ESTATE 2015
ALMERIAN
VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE SE PARZIALE - FINITO DI STAMPARE OTTOBRE 2015 - DIRETTORE SCIENTIFICO SEBASTIANO TUSA - DIRETTORE TECNICO - OPERATIVO STEFANO VINCIGUERRA - DIRETTORE TECNICO DI RILIEVO SUBACQUEO GAETANO LINO - EDIZIONE LEGA NAVALE DI AGRIGENTO - SOPRINTENDENZA DEL MARE
Francesco Balistreri - Ornella Argento - Gaetano Lino - Luigi Bisulca - Renato Lentini - Stefano Vinciguerra - Salvatore Corbo
2015 INDAGINI SUBACQUEE DEL RELITTO MODERNO DI PUNTA BIANCA ( AG )
“Il posto è conosciuto tra i pescatori locali per l'abbondante presenza di pesce” così inizia la relazione dell' Ing. Gaetano Lino, coordinatore tecnico delle ricerche. E' tuttavia necessario fare un passo indietro per comprendere le motivazioni che ci hanno spinto ad acquisire informazioni e dati sulla storia di questo relitto di cui, sino ad oggi, molti aspetti restano ancora oscuri. Durante la convalescenza di Daniele Valenti a San Leone, rinomata località estiva agrigentina, approfittando di una bella giornata piena di sole, anche per alleviare le gravi sofferenze del nostro amico, Luigi e Io progettiamo di occuparci del relitto. Daniele viveva per il mare, ed era un grande appassionato di archeologia subacquea, passione che lo accompagnava da sempre, nonostante la grave malattia.Per tanti anni subacqueo della Soprintendenza del Mare, è stato tra gli artefici, con me ed altri, dell'attività svolta dal Gruppo Indagine Archeologica Subacquea Punta Bianca (AG) Sicilia (GIASS). 1
IL RELITTO DI PUNTA BIANCA
Subacquei in immersione
Rilievo subacqueo
Caldaia
Considerata l'esperienza maturata negli anni in questo settore, gli proponiamo quindi di immergerci alla ricerca di nuove informazioni sul relitto di Punta Bianca. In passato, quando era ancora in servizio presso la Soprintendenza del Mare, Daniele si era interessato proprio degli affondamenti moderni dalla fine dell'800 in poi, verificatisi in prossimità della costa agrigentina. Fortunatamente, era in possesso di alcuni CD e di diverse fotografie concernenti i registri navali su cui veniva documentata la vita, dal varo alla dismissione delle imbarcazioni, prezioso materiale acquisito presso gli archivi della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle. Cominciata con entusiasmo l'indagine, cerchiamo di attingere notizie tra i vecchi pescatori e sub di San Leone. Purtroppo, nessuno si ricordava dell'affondamento, anche se qualcuno di loro indicava come data possibile il 1950. Anche il nome del relitto, Nuova Centrino, rimaneva avvolto nel mistero poiché, stranamente, nessuno lo ricordava. Circostanza ancora più strana considerato che, tradizionalmente nelle borgate di pescatori, i fatti di mare si tramandano di padre in figlio, anche se talvolta non proprio rispondenti alla realtà. Anche la ricerca su Internet dà scarsi risultati e mentre Luigi continua a cercare testimonianze tra vecchi pescatori, subacquei e militari della Capitaneria di porto, subentra un po' di sconforto. Ma come nei migliori gialli, l'ultimo giorno di permanenza a San Leone, durante una serata di gala organizzata dalla Lega Navale per fare il punto sulle ricerche, Luigi mi comunica Scheda nave che un amico comune, Gianni Occhipinti anche lui sub col pallino delle ricerche di relitti sommersi (scopritore di un relitto romano nei fondali di Gela, raro esempio di nave romana “cucita”, ovvero assemblata con delle particolari tecniche di cucitura), prima di noi, incuriosito dalle vicende della Nuova Centrino, aveva fatto delle interessanti scoperte. Così, grazie a questo colpo di fortuna, riuscimmo a ricostruire, anche se ancora parzialmente, la storia del relitto di Punta Bianca e a raccogliere una notevole quantità di dati storici ad esso relativi.
