UN TERRITORIO IN ATTESA LE MARINE DI LECCE DI FRONTE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO UN TERRITORIO IN ATTESA LE MARINE DI LECCE DI FRONTE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Tesi di laurea magistrale in Architettura e Disegno Urbano Anno Accademico : 2019-2020 Sessione di laurea 15 dicembre 2020
Tesi di:
Pietro Avalli
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Stefano Pirazzi
Relatore:
Prof. Francesco Curci
Correlatore:
Prof. Christian Novak
Con la collaborazione di: Ass. Arch. Rita Miglietta, Comune di Lecce
ABSTRACT
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CAPITOLO PRIMO
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Il territorio Salentino - Dalle paludi al boom edilizio 1.1 - Introduzione ed inquadramento territoriale inquadramento territoriale 1.2 - Le paludi salentine dall’agricoltura al turismo 1.3 - Il fenomeno dell’abusivismo edilizio introduzione la situazione in Italia la costa di cemento l’abusivismo in Puglia 1.4 - Il caso studio: le Marine di Lecce gli immobili in affitto 1.5 - L’evoluzione storica delle Marine Leccesi
CAPITOLO SECONDO
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Sopralluogo - 30 luglio 2020 - 1 agosto 2020 2.1 – Giorno 1: 30 luglio 2020 percorso effettuato durante il sopralluogo 2.2 - Giorno 2: 31 luglio 2020 percorso effettuato durante il sopralluogo 2.3 - Conclusioni 2.4 - Giorno 3 interviste 2.5 - Sondaggi online
CAPITOLO TERZO Analisi territoriale - Le Marine di Lecce 3.1 – L’inquadramento territoriale ed infrastrutturale
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3.2 – Gli elementi del paesaggio l’emergenza della Xylella Fastidiosa specie resistenti alla Xylella essenze arboree ed arbustive autoctone fauna locale 3.3 – I vincoli vincolo idrogeologico fascia di rispetto dai bacini (150m) e dai corsi di acqua pubblica (150m) fascia di rispetto dai boschi (200m) fascia di rispetto dalla costa (300m) rilevanza naturalistica 3.4 – Gli edifici vincolati 3.5 – I segni della cultura materiale 3.6 – L’innalzamento del livello del mare 3.7 – Il sistema delle acque 3.8 – Lo stato dell’edificato 3.9 – La rete stradale 3.10 – Le aree di sosta e i punti attrattivi
CAPITOLO QUARTO Lo spazio in attesa - Terreno fertile per il progetto 4.1 – l processi di sviluppo dell’abusivismo erosione saturazione densificazione 4.2 – Il residuo cos’è uno spazio residuale 4.3 – Residuo: spazio in attesa 4.4 – Famiglie di spazi in attesa spazi in attesa: edifici spazi in attesa: lotti edificati approfondimento sui lotti inedificati spazi in attesa: lotti inedificati recintati uso dei lotti inedificati recintati
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spazi in attesa: lotti inedificati non recintati uso dei lotti inedificati non recintati confine dei lotti inedificati non recintati
CAPITOLO QUINTO
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Le intenzioni progettuali - Immagine interpretativa e strategica 5.1 – Immagine interpretativa 5.2 – Il quarto paesaggio 5.3 – Immagine strategica scenario 1: Strategia 2060 - innalzamento del mare di 30 cm scenario 2: nessun innalzamento del mare azioni strategiche
CAPITOLO SESTO
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Spiaggiabella e Torre Chianca nel 2060 - Il progetto 6.1 – Masterplan Sensibilizzare le persone - percorso della memoria Scoprire la natura - percorso naturalistico Vivere le Marine - percorso della ricostruzione Conoscere la cultura - percorso dei segni della cultura 6.2 – Lotto tipo del quarto paesaggio che tende al secondo paesaggio 6.3 – Struttura leggera multifunzionale in legno 6.4 – Tipologie di percorsi 6.5 – Edifici prefabbricati in XLAM 6.6 – Sistemi di ripristino dunale 6.7 – Possibili fondi
CAPITOLO SETTIMO 7.1 – Bibliografia 7.2 – Articoli e Documenti ufficiali 7.3 – Sitografia
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100% DI AREE SOTTO VINCOLO IDROGEOLOGICO
701 EDIFICI IN ATTESA DI CONDONO
78 ABITAZIONI ABBANDONATE
823 ABITAZIONI ENTRO 300 METRI DALLA COSTA
78 148 MQ DI LOTTI INUTILIZZATI
INNALZAMENTO DEL MARE DI 30 CM ENTRO IL 2060
63 STRADE SOGGETTE AD ALLAGAMENTO
70 STRADE SOGGETTE A FENOMENI DI INSABBIAMENTO
ABSTRACT
Il tema affrontato all’interno della tesi è quello dell’abusivismo edilizio e la volontà è quella di evidenziarne le contraddittorietà e le complessità, le sue molteplici cause e possibili soluzioni, studiandolo prima dal punto di vista dello sviluppo storico e attraverso uno sguardo più interpretativo ed in secondo luogo dal punto di vista progettuale. Il caso studio è quello delle Marine di Lecce, in particolare su Spiaggiabella e Torre Chianca, luoghi analizzati sia sotto l’aspetto dell’evoluzione storica che attraverso le interviste fatte agli abitanti durante i sopralluoghi. La ricerca offre inoltre una lettura di questo paesaggio attraverso un’indagine fotografica fatta durante i diversi viaggi studio. In seguito, è stato fatto uno studio riguardante le caratteristiche e gli elementi principali del territorio, sia sotto il punto di vista ambientale che morfologico. Il testo indaga le diverse forme di dispersione urbanana e dell’insieme di pratiche informali diffuse che hanno orientato in maniera forte la trasformazione del territorio. Infatti, il risultato ottenuto da questa crescita insediativa incontrollata e non pianificata ha prodotto la nascita di luoghi residuali e abbandonati, espressione ed immagine principale della città abusiva. Il “residuale” è uno spazio intercluso da rigenerare che diventa occasione per innescare nuove relazioni. Non si devono più percepire questi luoghi come un problema da affrontare o un’opportunità di edificazione, ma bisogna intenderli come un campo in cui anche l’abbandono e la vaghezza possano emergere come elementi sui quali sviluppare un nuovo tipo di esperienza e di riscatto. Si tratta di avviare un processo di rigenerazione della città abusiva partendo proprio da questi molteplici spazi in attesa.
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1 IL TERRITORIO SALENTINO Dalle paludi al boom edilizio
1.1 – INTRODUZIONE ED INQUADRAMENTO TERRITORIALE La Puglia, con circa 800 chilometri di coste è una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. Lungo il litorale si alternano tratti rocciosi (come sul Gargano), falesie (nel sud barese e nel basso Salento), ma anche lidi sabbiosi (come lungo il Golfo di Taranto). La regione si presenta suddivisa in undici subregioni differenti: il Gargano e il Subappennino Duano sono le uniche zone montuose della Puglia (con rilievi che superano i 1000-1100 metri s.l.m.); il Tavoliere delle Puglie, esteso per 3000 Kmq, rappresenta la più estesa pianura d’Italia dopo la Pianura Padana e accoglie al suo interno la subregione del tavoliere salentino. Da un punto di vista geografico la penisola salentina è separata dal resto della Puglia da una linea ideale che dal punto più interno del golfo di Taranto arriva fino all’adriatico in corrispondenza dei resti della città messapica, ovvero Egnazia. La penisola salentina essendo protesa dal mare è caratterizzata da un clima più umido rispetto al resto della regione. Il paesaggio presenta molti elementi caratteristici: l’agro salentino è quasi tutto coltivato e la vegetazione arborea è per lo più costituita da distese di ulivi secolari. L’interno della regione è prevalentemente pianeggiante e collinare, senza evidenti contrasti tra un territorio e l’altro. Situate sulla costa orientale del Salento, caratterizzata da una costa prevalentemente bassa e sabbiosa e solo in alcuni tratti rocciosa, troviamo le cinque Marine che appartengono alla città di Lecce: San Cataldo, Frigole, Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda. - Abbonandi, Paola e Borrello, Giovanna (2010), Tesi di laurea magistrale, In altro mare. Ipotesi di riqualificazione di una marina salentina, relatore Boatti, Giuseppe, Politecnico di Milano - L. Carducci (2007), Storia del Salento, Congedo Editore, Lecce 4
Inquadramento territoriale
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1.2 – LE PALUDI SALENTINE La penisola del Salento Leccese è sempre stata circondata dalle paludi. Esse si estendevano per circa 160 chilometri da Monopoli fino ad Otranto. In particolare, nelle Marine Leccesi, la fascia paludosa partiva da Brindisi fino ad arrivare a Casalabate, per una lunghezza totale di 65 chilometri e larga 10 chilometri, 650 chilometri quadrati di cui solamente 32 chilometri quadrati si stimava fossero coltivati 1 . Inoltre, il paesaggio sub-costiero divenne sempre più problematico a causa del progressivo avanzare delle paludi e della malaria, diventando così delle zone insalubre e invivibili. Per avere un’inversione di questa tendenza si dovrà attendere la metà del ‘900 e la bonifica dei terreni paludosi lungo la costa. Infatti, è dopo la prima guerra mondiale che il problema del risanamento delle paludi fu ripreso dal Fascismo. Il primo atto concreto in tal senso fu la Legge Serpieri del 1923 2 con la quale si inaugurò una nuova normativa definita dalla “bonifica integrale”. Il nuovo concetto base di questa legge consisteva nell’affermazione secondo la quale la bonifica non si esauriva con l’esecuzione del prosciugamento, ma andava coordinata da un lato con la sistemazione del territorio e dall’altro, dove vi era la possibilità, con la produzione di forza motrice, con l’irrigazione e con l’apertura di strade di collegamento, in modo da mettere in comunicazione i comprensori con i centri abitati, dotandoli di acqua potabile e di energia elettrica, oltre ad una vasta opera di rimboschimento.
fotografia di Stefano Pirazzi
- 1 De Giorgi, Cosimo (1960), Descrizione fisica geologica e idrografica della Provincia di Lecce, Centro di Studi Salentini (Arti Grafiche Mariano), Lecce - 2 (Regio Decreto n° 3256 del 30.12.192 3) 6
fotografia di Stefano Pirazzi 7
Dall’agricoltura al turismo La bonifica delle paludi retrodunali, ha costituito la chiave di volta dello sviluppo economico e urbanistico di questi territori negli ultimi cinquant’ anni. È quindi importante comprendere l’importanza che lo sviluppo del territorio costiero negli ultimi anni ha assunto per l’economia del posto che è passato da un’economia prettamente agricola del passato, ad un’economia turistica odierna.
Frutto degli investimenti dei capitali di ritorno dell’immigrazione sono anche i primi investimenti al mare. Gli emigrati di ritorno iniziano a comprare i primi appezzamenti lungo le zone costiere (oppure ad ereditare i terreni dei nonni o dai genitori contadini) che nel frattempo si erano svalutati. Dapprima come suoli agricoli per la coltivazione e l’auto produzione, in seguito, con il boom turistico, si costruiscono le prime attività commerciali turistiche e le seconde case.
La bonifica dei terreni paludosi lungo la costa salentina, aveva lo scopo di rendere salubri le zone malariche e recuperare nuovi terreni agricoli per poter creare nuove occupazioni. La costa infatti, era stata immaginata come una sorta di area produttiva agricola dove l’insediamento umano era delimitato a pochi e puntuali villaggi agricoli del tutto autosufficienti. Le terre strappate alla malaria sono piuttosto fertili e ben si prestano alle tradizionali colture della vite e dell’ulivo oltre che a tutte le altre tipologie che non necessitano particolari quantitativi d’acqua. Con l’unità d’Italia però e in generale con lo spostamento del baricentro economico nel nord Europa, questa terra si ritrovò ad essere ancora una volta periferica e a margine dei mercati. Ciò unito ad una arretratezza dei metodi di coltivazione e ad una carenza infrastrutturale dei trasporti escludeva queste terre dalla possibilità di esportazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, l’industrializzazione fiorisce in tutt’Italia, soprattutto al nord, invece qui rimane sconosciuta come se il tempo fosse rimasto congelato. È proprio in questi anni che diventano consistenti i flussi migratori verso il nord Italia, la Svizzera e la Germania. Solamente negli anni Settanta si hanno i primi flussi di ritorno che generano nuovi investimenti sul territorio grazie al rientro dei capitali dell’immigrazione.
Il turismo negli anni Sessanta e Settanta è un lusso che si concedono le prime famiglie del luogo per le gite fuori porta e la domenica al mare. In poche e limitate eccezioni le famiglie borghesi iniziano a stanziarsi nei mesi estivi nelle campagne vicino la costa e si costruiscono le prime case spesso a ridosso del mare. Si tratta di costruzioni spartane in cemento o tufo e tutte caratterizzate da pozzi neri perdenti e senza un allaccio alla rete del gas e dell’acquedotto. Solo nel 1985 con la Legge Galasso vengono sanciti i primi vincoli paesaggistici nelle zone costiere e viene interdetta o comunque limitata la costruzione di edifici a meno di 300 m dal mare. La legge 431/85 è la prima normativa organica per la tutela dei beni naturalistici ed ambientali in Italia, mentre la prima legge per la tutela del paesaggio è la 1479/39. La legge Galasso si preoccupa di classificare le bellezze naturalistiche in base alle loro caratteristiche peculiari suddividendole per classi morfologiche. L’azione di tutela all’interno delle aree individuate secondo le direttive della legislatura non esclude totalmente l’attività edificatoria, ma la sottopone all’approvazione degli enti preposti alla tutela, nonché al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali. Nel caso di abusi non è inoltre prevista la possibilità di ottenere concessioni edilizie in sanatoria, unitamente alle sanzioni pecuniarie è previsto il ripristino dello stato dei luoghi a carico 8
di colui che commette l’abuso. Le regioni vengono obbligate alla redazione di un Piano Paesistico che tuteli il territorio e le sue bellezze. In particolare, i piani devono porre la totale inedificabilità in: aree alpine al di sopra dei 1600 metri, aree appenniniche al di sopra dei 1200 metri, a distanza di 300 metri dalla riva di mari e 150 metri dalle sponde di fiumi e torrenti, sui vulcani, nelle paludi ed in aree di interesse archeologico. Tutte le aree individuate dalla Galasso sono sottoposte alla giurisdizione demaniale. Tuttavia, dagli anni Ottanta ad oggi i centri urbani costieri hanno continuato a crescere e moltiplicarsi in modo più o meno legale, in concomitanza con il crescere del settore turistico. Il turismo si è sviluppato nutrendosi degli emigrati di ritorno per le ferie e di flussi interni. Inoltre, nel corso degli anni, si è sviluppata una promozione del territorio salentino che ha portato molte persone a visitare questi territori. Molti visitatori iniziano a comprare abitazioni o ad affittare case vacanze grazie anche ad un mercato immobiliare molto favorevole rispetto ad altre zone d’Italia. La compravendita e l’affitto di case, e più in generale, il settore edile ed immobiliare, diventa così un settore economico in espansione. Il suo maggiore sviluppo si ha negli ultimissimi decenni in concomitanza con il boom turistico dovuto alla promozione nazionale ed internazionale del brand Salento da parte degli enti pubblici, prima la Provincia e poi la Regione dal 2005. Tuttavia, questo incremento economico se da un lato ha dato il via alla nascita di numerose imprese nel settore terziario ha avuto i suoi limiti nella sua estensione temporale. Infatti, i picchi di presenze si raggiungono solamente nei mesi estivi quando le spiagge si
saturano di persone e sono i luoghi, dopo le città d’arte costiere, più ambiti. La crescita dell’interesse nazionale ed internazionale su questi luoghi ha dato nuovo impulso agli investimenti economici nel settore immobiliare e si assiste oggi più che mai ad un crescente sviluppo ed espansione delle aree costiere. Alcuni punti critici nell’attrazione dei turisti sono dati dalla scarsità di servizi e trasporti: pochi aeroporti poco collegati con voli low cost e città europee; trasporti pubblici carenti; rete ferroviaria a binario unico e sistema autostradale sottodotato.
- Abbonandi, Paola e Borrello, Giovanna (2010), Tesi di laurea magistrale, In altro mare. Ipotesi di riqualificazione di una marina salentina, relatore Boatti, Giuseppe, Politecnico di Milano - L. Carducci (2007), Storia del Salento, Congedo Editore, Lecce - Margiotta, Stefano (2018), Relazione geologica redatta nell’ambito della Pianificazione Comunale delle Coste (PCC), Lecce 9
In questa mappa storica datata 1812 è ben visibile la presenza delle paludi e delle zone umide che costeggiano tutta la zona litoranea.
