campo della gestione documentale hanno permesso alla società di valutare per ogni caso specifico i livelli di integrazione corretti da proporre ai clienti. La corretta ed organizzata gestione dell’insieme di documenti relativi ai processi aziendali, alla corrispondenza in entrata e uscita dall’azienda, ai documenti prodotti dalle procedure software in disponibilità della società e dei suoi partner impone alle strutture organizzative un cambiamento anche dirompente. Le nostre proposte hanno trovato l’accordo dei clienti per la loro aderenza al grado di maturità del tema nelle organizzazioni. La sinergia di un metodo collaudato, l’uso di strumenti di analisi e gestione di progetto, la competenza ed il commit delle risorse ha permesso a LED di operare entro i parametri di tempo e budget assegnati dalle società cliente.

VITO INTINI

Country Manager, Elo


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TIMS: Text / Total Information Management System Questa è la specialità della A.I.M. Fulmedia, protagonista da alcuni decenni nello specifico mercato delle informazioni che creano la “Conoscenza”, per impostare una corretta “Comunicazione”. Con l’aumento vertiginoso delle informazioni tramite tutti i media, le persone e le organizzazioni percepiscono sempre più il problema della conoscenza, della individuazione e della selezione delle informazioni essenziali ed importanti per le loro attività. Questa esigenza forse sarà di supporto all’ecologia, e lo speriamo vivamente, in quanto convincerà molti a ridurre la carta ed affidarsi a sistemi automatici, che aiutino a concentrarsi sulle informazioni che fanno conoscenza, le informazioni che Servono! La A.I.M. Fulmedia - uno “spin-off ” della famosa istituzione di ricerca, la più grande al mondo, Battelle Memorial Institute, si occupa da sempre di TIMS. Il centro di ricerca della Fulmedia, presente in varie na-

zioni europee, principalmente in Francia e Svizzera, ha continuamente aggiornato i suoi prodotti, nell’intento di poter offrire sempre la miglior tecnologia al minor prezzo possibile, senza rinunciare alla qualità. I data base gestiti dalle applicazioni della Fulmedia, anche se di dimensioni veramente importanti, assicurano sempre grande facilità d’uso per l’utente inesperto e massima sofisticazione per gli utenti più esigenti. In quest’ambito la Fulmedia ha recentemente personalizzato, per alcuni suoi clienti, particolari applicazioni web-base, per la ricerca su siti tematici a fini di Comunicazione e marketing, utilizzando tecnologia di fuzy Boolean, intuitive search, appoggiandosi su thesauri realizzati ad hoc sugli argomenti d’interesse degli specifici clienti. L’acronico TIMS è stato concepito c/o l’Università dell’Illinois USA.

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