EX CASERMA DELLA FINANZA (PUNTA BIANCA AG)
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ALMERIAN A questo punto risultava necessario, come giustamente suggerito dall'Ing Lino, un rilievo grafico geo referenziato del relitto a conferma della veridicità dei dati fornitici da Gianni Occhipinti. Durante l'estate scorsa, approfittando della pazienza e della disponibilità del presidente della locale sezione della Lega Navale, Renato Lentini, abbiamo potuto disporre dei mezzi nautici necessari per le immersioni. Il relitto poggia sul fondale di Punta Bianca, a circa 5 miglia da San Leone. La nostra speranza era quella di fare delle riprese video in cui si potesse scorgere il relitto nella sua totale lunghezza. Le difficoltà, in particolare, nascevano dalla caratteristiche della zona antistante Punta Bianca, dove il relitto, adagiato ad una profondità tra i -17 e -19 metri, si nascondeva in acque quasi sempre torbide per via del fondale argilloso, il cui colore grigio-bianco è lo stesso delle rocce (non a caso il luogo si chiama Punta Bianca). La consistenza del fondale, inoltre, molto morbida, tendeva a sciogliersi, intorbidendo ulteriormente l'acqua. Nonostante i disagi, siamo riusciti comunque ad ottenere delle immagini del relitto sufficientemente ravvicinate e pur in mancanza di una panoramica completa, cominciavamo a farci un'idea più precisa di quanto avvenuto. Come si evince dalla relazione del 2014, a fine lavori abbiamo deciso di continuare le ricerche l'estate successiva, nella speranza di avere più fortuna e di poter realizzare dei video migliori che mostrassero il relitto nella sua totalità. Inoltre, era nostra intenzione coinvolgere nell'operazione alcuni giovani soci della Lega Navale, capitanati dal presidente, al fine di promuovere l'attività di ricerca nei fondali e rendere più attraente il mondo dell'archeologia subacquea. Anche l'Ing. Gaetano Lino, considerata la sua lunga esperienza lavorativa presso la Soprintendenza del Mare e la competenza in materia di rilievi e geo-posizionamenti di relitti subacquei, ha accettato di far parte della nuova avventura estiva .
Prof.Sebastiano Tusa Archeologo
In concomitanza con la riprese delle ricerche nel settembre 2015, siamo riusciti a ricostruire, seppur parzialmente, la storia del relitto. La nave si chiamava Almerian ed era un mercantile inglese adibito al trasporto di zolfo. Un U-boat 73 tedesco, alla fine della prima guerra mondiale, lo ha minato e fatto affondare per risparmiare i suoi siluri. Durante i primi anni di navigazione pare che si trovava nella zona in cui si svolta la tragedia del Titanic. Il mistero dunque si infittiva e nuovi elementi stuzzicarono ulteriormente la nostra curiosità. Il soprintendente Sebastiano Tusa, nel frattempo, venuto a conoscenza delle nostre ricerche, ci ha esortato a continuare le operazioni
Elemento relitto!!
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Elica! !
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Schema u-boat
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UNA SETTIMANA DI IMMERSIONI E RICERCA Il relitto appariva subito misterioso, anche per le scarse condizioni di visibilità. Per quanto riguarda invece la tipologia del motore di cui era dotato, si trattava sicuramente di un propulsore a vapore e quindi antecedente agli anni '50, periodo di tempo peraltro confermato da quanti erano a conoscenza della presenza del relitto. Nel 2014 Stefano Vinciguerra, Daniele Valenti, Luigi Bisulca e Renato Lentini per conto della Lega Navale di Agrigento e Porto Empedocle, avevano organizzato una settimana di indagini da effettuare sul relitto, con la supervisione tecnica d e l P r o f . S e b a s t i a n o Tu s a , S o p r i n t e d e n t e d e l l a Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Sulla base delle ricerche documentarie è stato possibile scoprire che, nell'area del relitto, era avvenuto l'affondamento di una nave mercantile chiamata Almerian. La nave, appartenente alla compagnia inglese Leyland Line, era lunga circa 100 m. e fu affondata il 19 ottobre 1918 nei nostri mari con il suo carico di zolfo, da trasportare presumibilmente a Cartolina pubblicità Armatore della nave Liverpool o a Livorno. Si è scoperto anche che, per risparmiare i propri siluri e non fare inutili vittime, un sommergibile tedesco, un U-boat-73, ha preferito minare la nave (sappiamo anche che l'U-Boat si auto-affondò pochi giorni dopo nel Mar Adriatico per non consegnarsi al nemico). Sul relitto resta comunque un mistero ancora oggi irrisolto, collegato alla tragedia del Titanic.