- http://centrostudiagronomi.blogspot.com 10
fotografia di Pietro Avalli 11
1.3 – IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO EDILIZIO Introduzione
legge ogni cento. Seconda è la Calabria con il 46,6% di edilizia illegale e terza è il Molise, con il 45,8%. Il dato nazionale dal 2005 al 2017 sale dall’11,9% al 19,4%. Dal 2004 al 2018, in Italia, risultano eseguite il 19,6% delle ordinanze di demolizione emesse, ovvero ne mancano all’appello oltre l’80%. Se ci limitiamo a valutare il rapporto tra ordini di demolizione e abbattimenti, la performance migliore è quella del Friuli Venezia Giulia, con il 65.1%, quella peggiore è della Campania, con il 3% di esecuzioni.
Da più di trent’anni, in ogni parte d’Italia ma soprattutto nel Mezzogiorno, si vive e si tramanda un patrimonio immobiliare “in attesa” dal punto di vista delle procedure urbanistiche. Più di cinque milioni di domande di sanatoria presentate ai sensi delle leggi n.47 del 1985, n.724 del 1994 e n.326 del 2003, sono tutt’oggi inevase ed in corso di istruttoria da parte degli uffici tecnici comunali. Nel frattempo, mentre i procedimenti restano in stallo e le amministrazioni pubbliche spendono grandi quantità di denaro per consentire il minimo funzionamento di questi tessuti urbani (ad esempio asfaltature di strade, marciapiedi e collegamenti alla rete fognaria e idrica e l’illuminazione pubblica), i paesaggi meridionali sono stati modificati in modo rilevante.
La costa di cemento La questione del cemento illegale sulle nostre spiagge è una delle piaghe più devastanti per il nostro ecosistema costiero. Accanto al cosiddetto vecchio abusivismo, quello che sopravvive alle demolizioni, c’è quello nuovo, di coloro che, nonostante tutto, continuano a ritenere un diritto il godimento della vista mare dalla finestra di casa. Una situazione suffragata dai dati, che attestano come, nelle regioni litoranee, i reati legati al ciclo del cemento siano il 42,5% del totale: 10.032 illeciti, 7550 persone denunciate o arrestate e 2684 sequestri nel corso del 2019.
Le ragioni che hanno provocato un blocco generale dei procedimenti istruttori sono principalmente tre: • Inadeguatezza degli uffici tecnici comunali, specialmente negli enti più piccoli dove il personale tecnico è limitato e, in alpoco competente; • La possibilità di trasferire e vendere immobili oggetto di domanda in sanatoria; • La difficoltà di ricevere il consenso sia politico che dai cittadini stessi delle zone in questione.
La costa del Salento è una delle vittime dell’opera degli abusivi, da Lecce a Porto Cesareo, da Nardò a Gallipoli. Tra i casi più curiosi rimbalzati sulle cronache, è quello di uno svedese che lo scorso gennaio è stato denunciato dai carabinieri a Torre Chianca perché, per migliorare il comfort nella casa da poco acquistata, ha pensato bene di spianare e includere nella sua pertinenza una duna “ribelle” che impediva un facile accesso al mare.
La situazione in Italia Secondo il rapporto Bes dell’Istat, nel 2015 l’abusivismo edilizio riguardava il 47,3% del patrimonio immobiliare al Sud, il 18,9% nelle regioni del Centro e il 6,7% al Nord. Analizzando il periodo dal 2005 al 2015, al Sud il dato non è mai sceso sotto il 24%, percentuale relativa al 2007. La Campania si conferma la regione più esposta al fenomeno, con una quota di 50,6 immobili fuori12
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- Curci, Francesco e Formato, Enrico e Zanfi, Federico (2017), Territori dell’abusivismo. Un progetto per uscire dall’Italia dei condoni, Donzelli, Roma; - Legambiente (2018), Abbatti l’abuso, Palermo, 22 Settembre 2018. - Legambiente (2020), Mare Monstrum, 30 Giugno 2020.
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fotografia di Stefano Pirazzi 15
L’abusivismo in Puglia A partire dalla seconda metà del Novecento, la costa pugliese è stata interessata da un processo di “litorizzazione”, cioè un fenomeno caratterizzato da una forte costruzione di seconde case ad uso turistico stagionale, realizzate senza una pianificazione che ne dettasse regole ed indirizzi. L’abbandono progressivo dell’agricoltura nelle aree della bonifica, ha fatto in modo che queste aree diventassero appetibili per la costruzioni di abitazioni e questo ha originato rilevanti fenomeni di abusivismo costiero a danno della naturalità e della valenza paesaggistica del contesto. Inoltre, dato che i terreni agricoli (non più utilizzati come tali) hanno smesso di usufruire dell’acqua drenata e incanalata dalla bonifica, essa rimane inutilizzata e tende ad incrementare le aree umide già presenti sul territorio. Questo è avvenuto per il fallimento gestionale dei consorzi di bonifica che non fanno più manutenzione e non drenano più l’acqua, ad esempio come avvenuto per il caso dell’ Idrovora di Frigole, costruita agli inizi del ‘900 e poi successivamente dismessa. Negli ultimi decenni, il fenomeno dell’abusivismo edilizio, si è sommato agli effetti del cambiamento climatico e agli assetti idro-geomorfologici della costa, come l’arretramento e l’erosione costiera. Il fenomeno insediativo generato da questi manufatti edilizi abusivi ha modificato profondamente il paesaggio costiero e i servizi annessi alle attività balneari, impoverendo la valenza ecologica degli spazi rurali costieri e subcostieri, favorendo un modello turistico prettamente balneare caratterizzato da un’elevata stagionalità.
fotografia di Stefano Pirazzi
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L’assenza di criteri progettuali, sia per edifici con qualità architettonica, che di opere di urbanizzazione, richiedono interventi di governo basati su modelli di riqualificazione ecologica e di rigenerazione dei contesti rurali degradati e compromessi. Anche la valorizzazione della matrice paesistica è necessaria perché costituisce per le comunità locali la possibilità di sviluppare percorsi fruibili per poter implementare un turismo sostenibile ed alternativo, oltre che migliorare notevolmente la percezione, la qualità degli spazi e l’equilibrio ecologico. Il bisogno di soddisfare la domanda del turismo residenziale, in mancanza di strumenti di pianificazione, ha generato un modello insediativo caratterizzato da elevato consumo di suolo. Ciò ha provocato da una parte il degrado del sistema ambientale costiero, dall’altra la costruzione di nuclei carenti di servizi di base, sia per l’uso residenziale che turistico, e disabitati per lunghi periodi dell’anno. Un primo aspetto critico riguarda la carenza di infrastrutture e servizi che ha reso impossibile l’insediamento di popolazione permanente. Da un lato, la sola produzione edilizia crea una forte dipendenza dell’economia locale dal settore delle costruzioni, dall’altro un insediamento di seconde case privo di infrastrutture fondamentali quali le reti idrico-fognarie, l’illuminazione pubblica, l’asfaltatura ed i marciapiedi. Nell’insediamento abusivo il progetto dello spazio turistico si risolve all’interno di ogni singolo lotto, mentre all’esterno mancano le opere di urbanizzazione, gli elementi minimi di arredo urbano e le attrezzature ecologiche di servizio alla residenza. L’insediamento si configura come una mera moltiplicazione di singoli manufatti edilizi, nello specifico ville con giardino, unifamiliari o bifamiliari, in totale assenza di altri punti di incontro, ad esclusione della spiaggia. Le strade asfaltate, durante le piogge sono più soggette ad allagamenti e accumulazione di detriti.
fotografia di Pietro Avalli
- Zanfi, Federico (2008), Città latenti – un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano - Legambiente (2012), Mare Monstrum, 21 giugno 2012 - Curci, Francesco e Formato, Enrico e Zanfi, Federico (2017), Territori dell’abusivismo. Un progetto per uscire dall’Italia dei condoni, Donzelli, Roma; 17
1.4 - IL CASO STUDIO: LE MARINE DI LECCE ste aree non bonificate e caratterizzate dalla presenza di zone paludose. La situazione non è la stessa a Torre Chianca, dove non sono presenti estese aree paludosi e quindi l’edificato si è sviluppato maggiormente verso l’entroterra.
Le Marine Leccesi sono costituite da cinque località: Torre Rinalda, Spiaggabella, Torre Chianca, San Cataldo e Frigole. In origine, queste si presentavano come territori prevalentemente paludosi, fino alle opere di bonifiche di effettuate all’inizio del ‘900. Il territorio, quindi cambia connotazione e inizia ad essere sfruttato per ragioni agricole. Questa condizione dura fino a circa gli anni ‘60 del ‘900, quando le Marine subiscono profondi cambiamenti. Infatti, iniziano a trasformarsi in una realtà prevalentemente turistico - balneare abbandonando quasi completamente la precedente vocazione agricola, causando una forte densificazione attraverso una costruzione abusiva e senza controllo. Le Marine diventano delle località prevalentemente stagionali che vengono popolate principalmente durante i mesi estivi da persone provenienti dalle zone limitrofe. Questo fenomeno viene incentivato anche dalla mancanza di servizi che rende il luogo poco attrattivo e vivibile, rendendole una sorta di quartiere dormitorio della città di Lecce.
Per quanto riguarda gli assetti urbani, Spiaggiabella e Torre Rinalda presentano una strada principale da cui si diramano delle strade trasversali le quali mettono in comunicazione la SP133 con la spiaggia e con il sistema delle aree umide. Invece, a Torre Chianca, i lotti e i tracciati sono stati organizzati in occasione della riforma agraria e da essa prendono delle forme romboidali riconoscibili. Per quanto riguarda il sistema naturale, le Marine Leccesi presentano una costa bassa e sabbiosa per quasi la sua totalità, ad eccezione di alcuni punti che sono caratterizzati da rocce, in particolare nei pressi di Torre Rinalda. Essa è delimitata da un lato dal mare e dall’altro dal sistema delle dune che risulta frammentato in alcuni punti a causa di spaccature trasversali create dall’uomo per consentire l’accesso ai lidi.
Rilevante è anche la forte presenza di vincoli sia ambientali che idrogeologici. Infatti, Torre Rinalda e Spiaggiabella si trovano interamente immerse nel parco naturale regionale “Bosco e Palude di Rauccio” quindi questo ha portato ad edificare su delle zone paludose precedentemente bonificate ma nonostante ciò, ancora oggi, presentano fenomeni carsici denominati sinkholes, i quali sono delle cavità create dal collasso degli strati litologici più superficiali, che possono causare improvvisi crolli e cedimenti del terreno mettendo a rischio l’incolumità degli abitanti stessi. Queste due località non presentano uno sviluppo dell’edificato nella parte interna poiché troviamo va-
In generale le abitazioni sono costituite da villette di varia metratura caratterizzate da uno o al massimo due piani e da uno spazio esterno, il quale nella maggior parte dei casi, risulta essere pavimentato. Tutte le case presentano delle recinzioni, principalmente in muratura, e in alcuni casi risultano essere molto alte in modo da impedire la vista verso l’interno. Inoltre, sono gli stessi proprietari delle singole abitazione a costruire il proprio marciapiede creando un sistema pedonale sconnesso e disomogeneo.
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fotografia di Stefano Pirazzi 19
fotografia di Stefano Pirazzi 20
SEZIONE A - A
SEZIONE B - B
SEZIONE C - C
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Spiaggiabella
Le unità abitative di Spiaggiabella e Torre Chianca sono state isolate e disposte su una griglia per poter comporre delle tessere di un’anagrafe vi orientamento e superficie. Inoltre si vuole sottolineare anche come ciascun manufatto, prima di costituire un intero insediamento urbano, sia ciascun manufatto, prima di essere un episodio tra tanti, sia innanzitutto il risultato di un’azione individuale. 23
Torre Chianca
isiva. Lo scopo è quello di evidenziare l’estensione dell’insediamento come somma di singoli oggetti edilizi, ognuno dei quali distinto per forma, a innanzitutto il risultato di un’azione individuale. Questa rappresentazione, ha un secondo scopo di ordine sociologico, infatti sottolinea come
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NUMERO DI ABITAZIONI Totale 1748
NUMERO DI RESIDENTI Totale 624 TORRE RINALDA - SPIAGGIABELLA
TORRE CHIANCA
TORRE RINALDA - SPIAGGIABELLA
26%
74%
58%
164 Abitanti
TORRE CHIANCA
42%
1021 Abitazioni
460 Abitanti
727 Abitanti
VALORE IMMOBILIARE TORRE RINALDA SPIAGGIABELLA
TORRE CHIANCA
850 €/mq
850 €/mq
530 €/mq 760 €/mq 743 €/mq 360 €/mq
MARE
MARE
700 €/mq 500 €/mq 782 €/mq 860 €/mq
800 €/mq
678 €/mq 770 €/mq
1200 €/mq BACINO IDUME
935 €/mq
- https://www.immobiliare.it - http://italia.indettaglio.it/ita/puglia/lecce_lecce_torrechianca.html - http://italia.indettaglio.it/ita/puglia/lecce_lecce_torrerinalda.html 25
Gli immobili in affitto
- https://www.airbnb.it 26
1.5 – L’EVOLUZIONE STORICA DELLE MARINE LECCESI I primi insediamenti sono evidenziati nelle foto aree, dove è possibile notare come essi si siano poi sviluppati.
Il confronto tra le foto del 1943 e 1972 e 1987 mette ancora una volta in evidenza che il grosso dell’espansione urbanistica si è avuto a cavallo degli anni ‘80.
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Questa foto aerea datata 1943, della zona del bacino Acquatina, rende molto visibile come alcune zone siano nettamente divise dalle colture agricole, ed in corrispondenza della strada principale sorgano alcune abitazioni (probabilmente usate per le lavorazioni agricole) che costituiscono delle individualità all’interno di tutto il territorio. Inoltre, si nota anche la presenza della darsena in corrispondenza del bacino, probabilmente costruita in occasione dei lavori di bonifica delle zone paludose costiere (avvenuta proprio intorno agli anni ’30 – ’40) per rendere coltivabili i terreni.
1943
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L’analisi delle foto aeree evidenzia che sino al 1955 l’area era completamente disabitata, mentre nel 1972 già risultano diversi immobili e vie di comunicazione. L’occupazione delle aree costiere retrodunali comincia quindi proprio da questa porzione di territorio. Queste due foto sono molto rappresentative in quanto presentano con chiarezza il sistema del cordone dunale che si sviluppa lungo la costa e crea un’interferenza in prossimità della strada principale che collega Lecce e Torre Chianca. Inoltre, sono molto visibili anche le aree umide (zone più scure), le quali oggi sono state in parte occupate dalle abitazioni.
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L’analisi delle foto aeree disponibili evidenzia che sino al 1955 l’area era completamente disabitata mentre nel 1972 già risultavano diversi immobili e vie di comunicazione oltre la SP133. L’occupazione delle aree costiere retrodunali comincia quindi proprio da questa porzione di territorio.
Si noti che proprio l’area di Spiaggiabella e l’entroterra di Torre Chianca presentano già i primi immobili e soprattutto le prime vie di comunicazione perpendicolari alla SP 133. Casalabate e Torre Rinalda sono ancora disabitate.
Foto aeree storiche prese da Relazione geologica redatta nell’ambito della Pianificazione Comunale delle Coste (PCC) Lecce, Stefano Margiotta 30
2 SOPRALLUOGO 30 luglio 2020 - 1 agosto 2020
2.1 – GIORNO 1 30 luglio 2020 Dalla zona del lungomare di Torre Chianca, abbiamo deciso di percorrere dei sentieri intorno al Bacino Idume, notando come la parte verso la spiaggia era molto frequentata a differenza della parte più interna, maggiormente relazionata con la zona abitata, dove erano presenti molti rifiuti di vario genere. Ci siamo anche imbattuti in una casa abusiva abbandonata in pessimo stato che abbiamo avuto la possibilità di vedere da vicino. Entrando nel lotto dell’immobile abbiamo avuto modo di notare gli elementi tipici delle abitazioni presenti in queste aree ovvero i recinti alti, la presenza di un solo piano, la presenza di una vasca per la raccolta dell’acqua piovana e lo spazio posteriore adibito a verde privato. Successivamente ci siamo spostati ad est, verso gli stabilimenti balneari di Torre Chianca dove abbiamo notato, come sull’autobus, che la maggior parte delle persone che frequentavano l’area erano ragazzi e adolescenti. Passando attraverso il sentiero, creato dal passaggio delle auto nella parte retrostante le dune, abbiamo subito notato la presenza dei lampioni, sepolti quasi per un metro e mezzo dalla sabbia, esempio emblematico del continuo movimento degli elementi naturali. Inoltre, nella zona più interna, abbiamo percorso delle strade dove erano presenti alcune aree adibite a regolare parcheggio, che però si presentavano sottoutilizzate o addirittura quasi vuote, probabilmente perchè “troppo distanti” dai maggiori punti attrattivi della zona (Bacino Idume, servizi commerciali e lidi). Da notare che anche i pochi spazi adibiti ad aree attrezzate, sono in realtà totalmente sottoutilizzate e poco curate, i quali potrebbero essere dei luoghi attrattivi ma che nella realtà sono totalmente inutili ed inutilizzabili.
