FRIDA
Incidente
Fine dell’estate. Una calda luminosità nelle strade, una certa dolcezza nell’aria, un soffio di brezza. Il pomeriggio del 17 settembre 1925, allegra come al solito, felice anche di essere in compagnia di Alejandro, Frida salì insieme al “fidanzato” su uno di quegli autobus messi qualche tempo prima in circolazione nella città. un autobus con sedili di legno verniciato che si fron-
teggiavano su tutta la lunghezza; pianale, porte e cruscotto anch’essi di legno, Santini, rosari, uno scalpore, una coroncina di spicchi d’aglio che incorniciano il volto di una madonna, attaccati allo specchietto retrovisore, che prottegono i passeggieri da qualsiasi incidente. Un autobus molto affollato, nell’ora in cui, proprio prima che il sole tramonti, si torna a casa. Via Coyocan. Seduti l’una accanto all’altro, Frida e Alejandro si stuzzicavano teneramente, approfitando degli ultimi momenti da trascorrere prima di ritornare ciascuna a casa propria. Il trenino di Xochimilco arrivava lentamente sulle rotaie che l’autobus si apprestava ad
attraversare. Il trenino non andava forte, l’autobus forse aveva il tempo di passare. O forse no. Iltrenino non andava forte, ma non poté frenare. Come un toro, era spinto dal peso e dallo slancio. Urtò l’autobus al centro e, sempre lentamente comincio a trasci-
narlo. La lamiera si piegava a poco a poco, senza cedere. Le ginocchia dei passeggeri di un sedile toccarono le ginocchia dei passegeri dell’altro. Grida uscivano dai finestrini infranti di quell’autobus che stava assumendo, senza apparente difficolta, la forma di un arco. A un tratto, volò in mille pezzi e alcuni passeggeri furono proiettati fuori. Il trenino, benchè ostacolato, continuava ada avanzare. “ Glia uatobus dei miei tempi non erano per niente affidabili; cominciavano solo allora a circolare e riscuotevano molto successo; i tram erano vuoti. Salii sull’autobus con
Alejandro Gomez Arias. (...) Poco dopo l’autobus e un treno della linea di Xochilmilco si urtarono. Fu uno strano scontro; non violento, ma sordo, lento, e massacrò tutti. Me più degli altri (...) Eravamo già saliti su un primo autobus, ma avevo perso un ombrelloe quindi scendemmo per cercarlo. Per questo dovemmo prendere quell’altro autobus che mi dilaniò. ala’incidente avvenne a un incrocio, esatta-
mente di fronte al mercato di San Juan. (...) È falso dire che ci si rende conto dell’urto, falso dire che si piange.
Non versai alcuna lacrima. L’urto ci trascino in avanti e il corrimano mi attraversò come la spada il toro.” FRIDA KAHLO