Area affondamento Titanic
Costruttore Nave
Ci sono infatti numerosi indizi che inducono a ritenere possibile la sua navigazione nel Mar Artico, lungo la rotta del transatlantico Titanic. L'Almerian è stata una delle ultime navi ad avvistare il transatlantico affondato il 14 aprile 1912?
Avvolgi cavo argano
Nave simile all’Almerian
Il 24 Ago 2015
Sono iniziate le operazioni subacquee finalizzate alla individuazione dei particolari costruttivi della nave, ad un più accurato rilievo della posizione del relitto e alla determinazione della rotta al momento dell'affondamento. Dopo la sistemazione nei locali di Maddalusa, a San Leone, messi a disposizione dalla Lega Navale, abbiamo cominciato, nel primo pomeriggio, le indagini subacquee. A causa delle condizioni atmosferiche sfavorevoli non è stato possibile immergersi nel sito dove è adagiato il relitto. Abbiamo poi trascorso il pomeriggio per fare alcune verifiche in aree di interesse archeologico, numerosissime nelle acque antistanti San Leone. 4
Cartolina pubblicità Armatore della nave
Operazioni di posizionamento
Rilievo con GPS
Guidati da Luigi Bisulca e Renato Lentini, con l'ausilio dell'imbarcazione fornita dalla Lega Navale, si sono immersi, nel sito indicato da Bisulca (33S 376750 E - 4122268 N) Gaetano Lino e Francesco Balistreri, allo scopo di individuare e localizzare un elemento ligneo emergente dal fondale sabbioso misto a pietre, come segnalato, alcuni mesi prima, dallo stesso Bisulca. Tuttavia, a causa delle pessime condizioni di visibilità e della mancanza di precisi riferimenti non è stato possibile trovare quanto cercavamo. abbiamo provveduto comunque a rilevare le coordinate GPS del sito. Successivamente, deciso di spostarci in un'area vicina, nel punto di coordinate (37° 14,347'N- 13° 36,729' E), indicato verbalmente da Salvatore Lopez quale punto di rinvenimento di un piccolo ceppo plumbeo con relativa contro marra. Anche qui le condizioni di visibilità erano scarsissime (soltanto alcune decine di centimetri.), ma dopo un'attenta ricerca circolare, a circa 10 m. dal punto indicato da Lopez, precisamente a 9 m. di profondità, abbiamo trovato e documentato un piccolo ceppo plumbeo, lungo circa 90 cm. senza però rinvenire la contro marra. Rilevato con precisione il punto, ne abbiamo determinato le coordinate GPS (33 S 376902 E - 4122298 N) Ormai sera si concorda di sospendere le operazioni, lasciando il ceppo in situ. Successivamente, nei locali della Lega Navale, dopo cena, abbiamo ricaricato le bombole, con l'ausilio del compressore messo a disposizione da StefanoVinciguerra.