Una volta arrivati a Lecce ci siamo informati per poter raggiungere l’area di progetto attraverso i mezzi pubblici. Questa scelta è stata dettata dalla volontà di capire se, durante il periodo estivo, le Marine risultano essere ben servite dai mezzi con dei prezzi modici. Una volta identificata la linea da prendere, ovvero TC (Torre Chianca - City Terminal), che presenta una corsa ogni mezz’ora, ci siamo diretti alla ricerca della fermata. Dopo una lunga attesa all’ipotetica banchina, abbiamo deciso di chiedere informazioni a varie persone su orari e fermate notando come vi erano delle contraddizioni e non vi fosse chiarezza sull’effettivo percorso del mezzo. Lo stesso autista di un autobus si è mostrato in difficoltà nell’indicarci il punto esatto della fermata. Dopo svariati tentativi e l’ausilio di mappe satellitari siamo riusciti ad individuare la fermata. Una volta essere riusciti a prendere l’autobus, come nei giorni successivi, abbiamo notato che le persone che principalmente usufruivano del servizio erano soprattutto adolescenti (circa dai 13 ai 18 anni) e che le fermate che l’autobus effettuava durante il tragitto spesso non erano segnalate. Dopo circa quaranta minuti di viaggio abbiamo raggiunto Torre Chianca, arrivando alla fermata presso il Lido Circeo, direttamente sul lungomare e nei pressi della nuova zona di parcheggi che si sviluppano fino al bacino Idume. Sin da subito è stato visibile che la strada, in svariati punti, era invasa dalla sabbia e che, nonostante sia un progetto di recente realizzazione, non sono presenti delle alberature o altri elementi tali da poter garantire delle zone d’ombra nei momenti più caldi. 32
Percorso effettuato durante il sopralluogo
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fotografia di Pietro Avalli
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fotografia di Stefano Pirazzi
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2.2 – GIORNO 2 31 luglio 2020
non garantire aree di ombra. Inoltre, non vi sono fontane e punti attrattivi tali da attirare bambini e famiglie
Il secondo giorno di sopralluogo è stato completamente dedicato alla zona di Spiaggiabella, località raggiunta, in un primo momento sempre attraverso lo stesso autobus utilizzato per Torre Chianca, e poi proseguendo a piedi (dato che la linea dedicata alla zona nord delle Marine offre solamente sei corse giornaliere).
Proseguendo abbiamo intrapreso il percorso interno all’area umida che portava al bosco del Rauccio. Il tracciato si presenta sterrato e senza indicazioni riguardanti il sentiero, il Parco Regionale del Rauccio e la flora e la fauna presenti. Inoltre è da sottolineare anche il fatto che durante i giorni di sopralluogo presso Spiaggiabella e Torre Chianca non abbiamo mai visto notato la presenza di cartelli o indicazioni che indicavano la presenza del Bosco e del Parco Regionale del Rauccio, rendendo quindi difficile per i turisti scoprire questi luoghi.
Il percorso effettuato è stato principalmente sulla costa, dove abbiamo notato la totale assenza di lidi attrezzati e il fatto che le spiagge libere erano occupate per la maggior parte da anziani e da famiglie ed i bagnanti erano in misura nettamente minore rispetto a Torre Chianca. Una volta raggiunta Torre Rinalda, dove è presente l’unico lido attrezzato, siamo ritornati verso Torre Chianca facendo la strada interna, ovvero la SP133. Questo percorso ci ha dato la possibilità di notare come ci sia un cambiamento tra la zona nord e sud di Spiaggiabella: la prima è connotata da una totale assenza di marciapiedi mentre la seconda possiede degli spazi sia pedonali che ciclabili i quali però non vengono utilizzati. Percorrendo la strada provinciale abbiamo visto come su di essa si affacciano una grande quantità di edifici abbandonati e in pessimo stato, spesso immersi nel verde, che, sottoforma di area umida, lambiva entrambi i lati del tracciato. In particolare, nei pressi di via Portofino c’è la piazza di Spiaggiabella, che dovrebbe essere uno dei principali punti di socialità e di aggregazione, ma che in realtà si presenta totalmente inutilizzata e non curata. Questo è dovuto dal fatto che il progetto dell’area presenta poche alberature e con un’altezza tale da 39
Percorso effettuato durante il sopralluogo
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fotografia di Stefano Pirazzi
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2.3 – CONCLUSIONI mentre Torre Chianca, grazie ai suoi servizi come i Lidi e le fermate dell’autobus, si presenta come un punto attrattivo per i giovani grazie alla facilità di raggiungimento.
Grazie al sopralluogo abbiamo notato degli elementi critici comuni alle zone di Spiaggiabella e Torre Chianca. In primo luogo, vi sono dei percorsi ciclabili disgregati non all’interno di una rete unica che sono sottoutilizzati, infatti, non sono presenti bike point e sistemi che incentivano lo sfruttamento della mobilità lenta. Questi, inoltre, non presentano un sistema di filari alberati o altri sistemi ombreggianti per garantire la protezione dai raggi solari. Vi è anche la quasi totale mancanza di verde pubblico attrezzato e gli sporadici episodi sono connotati da incuria e dalla non presenza di elementi attrattivi, il che li rende poco utilizzati. Casi emblematici sono sicuramente l’area giochi presso il parcheggio a Torre Chianca e la piazza presente a Spiaggiabella.
Per quanto riguarda gli edifici nell’area di Spiaggiabella abbiamo trovato molti immobili in pessimo stato e con gravi fenomeni di fessurazione, generalmente nei pressi delle aree umide. In questa zona, ma più a ridosso del mare abbiamonotato anche fenomeni di recinti e muri fuori asse e prossimi al crollo. Tuttavia, girando per la zona delle marine, non è raro imbattersi in abitazioni di recente costruzione, anche nei pressi di aree umide e quindi in zone vincolate. Per quanto riguarda Torre Chianca è meno evidente la presenza di edifici in pessimo stato anche grazie alla non presenza di aree a forte rischio idrogeologico.
Durante il sopralluogo abbiamo notato anche la presenza di un manto stradale spesso assente e nei casi in cui è presente risulta essere eterogeneo e in pessimo stato. Gli stessi marciapiedi hanno una pavimentazione sconnessa e dissestata e presentano erbacce spontanee. Essi si presentavano spesso di differenti materiali e caratteristiche poichè erano gli stessi proprietari dell’immobile che l’hanno costruito davanti alla propria abitazione. Per quanto riguarda le aree di sosta abbiamo notato come vi sono parcheggi nelle zone interne delle marine che sono praticamente inutilizzati a differenza delle aree nei pressi dei cordoni dunali e della spiaggia che diventano dei parcheggi improvvisati e sovrautilizzati, in alcuni casi con tanto di parcheggiatore abusivo con relativa sosta a pagamento.
Infine, percorrendo le strade non è raro imbattersi in volantini e annunci relativi a sorveglianza privata e eliminazione di umidità dalla muratura, sintomi delle difficoltà sia sociali che strutturali dell’area delle Marine leccesi.
Inoltre, le due marine presentano anche una tipologia di utenza diversa, Spiaggiabella è frequentata principalmente da famiglie e anziani abitanti del luogo, 47
2.4 – GIORNO 3 Interviste
Signora Maria, 60 anni
Signora Artemisia, 45 anni
Signor Renato, 54 anni
Signor Antonio, 75 anni
Signora Anna, 50 anni
Signora Marta, 32 anni
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Domanda 1: P-S: Lei è proprietario/a di un immobile presso le Marine leccesi? Maria: Sì, tra Spiaggiabella e Torre Chianca, residente tutto l’anno. Sono proprietaria da più di vent’anni.
Renato: Certamente, c’è un problema di rifiuti perchè ci sono zone in cui vengono accumulati senza controllo e non all’interno degli appositi recipienti e quindi possono essere anche pericolosi. Inoltre, a volte è difficile raggiungere casa mia perchè spesso la strada è allagata.
Artemisia: Non ho immobili nelle marine. Renato: Sì, sono proprietario di una villetta a Spiaggiabella costruita da mio padre.
Antonio: Niente in particolare, stiamo bene così. Anna: Le nostre Marine sono state trascurate per decenni. Ci sono stati pochi interventi estemporanei senza una vera programmazione. Adesso c’è un bel progetto “Lecce è il suo mare” che si propone di valorizzarle come veri quartieri della città fornendole di servizi primari (fognatura, acqua, gas). Inoltre finalmente avremo un piano delle coste che tenga conto dell’impatto dei cambiamenti climatici e l’erosione dovuta all’innalzamento del livello dei mari.
Antonio: Sì, io e mia moglie abbiamo una casa a Spiaggiabella. L’abbiamo costruita quarant’anni fa su un terreno di famiglia. Anna: Non sono proprietaria di un immobile nelle Marine leccesi. Marta: Sì, i miei genitori hanno una casa a Torre Chianca dove passiamo insieme l’estate.
Marta: Purtroppo si, molti. Io sono residente a Lecce e frequentando questa grande città ho notato molte differenze rispetto a Torre Chianca. Infatti, sono tante le persone che si lamentano dell’elettricità che viene interrotta improvvisamente, allagamenti nelle strade e molta umidità all’interno delle abitazioni. Inoltre, purtroppo abbiamo seri problemi di furti, soprattutto nei periodi di non villeggiatura dove il paese si svuota completamente.
Domanda 2: P-S: Secondo lei ci sono dei problemi presso la sua zona? Maria: Sì, molti. Sicuramente manca acqua corrente, la rete fognaria e malgrado abbia la fibra, la connessione è lenta. I trasporti pubblici sono scarsi. In inverno non c’è sorveglianza del territorio. Ci sono abbandoni di rifiuti. Poche attività commerciali. Scarsa manutenzione del territorio e regolamento del parco del Rauccio poco funzionale.
Domanda 3: P-S: Per quanto riguarda lo stato attuale delle Marine, secondo lei, è colpa degli abitanti o del comune e dei suoi mancati interventi? Maria: La responsabilità è in primo luogo dei cittadini, ma le scarse risorse comunali non aiutano.
Artemisia: Sì, ce ne sono molti, soprattutto i furti presso le abitazioni durante i periodi invernali. Questo costringe i proprietari ad affidarsi ad agenzie di sorveglianza. Inoltre vi sono molti rifiuti abbandonati per le strade. 49
Artemisia: è colpa di entrambi ma soprattutto del comune che ci ha dimenticati.
rando una vita intera. Anna: Sono assolutamente d’accordo per le demolizioni. Gli immobili abusivi deturpano il paesaggio e danneggiano l’ambiente. Questa amministrazione coraggiosamente sta provvedendo a demolire gli immobili abusivi, nonostante proteste e neanche troppo velate minacce.
Renato: La colpa è del comune che non sistema le strade. Almeno hanno messo i nomi delle vie e i numeri civici negli ultimi anni. Antonio: È colpa del comune che spreca i soldi in opere di rappresentanza e non pensa agli interventi seri.
Marta: Assolutamente si, ci vorrebbe una pianificazione seria e non interventi sporadici, che come dimostrato finora non sono un buon deterrente data la situazione attuale, così magari le persone iniziano a preoccuparsi e a capire che è ora di cambiare le cose.
Anna: Spesso la popolazione si comporta in modo incivile abbandonando rifiuti in grandi quantità approfittando del fatto che soprattutto in inverno c’è poca gente in giro. Salvo poi lamentarsi per la sporcizia. Marta: In primis è colpa degli abitanti che si preoccupano poco di rispettare e avere cura del luogo in cui vivono. Però, c’è da dire che anche il comune potrebbe fare qualcosa in più e mostrarsi più presente, ad esempio anche solamente curare gli spazi pubblici e i parchetti per i bambini.
Domanda 5: P-S: Ci sono attività serali presso le Marine? Maria: Le attività serali sono scarse. Artemisia: Le attività sono molto poche, del resto se non c’è buona sorveglianza, sicurezza e illuminazione. La gente non ama uscire di casa e rischiare.
Domanda 4: P-S: Lei è d’accordo con la demolizione degli edifici abusivi? Maria: Sì, sono d’accordo con l’abbattimento degli abusi.
Renato: Purtroppo no. Antonio: Per i giovani non c’è molto da fare. Anna: Purtroppo la sera le nostre marine sono un po’ spente. D’estate sono animate da pochi eventi, ma non si va al di là di piccole sagre di scarsa qualità.
Artemisia: Sono d’accordo con la demolizione purché fatta in tempi celeri, altrimenti il comune potrebbe acquisire le opere abusive e cambiare la destinazione d’uso.
Marta: Purtroppo no, anche durante il periodo estivo le pochissime attività sono concetrate sul lungomare, lasciando la parte interna del paese deserta.
Renato: No perchè il comune dovrebbe cercare di risolvere la situazione e non abbattere le nostre case. Antonio: No, sono case che abbiamo costruito lavo50
2.5 – SONDAGGI ONLINE (effettuato tramite https://www.sondaggio-online.com)
FASCIA D’ETÀ 15-25
1 (2%)
26-40
8 (22%)
41-50
13 (36%) 14 (38%)
56-70 >70
1 (2%)
É PROPRIETARIO DI UN’ABITAZIONE NELLE MARINE DI LECCE? No
SECONDO LEI, QUALI SONO LE PRINCIPALI MANCANZE?
Si, la utilizzo durante le vacanze
TRASPORTI PUBBLICI
16 (43%)
Si, ci vivo tutto l’anno Si, ma la cedo in affitto a terzi
PULIZIA
12 (32%)
8 (22%) 1 (2%)
SERVIZI SENSO CIVICO SPAZI DI AGGREGAZIONE
É PROPRIETARIO DI UN’ABITAZIONE ABUSIVA? Sì, ma è stata condonata
15 (71%)
Si, è ancora in attesa di condono
3 (14,5%)
No, ma sono proprietario di un terreno
3 (14,5%)
SICUREZZA ATTIVITÀ COMMERCIALI
VIGILANZA É D’ACCORDO CON LA DEMOLIZIONE DEGLI EDIFICI ABUSIVI? Si, sono d’accordo No, non sono d’accordo
32 (89%)
VERDE PUBBLICO
4 (11%)
MANUTENZIONE STRADALE 51
IN QUALI MESI UTILIZZA LA SUA ABITAZIONE? Gennaio
4
Febbraio
4
Marzo
4
Aprile
6
Maggio
8
Giugno
15
Luglio
20
Agosto
22
Settembre
14
Ottobre
7
Novembre
4
Dicembre
4
-
LA SUA ABITAZIONE É DOTATA DI SERVIZI E FORNITURE ESSENZIALI (es. gas, energia elettrica, acqua e rete fognaria)?
CI SONO ABBASTANZA ATTIVITÀ E LUOGHI DI AGGREGA ZIONE?
Si, ma solamente durante la stagione estiva 22%
Si, c’è tutto 33%
Si, tutto l’anno 3% No, manca uno o più servizio 66%: - rete fognaria gas -allaccio alla rete idrica
-
No, non sono sufficienti neanche in estate 85%
CASA SUA É FACILMENTE RAGGIUNGIBILE (es.se ci sono marciapiedi e strade)?
IN QUALE LOCALITÀ SI TROVA LA SUA ABITAZIONE?
Si, tranne quando piove 11% No 14%
Torre Chianca 36%
Frigole 24%
Si 75% Spiaggiabella 40%
52
3 ANALISI TERRITORIALE Le Marine di Lecce
3.1 – L’INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED INFRASTRUTTURALE
Tangenziale di Lecce Strada statale Strada provinciale - primaria Strada provinciale - secondaria Ferrovia Confini comunali
Il primo step è stato quello di analizzare in modo più generale il territorio delle Marine Leccesi in modo tale da poter cogliere le opportunità, potenzialità e criticità. Dalla città di Lecce partono quattro collegamenti principali che la collegano direttamente con Torre Rinalda, Torre Chianca, Frigole e San Cataldo. Tra le varie Marine è possibile spostarsi attraverso un collegamento secondario parallelo alla costa.
Stazioni autobus Stazioni ferroviarie
5 km
4,50 km
5,30 km
6,50 km
Comune di Lecce Dpp, Documento programmatico preliminare (2020)
1 km
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3.2 – GLI ELEMENTI DEL PAESAGGIO Osservando più da vicino l’area delle Marine, partendo da Torre Rinalda fino a San Cataldo, si può notare come le aree urbanizzate siano poco, o quasi per nulla, dotate di verde. Infatti, esso, si concentra principalmente nelle zone limitrofe e dell’entroterra dove spiccano soprattutto la presenza di boschi, campi agricoli e le aree umide.
SISTEMA NATURALE
IDROGRAFIA
Boschi
Area umida
Pascoli
Stagni ed acquitrini
Macchia mediterranea
Bacino
Area palustre
Corsi d’acqua superficiali
Doline Dune SISTEMA AGRICOLO Campi agricoli Oliveti Lecci
Comune di Surbo 250 m
Comune di Lecce Dpp, Documento programmatico preliminare (2020) 55
fotografia di Pietro Avalli 56
L’emergenza della Xylella fastidiosa
viene diffuso dall’insetto che spostandosi di pianta in pianta per nutrirsi, acquisisce il batterio dalle piante infette e lo trasmette alle piante sane, diffondendo così “a macchia d’olio” l’epidemia. La Xylella è un problema molto serio in Puglia, soprattutto nella zona del Salento, che sta provocando molti danni economici. Da quando ci sono stati i primi casi nel 2013 a Gallipoli, la Xylella ha “percorso” circa 150 km, compromettendo la produzione di quasi 5 milioni di piante con un calo pari al 10% della produzione olivicola italiana. Quest’anno, le previsioni per la raccolta sono del 51% per la Puglia e del 36% a livello nazionale.
La Xylella fastidiosa è un batterio che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza, i cosidetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali. Ad oggi non esiste un metodo per curare le piante infette. Lo strumento più efficace per contrastarne la diffusione sul territorio è prevenire la sua diffusione su brevi e medie distanze. Per fare questo è importantissimo eliminare i vettori, attraverso misure fitosanitarie a basso impatto ambientale. Infatti, il batterio
- Borrillo, Michelangelo (2020), Gli ulivi che battono la Xylella: dopo due anni il primo olio della Favolosa, Corriere.it, 8 ottobre 2020 http://www.emergenzaxylella.it - Foto di: https://www.anci.puglia.it/web/2020/04/10/anci-puglia-chiede-a-regione-chiarimenti-su-attivita-agricola-consentita-per-agricoltori-e-hobbisti/ 57
Specie resistenti alla Xylella guarda il Leccino e nel FS-17 (Favolosa) dove si sono verificati pochi casi di infezione. In aggiunta, inoculato in piante di agrumi, uva e Quercus ilex non sono mai state trovate infettate a livello sistemico, né hanno presentato alcun sintomo sospetto. Inoltre, in accordo con i risultati ottenuti dalle sperimentiazioni, nessuna delle piante di agrumi, uva o Q. ilex è risultata finora positiva per la Xylella fastidiosa dopo esposizione.
La Xylella fastidiosa ha una gamma di ospiti molto ampia, comprese molte piante coltivate e selvatiche comuni in Europa. Tuttavia, ci sono poche informazioni sui potenziali ospiti poiché un’ampia gamma di queste piante non è mai stata esposta al batterio. I primi studi sono stati svolti in Puglia nel 2013-2015 dal CNR che ha deciso, a fronte della situazione di emergenza, di fare delle ricerche per trovare una serie di specie arboree in grado di resistere all’attacco della Xylella. Lo scopo delle indagini condotte in questo progetto pilota è stato quello di valutare la gamma ospite del ceppo pugliese di Xylella fastidiosa attraverso inoculazioni artificiali ed esposizione a vettori infettivi di cultivar selezionate delle principali colture perenni e alcune specie forestali. Per la valutazione sono stati eseguiti test diagnostici, isolamento e valutazione dei sintomi di colonizzazione batterica nei diversi ospiti e sviluppo di sintomi associati. I risultati complessivi delle analisi molecolari e dei test di isolamento batterico effettuati fino a 14 mesi dopo l’inoculazione hanno chiaramente differenziato le specie vegetali in cui la rapida colonizzazione attecchisce rispetto alle piante che non supportavano la moltiplicazione della Xylella fastidiosa. L’inoculazione batterica di olive, oleandri e piante di Polygala myrtifolia è risultata sistemica colonizzazione da parte del batterio e sono stati osservati sintomi simili a quelli osservati durante l’infezione naturale. In effetti, i risultati relativi a diverse cultivar di oliva hanno confermato l’alto gradi di suscettibilità di questa coltura e la consistente associazione delle infezioni con comparsa di sintomi di deperimento e disseccamento delle piante inoculate tranne per quanto ri-
Boscia, Donato (2019), Varietà tolleranti/resistenti e prospettive per l’olivicoltura, CNR, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Bari (IT) Foto di: https://terraevita.edagricole.it/olivicoltura/xylella-sei-cultivar-hanno-dimostrato-nel-progetto-ponte-promettenti-caratteri-di-resistenza-tolleranza/ 58
Leccino
Carolea 59
EXTERNAL SCIENTIFIC REPORT (29 March 2016) Pilot project on Xylella fastidiosa to reduce risk assessment uncertainties Institute for Sustainable Plant Protection, National Research Council of Italy, CNR 60
Essenze arboree ed arbustive autoctone
http://www.wwfsalento.it http://www.arpa.puglia.it 61
Fauna locale
http://www.wwfsalento.it http://www.arpa.puglia.it 62
3.3 – I VINCOLI
Fascia di rispetto dei bacini (150m) Fascia di rispetto dei boschi (200m)
Il territorio delle Marine ha molti vincoli che riguardano le fasce di rispetto (dai bacini, dalla costa, dai boschi e dai parchi), le aree di rilevanza naturalistica ma soprattutto le zone che sono soggette a vincolo idrogeologico. I vari vincoli sono stati sovrapposti ed in questo modo risulta molto evidente come l’area di Spiaggiabella sia quella maggiormente sottoposta a più vincoli.
Fascia di rispetto dalla costa (300m) Fascia di rispetto dai corsi d’acqua pubblica (150m) Rilevanza naturalistica Vincolo idrogeologico INTENSITÀ DEL VINCOLO Debole
Elevato
250 m
63
TORRE RINALDA E SPIAGGIABELLA
TORRE RINALDA E SPIAGGIABELLA
SUPERFICIE SPIAGGIABELLA (fonte Geoportale regione
Area abitata entro i 300 m dalla costa
1.926.400mq 138.829mq
23%
SUPERFICIE COPERTA (fonte QGIS PPTR)
VINCOLO IDROGEOLOGICO-(1.926.400mq)
100%
FASCIA DI RISPETTO COSTA-(1.000.000mq)
34.2%
FASCIA DI RISPETTO BACINI-(269.800mq)
12.3 %
AREE UMIDE-(364.231mq
15.9 %
)
77%
Tot. area vincolata 300m dalla costa: Area non costruit Area costruita
1 kmq
,23 km2 0,77 km2
TORRE CHIANCA
TORRE CHIANCA SUPERFICIE TORRE CHIANCA (fonte Geoportale regione)
1.427.600mq 156.027mq
Area abitata entro i 300 m dalla costa
SUPERFICIE COPERTA (fonte QGIS PPTR)
35%
VINCOLO IDROGEOLOGICO-(1.427.600mq)
100% 65%
35.9%
FASCIA DI RISPETTO COSTA-(800.000mq) FASCIA DI RISPETTO BACINI-(90.200mq)
5.9%
AREE UMIDE-(46.610mq)
3.2%
64
Tot. area vinvolata 300m dalla costa: 0,80 kmq Aree non costruite
0,28 km2
Aree costruite
0,52 km2
fotografia di Chiara Magnini 65
Vincolo idrogeologico
Nelle fasce di rispetto è fatto obbligo di mantenere lo stato dei luoghi e la vegetazione ripariale esistente. I corsi d’acqua e le relative fasce di rispetto devono essere mantenuti integri e inedificati per una profondita’ di metri 150 per parte; nel caso di canali e collettori artificiali, la profondita’ delle fasce da mantenere integre ed inedificate si riduce a metri 50. Le opere idrauliche e di bonifica indispensabili per i corsi d’acqua sottoposti a vincolo paesistico, le opere relative allo scarico e alla depurazione delle acque reflue da insediamenti civili conformi ai limiti di accettabilità previsti dalla legislazione vigente nonche’ le opere strettamente necessarie per la utilizzazione produttiva delle acque sono consentite, previo nulla osta rilasciato dagli organi competenti.
Il vincolo idrogeologico è istituito e normato con il Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923 e lo istituisce come strumento di prevenzione e difesa del suolo, limitando il territorio ad un uso conservativo. Lo scopo principale del vincolo idrogeologico è quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di garantire che tutti gli interventi che vanno ad interagire con il territorio non compromettano la stabilità dello stesso, né inneschino fenomeni erosivi, con possibilità di danno pubblico. In un terreno soggetto a vincolo idrogeologico in linea di principio qualunque intervento che presuppone una variazione della destinazione d’uso del suolo deve essere preventivamente autorizzata dagli uffici competenti. Le autorizzazioni non vengono rilasciate quando esistono situazioni di dissesto reale, se non per la bonifica del dissesto stesso. Il vincolo idrogeologico in generale non preclude la possibilità di intervenire sul territorio, ma subordina gli interventi in queste aree all’ottenimento di una specifica autorizzazione, la quale dev’essere rilasciata dalla regione. Il vincolo idrogeologico non comporta l’inedificabilità assoluta dell’area, per cui possono essere realizzati gli interventi consentiti dalla strumentazione urbanistica e che non danneggiano o non mettono in pericolo i valori ambientali tutelati. La presenza del vincolo impone ai proprietari l’obbligo di ottenere prima della realizzazione dell’intervento il rilascio della specifica autorizzazione da parte dell’amministrazione competente, in aggiunta al titolo abilitativo edilizio.
Fascia di rispetto dei boschi (200m) Ai sensi dell’art. 10 della legge n.16/1996, sono vietate nuove costruzioni all’interno dei boschi e delle fasce forestali ed entro una zona di rispetto di 50 metri dal limite esterno dei medesimi. Per i boschi di superficie superiore ai 10 ettari la fascia di rispetto è elevata a 200 metri. Nei boschi di superficie compresa tra 10.000 mq e 10 ettari la fascia di rispetto di cui ai precedenti commi e’ determinata in misura proporzionale. E’ consentita la costruzione solo di infrastrutture necessarie allo svolgimento delle attivita’ proprie dell’amministrazione forestale o esecuzione di opere connesse alla diretta fruizione dei parchi. All’interno delle riserve naturali non e’ consentita alcuna edificazione. É altresi’ consentita la realizzazione di infrastrutture connesse all’attraversamento di reti di servizio di interesse pubblico e strutture connesse alle stesse.
Fascia di rispetto dei bacini (150m) e Fascia di rispetto dai corsi d’acqua pubblica (150m) Ai sensi dell’art. 82, quinto comma, lettera c), del decreto n. 616/1977 sono sottoposti a vincolo paesistico i fiumi, i torrenti, i bacini ed i corsi d’acqua. 66
Fascia di rispetto dalla costa (300m)
stenibile, a condizione di garantire nel tempo il valore di esistenza del patrimonio stesso. Con Patrimonio Territoriale si intende l’insieme interagente di sedimenti persistenti dei processi di territorializzazione di lunga durata - sedimenti materiali (naturalistici, neoecosistemici, infrastrutturali, urbani, rurali, beni culturali e paesaggistici) e sedimenti cognitivi (saperi e sapienze ambientali, costruttive, artistiche, produttive, modelli socioculturali).
Sono sottoposti a vincolo paesistico ai sensi dell’art. 82, quinto comma, lettera a) n. 616/1977 i territori costieri compresi in una fascia della profondita’ di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare, di seguito denominata fascia di rispetto. Sono consentite esclusivamente le opere destinate a piccoli attracchi, alle attrezzature balneari, ai campeggi e a modeste strutture sanitarie e/o di soccorso nonche’ ai servizi strettamente indispensabili per la loro fruizione. I manufatti di cui al comma 5 debbono salvaguardare le preesistenze naturalistiche, avere preferibilmente carattere precario e non possono, comunque, consistere in opere murarie. Le attrezzature portuali, le attrezzature balneari, modeste strutture sanitarie e/o di soccorso, i campeggi ed i relativi servizi, possono essere consentiti solo in ambiti circoscritti attrezzati a finalita’ turistiche, previsti nei piani regolatori o in apposite varianti ad essi. In via provvisoria l’ente preposto alla tutela puo’ subordinare l’autorizzazione paesistica per piccole attrezzature limitate al ristoro alla adozione da parte dei comuni di un piano di utilizzazione dell’arenile.
Rilevanza naturalistica Vengono classificati a Rilevanza naturalistica quei territori che sono dotati di un Patrimonio Territoriale e Paesaggistico, la cui rilevanza è misurata attraverso elementi estetico-percettivi, ambientali-ecosistemici, storico-strutturali e socioculturali, ha un valore di esistenza, che riguarda la possibile fruizione dei beni patrimoniali da parte delle generazioni future; e un valore d’uso in quanto sistema di risorse essenziali che consentono la produzione di ricchezza durevole e so- http://www.cngeologi.it/wp-content/uploads/2017/05/VincoliAnc - http://www.gazzettaufficiale.it - http://paesaggio.regione.puglia.it/PPTR_2015/2_Norme%20Tecniche/02_Norme%20tecniche%20di%20attuazione.pdf 67
3.4 – GLI EDIFICI VINCOLATI 5-6 vincoli
Il territorio delle Marine ha molti vincoli che riguardano le fasce di rispetto (dai bacini, dalla costa, dai boschi e dai parchi), le aree di rilevanza naturalistica ma soprattutto le zone che sono soggette a vincolo idrogeologico. I vari vincoli sono stati sovrapposti ed in questo modo risulta molto evidente come l’area di Spiaggiabella sia quella maggiormente edificata ma anche quella sottoposta a piÚ vincoli.
3-4 vincoli 1-2 vincoli
500 m
68
fotografia di Chiara Magnini 69
3.5 – I SEGNI DELLA CULTURA MATERIALE
sodamento del terreno. Esse venivano utilizzate dai contadini come riparo momentaneo e abitazione nel periodo estivo durante i lavori campestri o come deposito. La presenza delle masserie sono una testimonianza storica dell’architettura rurale salentina e venivano utilizzate dai massari per questioni lavorative e agricole. Infine, troviamo le torri costiere, strutture di avvistamento per la sicurezza del territorio litoraneo.
All’interno della carta dei segni della cultura materiale abbiamo evidenziato la presenza di alcuni elementi che hanno un’importante valenza storica per il territorio preso in esame. I muretti a secco, sono strutture nate sistemando le pietre una sopra l’altra per delimitare il proprio terreno la cui arte è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2018. Inoltre, c’è da sottolineare la presenza delle pagghiare, ovvero strutture rurali realizzate con la tecnica dei muri a secco e costruite con massi recuperati dal dis-
-https://www.masseriauccio.com/it/masseria/storia-delle-masserie-nel-salento.html -http://www.brundarte.it/2019/02/11/pagghiare-salentine/
Pagghiare Masserie Torri costiere Muretti a secco
500 m
Comune di Lecce Dpp, Documento programmatico preliminare (2020) 70
fotografia di Stefano Pirazzi 71
fotografia di Stefano Pirazzi 72
3.6 – L’’INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE L’accordo di Parigi, avendo come obiettivo quello di eliminare gradualmente le emissioni di gas ad effetto serra per mantenere l’innalzamento della temperatura media globale massima a 1.5°C entro la fine del secolo, ha rappresentato una vera e propria svolta avvenuta dopo oltre due decenni di negoziati. Allo stesso tempo la scienza ci sta avvisando che molte dinamiche sono oramai inarrestabili e che, per alcune di esse, siamo arrivati al punto di non ritorno. In questi casi sarà necessario adattarsi ai cambiamenti favorendo un atteggiamento resiliente.
Il livello medio marino si sta innalzando velocemente a causa del riscaldamento globale. Il livello è cresciuto di circa 3 millimetri ogni anno dal 1993, stima l’Agenzia europea dell’ambiente. Questo significa che gli oceani del mondo sono ora più alti di 8 centimetri rispetto a 27 anni fa. Secondo le proiezioni dell’ENEA entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale), per una superficie totale pari a quasi l’intero territorio della Liguria. Anche se dovesse essere raggiunto l’obiettivo di ridurre significativamente le emissioni, come previsto dalla conferenza di Parigi del 2015, il livello dovrebbe ugualmente salire a un tasso lievemente più basso, tra i 28 e i 60 centimetri, rispetto al livello previsto di circa 1 metro nello scenario più drastico, nel caso in cui non vengano adottate misure drastiche da parte dei governi. Anche nello scenario più ottimistico dunque, l’incremento del livello del mare supererà il mezzo metro e avrà un serio impatto sulle coste. Con l’aggiuntiva incertezza di come risponderanno i diversi sistemi costieri al cambiamento climatico, in termini di produzione e accumulo di materiale sedimentario, potenzialmente aumentando l’intensità degli effetti su alcune coste.