Elemento del relitto possibile asse trasmissione movimento elica
U-boat in navigazione
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Punta Bianca (AG)
25/AGO/2015
Sveglia alle ore sette del mattino e, dopo un'abbondante colazione, abbiamo incontrato, sul molo del porto di San Leone, Renato Lentini, Luigi Bisulca, Salvatore Corbo (componente Lega) e Ornella Argento (archeologa subacquea in rappresentanza della Lega Navale). Dopo 5 miglia di navigazione con l'imbarcazione della Lega Navale, siamo giunti nell'area del relitto al largo di Punta Bianca ( 1500 m.) ad ovest dello Scoglio Patella . Dopo alcuni tentativi guidati da Luigi Bisulca, siamo riusciti ad individuare il relitto, di cui si vedeva la sommità anche dalla superficie, sebbene fosse a -12 m di profondità. Si trattava, molto probabilmente, della parte della nave corrispondente all'estradosso della caldaia-motore. Posizionato un gavitello, ci siamo preparati all'immersione, fiduciosi in una proficua giornata di lavoro, poichè, almeno in superficie, la limpidezza dell'acqua permetteva una buona visibilità. Sono scesi in immersione Gaetano Lino, Ornella Argento, Stefano Vinciguerra e Francesco Balistreri. Giunti sul relitto, Ornella e Gaetano hanno fissato immediatamente un gavitello all'estremo ovest della sommità della caldaia, in modo da potere rilevare, appena tornati in superficie, la posizione GPS (33S 379837 E 4116587 N). Stefano e Francesco hanno provveduto ad effettuare documentazione video-fotografica della caldaia, ancora sufficientemente visibile fino alla sua base. Dalla quota -15 m. fino al fondale Caldaia posto a -19 m. la visibilità cominciava però a ridursi notevolmente inferiore a 2 m.. A questo punto abbiamo continuato a seguire con difficoltà l'asse longitudinale della nave, in direzione Est, individuandone vari elementi. Erano visibili l'asse dell'albero motore, le costole trasversali (ordinate), parte del carico sul fondo della stiva fig. 2 (pani di zolfo), un boccaporto e poco distante da questo, quello che subito ci è sembrato essere l'estradosso della prua, ad una profondità di -11,60 m. su un fondale di -19 m. individuato però soltanto al tatto (visibilità zero). Anche qui, abbiamo fissato un gavitello per il rilevamento GPS (33S 379904 E - 4116591 N). Tornati indietro lungo l'asse della nave, dopo avere superato la zona della caldaia fig. 1, abbiamo raggiunto quella che certamente era la poppa, individuando in tal modo anche la grande elica. Fissato un pedagno per il rilievo GPS (33S 379795 E - 4116583 N), abbiamo concluso l'immersione siamo rientrati alla base.
Pani di zolfo
Rilievo fotografico
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Alle ore 13 circa arrivati a San Leone, ci siamo concessi un buon piatto di spaghetti, consumati presso la sede della Lega Navale diventata, per l'occasione la “nostra casa”. Nel pomeriggio abbiamo incontrato un gruppo di studenti, allievi "sub" di Salvatore Lopez e soci della Lega Navale interessati alle attività subacquee e alla ricerca archeologica, Con loro abbiamo discusso delle metodologie di ricerca archeologica, subacquea e in particolare su quelle relative al posizionamento GPS in mare di reperti rinvenuti e su quelle per il ritorno, sempre con uso di GPS, sugli stessi reperti per fini di studio, di verifiche o di eventuali recuperi. Subito dopo la discussione, si presentata l'occasione di applicare tali metodologie, con la verifica della presenza ancora sul fondo di un ceppo Litico, rinvenuto e posizionato alcuni anni fa a -9 m. di profondità, nelle acque antistanti al porto di San Leone (33S 373480 E - 4124371 N). Il reperto è stato rinvenuto, con l'intervento diretto in acqua di tutti gli studenti, nonostante la visibilità fosse scarsissima a causa di un mare mosso che intorbidiva le acque. Tale verifica ha permesso di conseguire maggiore consapevolezza delle operazioni necessarie per un recupero, voluto direttamente dal Soprintendente del Mare, da effettuare nei giorni successivi.
26/AGO/2015
Il mare molto mosso rendeva impossibile qualsiasi attività in acqua. Abbiamo provveduto alla ricarica delle bombole, alla digitalizzazione dei dati ed all'organizzazione e preparazione delle attività e delle attrezzature necessarie per il recupero del ceppo Litico, alle ore 15.00 . La trasposizione in digitale dei dati rilevati nel sito del relitto Almerian, ha permesso di determinare la lunghezza della nave (110 m.), la rotta al momento dell'affondamento (85°) e la posizione del relitto che risultata lievemente diversa dalla posizione ufficiale. In serata si unito al gruppo Salvatore Ferrara, che prenderà parte direttamente alle immersioni ed alle operazioni relative ai rilievi, alle ricerche e ai recuperi. Alla cena offerta dalla Lega Navale, partecipano Renato Lentini, Silvana Bianchettino e Luigi Bisulca.