- Ricerca sugli effetti del cambiamento climatico effettuata da CORDIS (Il servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo della commissione Europea), https://cordis.europa.eu/article/id/198016-how-to-prepare-for-rising-sea-levels/it.
- Ricerca di ENEA, agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile Innalzamento del Mar Mediterraneo in Italia. Aree costiere e porti a rischio inondazione al 2100. 73
La scarsa disponibilità di fonti non ha permesso di effettuare un confronto per anni delle stesse zone, ma pur avendo queste poche informazioni è possibile notare come il fenomeno dell’erosione costiera, in circa trent’anni, abbia cambiato progressivamente la linea di costa, soprattutto nella zona di Spiaggiabella (figura 1 e figura 2), dove in alcuni tratti la perdita di spiaggia è pari a 40 – 50 metri.
Keyplan Figura 1
keyplan Figura 2
Figura 3
Figura 4
74
Figura 2: zona a nord di Spiaggiabella
Figura 1: zona tra Spiaggiabella e Torre Chianca
Figura 3: zona di San Cataldo
Figura 4: zona in prossimitĂ del bacino Acquatina 75
L’analisi è stata fatta mettendo a confronto il cambiamento della costa dal 2050 al 2100, in base alla quantità di emissioni. La scelta per il progetto è stata quella di tenere in considerazione un’innalzamento del livello del mare previsto di 30 cm entro il 2060. Questo perchè sarebbe poco ragionevole considerare un cambiamento della costa oltre i 30 anni in quanto è un processo che viene influenzato da molti fattori, (come l’emissione dei gas ad effetto serra, estrazione di idrocarburi ed utilizzo di energia rinnovabile) i quali potrebbero cambiare nei prossimi decenni.
In particolare nella zona di Spiaggiabella, è interessante notare come l’innalzamento del mare sia minore nelle zone dove il cordone dunale risulta essere più compatto, al contrario nelle aree dove la presenza di quest’ultimo è minima o addirittura quasi inesistente. In tutti e quattro i casi si nota come l’inondazione vada ad insistere principalmente sulle zone dove c’è la presenza di aree umide. Infatti, nel caso di Torre Chianca, nel 2100, si prevede che si formeranno dei nuovi bacini nelle posizioni in cui oggi sono presenti delle aree palustri.
ELEMENTI NATURALI
LINEE DI COSTA
Area umida
+20 cm - anno 2050
Stagni ed acquitrini
+30 cm - anno 2060
Doline
+40 cm - anno 2100 (basse emissioni) +75 cm - anno 2100 (alte emissioni)
500 m
76
Il caso di Spiaggiabella, invece, è molto più drammatico: la quasi totalità del territorio verrà inondato creando quasi una connessione naturale tra le aree umide e il bacino Idume, il quale in questo scenario assume una superficie e una forma totalmente nuova ed irriconoscibile. L’analisi è stata fatta mettendo a confronto il cambiamento della costa dal 2050 al 2100 in base alla quantità di emissioni.
FONTI
SCENARIO 2050 max (cm)
media (cm)
Articolo WATER (2019)
9,7
17,4
13,55
Articolo ENEA (2016)
15
27
21
Indagine KOPP (2016)
-
-
-
Indagine HORTON (2014)
-
-
-
min (cm)
SCENARIO 2050 max (cm)
media (cm)
Articolo WATER (2019)
10,2
19,8
15
RCP 8.5 (alte emissioni)
FONTI
Articolo ENEA (2016)
18
31
24,5
-
-
-
Indagine HORTON (2014)
-
-
-
min (cm)
SCENARIO 2100 max (cm)
media (cm)
Articolo WATER (2019)
21,1
34,2
27,65
Articolo ENEA (2016)
28
60
44
Indagine KOPP (2016)
24
61
42,5
Indagine HORTON (2014)
25
70
47,5
min (cm)
SCENARIO 2100 max (cm)
media (cm)
Articolo WATER (2019)
25,5
57
41,25
RCP 8.5 (alte emissioni)
FONTI
17,275
(cm)
19,75
INNALZAMENTO MEDIO (cm)
40,4125
INNALZAMENTO MEDIO
Articolo ENEA (2016)
53
97
75
Indagine KOPP (2016)
52
131
91,5
Indagine HORTON (2014)
50
150
100
77
(cm)
INNALZAMENTO MEDIO
Indagine KOPP (2016)
RCP 2.6 (basse emissioni)
FONTI
INNALZAMENTO MEDIO
min (cm)
RCP 2.6 (basse emissioni)
(cm)
76,9375
3.7– IL SISTEMA DELLE ACQUE tica con il sistema delle acque già presenti: i bacini dirici, le aree umide, stagni ed acquitrini e i canali.
La scelta per il progetto è stata quella di tenere in considerazione un’innalzamento del livello del mare previsto di 30 cm entro il 2060. Questo perchè sarebbe poco ragionevole considerare un cambiamento della costa oltre i 30 anni in quanto è un processo che viene influenzato da molti fattori, (come l’emissione dei gas ad effetto serra, estrazione di idrocarburi ed utilizzo di energia rinnovabile) i quali potrebbero cambiare nei prossimi decenni. Inoltre, abbiamo messo in relazione questa problema-
Area umida Stagni ed acquitrini Doline Innalzamento del livello del mare (+30 cm - 2060) Canali
500 m
78
fotografia di Chiara Magnini 79
3.8– LO STATO DELL’EDIFICATO Le carte dello stato di fatto includono un’analisi puntuale dello stato di conservazione degli edifici, della presenza di lotti inedificati recintati o meno e anche lo stato di conservazione delle strade. Inoltre, sono state evidenziate le strade che sono soggette ad allagamento o ad insabbiamento. Questo è un aspetto molto importante da considerare nel progetto, in quanto sono dei segnali che ci indicano che probabilmente quelle zone dovrebbero essere restituite alla natura e non sono adatte per essere antropizzate.
In stato buono In stato mediocre In stato pessimo Lotti inedificati non recintati Lotti inedificati recintati Innalzamento del livello del mare (+30 cm - 2060) Marciapiedi
500 m
80
3.9 – LA RETE STRADALE Nella carta della rete stradale sono state evidenziate le gerarchie dei tracciati e il loro stato. Inoltre, si è voluto mettere in relazione il sistema delle strade con quello naturale dei cordoni dunali per evidenziare come, nei pressi delle spaccature create dalle persone per raggiungere la spiaggia, vi siano problemi di presenza di sabbia in strada e di allagamenti. Tale fenomeno è causato anche alla vicinanza delle aree umide e dalla mancanza di una rete di scolo.
STRADA PRINCIPALE
STRADE SECONDARIE
In buono stato
In buono stato In mediocre stato In pessimo stato Strada sterrata Strada allagata Strada invasa dalla sabbia Cordone dunale Innalzamento del livello del mare (+30 cm - 2060)
500 m
81
fotografia di Pietro Avalli
fotografia di Stefano Pirazzi
fotografia di Stefano Pirazzi
fotografia di Pietro Avalli 82
fotografia di Pietro Avalli
fotografia di Stefano Pirazzi
fotografia di Stefano Pirazzi
fotografia di Pietro Avalli 83
3.10 – LE AREE DI SOSTA ED I PUNTI ATTRATTIVI
sere sottosviluppato dato che ci sono due linee differenti (una per Torre Chianca e un’altra per Spiaggiabella, quest’ultima con solamente sei corse giornaliere) e l’unica fermata di Torre Chianca non è segnalata.
Durante il sopralluogo abbiamo individuato quelli che sono i principali punti attrattivi : il Bacino Idume, i lidi balneari (posti principalmente a Torre Chianca) e i pochissimi servizi commerciali presenti. Anche per quanto riguarda i parcheggi regolamentari risultano essere presenti in minima parte rispetto al numero di zone che vengono utilizzate come tali, a danno del sistema ambientale, dato che molti si trovano in stretta prossimità con il cordone dunale e la spiaggia. Infine, il collegamento pubblico con Lecce risulta es-
L’analisi ci ha permesso di iniziare a definire gli elementi utili al progetto e quali sono gli spazi residuali ed in abbandono, che ora costituiscono delle forti criticità del territorio ma allo stesso tempo possono essere considerate delle opportunità su cui far leva per sviluppare delle azioni progettuali.
ELEMENTI ATTRATTIVI Bacino Idume Lidi Bar e ristoranti Fermate autobus -
collegamento
con Lecce PARCHEGGI Parcheggi non regolamentari Parcheggi regolamentari
500 m
84
fotografia di Pietro Avalli
fotografia di Pietro Avalli
fotografia di Pietro Avalli 85
fotografia di Pietro Avalli 86
4 LO SPAZIO IN ATTESA Terreno fertile per il progetto
4.1 – I PROCESSI DI SVILUPPO DELL’ABUSIVISMO Sono molte le parti di territorio costiero che hanno perso il loro carattere di naturalità per divenire oggetto di processi di urbanizzazione. Oltre agli insediamenti e alle tradizionali attrezzature turistiche, alberghi e seconde case, sulle aree costiere sono andate via via addensandosi abusivamente, o comunque senza chiare logiche insediative. Oltre che fortemente trasformati, questi luoghi appaiono così anche artificializzati; la naturalità è esigua, intrappolata tra gli edifici e rappresentata da tracce di sparuti reperti dunali. È un insediamento urbano per cui la riqualificazione è necessario ripartire dal progetto ambientale. Nelle Marine Leccesi, ma in particolare nella zona di Spiaggiabella e Torre Chianca, la prassi dell’abusivismo edilizio è stata, a partire dagli anni Settanta, la modalità esclusiva o comunque prevalente di costruzione. Nella città abusiva sviluppatasi in quel periodo è possibile riconoscere tre processi attraverso cui i tessuti abusivi si sono sviluppati: erosione, densificazione e saturazione. Ricostruire la crescita di tali ambienti insediativi in rapporto ai loro sfondi territoriali e mostrarne lo stato attuale fa emergere sia le criticità sia i margini di possibilità che ciascun tessuto ancora possiede, ipotizzando uno sfruttamento delle situazioni già in atto (ad esempio fenomeni di dismissione, abbandono) rendendole delle opportunità.
Di Biagi, Paola e Lenoci, Sabina (2004), a cura di, La città balneare. Ricerche, piani e progetti, “Urbanistica Informazioni”, n.198, pp. 5-29. 88
Fotografia di Chiara Magnini 89
EROSIONE Il fenomeno dell’erosione avviene quanto all’interno di una zona naturale abbiamo una crescita urbana abusiva che si sviluppa avanzando lungo fronti ampi e scomposti. I tessuti, caratterizzati da una penetrazione edilizia avvenuta in maniera irregolare, si presentano come zone ibride di transazione tra un elemento naturale ed un insediamento urbano, al cui interno i due materiali convivono fortemente parcellizzati, in una simbiosi instabile che può attestarsi su un equilibrato rapporto tra pieni e vuoti o evolve verso situazioni critiche in cui l ‘elemento costruito prende il sopravvento e tende a consumare per intero il corpo naturale. Nel caso di Spiaggiabella, questo è un fenomeno che possiamo trovare ai margini delle aree umide ed in prossimità del bacino Idume. Le strade sonotutte perpendicolari alla strada principale, le quali risultano tutte a fondo cieco ed in molti casi sono spesso soggette ad allaggamento. Inoltre, l’assenza di reti stradali e fognerie adeguate comprota un progressivo processo di erosione che continua nell’inquinamento della falda e nel logorio del suolo.
90
SATURAZIONE Con saturazione intendiamo un processo per il quale un determinato corpo raggiunge il più alto valore possibile della sua capacità di assorbimento. Tale fenomeno avviene in territori pianeggianti e delimitati da confini fisici. Saturazione è un processo irreversibile, a cui sono riconducibili oggi territori abitati che con il loro carico urbanistico sovvertono i sistemi insediativi tradizionali e ci obbligano a ragionare su nuovi assetti urbani per tali sistemi. Nel caso di Spiaggiabella e Torre Chianca è evidente come in numerose zone lungo la costa, l’urbanizzazione è stata guidata da una massima espansione possibile, fino addirittura a sfiorare la linea di costa, generando delle conurbazioni urbane lungo la costa.
91
DENSIFICAZIONE Densificazione riguarda l’aumento del carico insediativo in un territorio, senza che questo modifichi la propria estensione. La nuova edilizia si sviluppa per aggregazioni molecolari: generalmente prende le forme di successive addizioni a ridosso delle costruzioni già esistenti generando agglomerati che finiscono con il congiungersi e saldarsi. In generale nelle Marine Leccesi sono numerosi i casi dove i tessuti abusivi prodotti dalla densificazione eccessiva aumentano progressivamente di dimensione fino a consumare gran parte del suolo, rendendolo quasi totalmente impermeabile con una bassissima percentuale di zone verdi. In questi casi il sovraccarico insediativo e l’inquinamento del suolo hanno conseguenze irreversibili in termini di congestione e compromissione dell’equilibrio ecologico.
Zanfi, Federico (2008), Città Latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano, pp. 145-159 92
4.2 – IL RESIDUO Individuato e compreso dove lo sguardo intende focalizzare l’attenzione., risulta immediato come il progettista possa operare dei miglioramenti e fino a che punto lo possa fare; in tale direzione si orienta l’approfondimento teorico e sperimentale
Il “Residuale” è uno spazio intercluso da rigenerare ed occasione per innescare nuove relazioni. Esso porta con sé il valore della pausa e della sospensione, in grado di dare - grazie ai valori attribuiti dal progetto - tutti quei benefìci ambientali e sociali carenti nei territori, di costituire nuove centralità aperte al paesaggio e di mettere a sistema spazi complessi riqualificati. Il Residuo diviene occasione privilegiata per il riscatto dei contesti degradati, spazio di filtro attraverso cui trasformare quanto sta intorno. E’ necessario operare minuziosamente nei tessuti intermedi, lavorare tra gli elementi disgregati, potenziare le relazioni seppur deboli che sussistono o crearne di nuove, tessere una trama di tensioni costruttive in grado di mettere in dialogo i frammenti, senza negarne il carattere autonomo. Il progetto dello spazio aperto, possibile ed urgente sui residui di cui la tesi di occupa, assume allora un nuovo significato: si occupa di creare un tessuto connettivo che si intervalli all’edificato, interrompendo la presenza del manufatto. Si mira alla creazione di una rete “minore”, leggera e lenta, di discontinuità nel tutto pieno, ma anche di continuità entro aree che si presentano marginali, frammentate e isolate, alla cui qualità è dato così un contributo sostanziale. Sono luoghi in mutamento, spazi instabili, incerti e dunque dinamici che si prestano ad essere più disponibili alla trasformazione. Li si definisce con il termine inglese di “stand-by”, ad indicare l’idea di interruzione, di sospensione del costruito e del normato, dove è possibile che il progettista intervenga sperimentando nuove strategie.
- Schizzo preso da Clèment, Gilles (1999), Manifesto del Terzo Paesaggio, traduzione italiana (2005) a cura di Filippo De Pieri, Quodilibet, Macerata; - Arioli, Anna (2012), Tesi di dottorato, “Paesaggi in transizione” da vuoto informe a sedime fertile, relatore arch. Spagnolo, Roberto; Politecnico di Milano 93
Cos’è uno spazio residuale? Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. L’unico punto in comune è che costituiscono un territorio di rifugio per la diversità.
“Il Residuo deriva dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato. la sua origine è molteplice: agricola, industriale, urbana, turistica ecc. [...] Il carattere indeciso del terzo paesaggio corrisponde a un’evoluzione lasciata all’insieme in assenza di ogni decisione umana” 3.
Per questo viene proposta la definizione “Terzo Paesaggio” che viene paragonato al “Terzo stato”. Fa riferimento al pamphlet di Seyès del 1789:
I residui sono materiale costitutivo del Terzo Paesaggio (Gilles Clément), uno scenario collocato ai margini dell’urbano, incerto e mutevole, luogo dell’abbandono e dell’incuria: esso raduna e definisce l’insieme degli spazi abbandonati, principali territori di accoglienza della diversità. Terzo paesaggio comprende tutto il territorio rimasto libero, sia rurale che urbano, degradato o di eccellenza: i cigli delle strade e dei campi, i margini delle aree industriali. Qui gli spazi residui sono in attesa di una qualche destinazione, di decisioni più precise circa il loro utilizzo e un nuovo valore. In quanto massima concentrazione di spazi residuali, il Terzo paesaggio diviene “teatro di forti dinamiche” trasformative dove cambia la propria configurazione nel corso del tempo. Se si smette di guardare il paesaggio come l’oggetto di un’attività umana subito si scopre una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui ai quali è difficile dare un nome. Quest’insieme non appartiene né al territorio dell’ombra né a quello della luce. Si situa ai margini. Dove i boschi si sfrangiano, lungo le strade e i fiumi, nei recessi dimenticati dalle coltivazioni, là dove le macchine non passano. Copre superfici di dimensioni modeste, disperse, come gli angoli perduti di un campo; le lande e certe aree abbandonate in seguito ad una dismissione recente.
“Cos’è il Terzo stato? – Tutto. Cosa ha fatto finora? – Niente. Cosa aspira a diventare? – Qualcosa”.
- Arioli, Anna (2012), Tesi di dottorato, “Paesaggi in transizione” da vuoto informe a sedime fertile, relatore arch. Spagnolo, Roberto; Politecnico di Milano - Clèment, Gilles (1999), Manifesto del Terzo Paesaggio, traduzione italiana (2005) a cura di Filippo De Pieri, Quodilibet, Macerata; - 3 Clèment, Gilles (1999), Manifesto del Terzo Paesaggio, traduzione italiana (2005) a cura di Filippo De Pieri, Quodilibet, Macerata, pp.7 - Secchi, Bernardo e Boeri, Stefano (1990), a cura di, I territori abbandonati, “Rassegna” n.42, numero monografico. 94
fotografia di Stefano Pirazzi 95
4.3 – RESIDUO: SPAZIO IN ATTESA Bisogna partire con l’idea di non avere altri materiali se non l’esistente perché è un insediamento urbano che esiste già ed è l’esito di un progetto collettivo realizzato per frammenti che va riconosciuto ed esplicitato. Quindi è un’azione che si compie sul confine, sui recinti e sui suoli in abbandono che della città abusiva costituiscono il paesaggio più comune. Piccoli atti di decostruzione e rigenerazione possono svelare una coesione possibile di una città che al momento ne è sprovvista, dato che è stata costruita sulla base di tante azioni individuali ed egoistiche. Una nuova dimensione spaziale dove la privatizzazione tende a sfumare: i contorni tra il dentro ed il fuori, tra il pubblico ed il privato, sono meno netti e anzi vengono consapevolmente ulteriormente indeboliti dal lavoro progettuale.
Le qualità latenti sono peculiarità intrinseche ed elementi minimi che vengono considerate come dei preziosi punti di attacco strategico per il progetto. Ciò non significa sostenere che lo stato attuale di queste porzioni di insediamenti urbani sia accettabile: si tratta di ribaltare il punto di vista iniziando a riconoscere le loro “possibilità ancora aperte” che contraddistingue il loro aspetto incompiuto. Ogni insediamento urbano è dotato di caratteristiche peculiari su cui far leva che possiamo individuare: le porzioni di territorio che rimangono ritagliate tra i recinti, lo spazio negativo che, tra manufatti edilizi spesso simili, lascia sopravvivere stanze di suolo naturale non omogene e lascia intravedere la grana del terreno e la vegetazione spontanea. Con spazio in attesa non si indica il “non costruito”, ma lo spazio dell’incuria e dell’abbandono. Si tratta di interrogare questo gradiente di abbandono per riconoscere quali sono le aspettative mancate, gli usi parziali e stagionali, i sottoutilizzi e quali sono gli attriti che concorrono a generarlo e a riprodurlo. In altre parole, non si devono più percepire questi spazi come un problema da risolvere ma bisogna intenderli come un campo in cui anche l’abbandono e la vaghezza emergono come elementi sui quali sviluppare un nuovo tipo di esperienza e di riscatto. Non si tratta di sostituire o di inserire oggetti o spazi portatori di un’ipotetica identità, ma di avviare un processo di rigenerazione di se stessa partendo proprio da questi spazi in attesa.
In seguito vengono proposte alcune Famiglie di spazi in attesa che sono state individuate a Spiaggiabella e a Torre Chianca. In particolare, sono i relitti architettonici, gli edifici in pessimo stato di conservazione, gli abbandoni, i lotti in attesa e i lotti inedificati recintati e non recintati, i quali sono stati maggiormente approfonditi.
- Zanfi, Federico (2008), Città Latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano - Desvigne, Michel e Dalnoky, Christine (1995), Trasformazioni indotte, “Lotus International” n.87, pp.108-131. -Secchi, Bernardo (1985), Il territorio abbandonato, ”Casabella” n.512, ora in Secchi (1989), pp. 93-97. 96
fotografia di Pietro Avalli 97
fotografia di Stefano Pirazzi 98
fotografia di Stefano Pirazzi 99
4.4 – FAMIGLIE DI SPAZI IN ATTESA
EDIFICI abbandonati
In questa fase abbiamo fatto una classificazione delle diverse famiglie di attesa che abbiamo individuato. In particolare sono gli edifici abbandonati, i relitti architettonici, gli edifici in pessimo stato di conservazione, i lotti in attesa di condono e i lotti inedificati recintati e non recintati.
relitti architettonici in pessimo stato di conservazione
Spazi in attesa: edifici
500 m
100
Spazi in attesa: lotti edificati
LOTTI IN ATTESA
Totale dei lotti con edifici in attesa di condono 701
Tot lotti in attesa: 701
Spiaggiabella / Torre Rinalda- Tot. 403 42,5%
Torre Chianca - Tot. 298
57,5%
Torre Chianca
403
Torre Rinalda Spiaggiabella
298
500 m
101
Approfondimento sui lotti inedificati L’indagine è stata approfondita facendo un’analisi più specifica sui lotti inedificati: inizialmente è stata fatta una classificazione in diverse categorie per capire se i lotti instaurano delle relazioni tra di loro. Nel caso dei lotti non recintati, sono state analizzate le barriere dei lotti stessi, in modo tale da capire se sono caratterizzati da confini più o meno permeabili. In seguito, è stato ritenuto importante analizzare l’uso di questi lotti: in particolare la maggior parte risultano essere abbandonati ed incolti, altri vengono utilizzati per delle coltivazioni non intensive (ad esempio piccoli orti o frutteti di vario genere) e poi ci sono delle individualità che emergono che sono costituite da dei lotti costituiti da una vegetazione medio - alta (costituita da arbusti ed alberi), probabilmente che si sono sviluppati in modo spontaneo ed autonomo nel corso degli anni in seguito all’ inutilizzo.
fotografia di Stefano Pirazzi
102
Spazi in attesa: lotti inedificati recintati MULTILOTTO MULTIAFFACCIO Questa tipologia di lotto è data dall’accorpamento di più lotti abbandonati e non recintati che sono limitrofi tra di loro. Questa unione consente di avere due o più affacci sulla strada.
MONOLOTTO MULTIAFFACCIO Il lotto abbandonato e non recintato ha già per natura due o più affacci sulla strada.
MULTILOTTO MONOAFFACCIO A differenza della tipologia precedente, l’unione di più lotti abbandonati e non recintanti consente di avere solamente un affaccio sulla strada.
MONOLOTTO MONOAFFACCIO É la tipologia di lotto più semplice che si può trovare in quanto il lotto abbandonato e non recintato ha solamente un affaccio sulla strada.
500 m
103
Uso dei lotti inedificati recintati Totale dei lotti 359 7,8%
77,7%
14,5%
LOTTI CON COLTURA - Tot. 52 L’uso di questi lotti è connotato da alcune pratiche che riguardano diverse modalità di coltivazione non intensiva: alcuni sono semplici orti, altri invece ospitano ulivi, lecceti oppure frutteti di vario genere. LOTTI CON VEGETAZIONE ALTA / BOSCHI Tot. 28 La vegetazione è cresciuta progressivamente connotando questi lotti come dei piccoli boschi spontanei all’interno degli isolati.
LOTTI INCOLTI / RADURA - Tot. 279 Questi lotti risultano abbandonati ed inutilizzati con una presenza di vegetazione spontanea, che in alcuni casi li rende totalmente impraticabili. Essi costituiscono degli spazi permeabili all’interno di un paesaggio saturo di edifici, rendendoli un’ opportunità per il progetto.
500 m
104
Spazi in attesa: lotti inedificati non recintati MULTILOTTO MULTIAFFACCIO Questa tipologia di lotto è data dall’accorpamento di più lotti abbandonati e non recintati che sono limitrofi tra di loro. Questa unione consente di avere due o più affacci sulla strada.
MONOLOTTO MULTIAFFACCIO Il lotto abbandonato e non recintato ha già per natura due o più affacci sulla strada.
MULTILOTTO MONOAFFACCIO A differenza della tipologia precedente, l’unione di più lotti abbandonati e non recintanti consente di avere solamente un affaccio sulla strada.
MONOLOTTO MONOAFFACCIO É la tipologia di lotto più semplice che si può trovare in quanto il lotto abbandonato e non recintato ha solamente un affaccio sulla strada.
500 m
105
Uso dei lotti inedificati non recintati Totale dei lotti 71 9,1%
54,5%
LOTTI CON COLTURA - Tot. 28 L’uso di questi lotti è connotato da alcune pratiche che riguardano diverse modalità di 36,4% coltivazione non intensiva: alcuni sono semplici orti, altri invece ospitano ulivi, lecceti oppure frutteti di vario genere. LOTTI CON VEGETAZIONE ALTA / BOSCHI Tot. 7 La vegetazione è cresciuta progressivamente connotando questi lotti come dei piccoli boschi spontanei all’interno degli isolati.
LOTTI INCOLTI / RADURA - Tot. 42 Questi lotti risultano abbandonati ed inutilizzati con una presenza di vegetazione spontanea, che in alcuni casi li rende totalmente impraticabili. Essi costituiscono degli spazi permeabili all’interno di un paesaggio saturo di edifici, rendendoli un’ opportunità per il progetto.
500 m
106
Confine dei lotti inedificati non recintati
Multilotto multiaffaccio
Confine con strada Confine con spazio aperto privato Confine con spazio aperto pubblico Recinto di un lotto abbandonato
Multilotto monoaffaccio Monolotto multiaffaccio Monolotto monoaffaccio
500 m
107
5 LE INTENZIONI PROGETTUALI Immagine interpretativa e strategica
5.1 – IMMAGINE INTERPRETATIVA STATO DELLE STRADE
SISTEMA NATURALE
ELEMENTI IDENTITARI DEL TERRITORIO
Strade di sabbia
Area umida
Pagghiare
Strade allagate
Boschi
Muretti a secco
STATO DEI LOTTI
Cordone dunale
Torri costiere
Lotti in attesa di condono
Macchia mediterranea
SISTEMA AGRICOLO
Lotti inedificati non recintati
Ulivi
Lotti inedificati recintati
500 m
110
IMMAGINE INTERPRETATIVA
contatto con questo fenomeno.
Nella carta interpreativa sono stati selezionati alcuni layer fondamentali per poi poter sviluppare una strategia d’intervento generale. L’elemento più importante sono i lotti inedificati che costituiscono spazi fertili per il progetto insieme ai lotti in attesa di condono. Sono stati evidenziati anche il sistema naturale caratterizzato da l’area palustre, l’area umida, i boschi, il mare e i cordoni dunali, attori che più di tutti hanno subito le mutazioni e i danni dell’abusivismo edilizio. Per quanto riguarda il costruito sono state indicate le strade a rischio allagamento ed insabbiamento insieme agli edifici abbandonati. Sotto il profilo culturale hanno particolare rilevanza i muri a secco e le pagghiare, elementi architettonici che caratterizzano il territorio. In particolare, sono state individuate delle problematicità, opportunità e potenzialità. •
Minacce: Nei prossimi trent’anni si prevedono 30 cm di innalzamento medio delle acque marine e questi “pochi” centimetri porteranno ad effetti devastanti per le località costiere. Il rischio è maggiore per quelle aree che sono già soggette ad erosione costiera, soprattutto per quelle abitazioni che sono state costruite abusivamente senza aver rispettato le fasce di rispetto dalla linea di costa e dai bacini. A Spiaggiabella sono presenti alcuni casi in cui le onde si infrangono direttamente sul recinto delle abitazioni. La progressiva erosione costiera, sommato al problema delle rotture dei cordoni dunali, provoca facilmente l’allagamento delle strade retrodunali, sia nei periodi di alta marea ma anche durante le giornate particolarmente piovose. Questo porta a vari problemi di igene e di sicurezza alle abitazioni che sono direttamente a 111
•
Problemi: si prevedono circa 30 cm di innalzamento del livello del mare entro il 2060, questo provocherà gravi danni sul litorale salentino. Lungo tutta la costa, sono numerosi gli episodi in cui il cordone dunale risulta essere disgregato, questo comporta vari problemi, tra cui l’insabbiamento e l’allagamento delle strade antistanti ad esso. Inoltre sono presenti molti spazi in prossimità con la spiaggia ed il cordone dunale che vengono utilizzati come parcheggi non regolari a discapito delle dune e della vegetazione che accolgono poichè esse vengono spianate e disgregate.
•
Opportunità: soprattutto a Spiaggiabella, risultano essere molti gli edifici abbandonati ed altrettanti sono quelli in pessimo stato di conservazione, i quali rischiano di avere lo stesso destino. I lotti incolti, insieme ai lotti in attesa di condono, costituiscono i terreni più fertili dove poter sviluppare una strategia progettuale di rigenerazione.
•
Potenzialità: è interessante notare come nei pressi dei sistemi dunali, l’innalzamento del mare è minore rispetto alle zone che ne sono sprovviste. Questo perchè, essi costituiscono delle barriere naturali di protezione della costa. Soprattutto a Spiaggiabella, sono presenti delle aree umide e il Bosco del Rauccio, elementi del paesaggio importanti per l’ecostistema, sia per la fauna che per la flora locale. Inoltre, ci sono alcuni punti attrattivi come i lidi balneari, il bacino Idume e alcuni servizi commerciali. Per quanto riguarda i muretti a secco e le pagghiare, esse costituiscono dei segni della cultura materiale del luogo e permettono di mantenere e potenziare l’identità del territorio.
MINACCE
Innalzamento del livello
Erosione costiera
Allagamento delle strade
del mare
PROBLEMI
Parcheggi non regolamentati
Rottura del cordone dunale in alcuni punti
112
Insabbiamento delle strade
OPPORTUNITĂ€
Lotti in attesa di condono
Lotti inedificati recintati e non
Edifici abbandonati
recintati
POTENZIALITĂ€
Sistema del cordone dunale
Sistema naturale costituito da aree umide, boschi e uliveti
Punti attrattivi: lidi balneari, Bacino Idume, elementi della cultura materiale
113
5.2 - IL QUARTO PAESAGGIO La strategia generale di intervento si basa sull’utilizzo di alcune tipologie di lotto, i quali costituiscono spazi in attesa. In particolare nell’analisi ci siamo concentrati sui lotti inedificati recintati e non recintati i quali sono spazi residuali e sui lotti che hanno fatto richiesta di condono in occasione delle leggi n.47 del 1985, n.724 del 1994 e n.326 del 2003. A distanza di quasi venti anni questi lotti sono ancora in attesa e quindi probabilmente non riceveranno mai il condono, ma cos’è davvero uno spazio in attesa? Con questo termine non si indica il “non costruito”, ma lo spazio dell’incuria e dell’abbandono. Si tratta di interrogare questo gradiente di abbandono per riconoscere quali sono le aspettative mancate, gli usi parziali e stagionali, i sottoutilizzi e quali sono gli attriti che concorrono a generarlo e a riprodurlo. In altre parole, non si devono più percepire questi spazi come un problema da risolvere ma bisogna intenderli come un campo in cui anche l’abbandono e la vaghezza emergono come elementi sui quali sviluppare un nuovo tipo di esperienza e di riscatto, considerando che questi suoli senza una vera e propria identità costituiscono il paesaggio più comune all’interno degli insediamenti abusivi. Riprendendo le teorie di Gilles Clèment il residuo viene inteso come materiale costitutivo del Terzo Paesaggio, uno scenario collocato ai margini dell’urbano, incerto e mutevole: esso raduna e definisce l’insieme degli spazi abbandonati, principali territori di accoglienza della diversità. Il Terzo paesaggio comprende tutto il territorio rimasto libero, sia rurale che urbano, degradato o di eccellenza: i cigli delle strade e dei campi, i margini delle aree industriali. Nell’azione strategica, basandoci sulle teorie del Terzo Paesaggio, abbiamo elaborato il concetto di Quarto Paesaggio. L’idea si basa su un’evoluzione del Terzo Paesaggio che prende piede da una riqualificazione dello stesso, il quale subisce un’inversione di tendenza: può tendere verso un ritorno al Secondo Paesaggio oppure ambire e tendere ad un ritorno al Primo Paesaggio. Con “ritorno” si intende una tendenza che si cercherà di perseguire attraverso un progressivo processo di riqualificazione. 114
• Ritorno al Primo Paesaggio: inizia con una piantumazione ed un progetto ecologico che possa innescare un processo di progressiva imitazione della natura e del Primo Paesaggio: l’obiettivo è quindi quello di ricreare degli spazi che siano caratterizzati da un’imitazione della natura incontaminata, che in quanto tale non potrà mai esserlo davvero. Per questo motivo viene definito come una “tendenza” ad un livello massimo di ambizione. In questi spazi non è prevista nessuna attività umana. • Ritorno al Secondo Paesaggio: il concetto fondamentale da cui partire è quello che l’uomo risulta essere l’ospite del sistema naturale e come tale non è privilegiato. Quindi le funzioni che vengono pensate sono delle iniezioni minime e puntuali di servizi e attività che si inseriscono con discrezione all’interno dello spazio che le accoglie, il quale sarà principalmente connotato da una forte valenza naturalistica. I lotti del Quarto Paesaggio, chiamati così quindi perchè tendono e cercano di imitare una condizione precedente, costituiscono degli elementi di supporto che attraverso l’utilizzo di alcuni dispositivi (osservatorii, membrane e attrezzature collettive), sono in grado di monitorare il paesaggio ed attivare economie. Questi sistemi vengono messi in collegamento tra di loro attraverso un’ infrastruttura. Essa può essere piana, in quota, retrodunale, all’interno dell’area umida o della spiaggia: è un elemento che viene declinato in modi diversi ed è in grado di adattarsi alle varie situazioni e ai cambiamenti che subisce il territorio, infatti è applicabile anche nel caso in cui l’innalzamento del mare dovesse essere minimo o inesistente. L’obiettivo principale di questa tesi, è quindi quello di far riscattare e di far riappropiare alla natura tutti quegli spazi che nel corso degli anni sono stati sottratti in maniera violenta e senza rispetto. In questo modo prevediamo un utilizzo minimo e indispensabile da parte dell’uomo dove il rispetto verso il territorio si traduce sia nei confronti del mare sia valorizzando gli elementi caratteristici già presenti nel luogo come il Parco Regionale di Rauccio, le aree umide e il Bacino Idume.