Barca Lega Navale
Rilievo video sub
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27/AGO/2015
Il mare calmo sembra concedere buone speranze di trovare sufficiente visibilità, con la possibiltà di avere una visione molto ampia, necessaria per individuare i particolari costruttivi della nave, di estrema utilità per approfondire gli studi sul relitto. Accompagnati da Renato Lentini, alla guida della barca della Lega Navale, il gruppo, formato da Stefano Vinciguerra, Francesco Balistreri, Gaetano Lino, Salvatore Ferrara, Ornella Argento, si prepara per l'immersione. Il relitto Almerian ci attende. Giunti al largo di Punta Bianca, posizioniamo un gavitello in corrispondenza della prua, ma subito, dalla superficie, ci rendiamo conto che la visibilità è ancora più scarsa della volta precedente (dalla superficie non si riusciva a vedere nè la prua, né la caldaia). Decidiamo comunque di immergerci, allo scopo di individuare nuovi elementi. La visibilità è in ogni punto inferiore ai due metri. Ripercorriamo il relitto da prua a poppa, cercando di documentare con foto e video, anche se parzialmente, quanto più possibile. Viene anche recuperato qualche frammento del carico di pani di zolfo, di cui determiniamo il posizionamento GPS. ( 33S 379878 E - 4116588 N ). Alle 14.00 rientriamo in porto e visto l'approssimarsi dell'ora prevista per il recupero del ceppo Litico, restiamo in barca, in attesa di Salvatore Lopez e degli studenti. Lopez mette a Parte argano di sollevamento disposizione la propria imbarcazione, più adatta al recupero del ceppo, in quanto dotata di piano di appoggio a quota prossima al livello del mare. Raggiunto il sito di rinvenimento del ceppo, posizionato un gavitello con uso di GPS, procediamo al recupero, con l'ausilio di un pallone da sollevamento, messo a disposizione dallo stesso Lopez. Il ceppo, di oltre duecento chili di peso, è stato posto sulla barca e successivamente adagiato sul molo, grazie anche all'aiuto dei numerosi presenti. A questo punto occorreva mettere al sicuro il reperto. Dopo averlo caricato su un mezzo cassonato, di proprietà di Lopez, lo abbiamo consegnato al dott. Tommaso Guagliardo del Museo di Agrigento e sistemato in un locale dello stesso museo (vedi verbale di consegna).
28/AGO/2015
Il mare è calmo, ma a giudizio della marineria di porto del luogo, non avremo una buona visibilità nell'area dell'Almerian. Proviamo in ogni caso ad immergerci, sperando di poter approfittare di un momento di buona visibilità. Stefano Vinciguerra e Salvatore Ferrara, accompagnati da Luigi Bisulca alla guida della propria barca, si immergono nell'area del relitto, ma la visibilità, anche questa volta, non superava i 2 m.. Riusciamo comunque a documentare qualche altro elemento.