115
COS’É IL QUARTO PAESAGGIO? É l’obiettivo finale che si vuole raggiungere in seguito alla riqualificazione e all’evoluzione degli spazi in attesa.
PARTENZA
PRIMO POSSIBILE RISULTATO
SECONDO POSSIBILE RISULTATO
TERZO PAESAGGIO
Stato attuale dei lotti in attesa
Tendere verso il SECONDO PAESAGGIO: Paesaggi che avranno una forte prevalenza naturalistica ma allo stesso tempo verranno minimamente antropizzati: l’uomo è un’ospite della natura.
Tendere verso un ritorno al PRIMO PAESAGGIO: Condizione che inizia con una piantumazione ed un progetto ecologico che possa innescare un processo di progressiva imitazione della natura e del primo paesaggio: quello della natura incontaminata. In questi lotti non è prevista nessuna attività umana. 116
Massima ambizione
L’INFRASTRUTTURA LITORANEA
Lotti del Quarto Paesaggio (Primo Paesaggio e Secondo Paesaggio)
Dispositivi Membrane, osservatorii e attrezzature collettive
Monitorare il paesaggio
Attivare economie
117
118
5.3 – IMMAGINE STRATEGICA Nella strategia generale d’intervento si prevede di potenziare la strada principale SP 133 sottostante all’area umida in modo tale da renderla un collegamento principale tra le Marine. In questo modo è possibile convertire l’attuale tracciato principale, che passa in mezzo a Spiaggiabella, solamente ad una strada di accesso per i residenti o per i turisti. Si prevede che essa sia a doppio senso e a fondo cieco, dove saranno posizionate delle aree parcheggio regolari.
quelli che saranno connotati da un Quarto Paesaggio: sono l’evoluzione del Terzo Paesaggio (come definito da Gilles Clèment), in particolare saranno dei lotti con degli spazi abitabili ed utilizzabili dall’uomo ma con un forte rispetto nei confronti della natura, la quale si è già ri-appropriata di una parte di questi spazi. Invece, per quanto riguarda i lotti segnati in marrone, questi sono elementi di supporto all’infrastruttura, ma saranno connotati da una totale rinaturalizzazione, in quanto si trovano in stretta prossimità con l’area umida ed il bosco ed è quindi possibile creare delle connessioni ecologiche.
Un obiettivo è quello di creare una connessione e una continuità tra Spiaggiabella e Torre Chianca attraverso un sistema di collegamenti che passa sulla costa e nell’entroterra attraversando elementi naturali. L’infrastruttura litoranea si basa sul sedime dei lotti e delle strade preesistenti. Oltre che essere un percorso di collegamento ciclo-pedonale svolge un ruolo importante perchè funge anche da barriera : è un limite fisico che impedisce la costruzione di nuove case verso la zona costiera ed inoltre impedisce il parcheggio non regolare delle auto, proteggendo, in questo modo, la spiaggia. Essa, ad esempio nella zona a destra del nuovo bacino dell’Idume, funge anche come barriera per impedire la balneazione in un luogo che oggi è connotato da aree umide e palustri. L’infrastruttura è un tracciato che si sviluppa principalmente lungo la costa e che si collega al percorso naturalistico che permette un acesso anche nella zona umida e in prossimità del bosco del Rauccio. Essa non è formata da un materiale, ma in alcuni casi può salire in quota, essere pavimentata, oppure essere un prato o far parte della spiaggia. E’ un elemento flessibile che si adatta agli usi e viene supportata da alcuni elementi: lungo il suo andamento sono stati individuati alcuni lotti inedificati i quali diventeranno parte fondamentale del progetto. I lotti segnati in rosso, sono
A Torre Chianca, è stata individuata una strada dove a nord si trova un parcheggio, il quale talvolta è utilizzato anche come piazzetta e come luogo di ritrovo, e a sud sono presenti un bosco e alcune zone con filari di Lecceti. Lungo questa nuova via principale, ci sono dei lotti che possono essere riutilizzati sia per creare una connessione ecologica tra nord e sud, ma anche per creare una nuova zona di delocalizzazione per le ricostruzione delle abitazioni dei soggetti che ne hanno diritto, quindi quelli che erano in possesso di un manufatto regolare oppure già condonato. Sono state individuati dei segni della cultura architettonica ovvero i muri a secco e le pagghiare e l’intenzione è quella di unirli e valorizzarli attraverso il sistema dei tracciati.
119
Scenario 1: Strategia 2060 - Innalzamento del mare di 30 cm SERVIZI
ACCESSIBILITÀ E MOBILITÀ
SISTEMA NATURALE
Nuovi parcheggi regolamentari
Nuova strada di accesso
Quarto paesaggio - tendente al Se-
Bike point
Nuova strada di scorrimento
condo paesaggio
Collegamento litoraneo
Quarto paesaggio - tendente al Primo
Collegamento naturale
paesaggio Boschi
SEGNI DELLA CULTURA MATERIALE
Aree umide
Pagghiare
Cordone dunale / spiaggia
Torre Rinalda
SISTEMA AGRICOLO Ulivi
500 m
120
Scenario 2: nessun innalzamento del mare Anche nel caso di questo scenario la strategia viene sviluppata con i medesimi obiettivi e con gli stessi principali elementi: l’infrastruttura con i suoi elementi di supporto, I lotti del Primo e del Quarto paesaggio.
La scelta è stata quella di realizzare solamente a livello strategico anche un secondo scenario, in cui si ipotizza che l’innalzamento del livello medio marino sia nullo o trascurabile. Questo perchè è un processo che viene influenzato da molti fattori, (come l’emissione dei gas ad effetto serra, estrazione di idrocarburi ed utilizzo di energia rinnovabile) i quali potrebbero cambiare nei prossimi decenni e quindi di conseguenza anche i danni ambientali sarebbero minori.
500 m
121
NATURALISTICI
AZIONI STRATEGICHE
L RIPASCIMENTO RIPASCIMENTO DEL DEL ACCESSI REGOLARI ACCESSI REGOLARI ACCESSI REGOLARICREAZIONE DELL’INFRASTCREAZIONE CREAZIONE DELL’INFRASTNUOVIDELL’INFRASTPARCHEGGI Ripascimento cordone Accessi regolari allaALLA spiaggia dell’infrastruttura Creazione di parcheggi E CORDONE CORDONE DUNALE del DUNALE ALLA SPIAGGIA ALLA SPIAGGIA SPIAGGIA Creazione RUTTURA LITORANEA RUTTURA LITORANEA RUTTURA LITORANEA REGOLAMENTARI dunale litoranea regolamentati
UNTICREAZIONE CREAZIONE DI PUNTI DI PUNTI I PANORAMICI PANORAMICI Creazione di un percorso
Nuovi punti panoramici
Demolizione di alcuni edifici
naturalistico
Delocalizzazione per i soggetti aventi diritto
BIKE POINT E PERCORSI BIKE POINT BIKE E PERCORSI POINT E PERCORSI A MOBILITÀ LENTA A MOBILITÀ A LENTA MOBILITÀ LENTA
Bike point integrati ai parcheggi per
Quarto paesaggio
favorire un cambio di mobilità 122
Primo paesaggio
6 SPIAGGIABELLA E TORRE CHIANCA NEL 2060 Il progetto
6.1 – MASTERPLAN Lidi balneari e spiagge attrezzate
Nuova strada di accesso
Quarto paesaggio - tendente al Se-
WC pubblici
Nuova strada di scorrimento
Area di ristoro e aree di soste
Infrastruttura litoranea-percorso della memoria
condo paesaggio Quarto paesaggio - tendente al Primo
Aree fitness e giochi acquatici
Percorsi dei segni della cultura
paesaggio Aree umide
Centro tartarughe
Percorso naturalistico
Cordone dunale / spiaggia
Punti panoramici
Percorso della ricostruzione
Doline
Parcheggi regolamentari
Accessi alla spiaggia
Bike point
Pagghiare
Nuovi edifici delocalizzati
Torri costiere
Boschi Ulivi Filari di alberi interni Filari di alberi
Fascia di rispetto attrezzata
barriere naturali protettive
500 m
124
SENSIBILIZZARE LE PERSONE
naturale. Inoltre, è stata creata una fascia di rispetto attrezzata in modo tale da aumentare l’appetibilità e l’attrattività dei lotti riqualificati. Il percorso si sviluppa in prossimità delle aree maggiormente abusive e soggette all’innalzamento del livello del mare. Infatti, alcuni edifici verranno lasciati deperire in modo tale da diventare dei relitti architettonici per poter sensibilizzare e accrescere il senso civico dei visitatori del luogo. Altri edifici, invece, potranno essere riutilizzati per soddisfare le esigenze richieste dai lotti del Quarto Paesaggio e quindi l’intenzione è quella di farli diventare dei luoghi utili per la collettività, invertendo così la tendenza “egoistica” che ha guidato e provocato la nascita degli edifici stessi.
L’infrastruttura litoranea è uno dei tre percorsi che costituiscono il Parco urbano diffuso delle Marine ed è interamente ciclopedonale. Esso è caratterizzato da alcuni elementi di supporto, in particolare i lotti che ad oggi risultano inedificati recintati, inedificati non recintati e in attesa di condono i quali costituiscono terreno fertile per il progetto. Infatti, essi vengono declinati in due modi diversi: • Quarto paesaggio tendente al primo paesaggio: i lotti vengono completamente rinaturalizzati e non è presente nessun tipo di attività umana; • Quarto paesaggio tendente al secondo paesaggio: è un’evoluzione del terzo paesaggio, sono caratterizzati da una forte rilevanza naturalistica e l’attività umana è considerata un’ospite del sistema
Percorso della memoria Quarto paesaggio tendente al secondo paesaggio Fascia di rispetto attrezzata Quarto paesaggio tendente al primo paesaggio Spiaggia / dune Piattaforme attrezzate Percorsi secondari Filari di alberi interni Filari di alberi - barriere naturali protettive Barriere soffolte
125
Lotto con edificio abusivo
Lidi galleggianti e servizi per la
Demolizione parziale di tramezze
balenazione
interne per creare luoghi di sosta
Nuovi spazi inclusivi per la collettivitĂ 126
Piattaforme con lido balneare
Relitti
e aree attrezzate
architettonici
C C
B
B
A
A
50 m
Piattaforme libere ed attrezzate per la balneazione
SEZIONE A - A
127
SEZIONE B - B
SEZIONE C - C
128
SCOPRIRE LA NATURA
toctone e soprattutto l’importanza delle aree umide e di altri sistemi naturali all’interno degli ecosistemi costieri. Alcuni degli edifici che verranno resi inagibili a causa dell’innalzamento del livello del mare, verranno in parte demoliti e trasformati così che possano diventare delle grandi vasche dove eseguire delle azioni di rinaturalizzazione puntuale rendondoli luoghi utili per la nidificazione, sia per i volatili che per le specie anfibie.
Il percorso naturalistico si sviluppa attraverso gli elementi naturali di maggior rilevanza del luogo, in particolare le aree umide, il Parco Regionale di Rauccio e i lecceti. Esso subisce una biforcazione in prossimità del bacino Idume, dove il percorso diventa di tipo didattico. In questo luogo, lungamente abusato e non rispettato, sarà vietata la balneazione ed alcuni edifici esistenti verranno riutizzati e convertiti in padiglioni. Essi potranno ospitare laboratori, workshop e seminari per poter consentire ai visitatori di scoprire qual è la fauna locale, le essenze arboree ed arbustive au-
Percorso naturalistico Boschi Lecceti / Ulivi Aree umide
129
Area naturale sottoutilizzata ed Aree umide
abbandonata
Nuovi percorsi naturalistici
Percorsi didattici e conoscitivi del sistema naturale 130
VIVERE LE MARINE Il percorso della ricostruzione si sviluppa interamente nei pressi di Torre Chianca. Anch’esso è supportato, come nel caso del percorso dei relitti, dai lotti inedificati recintati, inedificati non recintati e dai lotti con edifici in attesa di condono. In questo caso, quindi, i lotti dedicati al Quarto Paesaggio dovranno tendere al Secondo Paesaggio. Questi spazi verranno dedicati alla ricostruzione delle abitazioni per i proprietari che ne hanno diritto in seguito alla delocalizzazione degli edifici. I lotti saranno organizzati anche con attrezzature collettive ed attività commerciali, in modo tale da attivare economie e far in modo che ci siano degli introiti, soprattutto per incentivare le persone ad assecondare il processo di delocalizzazione. Inoltre, riteniamo che sia importante tenere partecipi le persone ed i cittadini in questo progetto in modo tale da farli sentire parte di questo sistema e farli contribuire alla rinascita di questo luogo. Le attività verranno posizionate lungo tutto il percorso, in modo tale da evitare di creare delle “zone dormitorio” vissute solamente durante la giornata o soprattutto nei periodi di alta stagione. Lo scopo principale di questo percorso è trovare delle soluzioni e dimostrare che è possibile costruire abitazioni e vivere le Marine in modo sostenibile rispettando l’ambiente e l’ecosistema del luogo.
Percorso della ricostruzione Pagghiare Nuovi edifici delocalizzati Quarto paesaggio tendente al secondo paesaggio
131
CHI PUÒ ESSERE DELOCALIZZATO?
Aventi diritto: proprietari di un’a-
Non aventi diritto: proprietari di
bitazione costruita regolarmente
un’abitazione non regolare e che
o che hanno ottenuto un condono
non hanno ricevuto il condono
edilizio.
edilizio.
Nessun risarcimento. Il lotto diventa di proprietà del co-
Si procede con il risarcimento
mune/demaniale in quanto loro stessi hanno contribuito al danno ambientale.
CON QUALI MODALITÁ? I nuovi interventi di edificazione non prevedono soltanto abitazioni, ma anche attività commerciali ed attrezzature colletive, quindi il proprietario del Delocalizzazione in una zona
Esproprio: il comune acquista
meno vincolata e meno su-
e diventa proprietario del lot-
scettibile.
to.
Si offre al proprietario avente diritto una nuova abitazione.
DOVE?
lotto verrà incentivato attraverso concessioni, permute oppure gestione degli stessi servizi ed attività pianificati sul lotto stesso.
Vengono selezionati dei lotti inedificati non soggetti a vincoli ed adatti alla costruzione. 132
PERCHÉ I PROPRIETARI DOVREBBERO CEDERE IL PROPRIO LOTTO PER LE NUOVE EDIFICAZIONI?