Prelievo campione panetto di zolfo
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Intanto Francesco Balistreri e Gaetano Lino si erano recati presso i locali del Museo dove, dopo avere incontrato il Dott. Tommaso Guagliardo e perfezionato gli atti di consegna del reperto, hanno provveduto ad un ulteriore rilievo fotografico del ceppo. Così come previsto e richiesto dal Soprintendente del Mare alle ore 16,00, sul molo del porto di San Leone, incontriamo Lopez e gli studenti e con loro organizziamo il recupero del ceppo plumbeo, rinvenuto dallo stesso Lopez, e la ricerca della relativa contro marra approfittando dell'utile presenza, in immersione, dello scopritore. Giungiamo nell'area di rinvenimento del ceppo plumbeo, al largo della foce del fiume Naro e posizioniamo un gavitello, con ausilio di GPS. Lopez, dopo qualche minuto in immersione, sfruttando la conoscenza di alcuni utili punti di riferimento (particolari del fondale marino), risalito in superficie, ci segnala il ritrovamento della contro marra di piombo, alla profondità di circa -6 m.. A questo punto vanno in immersione Salvatore Lopez, Francesco Balistreri, Gaetano Lino, Salvatore Ferrara, Dario Balistreri (che si è unito a noi in mattinata) e i cinque studenti. Si provvede a rilevare, con il metodo delle coordinate polari, la posizione della contro marra, avendo posto come origine il ceppo plumbeo. A tale attività hanno preso direttamente parte gli studenti oltre Salvatore Ferrara e Dario Balistreri. Da rilevare che la contro marra è stata rinvenuta ad una distanza di 9,9 metri dal ceppo, in direzione 30° verso la costa. Si può ipotizzare che la contro marra, molto più leggera del ceppo, possa essere stata spostata dal moto ondoso e quindi si sia adagiata lontana dal ceppo, oltre la misura del fuso. Ci spostiamo alle ore 18.15 in una zona dove Salvatore Lopez aveva rinvenuto, qualche tempo prima, 3 ancore Litiche e 2 ancore in ferro di grandi dimensioni. Non abbiamo rinvenuto nulla, anche per la scarsissima visibilità. Abbiamo comunque rilevato le coordinate GPS dell'area interessata (33S 377476 E - 4121364 N). Fine delle operazioni alle ore 20.00 Il ceppo e la contro marra di piombo saranno trasportate nei locali della Soprintendenza del Mare a Palermo, dove sarà possibile ricostruire l'ancora. In serata tornano a casa Salvatore Ferrara e Dario Balistreri.
Recupero Ceppo Litico
Ceppo e la contro marra di piombo
29/AGO/2015
Mare calmo, visibilità scarsa. Decidiamo di verificare lo stato della vasca Litica, rinvenuta nel 2009 nei pressi dell'area di ritrovamento del Ceppo Litico appena C ontro marra di piombo recuperato. Decidono di immergersi F: Balistreri, G.Lino ed O.Argento, nel punto di coordinate 33S 373491 E - 4124405 N, consapevoli che tale valore è leggermente impreciso. Dopo una breve ricerca circolare, rinveniamo la vasca che non presenta alcuna manomissione. Posizioniamo un gavitello per il successivo rilevamento GPS (33S 373494 E - 4124400 N). Cogliamo l'occasione per una verifica sistematica dell'area limitrofa alla vasca. Con ricerca circolare a raggio crescente, effettuiamo dunque una minuziosa ispezione dell'area di raggio 23 m. con centro coincidente con la Vasca Litica. Non troviamo nulla, ma la ricerca è stata ugualmente interessante. Alle 15.00 circa, dopo avere recuperato tutta la nostra attrezzatura, preparata in mattinata da S.Vinciguerra, lasciamo San Leone per rientrare a Palermo. 9
COMUNICATO STAMPA 2014 IL RELITTO DI PUNTA BIANCA – AGRIGENTO – ITALIA Nel 1991, durante un'immersione a Punta Bianca (Agrigento), avvistai, a circa 20 metri di profondità, il relitto di una nave, senza poter capire, a causa dell'acqua troppo torbida, che tipo di imbarcazione fosse, l'anno e le cause dell'affondamento. Alcuni anni dopo, nel 2014, immergendomi nuovamente per fotografare e filmare il relitto, mi resi conto che, diversamente da come avevo immaginato in un primo momento, la parte più sporgente del relitto non era un fumaiolo, ma una caldaia, per cui doveva trattarsi di una nave a vapore. Scoprii anche che la nave trasportava un carico di zolfo (l'estrazione dello zolfo era infatti un'attività tipica di quella zona). Dai dati raccolti, avanzai dunque la mia ipotesi: la nave, in avaria, perse parte del carico ed infine affondò da qualche parte vicino la costa (ad Est). Incuriosito, continuai le mie indagini e sebbene sub e pescatori del luogo sostenessero che la nave fosse affondata intorno al 1950, arrivai alla conclusione che l'affondamento si fosse verificato prima di quella data, poiché in quegli anni l'attività estrattiva dello zolfo era già cessata e le imbarcazioni erano dotate di motori Diesel. Nel frattempo, in seguito ad ulteriori ricerche, venni in possesso di un documento in lingua inglese, grazie al quale al relitto poteva finalmente essere dato un nome: Almerian. La nave apparteneva alla compagnia di navigazione inglese Leyland Line, era lunga circa 100 metri e fu affondata il 19 Ottobre 1918, nella zona di Punta Bianca, con un carico di zolfo da trasportare a Liverpool o Livorno. E' emerso anche che a minarla (per risparmiare i siluri) fu un sommergibile tedesco (U-Boat 37) che successivamente si autoaffondò in Francia per non consegnarsi al nemico. Al relitto, tuttavia, resta collegato un mistero ancora irrisolto: numerosi documenti e svariate testimoniamze, seppur controverse ed imprecise, sembrano infatti far pensare che l'Almerian sia stata una delle ultime navi ad avvistare, nel Mar Artico, il transatlantico Titanic, prima del tragico affondamento del 14 Aprile 1912. Le indagini continuano ...