Edifici demoliti La tavola evidenzia gli edifici che vengono demoliti evidenziando,tramite le differenti colorazioni, quali sono regolari, e quindi necessitano una compensazione, e quali no. Dalla tavola emergono 459 demolizioni totali di cui 89 ai danni di case regolari e 370 irregolari. C’è da sottolineare anche il fatto che molte demolizioni vengono effettuate a causa dell’innalzamento del livello del mare che renderebbe gli immobili inagibili. Infatti delle 89 abitazioni regolari 47 vengono demolite causa allagamento mentre delle irregolari 158 vengono demolite causa allagamento.
Totale edifici demoliti: 459 19,3%
Edifici irregolari : 370 Edifici regolari : 89 Edifici demoliti causa allagamento : 205 -regolari : 47 -irregolari : 158
80,7%
133
Lotto con edificio abusivo
Lotto con edificio abusivo
Delocalizzazione
Ricostruzione degli edifici per i
Sostituzione con un edificio leggero
proprietari aventi diritto
per attivitĂ didattiche 134
CONOSCERE LA CULTURA Il percorso dei segni della cultura si sviluppa interamente nei pressi di Torre Chianca. Anch’esso è supportato, come nel caso del percorso dei relitti, dai lotti inedificati recintati, inedificati non recintati e dai lotti caratterizzati dagli uliveti che, purtroppo, sono stati attaccati dal virus della Xylella Fastidiosa. Il percorso si fa strada e trova spazio tra gli elementi, oggi per nulla valorizzati, che sono testimonianza della cultura e della storia del territorio del Salento: • Le pagghiare: strutture rurali realizzate con la tecnica dei muri a secco e costruite con massi recuperati dal dissodamento del terreno. Esse venivano utilizzate dai contadini; • I muretti a secco: sono strutture nate sistemando le pietre una sopra l’altra per delimitare la proprietà del proprio terreno, la cui arte è stata di-
•
chiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2018. Gli ulivi: l’olio è un prodotto gastronomico tipico della zona Salentina che viene esportato in tutto il mondo. Per i fusti ancora sani si cercheranno delle soluzioni tali da poterli tutelare. Per quanto riguarda ormai quelli morti, invece, verranno sostituiti con delle nuove piantumazioni di ulivi resistenti alla Xylella, melograni, limoni, aranci e mandarini.
La presenza di questi elementi storici e culturali del territorio verranno accompagnati da attività laboratoriali in modo tale da far conoscere ed imparare le antiche tradizioni sulla lavorazione dell’olio e di altre eccellenze pugliesi.
Percorso dei segni della cultura Muretti a secco Pagghiare Macchia mediterranea Uliveti
135
Aree caratterizzate dalla presenza di
Aree con lecceti e ulivi
Pagghiare e muretti a secco
Utilizzo delle aree attraverso
Valorizzazione dei beni presenti sul
percorsi adeguati e cartelli
territorio attraverso attivitĂ secon-
conoscitivi
do le tradizioni 136
Aree degradate dalla Xylella Fastidiosa
Ripiantumazione di nuove essenze arboree come cachi, melograndi e mandorli per attivare nuove economie agricole 137
6.2 - LOTTO TIPO DEL QUARTO PAESAGGIO CHE TENDE AL SECONDO PAESAGGIO
50 m Il lotto tipo presenta alcune caratteristiche che possono essere ripetibili in tutti i lotti che tendono al Secondo Paesaggio. infatti, lo scopo principale è quella di creare dell’attrezzature colletive immerse nel paesaggio naturale, la cui presenza viene incrementata attraverso delle piantumazioni per evidenziare i principali percorsi (i quali sono progettati sul sedime delle strade attualmente esistenti) e per creare delle barriere naturali in modo tale da impedire il parcheggio non regolamentato e selvaggio. Inoltre, per evitare fenomeni di insabbiamento, sono state posizionate delle barriere di cannicciato per poter contenere il movimento delle dune retrostanti. Alcuni edifici verranno riutilizzati attivare nuove funzioni, altri, invece, verranno demoliti e riutilizzando solamente il massetto e la pavimentazione dell’abitazione, verranno create dei luoghi di sosta per la comunità. Infine, nella fascia di rispetto, la presenza di manufatti è ridotta al minimo, infatti si possono posizionare solamente le strutture leggere in legno. 138
Mobilità Percorso ciclopedonale Percorsi interni pedonali Percorso utilizzabile anche per mezzi di soccorso e di servizio Piattaforme per la collettività - ex abitazioni Piattaforme per la collettività- nuove pedane Nuove strutture leggere in legno Edifici
Impianti di gestione idrica ed energetica Serbatoio per la raccolta delle acque meteoriche Superfici drenanti Tettoia con lamelle fotovoltaiche Edifici
Sesto d’impianto delle nuove piantumazioni Pino d’Aleppo - 4 m Mandorlo - 7 m Arancio - 5 m Ciliegio - 5 m Alaterno - 2 m Edifici
139
6.3 - STRUTTURA LEGGERA IN LEGNO MULTIFUNZIONALE
Tessuti per garantire zone di ombreggiamento durante la giornata.
Elementi in legno con anima in acciaio zincato. Pedane modulari composte da doghe in legno antisdrucciolo.
Piastre di fondazione con elementi in alluminio assemblati ortogonalmente tra di loro.
140
Questa tipologia di struttura in legno è pensata per essere facilmente montabile anche dai cittadini stessi, in modo tale da renderli partecipe nel progetto di riqualificazione delle Marine. La struttura può essere utilizzata all’interno dei lidi balneari per le sdraio e i lettini, come zone di ombreggiamento nelle piazze o nei luoghi comuni. Inoltre, potrebbe essere utilizzata come “piazzola” che i viaggiatori con i camper possono affittare giornalmente e posizionare il loro tavolo e trovare un serbatoio di acqua
141
6.4 - TIPOLOGIE DI PERCORSI
Passerella in legno per la spiaggia
Percorso retrodunale ciclopedonale
Terra stabilizzata Massicciata stradale Fondale stradale Geotessile
142
Percorso galleggiante per aree umide in pvc
6.5 - EDIFICI PREFABBRICATI IN XLAM
Isolamento termico esterno per garantire comfort termico durante l’arco di tutto l’anno. Fininitura esterna a scelta tra listelli in legno, intonaco o lamiere metalliche, le quali garantiscono protezione dalla salsedine, alghe e muffe.
Montaggio a secco di pannelli di XLAM modulari, già dotati di aperture per porte e finestre. Possibile riconversione ad usi diversi.
Realizzazione di un basamento con palificazioni in legno in modo tale da sollevare l’edificio dal terreno così da evitare fenomeni di umidità.
143
6.6 - SISTEMI DI RIPRISTINO DUNALE
Sistema di ricostruzione del nuovo cordone dunale Costituita da viminata, inclinata e semi interrata, realizzata con un intreccio di verghe di castagno o ornello, e da pali di intelaiatura e controintelaiatura di castagno Lo scopo è quello di smorzare le onde quando il cordone dunale risulta eroso e di creare un deposito per la sabbia per contribuire alla formazione dunale.
Sistema di protezione del cordone dunale Vengono realizzate reti in viminate associate a bioreti in fibra di cocco per il contenimento e consolidamento delle sabbie. La presenza di macchia mediterranea o altre tipologie di vegetazioni autoctone incrementano ed aiutano la duna a stabilizzarsi.
Sistema di ripascimento della zona superficiale della costa Stuoie di canne pretessute posizionate su un’intelaiatura costituita da pali di castagno a formare quadrati di circa 1,5 m di lato. Lo scopo è quello di favorire la deposizione della sabbia eolica e la conseguente creazione di un deposito dunale
- https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00003200/3211-c2472-m4-u3.pdf - https://www.isprambiente.gov.it/files/biodiversita/4-onori-ecosistemi-dunali-onori.pdf 144
http://www.studiogaias.com/progetti/progetti-in-ambito-costiero/chia-progetto-per-il-risanamento-delle-dune-e-sistemazione-delle-aree-limitrofe/ 145
6.7 – POSSIBILI FONDI Fondo di demolizione delle opere abusive Finanziamento europeo che favorisce finanziariamente gli interventi pubblici di demolizione e ripristino dei luoghi oggetto di abusivismo edilizio. Vengono concesse delle anticipazioni senza interessi sui costi per una dotazione massima di 50 milioni di euro.
LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli Lo scopo è la difesa degli ambienti naturali e del loro patrimonio biologico e naturale. Promuove l’istituzione di oasi naturalistiche, centri di protezione ambientale e parchi naturali. Promuove l’istruzione ecologica e biologica ed in particolare la conoscenza in campo ornitologico.
LIFE PROGRAM E Il programma LIFE è lo strumento di finanziamento dell’UE per l’ambiente e l’azione per il clima. LIFE contribuisce all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e delle leggi ambientali e climatiche dell’UE attraverso il cofinanziamento di progetti con valore aggiunto europeo.
RECOVERY FUND Fondo con titoli comuni europei messo in campo per contrastare la crisi economica derivata dalla pandemia e finanziare la ripresa dei Paesi più colpiti dagli effetti del Covid. Si prevede che una quota possa essere utilizzata per mitigare i rischi connessi ai rischi idrogeologici.
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370 EDIFICI ABUSIVI DEMOLITI
5.80 KM DI CORDONE DUNALE
16.60 KM DI NUOVI PERCORSI
15 813 MQ DI AREE RINATURALIZZATE
2716 MQ DI PARCHEGGI REGOLARI
3O NUOVE ATTREZZATURE COLLETTIVE
7 FONTI
7.1 - BIBLIOGRAFIA -Abd El Salam, Ahmed (2020) ,Tesi di Laurea Magistrale, Battlescape. Turning a landscape of conflict into opportu-
nity, Relatore Zanfi, Federico, Politecnico di Milano; - Arioli, Anna (2012), Tesi di dottorato, “Paesaggi in transizione” da vuoto informe a sedime fertile, relatore arch. Spagnolo, Roberto; Politecnico di Milano - Abbonandi, Paola e Borrello, Giovanna (2010), Tesi di laurea magistrale, In altro mare. Ipotesi di riqualificazione di una marina salentina, relatore Boatti, Giuseppe, Politecnico di Milano - Banham, Reyner (1971), Los Angeles. The Architecture of Four Ecologies, The Penguin Press, Harmondsworth; - Berdini, P. (2010), Breve storia dell’abuso edilizio in Italia. Dal ventennio fascista al prossimo futuro, Roma: Donzelli Editore. - Boscia, Donato (2019), Varietà tolleranti/resistenti e prospettive per l’olivicoltura, CNR, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Bari (IT) - Branzi Andrea (1995), Lo spazio liberato, in Manzini, Ezio e Susani, Marco (1995), a cura di, The Solid Side. Il lato solido in un mondo che cambia: progetti e proposte, V+K Publishing, Naarden, pp. 131 - 136; - Borin, Maurizio (2003), Fitodepurazione. Soluzioni per il trattamento dei reflui con le piante, Edagricole, Bologna - Carducci, Luigi (2007), Storia del Salento, Congedo Editore, Lecce; - Cazzato, Mario e Margiotta, Stefano (2020), Idume e altre storie d’acqua, pensieroGEO, Padova; -Clèment, Gilles (1999), Manifesto del Terzo Paesaggio, traduzione italiana (2005) a cura di Filippo De Pieri, Quodilibet, Macerata; - Curci, Francesco e Formato, Enrico e Zanfi, Federico (2017), Territori dell’abusivismo. Un progetto per uscire dall’Italia dei condoni, Donzelli, Roma; - De Giorgi, Cosimo (1960), Descrizione fisica geologica e idrografica della Provincia di Lecce, Centro di Studi Salentini (Arti Grafiche Mariano), Lecce - Desvigne, Michel e Dalnoky, Christine (1995), Trasformazioni indotte, “Lotus International” n.87, pp.108-131. 160
- Di Biagi, Paola e Lenoci, Sabina (2004), a cura di, La città balneare. Ricerche, piani e progetti, “Urbanistica Informaziowni”, n.198, pp. 5-29. - Erbani, Francesco (2003), L’italia maltrattata, Laterza, Bari; - Hallè, Francis (2011), Ci vuole un albero per salvare la città, Traduzione di Francesco, Ferrini, Ponte alle Grazie, Milano; -Leonardi, Piergiorgio (1991), Torri Costiere D’Italia, Editoriale Olimpia, Firenze - Pagliarini, Davide e Turetti, Elena (2007), Il paesaggio dell’abusivismo, “Gomorra” n. 12, pp 123 – 125; - Pagliarini, Davide (2008), Paesaggio invisibile: dispositivi minimi di neo-colonizzazione, Libria, Melfi; - Pollack, Linda (2006), Paesaggio per il recupero urbano. Infrastrutture per uno spazio quotidiano che comprenda la natura, “Lotus International” n. 128, pp. 33-40; - Secchi, Bernardo e Boeri, Stefano (1990), a cura di, I territori abbandonati, “Rassegna” n.42, numero monografico. -Secchi, Bernardo (1985), Il territorio abbandonato, ”Casabella” n.512, ora in Secchi (1989), pp. 93-97. - Vaccarino, Rossana (1999), Tecnologia, infrastrutture e paesaggio di rifiuto: prospettive e approcci alla fine del XX secolo, “Rassegna di architettura e urbanistica” nn. 95-96, pp. 71-93. - Zanfi, Federico (2008), Città Latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano; -Zanfi, Federico (2007), Città Latenti. Abusivismo edilizio nell’Italia Contemporanea, Tesi di Dottorato, Politecnico
di Milano, Facoltà di Architettura e Società, Milano;
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7.2 - ARTICOLI E DOCUMENTI UFFICIALI - ENEA, agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile Innalzamento del Mar Mediterraneo in Italia. Aree costiere e porti a rischio inondazione al 2100. - EXTERNAL SCIENTIFIC REPORT (29 March 2016), Pilot project on Xylella fastidiosa to reduce risk assessment uncertainties, Institute for Sustainable Plant Protection, National Research Council of Italy, CNR - Borrillo, Michelangelo (2020) , Gli ulivi che battono la Xylella: dopo due anni il primo olio della Favolosa, Corriere. it, 8 ottobre 2020 - Legambiente (2012), Mare Monstrum, 21 giugno 2012; - Legambiente (2018), Abbatti l’abuso, Palermo, 22 Settembre 2018; - Legambiente (2020), Mare Monstrum, 30 Giugno 2020; - Margiotta, Stefano (2018), Relazione geologica redatta nell’ambito della Pianificazione Comunale delle Coste (PCC), Lecce; - Regione Puglia - Relazione geologica redatta nell’ambito della Pianificazione Comunale delle Coste (PCC) Lecce, 2018 - Regione Puglia, Comune di Lecce, Relazione illustrativa piano comunale delle coste, 2018 - Regione Puglia, Comune di Lecce, Relazione illustrativa piano comunale delle coste, 2020
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7.3 - SITOGRAFIA Fauna e flora - http://www.emergenzaxylella.it
- http://www.wwfsalento.it Immobili in affitto e in vendita - https://www.airbnb.it - https://www.immobiliare.it Informazioni generali - https://www.marinedilecce.it/ - http://italia.indettaglio.it/ita/puglia/lecce_lecce_torrechianca.html - http://italia.indettaglio.it/ita/puglia/lecce_lecce_torrerinalda.html - Ricerca sugli effetti del cambiamento climatico effettuata da CORDIS (Il servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo della commissione Europea), https://cordis.europa.eu/article/id/198016-how-to-prepare-for-risingsea-levels/it.
Segni della cultura materiale -http://www.brundarte.it/2019/02/11/pagghiare-salentine/ -https://www.masseriauccio.com/it/masseria/storia-delle-masserie-nel-salento.html Sistema naturale - http://www.arpa.puglia.it - http://www.cngeologi.it/wp-content/uploads/2017/05/VincoliAnc - http://www.bonificaugento.it/fckeditor/userfiles/Tav_7_Carta%20degli%20indici%20tecnici%20finali.jpg - https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00003200/3211-c2472-m4-u3.pdf 163
- https://www.isprambiente.gov.it/files/biodiversita/4-onori-ecosistemi-dunali-onori.pdf - https://www.paesaggiopuglia.it/pptr/tutti-gli-elaborati-del-pptr.html -http://www.studiogaias.com/progetti/progetti-in-ambito-costiero/chia-progetto-per-il-risanamento-delle-dune-e-sistemazione-delle-aree-limitrofe/ -https://terraevita.edagricole.it/olivicoltura/xylella-sei-cultivar-hanno-dimostrato-nel-progetto-ponte-promettenti-caratteri-di-resistenza-tolleranza/ Normative e decreti - https://www.comune.lecce.it - http://www.gazzettaufficiale.it
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