THE SHIPWRECK OF PUNTA BIANCA – AGRIGENTO – ITALY In 1991, during a diving near Punta Bianca (Agrigento), on the seabed (about 20 meters underwater), I catched sight of a wreck, but, on account of the turbidity of the sea, I couldn' understand the type, the reasons and the year of the sinking. After some time, in 2014, during another diving aimed at photographing and filming, I realized that the prominent part of the ship wasn't a funnel, as initially it seemed to be, therefore the ship wasn't coal fired, but a steamship. F u r t h e r m o r e , I d i s c o v e r e d t h a t t h e s h i p w a s c a r r y i n g a c a rg o o f s u l f u r ( t h e c o a l m i n i n g , indeed, was a typical business in that region). A t t h i s s t a g e , a c c o r d i n g t o m y h y p o t h e s i s , a s h i p d a m a g e c a u s e d t h e p a r t i a l l o s t o f t h e c a rg o , so the ship, more and more in a spot, sank anywhere near the coast (towards Est). On the strenght of information acquired, altough some divers and local fishermen claimed that the ship sank in 1950, I supposed that the sinking became ere long, because in that period the coal mining had already ceased and the ships were diesel powered. Meanwhile, after further researchs, I gained knowledge of a document written in English, thanks to which the shipwreck could be finally given a name: Almerian. The ship, indeed, belonged to the British Company Leyland Line, it was long about 100 m e t e r s a n d w a s s u n k b y a G e r m a n s u b m a r i n e ( 1 9 t h O c t o b e r, 1 9 1 8 ) i n t h e a r e a o f P u n t a B i a n c a , w i t h i t s c a rg o o f s u l f u r t o b e t r a n s p o r t e d t o L i v e r p o o l o r L i v o r n o . However that may be, the shipwreck hides under another secret: several documents and testimonies, albeit controversial and vague, seem to show that the Almerian was one of the l a s t s h i p t o c a t c h s i g h t o f t h e o c e a n l i n e r Ti t a n i c , b e f o r e t h e t r a g i c f o u n d e r i n g ( 1 4 t h A p r i l , 1912). Investigations continue .. 10
FOTO DIARIO
Recupero ceppo litico
Rilievo fotografico
Fasi di rilievo subacueo
Gaetano Lino - Salvatore Ferrara - Stefano Vinciguerra - Renato Lentini
Stefano Vinciguerra - Francesco Balistreri 11
! ALMERIAN 2015 REALIZZATO DA STEFANO VINCIGUERRA OTTIMIZZAZIONE TESTI LUIGI COLUCCI RELAZIONE TECNICA GAETANO LINO DIREZIONE TECNICA LOGISTICA RENATO LENTINI ASSISTENTE ALLA REALIZZAZIONE LUIGI BISULCA & SALVATORE FERRARA COORDINAMENTO SCIENTIFICO SEBASTIANO TUSA RICERCHE STORICHE GIANNI OCCHIPINTI PHOTO FRANCO BALISTRERI & STEFANO VINCIGUERRA
A DANIELE VALENTI
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